Nome: la Trota Iridea ha sempre rappresentato un problema di classificazione per gli ittiologi a
causa delle sue innumerevoli forme e varianti. Infatti inizialmente venne classificata come Salmo
Gairdneri per quelle distribuite sul versante Pacifico Nord-America, e come Salmo Mykiss sul
versante Pacifico Nord-Asia. Successivamente studi più approfonditi hanno evidenziato che
appartenevano più precisamente al genere Oncorhinchus e non al genere Salmo.
In Italia uno dei nomi più diffusi è "trota americana" (appunto per le sue origini derivanti dal
continente Americano), "trota arcobaleno" o "trota Iridea" (per la sua caratteristica livrea ad
arcobaleno/iride).
Origini: originaria del Nord America, la Trota Iridea è stata introdotta nelle nostre acque e quelle
europee verso la fine del secolo scorso, presentando subito innumerevoli problemi di
acclimatamento a causa delle diverse condizioni dell'ambiente e per questo raramente è in grado di
riprodursi autonomamente.
Sul principio l’immissione in acque libere dette ovunque risultati deludenti, per l’incapacità
dell’iridea di riprodursi nelle nostre acque, ma, a differenza della fario, la più facile possibilità di
allevarla artificialmente dette poi il via ad una vera e propria industria di troticoltura, sia per
ripopolare i corsi d’acqua, sia per incrementare un mercato ittico in continua espansione.
PESCE SPORTIVO
La Trota Iridea è in assoluto il pesce più insidiato nei laghetti di pesca sportiva,
dove viene seminata giornalmente, grazie alla facilità di adattamento, tolleranza
ad acque "meno pure" e in particolare per il suo carattere aggressivo.
Riproduzione: nonostante la sua capacità di adattarsi all'ambiente, allo stato libero, la Trota Iridea
raramente si riproduce nelle nostre acque. Questo perchè la femmina, raggiunge la maturità sessuale
intorno ai due o tre anni, si trasferisce a valle in acque ricche di cibo, mentre il maschio
sessualmente maturo a 2 anni, resta nei luoghi abituali. Inoltre la deposizione delle uova avviene tra
novembre e marzo quando le acque più tiepide non sono indicate per una normale fecondazione,
che a differenza della fario richiede acque a temperatura maggiore.
La crescita può variare notevolmente a seconda dell'ambiente in cui vive e come si adatta,
generalmente comunque si sviluppa:
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1° anno 10/15 cm Risultati positivi potrebbero aversi in bacini chiusi
2° anno 20/25 cm in cui siano assenti le fario, ma si tratta per lo più di
3° anno 30/40 cm casi sporadici e non sempre accertati.
Per questo l'Iridea viene fatta riprodurre
artificialmente in stabilimenti ittiogenici consentendo così il costante ripopolamento di corsi d'acqua
e laghi, dai quali sarebbe altrimenti scomparsa.
Caratteristiche Fisiche: simile nell’aspetto alla Trota Fario, presenta alcune caratteristiche marcate
e sufficienti a consentire la distinzione fra le due specie. Infatti, l'Iridea ha l'apertura boccale meno
ampia, il corpo più slanciato, il muso più tozzo e la testa più piccola. La coda è più incisiva, in
contro ha tutte le altre pinne meno sviluppate.
La femmina ha il muso più arrotondato e corto rispetto a quello del maschio. La mascella inferiore
non presenta la tipica forma a "becco" che distingue il maschio dalla femmina. La livrea tende ad
essere più chiara nei periodi di riproduzione sempre rispetto al sesso opposto che si colora di un
rosso-verdone vivo. Presenta all'interno della pancia, soprattutto in autunno, la presenza di due
cordoni di uova rosa-arancioni.
Il maschio presenta una mascella inferiore del muso, stretta ed allungata. Questa forma
caratteristica della mascella viene chiamata in gergo "becco". Nel periodo che procede la
riproduzione non è difficile notare, all'interno dei pesci, dei cordoni biancastri che costituiscono il
seme per fecondare le uova.
Livrea: la livrea costituisce l'elemento più inequivocabile di distinzione tra la Fario e l'Iridea;
sovente caratterizzata da una colorazione roso-purpurea (da qui l'appellativo di "trota arcobaleno")
lungo tutta la linea laterale con sfumature verde bruno sul dorso, i fianchi sono leggermente più
chiari con il ventre biancastro. Il mantello dell'Iridea ha una tipica punteggiatura fatta di tante
piccole macchioline nere cha vanno dalla testa alla coda.
Mancano le macchioline rosse della fario.
Adattamento: seppur con tutti i problemi che ha avuto, e che tuttora ha, soprattutto nella
riproduzione, la Trota Iridea si è adattata bene alle nostre acque. Questo è dovuto in particolare alla
sua tolleranza in fatto di temperature, caratteristiche bio-chimiche, ossigenazione dell'acqua e
popolazione, sopportando acque meno pulite. Per questo motivo, e anche perché cresce molto più
rapidamente rispetto alla Trota Fario, viene fatta oggetto di attività intensiva di pescicoltura in Italia.
Dove trovarla: la Trota Iridea non ha un vero e proprio habitat particolare, infatti è dimostrato dalla
possibilità di pescarla quasi ovunque. Le zone in cui le iridee sono più frequenti in torrente sono le
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acque schiumose, ai margini delle correnti più forti, dietro i sassi; rispetto alla fario, si dimostra più
mobile e predilige le correnti piuttosto uniformi e non troppo violente dove può anche condurre vita
di gruppo. Tenendo presente appunto non ama le forti correnti, la si può trovare pertanto nei punti in
cui queste rallentano e il fondo sprofonda in buche e avvallamenti, oltre che all'ombra di alberi
frondosi e sotto radici sommerse, arcate di pontili. La si insidia negli spazi liberi e nei corridoi fra
folta vegetazione acquatica, meglio se l'acqua è poco veloce.
I-2. COMPORTAMENTO
Alimentazione: più vorace della Trota Fario, l'Iridea ha le stesse abitudini alimentari: larve e insetti
(specie nel primo stadio giovanile), vermi, crostacei, avannotti e pesciolini (anche della stessa
specie); uova d'altri pesci.
Rispetto alla Trota Fario, è d'indole meno pigra e diffidente, infatti lascia più volentieri la tana per
andare a caccia di cibo, attaccando branchi di pesciolini. Spesso si avvicina anche agli stivali dei
pescatori, attratta dalla semplice curiosità.
Può raggiungere gli otto chilogrammi di peso e la sua alimentazione può dirsi onnivora.
Comportamento: nella pesca alla Trota Iridea in laghetto a differenza che nei torrenti, è
fondamentale pescare sempre sopra i grandi branchi che si formano in determinate posizioni a
seconda della stagione. In torrente l'acqua del corso è più o meno della stessa temperatura quindi, se
insidiamo l'Iridea sappiamo anticipatamente che si troverà in quella particolare posizione, che
varierà a seconda dei mesi e cambiamenti climatici. In laghetto, il problema più grosso è quello di
capire quali sono le posizioni in cui le trote andranno a mettersi, in funzione delle stagioni, delle
condizioni del tempo e del laghetto, avendo a che fare con masse di acqua estese in cui la
temperatura dell'acqua può variare notevolmente. Il problema si aggrava ancor di più se il laghetto
in questione è di origine artificiale, derivanti da escavazioni di ghiaia e sabbia, in cui non si hanno
punti di riferimento con rive e fondali uniformi.
Quindi, per trovare all'interno del laghetto i branchi di trote, dovremo far leva sul motivo che
stimola il pesce a spostarsi da una posizione rispetto ad un'altra. I motivi dei spostamenti attribuibili
alla Trota Iridea sono principalmente cinque:
esigenze alimentari
esigenze riproduttive
temperatura dell'acqua
livello di ossigenazione
esposizione al vento
Questi fattori sono complementari tra di loro e varieranno tutti in rapporto alla variazione di uno
solo di essi, quindi è bene prenderli tutti in considerazione allo stesso modo sapendo ad esempio
che quando la temperatura dell'acqua si abbassa vuol dire che si entra nella stagione riproduttiva
dove l'alimentazione della trota cambia, il livello di ossigenazione aumenta e a causa del freddo il
vento reciterà una parte differente che in estate; il relativo posizionamento delle trote sarà infatti
diverso.
Entrando in un laghetto la prima volta, invece, capita spesso di rimanere disorientati ed è necessario
un minimo di frequentazione per capire innanzitutto com'è fatto, quali sono i punti più profondi e
come scendono le rive, e quindi imparare a prevedere il comportamento e gli spostamenti dei pesci
nelle diverse stagioni.
Le Bollate: la situazione sicuramente più facile e che salta all'occhio maggiormente, per individuare
i grossi branchi di trote, è quando sostando in superficie (o a pochi metri più sotto)
immancabilmente qualcuna di queste salta fuori dall'acqua o "bolla" gli insetti sulla superficie.
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Quindi osservando fin da subito il laghetto potremo capire molte cose, da come mangiano, come si
muovono e soprattutto dove si trovano.
Verremo facilitati, se sappiamo già precedentemente che la situazione si verifica maggiormente in
primavera e autunno, quando le trote trovano a galla le condizioni ottimali. Nel primo caso perché i
raggi del sole incominciano a scaldare i primi strati superficiali, così da rendere l'acqua del lago
leggermente più calda che non in profondità; nel secondo caso, al contrario, perché gli strati più alti
sono i primi a raffreddarsi dopo le torride temperature estive .
Il tutto, comunque varia molto, anche in relazione al tipo di lago, infatti un lago grande e profondo
impiega molto più tempo a modificare la propria temperatura, risentendo meno degli sbalzi, quindi
le trote tardano a modificare le loro abitudini. A risentire maggiormente della temperatura esterna
saranno quindi i laghi più piccoli e i punti meno profondi, che sono i primi a scaldarsi e a
raffreddarsi in seguito al mutare del clima.
Il Vento: il vento è un'altro fattore importante per prevedere gli spostamenti delle trote. Infatti, il
vento produce tre importantissimi effetti: il primo è che increspando la superficie dell'acqua, la
riossigena, aspetto fondamentale per le trote dato che spesso i laghetti hanno un livello di ossigeno
appena sufficiente per la loro sopravvivenza; secondo, è il relativo movimento di masse d'acqua,
così da rimescolare il lago nei vari strati, portando l'acqua calda o fredda (a seconda delle stagioni)
in profondità e in superficie; terzo fattore è che il vento porta sempre con se varie quantità di
fogliame, insetti, polveri, ecc.. richiamando in superficie i pesci attratti dal rumore, sia per fame che
per semplice curiosità, che provocano cadendo in acqua. Oltretutto c'è da sottolineare che le trote di
allevamento sono abituate fin da piccole ad associare il rumore provocato dal vento, al mangime
che veniva loro somministrato nelle vasche di allevamento, così accorreranno per verificare la
presenza o non del cibo.
Quindi, una regola fondamentale in laghetto, sarà quella di capire subito in che direzione tira il
vento (parliamo sempre di vento costante, non a raffiche), e successivamente pescare lanciando in
direzione contro vento (dove il moto delle onde batte contro la riva) nelle zone in cui l'aria increspa
l'acqua.
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terzo fattore è che il vento porta sempre con se varie quantità di fogliame, insetti,
polveri, ecc.. richiamando in superficie i pesci attratti dal rumore, sia per fame che per
semplice curiosità, che provocano cadendo in acqua. Oltretutto c'è da sottolineare che le
trote di allevamento sono abituate fin da piccole ad associare il rumore provocato dal vento,
al mangime che veniva loro somministrato nelle vasche di allevamento, così accorreranno
per verificare la presenza o non del cibo.
Quindi conviene sempre provare dove il vento increspa la superficie aumentando il tenore
d'ossigeno disciolto nell'acqua. In più, il continuo moto ondoso verso una determinata sponda crea
un movimento naturale di cibo che richiama le trote da quella parte, oltre al fatto (come detto sopra)
che l'aria stessa trasporta sulla superficie del lago insetti e altri generi commestibili.
Il vento però, non ha la stessa influenza su tutti i laghetti e molto dipende dalla loro conformazione.
Se il lago è molto esteso le trote si troveranno quasi certamente verso la riva posta contro vento. Se
invece, è più piccolo e il vento spira da qualche giorno nella medesima direzione è facile trovarle
anche lungo la riva opposta, che resta riparata, ma più in profondità.
Questo perchè il movimento dell'acqua sospinta dal vento in superficie batte contro la riva e ricade
sul fondo dando origine ad una corrente subacquea di senso contrario. Si tratta, però, di una
situazione difficile da valutare poichè dipende in gran parte dalla temperatura del lago nei vari strati
di profondità e quindi dal clima e dalla stagione (l'acqua più calda sale, mentre quella più fredda
scende).
In definitiva, la regola del vento consiste nel pescare sempre contro vento!
Le ore di sole si riducono progressivamente, i raggi sono sempre meno intensi e caldi. Il freddo si
fa veramente pungente. La temperatura dell'acqua ha perso il calore che aveva accumulato durante
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l'estate, e all'esterno resta più giorni sotto lo zero. Cala la nebbia fitta soprattutto sui laghetti in
pianura, con i pochi raggi che non riuscendo più ad attraversarla rendendo le giornate ancora più
cupe di quanto siano. Le piccole insenature si coprono di uno strato di ghiaccio. La natura si
addormenta.
Con l'arrivo dell'Inverno per le trote si prospetta il periodo peggiore che metterà a dura prova le loro
doti di sopravvivenza. Il periodo peggiore perché contemporaneamente avvengono due fattori che
da soli sarebbero più che sufficienti per stressare i pesci. Infatti troviamo il problema della
riproduzione, con tutti i sui rituali e risvolti che sfruttano molto la trota fisicamente e, il periodo
invernale, dove la mancanza di cibo si aggiunge al radicale abbassamento delle temperature
rendendo il metabolismo assai lento, di un animale che è a sangue freddo.
A questo punto ai pesci, per sopravvivere in condizioni accettabili, non resta altro che comportarsi
ed adattarsi nel meglio che si può, portandosi in varie posizioni a seconda della conformazione del
lago e a quanto siano rigide le temperature (Fig 1).
Con temperature invernali dolci, cioè non troppo rigide e con giornate soleggiate che riscaldano
lievemente l'acqua, le trote continuano i rituali della riproduzione portandosi a contatto della
superficie e delle rive. Questo comportamento, viene spiegato dal fatto che la trota, almeno di
giorno, posizionandosi in superficie anticipa ciò che succede in primavera, cioè si riscalda ai raggi
del flaccido sole. Sempre con queste condizioni i pesci si radunano in grossi branchi, che vedrete
"passeggiare" su e giù per la riva, rincorrendosi lentamente l'una con l'altra per cercare il partner che
sia disposto e pronto alla riproduzione. Inoltre, il periodo della frega può continuare in maniera
irregolare per tutto l'inverno a seconda delle trote che vengono immesse, per cui nei bassi fondali di
ghiaia che costituiscono l'ambiente adatto per la deposizione i pesci trovano facilmente la ghiotta
pastura naturale costituita dalle loro stesse uova.
Con temperature invernali basse e pungenti, con nebbia bassa e ghiaccio sulla riva, le trote si
portano a stretto contatto con il fondo, nei pressi delle rive più basse e riparate dall'azione del vento
gelido, che corrisponde di solito alle anse e agli angoli più stretti del lago dove il fondale digrada
dolcemente. C'è un motivo ben preciso alla base di questo comportamento: l'acqua a quattro gradi
raggiunge la massima densità e precipita sul fondo essendo più pesante. Dato che, in questa
stagione la temperatura media del lago alle altre profondità difficilmente supera i quattro gradi, le
trote non possono far altro che accontentarsi di questa situazione.
Azione di pesca: in inverno, qualsiasi condizione che si trovi, generalmente l'azione di pesca deve
essere molto lenta sul fondo, spesso nell'immediato sottoriva o, più frequentemente, lungo il
gradino che precede il salto di profondità a una decina di metri dalla sponda.
La tecnica migliore, quindi, è quella del saltarello con canne molto leggere e striscini in grado di
lavorare sul fondo a picco, lentissimi scatti che mantengono l'esca il più vicino alle trote per
convincerle ad abboccare.
Un particolare importante, in questo periodo, è l'uso della pallina di polistirolo per tenere l'esca
sollevata di qualche centimetro e renderla ben visibile alle trote. L'azione di pesca deve essere
molto lenta anche perchè la bassa temperatura dell'acqua rallenta le funzioni vitali della trota,
soprattutto il processo digestivo e, di conseguenza, la sua predisposizione nei confronti dell'esca.
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Fig.1 Come vediamo, la posizione del pesce varia a seconda delle temperature. Con condizioni mediofredde le trote si avvicinano molto alle
rive , invece con freddo pungente si portano sempre più a contatto del fondo.
Le giornate si allungano progressivamente, i raggi del sole sono sempre più intensi e caldi, non
arrivano più bassi come d'inverno e l'acqua incomincia a riscaldarsi proprio a partire dalla
superficie. Inoltre, una leggera brezza increspa quasi sempre il pelo dell'acqua assicurando valori
ottimali di ossigenazione. La natura si risveglia, con schiuse di insetti sia acquatici che terrestri.
La primavera è la stagione in cui, più di tutte, è facile fare buone e abbondanti catture, infatti,
terminata la fase della riproduzione, la trota sfiancata ed affamata, ricomincia a cercare
freneticamente il cibo, portandosi più in superficie, facilitata anche dalla temperatura ottimale
dell'acqua.
Occorre però, prestare grande attenzione a tutti i possibili segnali di attività delle trote sul pelo
dell'acqua. Infatti non è facile come in autunno, quando le trote si trovano in superficie e il vento è
per lo più assente, la superficie è increspata rendendo meno visibile la presenza dei pesci.
I branchi possono trovarsi ovunque, non solo a centro lago Fig.2 (posizione tipica della trota in
primavera), ma anche a poche decine di metri dalla riva o addirittura ancora in profondità. Dipende
sempre dalla temperatura dell'acqua e dalle condizioni atmosferiche primaverili, cioè con una
stagione che si mantiene fredda, troveremo i pesci in posizioni tipicamente invernali, con
temperature invece calde da molte settimane il comportamento delle trote tenderà a diventare estivo,
(cioè le troveremo al centro del lago con la tendenza a scendere sul fondo).
Molto è legato anche all'azione del vento "Vedi La Regola del Vento" e, in genere, vale la regola che
le trote si trovano più facilmente davanti alla riva situata contro vento, a una distanza dalla sponda
minore quanto maggiore è la forza dell'aria.
Se la giornata è tranquilla e soleggiata, con temperature medioalte, sarà bene cercare la trota nei
punti in cui la superficie dell'acqua appare leggermente increspata. Poiché l'azione di pesca avviene
principalmente a galla, infatti, la leggera brezza riesce a confondere il tonfo e la vistosa presenza del
galleggiante piombato che spesso non fanno altro che far spaventare le trote, rendendo i pesci meno
guardinghi e più disponibili ad abboccare.
Con l'arrivo dei primi caldi, di solito verso il mese di maggio, le trote incominciano a spostarsi
verso il fondo, pronte però a risalire se intervengono condizioni particolari come brezze rinfrescanti
e temporali, che raffreddando la superficie del lago, riportano alti i livelli di ossigenazione e
trasportano con se molti insetti.
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Fig.2 Il pesce si dispone in superficie riscaldandosi al sole dopo le fredde giornate invernali. Oltretutto potranno confidare negli insetti portati
dal vento e nel livello di ossigenazione al massimo.
Azione di pesca: l'azione di pesca, dato che deve seguire il comportamento del pesce, varierà a
seconda del variare della stagione, della posizione delle trote e dalla conformazione del laghetto.
Quindi è buona cosa munirsi sempre, ed uscire da casa, con tutta l'attrezzatura (soprattutto se non si
conosce il laghetto) così da trovarsi pronti a tutte le evenienze. Canne da saltarello, bombarde
affondanti, bombarde galleggianti, ecc..
Per chi non volesse, o non potrebbe, o semplicemente non ha voglia di "correre dietro agli screzi"
delle trote, consigliamo la classica tecnica a striscio con lo sbirulino da 10/20 gr che è la più adatta a
sondare gli strati intermedi e non impedisce di pescare anche in superficie con un recupero piuttosto
veloce a canna alta, confidando nel fatto che in questo periodo le trote si dimostrano
particolarmente aggressive e disposte a inseguire anche un boccone che procede a discrete veloci.
Azione di Pesca
Consigliamo una pesca lenta, con la bombarda, calcolate che dovete arrivare il più in fretta possibile
in mezzo al lago ed a una certa profondità. Come innesco, una doppia camola di miele è ottima.
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Azione di Pesca
Adesso ci si può sbizzarrire con tutte quelle tecniche dette "veloci"; tremarella che possiamo fare
con i piombi, con gli slim, con i vetrini; come innesco, una sola camola innescata per intero, meglio
ancora sarebbe il verme di terra tagliato; per la pesca lunga consigliamo tutte le bombarde
gallegianti.
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PARTE II – L’ATTREZZATURA
II.1 – LE CANNE
La prima caratteristica che salta all'occhio, impugnando una canna da striscio per trote in laghetto, è
la flessibilità. Basta un piccolissimo movimento, appena un accenno, perché il cimino cominci a
ballare. Trovandosene una in mano per la prima volta viene da chiedersi se non si romperà nella
lotta col pesce. Ebbene no, state tranquilli. Queste canne sono fatte apposta per resistere a grandi
sforzi pur mantenendo notevole flessibilità. I materiali impiegati per la costruzione sono tutti di
prima qualità. Si tratta di fibre in carbonio ad alto modulo, chiamato anche "alta resistenza".
Altrimenti, non si spiegherebbe come possano, in alcuni casi, lanciare piombi anche di cinquanta
grammi senza rompersi al volo. Non solo non si rompono, ma riescono anche a scagliare simili pesi
a un centinaio di metri dalla riva. Se ne trovano in commercio di già montate ma molte ditte
preferiscono fornire i modelli nudi perché ciascuno possa personalizzarle secondo i propri gusti e
quanto vuole spendere.
Canne da Laghetto
La caratteristica fondamentale di una canna da striscio è la sensibilità che in pesca vuol dire sentire
bene le tocche e le mangiate dei pesci. Se così non fosse, quando si recupera a settanta, ottanta metri
da riva non si capisce se il pesce c'è e bisogna ferrare. I cimini ultrasensibili, invece, riescono a fare
anche questo. Non tutte le canne da striscio, però, vengono costruite nella stessa maniera.
Infatti, come i garisti ci insegnano, ogni canna che sporge dalla rastrelliera di un buon pescatore in
laghetto ha una sua azione e caratteristiche molto specifiche. Dallo striscio ultraleggero con le
tecniche del saltarello e della tremarella, che richiedono attrezzi molto sottili e flessibili, allo striscio
pesante per il lancio a grande distanza di galleggianti piombati oltre i quaranta grammi di peso.
Alcune, però, sono semplicemente dei doppioni, soprattutto se la rastrelliera appartiene a un
campione delle gare in laghetto. Per evitare perdite di tempo nei brevi turni di pesca delle
manifestazioni agonistiche, infatti, alcuni hanno più canne di riserva montate con la medesima
lenza. In caso di rottura basta cambiare canna. Per un pescatore normale, con comunque, tre canne
diverse sono sufficienti a coprire quasi tutte le esigenze dello striscio.
Le rastrelliere da laghetto consentono di tenere montate numerose canne, ognuna coi suo mulinello,
e si dimostrano motto pratiche negli spostamenti a piedi lungo il perimetro della cava.
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L'azione parabolica e il montaggio degli anelli consente di far flettere l'attrezzo e
scaricare lo sforzo nel punto più resistente che è la base. In pratica la punta si piega
subito e l'unico pezzo rigido ed elastico che stanca il pesce è quello costituito
dall'ultimo segmento prima dell'impugnatura. Una buona canna da saltarello e
tremarella non si rompe nemmeno se si sollevano dall'acqua pesci di tre etti, per questa
sua caratteristica costruttiva. Con prede più grosse è meglio avere a portata di mano un
guadino o far scivolare il pesce sulla riva, a patto che non sia troppo scoscesa.
Gli anelli migliori in questo caso, sono a ponte alto perché facilitano la fuoriuscita del
nylon. Lo tengono lontano dal fusto dell'attrezzo che, quando è bagnato, frena
moltissimo i lanci perché il filo vi striscia sopra. Anche se gli anelli a ponte alto sono i
più delicati in assoluto, su questo tipo di canne possono essere montati tranquillamente
perché non devono sopportare grandi sforzi nel lancio. E' importante che almeno
l'apicale (quello di punta) sia in silicio per non rovinarsi durante il recupero
compromettendo la durata del nylon sottile. Se volete anelli scorrevoli prestate
attenzione particolarmente a come sono montati, i più recenti sono su tubetti conici che
assicurano una maggiore superficie di contatto. Ma non sempre sono consigliabili
perché possono rovinare l'azione dell'attrezzo.
Il portamulinello deve avere dimensioni appropriate alla canna.Per attrezzi così sottili
esistono portamulinelli specifici molto stretti. I più adatti sono quelli a cremagliera che,
oltre alla legatura, vengono fissati alla canna con un adesivo. Offrono il vantaggio di non muoversi
nemmeno al centro, come accade invece con gli altri, anche se ben legati. Prima del montaggio è
bene tener conto di un particolare, la levetta di chiusura: montando il portamulinello come indicato
dalle case costruttrici, cioè con questa levetta in alto, prima o poi si avranno dei problemi in pesca.
E' come una manina sempre pronta ad acchiappare il filo al volo e spesso ci riesce. Capovolgendo il
portamulinello non si da alla levetta la minima possibilità di disturbare l'azione di pesca. Volendo
scegliere quelli ad anelli, che possono essere spostati lungo il calcio, è bene sapere che non offrono
sufficiente stabilità. Dopo qualche tempo si allentano e vanno stretti di continuo, l'impugnatura si
consuma, specie se è di sughero, e la tenuta diventa sempre meno affidabile.
Un consiglio. Se l'impugnatura è troppo stretta e scomoda, come quasi sempre accade per le sottili
canne leggere, si può apportare una piccola modifica. Con una striscia di pelle o di gomma, oppure
con del nastro di sughero adesivo (reperibili nei negozi di pesca), si esegue un avvolgimento sul
calcio fino a ottenere un diametro comodo da impugnare. Attenzione, però, a non esagerare
evitando di aggiungere peso inutile.
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La placca portamulinello deve trovarsi leggermente più in alto rispetto alle canne per la pesca
leggera, proprio per agevolare una posizione corretta delle mani nel lancio lungo.
Il numero degli anelli è lo stesso delle canne da tremarella ma questa volta sono preferibili a ponte
basso, più resistenti, e leggermente più grossi per non frenare il nylon durante il lancio.
Canne diverse con effetti diversi... le canne ad azione rigida sveltiscono il gesto dei pescatore e
facilitano il recupero della preda. Le superparaboliche offrono maggiori garanzie di cattura anche
con fili sottili. Si tenga presente che più l'azione della canna è morbida, più i tempi saranno lunghi.
Ma al pescatore dilettante non occorre tanta sofisticatezza: l'azione intermedia è la più equilibrata
per operare in ogni circostanza.
Canna da gara
L'agonismo insegna, che durante lo svolgimento di una manifestazione si incontrano tre momenti
diversi tra loro: i primi minuti di gara (in cui si deve essere velocissimi nell'estrarre la cattura), le
successive pescate e, infine, il momento più difficile, quello in cui le abboccate si rarefanno e i
pesci rimasti in acqua sono diventati più sospettosi. Per ciascuna di queste fasi occorre un modello
di canna ad azione più o meno parabolica (quelle che in gergo sono chiamate "morbidone") che ci
consenta di operare al meglio. La scelta dei cimino è importante La sensibilità è la dote principale di
un buon cimino, che deve essere quindi sottile.
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Per la prima fase serve un attrezzo che non faccia perdere tempo nel tira e molla del sottosponda e
che obbedisca prontamente alle forzature; serve dunque una canna quasi rigida ad azione sensibile
di punta. Per la seconda fase c'è bisogno di una canna ad azione media in cui appaia manifesto il
lavoro dei pezzi centrali, che devono assecondare la flessuosità della punta. Infine, per eseguire la
pesca di "ricerca" che caratterizza la terza fase, è indispensabile una "morbidona" ad azione
superparabolica la cui accentuata flessibilità permetta di imbobinare fili sottilissimi (per esempio
dello 0,12) che facilitino il lancio di pesi veramente ridotti e accompagni meglio le violente
strattonate della preda allamata. Questa canna è talmente sensibile e flessuosa che le tocche della
trota sono inavvertibili dalla mano del pescatore. Questa morbidezza è una dote importante perché
anche la trota, dall'altro capo della lenza, non avvertirà alcuna tensione, se non quella, minima,
simile alle resistenza opposta da una qualsiasi piccola preda appena addentata.
Distinguere le canne
E' naturale che un garista non abbia problemi a capire le differenze tra una canna e l'altra, ma per
chi non possiede sufficiente esperienza, oltre a fidarsi dei consigli di un buon negoziante, può
imparare anche a distinguere le diverse azioni osservando il profilo della canna chiusa e il numero
degli anelli.
Se la canna chiusa è molto sottile e dotata di pochi anelli, in buona parte scorrevoli, molto
probabilmente si tratta di un attrezzo a striscio leggero con le tecniche a saltarello e tremarella. In
questo tipo di canne gli anelli sono generalmente a ponte medio o a ponte alto.
Le canne a diametro più grosso, sono quasi sicuramente per la pesca pesante a distanza. Nonostante
il notevole spessore, però, gli anelli sono ugualmente tanti, molti dei quali anche in questo caso
scorrevoli poiché la canna è più lunga (anche di un metro). Utilizzando molti anellini scorrevoli si
ottiene una traiettoria dei filo molto fedele alla curvatura della canna sotto sforzo, senza angoli
stretti che piegherebbero troppo i singoli elementi anziché consentire una corretta distribuzione
delle forze sull'intera lunghezza della canna. Il rischio, nel caso di anelli troppo distanziati fra loro,
è che l'elemento telescopico della canna si pieghi troppo e si rompa per lo sforzo eccessivo.
Nelle canne da pesca media, le quali non richiedono grossi sforzi essendo state costruite per lanciare
pesi sui 15-20gr, lo spessore non è eccessivo, così come il numero degli anelli che è rapportato alla
lunghezza.
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Accessori
Le migliori placche portamulinello per canne da laghetto sono quelle del tipo a cremagliera. Sono
molto pratiche, leggere e assicurano una stabile posizione del mulinello. Oltre alla legatura, vanno
fissate con una striscia di biadesivo.
Molte canne presentano delle speciali impugnature di tipo "piatto" che permettono una migliore
bilanciatura e comodità diventando un tutt'uno con l'avambraccio del pescatore.
Il tappo di chiusura dell'impugnatura può essere di vari modelli e materiali, dal sughero, plastica
all'alluminio. In commercio ci sono anche canne con il tappo incluso direttamente nella fibra di
carbonio con il filetto ricavato nel materiale stesso.
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Gli anelli in commercio che si avvicinano maggiormente a queste caratteristiche, sono sicuramente
quelli in SiC (Silicon Carbide) che, purtroppo, costano moltissimo. Tuttavia, il mercato offre
eccellenti alternative al SiC, con la sola eccezione dell'apicale.
Infatti questo anello, posto in cima alla canna di dimensioni più piccole rispetto agli altri, costituisce
l'ingresso del tunnel, ed è il passante che deve sopportare maggiormente l'effetto del filo che,
passandovi all'interno, è perennemente costretto a un lavoro in "curva". La scelta di un apicale in
SiC è dunque d'obbligo per tutte le canne che siano da lancio o non.
Gli anelli, oltre al materiale con cui vengono prodotti, si distinguono anche dalla forma e dalla
grandezza.
Ad esempio, per le corte canne paraboliche servono anelli molto piccoli, leggeri, a gambo singolo e
a ponte alto, quali sono quelli di solito impiegati per la pesca all'inglese. Il "ponte alto" è una
proprietà necessaria che aiuta ad attenuare il fastidioso aderire del filo alla struttura dei pezzi nelle
giornate di pioggia.
Se nella pesca a lunga distanza questo non è un problema perché il peso stesso delle bombarde tiene
il filo teso e distaccato dalla canna, nello striscio leggero il ponte alto diventa un requisito
fondamentale se si vuol riuscire a lanciare i pesi da 2 a 3 gr.
E veniamo a dove piazzare gli anelli: la sommità di ogni pezzo telescopico è già di per sé un
caposaldo da cui partire; peraltro, la legatura in quella posizione serve anche di rinforzo ai pezzi
stessi mentre, per i passanti intermedi, si deve invece ricorrere agli anelli scorrevoli.
C'è, infine, un piccolo trucco per allineare correttamente i passanti. La sua applicazione permetterà,
sul campo gara, di armare prima e in sicurezza la canna, così da iniziare a pescare più in fretta.
A casa, si apre la canna e si allineano per bene tutti i passanti, controllandone lo schieramento da
ogni angolatura (magari socchiudendo un occhio come si fa per prendere la mira con il fucile) e
infine, con un pennarello indelebile di colore contrastante, si disegnano sottili tacche sul corpo della
canna sopra e sotto la legatura di ogni anello. Giunti sul campo di pesca basterà far combaciare gli
anelli con le tacche per avere la sicurezza di avere un attrezzo perfettamente allineato.
II.3 - I MULINELLI
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Mulinelli per la pesca in laghetto
Nella pesca a striscio il mulinello svolge un ruolo
estremamente importante a differenza di altre tecniche
dove si può considerare di seconda priorità. Dal suo
corretto funzionamento dipendono, infatti, tutte le
azioni di pesca, dai lanci della lenza al recupero della
preda. Per poter affrontare questa notevole mole di
lavoro, il mulinello deve possedere dei meccanismi e
caratteristiche di ottimo livello.
Fra i tanti modelli sul mercato, ce ne sono alcuni
veramente perfetti per le esigenze dello striscio in cava.
Il problema, se non si pratica questa pesca già da
qualche tempo, è casomai quello di capire quali sono i
più adatti al tipo di necessità che noi abbiamo. Provate
a entrare in un negozio e chiedere un mulinello da
"laghetto", potreste sentirvi consigliare la quasi totalità
dei modelli esposti sui ripiani. Per i mulinelli, infatti, non esiste una specializzazione così grande
come per le altre attrezzature.
Le canne per lo striscio leggero, ad esempio, si distinguono per maneggevolezza e per sensibilità, il
mulinello da accoppiare loro dovrà quindi possedere le stesse caratteristiche. Dovrà essere uno di
quelli concepiti per agevolare il lancio di microzavorre, avere dimensioni piccole o medie e bobina
con diametro massimo di 45 mm.
Il mercato offre due tipi diversi di mulinello che differiscono nella concezione meccanica della sede
raccoglifilo: quelli a bobina rotante Fig. 3 e quelli a bobina fissa Fig. 4.
In Italia a differenza che negli Stati Uniti prediligiamo i mulinelli a bobina fissa, quindi prenderemo
in considerazione maggiormente questi.
Avvolgimento incrociato: nel normale avvolgimento di vecchio tipo le spire vengono disposte
semplicemente l'una sull'altra, più o meno strette a seconda della trazione. Ne risulta che alcune
spire si incastrano in mezzo alle altre frenando il lancio e provocando parrucche durante il lancio
successivo. Se nei mulinelli dotati di bobine tradizionali non succede frequentemente è solo perché
il fascio di spire è molto sottile. In una bobina conica, invece, è larghissimo e le spire che possono
essere trascinate via sono molte di più. Per questo motivo venne introdotto il riavvolgimento
incrociato; tramite un doppio movimento di avantiindietro dell'alberino, dispone le spire in senso
diagonale e non una accanto all'altra come nel riavvolgimento classico, evitando pasticci. Tenendo
conto di quelle che sono le esigenze di lancio nella pesca a striscio in cava, si può subito capire
perché una bobina conica e un riavvolgimento incrociato siano di basilare importanza, permettendo
alla bombarda di arrivare più lontano grazie alla forma più lunga della bobina e al minore attrito.
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Sono abbastanza validi anche quei mulinelli dotati di bobina normale ma piuttosto larga, purché non
inserita nella girante, allo scopo di facilitare le lunghe distanze.
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un grado di levigatura incomparabile. Ma il prezzo, purtroppo, ne risente non poco. Senza
pretendere il meglio, la ceramica, l'allumina e l'hardloy vanno bene comunque. Piuttosto, è meglio
scegliere un mulinello che abbia rullino di grandi dimensioni. Un grande diametro permette al filo
in tensione di essere riavvolto con un angolo meno stretto perché la superficie di contatto è
maggiore. Tutto questo si traduce, ancora una volta, in più lunga durata della lenza e minori rischi di
rottura.
La placca portamulinello: le "morbidone" sono corte e maneggevoli: sono attrezzi che non
richiedono il lancio forzato a due mani e, pertanto, la placca portamulinello può essere collocata
bassa. D'altro canto la "tremarella" richiede che il calcio della canna debba far corpo unico con
l'avambraccio e già questo non lascia alternative. Quindi, la distanza che deve intercorrere tra il
tallone della canna e il piede del mulinello deve essere all'incirca pari alla lunghezza
dell'avambraccio di chi pesca.
Bobina Coperta: mulinelli a bobina carenata o coperta, come quelli che vediamo in questa pagina,
non sono certo fra i più usati per striscio in laghetto. Si tratto, casomai, di modelli molto più adatti
alla passata grazie ai vantaggi che offrono nell'uso di nylon particolarmente sottili, soprattutto
perché con la bobina coperto è molto difficile formare le fastidiose parrucche. Pensandoci bene,
però, questa importante caratteristica può tornare molto utile anche nello striscio leggero invernale,
quando si usano nylon dello 0,16 o anche più sottili per lanciare lenze inferiori ai tre grammi. Un
altro vantaggio dei mulinelli a bobina coperta sta nel fatto che per lanciare non è necessario ribaltare
l'archetto. Nel caso dei Contact 400 che vediamo qui sopra basta far compiere alla manovella un
mezzo giro all'indietro per liberare il filo; ilSarfix Royal Project della Foto in alto a sinistra, invece,
ha un comodo pulsante sul davanti che è sufficiente schiacciare per preparare il mulinello al lancio.
Entrambi hanno una leva di freno supplementare oltre alla normale frizione.
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II.4 - IL MONOFILO
Nella pesca a striscio, la possibilità di raggiungere le distanze di lancio necessarie per insidiare le
trote, non dipende soltanto dalla potenza della canna o il maggior peso della zavorra, ma deriva dal
coordinamento di tutto un insieme di piccoli accorgimenti.Gli esperti garisti sanno bene che,
trascurare uno di loro, significa annullare totalmente i benefici apportati dagli altri. La canna certo è
importante, e importanti sono anche il mulinello o il gesto del lancio, ma il diametro del filo e la sua
quantità caricata in bobina lo sono forse di più. Il diametro (simbolo Ø) rappresenta lo spessore del
filo; esso è molto importante perchè scegliendo un monofilo di un diametro rispetto ad un'altro
dovremo prendere in considerazione che cambiano anche le proprietà di tenuta e durezza dello
stesso. Infatti, si deve guardare con attenzione che
non sia ne troppo rigido, ne troppo elastico. Poiché, in
questo tipo di pesca, la lenza viene svolta e riavvolta
innumerevoli volte, avere un monofilo troppo rigido
significa troppo spesso finire aggrovigliati in
fastidiose parrucche, mentre avere un monofilo troppo
elastico significa annullare la rapidità di risposta della
canna in carbonio in fase di ferrata. La malleabilità di
un filo sottile non è quindi paragonabile a quella di un'altro più grosso; il filo morbido rende fluido
lo svolgersi delle spire in uscita dal rocchetto e riduce al minimo l'attrito prodotto al contatto tra filo
e anello. Il diametro 0,18 è il giusto compromesso tra fluidità e carico di rottura necessario
all'estrazione al "volo" della preda. Ciò nonostante qualcuno azzarda addirittura l'utilizzo di uno
0,14 in bobina; in ogni modo si deve tenere presente che l'uno o l'altro diametro, da soli, non sono
in grado di sopportare lo strappo di un lancio di bombarde pesanti 30 o 40gr, ma di pesche molto
leggere tipo tramarella o saltarello leggero con zavorre che non superano i 10gr. Altro elemento
fondamentale è la tenuta al nodo. Infatti potremo avere il miglior monofilo in commercio, ma se
non sappiamo come legarlo e rispettarlo, avremo di certo speso male i nostri soldi ugualmente.
Vediamo quindi alcune raccomandazioni generali per la congiunzione di due monofili:
Gli avvolgimenti delle spire devono essere uniformi, come uniforme deve essere
anche la tensione esercitata nel serrarle.
Ogni pezzo di filo che dovrà sottostare alle tensioni di un nodo deve essere
sottoposto ad un preventivo riscaldamento, passandolo 4 o 5 volte tra i polpastrelli del
pollice e dell'indice.
A fine operazione ogni legatura dovrà essere sottoposta a una tensione uniforme ed
energica.
Un consiglio: molti frequentatori assidui di laghetti, nonché molti garisti, preferiscono all'inizio
dell'anno di pesca, comprare molto filo (esistono in commercio bobine da 100 fino a 1000m,
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economicamente molto convenienti) che durante la stagione cambiano con frequenza, addirittura
ogni volta che viene usato, al posto di comprare un filo costosissimo e di alta qualità per tenerselo
in bobina più mesi. Questo è spiegato dal fatto che, anche se il filo è buonissimo, si usura e
corrode ugualmente soprattutto alla luce del sole e al contatto con l'acqua.
E' sempre meglio quindi, per evitare sgradite sorprese, cambiare con frequenza il filo.
Se per il monofilo da imbobinare la scelta va fatta in base alla preferenza e alla fiducia riposta in
una data marca, per il tipo da impiegare nei braccioli finali il discorso è diverso.
I trotisti hanno due esigenze: l'innesco deve ruotare vorticosamente sul proprio asse, e l'estrazione al
volo della preda.
Alla perfetta rotazione dell'esca concorrono diversi fattori: le fattezze dell'amo, il corretto
posizionamento dell'esca e l'uso della girella tripla. Ma anche il diametro del monofilo è importante:
un piccolo innesco di due camoline girerà più vorticosamente se verrà legato a un filo sottile dello
0,10. La sottigliezza non oppone resistenza all'elica dell'innesco e inoltre lo carica di autotorsioni
che poi vengono scaricati nella girella tripla.
Di conseguenza, nello striscio, la finezza del diametro del braccio finale non è consigliato solo per
la minore visibilità, ma soprattutto perché facilita la rotazione dell'esca.
Bisogna però raggiungere un equo accordo con il "carico di rottura" che l'esperienza ha inquadrato
nel diametro 0,16.
Oggi il mercato offre dei monofili ottimi sotto tutti gli aspetti che, però, costano molto. Ma è un
sacrificio che deve essere affrontato.
Un consiglio: ecco una tabellina che illustra i diametri dei monofili da utilizzarsi con le varie
canne da striscio così da ottenere la migliore resa durante le fasi di lancio, recupero, ferrata e,
soprattutto, di rotazione dell'esca. Ricordiamo che il diametro del filo della lenza terminale potrà
variare, ma essere sempre inferiore a quello della lenza madre. La rotazione dell'esca è facilitata
da un terminale sottile.
TERMINALE
TIPO DI STRISCIO Ø FILO IN BOBINA
Ø LUNGHEZZA
10-12 GR 16 16 150 CM
15-20 GR 16 16 150-200 CM
25-40 GR 18 16 150-250 CM
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II.5 - LE GIRELLE
La girella è un piccolo attrezzo che spesso da molti non viene neanche considerato. Consiste in un
filo di lega di ferro piegato e costruito in modo da formare normalmente due piccoli anelli uniti tra
di loro da un cilindretto. Essa principalmente ha la funzione, data la sua forma, di migliorare il
movimento della montatura impedendo che il filo di nylon si pieghi. Attrezzo veramente
fondamentale per una buona battuta di pesca, in commercio ne esistono di molti tipi che si
distinguono principalmente dalla presenza o no del moschettone. Con il moschettone vengono
utilizzate per attaccare ad esempio alla lenza madre una montatura e permettere il ricambio veloce
con un altra; può essere migliorata aggiungendo una o più girelle permettendo così allo stesso
tempo una funzione di rotazione, con il moschettone presentano una o due girelle.
Senza il moschettone, vengono utilizzate normalmente solo per far
girare meglio l’esca. Queste si usano nella parte finale della
montatura, di solito sotto i piombi, una se si pesca con l’esca al
naturale, doppia o tripla se si pesca a striscio con la rotazione. Nel
caso della pesca a striscio se non si utilizza almeno doppia dopo
pochi minuti bisogna cambiare il finale perché, dato che la velocità
di rotazione dell’esca è maggiore a differenza di quella del filo di
nylon, si formerà inesorabilmente una parrucca ( il filo piegandosi
si accartoccia su se stesso). Le misure che si utilizzano di più nella
pesca alla trota in torrente vanno dal n.12 al n.18.
Girella Tripla
E' un piccolo accessorio molto importante soprattutto nella pesca della trota in laghetto e in torrente.
Serve, come la girella normale, a demoltiplicare in modo più efficace la torsione del basso di lenza a
cui è legato l'amo. Spesso in queste specialità si fa uso di inneschi così detti rotanti, ossia che girano
su se stessi durante il recupero o sospinti dalla corrente attirando l'attenzione delle trote e
stimolando l'istinto aggressivo. Nel girare sul proprio l'asse l'amo finisce per attorcigliare anche il
nylon, vanificando l'azione dell'esca. Ecco perché è necessario mettere sulla lenza una girella tripla
che annulli tale torsione. Le aziende specializzate nella pesca in laghetto hanno da tempo realizzato
particolari girelle triple che servono benissimo a tale scopo. Esse si piazzano tra la zavorra e il
finale di lenza.
Per raggiungere lunghe distanze di lancio è necessario l'uso di nylon sottili che in genere non
superano lo 0,18. Il problema è che, quando si usano certi pesi, il filo si rompe facilmente sul nodo
a causa dello sforzo iniziale del lancio. Molti pescatori ovviano a questo inconveniente collegando
alla lenza principale uno "shock-leader", ovvero uno spezzone di nylon più robusto poco più lungo
della canna. Recentemente è arrivata sul mercato una interessantissima novità.
Si tratta di una spiralina di sottile acciaio armonico inventata e brevettata da un artigiano della Val
d'Ossola, già conosciuto per la produzione di ami da trota veramente perfetti, che viene collegata al
monofilo senza bisogno di nodi e ha l'importante funzione di ammortizzare come una molla l'urto
iniziale del lancio grazie alla sua elasticità. La sigla SSK sta infatti per "Spring Safefrom Knot",
ovvero molla salvanodo. In questo modo non è più necessario l'uso di un filo più grosso per
ammortizzare il colpo e l'assenza del nodo garantisce un ulteriore tenuta del nylon.
Alcune prove, hanno fatto registrare risultati davvero incoraggianti: lanci di 100m con filo diretto
dello 0,16 e zavorra di soli 15gr.
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PARTE III – LE ESCHE
III.1 - IL LOMBRICO
Può essere di vari tipi: di terra, californiano, olandese, veronese, e così via. Lo si conserva in una
cassetta di legno alta circa 25cm e dotata di un coperchio forato per l'aerazione. All'interno si
preparerà una lettiera composta da vermi9 di terra, terra di letame e torba. Per i vermi olandesi si
aggiungeranno pezzetti di giornale bagnati e ridotti in palline. Cibo buono per tutti i vermi sono gli
scarti di verdura. Il tutto, sempre ben umidificato, dovrà essere tenuto in un ambiente fresco: i colpi
di caldo0 sono letali. I vermi morti dovranno essere tolti immediatamente.
Come innescarlo:il verme sarà bucato sulla testa e fatto scorrere su per il gambo dell'amo (del n. 6-
8). Oltrepassati il nodo e la paletta per circa 1,5 cm, si fa fuoriuscire la punta. La coda del verme
dovrà essere troncata se sarà più lunga di 1cm.
Il verme è da sempre l’esca più classica per la trota. Con il termine generico "verme" indichiamo
svariati tipi di lombrichi che possono avere spesso impieghi differenti. Noi parleremo dei tre tipi più
importanti ed usati nella pesca al tocco in torrente e in laghetto: verme di terra, di letame,
d’allevamento e il vermone.
Verme di terra
E’ il tipico lombrico che si trova nei prati, è molto grosso e lungo di colore
rosa tendente al grigio, di solito se ne innesca solo metà, la parte più tozza
per realizzare inneschi rotanti molto validi soprattutto per la trota fario
d’immissione. Va innescato sull’amo infilandolo dalla testa (la parte più
scura) per poi farlo fuoriuscire a circa un terzo della lunghezza, in caso sia
troppo lungo tagliatelo due centimetro sotto l’amo.
Per pescare le trote d’immissione con il verme da terra non abbiate paura
ad usare ami molto grossi (rendono facile l’innesco e la rotazione) con gambo lungo, del n.2 o del
n.4 ; invece per le trote selvatiche bisogna sempre usare ami più piccoli, gambo lungo del n.6 o del
n.7 o se preferite ancora più piccoli.
Verme di letame
Il verme di letame, in realtà è un mini lombrico che vive nel letame. Piccolo e
sottile, è di colore rosso con riflessi verde-argento. Viene usato spesso in inverno
per pescare con il galleggiante le trote svogliate sottoriva. Bisogna innescarlo in
modo che non ci sia la rotazione, deve essere utilizzato su una montatura leggera
che lo faccia lavorare nel modo più naturale possibile. Risultano più adescanti
quelli prelevati da un letamaio vecchio perché sono meno acidi, attenzione ad
innescarli sull’amo perché può fuoriuscire il liquido interno che é molto
sgradevole.
Va innescato singolo o in coppia su ami del n.7 o del 10, a gambo lungo.
Verme d’allevamento
Il verme d’allevamento è il più utilizzato per le sue particolari caratteristiche. Di
colore rosso tendente al bruno, è una ottima esca per le sue dimensioni. Di diametro
sui sei millimetri, una volta innescato tende ad allungarsi di meno a differenza dei
suoi simili, per questa caratteristica durante la rotazione è molto più stabile e tiene
bene anche le velocità più forti. Viene utilizzato principalmente nelle gare, è
facilmente reperibile nei negozi di pesca, conservato in scatoline di plastica tra
terriccio umido e scarti di caffè.
Deve essere innescato su ami del n.2 o del n.4 come per il verme di terra.
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Vermone
E' un gigantesco verme di terra che si conserva come gli altri suoi simili più piccoli, meglio, però,
se in una lettiera composta dalla terra del luogo in cui è stato raccolto. Lo si riconosce non solo per
le dimensioni, ma anche per l'anello vicino alla testa e la pancia di colore più chiaro.
La camola del miele è la larva di una farfalla che depone le uova negli alveari e che subito dopo la
schiusa si nutre del miele (da cui trae il nome) e della cera dei favi. Ne esistono di due tipi : quella
piccola di colore giallo con sfumature grigie è reperibile in tutti i negozi di pesca, tenuta viva in
scatoline di plastica contenenti appositi dischetti o strisce di cartone a struttura alveare.
Deve essere innescata da sola su un amo sottile a gambo corto del n.8 o 9.
III.3 - IL TEBO
Chiamato dai pescatori "camolone", il tebo è un’esca nuovissima essendo stata importata dal Cile
dove vive nei tronchi degli alberi, scavando lunghe gallerie. Si presenta come una grossa camola di
3 o 4 cm, di colore pallido, con il dorso più o meno rosso e la testa scura. Non possiede nessuna
corazza come il caimano quindi come caratteristiche assomiglia ad una grossa camola del miele. E’
reperibile nei negozi di pesca tenuto in scatoline contenenti una strana pasta. Viene utilizzato
soprattutto dai garisti sulle trote d’immissione per convincerle ad attaccare grazie al particolare
aroma che emana. Infatti a fine gara quando le trote non mangiano più perché sono spaventate o
punte, per cercare di prendere ancora qualche pesce (le trote prese nell’ultima ora valgono oro) i
garisti cambiano esca e su un piccolo amo innescano un tebo sfruttando l’aroma che emana l’esca
tentando di migliorare il risultato.
Si innesca da solo in modo naturale su ami che vanno dal n.4 al n.8 oppure in coppia con la camola
del miele.
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III.4 - IL GATOSS
Larva della Tipula Maxima, viene chiamata più comunemente "gatoss" dai pescatori. E’ molto
voluminosa, assomiglia ad un corto e grasso lombrico di 4-5 centimetri, dal colore bruno e
traslucido dovuto alla pelle sottile che contiene del liquido. La larva di Tipula deve essere innescata
su un piccolo amo a filo sottile, appuntando delicatamente lo strato superficiale della pelle in
prossimità del capo stando molto attenti a non far fuoriuscire il liquido. Solo se innescata in questo
modo la larva rimane viva a lungo divincolandosi in maniera lenta ma continua, risultando un
richiamo irresistibile per trote, cavedani e barbi. Il gatoss è facilmente reperibile ai bordi dei piccoli
ruscelli di montagna tra i ciottoli umidi e le foglie marce o ancora meglio nelle rogge dove l’acqua
ha la stessa temperatura tutto l’anno e quindi possiamo trovarlo in qualsiasi stagione.
Va innescato da solo su un amo piccolo ma resistente del n.18.
III.5 - IL PORTASASSI
Il portasassi è la larva di friganea, si tratta di una piccola "camola" acquatica di colore giallo che si
costruisce intorno all’addome una corazza, costituita da granelli di sabbia o pezzettini di legno. E’
molto facile da trovare, basta cercare sotto i ciottoli o i sassi posti in acqua tranquilla ai margini dei
torrenti. Il portasassi viene utilizzato esclusivamente per le trote selvatiche presentandolo sgusciato
e innescato su un amo a filo sottile del n.8. Essendo un’esca di cui la trota si ciba giornalmente la
sua efficacia è scontata se innescato ed utilizzato in modo corretto. Effettuate una passata il più
naturale possibile con una montatura leggerissima e un finale fine.
Molti pescatori, spesso gli staccano la testa e il filetto trasparente, per evitare che il corpo annerisca
una volta che è stato infilato sull’amo. Va conservato per qualche giorno in scatoline contenenti
acqua.
III.6 - IL CAIMANO
Si tratta di una grossa larva di colore marrone chiaro, ricoperta da una dura corazza che garantisce
un innesco robusto. E’ reperibile nei negozi di pesca all’interno di scatoline contenenti una
particolare segatura. Viene utilizzato principalmente nelle gare innescato in modo che giri
perfettamente. E’ un’esca eccezionale che per la sua particolare consistenza e durezza è in grado di
tenere bene anche dopo svariati lanci e recuperi senza sfaldarsi. Va innescato infilando l’amo,
normalmente abbastanza grosso, dalla coda per poi farlo uscire appena sotto la testa (la parte più
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grossa e scura). Data la sua consistenza è molto facile ferrare a vuoto, pertanto il caimano va
impiegato con trote aggressive che attacchino l’esca con violenza e decisione.
Si innesca una sola camola alla volta su un amo del n.5 o in coppia con la camola del miele su un
amo del n.6.
Il Caimano Bianco
Il Caimano Bianco è il risultato che si ottiene bloccando la muta del caimano normale. Quando il
Caimano marrone cambia la propria pelle esso per un breve periodo di tempo, (pochi minuti),
assume una colorazione bianca e la sua corazza è decisamente più tenera della precedente. Gli
allevatori in quel momento particolare, con tecniche specifiche lo congelano e lo chiudono
sottovuoto nei sacchetti che possiamo trovare in tutti i negozi di pesca. Questo tipo di esca è usato
praticamente solo in gara. La forza del caimano bianco è racchiusa nel fatto che esso se ben
innescato permette una rotazione eccezionale e anche nei casi più difficili, quando le trote non ne
vogliono sapere di mangiare, esso da buoni risultati. Inoltre rispetto al caimano normale è meno
difficile ferrare a vuoto in quanto è molto più tenero anche se più delicato, mai quanto le camole.
Purtroppo esso ha una durata limitata a poche ore dopo l'apertura del sacchetto in quanto le esche
anche se morte assumono un colore sempre più marrone col passare delle ore, in genere il sacchetto
di plastica lo si apre pochi minuti prima dell'inizio della competizione ed è buona norma utilizzare
come porte esche le vaschette a tenuta di freddo contenenti ghiaccio.
Viene innescato dalla parte posteriore lasciando la testa fuori; si possono utilizzare ami del N.4-6-8
a seconda della grandezza dell'esca.
Sono l’esca preferita dalla Trota Iridea. Reperibili in tutti i negozi da pesca conservate in barattolo,
le uova di salmone sono valide soprattutto nel tardo autunno e inverno o nelle prime
battuteprimaverili per convincere le trote iridee rese apatiche dalle basse temperature. A differenza
della pesca in torrente, nella pesca in cava si ha bisogno di più tipi di uova, oltre al solito bianco e
rosso, sarebbe bene avere anche varie sfumature senza disdegnare anche quelle fosforesenti. Questo
perchè spesso le trote cambiando il tipo di uova attaccano senza pensarci troppo. Con le uova di
salmone si usano ami del n.5 o del n.6, a gambo corto e filo sottile ma sempre a curva piuttosto
arrotondata per non danneggiare l’uovo mentre viene calzato. Si possono usare sia con il
galleggiante, che a lancio standoa ttendi a non esagereare con al forza dato che si sfalderebbero
subito.
Vanno innescate due o tre alla volta, oppure per dargli un minimo di rotazione e consistenza
assieme ad una camola del miele (consiglio quest’ultimo innesco).
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III.8 - LA PLACENTA
La placenta è l’ovaio fertile di trota, si presenta sotto forma di un filetto di minuscole uova compatte
tra loro. L’efficacia di questa esca è incomparabile se la scelta e il procedimento di preparazione
viene effettuata correttamente. Una volta scelta la placenta (matura al punto giusto, non si deve
sfaldare troppo ma neanche rimanere intatta), dovete avvolgerla un filetto alla volta in carta
stagnola e conservarla nel congelatore. Il giorno prima della battuta di pesca, procedete allo
scongelamento e al taglio dei filetti in senso verticale alla loro lunghezza. A fine operazione, si
otterrà una certa quantità di bocconi pronti all’uso innescandoli su un amo del n.5. Assolutamente
micidiale per la trota iridea in inverno, pescando innescata su un amo piccolo, filo fine e montatura
un galleggiantino.
III.9 - SPAGHETTI
Gli spaghetti sono sottili cilindri di gomma morbidissima o silicone che si trovano in vendita della
lunghezza di circa dieci centimetri. Non si innescano interi ma vanno calzati, centrandoli bene
all'estremità e facendoli salire fin sul finale senza bucarli. Basta tagliarne un pezzetto sufficiente a
realizzare l'innesco: lungo circa cinque o sei centimetri se utilizzato da solo, più corto se fatto
seguire a una seconda esca (in genere una camola del miele). Innescati nella maniera corretta, gli
spaghetti in silicone garantiscono una perfetta tenuta anche nei lanci più violenti e nei lunghissimi
recuperi, ruotando molto facilmente e si vedono bene nell'acqua grazie alla colorazione bianca,
arancio, sfumata, perlinata e fluorescente molto valida anche per la pesca in profondità o nella
penombra della sera. Lo svantaggio, se utilizzati singolarmente, è quello di non avere sapore. La
loro attrattiva è costituita esclusivamente dal movimento e dal gioco di colori. Vanno dunque usati
quando le trote sono molto aggressive purchè sia abbia l'accortezza di non sospendere mai il
recupero sull'abboccata e ferrare al momento giusto in maniera piuttosto violenta per eviatre che il
pesce, non sentendo sapore ne odore, decida di lasciare il boccone. Usati in accoppiata alla camola
del miele, quando le trote sono piuttosto aggressive, e non vanno tanto per il sottile, offrono il
vantaggio di non dover rifare ogni volta il boccone. Basta sostituire solo la camola.
III.10 - ZUCCHERINI
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Generalmente chiamato "Zuccherino", più propriamente il suo nome è Mallows. I mallows possono
essere aromatizzati alla vaniglia o al formaggio e si gonfiano un poco nell'acqua circondandosi di
un alone sapido molto appetito dalle trote. I mallows si usano principalmente, e con risultati
davvero ottimi nella pesca ferma sul fondo. Se utilizzati a striscio o a tremarella, lo zuccherino
disperde in fretta la sua aroma rendendo necessaria una sostituzione molto frequente che
rappresenta una notevole perdita di tempo. Tuttavia, in virtù dell'azione galleggiante, si tratta di una
validissima alternativa alla pallina di polistirolo per mantenere il boccone sollevato dal fondo. In
questo caso si innesca prima lo zuccherino, fino a coprire la legatura dell'amo, e poi si infila la
camola o il verme. In commercio esistono zuccherini di vari colori che conviene provare per trovare
quello migliore a seconda della giornata. Il bianco, però, può rivelarsi un vero e proprio asso nella
manica per la pesca di superficie nella seconda metà della primavera, quando il vento trasporta
sull'acqua i bianchi batuffoli dei pioppi.
Come pesciolini finti intendiamo quelle piccole esche in gomma morbida o silicone a forma di
pesce e dai colori variopinti. Vera e propria moda degli ultimi anni, i pesciolini finti hanno
acquistato una tale fama di esca micidiale da superare e sostituire i famosi visitors. Nella pesca a
striscio questi piccoli artificiali morbidi vanno innescati singolarmente facendo uscire la punta
dell'amo di lato così da lasciare le codina piatta libera di vibrare nell'acqua durante ilo recupero. Al
contrario dei minnows, infatti, il movimento dell'esca non è dato dalla paletta ma risiede tutto nel
moto ondeggiante di questa piccola coda piatta e della forma idrodinamica del pesciolino. E' bene
dire che ci sono due tipi principali di pesciolini finti, talmente poco diversi fisicamente tra loro ma
immensamente come efficacia per adescare le trote. Il primo modello, assai poco diffuso ed
adescante è proprioa forma di pesciolino e si muove tramite la codina di gomma. In ogni caso è
sempre bene averne qualcuna con sé da provare nelle giornate più strane per vedere se almeno une
delle innumerevoli colorazioni disponibili può essere quella giusta. Anche perché basta tenerle,
come gli spaghetti, in una bustina di plastica trasparente senza che si deteriorino come avviene per
le esche vive.Una volta infilata la busta nel gilet da pesca occupa pochissimo spazio e può restarvi
per mesi fino al momento di usarla. Il secondo modello, invece è micidiale se si ha l'accortezza di
fare una cosa...tagliare la coda! Esattamente dovete tagliare il codino di silicone lasciandone solo
mezzo centimetro. Innescato su di un amo almeno del N°4 prende la forma a L ruotando (se
innescato giusto) in modo vorticoso. Attrattiva fondamentale per la trota in laghetto.
III.12 - VISITORS
I Visitors, chiamati anche Twister o falcetti, sono senza dubbio, tra le esche artificiali da striscio, i
più usati grazie la movimento molto attirante della piccola codina a forma di falce (di qui il
soprannome con cui sono conosciuti fra i pescatori). Anche questi artificiali sono realizzati in
gomma morbida o silicone trasparente con colorazioni vivaci, comprese le fluorescenti. Le più usate
sono comunque la rossa, la gialla e soprattutto la bianca. In commercio si trovano twister di varie
misure ma gli unici adatti per questa pesca sono i più piccoli. Vanno innescati centrando bene
l'estremità della parte più tozza (corpo) e uscendo con l'amo vicino all'attaccatura della coda che
deve restare libera di muoversi. Eseguito l'innesco, molti pescatori tagliano via una parte della
codina pari per circa metà della sua lunghezza o poco più. Si tratta di un particolare apparentemente
banale o controproducente, in realtà permette di ottenere una vibrazione più stretta durante il
recupero che le trote sembrano gradire in modo particolare. Inoltre questo piccolo accorgimento
serve anche ad evitare che la trota morda solo la parte finale della coda senza rimanere allamata. In
questo modo, invece, il pesce è costretto ad aggredire anche il corpo dell'esca dove spunta l'amo.
Anche in questo caso, per la ferrata vale quanto detto a proposito degli spaghetti. I twister vanno
usati in presenza di trote particolarmente aggressive, quando non è necessario ricorrere all'esca
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naturale. Nelle giornate giuste consentono, infatti, un notevole risparmio di tempo e di esche.
Altrimenti, il loro uso può dare risultati positivi nelle giornate in cui non resta che procedere per
tentativi nella speranza di ottenere qualche abboccata.
PARTE IV – LE TECNICHE
IV.1 – INTRODUZIONE
Le trote che vengono immesse nei laghi di pesca sportiva, provengono da allevamenti dove sono
abituate a nutrirsi con mangimi. Diversamente da quelle che popolano i nostri fiumi, non sono
sospettose anzi a volte vengono attirate dalla presenza dell’uomo e dal rumore delle auto, specie
diesel, che ricorda loro il rumore del trattore che lancia il mangime nell’allevamento. All’interno del
lago si distribuiscono diversamente a seconda delle stagioni, (temperature), del vento e del periodo
relativo alla deposizione delle uova. Durante la primavera e l‘autunno sono solite aggirarsi in
branchi nei pressi della superficie lontano dalla riva; durante l‘inverno sono distribuite nel raggio di
una quindicina di metri dalla sponda e in profondità. Il comportamento alimentare delle trote varia
al variare della temperatura dell’acqua: dai 18 ai 12 gradi sono voraci, dagli 11 agli 8 gradi sono
meno aggressive, dai 7 ai 4 gradi sono lente, sotto ai quattro gradi non si alimentano quasi per nulla.
Quando le trote si muovono in superficie, si spostano nel lato del lago, dove il vento, increspando
l’acqua, produce una maggiore ossigenazione. Durante il periodo della deposizione delle uova, le
femmine costruiscono una specie di nido nei pressi della riva più ossigenata del lago, pulendo con
la coda un tratto circolare di fondo; ogni femmina è seguita da diversi maschi che cercano di
fecondare le uova. In questo periodo le trote sono meno aggressive. Le tecniche adatte ad effettuare
catture sono due: quelle statiche e lo striscio.Questa dispensa tratta solo lo striscio che si divide in
quattro metodi di pesca: la penna, il saltarello, la tremarella e la bombarda. In tutte queste tecniche è
previsto il movimento o meno continuativo dell’esca che serve a stimolare l’istinto predatorio delle
trote.La trota per cacciare adopera la vista e l’udito che nei pesci funziona mediante un organo, la
linea laterale, capace di leggere come un sonar le vibrazioni che si propagano sott’acqua. Lo striscio
sfrutta questa caratteristica con un’esca che ruotando produce vibrazioni. L’innesco và effettuato
con la massima cura per assicurare una perfetta rotazione. Viene eseguito facendo assumere all’esca
la forma di una con una parte sul gambo dell’amo e un’altra parte, inclinata di circa 120°, sulla
curva. La prima parte copre tutto il gambo dell’amo, la legatura e l’ultima parte del finale. Allo
scopo esistono ami con una piega accentuata montati con lo scarto della legatura rivolto in alto i
quali consentono all’ innesco di non scivolare sulla curva. Gli ami adatti variano dal 10 al 4 montati
con finali dal 12 al 20; il filo più sottile necessita di un rinforzo nell’ ultimo tratto. Le esche che si
possono usare sono tantissime: naturali ed artificiali. Quelle maggiormente usate sono: le camole
del miele, i caimani, i lombrichi, i tebo, le alborelle, la pastina da trote, le siliconiche, il polistirolo,
gli zuccherini. La pastina galleggiante, il polistirolo e gli zuccherini servono a rendere galleggianti
gli inneschi.
Si tratta di una tecnica adattabile a qualsiasi stagione, e che ci permette di associare molte azioni di
pesca differenti. Con questa montatura potremo infatti praticare sia una pesca statica mantenendo il
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galleggiante immobile, sia una pesca più dinamica, alternando pause a recuperi brevi lenti o veloci.
Il vantaggio fondamentale che ci porta questa montatura è che una volta individuata la profondità a
cui stazionano le trote potremo mantenerla nei lanci successivi regolando la posizione della penna
sicuri di non fare mai “passate a vuoto”. Questa montatura ci consente inoltre di poter fermare il
recupero in caso di abboccata del pesce senza che la zavorra trascini l’esca in profondità.
Montaggio
Filo in canna non superiore allo 0.18, lo shock leader non serve. Sulla lenza madre inseriremo la
penna di pavone, dalla grammatura rapportata alle dimensioni del lago e alla potenza della canna.
Come zavorra utilizzeremo una torpille che tari la penna all’80% del carico, in modo che in
posizione di stallo sia visibile da grande distanza(la penna anche se leggermente sottocarico non
offre resistenza all’affondamento in caso di abboccata), esempio penna 4 gr. Torpille 3.5 gr. Dopo il
piombo, gommino salvando e girella tripla per assicurare la dovuta rotazione dell‘esca. Finale di
diametro intorno allo 0.16 di lunghezza non inferiore ai 50cm. L’amo verrà scelto in funzione
dell’esca, da un 5 per vermi e caimani, ad un 9 per camola singola. Dobbiamo anche tenere presente
che nel caso avessimo intenzione di usare la pasta d trote come esca, essa tenderà a salire in
superficie nei momenti di stallo, e che quindi sarà necessario zavorrare l’amo o il finale.
Azione di pesca
L’azione di pesca a mio avviso più efficace consiste nel lanciare ben in mezzo al lago, e
subitaneamente mettere in tensione la lenza, di modo che il finale scenda in profondità descrivendo
un arco di circonferenza e cominciando subito a ruotare. Il recupero deve essere un’alternanza di
scatti e pause, evitando sempre di perdere il contatto con la lenza. Eventuali varianti che dovrete
inventare di volta in volta renderanno più adescante il recupero.
Questa pesca va prediletta nei laghi medio- piccoli e nella stagione primaverile; infatti si può
coprire una distanza di 60 mt. e sondare qualsiasi profondità. Utilizzando la bombarda è molto
difficile avvalersi di tecniche come la tremarella o il saltarello, bisogna quindi cercare di attirare il
pesce con lo spostamento della direzione dell’esca a lato e verticalmente; un maggior rilievo assume
il colore dell’esca: dovrà essere di due colori contrastanti o comunque molto diversi. L’esca, inoltre,
dovrà essere molto resistente e quindi consistere in caimani e vermi (magari usando il caimano o il
verme stabilmente, e usare la più fragile camola come paletta dell’elica). Per aumentare la
rotazione, e quindi anche il potere catturante dell’esca alcuni pescatori collegano il terminale con
una girella quadrupla invece della solita tripla. Il filo usato è uno 0,18 come lenza e uno 0,16 come
terminale; nella pesca con piombi più pesanti è preferibile usare il gommino salvanodo, i più accorti
lo utilizzano anche con le grammature di cui stiamo parlando.
Il lancio con la bombarda è a due mani e progressivo: con questo tipo di lancio infatti, si limita di
molto un’eventuale rottura del filo e aumenta la precisione del lancio.
La tecnica con la bombarda “leggera” essendo molto elastica permette di pescare durante tutta la
primavera poiché sia con clima caldo o più freddo, col variare della profondità del pesce può variare
facilmente la profondità dell’esca. La canna usata sarà ad azione parabolica e non di punta, poiché
ci permette un lancio più morbido e una sensibilità maggiore. Parlando di bombarde è necessario
dare spazio anche alle particolarità che le distinguono tra loro:
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La Gallegiabilità: la bombarda oltre al peso ha una sua galleggiabilità, ovvero il suo
vero peso nel discendere verso il fondo; se lanciamo una bombarda da 10 g. con G =1
(galleggiabilità 1), al momento del lancio raggiungerà una distanza pari a quella di un peso
di 10g. ma nella discesa verso il fondo avrà la velocità di un piombo da 1g.
Se vogliamo insidiare le trote nel sottoriva e fino a circa 30 metri dalla sponda, la tecnica più
redditizia è senz’altro quella con microbombarde, sbirulini e piombini da tremarella tipo torpille
eccetera. L’attrezzatura è sempre la solita, canne sui 3.80-3.90 mt. mai troppo potenti(capacità di
lancio fino a 10-12 gr.) e mulinelli di dimensioni ridotte caricati di un buon 0.18, 0.16 per i più
esperti.
Le montature, pur variando il tipo di zavorra, si assomigliano un po’ tutte, e saranno così realizzate:
Zavorra(piombini, torpille, ghost ecc.), girella tripla per ridurre le torsioni del finale
durante il recupero(indispensabile!),
ami dal 4-5 per i vermi e i caimani, al 8-9 per chi volesse utilizzare la singola
camola: da scegliere preferibilmente quelli a gola larga e con la curva accentuata per
bloccare meglio l’esca.
Il recupero dovrà essere molto vario e movimentato, onde stimolare l’istinto aggressivo della trote,
che da qualche giorno ormai mangia con più appetito che d’inverno. Quindi dovremo alternare
pompaggi, pause recuperi regolari e tratti di tremarella per far fare alla nostra esca guizzi e scatti
improvvisi. Se il posto lo consente, non è mai sbagliato cambiare posizione ogni tanto, specie se le
abboccate cominciano a diminuire. Una volta allamato il pesce, la tecnica più redditizia per portarlo
a riva senza troppi problemi è di forzarlo all’inizio e farlo pattinare sull’acqua per impedirgli di fare
resistenza con il corpo e compromettere la resistenza della nostra montatura. D’obbligo è il guadino,
che si rivela sempre un valido alleato in caso di sorprese inaspettate e catture da foto.
IV.5 – LA TREMARELLA
La tremarella si effettua con una lenza composta da una zavorra, una girella e un finale di lunghezza
dai 30 ai 90 cm. Le zavorre più usate sono: piombi di varie forme, catenelle di piombini e vetrini.
La forma e il peso specifico della zavorra influenzano il comportamento dell’esca sott’acqua. Le
zavorre che affondano velocemente sono adatte per trote aggressive. La catenella di pallini o
cilindretti di piombo và costruita tra due girelle sopra un tratto di filo grosso della lunghezza di
circa 20-40 cm.
Il recupero si effettua con la sola canna, mentre questa si sposta bisogna far vibrare il vettino. Tra un
recupero e l’altro il filo in bando và recuperato con il mulinello. Tutti questi movimenti devono far
procedere l’esca rotante alla stessa profondità e a scatti. L’intensità delle vibrazioni e la velocità di
spostamento della canna variano a secondo della distanza di lancio e della profondità di pesca.
Dopo avere effettuato il lancio, non appenala lenza tocca l’acqua, si chiude l’archetto del mulinello
e si mette il filo in tensione; poi si conta mentalmente fino a quando si inizia il recupero: a parità di
conteggio si avrà la stessa profondità di pesca. Per allenarsi a mantenere traiettorie rettilinee si può
provare a strisciare in profondità, vicino al fondo e controllare, fermando il recupero, se ci si
allontanati notando in quanto tempo il filo si ferma. Una volta che si è avvertita una tocca si smette
di tremare e, muovendo la canna per sostenere il piombo, si aspetta una partenza decisa quindi si
ferra. Per la tecnica della tremarella si abbina ad ogni zavorra una canna dedicata dotata diuna
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azione e di un vettino adatti a far avanzare la zavorra a scatti. Una canna che và bene per un piombo
da 3 grammi non funziona con uno da 5. Il mulinello vuole piccolo, caricato con filo dal 14 al 20 e a
frizione anteriore.
Avete ferrato quella famosa Marmorata che da generazioni nella vostra famiglia
tentate inutilmente di catturare dopo aver ipotecato anche la casa pur di acquistare
l'attrezzatura giusta. Date un bel colpo in modo da far compiere alla canna e a tutto il resto,
un arco in cielo facendo 'volare' il vostro pesce in mezzo ai rami che vi stanno alle spalle.
Perderete un po' di tempo a cercarlo ma la soddisfazione sarà grande. Questa operazione
vale anche per chi di voi si cimenta in gare di vario tipo perché in partenza vi fa guadagnare
tempo prezioso.?!
Era solo il fondo; se vi va bene nel dare lo strattone, il pallettone si impasta sul
secondo segmento della vostra tredici metri mandandovi in frantumi le vostre ferie in
Norvegia. Purtroppo nelle prove di rottura i costruttori di canne non prevedono queste azioni
ma in futuro penso che lo faranno.
La zavorra è rimasta impigliata nei sassi sul fondo, che fare? Impugnate la canna con
tutta la forza che avete e iniziate a farle compiere movimenti in tutte le direzioni nel
migliore dei casi il filo si stacca e vi creerà un enorme ingarbuglio sul vettino, nel peggiore
… è meglio se vi tuffate In acqua muniti di bombole cercando il punto dove siete rimasti
incagliati.
Per ottenere delle belle parrucche sul finale non dovete fare altro che collegare finale, lenza e filo
con un bel nodo e dimenticare qualsiasi girella, mi raccomando l'innesco che deve essere fatto a
regola d'arte permettendo una bella rotazione dell'esca e se il fiume ve lo permette posate il tutto in
verticale alla cascata; per chiudere in bellezza la giornata vi consiglio di appoggiare anche il
cimalino della canna specie se tredici metri in modo da far divertire anche il vostro negoziante. Sul
mulinello la cosa è un po' più complicata ma se andate a letto alle cinque del mattino dopo una notte
in birreria per poi alzarvi alle cinque e trenta per andare a pescare, la cosa vi sarà sicuramente più
semplice. Impugnate la vostra cinque metri attrezzata con un mulinello che non sia a bobina chiusa,
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aprite l'archetto e fate volare tutta la lenza da dietro di voi in avanti con tutta la forza che avete in
corpo (quale..??) se riuscite a superare indenni gli alberi secolari che vi sovrastano, il lancio sarà
perfetto. Ora viene il bello… avete una cinquantina di metri di filo in acqua, vi cade indietro la
canna e per condire la cosa il mulinello dovete appoggiarlo nella sabbia in modo da favorire
l'oliatura dello stesso che da ora in poi girerà perfettamente, nel sollevarla impigliate il filo nella
sacca porta pesci avendo cura di farlo passare dalla fibbia posteriore del cinturone; di solito questo è
il momento in cui viene scambiato il fondo per una poderosa toccata, recuperate velocemente, prima
con le mani poi con il mulinello, vedrete che il risultato non tarderà a venire. I più bravi riescono
anche riavvolgere il filo direttamente sul perno sotto la bobina oppure a chiudere un paio di
segmenti della canna che in precedenza non erano stati bloccati.
L’attrezzatura
Ogni pescatore, oltre alle varie cose che tutti sanno, deve portarne delle altre che sono
indispensabili, vediamo quali. Un bel panino con mortadella unito ad una bottiglia di vino bianco
non fa mai male in quanto durante la vostra battuta di pesca arriva sempre il momento dello
sconforto e quindi non resta altro che fare una bella bevuta, magari con il vostro compagno
perdonandolo del fatto che è riuscito a catturare più pesce di voi. Il vestiario deve essere sempre
doppio o meglio triplo perché la caduta in acqua è sempre alla vostra portata e se partecipate a
qualche gara portatevi anche un vestito da cerimonia chissà che quella sia la volta buona che
riuscite ad entrare in medaglia. Un buon pescatore deve sempre avere una canna di scorta per ogni
misura, in quanto se seguite i miei consigli sicuramente vi capiterà di usarla. Portatevi anche un set
di pronto soccorso completo di pinze, tenaglie e molto anestetico, gli ami sono molto pericolosi
specialmente in mano alle persone più esperte in quanto sottovalutano la loro pericolosità. Inoltre
fate attenzione a fare le montature tenendo l'amo in bocca, sono innumerevoli i casi di gente che si
autoallama. Lasciate a casa gli occhiali, specialmente se polarizzati, perché rovinare una bella
abbronzatura nelle giornate estive? Se uscite con la vostra famiglia al completo per una bella
scampagnata, nel vostro bagagliaio non deve mancare la televisione portatile da 22", le palette da
spiaggia, il pallone e l'amaca. La televisione vi serve per vedere il Gran Premio o il giro d'Italia
nelle ore pomeridiane quando solo i nostri amici moschisti si divertono, le palette le usano i vostri
marmocchi dandosele in testa tutto il giorno, il pallone lo usate voi con il nonno ricordando i tempi
passati e l'amaca la usa vostra moglie che sostiene di fare la serva tutta la settimana. Non fatevi
venire l'idea di fare una grigliata con il pesce che pescate perché la cosa sicuramente vi porterà iella
e non catturerete niente. A tale proposito un paio di cornetti o quadrifogli in tasca aiutano sempre e
fanno la differenza fra i campioni ed il normale pescatore. Per ultimo vi suggerisco di informarvi
anticipatamente a proposito degli orari d'apertura della pescheria più vicina, in quanto non si sa mai
che dobbiate farci ricorso. Non c'è niente di peggiore che tornare a casa dalla moglie, che per
l'ennesima domenica è stata trascurata, senza neanche un pesce da mettere sotto i denti.
Il viaggio
I peggiori incidenti alla vostra attrezzatura avvengono nel bagagliaio dell'automobile. Ricordo che
quando praticavo l'aeromodellismo i modelli che non schiantavo al suolo li frantumavo chiudendo il
portellone della mia auto. Succede così anche nella pesca. Caricate tutta l'attrezzatura la sera prima
perché immancabilmente il mattino sarete in ritardo e nella fretta di partire oltre che a dimenticare
le esche in frigorifero e l'impermeabile ancora steso sul portapanni, triturerete i vettini chiudendo il
bagagliaio. Nelle giornate piovose non dimenticate di aprire completamente la vostra dieci metri
bloccando bene i segmenti, tre volte su quattro non riuscirete più a chiuderla, a questo scopo vi
conviene acquistare in ferramenta un bel seghetto per poterla tagliare ricavando due belle cinque
metri (chi ha la tredici può ricavarne una anche da lancio). Il portabagagli vi può evitare l'intervento
sulla canna ed inoltre vi potrete caricare le prede che sicuramente vi avranno fatto divertire per
l'intera giornata. Se disponete di un'automobile nuova fiammante, vi suggerirei di foderare il vano
posteriore con della tela cerata rendendo il tutto a prova stagna. Se piove eviterete di insudiciare la
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moquette con gli stivali ed inoltre le esche che puntualmente, al ritorno, usciranno dalla vostra
vaschetta termica, non avranno accesso all'abitacolo. Vermi e Camole sono particolarmente vivaci
solo quando non li usiamo per pescare e quindi quelli che non si disperdono in auto prenderanno
posto fra la vostra verdura in frigorifero. Quando vi recate in posti nuovi portatevi cartine
dettagliate del luogo onde evitare di finire in qualche zona no-kill con conseguente arresto e nottata
in gattabuia, con voi deve trovar posto tutto il necessario alla sopravvivenza perché non si sa mai
dove potete capitare, i più pignoli normalmente dispongono di un Gps per la ricerca via satellite.
Sandwich
Sandwich alla Trota Affumicata Pagina 34
Antipasti
Trota in Crema Rosa Pagina 34
Trotelle in Insalata Pagina 35
Primi Piatti
Risotto alla Trota Pagina 35
Zuppa con Trota Salmonata Pagina 36
Tagliatelle al Sugo di Pesce Pagina 36
Sformati
Sformato di Trota Salmonata Pagina 37
Secondi Piatti
Trota Ripiena Pagina 38
Trota al Burro Pagina 38
Trota alle Erbe Pagina 39
Trota ai Funghi Pagina 39
Trota con Funghi e Cozze Pagina 40
Trota al Pepe Verde Pagina 40
Trota al Cartoccio Pagina 41
Trota Lessa al Limone Pagina 41
Trota Farcita Pagina 42
Trota e Patate al Forno con Origano Pagina 42
Trota alle Verdure Pagina 43
Trota Farcite alle Mandorle Pagina 44
Trota con Filetti alle Mandorle Pagina 44
Trota Salmonata ai Finocchi Pagina 44
Trota al Vino Rosso e Funghi Pagina 45
Trota Sal. in Salsa di Cetrioli Pagina 45
Trota Arrosto al Prezzemolo Pagina 46
Trota ai Ferri Pagina 46
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Trota Salmonata al Sale Pagina 47
Trota alla Valdostana Pagina 47
Trota alla Ricotta Pagina 47
Partendo dalla parte della testa, si incide la polpa lungo la schiena in corrispondenza
della lisca centrale.
Si infila poi il coltello, quasi di piatto, tra la carne e le lische e con delicatezza si
inizia a separare il filetto dalle lische, sollevandolo lentamente e con cautela, arrivando fino
alla coda. Si ripete l'operazione più volte, ogni volta avanzando di più col coltello verso il
ventre, fino a rimuovere completamente il filetto.
A volte non si sono riuscite ad eliminare tutte le spine: in questo caso occorre
eliminarle una ad una con una pinzetta (si può usare quella per le sopraciglia).
Occorre infine rimuovere la pelle dai 2 filetti con dei tagli orizzontali, iniziando dalla
parte della coda e ponendo la lama del coltello tra la pelle e il filetto.
Tipo Sandwich
Dosi 1 persona
Tempo richiesto 10 minuti
Ingredienti 2 fette di pane di segale, 1 foglia di lattuga, mezzo cetriolo a fettine, 3 fette di
trota affumicata e salsa di rafano
Preparazione Spalmate le 2 fette di pane con un po' di salsa di rafano e farcitele con la
lattuga, la trota ed il cetriolo.
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bagnomaria, il brandy, sale e pepe. Distribuite il composto in formine singole e
mettete a rassodare per alcune ore in frigorifero. In un tegame lasciate
appassire con poco olio, cipolla e peperone tritati. Aggiungete il passato di
pomodoro, sale, pepe e cuocete per un quarto d'ora. Lasciate intiepidire,
frullate il tutto, poi incorporatevi la panna. Versate due cucchiai di crema su
quattro piattini e al centro sformatevi lo stampino
Trotelle in Insalata
Tipo Antipasto
Dosi 4-6 persone
Tempo richiesto 45 min
Ingredienti 2 belle trote salmonate, 1 mazzetto di asparagi chiari di media grandezza, 3
uova, qualche foglia di lattuga a cappuccio, 4 cucchiai di olio extravergine
d'oliva, 1 tazzina di panna, 1 cucchiaio di aceto di vino bianco, 1 manciata di
prezzemolo, 1 porro, 1 carota, 2 foglie d'alloro, 1 limone, sale e pepe
Preparazione Lavate e sventrate le trote. Lessatele in acqua bollente salata, con l'aggiunta di
alloro, carota, porro e una scorza di limone. A cottura ultimata, toglietele
dall'acqua, diliscatele e privatele, oltre che della testa, delle pinne e della pelle.
Spezzettatene la polpa e adagiatela sul fondo di un piatto di portata già
ricoperto di foglie di lattuga (lavate e asciugate). Lavate gli asparagi;
raschiateli, specialmente alla base, per liberarli di eventuali tracce di terriccio;
legateli a mezzetto e metteteli in piedi nell'apposito recipiente cilindrico, alto e
stretto (o in comune holilatte), nel quale possono stare immersi in acqua salata
per tre quarti, con le punte fuori dall'acqua, in modo che cuociano a vapore
senza disfarsi. Appena cotti, levateli dall'acqua, slegateli e allargateli su di uno
strofinaccio ad asciugare. Quando sono freddi, tagliateli e pezzetti e spargeteli
sulle trote. Mettete in una ciotola l'olio, la panna, l'aceto, un pizzico di sale e
una spolveratina di pepe. Battete il tutto a emulsione, poi spargetelo sulle trote
aiutandovi con un cucchiaino. Tritate molto finemente il prezzemolo,
cospargetelo sulle trote, quindi guarnite il piatto con le uova (che avrete in
precedenza rassodato e tagliato a spicchi) e portatelo in tavola. E' un piatto
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stuzzicante, oltre che per l'ottimo sapore, anche per l'accostamento dei colori
davvero piacevole e invitante.
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Tipo Primo piatto
Dosi 4 persone
Tempo richiesto 45 minuti
Ingredienti 350gr di taglaitelle verdi, 300gr di filetti di trota salmonata, 150gr di
gamberetti, 80gr di burro, 1 scalogna, 1 ciuffo di prezzemolo, 1/2 bicchieri di
sherry o di vino bianco secco, sale e pepe.
Preparazione Lavate e asciugate i filetti di trota e tagliateli a dadini; sgusciate i gamberi
crudi. In un tegame grande fate appassire lo scalogna tritato con 30 gr di burro,
unite interi se piccoli, tagliuzzati se grossi, e i dadini di trota. fate insaporire il
tutto, poi versate lo sherry che lascerete evaporare. Salate, pepate, mescolatevi
il prezzemolo tritato, un mestolino di acqua calda e continuate la cottura per
pochi minuti a fuoco moderato. Fate cuocere le tagliatelle in abbondante acqua
bollente salata, scolatele, versatele nel tegame, aggiungete il burro rimasto,
mescolate e servite in tavola dopo pochi minuti.
Tipo Sformato
Dosi 4 persone
Tempo richiesto 1 ora
Ingredienti 1 kg di trota salmonata, fecola di patate, 2 tuorli, burro, 1/4 di panna, sale,
pepe. Per il brodo: alcune teste di sogliole e rombi, carota, cipolla, porro, sale.
Per la salsa: 1 cucchiaio di fecola di patate, 1/2 bicchiere di vino bianco secco,
zafferano, burro, sale, pepe. Verdure di contorno: 2 coste di sedano, 2 zucchine,
2 carote, 2 porri, 1 pomodoro, prezzemolo, sale, pepe
Preparazione Preparate il brodo di pesce cuocendo per 20 minuti in un litro d’acqua le teste
delle sogliole e dei rombi lavate, una cipolla media, una carota, un porro, un
pizzico di sale. Filtratelo, fatelo ridurre a fuoco vivace della metà e lasciatelo
raffreddare. Eviscerate la trota, ricavate i filetti, frullateli con sale e pepe.
Aggiungete al composto i tuorli d'uovo, un cucchiaio di fecola di patate e la
panna, tranne un cucchiaio. Frullate ancora e versate in sei stampini imburrati.
Cuoceteli a bagnomaria in forno preriscaldato a 180°C per circa 25 minuti.
Pulite e lavate le carote, il sedano, i porri e le zucchine. Tagliate le verdure a
strisce sottili. Mettetele in un tegame con una noce di burro e cuocete, senza far
colorire, per 10 minuti. Ritirate, coprite il tegame e tenete in caldo. Preparate la
salsa. In un pentolino stemperate la fecola con il brodo di pesce freddo. Portate
dolcemente a ebollizione mescolando. Aggiungete il cucchiaio di panna
avanzato e lo zafferano. Fate alzare il bollore, regolate sale e pepe. Aggiungete
il vino e tenete sul fuoco alcuni minuti senza far bollire. Ritirate, mantecate il
composto con una noce di burro e versate un velo di questa salsa sul piatto da
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portata caldo. Adagiatevi le verdure e sopra con delicatezza gli sformatini.
Spolverizzate con prezzemolo tritato, decorate con il pomodoro spellato a
dadini. Servite con la restante salsa a parte.
Trota Ripiena
Trota al Burro
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Tipo Secondo piatto
Dosi 4 persone
Tempo richiesto 30 minuti
Ingredienti 4 trote di 200gr cad., 40gr di burro, 4 cucchiaini di farina bianca, 1 rametto di
salvia, oglio, sale
Preparazione Preparate quattro trote freschissime,meglio se salmonate. Le trote sono fresche
se la carne si presenta solida e lucida, noterete comunque al volo se il pesce ha
incominciato il processo di putrefazione sentendo il cattivo odore de emana e il
distacco delle lische dalla carne quando pulite le interiora. Lavatele bene,
asciugatele con un panno pulito e con lo scottex-casa, quindi passatele in un
velo di farina. Bisogna mettere la farina su un piatto, adagiarle sotto e sopra e
scuotere la farina in eccesso. Prendete una padella, mettetevi il burro e la salvia
e fate scogliere il burro. Unite quindi le trote, fatele cuocere a fuoco vivo da
una parte per circa 3 minuti, giratele con una paletta, salate la parte rosolata,
coprite la padella e fate cuocere a fuoco medio ancora cinque minuti. Togliete
quindi dalla padella e servitele. Sono ottimo con qualsiasi verdura lessa o
insalata cruda. Sono capaci di ricaricare la batteria della memoria grazie al
fosforo che contengono e sono nutrienti perle proteine che regalano.
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cucchiaino d'olio, sale e pepe
Preparazione Lavate le trote, pulitele, strofinatele all'esterno ed all'interno con il succo di
limone, conditele con sale e pepe. Riempitele con la buccia in un foglio di
alluminio unto d'olio e cuocetele sulla griglia 7-8 minuti per parte
Trota ai Funghi
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Trota al Pepe Verde
Trota al Cartoccio
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Tipo Secondo piatto
Dosi 1 persona
Tempo richiesto 1 ora
Ingredienti 1 trota di circa 150gr, 1 rametto di rosmarino, 1 rametto di salvia, 1 costa di
sedano, 1 ciuffetto di basilico, 1 ciuffetto di prezzemolo, 1 cipolla, 1 bicchiere
di vino bianco, 1 cucchiaio di succo di limone, 1 cucchiaio di olio di oliva, sale
e pepe
Preparazione Mettete nella pesciera o in un tegame 1 bicchiere d'acqua e di vino. Unite le
erbe aromatiche compresa la cipolla (lavate e lasciate intere) e un pò di sale
grosso. Fate bollire e aggiungete la trota pulita e lavata. Fate cuocere per 6
minuti calcolati da quando bolle l'acqua. Togliete il pesce. E' pronto, aprite
delicatamente la trota, togliete la spina e condite con poco sale, pepe, olio e
succo di limone, quindi servite. E' un piatto sano, nutriente e leggero. Si può
anche condire con maionese o salsa Aurora.
Trota Farcita
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Dosi 2 persona
Tempo richiesto 1 ora
Ingredienti 1 trota salmonata di 300gr circa, 700 gr di insalata russa, 1 bicchiere di vino
bianco secco, 50 gr di maionese, 1 ciuffo di prezzemolo, 1 foglia di alloro,
qualche foglia di basilico, 1 gambo di sedano, 1 carota, salvia q.b., rosmarino
q.b., cannella q.b., chiodi di garofano q.b., sale e pepe
Preparazione Pulite la trota e mettetela nella peschiera con un litro di acqua, il vino, la
carota, il sedano, il basilico, l'alloro e tutti gli altri aromi, il sale e il pepe.
Portatela a ebollizione, poi abbassate la fiamma e fate cuocere per 5 minuti.
Solevate quindi la griglia della pesciera, togliendo così la trota dall'acqua e
lasciatela raffreddare. Appoggiate poi la trota su un tagliere, apritela e
diliscatela accuratamente. Stendete sulla parte inferiore del pesce l'insalata
russa e decorate con maionese. Ricomponete la trota e decoratela con la,
maionese rimasta e qualche ciuffetto di prezzemolo. E' pronta. E' un piatto
freddo leggero e nutriente, utilizzabile anche come antipasto. Potete usare la
stessa ricetta per il nasello o altri pesci con carne delicata
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Tipo Secondo piatto
Dosi 4 persone
Tempo richiesto 45 min
Ingredienti 4 trote da 150gr ciascuna, il succo di 1 limone, 200gr di patate, 1 zucchina, 1
carota, 20 olive snocciolate, 1 spicchio d'aglio, 1/2 bicchieri di vino bianco
secco, olio d'oliva q.b., sale e pepe
Preparazione Avete le trote, strofinatele all'esterno e all'interno con il succo di limone, poi
conditele con sale e pepe. Tagliate a rondelle la zucchina e la carota; sbucciate
le patate e tagliatele a fettine sottili. Disponete un foglio d'alluminio su una
placca da forno e ricopritelo con le verdure, aggiungendo le olive e l'aglio a
fettine sottili. Sistemate su questa base le trote, irrorate di olio e di vino, quindi
ricoprite con il foglio d'alluminio e sigillate bene il cartoccio. Trasferite il tutto
in forno caldo per circa 20 minuti, poi aprite parzialmente il cartoccio,
disponetelo su un piatto di portata e servite. E' un piatto molto gustoso, sano,
nutriente e particolarmente adatto a bambini e anziani.
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abbassate la fiamma e fate cuocere per circa 20 minuti aggiungendo - se
necessario - un altro goccio di vino. Potete servire i filetti accompagnati da
patate o altre verdure a vapore.
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Tipo Secondo piatto
Dosi 4 persona
Tempo richiesto 1 ora
Ingredienti 1 trota di circa 800gr, 1 limone, 1 mazzetto di prezzemolo, 1 rametto di timo, 1
foglia di alloro, 1/2 cipolla, olio q.b., 1 manciata di pangrattato, sale e pepe in
grani
Preparazione Pulite benissimo il pesce, lavatelo, asciugatelo e mettetelo a marinare per circa
1 ora con il timo, l'alloro e la cipolla tritata, i grani di pepe e l'olio. Togliete
dalla marinata, conditelo internamente con prezzemolo tritato, sale, pepe,
praticategli esternamente delle incisioni trasversali per facilitare la cottura e
legatelo per mantenerlo in forma. Passate poi nel pangrattato e mettetelo in una
teglia con l'olio. Lasciatelo cuocere 5 minuti sul fornello, quindi mettete la
teglia nel forno a 250°. Appena sulla trota si sarà formata una crostina scura,
voltatela delicatamente e fatela cuocere anche dall'altra parte. A fine cottura
aggiungete il succo di limone e il prezzemolo, slegatela, salatela e servitela in
tavola.
Trota ai Ferri
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Trota alla Valdostana
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