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-RNA polimerasi I: si dedica alla sintesi degli RNA ribosomiali, in particolare 28s 18s e 5,8 s;
-RNA polimerasi III: si dedica principalmente alla sintesi del tRNA e dell’RNA ribosomiale 5s.
MECCANISIMO DI INIZIO DELLA TRASCRIZIONE NEGLI EUCARIOTI
Anche nel caso degli eucarioti l’RNA polimerasi non ha un’alta affinità con il DNA e non sa dove “sedersi”
per iniziare la copia. L’RNA polimerasi in questo caso è aiutata da un discreto numero di proteine chiamate
TFII (fattori generali di inizio della trascrizione) che sono in grado di riconoscere il punto in cui l’RNA
polimerasi deve “sedersi” per iniziare la copia. Queste proteine riconoscono particolari sequenze ricche in T e
A che negli eucarioti prendono il nome di TATA box. La prima proteina a legarsi a questa sequenza è la TATA
Binding Protein (TBP). Questa si associa a fattori ausiliari che si chiamano TAF e forma quello che è chiamato
complesso TFIID. Una volta che il fattore TFIID si è legato, arrivano altri fattori di inizio chiamati TFIIA
TFIIB TFIIF TFIIE e TFIIH, che, similmente al fattore sigma nei procarioti, si occupano del reclutamento
della RNA polimerasi II nel sito di inizio della trascrizione.
Qui è possibile vedere diversi tipi di sequenze
in una proteina che nel pollo si chiama
ovoalbumina e nel coniglio e nel topo si
chiama -globina. In tutti e tre i casi a monte
del sito di inizio trascrizione segnato in rosso è
presente la sequenza TATA box
Attraverso l’aggiunta della coda di poli A e del cappuccio viene prodotto il pre-mRNA. Copiare il DNA in
RNA porta a produrre un RNA dove l’informazione per fare una specifica proteina non è continua, nel senso
che vi sono tratti codificanti (esoni) intervallati da tratti non codificanti (introni). Perciò prima di essere
trasportato nel citoplasma l’RNA messaggero deve essere modificato rimuovendo gli introni, generando il
cosiddetto RNA maturo dove le diverse parti dell’RNA messaggero che codificano la proteina sono in
continuità. Questo processo di eliminazione degli introni è chiamato “splicing”.
Qui vengono rappresentate le dimensioni degli RNA presenti nel citosol
(in blu) e nel nucleo (in rosso), osservabili grazie alla presenza di un
nucleotide radioattivo in modo da poter seguire il nucleotide nell’RNA in
cui viene incorporato. Poco dopo aver fornito alla cellula il nucleotide
radioattivo la dimensione degli RNA prodotti è più grande del normale.
Osservando la situazione a distanza di un po’ di tempo osserveremo che gli
RNA messaggeri che hanno dimensioni più grandi diventeranno più
piccoli e acquisiranno le dimensioni simili a quelle degli RNA presenti nel
citosol.
AUTO-SPLICING
Si è notato che in alcuni organismi vi siano degli RNA che presentano degli introni che sono in grado di essere
rimossi dall’introne stesso, questo processo si chiama AUTO-SPLICING, nell’uomo non è presente questo
tipo di attività.
In parole povere, voglio dire che la teoria evolutiva prevede che inizialmente le primissime forme di vita
avessero come base la molecola di RNA, durante l’evoluzione poi l’informazione genetica è stata posizionata
sulla molecola di DNA, essendo una molecola più stabile; quindi, meno soggetta a cambiamenti e l’RNA è
diventato solamente uno strumento di trasferimento di questo tipo di informazione. Però trovare un RNA che
sa fare da solo lo splicing è un’indicazione molto forte di come queste primordiali molecole costituite da RNA
possano essere state alla base di prime reazioni biochimiche, le primissime che hanno permesso lo stabilimento
di forme considerate primordiali di vita.
Questa è un’immagine alla microscopia elettronica che vi fa comprendere come questi eventi di trascrizione
e di modificazione del trascritto avvengano in continuità.
Qui vediamo un
filamento di DNA in
blu che viene
copiato, in rosso
invece vediamo
copie di RNA in
itinere, quindi che
stanno avvenendo
sullo stesso
frammento di DNA.
Più andiamo avanti,
più ci spostiamo, più
il frammento è
lungo perché stiamo
copiando una
porzione maggiore di DNA e possiamo notare che mentre l’RNA sta ancora terminando di essere prodotto,
l’apparato di splicing già si preoccupa di andare a rimuovere gli introni. Questi processi li dovete immaginare
molto legati tra di loro, sia nel tempo che nello spazio. La trascrizione di un RNA comporta direttamente le
diverse modifiche che sono necessarie per poi renderlo maturo.
Questo è evidenziato maggiormente dal fatto che, ritornando al nostro enzima iniziale, RNA polimerasi II,
abbiamo detto che la porzione regolativa è necessaria per i legami con i fattori di inizio della trascrizione(TF2).
Qual è la funzione di aver generato dei geni in maniera così complessa, dove abbiamo l’informazione per fare
una proteina spezzettata e dobbiamo generare delle molecole più grandi, e quindi anche dal punto di vista
energetico è un impegno perché si vanno a fare delle molecole più grandi per poi utilizzarne solo una piccola
parte. Questo dal punto di vista energetico sembra uno spreco assurdo per la cellula ma se gli eucarioti hanno
evoluto questo tipo di organizzazione con introni ed esoni, allora ci deve essere qualcosa che gli ha dato un
grande vantaggio evolutivo rispetto ai procarioti dove invece gli introni non esistono.
Per comprendere questo tipo di discorso possiamo immaginare che dividere un RNA o il DNA stesso in esoni
e introni ci fornisce anche la possibilità di avere diverse parti della proteina separate tra di loro, dal punto di
vista dell’informazione genetica. Una possibile spiegazione del vantaggio di avere degli introni in mezzo, dal
punto di vista evolutivo, può essere legata al fatto che durante l’evoluzione le nuove proteine che si vengono
a formare sono spesso frutto della ricombinazione di vecchie proteine, nel senso che molte funzioni che si
acquisiscono sono nuovi geni in cui tramite ricombinazione genica, è successo che una parte di una proteina è
stata unita a una parte di un’altra proteina per generare un nuovo prodotto. Questo prima di tutto necessita di
una duplicazione genica, cioè io durante l’evoluzione posso pensare che se ho un gene che serve a fare una
funzione, durante l’evoluzione ci sono stati dei fenomeni che hanno favorito che questo gene venisse duplicato,
quindi invece di averne uno solo ne avrò 2, 3 o 4, a questo punto la funzione iniziale mi sarà garantita da uno
di questi geni che si sono duplicati, le altre copie possono evolvere e trasformarsi in qualcos’altro, acquisendo
o perdendo delle parti di informazioni e quello che si pensa è che se le parti delle informazioni sono intervallate
da introni è più facile che sono avvenuti degli eventi di ricombinazione di questi geni a livello degli introni e
non a livello degli esoni dove invece qualsiasi tipo di ricombinazione avrebbe poi alterato l’informazione
genetica.
Quindi avere questo eccesso di spazio(introni), dal punto di vista evolutivo può aver favorito la possibilità di
generare nuove proteine nate dall’unione, dalla combinazione di diverse parti di altre proteine che erano
presenti su geni differenti.
Questo è il motivo per cui, questa regione del nucleo è ben distinguibile dal resto, perché c’è una tale
concentrazione di attività in questa regione, sia di trascrizione che di assemblaggio in complessi, che risulta al
microscopio elettronico facilmente distinguibile dal resto del nucleo.
Nucleolo
L’organizzazione dei geni ribosomiali è peculiare. Nel senso che i geni per il 18S, il 5,8S, il 28S, sono
posizionati vicini tra di loro ma in realtà vengono inizialmente trascritti come un’unica copia e questo qui è
indicato come unità di trascrizione.
Quindi ci saranno degli enzimi diversi da quelli dello spliceosoma che saranno in grado di riconoscere i confini
degli RNA ribosomiali e tagliare e rimuovere le porzioni in eccesso. In questa maniera quindi potrò produrre
il 18S, il 5,8S e il 28S, pronti per l’utilizzo.
Il 5S, invece ha un RNA ribosomiale che viene prodotto da un’altra polimerasi localizzata da un altro punto
del genoma e raggiungerà il nucleolo solamente una volta che viene prodotto.
Un’altra cosa che dobbiamo notare è il fatto che nei nostri cromosomi non abbiamo una singola copia degli
RNA ribosomiali ma abbiamo molte copie posizionate una di seguito all’altra. Come vediamo sopra, 18S, 28S,
e 5,8S i geni sono presenti numerose volte e ripetuti; questo perché abbiamo bisogno di produrre una grande
quantità di questi RNA che sono strutturali, le cellule hanno bisogno di molti ribosomi; quindi, una sola copia
di un gene non potrebbe garantire mai la quantità necessaria per produrre tutti i ribosomi di una cellula e quindi
si è adottato questo tipo di organizzazione. Ne troviamo ripetuti numerose volte e ne troviamo presenti anche
in diversi cromosomi.
Quindi dobbiamo poi immaginarci che tutte queste porzioni di DNA convergono fisicamente nella regione del
nucleolo e lì vengono trascritte.
Anche gli RNA ribosomiali devono essere modificati per raggiungere la loro azione finale.
Nella parte bassa della diapositiva è mostrato come questo tipo di modificazioni vengono guidate da delle
ribonucleoproteine, proteine che mediano questo tipo di modificazioni e vengono chiamate nucleolari, proprio
perché sono presenti nel nucleolo e quindi le distinguiamo da quelle nucleari dello splicing.
Nell’immagine è mostrato come queste possono funzionare, quindi andandosi ad appaiare sempre tramite la
legge delle basi azotate con gli RNA ribosomiali da modificare e andando poi ad identificare qual è il
nucleotide che deve essere modificato, sopra nel caso della metilazione del ribosio, sotto invece nel caso della
pseudouridina che viene indicata con la lettera (psi greca Ψ).
Un concetto simile lo
possiamo descrivere nel
caso degli RNA transfer.
Il nucleo non assume sempre la stessa forma, anche esso, come tante altre strutture, si adatta alle condizioni
delle cellule e acquisisce forma, dimensione e numero differenti a seconda del tessuto che prendiamo in
considerazione.
Ci sono anche dei casi opposti, in cui le cellule presentano più di un nucleo. Qui nessuna di queste cellule
nasce con più di un nucleo ma è una caratteristica che può acquisire con il differenziamento.
Abbiamo due modalità con cui una cellula può acquisire più di un nucleo.
→Abbiamo quello che può avvenire
nel muscolo scheletrico dove le cellule
precursori che hanno un nucleo e sono
indifferenziate vanno incontro a
differenziamento che prevede la
fusione della membrana plasmatica di
queste cellule a generare una struttura
più grande, più lunga, queste strutture
vengono chiamate “miotubi” o fibre
muscolari, quello che viene messo in
comune sono i citoplasmi, quello che
rimane separato sono i nuclei.
Quindi in queste cellule, una singola
cellula riesce ad avere decine di nuclei.
Sappiamo che queste righe che
vediamo sono i sarcomeri e vediamo
come la cellula è completamente piena di citoscheletro, i nuclei che sembrano quasi fuori dalla cellula,
vengono messi di lato, acquisiscono una forma piatta e comunque devono continuare a fornire le
informazioni necessarie a queste cellule per sostenere il loro metabolismo.
→Un altro modo per avere una cellula con più nuclei durante il differenziamento è quello di andare incontro
a divisioni mitotiche che non sono seguite da divisioni dell’intera cellula. Questo, ad esempio, avviene nella
cellula specializzata dell’osso, che si chiama osteoclasto, che ha la capacità di riassorbire l’osso.
Da questa immagine a destra possiamo vedere appunto questi osteoclasti, dove vediamo più di un nucleo
evidenziato, in blu vediamo la matrice ossea.
Questo tipo di cellule nasce da un precursore che presenta un singolo nucleo che poi va incontro a successive
divisioni mitotiche che non sono seguite da divisioni dell’intera cellula.
Lo stesso tipo di processo è ben visibile negli epatociti.
Negli epatociti possiamo trovare cellule
BINUCLEATE, anche in questo caso sono cellule
in cui la mitosi non è seguita da una divisione del
citoplasma. Quello che si pensa è che essendo
l’epatocita, nel fegato, una cellula di una certa
capacità di rigenerazione il fatto di avere già cellule
con due nuclei presenti in qualche maniera
accelererebbe il processo di divisione cellulare;
quindi, non c’è bisogno di attendere una nuova
mitosi, la cellula può dividersi direttamente in due e
andare a sostituire cellule morte.
Altra cellula con un gran numero di cromosomi
sono i megacariociti. Essi sono i precursori delle
piastrine, sono cellule in cui abbiamo numerose successive mitosi senza divisioni cellulari questo porta ad
una grande quantità di cromosomi che possono arrivare fino a 64. Questa cellula poi è dedicata alla
produzione di piastrine, frammenti cellulari privi di nucleo.
Per parlare di cellule con forma particolare ci spostiamo sul sistema immunitario, in particolare parliamo di
granulociti.
Sono cellule in cui sembrano avere più di un
nucleo, in realtà è il nucleo che va incontro a
diverse strozzature. È un nucleo solo in cui ci
sono delle regioni a seguito di una strozzatura.
Quindi, a seconda del tipo cellulare i nuclei
possono acquisire forme ben diverse da quelle che
studiamo normalmente.
Noi fino adesso abbiamo visto che nelle nostre cellule sono presenti degli enzimi che si chiamano polimerasi
che hanno bisogno dei fattori di inizio della trascrizione per iniziare a lavorare sul DNA. A questo punto la
domanda è: come si decide da questi 30-35000 geni quali verranno utilizzati, quali verranno copiati e
quali non.
Iniziamo dalla regolazione nei procarioti dove molti dei geni che sono presenti vengono costitutivamente
espressi; quindi, non avviene un fenomeno di regolazione sì o no. Ci sono delle situazioni in cui anche i
batteri devono decidere se utilizzare o meno un determinato gene.
Nei batteri, si è visto che ci sono una serie di regolazioni che vanno sotto il nome di operoni.
I batteri posizionano i diversi geni che
codificano per diverse proteine coinvolte in un
determinato processo in unico punto del loro
genoma, DNA, in maniera tale che la loro
trascrizione avvenga in maniera sincrona. Nel
senso che la decisione se trascriverli o meno
viene presa a monte, una volta presa questa
decisione i geni vengono trascritti
contemporaneamente. Quindi viene fatto un
unico prodotto di trascrizione che poi porterà a
diversi prodotti proteici.
Questo permette ai batteri di avere il livello di
regolazione concentrato sulle regioni che sono a
monte dell’inizio della trascrizione del primo
gene.
Le sequenze di DNA posizionate a monte dell’inizio della trascrizione vanno sotto il nome di promotore, ad
indicare che sono le sequenze di DNA necessarie per promuovere la trascrizione.
Quindi abbiamo detto che la polimerasi batterica ha bisogno di un fattore sigma per potersi sedere sul DNA,
perché il fattore sigma riconosce due sequenze, a -10 e -35, posizionate nella regione del promotore.
Questo tipo di organizzazione mi permette di poter decidere se trascrivere o meno i diversi geni coinvolti in
un determinato processo utilizzando un’unica proteina regolatrice. Vedremo come questo tipo di regolazione
viene decisa dall’attività o meno di un repressore, questa proteina si posizionerà o meno su una regione del
promotore che verrà definita come operatore.
Quindi la polimerasi deve decidere se posizionarsi o meno su questo promotore, la decisione è regolata da
una proteina repressore che si posiziona su una regione del promotore chiamata operatore.
Vediamo due esempi.
→Un esempio in cui cellule batteriche devono decidere o meno se trascrivere i geni per l’ingresso e la
degradazione del lattosio. Le cellule batteriche sono in grado di decidere se trascrivere o meno questi geni a
seconda se il lattosio è disponibile o meno. Ovviamente i batteri hanno diverse fonti energetiche a
disposizione e avere pronti gli enzimi che servono per utilizzare queste fonti è conveniente.
Nel caso del lattosio, che è un
disaccaride, deve essere degradato
e poi utilizzato per i diversi scopi
dal batterio. Codificare per
proteine coinvolte in questo tipo di
processo è dispendioso e quindi i
batteri sono organizzati in maniera
tale da esprimere questi geni per
questi enzimi solamente quando il
lattosio è disponibile
nell’ambiente.
Se qui andiamo a misurare i livelli
di RNA degli enzimi che regolano
il lattosio e una proteina coinvolta
nel metabolismo del lattosio, la B-
galattosidasi, quando il batterio
viene esposto al lattosio, gli RNA
messaggeri vengono trascritti e la
proteina viene fatta, se tolgo il
lattosio a questo punto la trascrizione termina drasticamente e il processo si ferma.
Come funziona questo tipo di regolazione?
La presenza di un
repressore che è in grado di
legarsi sull’operatore.
Z,y,a sono i geni coinvolti
nel metabolismo del
lattosio. La trascrizione di
questi geni è inibita quando
la cellula non è in presenza
di lattosio. Quindi il
repressore si siede sul
promotore e blocca la
possibilità della polimerasi
di posizionarsi e quindi di
trascrivere.
Quando il lattosio è
presente, esso lega il
repressore ne induce un
cambio conformazionale che ne impedisce il legame all’operatore, questo fa sì che il promotore sia libero;
quindi, la polimerasi può legarsi e i geni vengono codificati e il batterio è in grado di metabolizzare il
lattosio. Se il lattosio termina o viene rimosso a questo punto il repressore torna allo stato attivo, è di nuovo
in grado di legarsi all’operatore e ne inibisce la trascrizione.
Quindi è una regolazione basata su una competizione per siti di legami, sul promotore di questi geni o si lega
il repressore o si lega la polimerasi.
→Ci sono delle condizioni in cui invece la regolazione deve avvenire nella maniera opposta, abbiamo
bisogno di regolare la trascrizione di una serie di geni in maniera che questi vengano trascritti quando lo
stimolo è assente.
Questo è il caso dell’operone del triptofano.
Il triptofano è un amminoacido che i
batteri sono in grado di sintetizzare,
usano una serie di enzimi che
permettono la sintesi del triptofano.
Il batterio sa bene che questo processo
è dispendioso, quindi se c’è triptofano
nell’ambiente il batterio deciderà di
fermare la sintesi del triptofano
all’interno della cellula e utilizzare il
triptofano che arriva dall’esterno.
In questa situazione il repressore sarà
attivo solamente quando legherà il
triptofano, a differenza del lattosio in
cui invece il repressore era attivo
quando non legava il lattosio.
In questo caso invece il repressore è
inattivo e quindi i geni vengono trascritti,
quando da fuori entra il triptofano esso si
lega al repressore ne cambia la
conformazione e non permette il legame
all’operatore e questo blocca la polimerasi
e quindi non vengono codificati gli enzimi
per la sintesi del triptofano.
Il batterio può decidere se ha a disposizione più di una fonte energetica qual è quella che preferisce
utilizzare. Cioè se il batterio è in presenza di glucosio e in presenza di lattosio favorirà l’utilizzo del glucosio
che è più facile da metabolizzare rispetto al lattosio e quindi si troverà in una condizione tale che pur
trovandosi in presenza di lattosio, e quindi in teoria l’operone del lattosio dovrebbe essere acceso, si troverà
invece se è presente il glucosio a non far funzionare l’operone del lattosio.
Questo ci ha fatto capire che esiste in questo promotore un terzo livello di regolazione.
Quindi fino adesso abbiamo visto:
- Sito di legame per l’RNA polimerasi
- Sito di legame per il repressore
Nell’operone del lattosio si è visto che c’è un sito di legame per una proteina che si chiama CRP.
Questa proteina per funzionare ha bisogno di un AMP ciclico, questo è prodotto quando nella cellula
sono presenti i livelli di lattosio; invece, la presenza anche del glucosio porta a una riduzione dei livelli
di AMPciclico, questo impedisce a CRP di funzionare.
Quindi qui siamo in un caso in cui, un promotore di un operone necessita del fatto che il repressore non
leghi il suo operatore, però necessita anche di una proteina stimolatrice, la proteina CRP che favorisce il
legame dell’RNA polimerasi.
Quindi in presenza di glucosio il repressore è vero che non è legato, però se è presente anche il Glucosio
CRP non sarà legata al promotore e quindi l’affinità per la polimerasi sarà fortemente ridotta e quindi
l’operone del lattosio verrà spento in presenza del lattosio se è presente anche il glucosio.