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Traduzione:
La sintesi proteica è il processo mediante il quale la cellula produce le proteine di cui
necessita.
Tutte le proteine presenti infatti in una data cellula ma anche quelle depositate nel
tessuto di appartenenza sono prodotte ex novo nel citoplasma grazie alle istruzioni
(codice genetico) contenute nei geni.
Il dogma centrale della Biologia ci dice che ad ogni gene corrisponde una proteina ed
anche se le scoperte più recenti nel campo della biologia molecolare hanno scoperto
geni non codificanti per proteine, il dogma è ritenuto ancora valido nel senso che ogni
proteina sintetizzata a livello del citosol deriva da un gene che è stato trascritto in RNA
nel nucleo. La sintesi proteica è dunque il processo citosolico che consente di
trasformare le informazioni del codice genetico, portate dalla sequenza di nucleotidi di
cui l'RNA è costituito, in proteina.
Il codice genetico racchiude l'informazione per la sequenza dei vari amminoacidi nella
proteina che deve essere sintetizzata.
La sequenza proteica è fondamentale per l'ottenimento di una proteina funzionante e
per ottenere quella particolare proteina di cui la cellula necessita in un dato momento
della sua vita.
L’informazione contenuta nella molecola di mRNA può essere vista come una serie
lineare di sequenze di tre basi. Ogni sequenza di tre basi lungo la catena dell’RNA è un
codone, e specifica un particolare amminoacido. Con quattro possibili basi si possono
formare 64 codoni, ma gli amminoacidi specificati da questi codoni sono soltanto 20.
Tolti i codoni di inizio e di stop (AUG è anche detto codone di inizio, il segnale che avvia
la traduzione e tre codoni (UAA, UAG, UGA) che funzionano da segnali di terminazione
della traduzione, detti codoni di stop), restano 60 codoni, molti di più di quelli necessari
per codificare gli altri 19 amminoacidi: infatti a quasi tutti gli amminoacidi
corrispondono più codoni, e allora diciamo che il codice è degenerato. L’aggettivo
degenerato non va confuso con ambiguo. Il codice si definirebbe ambiguo se un singolo
codone specificasse due o più amminoacidi diversi, lasciando incerto quale amminoacido
inserire nella catena polipeptidica in accrescimento: un dato amminoacido può essere
specificato da più codoni, ma un dato codone può specificare un solo amminoacido. Il
codice è quasi universale, in quanto in tutte o quasi le specie viventi un codone specifica
sempre lo stesso amminoacido. Quindi il codice deve essersi affermato in tempi remoti e
da allora deve essersi conservato immutato durante tutta l’evoluzione degli organismi
viventi.
La traduzione dell’mRNA in proteine richiede una molecola che metta in relazione
l’informazione contenuta nei codoni dell’mRNA con specifici amminoacidi delle
proteine. Questa funzione è svolta dal tRNA. Per garantire che la proteina fabbricata sia
quella specificata dall’mRNA, il tRNA deve leggere correttamente i codoni dell’mRNA e
fornire gli amminoacidi corrispondenti ai codoni letti. La molecola di tRNA svolge tre
funzioni: si carica di un amminoacido, si associa alle molecole di mRNA e interagisce con
i ribosomi.
Il caricamento di ciascun tRNA con il proprio amminoacido è realizzato da una famiglia
di enzimi attivanti noti come amminoacil-tRNA-sintetasi. Ogni enzima attivante è
specifico per un solo amminoacido e per il suo tRNA corrispondente. Grazie alla sua
struttura tridimensionale, il tRNA viene riconosciuto dall’enzima attivante in modo
assolutamente specifico. L’amminoacido si attacca all’estremità 3' del tRNA con un
legame ricco di energia, formando un tRNA carico. Questo legame fornirà l’energia
necessaria alla formazione del legame peptidico.
Un ruolo determinante nella sintesi proteica è svolto dai ribosomi. Il ribosoma presenta
una struttura complessa, grazie alla quale è in grado di assemblare una catena
polipeptidica trattenendo nella giusta posizione l’mRNA e i tRNA carichi. I ribosomi non
sono specifici per la sintesi di un solo polipeptide, quindi può essere utilizzato nella
fabbricazione di molti prodotti polipeptidici diversi.
Ogni ribosoma è costituito da due subunità, una maggiore e una minore. Negli eucarioti,
la subunità maggiore è composta da tre molecole diverse di RNA ribosomiale (rRNA) e da
circa 45 molecole proteiche differenti; la subunità minore contiene una sola molecola di
rRNA e 33 molecole proteiche diverse. Le varie proteine e gli rRNA delle subunità
ribosomiali sono tenuti insieme da forze ioniche o idrofobiche.
I ribosomi dei procarioti sono un po’ più piccoli e contengono proteine ed RNA diversi,
ma sono anch’essi formati da due subunità. Sulla subunità maggiore del ribosoma si
trovano tre siti di legame per i tRNA. Un tRNA carico passa dall’uno all’altro di essi
seguendo un ordine preciso. Il sito A è dove l’anticodone del tRNA carico si lega al
codone dell’mRNA. Il sito C è dove il tRNA cede il proprio amminoacido alla catena
polipeptidica in crescita. Il sito D è dove viene a trovarsi il tRNA che ha ormai
consegnato il proprio amminoacido.
Mutazioni cromosomiche:
Le mutazioni cromosomiche sono cambiamenti nella sequenza di DNA che interessano
porzioni estese di uno o più cromosomi. Queste possono verificarsi durante processi di
divisione cellulare come la meiosi e in particolare durante il crossing over. La frattura e
il ricongiungimento errato della molecola di DNA che porta a mutazioni cromosomiche
può verificarsi secondo 4 meccanismi principali.
• Una delezione rimuove parte del materiale genetico. Un caso in cui si produce
una delezione è quando una molecola di DNA si spezza in due punti e le due
porzioni estreme si ricongiungono lasciando fuori il segmento di DNA intermedio.
• Una duplicazione si può verificare in contemporanea con una delezione. Se i
cromosomi omologhi si rompono in due punti diversi e poi ciascuno si va ad
attaccare al pezzo dell’altro, si ha insieme una delezione e una duplicazione: uno
dei due cromosomi sarà privo di un segmento di DNA, mentre l’altro ne conterrà
due copie.
• Un’inversione avviene quando un segmento di DNA si stacca e reinserisce nello
stesso punto del cromosoma, ma invertito.
• Si ha una traslocazione quando un segmento di DNA si distacca dal proprio
cromosoma e va a inserirsi in un cromosoma diverso. Le traslocazioni possono
essere reciproche o non reciproche.
Mutazioni genomiche:
Le anomalie genomiche, dette anche cariotipiche, sono quelle anomalie che
determinano un cambiamento nel numero dei cromosomi di un cariotipo (il numero e la
forma dei cromosomi sono caratteristici di ogni specie). Si possono distinguere due tipi
di anomalie genomiche: euploidia aberrante ed aneuploidia.
L'euploidia aberrante è quando ad essere aggiunti (più raramente eliminati) sono interi
corredi cromosomici. Si suddivide in:
• monoploidia se è presente un solo cromosoma per ogni tipo ed è ovviamente
un'anomalia quando non costituisce la norma: in quel caso si parlerà di aploidia.
• poliploidia che consiste nella presenza di più di due serie di cromosomi. Negli
animali è rarissima, nelle piante è più comune, probabilmente perché esse hanno
una morfogenesi meno complessa degli animali.
Spesso questo tipo di mutazioni sono dovute ad errori durante la meiosi, ovvero il
processo che dimezza il corredo cromosomico per produrre gameti. Se durante la prima
divisione meiotica, una coppia di cromosomi omologhi non si divide, si ottengono dei
gameti anomali. La non disgiunzione può avvenire anche durante la seconda divisione
meiotica e quindi interessare i cromatidi fratelli di un cromosoma.
Il caso più frequente è la trisomia 21, chiamata sindrome di Down. Questa alterazione
cromosomica comporta effetti variabili comprendenti un ritardo dello sviluppo più o
meno accentuato, bassa statura, problemi cardiaci e respiratori. La trisomia 21 può
derivare anche da una traslocazione di gran parte del cromosoma 21. Altre due trisomie
note sono la sindrome di Patau (trisomia 13) e la sindrome di Edwards (trisomia 18). In
ambedue i casi, quasi nessuno degli individui nati supera i primi mesi di vita.
Più frequenti sono le alterazioni legate ai cromosomi sessuali, tra cui la delezione di un
intero cromosoma X causa della sindrome di Turner, con nascita di femmine che di
norma non maturano sessualmente e che mostrano malformazioni allo scheletro o agli
organi interni. La corrispondente sindrome di Klinefelter deriva invece da una non-
disgiunzione e porta alla nascita di maschi XXY. Questa alterazione a volte comporta un
ritardo mentale variabile e colpisce lo sviluppo sessuale durante l’adolescenza.