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I virus sono formati soltanto da un acido nucleico e da alcune proteine. Inoltre, non
eseguono funzioni metaboliche e non sono in grado di riprodursi autonomamente, per
questo sono definiti parassiti intracellulari obbligati, cioè si sviluppano e si riproducono
soltanto all’interno delle cellule di determinati ospiti. Dal momento che non hanno né la
parete cellulare né un proprio metabolismo, i virus non risentono dell’azione degli
antibiotici. Per riprodursi, i virus utilizzano gli apparati della cellula ospite, di solito
distruggendola. Al termine del processo la cellula libera le particelle virali figlie, che
andranno a infettare nuove cellule ospiti. All’esterno delle cellule ospiti, i virus si
presentano sotto forma di particelle singole, definite virioni. Un virione è formato da un
acido nucleico avvolto da un capside, un rivestimento costituito da una o più proteine.
L’acido nucleico costituisce il genoma del virione e può essere DNA oppure RNA. L’acido
nucleico può essere costituito a seconda dei casi da un filamento lineare o circolare,
doppio o singolo. Il virione inoltre può avere forma semplice o complessa e talvolta è
avvolto da una membrana. I virus sono un utile modello per gli studi di genetica
molecolare in quanto, in confronto agli eucarioti presentano caratteristiche peculiari:
possiedono genomi piccoli, si riproducono rapidamente e sono di regola aploidi.
Plasmidi:
In aggiunta al cromosoma principale, molti batteri ospitano piccoli filamenti circolari di
DNA superavvolto a doppia elica, definiti plasmidi. Normalmente i plasmidi contengono
poche dozzine di geni; tuttavia, essi possiedono un’origine della duplicazione e ciò
consente di considerarli cromosomi. Di regola i plasmidi si duplicano in contemporanea
con il cromosoma principale; possono però trasferirsi da una cellula all’altra durante la
coniugazione, portando nuovi geni nel batterio ricevente. Dal momento che i plasmidi
hanno un’esistenza indipendente dal cromosoma principale, non c’è bisogno che si
ricombinino con esso perché i loro geni possano aggiungersi al genoma della cellula
ricevente. Esistono diversi tipi di plasmidi, classificabili in base al tipo di geni che
contengono:
• I fattori di fertilità o plasmidi F rendono possibile la coniugazione. Questi plasmidi
possiedono circa 25 geni, tra cui quelli che codificano per le proteine dei pili
sessuali e del tubo di coniugazione. Una cellula contenente un plasmide F viene
indicata come F+ e può trasferire una copia del plasmide F a una cellula F–,
trasformandola in F+.
• I plasmidi metabolici possono conferire insolite capacità metaboliche alle cellule
che li contengono. Per esempio, alcuni batteri possono crescere sugli idrocarburi,
utilizzandoli come fonte di carbonio. I geni che codificano gli enzimi coinvolti
nella demolizione degli idrocarburi sono portati dai plasmidi.
• I fattori di resistenza, definiti anche plasmidi R, portano geni che codificano
proteine capaci di demolire o alterare gli antibiotici. Ogni plasmide R porta uno o
più geni che conferiscono la resistenza a particolari antibiotici, oltre ai geni che
rendono possibile la coniugazione.
Trasposoni:
Per spostare porzioni di DNA da una cellula batterica all’altra, oltre ai plasmidi e virus,
possono funzionare da vettori di trasporto anche i trasposoni, ossia frammenti di DNA in
grado di spostarsi all’interno del genoma andando a inserirsi in un punto diverso dello
stesso o di un altro cromosoma. In molti casi il loro inserimento produce effetti
fenotipici perché, se avviene all’interno di un gene, ne distrugge l’integrità. Alcuni
trasposoni sono sequenze di 1000-2000 coppie di basi. Sequenze di questo tipo si trovano
in numerosi siti del cromosoma principale di Escherichia Coli. In un tipo di trasposizione,
il trasposone si duplica indipendentemente dal resto del cromosoma; la copia va poi a
inserirsi in un’altra sede dello stesso cromosoma. Gli enzimi necessari per questo
inserimento sono codificati da geni situati sul trasposone stesso. In altri casi, i trasposoni
vengono tagliati via dal loro sito originario e inseriti in un’altra sede. I trasposoni
possono portare con sé uno o due geni batterici aumentando così la variabilità genetica.