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Sono
elementi
genetici
infettivi e
sono
definibili
come
parassiti
intracellulari
obbligati.
Possono esistere in due forme:
1. forma intracellulare → Nel quale il materiale genetico DNA o RNA si
replica sfruttando le funzioni metaboliche della cellula ospite
2. Forma extracellulare → Detta virione nella quale il materiale
genetico replicato è contenuto all'interno di un involucro proteico (il
capside) e costituisce una particella nucleoproteica in grado di
infettare una nuova cellula.
Una caratteristica essenziale che riguarda le modalità di riproduzione
distingue i virus dagli organismi cellulari. Infatti, a differenza di questi
ultimi, le particelle virali per riprodursi non si accrescono né vanno
incontro a divisione binaria, ma si formano per assemblaggio di
componenti preformati che sono sintetizzati de novo dalla cellula ospite
in base all’informazione genetica del virus. Le particelle così prodotte, i
virioni, rappresentano la forma extracellulare che permette, nel ciclo
infettivo, la diffusione e la trasmissione del genoma virale tra gli ospiti.
I virus sono stati identificati come nuove entità biologiche solo poco più di
un secolo fa, nel 1892, dal botanico russo Dimitry Ivanovsky. egli
constatò che la malattia del mosaico delle piante sembrava non
dipendere da microrganismi va bene infettivi che non a rimanere
intrappolati nei filtri e che sembravano impossibilitati a crescere su un
mezzo di cultura in assenza di cellule ospiti. Soltanto nel 1930 fu possibile
visualizzare tali agenti infettivi al microscopio elettronico.
CAPSIDE
È una struttura proteica che riveste il materiale genetico virale
proteggendolo da agenti chimici, fisici ed enzimatici, permettendo la
persistenza del virione nell'ambiente partecipando attivamente alla fase
iniziale del processo infettivo.
Il capside è costituito dalla subunità proteiche prevalentemente basiche
per poter meglio interagire con i gruppi carichi negativamente del
materiale genetico, distribuite in strutture ripetute che formano nel
complesso capsomeri e che consentono un corretto incapsidamento del
genoma.
La struttura del capside può essere icosaedrica, elicoidale ed ogni
particella virale ne ha sviluppata una propria.
➔ I virus a struttura icosaedrica (HPV, Polioma, Adenovirus) presentano
i capsomeri distribuiti in modo da formare 20 facce triangolari, 12
vertici e 30 spigoli. Sìanche se in varie specie questi numeri possono
cambiare. I capsomeri che occupano i vertici (12) prendono il nome
di pentoni attraversati negli adenovirus da filamenti proteici. Tutte
gli altri prendono il nome di esoni.
➔ La simmetria elicoidale (virus del mosaico del tabacco,
Orthomyxovirus, Paramyxovirus, Rhabdovirus) le unità strutturali
sono disposte una dopo l’altra in modo da formare un’elica costituita
da un numero costante di unità per ogni spirale. La sovrapposizione
dei successivi giri dell’elica (il passo dell’elica) determina la
formazione di un cilindro entro cui è adeso il genoma virale.
Variando la lunghezza dell’elica è possibile accogliere genomi di
diversa lunghezza. Questi nucleocapsidi si presentano al microscopio
elettronico con una forma bastoncellare o filamentosa.
➔ Altri virus più complessi possono presentare una struttura a metà fra
quella elicoidale e quella icosaedrica (poxivirus)