Nelle cellule eucarioti la doppia elica di DNA si lega a particolari proteine, gli istoni, per
formare fibre di cromatina. Durante la divisione cellulare, la cromatina si avvolge su se
stessa dando origine a masserelle molto compatte, i cromosomi . Nelle cellule procarioti le
due estremità della catena di DNA si congiungono e si forma un unico filamento circolare.
Nelle cellule procarioti, in cui il DNA è circolare, la replicazione inizia in un solo punto e
procede nelle due direzioni opposte, finché non è stato replicato tutto l'anello. Nelle cellule
eucarioti il processo avviene simultaneamente in diverse unità di replicazione, una dopo
l'altra lungo tutta la doppia elica di DNA; al termine, tutte le unità saranno congiunte.
Per il corretto funzionamento delle cellule figlie è importante che la replicazione avvenga
con il minor numero possibile di errori: l'enzima DNA-polimerasi ha la funzione di impedire
o rimuovere appaiamenti sbagliati di nucleotidi. Nonostante ciò, durante la replicazione si
possono verificare errori, anche se con una frequenza molto bassa (un nucleotide
sbagliato su 100 milioni appaiati correttamente). Questi errori provocano un cambiamento
nella sequenza delle basi azotate, e di conseguenza dell'informazione genetica, e sono
detti mutazioni. Le mutazioni sono alla base della variabilità genetica.
IL LINGUAGGIO DELLA CELLULA
La sintesi proteica
Si definisce sintesi proteica il processo con cui una sequenza di nucleotidi viene convertita
nella successione di amminoacidi formanti una proteina. Alla sintesi proteica prendono
parte attiva l'm-RNA, il t-RNA e l'r-RNA.
L'm-RNA copia l'informazione contenuta nel DNA e la trasporta dal nucleo al citoplasma
(questo stadio è detto trascrizione); il t-RNA e l'r-RNA traducono il messaggio scritto
sull'm-RNA in una sequenza di amminoacidi (questo stadio è detto traduzione). Durante la
sintesi proteica perciò, l'informazione genetica passa dal DNA all'RNA e dall'RNA alle
proteine. È questo il dogma centrale della biologia.
La trascrizione
La trascrizione è lo stadio della sintesi proteica in cui le informazioni sono trasferite dal
DNA all'RNA, secondo le regole dell'appaiamento delle basi complementari.
Come nella replicazione , è necessario che le basi azotate sporgano dalla doppia elica del
DNA. Perciò il tratto di DNA che deve essere trascritto viene aperto in un punto ben
preciso, caratterizzato dalla tripletta AUG di "inizio lettura". Un enzima, l'RNA-polimerasi, si
lega a uno dei due filamenti di DNA che serve da "stampo", e procede dall'estremità 3'
all'estremità 5' legando i ribonucleotidi complementari presenti nel nucleo. Si forma in
questo modo l'm-RNA.
Quando l'RNA-polimerasi giunge alla tripletta di "fine lettura", l'm-RNA si separa dalla
catena di DNA, passa per i pori della membrana nucleare ed entra nel citoplasma, dove si
lega ai ribosomi. Il DNA "modello" si riavvolge a formare la doppia elica, oppure si lega a
una nuova molecola di RNA-polimerasi per sintetizzare un nuovo filamento di m-RNA.
La traduzione
La traduzione è lo stadio della sintesi proteica in cui le istruzioni portate dall'm-RNA
vengono tradotte nella sequenza corretta di amminoacidi per formare una proteina.
La traduzione (v. fig. 5.6) ha luogo nel ribosoma (formato da r-RNA e proteine), composto
da due subunità: quella piccola contiene un sito di legame per l'm-RNA; quella grande ha
due siti di legame per due molecole di t-RNA e un sito che catalizza la formazione del
legame peptidico tra due amminoacidi adiacenti.
Ogni molecola di t-RNA è specifica per un unico amminoacido ed è in grado di riconoscere
sia l'amminoacido che deve trasportare, sia il codone complementare di m-RNA associato
al ribosoma.
La traduzione ha inizio quando due codoni del filamento di m-RNA si legano alla subunità
piccola di un ribosoma. Il primo codone è la tripletta di "inizio lettura" AUG, alla quale
corrisponde l'amminoacido metionina; il secondo codifica il primo vero amminoacido della
proteina. I due t-RNA, che hanno rispettivamente l'anticodone di inizio e l'anticodone
complementare al secondo codone, si legano alla subunità grande e si forma un legame
peptidico (cioè il legame tra amminoacidi che forma le proteine) tra i due amminoacidi
trasportati.
Il t-RNA di inizio si stacca dal ribosoma mentre il dipeptide (i due amminoacidi uniti dal
legame peptidico) rimane legato al secondo t-RNA. Il ribosoma si sposta sopra un altro
codone dell'm-RNA e una nuova molecola di t-RNA con il proprio amminoacido si dispone
nel sito di legame vuoto del ribosoma. Si crea un nuovo legame peptidico e il tripeptide si
salda all'ultimo t-RNA. Il processo di allungamento della catena polipeptidica prosegue in
questo modo finché tutte le triplette sono state tradotte e viene raggiunto il codone di "fine
lettura". La proteina completa si stacca dal ribosoma e specifici enzimi scindono il legame
con la metionina.
Le mutazioni
Una mutazione è un cambiamento nella successione o nel numero delle basi di un gene.
Una mutazione può avvenire in qualsiasi cellula di un organismo, ma solo quella che si
verifica nei gameti entra a far parte del patrimonio ereditario dell’individuo e si trasmette da
una generazione all’altra. Le mutazioni possono interessare singoli nucleotidi (mutazioni
geniche) o tratti di cromosoma (mutazioni cromosomiche).
Le mutazioni geniche, dette anche puntiformi, possono insorgere spontaneamente o per
rari errori durante la replicazione del DNA. Possono anche essere prodotte da alcuni
composti chimici e da radiazioni. Esse comprendono:
1. la delezione (perdita di un nucleotide);
2. l’inserzione (aggiunta di un nucleotide);
3. la sostituzione (una base sostituisce un’altra base).
Le mutazioni cromosomiche sono causate da rotture all’interno dei cromosomi, spontanee
o provocate in seguito a esposizione a raggi X o ad agenti chimici. Le estremità rotte
tendono a ricongiungersi provocando dei cambiamenti nell’ordine dei geni. Comprendono:
1. la traslocazione (scambio di segmenti di cromosomi tra cromosomi non omologhi);
2. l’inversione (rotazione di 180° di un segmento di cromosoma);
3. la delezione (perdita di un segmento di cromosoma).
Le mutazioni cromosomiche possono anche alterare il numero dei cromosomi (mutazioni
genomiche): si ha polisomia o monosomia a seconda che uno o più cromosomi siano stati
rispettivamente acquistati o persi.
Le mutazioni sono la principale fonte della variabilità genetica .
Nel corso di milioni di anni di evoluzione , la selezione naturale ha utilizzato le mutazioni
per favorire lo sviluppo di organismi ben integrati nel loro ambiente: ogni nuova mutazione
altera questo equilibrio e quindi ha molte più probabilità di essere dannosa, anziché utile.
In questo modo ciascuna specie è andata via via perfezionando un proprio “programma”
genetico altamente specializzato.
Tuttavia un cambiamento ambientale può alterare la stabilità di una popolazione. Allora
una mutazione può rivelarsi vantaggiosa (perché migliora l’adattamento della popolazione
al nuovo ambiente), tanto da entrare a far parte del genoma di una specie.