Sei sulla pagina 1di 10

Introduzione

I canali ionici sono importanti nel controllo dell’eccitabilità di membrana, nella genesi del p.d.a., nella
trasmissione degli impulsi elettrici e nell’innesco della contrazione muscolare. Tuttavia, oggi sappiamo che i
canali ionici fanno molto altro e sono fondamentali in tutte le cellule del nostro organismo, anche in quelle
non eccitabili. I canali ionici non sono presenti solo sulla membrana plasmatica, ma su tutte le membrane
degli organelli cellulari, ad esempio nelle membrane del reticolo sarcoplasmatico (recettori rianodinici).
Quando un canale ionico si apre tende a portare il potenziale di membrana al valore del suo potenziale di
equilibrio.
Quasi tutti i processi di esocitosi sono calcio-dipendenti. Il calcio è un messaggero chimico. Il calcio
fuoriuscito dal RE che entra nei mitocondri spinge la bioenergetica cellulare. Nei tumori, il flusso di calcio
dal RE ai mitocondri è sottoposto a down-regulation, questo perché un sovraccumulo di calcio, sia a livello
mitocondriale che citoplasmatico, costituisce un segnale apoptotico.

Membrana plasmatica

Ruolo strutturale: conferisce la forma alla cellula.

Ruolo omeostatico: ha il compito di mantenere la composizione del citoplasma costante e diversa dalla
composizione dello spazio extracellulare. La funzione principale è quella di regolare gli scambi tra citosol e
spazio extracellulare. A livello del SNC le informazioni vengono trasmesse mediante i cosiddetti treni dei
p.d.a. (segnale elettrico generato dalla differenza di ioni a cavallo della membrana plasmatica). La
membrana plasmatica, essendo selettivamente permeabile, si avvale dei canali ionici e dei trasportatori per
regolare il flusso ionico e di molecole che non sono liberamente permeabili ad essa.

Ruolo di segnalazione: un’altra importante funzione della membrana plasmatica è il rilevamento dei segnali
extracellulari (es. ormoni, fattori di crescita, neurotrasmettitori) i quali agiscono sulle cellule inducendo una
risposta. Questa funzione è possibile grazie alla presenza di recettori di membrana. Un recettore, da un lato
ha il compito di rilevare lo stimolo chimico, dall’altro ha il compito di indurre una risposta specifica da parte
della cellula.

Ciascun organello cellulare è delimitato da una membrana. In particolare, il reticolo endoplasmatico, i


mitocondri e i lisosomi presentano sulla membrana canali ionici e trasportatori specifici coinvolti nelle
funzioni svolte da questi organelli. La membrana mitocondriale interna (IMM) è un esempio di membrana
particolarmente ricca di proteine, in quanto ospita la catena di trasporto degli elettroni.

La membrana plasmatica è costituita da


un doppio strato lipidico. Il modello che
descrive la struttura è detto Modello a
mosaico fluido di Singer-Nicholson. Una
membrana è costituita da due foglietti
fosfolipidici. Ciascun fosfolipide è una
molecola antipatica poiché presenta una
testa polare (solitamente glicerolo) e
una coda idrofoba (catene di acidi
grassi).
Lo spessore del doppio strato può
variare da 30 a 70 A. Il colesterolo è un
importante costituente della membrana
plasmatica ed è intercalato fra gli acidi
grassi di due fosfolipidi adiacenti.
La fluidità della membrana plasmatica è influenzata: dalla temperatura, dal contenuto di colesterolo (più
molecole di colesterolo meno fluida è la membrana), dalla lunghezza degli acidi grassi (più sono lunghe le
catene alifatiche dei fosfolipidi maggiore è la rigidità della membrana), dalla presenza di doppi legami nelle
catene alifatiche (la presenza di un doppio legame induce un ripiegamento che aumenta la fluidità di
membrana; la presenza solamente di legami semplici determina una maggiore rigidità della membrana).
È importante che la membrana sia fluida poiché ospita un gran numero di proteine che vanno in contro ad
una serie di modifiche conformazioni. Le proteine di membrana sono: integrali (se attraversano
interamente il doppio strato fosfolipidico) o estrinseche (se affacciano solamente sul lato citosolico o
extracellulare).
La membrana plasmatica è caratterizzata da una distribuzione asimmetrica dei fosfolipidi: sul versante
extracellulare, il fosfolipide più abbondante è la fosfatidil-colina; al contrario, sul versante citosolico, il
fosfolipide più importante è la fosfatidil-serina. Quest’asimmetria è importante, ad esempio, nelle cellule in
apoptosi. In quest’ultime la fosfatidil-serina viene traslocata dal foglietto citosolico a quello extracellulare
ad opera dell’enzima flippasi. I macrofagi, che rimuovono le cellule apoptotiche, riconoscono queste cellule
grazie alla presenza della fosfatidil-serina sul foglietto lipidico extracellulare.
In seguito ad agitazione termica, i fosfolipidi vanno incontro ad una serie di movimenti che garantiscono la
fluidità di membrana. Il più frequente è dato dalle oscillazioni delle catene di acidi grassi. Inoltre, possono
ruotare su se stessi, possono anche diffondere nel doppio strato fosfolipidico
Oscillazione delle catene alifatiche, rotazione intorno al proprio asse, diffusione laterale (su entrambi i
foglietti). Come conseguenza di questi movimenti, la membrana può presentare dei corrugamenti.
Anche le proteine di membrana sono soggette a mobilità laterale. La velocità dei lipidi è nell’ordine dei
µm/sec, mentre quella delle proteine è nell’ordine dei µm/min.
Una proteina per poter svolgere correttamente la propria funzione deve essere localizzata in una regione
specifica della membrana plasmatica (soprattutto nel caso dei recettori e dei canali ionici). Molte proteine
sono ancorate al citoscheletro di actina che sottende la membrana plasmatica (es. canali TRP); altre
proteine, ad esempio quelle localizzate sul versante luminale degli enterociti, sono bloccate e non possono
raggiungere la membrana baso-laterale per la presenza di tight-junction (giunzioni occludenti) tra cellule
adiacenti. Ciò è importante dal punto di vista fisiologico.
Un altro meccanismo che limita la libertà di movimento delle proteine è quello delle zattere lipidiche (lipid-
rafts), regioni della membrana plasmatica caratterizzate da una maggiore densità poiché più ricche in
colesterolo e sfingolipidi. Queste regioni possono essere decorate sul versante citosolico dalla presenza
della caveolina, una proteina che fa si che queste regioni presentino una morfologia particolare, ovvero
un’invaginazione, una omega rovesciata. Nei neuroni la caveolina è sostituita dalla flotillina, in presenza di
flotillina la membrana non può invaginarsi, tuttavia, la densità è sempre maggiore rispetto alle zone
circostanti. Il diametro delle zattere lipidiche è generalmente compreso tra i 25 e i 100 nm. A causa della
maggiore densità, le proteine che si trovano in corrispondenza di queste regioni sono bloccate; ciò è molto
importante, perché le zattere lipidiche e le caveole (in particolar modo) possono operare come piattaforme
deputate alla trasduzione del segnale, ovvero mantengono fisicamente vicini i componenti di una cascata di
transduzione del segnale in modo tale da mantenere la fedeltà della trasmissione del segnale stesso. Le
proteine coinvolte in una cascata di segnalazione devono essere fisicamente vicine. Ad esempio, un
recettore accoppiato alla proteina G è adiacente alla proteina G che è a sua volta vicino all’enzima
effettore. Un ulteriore esempio è dato dal Ca2+: quando il calcio entra nella cellula fluendo attraverso un
canale ionico, questo deve essere subito legato dall’enzima che innesca una risposta cellulare. Il Ca2+,
infatti, non può accumularsi nel citoplasma altrimenti si innescherebbero una serie di processi che
porterebbero alla morte cellulare.

Le principali proteine integrali (intrinseche) localizzate nelle


membrane:
1. Ad attraversamento singolo: ad esempio i recettori con attività
tirosin-chinasica per i fattori di crescita o per l’insulina. Sono
proteine che attraversano con una sola α-elica il doppio strato
fosfolipidico, presentano una porzione ammino-terminale
(extracellulare) che contiene il sito di legame per un agonista specifico e una porzione carbossi-
terminale (citosolica) che contiene il sito catalitico.
La funzione del segmento trans-membrana è quella di trasferire le modifiche conformazionali indotte
dal legame della molecola agonista al recettore.

2. A 7 segmenti trans-membrana: ad esempio i recettori accoppiati alle proteine G, i quali sono dotati di 7
α-eliche che attraversano la membrana plasmatica. Anche in questo caso i recettori sono dotati di un
dominio recettoriale (extracellulare) che lega uno specifico agonista; il legame induce delle modifiche
conformanzianali che tramite i segmenti trans-membrana vengono trasferiti al dominio catalitico
(citosolico), responsabile dell’attivazione delle proteine G trimeriche.

Sia i recettori metabotropici che quelli dotati di attività tirosin chinasica sono costituiti da un’unica
catena polipetidica.

3. Ad attraversamento multiplo: sono proteine organizzate in subunità.


Ad esempio, i canali ionici v.d. per il K+ (4 sub), i recettori ionotropici (5
sub) e le giunzioni comunicanti (6 sub).

La membrana plasmatica, essendo costituita da un bilayer fosfolipidico, è selettivamente permeabile a


piccole molecole lipofile, gas (O2 e CO2), piccole molecole polari non cariche (etanolo, acqua e urea).
Tuttavia, la presenza di canali ionici e proteine di trasporto consentono il passaggio di ioni, grosse molecole
polari non cariche (glucosio) e molecole polari cariche (ATP, amminoacidi).

Fondamentalmente esistono due modalità di trasporto attraverso la membrana plasmatica:


• Trasporto passivo, avviene secondo gradiente elettrochimico. Comprende la diffusione semplice di gas
o di piccole molecole non dotate di carica che si sciolgono nel doppio strato fosfolipidico,
attraversandolo senza l’ausilio di proteine. Le altre molecole e gli ioni, che non possono disciogliersi
nella membrana perché dotate di carica netta o parziale, si servono di meccanismi di trasporto. Si parla
di diffusione facilitata se avviene mediante un canale ionico o una proteina carrier (trasportatore).

• Trasporto attivo, avviene contro gradiente elettrochimico, a spese di energia e si serve di pompe
ioniche o semplicemente di proteine carrier.

L’equazione che regola la diffusione facilitata è l’equazione di Fick: Fi = Pi (C1 - C2). Il flusso aumenta
all’aumentare della permeabilità della membrana ma anche all’aumentare della differenza di
concentrazione a cavallo della membrana. L’equazione di Fick è sostanzialmente l’equazione di una retta
dove la permeabilità altro non è che il coefficiente angolare della retta (pendenza).
Tanto più un soluto è lipofilo tanto più la membrana è permeabile a tale soluto.

I due principali meccanismi di trasporto transmembranale sono:


• Canali ionici: formano un canale idrofilo. Costituiscono una via di permeazione “sempre accessibile”
agli ioni, che consente loro di diffondere attraverso lo spessore della membrana plasmatica.
L’accesso al canale idrofilo è possibile se il gate (o porta di attivazione) è aperto e l’apertura è
modulata da segnali extracellulari (variazioni di potenziale di membrana o legame con un agonista
specifico).

• Trasportatori: comprendono le pompe ioniche e i carrier. Essi non creano mai un canale aperto su
entrambi i lati della membrana ma oscillano continuamente tra uno stato conformazione e l’altro: il
sito di legame per il substrato viene esposto alternativamente sul versante citosolico e sul versante
extracellulare.

Ancora una volta la fluidità della membrana plasmatica è fondamentale per consentire il passaggio dei
trasportatori da uno stato conformazionale ad un altro.

È importante notare come, dal momento che la porta di attivazione di un canale ionico è aperta, il poro
idrofilo da essi costituito è facilmente accessibile agli ioni che quindi fluiscono a grande velocità secondo il
gradiente elettrochimico. È quindi chiaro che il ciclo operativo di un trasportatore, che va incontro a
modifiche conformazionali, è più lento di quello di un canale ionico.

Il trasporto mediato da proteine di trasporto può avvenire in:


- Uniporto: trasporto di un substrato in una sola direzione. Es. Glucosio permeasi.
- Simporto: trasporto di due o più substrati (di cui almeno uno è uno ione) nella stessa direzione
attraverso la membrana. Es. Cotrasporto Na+ / Glucosio.
- Antiporto: trasporto di substrati in direzioni opposte. Es. Pompa Na+ / K+.

Il trasporto mediato da carrier e pompe ioniche


presenta una velocità massima che dipende dal
numero di proteine trasportatrici presenti sulla
membrana e dalla velocità stessa del ciclo operativo
della proteina (velocità di turnover).
L’equazione che che regola i meccanismi di trasporto
mediato da proteine è l’equazione di Michaelis-
Menten. Una proteina di trasporto altro non è che un
enzima, il quale legando il substrato subisce un
cambiamento conformazionale che permette il
passaggio della molecola da un versante all’altro della
membrana plasmatica.
È possibile quindi calcolare la costante di dissociazione
per una proteina di trasporto che è la concentrazione
di soluto alla quale la velocità di trasporto è pari a metà della velocità massima.
L’inverso della costante di dissociazione è detta affinità (facilità con la quale la proteina lega il substrato).

Nella diffusione facilitata mediata da una proteina carrier il flusso di molecole attraverso la membrana
segue il gradiente di concentrazione.
La glucosio permeasi presenta due stati conformazionali ma l’affinità del substrato (glucosio) per la
proteina è uguale per entrambi gli stati; è infatti il gradiente di concentrazione del glucosio che determina
la direzione del flusso. Dopo un pasto, il glucosio è più abbondante nello spazio extracellulare (perché viene
liberato dal torrente circolatorio) e spinto dal gradiente di concentrazione entra nelle cellule. La glucosio
permeasi allora lega il glucosio sul versante extracellulare (dove è più abbondante) e in seguito ad un
cambiamento conformazionale lo rilascia sul versante citosolico (dove è meno abbondante).
Dunque, la diffusione facilitata porta il glucosio nella cellula lungo il gradiente di concentrazione; la
diffusione si arresta all’equilibrio, quando la concentrazione interna ed esterna di glucosio sono uguali.

La glucosio permeasi (GLUT) è una proteina


costituita da 12 STM con estremità ammino e
carbossi-terminali citosoliche. Nello specifico i
segmenti coinvolti nell’interazione con le molecole
di glucosio sono 8, 10 e 11. La glucosio permeasi
presenta un’estrema specificità per il D-glucosio
(affinità per D-glucosio 1000 volte superiore a L-
glucosio). Non lega il G6P.

Trasporto attivo
Il trasporto attivo primario prevede il flusso di uno ione o di un soluto contro il proprio gradiente
elettrochimico, ed è quindi necessario fornire energia al sistema affinché sia in grado di veicolare il soluto.
Nel trasporto attivo primario l’energia deriva dall’idrolisi di ATP.
Nel caso della pompa Na/k, gli ioni Na+ vengono trasferiti dal citoplasma allo spazio extracellulare, mentre
gli ioni K+ vengono trasferiti dallo spazio extracellulare al citosol (contro gradiente di concentrazione).
Il motivo per cui le concentrazioni di ioni Na+ nel citoplasma (lo stesso vale
per gli ioni K+ nello spazio extracellulare) non si esauriscono è
riconducibile alla presenza di canali ionici definiti canali di leakage (o di
fuga). Questi canali sono sempre aperti e non sono soggetti a nessun
controllo da parte di stimoli extracellulari; il flusso di ioni è regolato
esclusivamente dal gradiente elettrochimico. Per cui, grazie a questi canali
gli ioni Na+ rientrano nel citoplasma e gli ioni K+ fuoriescono nello spazio
extracellulare.

Vi sono tre classi di trasportatori coinvolti nel trasporto attivo primario:


1. Classe A: comprende i cosiddetti trasportatori ABC (ATP-binding cassette). Inizialmente non è stata
data troppa importanza a questa classe, dato che queste proteine erano espresse soprattutto nei
batteri. Successivamente, è stato osservato che questi trasportatori sono coinvolti nella resistenza
ai chemioterapici (trasportatori MDR) e soprattutto che una mutazione di un trasportatore ABC
(CFTR) determina l’insorgenza della fibrosi cistica.

2. Classe B: comprende diverse sottoclassi di pompe protoniche: V-ATPasi (acidificazione dei


lisosomi), ATP-sintasi (sulla IMM, è l’unico esempio di trasporto attivo primario che sfrutta il
gradiente protonico per generare ATP).

3. Classe P: comprende la pompa Na/K, la SERCA (capta il Ca2+ e lo trasporta nel reticolo
sarcoendoplasmatico) e la PMCA (cattura il Ca2+ citosolico e lo trasporta all’esterno). È detta classe
P in quanto durante il ciclo operativo tali proteine presentano un intermedio fosforilato.

La [Na+] è più abbondante nello spazio extracellulare (LEC) rispetto al citoplasma, viceversa, la [K+] è
maggiore nel citoplasma rispetto allo spazio extracellulare.
Ione Concentrazione extracellulare (mM) Concentrazione intracellulare (mM) [ione]e/[ione]i
+
Na 145 12 12
K+ 4 155 0.026
Ca2+ 1.5 10 - 4 15 000
Cl- 123 4.2 29

Il meccanismo deputato a mantenere tale gradiente di concentrazione a cavallo della membrana plasmatica
è la pompa Na/K, che accoppia il trasferimento di 3 ioni Na+ e 2 K+.
Generalmente la pompa Na/K può consumare fino al 25% dell’ATP cellulare, nei neuroni questa
percentuale sale fino al 70%.

La pompa Na/K è una proteina costituita da 2 subunità: sub a, con un PM maggiore (113 kDa) e sub b, con
un PM inferiore (35 kDa).
La sub a è deputata al trasporto degli ioni ed è dotata di attività ATPasica; la sub b è una glicoproteina che
regola la funzionalità e organizzazione dalla sub a.
La sub a è costituta da 10 STM, le cui estremità COOH ed NH2 sono rivolte verso il citosol.
Tra il quarto ed il quinto STM è presenta una lunga ansa citosolica di collegamento che presenta: un
dominio N (sito di legame per l’ATP) e una sequenza di 4 amminoacidi (Asp-Lys-Thr-Gly), importante per
segnalare la presenza dell’Asp che viene fosforilato durante il ciclo operativo.
La regione comprese tra il secondo STM e l’ansa citosolica tra quarto e quinto STM è definita dominio
attuatore, importante affinché avvenga la modifica conformazionale che sposta i siti di legame per il Na+ e
per il K+ da un versante all’altro della membrana.
Il ciclo operativo della pompa Na/K inizia quando la sub a si trova nello stato conformazionale E1. In
questo stato conformazionale i siti di legame per il Na e per il K sono rivolti verso il citoplasma ma, a
differenza dei siti di legame per il Na, i siti di legame per il K non sono accessibili (l’affinità per il K è
bassissima). La concentrazione di Na+ nel citoplasma è bassa, tuttavia, il legame di una molecola di ATP al
dominio N della sub a aumenta l’affinità dei 3 siti di legame per il Na, per cui gli ioni Na+ possono legarsi
alla pompa sul versante citosolico. Il legame con il Na+ innesca l’attività ATPasica della pompa: viene
idrolizzata ATP, il gruppo P che ne deriva si lega al residuo di Asp e si forma l’intermedio fosforilato. Tale
intermedio possiede l’energia sufficiente per andare incontro alla modifica conformazionale che espone i
siti di legame per gli ioni dal versante citosolico a quello extracellulare. In questo stato conformazionale E2
i siti di legame sono rivolti verso l’esterno e i siti di legame per il Na perdono l’affinità per il Na+ e rilasciano
3 ioni Na+ nello spazio
extracellulare.
In seguito al distacco del Na+
aumenta l’affinità dei 2 siti di
legame per il K per il K+ stesso,
così che possono legare lo ione
anche se la concentrazione di K
nel LIC è estremamente bassa.
Legati gli ioni K, la sub a perde il
gruppo P e la proteina cambia
nuovamente conformazione
ritornando allo stato
conformazionale E1. In questo
stato i siti di legame sono rivolti
verso il citosol e i siti di legame
per il K perdono la loro affinità
per il K+ e rilasciano 2 ioni K+ nel
citosol. A questo punto il ciclo
può ricominciare.
I principali meccanismi che mantengono la [Ca2+] sono:
- SERCA è la Ca2+ ATPasi del reticolo sarco-endoplasmatico,
sequestra il Ca2+ citosolico e lo trasferisce al reticolo sarco-
endoplasmatico (dove la [Ca2+] è pari 400/600 mM).
- PMCA è la Ca2+ ATPasi della membrana plasmatica, estrude il Ca2+
citosolico verso lo spazio extracellulare.
- Scambiatore Na+/Ca2+.

SERCA e PMCA sono pompe che durante il ciclo operativo formano un


intermedio fosforilato e permettono il mantenimento di una
concentrazione di calcio citosolica costante e pari a 100 nM.
Recentemente è stato scoperto che non trasportano solo ioni calcio ma
possono anche trasportare H+ in direzione opposta.
Nel caso della PMCA il rapporto stechiometrico è 1 Ca2+ : 1 H+.
Nel caso della SERCA, durante un ciclo operativo il rapporto
stechiometrico è 2 Ca2+ : 4 H+, nel ciclo operativo successivo è 2 Ca2+ : 3 H+.

SERCA è una proteina localizzata nella membrana del reticolo sarco-endoplasmatico e, come la pompa
Na/K presenta due stati conformazionali: lo stato conformazionale E1 in cui il sito di legame per il Ca è
rivolto verso il citosol e lo stato conformazionale E2 in cui il sito di legame per il Ca è rivolto verso il lume
del reticolo. L’affinità della SERCA nei confronti del calcio aumenta in seguito al legame di una molecola di
ATP allo stato conformazionale E1, cosicché la proteina è in grado di legare 2 ioni Ca2+ citosolici. Il legame
del calcio innesca l’attività ATPasica della pompa che, idrolizza ATP e con il gruppo P staccato si
autofosforila sempre in un residuo di
Asp. L’intermedio fosforilato possiede
allora l’energia necessaria per andare
incontro alla modifica conformazionale
che prevede l’esposizione dei 2 siti di
legame per il calcio dal versante
citosolico verso quello luminale.
Questo stato conformazionale E2
presenta un’affinità per il calcio molto
bassa, per cui i 2 ioni Ca2+ vengono
rilasciati nel lume del reticolo. Il
rilascio di calcio induce il distacco del
gruppo P che a sua volta consente il
ripristino dello stato conformazionale
E1, in cui i siti di legame per il Ca sono
rivolti verso il citoplasma.
Per ogni molecola di ATP idrolizzata
vengono trasportati 2 ioni Ca2+. La velocità di reazione è di circa 150 reazioni/sec.

La calmodulina (CaM) regola l’attività della PMCA. È una proteina sensore della concentrazione di Ca2+, lega
il calcio e attiva diverse vie di traduzione del segnale ma è anche in grado di modulare l’attività di canali
ionici e di trasportatori. La PMCA è costituita da un’unica catena polipeptidica con 10 STM. Questi sono
connessi da anse intra ed extracellulari. PMCA presenta estremità NH2 e COOH citosoliche e 2 siti di splicing
(20 isoforme di PMCA). I loop (anse) più importanti sono quelle che collegano il secondo e il terzo STM e il
quarto e il quinto STM (quest’ultima è la più estesa). Tale ansa presenta sia il sito di legame per l’ATP che il
residuo di Asp che viene fosforilato durante il ciclo operativo. In condizioni di riposo l’estremità COOH è
ripiegata sulle due anse citosoliche (sopra citate) e questo ripiegamento crea un ingombro storico che
previene il legame dell’ATP e la conseguente fosforilazione. Tuttavia, tale estremità presenta un dominio di
legame per la CaM (CaM binding domain). Quando aumenta la [Ca2+], il Ca2+ lega la CaM e si forma un
complesso calcio-CaM. Questo legame attiva la CaM che può quindi interagire con il sito di legame presente
sull’estremità COOH di PMCA. In seguito a questo legame l’estremità COOH si distacca dalle anse
citosoliche con le quali interagisce e consente alla proteina (PMCA) di iniziare il ciclo operativo.

Per lungo tempo si è ritenuto che i trasportatori ABC fossero espressi soprattutto nei batteri (es. in E. coli
78 geni, ovvero il 5% del genoma, codificano per queste proteine), mentre avessero un ruolo marginale
negli eucarioti.
Nei procarioti i trasportatori ABC sono specifici nei confronti del substrato che trasportano (zuccheri,
amminoacidi, peptidi, ioni inorganici, polisaccaridi) verso l’interno o verso l’esterno del citoplasma.
Nei procarioti sono generalmente formati da una singola catena polipeptidica che presenta quattro domini:
- 2 domini idrofobici, ciascuno costituito da 6 STM;
- 2 domini di legame per l’ATP a livello citosolico,
uno localizzato all’estremità COOH-terminale,
l’altro localizzato nella lunga ansa citosolica che
collega i due domini idrofobici TM.
Il meccanismo d’azione dei trasportatori ABC nei procarioti non è ancora ben chiaro.

Negli eucarioti i trasportatori ABC sono espressi nella membrana plasmatica e nella membrana del reticolo
endoplasmatico. Sono specializzati nel trasporto verso l’esterno della cellula o l’interno (RE) di: lipidi,
ormoni, polipeptidi, molecole tossiche, farmaci.
Un esempio di trasportatore in grado di espellere molecole ad azione citotossica (efficaci nel trattamento
terapeutico) è MDR (Multi Drug Resistance).
Inoltre, i trasportatori ABC possono trasportare anioni organici ed inorganici. Ad esempio, il trasportatore
CFTR è il principale responsabile del flusso di ioni Cl- attraverso la membrana plasmatica.
Ben 14 dei 48 geni che codificano per trasportatori ABC possono andare incontro a mutazioni e quindi
sottendere l’insorgenza di malattie genetiche, una tra tante la fibrosi cistica.

MRP1 (Multi Drug Resistance Protein 1) è una proteina


overespressa nelle cellule tumorali. È costituita da:
- 3 domini idrofobici: il primo (MSD0) ha 5 STM, il
secondo (MSD1) ha 6 STM, il terzo (MSD2) ha 6 STM;
- 2 domini di legame per l’ATP a livello citosolico, uno
localizzato all’estremità COOH-terminale, l’altro
localizzato nell’ansa che connette il secondo ed il
terzo dominio TM.
Tra i vari STM sono presenti numerose anse citosoliche che accoppiano il legame e l’idrolisi dell’ATP (da
parte dei 2 domini di legame per l’ATP) al riconoscimento e al trasporto del substrato (da parte dei 3 domini
TM). Ad oggi il ciclo operativo di MRP1 non è ancora noto. Tuttavia, è stato proposto il seguente modello di
azione: i siti di legame per il substrato presentano un’affinità elevata quando sono esposti sul versante
citosolico; quando il substrato si lega a tali siti, MRP1 va incontro ad una modifica conformazionale che
espone i siti di legame sul versante extracellulare; i siti di legame ora hanno un’affinità più bassa per il
substrato e ciò consente il rilascio dello stesso sul versante extracellulare; in seguito al distacco del
substrato la proteina va incontro ad un ulteriore modifica conformazionale che ripristina lo stato iniziale,
per cui i siti di legame sono nuovamente esposti sul versante citosolico. Tali modifiche conformazionali
necessitano di energia, che è fornita dall’idrolisi di 2 ATP.
Le proteine MRP1 sono deputate al trasporto di molecole endogene (es. vitamina B12, acido folico),
xenobiotici, ma possono trasportare all’esterno della cellula anche molecole di interesse farmacologico (es.
farmaci antitumorali come la doxorubicina). Uno dei motivi per cui molte terapie antitumorali non risultano
efficaci è dato dal fatto che le cellule tumorali aumentano i livelli di espressione delle MRP sulla membrana
plasmatica, così che sono in grado di espellere meglio i farmaci chemioterapici.

La fibrosi cistica è una malattia che colpisce maggiormente le vie respiratorie ma anche l’apparato
riproduttivo e quello digerente, e dipende da un ispessimento dello strato di muco che riveste le ciglia
vibratili degli epiteli. In particolare, le vie respiratorie sono ricoperte da uno strato di muco che intrappola il
pulviscolo atmosferico, virus e batteri. Grazie all’azione delle ciglia vibratili questo muco intriso di particelle
viene trasportato verso le alte vie respiratorie dove viene espulso con la tosse.
Nella fibrosi cistica lo strato di muco presente nelle vie respiratorie si ispessisce e le ciglia non sono più in
grado di veicolare il muco intriso di patogeni verso le vie respiratorie superiori. Così il muco si accumula
andando a ridurre il diametro delle stesse vie respiratorie e inducendo una risposta infiammatoria che
perdura nel tempo. L’ispessimento dello strato di muco nei pazienti affetti da fibrosi cistica non si limita alle
sole vie respiratorie ma riguarda anche il tratto digerente e le vie riproduttive. Ciò comporta problemi
respiratori, intestinali, di sterilità.

CFTR gioca un ruolo fondamentale nel mantenere la corretta viscosità del muco che ricopre gli epiteli ciliati.
CFTR (Cystic Fibrosis Transmembrane conductance Regulator) è localizzato sulla membrana luminale
(apicale), affiancato da un canale ENaC (canale Na epiteliale non voltaggio dipendente), e pur avendo la
conformazione di un trasportatore opera come un canale ionico, difatti è permeabile al Cl-.
Sulla membrana basolaterale è presente un canale per il cotrasporto Na/K/2Cl e una pompa Na/K.
Il cloro entra nella cellula attraverso il cotrasporto (trasporto attivo primario) dalla membrana basolaterale,
si accumula nel citoplasma ma attraverso CFTR esce dalla membrana apicale e si riversa nel lume.
Quando CFTR funziona correttamente mantiene chiuso il canale al Na
epiteliale, ed il flusso di cariche negative (ioni Cl-), dal citosol al lume, è
accompagnato da un flusso per via paracellulare di cariche positive
dato dagli ioni Na+. Nel lume delle vie respiratorie si accumula quindi
un sale (NaCl) che determina il richiamo di H2O dal citosol al lume. La
presenza di acqua rende il muco sufficientemente fluido da poter
trasportare particolato atmosferico e agenti patogeni.
Se CFTR non funziona correttamente, non solo non è più permeabile al
Cl- ma non blocca nemmeno ENaC. Così, il Na+ passa da lume delle vie
respiratorie al citoplasma e da qui attraverso la pompa Na/K viene
riversato nel torrente circolatorio. Questo flusso di ioni Na+ è seguito
da un flusso di cariche negative dato dagli ioni Cl- per via paracellulare.
Il NaCl si sposta quindi dal lume al torrente circolatorio e per osmosi si
ha il richiamo di H2O. Così facendo il muco diventa più denso e difficile
da spostare.

La struttura di CFTR è molto simile a quella della MRP1, con la


differenza che vi sono solo 2 domini idrofobici di membrana, ciascuno
dei quali è costituito da 6 STM. Sono sempre presenti 2 siti di legame
per l’ATP, uno localizzato all’estremità COOH-terminale e l’altro
nell’ansa citosolica che collega i due domini idrofobici. Sempre in
quest’ansa è presente un dominio R che, per dare inizio al ciclo
operativo di CFTR deve essere fosforilato dalla PKA, attivata a sua volta
dall’AMPc. In seguito alla fosforilazione aumenta l’affinità del primo
sito di legame per l’ATP. Una volta legato, l’ATP viene idrolizzato e
l’idrolisi induce l’apertura del canale e quindi il flusso di Cl-. Il canale si
chiude solo quando una seconda molecola di ATP lega CFTR.
In assenza di fosforilazione non può avvenire il legame dell’ATP.
Diversi tipi di mutazione coinvolgono CFTR e possono causare la fibrosi cistica. Queste mutazioni sono
raggruppate in cinque diverse classi: le mutazioni di classe I e II impediscono al canale CFTR di essere
espresso sulla membrana; le mutazioni di classe III e IV determinano un minore flusso di ioni Cl- attraverso
la membrana andando a ridurre la conduttanza del canale; le mutazioni di classe V, infine, determinano una
ridotta espressione di CFTR funzionante sulla membrana plasmatica.
La mutazione (delezione) sul residuo di fenilalanina in posizione 508 (primo dominio di legame per l’ATP) è
la più frequente nei malati di fibrosi cistica ed impedisce la corretta espressione di CFTR sulla membrana
plasmatica (mutazione classe I).
IVAcaftor è un farmaco (agonista di CFTR) che ripristina la funzionalità del canale stimolandone l’apertura
nei malati colpiti da mutazioni della classe III e IV (dove CFTR è espresso ma l’apertura del canale è
difettosa).

Le H-ATPasi, o pompe protoniche, trasferiscono H+ contro gradiente di concentrazione. Hanno una


struttura particolarmente complessa nella quale è possibile distinguere fondamentalmente 2 complessi: Fo
che attraversa la membrana ed F1 che è rivolto sul versante citosolico.
Esistono diverse sottoclassi:
- F-ATPasi: sfruttano l’energia derivante dalla dissipazione del gradiente protonico per sintetizzare
ATP. Sono localizzate sulla membrana mitocondriale interna.
- V-ATPasi: mantengono l’acidità all’interno dei lisosomi e delle vescicole sinaptiche, ma anche
all’interno dei vacuoli nelle cellule vegetali.
- A-ATPasi: sono esclusive degli Archea, che vivono in ambienti estremi (molto acidi).

Il trasporto attivo secondario consente il trasferimento contro gradiente elettrochimico di uno specifico
substrato utilizzando l’energia (potenziale) liberata dal flusso secondo gradiente di uno ione (generalmente
Na+). A differenza del trasporto attivo primario, qui le modifiche conformazionali sono indotte dalla
dissipazione del gradiente di Na attraverso la membrana plasmatica: quando lo ione Na+ si lega al suo sito
di legame, innesca una serie di modifiche conformazionali che aumentano l’affinità del cotrasportatore per
il substrato.

Es. SGLUT (Cotrasportatore di Glucosio Na+- dipendente).


È una proteina che trasferisce 1 Na+ : 2 Glc. Pur essendo ubiquitario, è particolarmente abbondante nel
polo luminale delle cellule assorbenti dell’intestino tenue (assorbimento Glc alimentare) e nella membrana
luminale delle cellule epiteliali dei tubuli contorti prossimali del rene (recupero del Glc filtrato attraverso i
glomeruli).
La mutazione che prevede la sostituzione dell’Asp in posizione 28 con Asn determina la formazione di una
proteina che non è più in grado di riconoscere il glucosio.

Es. Scambiatore Na+/Ca2+


È una proteina ubiquitaria localizzata sulla membrana plasmatica che trasporta ioni Ca2+ dal citoplasma
verso lo spazio extracellulare sfruttando il gradiente di concentrazione del Na+ (trasferisce 1 Ca2+ : 3 Na+).
In alcune condizioni, tuttavia, lo scambiatore opera in senso inverso, trasportando ioni Ca2+ dallo spazio
extracellulare verso il citosol. Ciò avviene in seguito all’apertura dei canali v.d. al Na+. L’apertura di questi
canali, infatti, può causare l’inversione del gradiente di concentrazione del Na, così che il Na+ risulti
transitoriamente più abbondante sul versante citosolico della membrana.

Es. Scambiatore Na+/Ca2+ – K+


È stata scoperta nei coni e nei bastoncelli della retina ma è una proteina ubiquitaria, abbondante nella
membrana mitocondriale interna. Trasferisce 4 Na+ : 1 Ca2+ + 1 K+. Ha una velocità di reazione maggiore
rispetto alla SERCA, 1000-5000 reazioni/minuto.

Potrebbero piacerti anche