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RIASSUNTI DI BIOFISICA
PROCESSI PASSIVI
Fanno capo al fenomeno fisico della diffusione.
La velocità di diffusione dipende da parametri fisici e chimici espressi nella
legge di Fick:
J=(A/S)D(C1-C2)
J è il flusso;
A l’area della membrana da attraversare;
S lo spessore della membrana;
D il coefficiente di diffusione tenente conto della temperatura, dimensione della
particella, viscosità del mezzo;
C1 e C2 le concentrazioni della molecola nei due compartimenti.
PROCESSI ATTIVI
Richiedono direttamente o indirettamente energia per avvenire.
Le sinapsi CHIMICHE
Unidirezionali, sono le più diffuse nel SN dei mammiferi.
Le sinapsi chimiche sono di due tipi:
1. Rapide con recettori ionotropi;
2. Lente con recettori metabotropi;
In ogni caso, entrambe permettono la trasmissione di segnali eccitatori o inibitori:
eccitatorio quando genera depolarizzazione (generalmente indotta da ingresso di ioni
Na o Ca); inibitorio quando genera iperpolarizzazione (indotta da uscita di ioni K o
ingresso di ioni Cl);
Morfologicamente distinguiamo i due elementi costituenti la sinapsi in un elemento
presinaptico, un terminale assonico contenente vescicole di un neurotrasmettitore (a
volte nel SNC l’elemento presinaptico è un neurone caratterizzato da varicosità
contattanti diversi neuroni, in questo caso di parla di sinapsi en passant), e uno
postsinaptico, che possiede i recettori per il neurotrasmettitore.
Un neurotrasmettitore per essere definito tale deve:
1. essere prodotto dal neurone;
2. essere accumulato in vescicole;
3. essere liberato in seguito a depolarizzazione;
4. agire nella sinapsi e legare i suoi recettori specifici sull’elemento postisinaptico;
1. Il neurotrasmettitore viene sintetizzato in luoghi diversi del neurone a secondo
della sua natura: quelli a basso peso molecolare, che derivano da AA, si trovano già a
livello del terminale; quelli ad alto peso molecolare vengono sintetizzati con le
modalità della sintesi proteica e poi, alcune volte, la trasduzione dell’mRNA avviene
a livello del terminale, altre volte, il neurotrasmettitore viene comunque pompato
nelle vescicole e raggiunge il terminale con presinaptico e grazie al fenomeno del
docking la vescicola viene ancorata ad esso tramite interazioni con proteine che si
trovano sia sulla vescicola che sulla membrana presinaptica, in un processo noto
come priming o emifusione. Questo attacco avviene perché una proteina G
monomerica, Rab3, sulla membrana vescicolare lega GTP e conduce la vescicola sino
alla membrana presinaptica dove lega un’altra proteina che la riconosce
selettivamente, Rim. A questo punto le proteine vescicolari, sinaptogamina e
sinaptobrevina, riconoscono e legano altre proteine della membrana presinaptica, la
sintaxina e la smab25, formando, nell’insieme, il complesso SNAR. In questa
condizione, la vescicola, ha un’alta probabilità di liberare il suo contenuto. Tuttavia,
quando non c’è lo stimolo per il rilascio, questo processo non avviane perché ci sono
determinate proteine, le complexine, che hanno funzione stabilizzante.
2. Le vescicole sono organizzate in 2 pool.
Uno di riserva, ancorato al citoscheletro grazie alla sinapsina; quando questa viene
fosforilata, si stacca, rilasciando le vescicole del citoscheletro vicino la membrana
presinaptica ed entrano a far parte del secondo pool, quello di liberazione.
Diversi stimoli possono modificare la probabilità di rilascio di un neurotrasmettitore:
molti, agiscono sul terminale che li ha rilasciati e modificano le probabilità di un
ulteriore rilascio; altri, tra cui molecole lipofile, vengono prodotte dalla cellula
postsinaptica per viaggiare all’indietro ed influenzare il rilascio di neurotrasmettitori
da parte della membrana presinaptica;
3. Lo stimolo che induce il rilascio è il calcio. Esso, entra tramite i suoi canali
voltaggio dipendenti che vengono attivati grazie alla depolarizzazione della cellula,
per arrivo, dunque, di un potenziale d’azione.
Per essere rilasciato, il neurostrasmettitore, la vescicola che lo contiene deve fondersi
con la membrana del terminale in un processo mediato da dinamina che avviene, o in
modalità Kiss and Run, con formazione di un poro di fusione con caratteristiche
simili a un connessone, o fondendosi direttamente con la membrana. In questa
seconda modalità la vescicola dovrà poi essere recuperata grazie ad un processo
attivo in cui l’ATPasi MFS scinde l’ATP per fornire l’energia necessaria anche alla
rottura dei legami con le proteine costituenti il complesso SNAR. Per recuperare la
vescicola, è necessario che la zona di membrana che l’ha costituita possa essere
riconosciuta, infatti, è ricoperta da una specie di rivestimento formato da clatrina. La
vescicola recuperata ritorna dentro il terminale e perde il suo rivestimento di clatrina.
4. Il recettore è una proteina specifica di membrana avente un sito di legame per il
trasmettitore sul lato extracellulare. Quando il recettore viene attivato determina una
risposta che si esplica come genesi di un nuovo potenziale nella cellula postsinaptica.
Per essere efficace, l’interazione neurotrasmettitore-recettore, deve essere rapida. Per
cui i neurotrasmettitori vengono rimossi dallo spazio intersinaptico grazie a enzimi di
degradazione (colinesterali, acetilcolinesterali), inattivati (dopamminidasi), ricaptati
dalle cellule gliali.
Esistono recettori che si trovano al dì fuori della zona attiva: i recettori extrasinaptici.
Questi, nella trasmissione basale non vengono attivati ma diventano attivi solo
quando è liberata una quantità di neurotrasmettitore superiore o quando il
neurotrasmettitore permane a lungo nello spazio intersinaptico. Nella zona
extrasinaptica si trovano anche i recettori responsabili anche dei fenomeni di
plasticità sinaptica.
LA PLASTICITÀ SINAPTICA
La plasticità sinaptica indica le variazioni di un adattamento a situazioni diverse.
Queste trasformazioni adattive della trasmissione avvengono in situazioni diverse:
durante lo sviluppo embrionale, nella formazione del sistema nervoso, sinaptogenesi;
ma anche a sviluppo terminato, nei processi di rimodellamento e di plsticità sinaptica
correlati alle funzioni superiori come la 1. memoria e 2. l'apprendimento.
1. Per apprendimento si intende l'acquisizione di nuove informazioni.
2. La memoria è il mantenimento di un apprendimento. Diversi tipi di memoria
occupano zone diverse del sistema nervoso e la si suddivide:
• in base al tipo di informazione che essa tratta:
- la memoria dichiarativa o esplicita di cui fanno parte:
2. la memoria semantica: cosciente, riguardante il ricordo di nozioni, termini,
nomi;
la memoria episodica: cosciente, riguardante il ricordo di fatti, episodi,
avvenimenti;
per la quale sono coinvolte aree sottocorticali tra cui il sistema limbico,
l'amigdala, l'ippocampo;
- la memoria procedurale: incosciente, riguardante le procedure motorie;
per la quale sono coinvolti i gangli della base, la corteccia motorie e il
cervelletto;
• in base alla durata del ricordo:
- memoria immediata o sensoriale: dura qualche frazione di secondo;
- memoria a breve termine, qualche minuto;
- memoria a medio termine, da minuti ad ore;
- memoria a lungo termine, da ore a giorni, anni.
Anche ammettendo che lo stimolo giunga sempre della stessa ampiezza dal primo
verso il secondo, il potenziale postsinaptico modifica l'impulso potenziandolo o
deprimendolo in base alla forma di plasticità a cui è stato soggetto nel tempo.
Ci sono diverse forme di plasticità: a breve temine, pochi millisecondi; a medio
termine, minuti; a lungo termine, ore;
La plasticità sinaptica a breve termine è stata scoperta in diverse forme in via
sperimentale stimolando la fibra presinaptica con un potenziale d'azione e registrando
il valore del potenziale che giunge al neurone postsinaptico.
1° tipo: nella sinapsi della giunzione neuromuscolare e dei neuroni è stata dimostrato
un fenomeno di plasticità a breve termine che consiste in un aumento dell'ampiezza
dei potenziali trasmessi al neurone postisinaptico successivamente ad una
stimolazione tetanica, ovvero a frequenza maggiore di100 Hz.
2° tipo: anche detto PPF, processo di facilitazione a breve termine, dovuto all'arrivo
di due impulsi consecutivi consecutivi di cui il primo facilita il rilascio di
neurotrasmettitore a seguito del secondo stimolo.
3° tipo: anche detto PPD, processo di depressione a breve termine, in cui due impulsi
ravvicinati non inducono facilitazione poiché la sinapsi, che aveva già raggiunto la
probabilità di rilascio massima, all'arrivo del secondo impulso, non ha fatto in tempo
a preparare nuove vescicole.
La plasticità sinaptica a lungo termine è divisa in:
1° tipo: anche detto LTP
2° tipo: anche detto LTD
Per innescare tale tipo di plasticità si susseguono varie fasi: l'induzione, l'espressione
e la stabilizzazione.
L'induzione è il primo evento. È mediato principalmente dai recettori NMDA del
glutammato. Porterà ad un espressione maggiore o minore di determinati recettori
sulla membrana sinaptica, traffiking, ovvero, l'espressione. Nei lunghi tempi i
processi di stabilizzazione, che dipendono principalmente dalla sintesi proteica
garantiscono la formazione di LTP o LTD proteins, che mantengono stabile la
plasticità nel tempo.
I SISTEMI SENSORIALI
I sistemi sensoriali richiedono la presenza di recettori, cioè strutture specializzate che
fanno da trasduttori di energia. Stimolati da diverse forme di energia si dividono in:
meccanocettori (energia meccanica), chemiocettori (energia chimica), recettori visici
(energia elettromagnetica), termocettori (energia termica).
Quando arriva l'energia al recettore, esso si depolarizza dando luogo al potenziale del
recettore. È un potenziale graduato che dipende dall'intensità dello stimolo. All'inizio
il potenziale si propaga in modo passivo, solo nelle zone vicine, se raggiunge la
sogna apre i canali VOC per il Na e genera potenziali d'azione.
Il potenziale d'azione raggiunge in primo luogo la gibra di un neurone chiamato di 1°
ordine (spesso è uno dei neuroni dei gangli delle radici dorsali dei nervi spinali o dei
gangli centrali dei nervi cranici). Questo neurone possiede un prolungamento a “T”:
la porzione periferica riceve lo stimolo e quella centrale la trasmette al midollo o al
nucleo del tronco dell'encefalo, ovvero, ai neuroni di 2° ordine. Il neurone di 2°
ordine manda le fibre sempre più in alto raggiungendo il talamo, sede di arrivo di tutti
gli impulsi sensoriali. I neuroni talamici rielaborano le informazioni ricevute e le
inviano alle varie aree della corteccia (temporale, occipitale ecc.). È solo nel
momento in cui le informazioni arrivano alla corteccia che la sensazione sensoriale
diventa cosciente.
I recettori sensoriali possono essere:
- fibre nervose proveniente dallo stesso neurone di 1° ordine;
- cellule recettoriali (non per forza neuroni) specializzate, collegate a neuroni di 1°
ordine;
Per unità sensoriale si intende il neurone di 1° ordine con il recettore annesso. Se il
recettore è esso stesso il neurone di 1° ordine allora il neurone rappresenta l'unità
sensoriale.
Ogni recettore sensoriale ha un campo recettivo. Se uno stimolo cade all'interno del
campo recettivo di un recettore, esso sarà percepito e il neurone di 1° ordine verrà
arrivato.
L'intensità di uno stimolo sensoriale permette di distinguere tra stimoli più o meno
intensi. Essa dipende dalla frequenza di impulsi che pervengono al recettore.
Un altro parametro riguarda la durata: ci sono recettori a lento adattamento (o
recettori cronici, es. meccanocettori) e recettori a rapido adattamento (es. corpuscoli
del Pacini).