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SISTEMA NERVOSO

1.Potenziale di membrana a riposo e da cosa è determinato.


La membrana è quello strato che divide la cellula dall'ambiente esterno ed è composta da un doppio
strato fosfolipidico, da proteine e da carboidrati e la sua funzione, insieme a quella di isolare
l'ambiente intracellulare da quello extracellulare, è quello di regolare gli scambi con l'ambiente
esterno alla cellula.
Inoltre la membrana ha la funzione di separare le cariche elettriche tra interno ed esterno della
cellula, la pompa sodio potassio crea un disequilibrio elettrochimico che crea una differenza di
carica tra l'interno e l'esterno della cellula e questo viene detto potenziale di membrana che a riposo
è di -70 millivolt.
Questo potenziale di membrana è determinato da 4 fattori principalmente:
-l'interno della cellula contiene più proteine rispetto all'esterno (negative)
-la membrana è molto più permeabile a K+ (a riposo i canali di k sono un po aperti e questo li fa
confluire fuori dalla cellula aumentando così la negatività all'interno)
-pompa sodio potassio
-fosfati inorganici all'interno della cellula carichi negativamente.

2. Concetti di iperpolarizzazione e di depolarizzazione


Quando la permeabilità della membrana cambia per qualche motivo si può andare incontro a
depolarizzazione o iperpolarizzazione,
Si parla di iperpolarizzazione quando il potenziale di membrana aumenta e diventa quindi più
negativo, mentre si parla di depolarizzazione quando la membrana perde un po' di polarizzazione e
va quindi più in alto. Quando parliamo di depolarizzazione parliamo di un segnale eccitatorio
mentre se parliamo di iperpolarizzazione si parla di un segnale inibitorio.

3. Neurone centro integrativo di segnali nervosi


Il neurone ha molte afferenze e per gestire questa grande quantità di segnali in entrata adopera un
processo definito sommazione. La sommazione può essere di due tipi:
 Sommazione spaziale: quando due o più potenziali graduati si formano in prossimità della
stessa area, i singoli valori si possono sommare e quindi aumentare o diminuire la
probabilità di attivare il potenziale d’azione nella zona trigger. I potenziali graduati
depolarizzanti (eccitatori) si sommano con i depolarizzanti mentre si sottraggono a quelli
iperpolarizzanti (inibitori).
 Sommazione temporale: quando nello stesso punto vengono applicati in rapida successione
più stimoli.

4. Caratteristiche potenziale graduato


I potenziali graduati sono i segnali d'ingresso che arrivano al neurone da un altro neurone e possono
essere sia depolarizzanti che iperpolarizzanti: ci saranno segnali depolarizzanti quando nella cellula
entreranno ioni positivi in questo caso na+ ca++ o quando usciranno ioni negativi cl-;
iperpolarizzanti quando gli ioni positivi lasciano la cellula cioè uscita di k+.
il potenziale graduato si innesta da un altro neurone attraverso un neurotrasmettitore (molecola
chimica che si lega ai recettori sulla membrana e manda segnali di apertura dei canali).
Il potenziale graduato può avere intensità variabile a seconda di quanti neurotrasmettitori sono stati
mandati, man mano che si allontanano dalla zona d'innesco si propagano in tutte le direzioni
perdendo un po' d'intensità. I punti dove arrivano i segnali sono molti perchè il neurone ha molte
afferenze e per gestire questa grande quantità di segnali il neurone attiva un processo definito
sommazione.

5. Potenziale graduato sottrosoglia e soprasoglia.


I potenziali graduati generano un potenziale d’azione solo se depolarizzano la membrana fino al
valore di soglia nella zona trigger. Come sappiamo i potenziali graduati si attenuano con la distanza
quindi i valori iniziali del potenziale graduato quando attiva al neurone è diverso da quello che poi
arriva nella zona trigger. Per questo dobbiamo considerare due possibilità: se il potenziale graduato
arriva nella zona trigger con un valore uguale o maggiore di -55mV (valore di soglia) allora partirà
il potenziale d’azione lungo l’assone, mentre se il potenziale graduato che arriva alla zona trigger ha
una valore minore di -55mV allora sarà considerato un potenziale sottosoglia e non partirà alcun
potenziale graduato.

6. Potenziale d'azione del neurone (grafico)


una volta innescato non si ferma mai e raggiunge sempre il terminale assonale.
Sempre depolarizzante
3 fasi: fase di salita, ripolarizzazione, iperpolarizzazione
ascesa veloce perchè a -55mV c'è un cambiamento di permeabilità per il sodio quindi i canali del
sodio aperti e fluiscono velocemente dentro la cellula per raggiungere il potenziale d'equilibrio
posto a +60mV (canali voltaggio dipendenti che si aprono in risposta ad un voltaggio e non in
risposta ad un neurotrasmettitore).
Per un breve momento l'interno diventa positivo e da 0 a +30 mV zona di overshoot.
A +30 i canali del sodio si chiudono e comincia la fase di ripolarizzazione dove i canali del potassio
molto lenti si aprono e il sodio trovandosi in una zona positiva esce dalla cellula (potenziale a
riposo di -90mV) ripolarizzandola.
Il potenziale scende verso il basso andando sotto la soglia e anche sotto il potenziale di membrana a
riposo perchè il sodio tende a raggiungere il suo potenziale a riposo e per 2,5 ms si trova nella zona
della iperpolarizzazione postuma, dopo di che si chiudono i canali del sodio e il potenziale di
membrana torna a riposo grazie al lavoro della pompa sodio potassio
in tutto il potenziale dura 4ms

7. Periodi refrattari e canali voltaggio dipendenti


Lungo tutto l'assone troviamo questi canali del sodio che sono voltaggio dipendenti e spiegano
perchè i potenziali d'azione non si sommano.
Sono canali a due cancelli un cancello di attivazione e un cancello di inattivazione, a riposo
troviamo i cancelli di inattivazione aperti mentre quelli di attivazione chiusi. All'arrivo del segnale
depolarizzante il cancello di attivazione si apre e fa fluire il sodio fino a quando a +30mV il canale
di inattivazione si chiude e tornerà nella posizione iniziale quando k+ entrerà nella cellula.
Periodo refrattario: periodo di tempo in cui l'assone sta trasportando (o ha appena trasportato) un
potenziale d'azione e non può trasportarne un altro. Eccitabilità massima a riposo, con cancelli di
attivazione chiusi, appena si aprono l'eccitabilità dell'assone va a 0 (perchè si stanno utilizzando i
canali e non si possono usare più) e c'è il periodo refrattario assoluto (2ms).
Negli altri 2ms torna gradualmente eccitabile fino a raggiungere l'eccitabilità vera e propria, nel
periodo di refrattarietà relativa i canali del sodio si stanno rimettendo apposto. Questa refrattarietà
non è data solo dai canali del sodio che si rimettono appsto ma anche dal fatto che ci troviamo in
iperpolarizzazione postuma quindi partiremmo da valori più bassi del potenziale di mebrana a
riposo e poi perchè i canali del potassio non si sono ancora chiusi del tutto.

8. Conduzione saltatoria dell'assone


Conduzione: movimento del potenziale d'azione che si propaga lungo l'assone.
La conduzione avviene in una sola direzione poiché una volta passato il segnale i canali del sodio si
chiudono e pertanto rimangono inattivi per un po'. I canali del sodio si trovano solo nei nodi di
ranvier ed è detta conduzione saltatoria perchè gli ioni viaggiano dentro l'assone con mielina per poi
arrivare nei nodi e ripetere il processo di scambio di ioni (nella mielina perdono un po' di intensità
ma è sufficiente per far partire sempre il potenziale d'azione nei nodi di ranvier). Mielina formata da
cellule di Schwann o oligodendrociti e funge da isolante, non farà disperdere il segnale elettrico.

9. Giunzione neuromuscolare
Parliamo di sinapsi specializzate che innervano le fibre muscolari.
Dato che il muscolo è molto grande il nervo (motoneurone) si dirama a formare un punto di contatto
formato da tanti bottoni sinaptici che finiscono su un'area molto ampia
fibra muscolare non è mielinizzata quindi il segnale non arriva tutto nello stesso momento quindi
queste ramificazioni del motoneurone facilitano la propagazione del segnale in modo più veloce ma
ovviamente parte del segnale dovrà essere mandato dalla fibra che ha un potenziale di membrana di
-90mv.
• il motoneurone arriva alle fibre e si dirama, punto di contatto detto placca motrice
• la membrana post sinaptica è molto invaginata così da contenere molti recettori
nicotinici che sono essi stessi dei canali
• il segnale che il motoneurone trasmette alla fibra è sempre eccitatorio e quando deve
rilassarsi lo fa grazie a sue caratteristiche insite e quando il motoneurone non manda più
segnali.
• il potenziale d'azione arriva al terminale assonico che apre i canali del calcio voltaggio
dipendenti che causa la fusione della vescicola sinaptica con la membrana pre sinaptica che
fa entrare all'interno della fessura sinaptica il neurotrasmettitore (acetilcolina) e questa è la
prima trasduzione del segnale da elettrico a chimico.
• Quando l'acetilcolina si lega ai recettori nicotinici che sono canali ligando dipendenti dato
che non sono canali specifici per ioni specifici, una volta aperti faranno passare sia il sodio
che il potassio ma dato che il potassio che si trova all'interno e il potenziale di membrana a
riposo è uguale a quello presente nella fibra muscolare non si sposterà e ci sarà l'entrata solo
del sodio. I canali si apriranno solo quando due molecole di acetilcolina si legano al canale.
• Avviene quindi la trasduzione del segnale da chimico a elettrico.
• Questa depolarizzazione è solo una depolarizzazione locale chiamato potenziale di placca

10. Organizzazione morfo-funzionale di sostanza grigia e bianca nel snc


Nel sistema nervoso centrale sono presenti una sostanza grigia e una sostanza bianca. Nel midollo
spinale la sostanza grigia si trova all'interno e viene ricoperta interamente dalla sostanza bianca
mentre nell'encefalo la sostanza grigia è posta all'esterno.
Sostanza grigia: insieme dei corpi dei neuroni, sostanza bianca: assoni mielinizzati.
1)Per ogni segmento del midollo avremo un nervo che ha due radici, una dorsale (sensoriale) che
nella radice presenta un rigonfiamento chiamato ganglio sensoriale, e una radice ventrale (motoria).
Nella parte più dorsale ci sono i nervi sensitivi somatici (per la periferia) mentre più centralmente i
nervi sensitivi viscerali (informazioni dall'interno), le corna ventrali contengono i corpi cellulare dei
motoneuroni mentre più centralmente abbiamo i corpi cellulari per il sistema nervoso autonomo
(simpatico e parasimpatico). La sostanza bianca è costituita da fasci di assoni che portano il segnale
verso l'alto o verso il basso a seconda del tipo di fascio (sensoriale o motorio) si troveranno
dorsalmente o ventralmente.
2)Nell'encefalo la sostanza bianca si trova all'interno mentre quella grigia all'esterno e si divide in
tre aree fondamentali: -corteccia cerebrale sede delle funzioni più complesse
-nuclei della base
-sisitema limbico

11. Divisione anatomo-funzionale dell'encefalo


• Tronco encefalico: costituito da bulbo (zona di trasmissione che contiene zone ascendenti e
discendenti con funzione di controllo cardiovascolare e ventilatorio e qui decussazione vie),
dal ponte (stazione di smistamento delle informazioni e interviene anche nella ventilazione),
mesencefalo (movimento oculare e trasmette segnali uditivi e visivi)
• Cervelletto: si occupa del controllo motorio ed è collegato al resto dell'encefalo da tre
coppie di peduncoli, quelli inferiori si collegano al bulbo, quelli intermedi al ponte e quelli
superiori al mesencefalo.
• Diencefalo: situato sopra al mesencefalo ed è costituito principalmente da due regioni,
talamo e ipotalamo (presenta molti nuclei che controllano l'omeostasi dell'organismo, ciclo
sonno veglia, bilancio idrosalino, temperatura e sistema endocrino), qui è presente il
secondo buco della barriera ematoencefalica per permettere il rilascio di ormoni.
• Telencefalo: il vero e proprio cervello, formato da due emisferi quasi totalmente separati
tranne nel corpo calloso che si trova al centro collegati da milioni di assoni. Ogni emisfero è
diviso in 4 lobi, frontali parietali temporali e occipitali e presenta numerosi solchi per
aumentare la superficie.
• Ipofisi ed epifisi: epifisi importante perchè produce melatonina importante per il ciclo
sonno-veglia. Ipofisi formata da due regioni una di origine epiteliale che si fonde con quella
posteriore nervosa che è la prosecuzione dell'ipotalamo. Ormoni che al rilascio stimolano a
loro volta l'attività di altre ghiandole (tiroide e ghiandole surrenali).

12. Ruolo di meningi e liquido cerebrospinale nella protezione del SNC


Meningi: dura madre più esterno e più spesso e contiene i vasi venosi chiamati seni della dura
madre; l'aracnoide ha una struttura a ragnatela connessa alla dura madre e alla pia madre e tra
queste due c'è lo spazio subaracnoideo dove passa il liquido cerebrospinale; pia madre lo strato più
interno che ricopre il tessuto nervoso e i vasi arteriosi per il nutrimento (presenta quindi il liquido
interstiziale) e liquido cerebrospinale nello spazio subaracnoideo e nei ventricoli.
Ventricoli: sono quattro e occupano lo spazio in cui non sono presenti le cellule nervose, due laterali
connessi al terzo che si trova sulla linea mediana attraverso il forame interventricolare, poi connessa
al quarto tramite l'acquedotto cerebrale, quest'ultimo si collega con il canale centrale del midollo
spinale. All'interno è presente il liquido cerebrospinale che viene secreto dai plessi coronoidei
presenti nel terzo e quarto ventricolo, questo liquido funge da protezione agli urti del tessuto
nervoso contro le ossa limitando fortemente i danni.

13. Differenze tra sistema simpatico e parasimpatico


Il sistema nervoso autonoma è molto importante per il mantenimento omeostatico e controlla le
interazioni del corpo con l'ambiente tramite i suoi due sistemi simpatico (fight or flight) e
parasimpatico (rest and digest) e sono molto spesso usati insieme con proporzioni adeguate alle
situazioni in cui ci troviamo. Hanno un controllo antagonista.
Controllo omeostatico centri localizzati nel tronco encefalico, nell'ipotalamo e nel midollo (es.
ventilazione e cardiovascolare). La maggior parte degli organi sono sotto il controllo di questi due
sistemi ma ci sono due eccezioni, vasi sanguigni e ghiandole sudoripare sono controllati unicamente
dal sistema simpatico.
Sono vie autonome a due neuroni. Il primo pregangliare rilascia sempre acetilcolina, sia nel
simpatico che nel parasimpatico ma in realtà i presinaptici hanno tante divergenze quindi può fare
sinapsi su molto tessuto periferico (fini a 1:32). il corpo cellulare si trova nel midollo, nel corno
ventrale più mediale e da li parte il primo neurone.
Le vie simpatiche partono dalla zona lombare e da quella toracica, il primo neurone è molto corto e
fa sinapsi con un neurone che si trova molto vicino al midollo spinale.
Le vie parasimpatiche partono dalla zona del bulbo e da quella sacrale ganglio localizzato vicino o
dentro l'organo bersaglio.
Il pregangliare rilascia sempre acetilcolina in entrambi i casi, e nel postgangliare ci sono in entrambi
i casi recettori nicotinici che sono essi stessi dei canali e non necessitano di proteine per il passaggio
del neurotrasmettitore. Il postgangliare nel simpatico rilascerà noradrenalina mentre il
parasimpatico ancora acetilcolina, nel simpatico i recettori saranno recettori adrenergici mentre nel
parasimpatico recettori muscarinici ed entrambi necessitano di una proteina g per far entrare il
neurotrasmettitore nell'organo bersaglio e questo fa si che l'apertura dei canali sia più lenta ma più
duratura.

14. Similarità e differenze tra giunzioni neuromuscolare e neuroeffettrice


sono entrambe vie efferenti e i loro nuclei si trovano nel corno ventrale del midollo spinale. La
prima differenza è che nelle giunzioni neuromuscolari il bersaglio è il muscolo mentre nelle vie
autonome i bersagli sono gli organi. Un'altra differenza è il fatto che quelle neuromuscolari sono vie
ad un neurone mentre le vie autonome sono vie a due neuroni uno pregangliare e uno postgangliare.
Entrambi usano come neurotrasmettire l'acetilcolina e presentano canali nicotinici nella prima fase
degli autonomi.

MUSCOLO
15. Meccanismo eccitazione contrazione nel muscolo scheletrico, sistemi di membrane e
proteine presenti.
Il meccanismo eccitazione contrazione è la trasduzione del segnale che è entrato nella fibra tramite i
tubuli trasversi in rilascio di calcio da parte del reticolo sarcoplasmatico.
Quando arriva il segnale, la prima proteina che si trova sul tubulo t (DHPR) capta questo
cambiamento di carica (infatti è voltaggio dipendente) e cambia la sua conformazione. Questo
cambiamento di conformazione fa attivare a sua volta la seconda proteina (canale del rilascio del
calcio) che fa uscire il calcio dal reticolo sarcoplasmatico che esce per diffusione perchè all'esterno
è poco presente e all'interno del reticolo sarcoplasmatico è molto presente.
Il rilassamento poi dipende dal fatto che il calcio viene sequestrato grazie a delle proteine SERCA
che sono delle pompe controgradiente quindi utilizzano atp per ributtare il calcio dentro al reticolo
sarcoplasmatico. Nel lume è presente una terza proteina: calciosequestrina che è come una sorta di
spugna per il calcio che la accumula togliendola dalla soluzione e fa in modo che il reticolo sia in
grado di accumularne di più.
Valore del calcio prima del rilascio nel mioplasma è di 10-7 molare, quando viene rilasciato arriva a
10-5 molare (contrazione massimale)

16. Quali e quanti tipi di muscolo sono presenti nel nostro organismo.
SCHELETRICO CARDIACO LISCIO

Striato Striato Liscio (no sarcomeri)


Multinucleate mononucleate Mononucleate
Nucleo in periferia Nucleo centrale Nucleo centrale
Fibre elettricamente isolate Fibre connesse elettricamente Fibre connesse elettricamente
dalle altre
Contrazione più lenta e duratura nel liscio, nello scheletrico più veloce. Liscio e cardiaco hanno gap
junctions. Actina e miosina ci sono, non c'è la troponina nel liscio ma calmodulina.

17. Muscolo scheletrico, relazione tra fibra miofibrilla e sarcomero


La fibra muscolare è composta dalle trenta alle cento miofibrille che a loro volta sono formate da
sarcomeri (unità contrattile). Il sarcomero ha una lunghezza a riposo di 2 micron e diametro di 1
micron ed è quella porzione di miofibrilla che va da una linea z all'altra.
Ogni miofibrilla è avvolta da un reticolo detto sarcoplasmatico molto importante per il rilascio di
calcio nell'accoppiamento eccitazione contrazione. Parte rigonfia attaccata ai tubuli T chiamate
cisterne terminali.
I tubuli t sono invece invaginazioni della membrana esterna che serve per far entrare in profondità il
segnale elettrico, per ogni sarcomero ci sono due tubuli t. Importani perchè altrimenti il muscolo si
contrarrà solo all'esterno. Cisterna + tubulo T + cisterna → triade.

18. Proteine del sarcomero: quanti quali organizzazione e funzionalità


Il sarcomero è costituito da proteine che possiamo dividere in base alla loro funzionalità:
-contrattili: miosina e actina
-regolatorie: troponina e tropomiosina
-accessorie: nebulina e titina
Non sono le uniche ma sono quelle più conosciute. Miosina e actina compongono i filamenti spessi
e i filamenti sottili,le due regolatorie troponina e tropomiosina sono entrambe collocate nei
filamenti sottili, la nebulina anche si trova nei filamenti sottili mentre la titina si trova attaccata alla
linea z e m ed entra dentro al filamento spesso.
Filamenti sottili: sono attaccati alla linea z e non arrivano alla linea m, costituiti da due catene di
actina filamentosa costituite a loro volta da actina globulare. Queste due catene si attorcigliano
attorno alla nebulina che è il loro sito di montaggio, importante perchè la lunghezza dei filamenti
dipende dalla lunghezza della nebulina. Tropomiosina ricopre tutti i filamenti di actina e la
troponina si trova nel filamento a intervalli regolari, composta da tre subunità.
Filamento spesso: collegati alla linea m e non arrivano alla linea z, hanno una zona di
sovrapposizione con i filamenti sottili. I filamenti spessi sono bipolari: miosine lontane dalla linea
m hanno una polarità diversa da quelle vicine alla linea M. La miosina ha una struttura quaternaria
con due teste e le code si attorcigliano a formare il filamento spesso, in un filamento spesso ci sono
almeno 250 miosine con le teste che sporgono all'esterno in tutte le direzioni, le prime miosine
hanno la coda legata alla linea M ma quelle più lontane sono legate alle code delle altre miosine.
Il sarcomero è tridimensionale, ogni filamento spesso è circondato da 6 filamenti sottili e ogni
filamento spesso è circondato da tre filamenti sottili.

19. Miosina: enzima, motore molecolare e proteina strutturale


Strutturale perchè forma il filamento spesso, enzima perchè idrolizza ATP, motore molecolare
perchè trasforma l'energia dell'ATP in forza e quindi in movimento.
La miosina presenta due siti attivi, uno in cui è presente sempre una molecola di ATP e una per i
filamenti di actina.
Miosina è sempre in una posizione di alta energia perchè ogni volta che un nuovo ATP si lega alla
miosina essa viene subito idrolizzata rimanendo sempre ADP+P ma finchè non arriverà il calcio le
teste della miosina non vedranno i filamenti di actina e non potranno adoperare il colpo di forza.
Una volta che arriva il calcio che si lega alla troponina c che farà spostare i filamenti di
tropomiosina, a quel punto le teste della miosina si legheranno ai filamenti di actina, P viene
rilasciato ed è l'energia che serve per adoperare il colpo di forza, al termine del colpo di forza la
miosina rilascia l'ADP, arriva un altro ATP (verrà idrolizzato subito) che farà si che la miosina torni
alla posizione iniziale (alta energia). Se non ci fosse l'ATP i nostri muscoli sarebbero sempre
contratti.

20. Le proteine regolatrici: funzione di troponina e tropomiosina


La tropomiosina presenza due catene che seguono per tutta la lunghezza i filamenti di actina, non è
una sola ma tante che si legano insieme e avvolgono il filamento, queste catene nascondono i
filamenti di actina alle teste della miosina.
La troponina è una proteina a 3 subunità; troponina c che lega il calcio, troponina T che si lega alla
tropomiosina, troponina I che quando il calcio è basso quindi il muscolo è rilassato, inibiscono al
calcio di legarsi.
21. Unità motoria e concetto di reclutamento
Per unità motoria si intende l'insieme della fibra e il motoneurone da esso innervata. Per
reclutamento si intende quali quante fibre muscolari reclutare in una specifica situazione in cui ci
troviamo.
Il reclutamento avviene grazie al sistema nervoso che riesce a regolare il movimento e riesce a
capire quanta forza generare in una specifica situazione. Ad esempio se noi avessimo uno scatolone
pieno davanti a noi, se noi pensassimo sia vuoto non riusciremmo ad alzarlo perchè in nostro
sistema nervoso ha generato forza per un peso diverso, se riprovassimo sapendo che è pieno il
nostro snc recluterebbe più fibre.
Nel muscolo non ci sono solo un tipo di fibra ma ci sono fibre bianche (veloci) fibre rosse (lente) e
fibre intermedie, queste tre fibre sono elettricamente separate infatti ognuna è innervata da un
motoneurone diverso, mettiamo che attivo un'unità motoria, questa si contrarrà attivamente e le altre
si contrarranno in modo passivo questo perchè il muscolo si deve contrarre uniformemente.
L'organismo ogni volta che noi dobbiamo fare uno sforzo non intenso recluta solo le fibre lente, ma
quando dobbiamo fare uno sforzo intenso non recluta solo quelle veloci ma recluta tutte le fibre
possibili (il massimo possibile di rosse insieme alle veloci).
Artrofia: veloci resistenza più alta, bianche resistenza minore perchè studiate per essere usate
sempre.
Ipertrofia: veloci più sensibili alla crescita, bianche poco sensibili alla crescita

22. Classificazione fibre muscolari in base a metabolismo e velocità di contrazione


▪ fibre ossidative a contrazione lenta (tipo I) rosse
▪ fibre ossidative/glicolidiche a contrazione intermedia (tipo II A)
▪ fibre glicolidiche a contrazione veloce (tipo II X) bianche
Quando parliamo di ossidative e glicolidiche parliamo dell'aspetto metabolico della fibra.
Quelle glicolidiche usano poco ossigeno e c'è poca presenza di mitocondri per la respirazione.
Quelle ossidative invece usano molto ossigeno e c'è un'alta presenza di mitocondri.
L'energia per entrambi i metabolismi è sempre il glucosio, scisso in piruvati durante la glicolisi e
questi due piruvati hanno due opzioni: -entrare nel metabolismo ossidativo dove entrano nel
mitocondrio per ricavare 36 ATP; - o nelle glicolidiche dove però essendoci molti meno mitocondri
i piruvati fanno fatica ad essere catturati e diventano acido lattico riversandosi nel sangue causando
fatica.
La velocità di contrazione dipende dal tipo di miosina presente nella fibra (tipo I o tipo II) che sono
isoforme diverse. Di tipo I sono quelle lente: questo perchè quando scinde ATP e fa il colpo di forza
ci mette molto più tempo. Di tipo II veloci: colpo di forza molto più veloce, ma ci sono sia vantaggi
che svantaggi, il vantaggio è che essendoci più velocità generano più forza, lo svantaggio è che
scinde ATP più velocemente e questo fa si che le fibre si affatichino molto prima rispetto a quelle
rosse, questo anche dato che sono associate molto spesso a un metabolismo glicolidico.
Rosse più piccole di diametro perchè l'ossigeno deve passare per diffusione e passa più velocemente
se è piccola e il colore è dato dalla presenza della mioglobina che essendo molto più forte
dell'emoglobina gli strappa ossigeno (più affine).

23. Eventi elettrici e meccanici: scossa semplice sommazione e tetano.


Nel muscolo entrano dei potenziali d'azione (che sono eventi elettrici) che nel muscolo si tramutano
in eventi meccanici.
L'evento meccanico più basilare è quello della scossa semplice che avviene dal potenziale mandato
dal motoneurone.
• Primo periodo chiamato periodo di latenza: rappresenta il ritardo tra il segnale elettrico del
motoneurone e la contrazione della fibra, questo ritardo è dovuto all'accoppiamento
eccitazione contrazione che perde tempo a rilasciare il calcio (10/15 ms)
• La fase di salita: fase di contrazione in cui il calcio aumenta
• La fase di discesa: calcio torna dentro al reticolo sarcoplasmatico e questo provoca il
rilassamento della fibra.
Generalmente la fase di salita è più veloce della fase di discesa, più veloce il rilascio che la
rimozione di calcio. Il tempo della scossa semplice può andare dai 10 al 100 ms dipende dalle
diverse fibre presenti. Durante la generazione della scossa la fibra non genera la sua forza massima
anzi arriva a 1/3 della forza massimale questo perchè non viene rilasciato tanto calcio e non tutta la
troponina viene attivata quindi non tutte le teste della miosina riescono ad adoperare il colpo di
forza.
Se invece noi mandassimo più scosse elettriche al muscolo potremmo vedere diverse situazioni.
• Diverse scosse ma non vicine abbastanza per fa si che si sommino perchè la fibra fa in
tempo a rilassarsi.
• Nel secondo caso, la fibra muscolare non fa in tempo a rilassarsi che arriva un altro
potenziale e in questo caso si attiverà il processo di sommazione sviluppando maggiore
forza (evento di sommazione più semplice possibile)

• Quando ci sono più scosse ripetute si possono verificare due eventi diversi chiamati:
a) tetano incompleto:tra una contrazione e l'altra c'è anche se minimo un po' di rilassamento non
riuscendo ad arrivare alla forza massimale.
b) tetano completo: gli stimoli sono talmente vicini che tra una contrazione all'altra non c'è nessun
rilassamento e arriviamo quindi alla tensione massima possibile.

24. Contrazioni isotoniche e isometriche nel muscolo


Isometrica: contrazione (generazione di forza) in cui il muscolo in tutta la sua lunghezza non
cambiamento.
Isotonica: contrazione a carico costante in cui si verifica l'accorciamento del muscolo.
Quando parliamo del muscolo in questo caso prendiamo in considerazione tutte le sue componenti:
quella contrattile (fibre muscolari che hanno la capacità di generare forza e contrarsi) e quella
elastica (tendini che permettono al muscolo di scaricare la tensione sullo scheletro e quando gli si
applica forza si allungano leggermente).
Ogni contrazione ha una prima parte isometrica in cui la parte contrattile si contrae e la componente
elastica si allunga non facendo cambiare la lunghezza del muscolo nella sua totalità, la contrazione
isometrica non vince il carico mentre se noi riusciamo a vincere il carico avremo una contrazione
isotonica in cui il muscolo riesce a vincere il carico e la lunghezza del muscolo cambia.
GRAFICO.

25. Curva di regolazione lunghezza-tensione del sarcomero


Il sarcomero genera forze diverse a lunghezze diverse. Forza massimale a lunghezza ottimale (2.2
micron).
• A destra: per lavorare bene la miosina deve essere in sovrapposizione all'actina quindi man
mano che allontano due linee Z sempre meno teste della miosina riusciranno ad adoperare il
colpo di forza perchè non potranno legarsi all'actina (3.6 micron forza 0, non c'è sovrapp.)
• quando si accorcia il sarcomero accorcia anche la titina spendendo un po' di forza e non può
generare quindi la forza massimale fino a che la forza che genera non cala drasticamente
poiché i filamenti spessi vanno a sbattere contro la linea Z non generando più forza.

26. Muscolo liscio: struttura e funzione


Costituito da cellule mononucleate fusiformi, non è striato e le fibre sono tutte collegate
elettricamente da giunzioni che propagano il segnale. Questo muscolo consuma meno energia degli
altri perchè deve essere sempre attivo infatti ha sempre un tono. La velocità di contrazione è molto
più bassa rispetto agli altri due muscoli quindi il meccanismo di rilascio di calcio è molto lento e
un'altra differenza è che nel muscolo liscio non c'è la troponina infatti il calcio deve legarsi a
qualcos' altro perchè il funzionamento dipende dal calcio.
Può essere classificato in unitario e multiunitario: per la maggior parte noi abbiamo muscoli unitari
e le sue cellule sono tutte unite elettricamente da un sincizio funzionale come nel cardiaco (gap
junctions sono formate da proteine dette connessine che permettono il passaggio degli ioni e quindi
del segnale elettrico (membrane delle cellule molto molto vicine tra loro). Quelli multiunitari invece
hanno cellule tutte separate elettricamente dalle altre e devono essere stimolate singolarmente per
funzionare.
Le fibre muscolari lisce contengono delle fascette di proteine contrattili che però sono organizzate
in maniera obliqua formando quasi una rete e quando la cellula contrae cambia di forma e non ha
limitazioni come nel sarcomero che era delimitato dalle linee z. Questi fasci di proteine si
intersecano gli uni sugli altri in dei punti che vengono chiamati corpi densi (all'interno della
cellula).

In questi fasci obliqui di proteine ci sono actina e miosina, la miosina fluttua dentro alla cellula ma
non se ne va perchè dato che il muscolo liscio ha sempre un tono qualche testa della miosina è
sempre legata ai filamenti di actina e le teste della miosina sono presenti su tutta la lunghezza
dell'actina. Il calcio che ne determina la contrazione proviene proviene per il 50% dall'ambiente
extracellulare e dato che non ha i tubuli trasversi ci sono delle strutture che sono sempre
invaginazioni di membrane chiamate CAVEOLE che accumulano calcio per la contrazione.

27. Ruolo della calmodulina nella contrazione del muscolo liscio


Ingresso di calcio nella cellula stimolato da depolarizzazione ormoni o altri fattori che attiva il
meccanismo di eccitazione contrazione simile a quello del cardiaco perchè c'è un rilascio di calcio
indotto da calcio. Non essendoci la troponina però il calcio si lega ad un'altra proteina chiamata
CALMODULINA che è presente nel mioplasma (e fluttua in giro) (+ altro il calcio + la
colmodulina è legata al calcio).
Ma dato che la calmodulina non è attaccata ai filamenti come farà a far adoperare il colpo di forza
alle teste della miosina? La calmodulina una volta legata al calcio attiva il meccanismo di MLCK
(la chinasi della catena leggera delle miosine (fosforila) ) quando la catena leggera viene fosforilata
la miosina inizia a scindere ATP e adopera il colpo di forza.
Il rilassamento avviene grazie alle pompe controgradiente che ributtano il calcio all'interno del
reticolo sarcoplasmatico e se continua a rimuovere il calcio senza che vi ci sia entrata ci sarà sempre
meno calmodulina legata al calcio e a questo punto la fosfatasi rimuoverà il fosfato che fa adoperare
il colpo di forza alle miosine e avviene il rilassamento.

CUORE E SISTEMA CIRCOLATORIO


30. Struttura anatomica del cuore e funzione nel sistema circolatorio
Il cuore è situato al centro della cavità toracica a forma di cono rovesciato, posto in una tasca tra i
due polmoni chiamato mediastino poiché lavorano a stretto contatto. Avvolto da una membrana
detta pericardio che contiene il liquido pericardico che ha la funzione di protezione e lubrificazione.
È un organo cavo diviso in due atri e due ventricoli. I due atri sono separati da un setto interatriale e
i ventricoli sono separati da un setto intervetricolare questo per far si che il sangue della parte destra
non si mescoli mai con il sangue della parte sinistra dato che nella parte destra c'è sangue venoso
povero di ossigeno e pieno di anidride carbonica mentre nella parte sinistra arriva il sangue
arterioso pieno di ossigeno e povero di anidride carbonica.
Il flusso unilaterale è dato da 4 valvole, 2 tra atri e ventricoli e le altre due tra ventricoli e arteria
polmonare e aorta.
Tutte le valvole si inseriscono all'interno di anelli di tessuto connettivo (importantissimo perchè
impedisce ai segnali elettrici degli altri di passare direttamente al ventricolo, funge da isolante
perchè il sangue dai ventricoli deve andare dall'alto verso il basso quindi l'impulso elettrico deve
partire dall'apice) e le due atriventricolari sono formate a destra da tre lembi (tricuspide) e a sinistra
da due lembi (bicuspide): quando i lembi sono aperti si vanno a connettere attraverso a delle corde
tendinee che si inseriscono a delle estensioni della parete del ventricolo (muscoli papillari) e la
funzione di questi è quella di non far tornare indietro il sangue.
Le altre due valvole chiamate semilunari sono entrambe costituite da tre lembi ma queste non hanno
bisogno di corde tendinee perchè sono a forma di coppa quindi se il sangue cerca di tornare indietro
queste coppe si riempiranno di sangue e si chiuderanno.
La funzione del cuore è quella di pompare il sangue con nutrienti a tutto il corpo.
Muscolo cardiaco composto da cellule in grado di trasportare segnali elettrici. Cellule striate che
sono unite tra loro da strutture chiamate dischi intercalari ( desmosomi trasferiscono la tensione, le
gap junctions trasferiscono i segnali elettrici).
1/3 della superficie contiene mitocondri perchè necessita di molto ossigeno, contrazione lenta
possiamo notarlo anche da presenza di molti mitocondri.

31. Struttura cellule contrattili cardiache e grafico potenziale d'azione


Partito il potenziale dalle cellule pacemaker, grazie alle gap junctions partiranno i potenziali
d'azione anche nelle cellule miocardiche contrattili. Parte da un valore di -90mV.

• a) cellula a riposo
• b) entrata rapida di Na+ che depolarizza la cellula
• c) fase di discesa ha più componenti, si chiudono canali di Na+ e si aprono quelli veloci del
potassio che si chiudono appena di aprono quelli del calcio (si aprono quelli lenti del
potassio) → plateau che non permette la sommazione dei potenziali.
• Si chiudono quelli del calcio e si riaprono i canali veloci del potassio e la cellula dopo 250
ms torna nella posizione di riposo iniziale.
• Non c'è iperpolarizzazione perchè il potassio si trova a riposo a -90mV
Come evita la sommazione: il cuore quando lavora ha bisogno di rilassarsi completamente prima di
contrarre di nuovo poiché deve prima riempirsi di sangue.
A differenza del cardiaco, il muscolo scheletrico la un potenziale d'azione che dura molto poco
(10ms) questo gli permette di mandare altri potenziali d'azione facendo partire la sommazione, ma
nel cardiaco i potenziali delle cellule miocardiche hanno un potenziale d'azione che dura per tutta la
contrazione e tutto il rilassamento del muscolo grazie al plateau. Periodo refrattario molto lungo.
Avremo quindi la durata della contrazione delle cellule miocardiche sempre uguale a 250 ms e il
periodo di riposo di 750 ms, quando cambia la frequenza, cambierà il tempo tra un potenziale e
l'altro.
Calcio permette il plateau e permette meccanismo eccitazione contrazione

32. Sistema di conduzione del cuore e potenziale cellule pacemaker


Il sistema di conduzione del cuore è costituito dal nodo senoatriale che si trova in alto sull'atrio
destro (che ha le cellule pacemaker) che si va a connettere al nodo atrioventricolare posizionato
sempre nell'atrio destro ma in basso vicino al setto interatriale. Da qui partirà il Fascio di Hiss
(dentro al setto interventricolare) e si divide in due branche, destra che va portare il segnale all'apice
destro e sinistro che va a portare il segnale all'apice sinistro dal quale poi si dirameranno diventando
cellule del Purkinji.
Il nodo atrioventricolare è un punto in cui l'onda di deporarizzazione subisce un ritardo questo
perchè si deve dare tempo ai ventricoli di riempirsi di sangue e devono quindi contrarre dopo.
La propagazione del segnale elettrico di cellula in cellula avviene grazie alle gap junctions e le
prime che ricevono il segnale sono quelle adiacenti alle cellule pacemaker.
Le cellule pacemaker sono il posto in cui il battito cardiaco si innesca per una loro proprietà insita.
La durata dipende dalla frequenza cardiaca.

È un potenziale che si rigenera, inoltre non ha mai riposo, ha sempre una fase di depolarizzazione
spontanea e il punto più basso del potenziale è posto a -60mV.
Il potenziale riesce a depolarizzarsi grazie a dei canali particolari chiamati If (f sta per funny) che
non sono mai chiusi e hanno sempre una bassa conduttanza, fa passare sia sodio che potassio ma
ovviamente entrerà più sodio perchè si trova più lontano dal suo potenziale di equilibrio quindi
raggiungerà lentamente la depolarizzazione.
La soglia è posta a -40mV, la fase di salita poi è dovuta all'apertura dei canali del calcio e arrivati a
+10 mV i canali del calcio si chiudono e si aprono quelli per la fuoriuscita del potassio e avremo
quindi una ripolarizzazione e arrivati a -60ms i canali del potassio si chiuderanno e la cellula
ricomincia il ciclo.
Se a riposo abbiamo 60 battiti al minuto allora avremo 60 potenziali al minuto che dureranno 1
secondo e al valore del potenziale varia la durata del potenziale. Arriviamo al massimo a 200 perchè
altrimenti i potenziali si sommerebbero.
33. Modulazione della frequenza cardiaca da parte del sistema nervoso autonomo
La frequenza cardiaca è determinata dalle cellule pacemaker del nodo senoatriale, controllato a sua
volta dal sistema nervoso autonomo.
A riposo siamo sotto l'effetto del parasimpatico che rallenta il potenziale pacemaker altrimenti a
riposo senza l'effetto del parasimpatico avremmo un battito cardiaco di 90/100 bpm.
Questi due sistemi poteranno acetilcolina che abbassa la frequenza cardiaca o nel caso del simpatico
noradrenalina che aumenta la frequenza cardiaca, lo fanno allungando o accorciando il potenziale
d'azione perchè loro sono in grado di modulare la permeabilità dei canali.

• Il simpatico agisce in due modi, mandando la noradrenalina sposta verso l'alto la soglia e la
permeabilità dei canali aumenta quindi il potenziale ci metterà meno tempo ad arrivare alla
soglia. (depolarizzazione membrana, velocizza la depolarizzazione, aumenta frequenza)
• Il parasimpatico invece abbassa il punto più basso e l'acetilcolina diminuisce la permeabilità
dei canali If al sodio e aumenta la permeabilità a quelli del potassio facendo arrivare molto
lentamente il potenziale alla soglia. (iperpolarizzazione, rallenta depolarizzazione,
diminuisce frequenza cardiaca).

34. Le cinque fasi del ciclo cardiaco


Serie di eventi che vanno dalla fine di una diastole alla fine della diastole successiva.
➔ FASE 1 (fase tardiva della diastole atrioventricolare): sia gli altri che i ventricoli sono
rilassati, la pressione sanguigna all'interno del cuore è molto bassa (più bassa di tutta la
circolazione) quindi per questo il sangue entra all'interno del cuore. Entra negli atri ma dato
che i ventricoli sono rilassati, le valvole atrioventricolari sono aperte e il sangue entra anche
nei ventricoli: l'80% del sangue che entra nei ventricoli entra in questa fase.
➔ FASE 2 (sistole atriale): in questa fase le valvole sono rimaste aperte, gli altri si contraggono
e mandano al ventricolo il sangue che era rimasto (20%) completando il riempimento.
➔ FASE 3 (sistole ventricolare isovolumetrica): i ventricoli iniziano a contrarre così le valvole
si chiudono (sangue che spinge la valvola fa rumore) facendo diventare il ventricolo una
camera chiusa. Isovolumetrica perchè contrae ma non riesce ad aprire le semilunari. Volume
che si trova all'interno chiamato volume telediastolico (di fine diastole). Il ventricolo quindi
con la contrazione cerca di comprimere il liquido che però è incomprimibile e questo
aumenta la pressione all'interno del ventricolo e quando arriva ad una pressione maggiore di
quella che c'è nelle arterie riuscirà ad aprire le semilunari.
➔ FASE 4 (eiezione ventricolare): il ventricolo fa abbastanza forza da superare la pressione
arteriosa e apre le semilunari buttando il sangue fuori; dopodichè i ventricoli si rilassano
tendendo a riportare il sangue indietro ma in quel momento si chiudono le semilunari e il
ventricolo torna ad essere una camera chiusa con un volume telesistolico che è metà del
volume telediastolico.
➔ FASE 5 (diastole ventricolare isovolumetrica): quando la pressione all'interno del ventricolo
diventa più bassa di quella degli atri, le valvole si apriranno di nuovo facendo ripartire il
ciclo cardiaco.

35. Ciclo cardiaco spiegato con curva pressione volume


Questo grafico tiene in considerazione solo il ventricolo sinistro misurandone pressione e volume.

Costituito da quattro segmenti e quattro punti.


I punti corrispondono all'apertura e alla chiusura delle valvole, i segmenti corrispondono ai
movimenti del sangue.
A: apertura bicuspide; B: chiusura bicuspide; C: apertura semilunare; D: chiusura semilunare
AB: riempimento ventricolare; BC: sistole isovolumetrica; CD: eiezione ventricolare; DA: diastole
isovolumetrica.
VEDI DOMANDA PRIMA E FAI RIFERIMENTO CON GRAFICO.

36. Gittata cardiaca, come si calcola e perchè aumenta durante l'esercizio. (A riposo 5L)
Per gittata cardiaca si intende la quantità di sangue immessa in circolo dal cuore nell'unità di tempo
in questo caso il minuto. Si calcola facendo frequenza cardiaca x gittata sistolica (sangue immesso
in circolo dal ventricolo sinistro durante una sola sistole: differenza tra volume telediastolico e
volume telesistolico 135-65 ml).
Durante l'esercizio fisico la gittata cardiaca può aumentare anche di 6/7 volte in quanto aumentano
entrambi i parametri, frequenza cardiaca aumenta fino a 180/200 e gittata sistolica aumenta perchè
aumenta il ritorno venoso.

37. Legge di Frank- Starling e importanza del precarico nella gittata sistolica.
Parla della relazione tra il precarico e la quantità di sangue messa in circolo dal ventricolo in una
singola contrazione.

Il cuore durante il ciclo cardiaco butterà fuori tutto il sangue che riceve e la quantità del sangue che
riceve può variare a causa del ritorno venoso (pompa muscolare scheletrica, pompa respiratoria e
innervazione simpatica delle vene).
Se arriva più sangue al cuore, il precarico aumenterà (forza richiesta per allungare le cellule
miocardiche). Quando le cellule miocardiche si allungano (volume aumenta), entra più calcio e
quando contrae la contrazione sarà più forte e riuscirà senza fatica a spingere tutto il sangue fuori
dal cuore. La contrazione più profonda è data anche dalla noradrenalina mandata dal sistema
simpatico.
Il cuore quindi a seconda del precarico dovrà regolare la forza della contrazione e la velocità della
contrazione; come? Velocizza entrata di calcio (maggiore fora) e la rimozione di calcio più veloce
(minor tempo).
38. Elettrocardiogramma: grafico e interpretazione

Misura l'attività elettrica del cuore. Somma di tutti gli eventi elettrici nelle cellule del cuore ed è
uno dei metodi non invasivi per controllare la funzionalità del cuore. A seconda della frequenza
cardiaca cambia di lunghezza come il potenziale pacemaker.
Formato da diverse componenti: deflessioni verso il basso, deflessioni verso l'alto, onde e segmenti
(che connettono le diverse deflessioni).
➔ ONDA P: prima deflessione verso l'alto, qui si stanno depolarizzando gli atri.
➔ SEGMENTO PR: contrazione atri
➔ COMPLESSO QRS: composto da una piccola deflessione verso il basso (Q), una grande
deflessione verso l'alto ( R) e un'altra deflessione verso il basso (S); durante questo
complesso c'è il passaggio dell'onda di depolarizzazione ai ventricoli (prima nel setto
interventricolare poi nelle pareti)
➔ SEGMENTO ST: contrazione ventricoli
➔ ONDA T: ripolarizzazione ventricoli (quella degli atri è nascosta dentro al complesso QRS)

39. Ruolo di vasi e pompa muscolatura scheletrica nell'aiutare il cuore a pompare sangue
Arterie e vene partecipano in maniera attiva al passaggio del sangue e a mantenere costante il flusso
in periferia.
Tre quarti del sangue che abbiamo in circolo è per ¼ arterioso e ¾ venoso (contiene molto più
sangue e la pressione è molto più bassa)
◦ pareti di arterie e vene:
Arterie: vasi con il sangue ad alta pressione, parete molto spessa costituita da molto muscolo liscio
e per questo le arterie sono difficilmente comprimibili ma sono molto elastiche.
Vene: sangue a bassissima pressione, parete esterna molto sottile e quindi facilmente comprimibili
in più all'interno sono presenti delle valvole unidirezionali che non permettono al sangue di tornare
indietro.
L'apparato venoso contiene più sangue perchè: hanno un diametro più grande e sono più numerose;
inoltre il sangue venoso è una riserva che in certi casi (esercizio fisico) posso decidere di
comprimere per mandare più sangue al cuore favorendo il ritorno venoso.
➔ ARTERIE: quando il ventricolo pompa il sangue nell'aorta e nelle arterie prossimali esse si
gonfiano perchè elastiche, la forza espulsiva del ventricolo viene accumulata nella pareti
delle arterie e dopo di che chiusa la valvola semilunare le arterie tornano in posizione
originale rilasciando la forza immagazzinata mandando il sangue in periferia. Questa forza
proviene dalle caratteristiche del tessuto che lo costituisce e per la risposta miogena del
muscolo liscio (risposta automatica di contrazione ad una tensione)
➔ VENE: anche esse mettono a disposizione le loro caratteristiche, il fatto che siano
facilmente comprimibili fa in modo che esse siano compresse dai muscoli scheletrici che
quando lavorano, contraendo, aumentano di diametro e questo fa si che vene spingano il
sangue verso l'alto.

40. Pressione arteriosa e sanguigna: misurazione e come cambia nella circolazione


Metodo non invasivo per misurare la pressione arterioso si usa un manicotto e lo stetoscopio. Il
manicotto supererà la pressione dell'arteria e riuscirà a comprimerla bloccandone il flusso.
Quando il manicotto comincia a sgonfiarsi, nel momento in cui sentiamo di nuovo il flusso si
prende il primo valore che corrisponde alla pressione massima e quando non sentiamo più il battito
vuol dire che l'arteria è tornata alla posizione originaria e quello è il valore minimo. In un soggetto a
riposo sano la pressione è di 120-80 mmHg.

Nel ventricolo la pressione va da valori molto bassi a valori molto alti (curva pressione volume).
Le arterie non sentono tutta questa pressione, ne sentono una parte, quella che va dall'apertura della
semilunare (80mmHg) a la chiusura della stessa. Infatti il ventricolo fa sbalzi fortissimi ma
influenza la periferia solo quando la semilunare è aperta.
Queste onde pressorie possiamo percepirle fino alle arteriole, dai capillari non c'è più onda
pressoria.
PAM: pressione diastolica+ 1/3 pressione differenziale= 80 mmHg + 1/3 40 mmHg → 93 mmHg.
È funzione di due parametri: gittata cardiaca x resistenza periferica (controllata dal diametro delle
arteriole).
Cioè la pressione arteriosa è funzione di quanto sangue metto in circolo e quanta è la resistenza
periferica. Infatti la pressione arterioso la moduliamo decidendo quanto sangue mettere in circolo e
tramite il sistema simpatico (vasodilatando o vasocostringendo i vasi).
Nella parte venosa la pam è molto bassa e questo può essere sia un vantaggio che uno svantaggio:
vantaggio perchè il sangue va da zone ad alta pressione a zone a bassa pressione e questo favorisce
il flusso; svantaggio perchè fa fatica a risalire ma lo favoriamo con il movimento.
Volemia influenza grandemente la pressione arteriosa media. Se la volemia è alta la pam si alza.
Controllata da sistema cardiovascolare (risposta veloce) e risposta lenta (rene).

41. Regolazione della pam: riflesso barocettivo


La regolazione della pam avviene attraverso il riflesso barocettivo ed essendo un riflesso presenta
tre componenti: centro d'integrazione, segnali in ingresso e segnali in uscita.
➔ Centro d'integrazione: il centro di controllo cardiovascolare si trova nel bulbo, si attiva a
livello incosciente.
➔ Segnali d'ingresso: portati da barocettori (recettori della pressione) localizzati nei corpi
aortici e carotidei, sono cellule sensibili allo stiramento, più è alta la pressione e più si
stirano e più si stirano più manderanno segnali al centro di controllo.
➔ Segnali in uscita: una volta arrivati i segnali d'ingresso al centro d'integrazione quest'ultimo
deve capire se abbassare la pressione arteriosa o alzarla. E lo fa tramite il sistema simpatico
e il sistema parasimpatico. Le vie parasimpatiche controllano solo la frequenza cardiaca nel
nodo senoatriale silenziandosi quando la pam è bassa. Le vie simpatiche invece hanno tre
bersagli fondamentali: 1)nodo senoatriale dove aumenta la frequenza cardiaca in caso di
bassa pressione; 2) i ventricoli, aumenta la noradrenalina che ne aumenta la contrattilità
aumentando quindi l'eiezione (maggiore gittata cardiaca); 3) vasi, vasodilatando o
vasocostringendo.

42. Il sangue: composizione e funzione delle componenti corpuscolate


Costituito per il 60% da plasma che è la parte liquida, il restante è la parte corpuscolare.
Componente corpuscolare formata da tre elementi: globuli rossi o eritrociti, globuli bianchi o
leucociti e piastrine.
Il processo di formazione degli elementi corpuscolari del sangue si ha nel midollo osseo e da
origine a cellule pluripotenti che diventeranno poi o globuli rossi o globuli bianchi o piastrine.
Nelle regioni emopoietiche circa il 25% danno origine a globuli rossi mentre il 75% a globuli
bianchi questo perchè la vita dei bianchi è molto breve rispetto a quelli rossi (4 mesi e 12 ore).
➔ Globuli rossi: hanno una forma biconcava che gli conferisce flessibilità e un buon apporto
tra forma e superficie di scambio (ossigeno e anidride carbonica), sono anucleate e non
presentano mitocondri questo perchè devono trasportare ossigeno con l'aiuto
dell'emoglobina e se avessero mitocondri essi lo consumerebbero.
Sono sacchi di enzimi e grandi trasportatori di emoglobina, proteina formata da 4 subunità con al
centro il gruppo eme il quale lega un atomo di ferro ed è quello che legherà l'ossigeno o l'anidride
carbonica con un legame debole perchè deve essere in grado di rilasciare molecole in caso di
necessità.
➔ Globuli bianchi: possono dividersi in tre gruppi: linfociti B o T (risposta immunitaria),
monociti (macrofagi a livello tissutale); granulociti (neutrofili, basofili, eosinofili).
➔ Piastrine (vita media 10 giorni): fondamentali per la riparazione dei vasi, questo processo è
detto emostasi e richiede tre tappe: 1) vasocostrizione: per limitare il flusso di sangue dove
abbiamo subito la lesione, si ottiene grazie a rilascio di sostanza paracrine; 2) formazione
tappo piastrinico: queste piastrine si attaccano al collagene danneggiato, portando allo stop
del sanguinamento, grazie alla vasocostrizione c'è meno pressione e questo permette alle
piastrine di attaccarsi; 3) cascata di coaugulazione: inizia la formazione di trombina la quale
si trasforma in fibrinogeno (proteina del sangue) in fibrina che stabilizza il tappo piastrinico
formando un coagulo dando tempo al vaso di ripararsi; una volta riparato questo coagulo
verrà rimosso dalla plasmina.

APPARATO RESPIRATORIO
43. Apparato respiratorio: struttura e funzione polmoni alveoli a gabbia toracica.
Composto da vie aeree superiori (cavità nasali, bocca, faringe, laringe) e vie aeree inferiori (trachea
bronchi e polmoni) e tra trachea e polmoni le vie aeree vanno incontro a 25 divisioni successive
fino ad arrivare ai bronchioli terminali che sono a stretto contatto con gli alveoli che sono la
superficie di scambio. Come nel sangue, più ci sono diramazioni più il diametro diventa più piccolo
ma aumenta la loro area trasversale e questo fa si che l'aria fluirà più lentamente favorendo gli
scambi gassosi con i capillari che avvolgono gli alveoli (dove anche li il sangue fluisce lentamente).
Questo apparato viene considerato un ambiente esterno internalizzato e per questo le pareti degli
alveoli è composta da tessuto epiteliale, ci sono due tipi di cellule chiamate pneumociti di tipo I (più
numerose e deputate per lo scambio gassoso perchè sono molto sottili e permettono la diffusione ai
gas )e pneumociti di tipo II (meno presenti, più piccole ma più spesse, importanti perchè hanno la
funzione di produrre surfactante, miscela di glicoproteine che rende gli alveoli stabili a contatto con
l'aria). Dove i capillari non ricoprono gli alveoli c'è tantissimo tessuto elastico fondamentale per la
respirazione, l'elasticità permette la respirazione passiva dato che sono attaccati alla gabbia toracica
tramite le pleure tendono sempre a tornare nella loro posizione normale grazie a questa elastina.
Infatti è chiamata elasticità la capacità che ha il polmone di tornare nella sua posizione di riposo
(espirazione) mentre è chiamata compliance la capacità del cuore di espandersi (inspirazione).
Questa elasticità non viene tutta completamente dalle fibre elastiche ma anche perchè gli alveoli
sono ricoperti da un liquido che aiuta il ritorno elastico del polmone, questa forza è data dalla forza
superficiale del liquido data dai legami tra O2 e H. gli alveoli però hanno diametri diversi e se li
ricoprissi tutti con la stessa soluzione quelli più piccoli finirebbero per impodere all'interno di quelli
più grandi dato che la forza che spinge l'alveolo a contrarsi sarebbe più forte in quelli più piccoli.
Quindi come stabilizziamo gli alveoli? Grazie al surfactante disciolto nel liquido che ricopre gli
alveoli che riduce la tensione e più sono piccoli più surfactante verrà prodotto.
44. Le 4 fasi della respirazione esterna: quali sono e quanti compiti svolgono
Viene chiamata esterna anche se molti passaggi sono all'interno del nostro organismo. È una serie di
quattro passaggi che portano O2 all'interno delle cellule e la CO2 all'esterno: ventilazione (costituita
da inspirazione ed espirazione), scambio gassoso alveolare (scambio di O2 e CO2 tra capillari e
alveoli), trasporto gassoso sanguigno (come vengono trasportati i gas all'interno della circolazione),
scambio gassoso cellulare (scambio di O2 e CO2 tra capillari e tessuti). Questo fa si che si porti
ossigeno all'interno dell'organismo e anidride carbonica all'esterno.

45. La ventilazione e i muscoli implicati e meccanica respiratoria.


Costituita da due fasi: inspirazione e espirazione e per operare la ventilazione abbiamo bisogno di
muscolatura.
➢ Muscoli fase inspiratoria: diaframma, intercostali esterni, scaleni, sternocleidomastoidei
(ultimi due solo sotto sforzo)
➢ Muscoli fase espiratoria: intercostali interni e addominali (sotto sforzo)
➢ Inspirazione comporta: 1) aumento del volume toracico 2) abbassamento della pressione 3)
ingresso di aria (da ambiente ad alta pressione a bassa pressione)
➢ Espirazione comporta: 1)diminuzione del volume toracico 2) aumento della pressione
intrapolmonare 3) fuoriuscita di aria.
46. Come cambiano pressione, volume intrapolmonare e pressione intrapleurica durante la
ventilazione a riposo.

Valori non partono da zero ma sono differenziali con l'esterno.

47. La funzione delle pleure e la loro importanza per la ventilazione.


Consideriamo i polmoni come palloncini pieni d'aria, le pleure sono palloncini pieni di liquido che
avvolgono completamente il polmone ripiegandosi a formare un foglietto viscerale che è attaccato
al polmone e un foglietto parietale attaccato alla gabbia toracica e al diaframma.
Il liquido presente all'interno permette ai due foglietti di scivolare, questo è necessario perchè
quando ampliamo la gabbia toracica si portano dietro i polmoni che cambiano di forma e
necessitano quindi di scorrimento; un'altra funzionalità delle pleure è quella di tenere i polmoni a
stretto contatto con la gabbia toracica.
Durante la respirazione verrà applicata a questo liquido una pressione negativa, il polmone tende
sempre ad andare verso l'interno e cercherà quindi di espandere il liquido che però è inspandibile e
questo crea quindi una pressione negativa all'interno del liquido che è di -3mmHg e può arrivare
anche -6mmHg quando inspiriamo.

48. La spirometria: volumi e capacità polmonari.


È un test non invasivo sulla funzionalità polmonare, soggetto ha un boccaglio in bocca e si chiude il
naso per ottenere un sistema chiuso tra macchina e apparato respiratorio e a quel punto
l'apparecchio misura quanta aria esce e quanta ne entra ad ogni atto ventilatorio.

Volumi di riserva: riserve funzionali per utilizzare più a fondo la capacità respiratoria.
Capacità sono somme di volumi.
Volume residuo: volume che resta una volta che abbiamo espirato completamente.

49. Ventilazione polmonare ed alveolare: come si calcolano e differenze tra esse.


Ventilazione polmonare è considerata come il flusso totale di aria immesso e espulso nell'unità di
tempo. Si calcola moltiplicando il volume corrente per frequenza ventilatoria che equivale a circa 6
litri.
Se calcoliamo invece la ventilazione alveolare teniamo conto anche dello spazio morto anatomico:
ogni volta che inspiriamo non tutta l'aria raggiunge la superficie di scambio e una parte rimane
infatti nelle superfici non di scambio e quello spazio è chiamato spazio morto anatomico. 1/3
dell'aria viene intrappolato (di 500 ml ne vengono intrappolati 150ml). Infatti se al livello del mare
la pressione parziale dell'ossigeno è pari a 160, negli alveoli è di 100 mmHg.
Quindi se volessimo calcolare la ventilazione alveolare dovremmo moltiplicare la frequenza
ventiltoria per (volume corrente meno spazio morto anatomico).
Ogni volta che respiriamo quindi portiamo dentro 350ml di aria pura e 150 ml di aria residua dello
spazio morto anatomico.

50. Come cambiano le pressioni alveolari di O2 e CO2 con ipo e iper ventilazione

Quando ventiliamo a riposo spostiamo 4,2 L/min di aria e le pressioni dei due gas sono PO2= 100
mmHg mentre PCO2= 40mmHg.
La ventilazione è un parametro che può cambiare, si può sia ipoventilare che iperventilare ma
quando parliamo di ipoventilazione si parla di una parte patologica mentre la curva fisiologica è
quella dell'iperventilazione. Ipoventilazione pericolosa perchè la PCO2 aumenta e PO2 cala
drasticamente.
In iperventilazione aumenta la quantità di aria fresca nei polmoni e i parametri dei gas si spostano
verso una direzione vantaggiosa per gli scambi gassosi, più ossigeno entra nel sangue più si libera
anidride carbonica.

51. Scambio gassoso alveolare e tissutale di O2 e CO2


Lo scambio gassoso tra O2 e CO2 segue due leggi principali:
• la velocità di diffusione attraverso le membrane (pneumociti tipo I, lamina basale, endotelio
capillare) è direttamente proporzionale ai gradienti di pressione parziali: esempio, negli
alveoli la PO2 è di 100 mmHg e nel sangue 40 mmHg e l'ossigeno per diffusione andrà dagli
alveoli al sangue con una certa velocità, se invece iperventiliamo negli alveoli la PO2 sarà
maggiore di 100 mentre nel sangue minore di 40 e quando per diffusione l'ossigeno passerà
dagli alveoli al sangue la velocità sarà maggiore.
• I gas si spostano sempre da zone ad alta pressione verso zone a bassa pressione.

Gli scambi gassosi avvengono in due livelli, alveolare e tissutale:


• ALVEOLARE: (Ossigeno) arriva agli alveoli sangue con una PO2 di 40 mmHg, entra a
contatto con gli alveoli che hanno una PO2 di 100mmHg, per la legge dei gas che passano
da zone ad alta pressione verso zone a bassa pressione, l'ossigeno passerà dagli alveoli ai
capillari e dato che il sangue nei capillari si muove molto lentamente l'ossigeno avrà tutto il
tempo per arrivare all'equilibrio (questo sangue poi arriverà all'atrio sinistro, sangue
ossigenato ha la PO2 uguale a quella degli alveoli 100mmHg).
(Anidride carbonica) mentre l'ossigeno lascia gli alveoli per entrare nel sangue, l'anidride carbonica
fa il processo inverso, nel sangue la PCO2 è uguale a 46 mmHg mentre negli alveoli è pari a 40
mmHg quindi per diffusione la CO2 andrà dal sangue agli alveoli con una pressione di 46mmHg.
Le pressioni dei gas nel sangue arterioso sono determinate dagli alveoli.
Durante l'esercizio fisico la PO2 nel sangue è minore di 40 e negli alveoli maggiore di 100, la PCO2
negli alveoli è minore di quaranta mentre nel sangue maggiore di 46: questo favorisce gli scambi
gassosi.
• TISSUTALE: (ossigeno) ai tessuti arriva il sangue arterioso con una PO2 pari a 100 mmHg
mentre nei tessuti avremo una PO2 pari a 40 mmHg, a questo punto per diffusione il sangue
passerà dai capillari ai tessuti, anche qui il flusso sanguigno è molto lento e questo permette
ai gas di arrivare all'equilibrio.
(anidride carbonica) nei tessuti avremo una PCO2 pari a 46mmHg mentre nei capillari un PCO2
pari a 40 mmHg e anche qui per diffusione l'anidride carbonica passerà dai tessuti ai capillari.
Il sangue diventa quindi venoso e va verso il cuore per entrare nell'atrio destro ed entrare nella
circolazione polmonare.
Le pressioni dei gas nel sangue venoso sono determinate dai tessuti.

52. Trasporto gassoso sanguigno di O2 e CO2.


• Ossigeno: il trasporto avviene in due modi, per il 2% trasporto disciolto nel sangue e per il
98% trasporto legato all'emoglobina.
Quando l'ossigeno entra all'interno dell'organismo la prima cosa che fa è disciogliersi nel plasma e
grazie alla sua capacità di attraversare le membrane entra nel globulo rosso ed è proprio qui che si
legherà all'emoglobina. L'emoglobina leva dalla soluzione l'O2 permettendo ad altro ossigeno di
entrare, infatti l'ossigeno legato all'emoglobina non partecipa alla pressione parziale di ossigeno
disciolto nel sangue che è di 100 mmHg. Quando il sangue arriverà ai tessuti troverà una PO2 pari a
40 mmHg quindi l'O2 dsciolto nel sangue entra nei tessuti e questo sposta l'equilibrio e a quel punto
l'emoglobina inizia a disciogliere l'ossigeno dato che il legame emoglobina ossigeno è molto
debole. Quando il sangue passa vicino ai tessuti rilascia solo il 25% del sangue trasportato, mentre il
75% è di riserva pronto per essere utilizzato in caso di necessità.
• Anidride carbonica: 7% disciolto nel sangue (più polare dell'ossigeno), 23% trasportato
dall'emoglobina, 70% trasformato in H2CO3 dall'anidrasi carbonica H2O+CO2 → H2CO3
ed essendo un acido si dissocia rilasciando ioni H+.
Quando la CO2 entra nei globuli rossi va incontro a due destini, o si lega all'emoglobina o si
trasforma in acido. Quando arrivano negli alveoli la PCO2 nel sangue è più alta di quella degli
alveoli quindi esce dal plasma causando dissociazioni di CO2 dall'emoglobina e H2CO3 ritorna ad
essere CO2 (reazione inversa).

53. Emoglobina: struttura, ruolo e curva di dissociazione.


È una proteina che presenta 4 subunità due alpha (140 amminoacidi) e due beta (146 amminoacidi),
costituita da quattro globine. Ad ogni singola globina è legato un gruppo eme dove al centro
presenta un atomo di ferro ed è proprio questo che legherà le molecole di ossigeno e anidride
carbonica, ogni emoglobina legherà quindi un massimo di 4 molecole di ossigeno.

Questa curva ci dice quanta percentuale di emoglobina è saturata alle diverse concentrazioni di
PO2, l'emoglobina è satura quando ha tutti e 4 i siti di legame associati con l'O2 e parliamo di
percentuali perchè prendiamo in considerazione una grande quantità di emoglobine.
L'emoglobina durante il trasporto di va incontro a due situazioni, quella negli alveoli e quella a
riposo perchè durante il circolo le pressioni parziali dei gas non cambiano e questa parte della curva
è detta plateau.
I parametri importanti sono quando la PO2 è pari a 100 mmHg dove l'emoglobina è satura al 98%,
la PO2 è pari a 60 mmHg (6.000 m di altezza) l'emoglobina è satura al 90% e PO2 pari a 40 mmHg
dove l' emoglobina è satura al 75%.
La parte della curva che noi consideriamo è la parte fisiologica e il fatto che sia molto piatta è un
vantaggio perchè anche se ci trovassimo in ambienti con PO2 non ottimali, l'emoglobina
continuerebbe a legare ossigeno perfettamente.
Arrivando al livello dei tessuti la curva scende ma anche questo è un vantaggio perchè a 40 mmHg
abbiamo una saturazione del 75% questo vuol dire che l'emoglobina rilascia una molecola ma ne
tiene tre di riserva.
Ma se noi iniziassimo a bruciare ancora di più ossigeno e la PO2 scendesse il fatto che la curva
scenda così velocemente anch'esso presenta un vantaggio perchè l'emoglobina dissocerebbe
velocemente per cedere ossigeno.
Questo vuol dire che l'emoglobina cede molto bene l'ossigeno anche in situazioni non ottimali.
Tre parametri influenzano la curva: PCO2, la temperatura e il pH, se PCO2 aumenta, temperatura
aumenta e pH diminuisce allora la curva si sposta a destra. Facilitano il rilascio di O2 ai tessuti.

54. Controllo riflesso della ventilazione: chemocettori e centro di controllo bulbare.


La ventilazione ha il suo centro di controllo nel bulbo come il sistema cardiovascolare. Essendo un
riflesso presenta un centro d'integrazione, delle vie d'ingresso e delle vie d'uscita.
➔ Centro d'integrazione: nel bulbo sono presenti una rete di neuroni che funzionano
similmente alle cellule pacemaker, si generano infatti dei potenziali spontanei, questa rete di
neuroni viene chiamata generatore centrale di ritmi respiratori.
➔ Vie in ingresso: arrivano dai chemocettori che si trovano in periferia nei corpi aortici e
carotidei mentre i chemocettori centrali si trovano nel bublo (più sensibili al pH) che
leggono i parametri sanguigni di PO2 PCO2 e pH, mandano uno stimolo al bulbo che
risponderà con segnali in uscita.
➔ Vie in uscita: motoneuroni che innescano i muscoli respiratori. Si attivano solo sotto sforzo.
Nel bulbo esistono due nuclei per il controllo respiratorio: dorsale (inspirazione) e ventrale
(espirazione). Sotto sforzo vengono attivati entrambi i nuclei.

RENE

55. Il rene: funzioni principali nell'omeostasi corporea.


I reni fanno parte del sistema urinario e collocati al di fuori del pritoneo e non sono perfettamente
simmetrici. Costituito da due regioni, una esterna corticale e una interna midollare. In ogni rene ci
sono circa un milione di nefroni che è l'unità funzionale del rene.
Le funzioni del rene sono molteplici, importantissimo per mantenere l'omeostasi corporea.
• Mantenere la volemia sanguigna entro i parametri fisiologici
• regolazione dell'osmolarità plasmatica (concentrazione di tutti i soluti)
• mantenimento del bilancio ionico degli ioni sodio potassio e calcio
• regolazione omeostatica del pH plasmatico
• escrezioni di prodotti di scarto e di sostanze estranee
• produzione di ormoni

56. Il nefrone: struttura e 4 funzioni principali


Il nefrone è l'unità funzionale del rene, ha una struttura a raggiera in modo tale che l'ansa di Henle
vada verso il centro del rene, non tutti i nefroni hanno la stessa lunghezza ma tutti presentano la
stessa struttura.
• Componente tubulare: capsula di Bowman, tubulo contorto prossimale, ansa di Henle,
tubulo contorto distale e dotto collettore
• componente vascolare: arteriola afferente che porta il sangue ad un agglomerato di capillari
detto glomerulo che filtra parte del sangue; arteriola efferente da cui esce il sangue che non è
stato filtrato e costituiscono una serie di vasi che vanno ad avvolgere l'ansa di Henle
chiamati vasa recta.
• L'insieme di capsula di bowman, glomerulo e arteriole afferenti e efferenti forma il
corpuscolo renale ed è qui che avviene il primo processo che è quello della filtrazione. La
capsula di bowman è costituita da cellule piatte che vanno a ripiegarsi verso l'interno per
ricoprire il glomerulo di capillari che si specializzano e verranno chiamate PODOCITI.
I 4 processi del nefrone sono:
• filtrazione: del sangue dal lume dei capillari al lume del componente tubulare del nefrone
(corpuscolo renale) (filtrati 180 l al giorno)
• riassorbimento: di plasma che torna in circolazione e avviene quasi in tutto il nefrone tranne
che nel corpuscolo
• secrezione: contrario del riassorbimento, aggiunge sostanze al filtrato.
• Escrezione: avviene solo alla fine quando l'urina è matura viene escreta nella pelvi renale.

57. Frazione e pressione di filtrazione


La filtrazione è un processo nel quale il plasma passa dal lume dei capillari al lume della
componente tubulare del nefrone e per passare dall'altro lato devono attraversare tre barriere:
• Endotelio capillare è un endotelio fenestrato presente quando c'è bisogno di grandi quantità
di scambio di sostanze.
• Lamina basale composta da tessuto connettivo, una rete di proteine che fa passare acqua,
ioni e piccole molecole come il glucosio. Da qui però non potranno passare le proteine
plasmatiche per due motivi, uno è per la grandezza, due perchè essendo proteine presentano
una carica negativa e dato che la lamina basale è formata da una rete di proteine ed avendo
anch'essa una carica negativa questo farà si che si respingono (barriera elettrostatica).
• I podociti costituiscono il terzo elemento della barriera e formano fessure chiamate fessure
di filtrazione.
Per frazione di filtrazione si intende la quantità di plasma che entra nel glomerulo e viene filtrato. Il
valore è del 20% mentre il restante 80% torna nella circolazione attraverso i capillari peritubulari e
non appena questo esce, nella prima parte del nefrone (tubulo contorto prossimale) avviene la
stragrande maggioranza del riassorbimento.
Per pressione di filtrazione invece si intende la pressione che permette al sangue di uscire attraverso
la lamina basale. La pressione di filtrazione è pari a 10 mmHg ma è una risultante di tre forze
diverse e solo una spinge il plasma all'interno del nefrone.
• Pressione idraulica del sangue nei capillari: 55 mmHg spinge il sangue ad uscire
• pressione osmotica all'interno dei capillari: 30 mmHg pressione osmotica è la forza che
spinge l'acqua a diluire gli ambienti più concentrati attraverso una membrana
semipermeabile
• pressione idraulica all'interno del nefrone: 15 mmHg spinge il liquido dentro un ambiente
chiuso quindi il liquido all'interno si oppone.
Pressione netta di filtrazione è quindi 55-30-15 → 10 mmHg.

58. Come è regolata la velocità di filtrazione glomerulare?


La velocità di filtrazione è pari a 180 L/giorno, circa 125 ml/minuto.
Chi regola la filtrazione è la pressione arteriosa, quest'ultima varia continuamente durante il giorno
mentre la velocità di filtrazione non cambia. Questo perchè ci sono dei meccanismi di
autoregolazione che fanno si che per una finestra molto ampia di pressione arteriosa la velocità di
filtrazione rimanga costante.
Infatti tra 80 mmHg e 180 mmHg di pressione arteriosa media, la velocità di filtrazione è sempre di
180 litri al giorno. Se la pam però si abbassa troppo, il rene smette subito di filtrare mentre se la
pam si alza troppo il rene filtrerà di più.
I due meccanismi che regolano la velocità di filtrazione sono: la risposta miogena dei muscoli lisci e
il feedback tubulo glomerulare.
• Risposta miogena (capacità del muscolo di rispondere con una contrazione ad uno
stiramento): il muscolo liscio presente nell'arteriola afferente fa si che quando la pressione si
alza troppo, il muscolo risponda vasocostringendo, in questo modo farà entrare la stessa
quantità di sangue di una pressione normale. Se invece la pam si abbassa, c'è la
vasodilatazione che anche qui farà entrare sangue come se ci fosse una pressione normale.
• Feedback tubulo glomerulare (avviene nell'apparato juxtaglomerulare: tra le due arteriole
passa il tubulo contorto distale che forma questo apparato. Ci sono due tipi di epiteli che
vengono fusi, cellule della macula densa e cellule granulari che avvolgono l'arteriola. Per
regolare la filtrazione le cellule della macula densa mandano sostanze paracrine alle cellule
granulari NaCl)
La VFG aumenta facendo aumentare tutto il flusso all'interno del nefrone e quindi anche a livello
delle cellule della macula densa. Per diffusione passano le sostanze paracrine dalle cellule della
macula densa a quelle dell'arteriola afferente che risponde con vasocostrizione, la resistenza
dell'arteriola aumenta, pressione diminuisce, la VFG diminuisce.
59. Meccanismi alla base del riassorbimento nel nefrone.
Il riassorbimento è il processo che porta le sostanze dal lume del nefrone al lume dei vasi sanguigni,
questo processo avviene per il 70% nel tubulo contorto prossimale (circa 126 L di 180 vengono
riassorbiti subito nel tcp, un altro 20% viene riassorbito invece nell'ansa di henle, l'ultima parte del
riassorbimento avverrà poi nel tubulo contorto distale e nel cotto collettore).
Perchè filtrare tutta questa quantità di sangue se poi lo riassorbiamo quasi tutto? Per eliminare più
velocemente le sostanze di scarto e per facilitare la regolazione di ioni e acqua.
Il processo del riassorbimento è tutto comandato dal riassorbimento del sodio che determina il
riassorbimento delle sostanze compresa l'acqua.
Il sodio per essere riassorbito deve attraversare due membrane, la prima membrana è la membrana
delle cellule del tubulo, essendo più presente in ambiente extracellulare il sodio entra in queste
cellule per diffusione facilitata (cellula piena di canali aperti) . Per uscire poi dalla cellula e finire
nel liquido interstiziale ci saranno le pompe sodio potassio che vedono il sodio si sta alzando e lo
buttano fuori.
Il sodio si porterà dietro le molecole di glucosio che devono essere riassorbite perchè
importantissime per il nostro metabolismo. Il glucosio viene portato fuori grazie a cotrasportori,
pompe sodio glucosio che utilizzano l'energia potenziale del sodio per entrare nella cellula.
L'acqua e l'urea usciranno dal tubulo perchè il lume diventa più diluito quindi l'acqua per osmosi
esce andando a diluire le soluzioni più concentrate. L'urea man mano che i soluti e l'acqua si sposta,
aumenta la sua concentrazione nel lume e tende ad uscire per andare da zone a alta concentrazione a
zone con concentrazione più bassa.
I trasportatori controllano la velocità di trasporto dei soluti, più trasportatori ci sono e più la velocità
sarà maggiore e c'è un grafico che mette in relazione la velocità dei trasportatori e la concentrazione
dei soluti nel plasma. Se la concentrazione del soluto è maggiore della velocità del trasporto si avrà
la saturazione (patologia, nelle urine avremo residui)
GLUCOSIO: filtrazione: tanto glucosio, tanto glucosio filtrato
riassorbimento:per essere riassorbito non passa liberamente e ha bisogno di trasportatori. Fino a una
certa concentrazione di glucosio, concentrazione e velocità hanno un andamento costante quindi
verrà riassorbito tutto, arrivati alla soglia renale avviene la saturazione, a certe concentrazioni di
glucosio il rene non riuscirà più a riassorbirlo
escrezione: quello che non viene riassorbito verrà eliminato con le urine.

60. Controllo volemia e pressione arteriosa tramite vasopressina


Al variare della volemia, il rene costituisce la risposta lenta dove se c'è bassa pressione le urine
saranno più concentrate mentre se c'è altra pressione le urine saranno più diluite e butteremmo fuori
più acqua.
La decisione di quanta acqua tenere o quanta buttane fuori avviene nel tubulo contorto distale e nel
dotto collettore. Quando il liquido arriva al tubulo contorto distale presenterà una concentrazione
pari a 100 milliosmoli molto più bassa della concentrazione del sangue a quel punto a seconda delle
necessità dell'organismo deciderà se buttare fuori tanta acqua o trattenerla. Questo è possibile grazie
alla presenza di un ormone, la vasopressina o ormone antidiuretico (ormone peptidico a 9
amminoacidi) che controlla quanta urina produrremo. Questo ormone controlla la permeabilità
all'acqua del dotto collettore, più c'è vasopressina e più tratteniamo l'acqua. Se dotto collettore è
impermeabile allora sarà più diluito. Possiamo fare delle urine non diluite che arrivano fino a 1200
milliosmoli dove i soluti sono molto concentrati.
La vasopressina è un ormone secreto dall'ipofisi posteriore che quando entra nel circolo sanguigno
si va a legare ai recettori presente nella membrana esterna del dotto collettore che ha immagazzinato
ad suo interno dei canali per l'acqua chiamati acquaporine e la quantità di canali che si useranno
dipende dalla quantità di vasopressina presente. Questi canali faranno uscire l'acqua dal dotto
collettore e avremo un'urina più diluita. Quando non c'è più vasopressina questi canali tornano
all'interno di queste vescicole che le immagazzinano (riciclo di membrana).
Fattori che innescano la vasopressina: osmolarità, se sale oltre i 280 mOsm si attiva la vasopressina.
2) diminuzione del volume ematico e diminuzione pressione arteriosa.

61. Scambio in controcorrente


Avviene tra il filtrato dell'ansa di Henle e il sangue che scorre nei vasa recta. Dove il tubulo è ben
isolato con l'ambiente esterno mentre i capillari sono fenestrati quindi direttamente a contatto con
l'ambiente esterno.
È grazie a questo scambio controcorrente che riusciamo a fare urine più concentrate, perchè quando
entra nella zona midollare abbiamo una concentrazione di 1200 mosmoli.
Si basa su tre principi: la parte discendente è permeabile all'acqua ma impermeabile agli ioni, la
parte ascendente è impermeabile all'acqua e permeabile agli ioni, il flusso del filtrato nell'ansa di
Henle ha il flusso inverso a quello del sangue nei vasa recta (per questo controcorrente).
Nella parte ascendente il filtrato che non può perdere acqua ma butta fuori ioni, si diluisce e il
sangue che scende invece diventa sempre più concentrato perchè entrano gli ioni buttati fuori
dall'ansa di Henle.
La parte discendente dell'ansa di Henle perde acqua che per osmosi si sposta verso i vasa recta per
diluire quel sangue molto concentrato, di conseguenza il liquido nell'ansa di Henle aumenta la
concentrazione avendo perso acqua, mentre il sangue che sale si diluisce.
Quando dobbiamo trattenere acqua la vasopressina che attiva le acquaporine fa si che l'acqua che
esce dal dotto collettore vada a diluire il liquido all'interno della midollare, facendoci fare urine più
concentrate.

62. Ruolo dell'aldosterone e della via RAAS nel bilancio elettrolitico e della pressione arteriosa.
La via RAAS è un meccanismo ormonale che si attiva quando c'è bassa pressione e un ormone
importante che fa parte di questa via è l'aldosterone (ormone steroideo prodotto da gonadi e dalla
corticale del surrene che controlla il bilancio di sodio e potassio).
Quando la pressione è bassa l'organismo attiva questo meccanismo per trattenere il sodio tramite
l'aldosterone e sodio che a sua volta trattiene l'acqua in quanto aumenta l'osmolarità e la
vasopressina si attiva facendo uscire l'acqua dal dotto collettore che diluirà la grande concentrazione
di sodio presente nel nostro organismo.
L'aldosterone ha anche il compito di regolare il bilancio di potassio perchè appena fuori dal normale
abbiamo situazioni di ipocalimia o ipercalimia ed è un problema perchè se il potassio è sbilanciato
cambia l'eccitabilità delle cellule. Per questo l'aldosterone in situazioni in cui la concentrazione di
potassio è alta stimola la secrezione renale.

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