La comunicazione cellulare avviene rapidamente dai tessuti periferici al SNC, poi dal SNC agli organi
periferici, attraverso delle segnalazioni di tipo elettrico, che essenzialmente viaggiano come variazione del
potenziale di membrana, dal soma e i dendriti lungo l’assone, per poi propagarsi alle cellule nervose
successive.
Questa segnalazione di tipo elettrico in cui sono coinvolti gli ioni e la migrazione attraverso i canali ionici. In
genere la membrana cellulare è carica negativamente all’interno e positivamente all’esterno, quindi c’è un
addensamento di cariche elettriche.
Fin quando il potenziale resta stabile non vi è una segnalazione, ma è importante per l’omeostasi cellulare.
Ci sono alcune cellule, come i neuroni, definite cellule eccitabili, in cui il potenziale si può invertire
(diventare positivo all’interno e negativo all’esterno) e dare una segnalazione. La segnalazione deve essere
un messaggio transitorio, deve essere inviato e poi annullato, altrimenti non diventa una segnalazione. La
comunicazione elettrofisiologica che avviene attraverso le cellule eccitabili avviene mediante una variazione
del segno.
Oltre ai neuroni le cellule eccitabili sono quelle del muscolo scheletrico e le cellule sensoriali, che
funzionano da recettori termici, chimici, olfattivi, acustici, ottici; tutte quelle cellule che servono a
trasformare una segnalazione esterna in una segnalazione elettrica.
Bisogna capire prima di tutto cos’è un potenziale di membrana di una cellula e perché tutte le cellule sono
cariche all’interno.
La variazione del potenziale di membrana può essere un’inversione, e questo si chiama potenziale d’azione.
È un brevissimo impulso che si propaga lungo tutto l’assone del neurone, e che permette il viaggio
dell’informazione. Nei passaggi tra cellule vicine prima della formazione del potenziale d’azione si forma il
potenziale elettrotonico, che non riesce a trasmettersi per lunghi tragitti (detto anche potenziale locale) e
non consiste in un’inversione del potenziale, ma in una variazione meno drastica: l’interno della cellula può
diventare più positivo, pur rimanendo negativo. Si parla di depolarizzazione. Possiamo avere
un’iperpolarizzazione se invece l’interno diventa più negativo. Depolarizzazione e iperpolarizzazione sono
potenziali elettrotonici, che a seconda di dove si trovano prendono il nome di potenziale sinaptico, di placca
o generatore.
Se abbiamo uno stimolo che arriva alle cellule recettrici, ad esempio la cellula termorecettore che avverte il
caldo dell’acqua bollente sulla mano, lo stimolo dell’acqua calda farà in modo che si formi un potenziale del
recettore e potenziale generatore. Se a riposo siamo a -70 mV, si avrà una depolarizzazione che ci porterà a
-65 mV ed è una risposta che può essere graduabile: se la temperatura dell’acqua bollente aumenta,
aumenta anche la depolarizzazione (anziché 65 arrivo a -50). È un potenziale locale: non si va a trasmettere.
Dove inizia l’assone il potenziale si trasforma un potenziale d’azione, che è un’inversione completa: da -70
mV arriva a +35 mV in tempi molto rapidi. Questo porta al rilascio del neurotrasmettitore dalla sinapsi, e
avremo poi nel neurone successivo la formazione di un nuovo potenziale elettrotonico graduabile che
chiameremo potenziale sinaptico, perché si forma nella membrana post-sinaptica. Sul cono d’emergenza si
formerà ancora una volta un potenziale d’azione, che si propagherà. Se la cellula successiva sarà una cellula
muscolare, la sinapsi si chiamerà giunzione neuro-muscolare, e il potenziale elettrotonico si chiamerà
potenziale di placca.
I microelettrodi sono molto sottili e riescono a penetrare la membrana senza lesionarla. Sono tubicini di
vetro di pochi mm di diametro. Vengono riscaldati e tirati finché la punta non diviene estremamente sottile,
che sia sempre cava per contenere la soluzione. La relativa fluidità della membrana plasmatica e la sua
costituzione lipidica fanno sì che essa aderisca strettamente alle pareti del microelettrodo che la perfora,
formando una saldatura che impedisca sia l’uscita del contenuto cellulare sia la fuga di corrente.
Questo tipo di lavoro è stato possibile effettuarlo sugli assoni giganti di calamaro, il cui diametro raggiunge
1 mm e la lunghezza molti cm. È molto più facile così andare ad infilare il microelettrodo.
Qual è l’origine del potenziale di membrana? Ha un’origine ionica: dipende dall’ineguale distribuzione degli
ioni ai lati della membrana (Na più concentrato all’esterno, e K più concentrato all’interno), e dalla
differenza di dotazione di canali ionici che determina la permeabilità selettiva ai vari ioni.
Per capire il potenziale di membrana a riposo dobbiamo andare a studiare sia il potenziale di equilibrio di
Nernst, quello di Gibbs-Donnan e quello di elettrodiffusione.
Bisogna ricordare cos’è la diffusione. La diffusione dipende dalla concentrazione ed è spiegata dalla prima
legge di Fick, in cui il flusso è direttamente proporzionale alla differenza di concentrazione. Se abbiamo una
migrazione in campo elettrico, l’equazione da usare è la legge di Ohm. Se invece siamo in elettrodiffusione
usiamo l’equazione di Nernst-Planck, secondo la quale il flusso è dato dalla somma dell’equazione di Fick e
dell’equazione di Ohm.
Ovviamente bisogna parlare anche di coefficiente di permeabilità.
• Il valore della differenza di potenziale si ottiene per via analitica partendo dall’equazione di Nernst-Planck
ed imponendo che il flusso netto dello ione sia nullo.
L’equazione di Nernst-Planck prevede che il flusso di ioni spinti simultaneamente da un gradiente elettrico e
da un gradiente di concentrazione è pari alla somma dei flussi che si avrebbero solo per il gradiente di
concentrazione e solo per il gradiente elettrico.
Se consideriamo che al raggiungimento di un equilibrio di tipo Nernst si ha che il flusso netto è nullo,
possiamo risolvere l’equazione di Nernst-Planck per calcolare la differenza di potenziale (V1-V2) ai lati della
membrana, e tale differenza di potenziale sarà direttamente proporzionale alla differenza di
concentrazione. Quindi il valore di potenziale di membrana che si raggiunge sarà strettamente dipendente
dalla differenza di concentrazione iniziale.
−Kd (C 1−C2 )
Δ V =Ei=
zKe
We=Wc
[i]2
We=z i F E i Wc=RT ln
[i]1
[i ] 2
z i F E i=RT ln
[i ] 1
RT [ i ] 2
Ei = ln
zi F [ i ] 1