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Ipotizziamo di avere una membrana permeabile ad un solo ione che separi un compartimento privo di ioni
da un compartimento dove vi sono uguali concentrazioni di ioni positivi e negativi, come nel caso del
cloruro di potassio. Inizialmente entrambi i compartimenti sono elettricamente neutri. Il passo successivo è
quello di collocare un canale ionico, selettivamente permeabile ai cationi (K +), a livello della membrana.
Quando il canale ionico è aperto gli ioni positivi diffondono seguendo il loro gradiente di concentrazione
(diffusione facilitata) spostandosi verso il compartimento dove la loro concentrazione è nulla.
Nel compartimento di destinazione si accumulano cariche positive mentre nell’altro compartimento vi sarà
un eccesso di cariche negative, per cui la condizione di elettroneutralità viene persa e si genera un
gradiente elettrochimico. Man mano che si accumulano cariche positive nel secondo compartimento,
queste stesse cariche esercitano una forza repulsiva nei confronti delle cariche positive che dal primo
passano al secondo compartimento.
Infine, si arriverà ad una condizione nella quale il flusso di cariche dovuto al gradiente di concentrazione
eguaglia il flusso dovuto al gradiente elettrico; si raggiunge così l’equilibrio dove il flusso netto degli ioni
sarà pari a zero.
Il potenziale di equilibrio di uno ione è la differenza di potenziale di membrana alla quale il movimento di
ioni lungo il gradiente di concentrazione è esattamente uguale e opposto al movimento di ioni lungo il
gradiente elettrico. Al potenziale di equilibrio il flusso netto degli ioni attraverso la membrana è pari a zero.
Il potenziale di membrana altro non è che un potenziale di equilibrio in cui i flussi degli ioni attraverso la
membrana spinti dal gradiente elettrico sono controbilanciati dai flussi degli ioni in direzione opposta spinti
dal gradiente di concentrazione.
Approssimativamente il potenziale di equilibrio del K+ è -90 mV, mentre quello del Na+ è +70 mV.
N.B. È importante conoscere il potenziale di equilibrio di ciascuno ione perché tutti i canali ionici generano
correnti la cui natura ionica può essere riconosciuta dal loro potenziale di inversione (o di equilibrio).
Ad esempio, se un canale genera una corrente con un potenziale d’inversione di -90mV sicuramente non è
una corrente Na ma molto probabilmente è una corrente K.
È possibile definire il potenziale di equilibrio come il potenziale a cui il flusso netto di uno ione a cavallo
della membrana plasmatica è pari a zero. Ad esempio, se il potenziale di membrana è -90 mV il flusso netto
di ioni K+ è zero.
Si può quindi desumere che quando un canale ionico si apre, genera una correte che porta il potenziale di
membrana al valore del potenziale di equilibrio dello ione per il quale è permeabile.
Affinché un gradiente di concentrazione sia in grado di generare e mantenere un potenziale di membrana
devono verificarsi due condizioni:
- La specie ionica sia presente in concentrazione diversa ai due lati della membrana;
- La membrana sia selettivamente permeabile ad almeno una specie ionica.
La membrana plasmatica è permeabile a più ioni (K +, Na+, Ca2+, Cl-) ma la permeabilità basale al K+ è molto
superiore rispetto alla permeabilità basale agli altri ioni, ovvero il numero di canali permeabili al K + sono più
numerosi di tutti gli altri. Ciò significa che il potenziale di membrana raggiunge un valore molto vicino al
potenziale di equilibrio per il K+.
L’equazione di Goldman-Hodgkin-Katz è un’equazione di Nernst modificata, nella quale si considerano i
gradienti di concentrazione delle tre principali specie ioniche presenti a cavallo della membrana plasmatica
(Na+, K+, Cl-) ma introduce anche un fattore aggiuntivo, la permeabilità della membrana per quella specie
ionica. Lo ione che ha una permeabilità maggiore incide maggiormente sul valore del potenziale di
membrana, per cui un neurone o una fibra muscolare, che presentano un’elevata permeabilità al K +, hanno
un potenziale di membrana molto vicino al potenziale di equilibrio dello ione K +.
La corrente ohmica che fluisce lungo il circuito obbedisce alla legge di Ohm:
La forza elettromotrice Vm (che guida il flusso di una corrente attraverso
un canale ionico) è data dalla differenza tra il potenziale di membrana (V m)
a cui si misura la corrente e il potenziale di equilibrio dello ione (E).
Per convenzione dei sistemi biologici, si definiscono positive le correnti dovute a cariche elettriche positive
che escono dalla cellula (es. K+) o generate da cariche elettriche negative che entrano nella cellula (es. Cl-).
Dunque, ogni canale ionico (x), aprendosi, tende a spostare il valore del potenziale di membrana (V m) verso
Il potenziale di membrana di un cardiomiocita a riposto è di circa -80 mV. Il p.d.a. cardiaco, in particolare
dei miociti ventricolari, non consente la trasmissione di informazioni ma serve ad innescare la contrazione
(compito biomeccanico). Anche in questo caso la soglia di attivazione del p.d.a. si attesta intorno ai -55 mV.
In un p.d.a. cardiaco tra la fase di ripolarizzazione precoce e quella tardiva vi è la fase di plateau, nella quale
il potenziale di membrana è compreso tra 0 mV e +20 mV. Durante questa fase entra lo ione Ca 2+ che
innesca la contrazione del miocardio ventricolare. Dopo la fase di plateau segue la fase di ripolarizzazione
tardiva che porta il potenziale di membrana al suo valore di riposo.
A differenza del p.d.a. neuronale non sussiste la fase di iperpolarizzazione postuma, ed inoltre, il p.d.a.
cardiaco è decisamente più lungo (circa 250 ms) e ciò è dovuto
proprio alla fase di plateau.
Voltage clamp
La tecnica del voltage clamp consiste nel bloccare (clampare) il potenziale di membrana (V m) ad un valore
costante nel tempo (definito potenziale di comando) e nel registrare le correnti ioniche transmembrana
generate a tale potenziale di membrana.
I due studiosi che hanno contribuito maggiormente alla messa a punto di tale tecnica sono stati Hodgkin e
Huxley. Inoltre, con il metodo del voltage clamp sull’assone gigante di calamaro (diametro di 1 mm) hanno
compreso quali sono gli ioni coinvolti nella genesi del potenziale d’azione.
Nello specifico, il voltage clamp consiste nel bloccare il potenziale di membrana ad un valore costante e
stazionario definito dallo sperimentatore: si depolarizza la membrana iniettando gradini di corrente
depolarizzante di ampiezza progressivamente maggiore.
Ad esempio, partendo da un potenziale di membrana di -70 mV, si passa progressivamente ad un
potenziale di comando di -40 mV, -30 mV, -20 mV, fino a raggiungere un valore di +90 mV.
In corrispondenza di ogni valore del potenziale di membrana viene registrata la corrente ionica generata.
Per applicare questa tecnica occorrevano due elettrodi: uno di stimolazione, collegato ad un generatore di
corrente (impulsi depolarizzanti), ed uno di registrazione, in grado di registrare la corrente evocata dalla
depolarizzazione della membrana. Questo è il motivo per cui
inizialmente si utilizzavano organismi di grosse dimensioni
come l’assone gigante di calamaro, le uova di riccio o le
uova di Xenopus, che avevano un diametro sufficientemente
grande per inserire i due elettrodi.
Lo scopo del voltage clamp era quello di individuare quali
fossero le correnti ioniche attivate in risposta ad una
depolarizzazione (liminare o sopraliminare).
I due ricercatori osservarono che, in risposta all’iniezione di
un gradino di corrente depolarizzante la membrana
generava una corrente bifasica, ovvero una corrente iniziale
negativa (entrante) e a rapida attivazione che, una volta
raggiunto il picco, si riduceva progressivamente di intensità
fino ad invertire il proprio segno e a generare una corrente
positiva (uscente) più lenta che si mantiene costante nel tempo.
In generale, in risposta ad uno stimolo depolarizzante la membrana genera una rapida corrente entrante di
Na+, seguita da una più lenta corrente uscente di K +.
Hodgkin e Huxley supposero che, essendo il Na + lo ione più abbondante nell’ambiente extracellulare, la
corrente rapida entrante fosse proprio quella del Na.
Per confermare tale ipotesi, i due scienziati misero a punto un esperimento tanto semplice quanto
informativo.
Essi misurarono la corrente evocata dalla depolarizzazione della membrana in presenza di una soluzione
extracellulare che conteneva solo il 10% di
Na, ed osservarono solo una lenta corrente
uscente (K+) che persisteva al termine della
depolarizzazione.
Sottraendo la corrente registrata in
assenza di Na alla corrente di controllo,
ottennero una pura corrente entrante
dello ione Na+.
In sintesi, le due correnti (Na e K) hanno
una cinetica di attivazione diversa:
- le correnti Na+ si attivano/inattivano
rapidamente;
- le correnti K+ si attivano lentamente e non si
inattivano. Tali correnti sono chiamate
Delayed rectifer.
N.B. Chiusura e inattivazione sono due processi differenti, anche se il risultato finale è lo stesso: occludere il
poro del canale. La chiusura è dovuta al
ripiegamento della porta di attivazione quando la
membrana è iperpolarizzata, l’inattivazione,
invece, è dovuta al ripiegamento della porta di
inattivazione quando la membrana è
depolarizzata.
Per ripristinare le condizioni iniziali di un canale
inattivato, la membrana deve essere
ripolarizzata, in quanto la porta di inattivazione
viene dislocata dal poro del canale e la porta di
attivazione si chiude per essere nuovamente
aperta da uno stimolo depolarizzante.
Canali per il potassio
I canali voltaggio-dipendenti per il K+ (di tipo delayed rectifer) sono dotati solo di una porta di attivazione,
che si apre quando la membrana viene depolatizzata e si richiude quando la membrana viene ripolarizzata.
N.B. La porta di attivazione dei canali al Na si apre più velocemente rispetto a quella dei canali al K.
Al potenziale di riposo il gate di attivazione dei canali al Na e al k è chiuso; quindi, non ci sono flussi ionici se
non quelli di leakage.
Quando la membrana è interessata da una corrente depolarizzante si apre la porta di attivazione dei canali
al Na (hanno una cinetica di attivazione più rapida rispetto a quelli al K). Il valore soglia di attivazione del
p.d.a. di -55 mV è proprio il potenziale di membrana in corrispondenza del quale si ha l’apertura dei canali
v.d. al Na+. Man mano che il Na+ entra, con esso entrano cariche positive che depolarizzano ulteriormente la
membrana, e ciò consente l’attivazione di altri canali al Na + (che hanno
una soglia di attivazione più alta).
Si parla quindi di un fenomeno autorigenerativo (feedback positivo)
perché una volta innescato, sono gli stessi canali al Na che provvedono
a depolarizzare ulteriormente la membrana e ad attivare altri canali al
Na.
I canali al Na hanno lo scopo di portare il potenziale di membrana al
potenziale di equilibrio dello ione Na + (+70 mV). Tuttavia, nella fase di eccedenza si raggiunge il picco di +40
mV in quanto si ha la simultanea inattivazione dei canali al Na e l’apertura dei canali al K.
Le correnti di K tendono a ripolarizzare la membrana, che diventa progressivamente più negativa. Inoltre,
esattamente come i canali al Na, anche i canali al K tendono a portare il potenziale di membrana al
potenziale di equilibrio dello ione K+ (-90 mV). La lenta cinetica di chiusura dei canali al K consente infatti
un’ulteriore fuoriuscita di cariche positive responsabili della fase di iperpolarizzazione postuma. Durante
questa fase tutti i canali v.d. al Na+ tornano nella configurazione iniziale.
Ricapitolando: la depolarizzazione della membrana, evocata da uno stimolo liminare o sopraliminare, causa
un rapido aumento della conduttanza al Na che poi si riduce a causa del processo di inattivazione mentre
aumenta la conduttanza al K.
La tecnica del patch clamp (blocco di area), messa a punto da due ricercatori tedeschi, Erwin Neher e Bert
Sakmann, è una tecnica elettrofisiologica che consente di bloccare il voltaggio di un pezzo isolato di
membrana cellulare o dell’intera cellula e di registrare le correnti ioniche che fluiscono attraverso un
singolo canale ionico (nell’ordine dei picoAmpère, 10 -12) o attraverso i canali dell’intera superficie di
membrana. Tale tecnica si può utilizzare su colture cellulari, su cellule isolate, su cellule di sottili fettine di
tessuto cerebrale e su cellule che sono state transfettate con cloni di determinati canali ionici. Grazie a
questa tecnica, inoltre, è possibile studiare l’attività elettrica dei neuroni nel cervello di un animale sveglio.
Effettuando lo stesso tipo di misurazioni su canali al K + si evince che i canali al K+ si aprono con un ritardo
maggiore rispetto all’inizio della depolarizzazione, restano aperti più a lungo e le aperture si protraggono
per tutta la durata della depolarizzazione. La cinetica di attivazione dei canali v.d. al K + di
tipo delayed rectifer è infatti più lenta rispetto alla cinetica di attivazione dei canali al Na +.
Calcolando la media delle correnti di singolo canale si ottiene un tracciato che
rappresenta una corrente uscente di K+.
Probabilità di apertura
Ad eccezione dei canali di leakage, i canali ionici anche in presenza di uno stimolo
attivatore fluttuano continuamente da uno stato chiuso ad uno stato aperto; per cui
anche in assenza di uno stimo attivatore possono verificarsi dei rapidissimi eventi di
apertura.
Lo stimolo attivatore (depolarizzazione, stimolo chimico o variazione della temperatura)
aumenta la probabilità di apertura del canale. Dunque, non è possibile predire con esattezza il momento in
cui un canale transita dallo stato chiuso allo stato aperto, in quanto si tratta di un evento stocastico.
Per calcolare la probabilità di apertura di un canale, in presenza di un certo stimolo, lo sperimentatore deve
effettuare più registrazioni lunghe e ripetute nel tempo (così da avere una valenza statistica).
Aumentando progressivamente l’intensità dello stimolo aumenta la probabilità di apertura. La probabilità
di apertura oscilla tra 0 e 1. Un canale che ha una probabilità di apertura pari a 0,1 trascorre la maggior
parte del tempo allo stato chiuso, mentre un canale che ha probabilità 0,9 trascorre la maggior parte del
tempo allo stato aperto.
Nella configurazione di cell-attached, oltre a registrare la corrente che fluisce attraverso un singolo canale
(es. canale v.d. al K+ di tipo delayed rectifer), si può anche calcolare la probabilità di apertura del canale
ionico a ciascun potenziale di comando.
La relazione fra probabilità di apertura del canale e potenziale di membrana è definita dall’equazione di
Boltzman (la probabilità di apertura è funzione esponenziale di V m).
Quando si misurano le correnti macroscopiche di K + mediante la configurazione whole-cell del patch clamp,
si misura l’attività elettrica di ogni singolo canale al K + della membrana plasmatica.
Occorre, quindi, considerare:
- La conduttanza di singolo canale;
- Il numero totale di canali al K +;
- La probabilità di apertura di un singolo canale al K +.
Nel grafico in B si osserva come la relazione corrente-voltaggio non è lineare, in quanto i canali ionici
difficilmente obbediscono strettamente alla legge di Ohm.
La relazione corrente-voltaggio di un canale ionico, descritta inizialmente da Hodgkin e Huxley, dipende da:
- conduttanza del singolo canale o conduttanza della membrana per lo ione (data dal prodotto della
conduttanza di singolo canale per il numero di canali presenti sulla membrana);
- probabilità di apertura;
- gradiente elettrochimico.
I = x (Vm – E)
Se il potenziale di equilibrio di uno ione è pari a zero, l’intensità della corrente è pari a zero. I canali cationici
non selettivi, che non discriminano tra Na + e K+, (es. recettori nicotinici, recettori AMPA e Kainato)
presentano un potenziale di inversione pari a zero. In questi canali la relazione corrente-voltaggio è lineare
e segue la legge di Ohm, per cui la corrente è direttamente proporzionale al gradiente elettrochimico per
ogni valore del Vm (la conduttanza è la medesima sia a potenziali negativi che positivi).
La maggior parte dei canali ionici ha una relazione corrente-voltaggio di tipo non lineare; si comportano
come rettificatori di corrente, cioè conducono gli ioni maggiormente in una direzione piuttosto che
nell’altra. In tal caso, la conduttanza del canale non è costante ma varia a seconda del V m.
Altri canali, tuttavia, conducono meglio a V m negativi e diremo che rettificano correnti entranti. Es. canale al
K+ di tipo inward rectifer. Questo è un canale ubiquitario che contribuisce, ad esempio, a mantenere il
potenziale di membrana estremamente negativo nei cardiomiociti e nei neuroni.
Un altro canale a rettificazione entrante, presente nelle cellule sia eccitabili che non eccitabili, è il canale
ORAI, che media l’ingresso di Ca2+ in seguito allo svuotamento del reticolo endoplasmatico.