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Canali TRP

I canali TRP sono stati scoperti studiando il fenomeno della foto-trasduzione in Drosophila. Questo
meccanismo negli invertebrati avviene con modalità differenti rispetto ai vertebrati. Negli invertebrati la
stimolazione luminosa stimola la rodopsina (proteina fotosensibile presente nei coni e nei bastoncelli della
retina) che attiva una proteina G simile alla proteina Gq, che a sua volta attiva la fosfolipasi C-b.
N.B. La fosfolipasi C produce IP3, il quale promuove il rilascio di Ca2+ dai depositi del reticolo
endoplasmatico.
In conseguenza dell’attivazione della fosfolipasi C-b i fotorecettori della retina si depolarizzano (nei
vertebrati si iperpolarizzano), ma si tratta di una depolarizzazione bifasica, che prevede l’attivazione di una
corrente Na+ e una corrente Ca2+.
Questa depolarizzazione prevede un picco iniziale e poi
una fase di plateau che persiste per tutta la durata dello
stimolo luminoso ed è responsabile del processo di
adattamento dell’occhio di Drosophila.
Il gruppo di ricerca capeggiato da Minke studiò ceppi
mutanti di Drosophila i cui ommatidi non adattavano in
presenza di un elevato stimolo luminoso.
Essi scoprirono che in questi mutanti la corrente rapida
iniziale, anche se di ampiezza ridotta, permaneva mentre il
plateau spariva. Attraverso esperimenti successi osservarono che, se i ceppi wild type venivano stimolati in
assenza di Ca2+ nella soluzione extracellulare, la corrente entrante iniziale compariva ma spariva la corrente
responsabile della fase di plateau; conclusero che il plateau era mediato da una corrente di Ca2+. Clonarono
allora il canale ionico responsabile della fase di plateau e poiché il potenziale di recettore dei ceppi mutanti
è transiente e non bifasico come nei ceppi wild type, chiamarono questo canale TRP (Transient Receptor
Potential). Infine, clonarono anche il canale responsabile della depolarizzazione iniziale rapida e scoprirono
che era un canale prevalentemente permeabile al Na+ e lo chiamarono TRP-like.

Nel 2021 il nobel per la fisiologia e la medicina è stato assegnato agli scienziati David Julius e Ardem
Patapoutian per la scoperta dei canali TRP, fondamentali perché regolano l’interazione dell’organismo con
l’ambiente esterno:
- TRPV1 è il canale del caldo (stimolato chimicamente dalla capsaicina);
- TRPM8 è il canale del fresco (stimolato chimicamente dal mentolo);
- PIEZO è il canale del tatto e della propriocezione.

Nei mammiferi esistono 28 canali TRP, suddivisi in 6 sottofamiglie:


1. Canali TRPC (canali TRP canonici), comprende 7 isoforme. TRPC1 è il primo canale TRP clonato nei
mammiferi.
2. Canali TRPV (V sta per vanilloide), comprende 6 isoforme.
3. Canali TRPM (M sta per melastatina), comprende 8 isoforme. TRPM1 è particolarmente
abbondante nei melanociti, e una down regolation di questo canale è associata alla comparsa del
melanoma.
4. Canale TRPA1 (A sta per anchirina), unico membro di questa sottofamiglia.
5. Canali TRPP (P sta per policistina), comprende 3 isoforme: TRPP2, TRPP3 e TRPP5. Mutazioni che
colpiscono TRPP2 determinano l’insorgenza della malattia del rene policistico.
6. Canali TRPML (ML sta per mucolipina), comprende 3 isoforme. Questi canali sono espressi a livello
delle vescicole endolisosomiali e sono coinvolti nel trafficking delle vescicole, nell’autofagia e
nell’endocitosi. Mutazione che colpiscono TRPML1 determinano l’insorgenza della mucolipidosi di
tipo IV.

I canali TRP sono localizzati principalmente nella membrana plasmatica e sono canali polimodali, ovvero
non sono attivati da un singolo stimolo specifico ma da stimoli di natura differente (chimica, termica e
meccanica). Ad eccezione di TRPM7 e TRPC1, gli altri canali TRP non sono ubiquitari.
TRPV1 è un termo-sensore (attivato da temperature superiori ai 43°C), sensibile anche a stimoli di natura
chimica (come la capsaicina, che stimola chimicamente le vie del calore), a riduzione del pH e alle vanillo
tossine presenti nei ragni.
TRPM8 è anch’esso un termo-sensore, ma è attivato dal fresco o da sostanze chimiche che evocano una
sensazione di fresco (mentolo, eucaliptolo).
TRPV4 è il canale polimodale per eccellenza, è attivato da: variazioni della temperatura (aumento della
temperatura al di sopra dei 27°C), stimoli chimici (acido arachidonico o suoi derivati), stimoli meccanici
(variazioni della pressione osmotica a cavallo della membrana plasmatica, che causa una distensione della
stessa membrana).
Alcuni canali della sottofamiglia TRPV, in particolare TRPV2, oltre che sulla membrana plasmatica sono
espressi sulla membrana del reticolo endoplasmatico e quindi operano nel rilascio del Ca2+.

Struttura molecolare dei canali TRP


I canali TRP sono dei tetrameri costituiti da 4 subunità a, ciascuna delle quali è formata da 6 STM, un’ansa P
tra S5 ed S6 ed estremità N e C-terminali citosoliche.
Possono formarsi sia omotetrameri, formati da subunità appartenenti ad una isoforma della stessa
sottofamiglia, sia eterotetrameri, formati dall’assemblaggio di subunità differenti
della stessa sottofamiglia o subunità differenti di diverse sottofamiglie. Questa
eterogeneità contribuisce ad amplificare le proprietà biofisiche e i meccanismi di
gating di questi canali.

L’estremità N-terminali di alcuni canali (TRPC, TRPV e soprattutto TRPA1) contiene


dei motivi di anchirina, ovvero delle sequenze di amminoacidi importanti
nell’interazione proteina-proteina; in particolare permettono l’interazione dei canali TRP con le proteine
del citoscheletro di actina che sottende la membrana plasmatica. TRPA1 è il canale che presenta il maggior
numero di residui di anchirina, fino a 19.

All’estremità C-terminale di alcuni canali (TRPC, TRPV e TRPM) è presente una regione denominata TRP
Box, considerata per molto tempo l’impronta digitale dei canali TRP perché riscontrata in tutti i canali TRP
inizialmente scoperti. Tuttavia, TRPA1, TRPP e TRPML non presentano questa sequenza di amminoacidi
altamente conservata. La TRP Box fa parte di un dominio più esteso, il dominio TRP, che è in grado di legare
il PIP2, fosfolipide capace di modulare l’attività di diversi canali TRP ma non solo (canali IR, hERG).
L’idrolisi di PIP2 può attivare TRPV1 (canale del calore e del dolore) e TRPA1, anche se quest’ultimo è
sprovvisto di TRP Box, mentre determina la chiusura dei canali TRPM4, TRPM7 e TRPM8.

Alcuni membri della sottofamiglia TRPM sono definiti canali-enzimi perché oltre a condurre ioni
all’estremità C-terminale presentano un dominio con attività enzimatica. Il canale TRPM2 presenta il
dominio NUDIX, in grado di legare ed idrolizzare il secondo messaggero ADP-ribosio. I canali TRPM6 e
TRMP7, invece, hanno un’attività serin-treonin-chinasica.

I canali TRP sono canali cationici non selettivi, quindi permeabili a Na+, K+, Ca2+ ed alcune isoforme (TRPM6
e TRPM7) anche al Mg2+. Nella maggior parte dei casi la permeabilità al Ca2+ rispetto al Na+ varia da 0,5 a 10,
ovvero alcuni canali sono più permeabili al Na+ mentre
altri sono più permeabili al Ca2+. Fanno eccezione TRPV5
e TRPV6, che hanno una permeabilità al Ca2+ 100 volte
superiore rispetto al Na+, questo perché sono
responsabili del riassorbimento del Ca2+ a livello renale e
gastrointestinale. Al contrario, TRPM4 e TRPM5 sono
esclusivamente permeabili al Na+ e al K+; sono gli unici
due canali TRP che non presentano alcuna permeabilità
al Ca2+. Tuttavia, questi due canali sono canali cationici
calcio attivati, ovvero si aprono in conseguenza di
aumento della [Ca2+]int.
Essendo canali cationici non selettivi, il potenziale di inversione della maggior parte dei canali TRP si attesta
intorno a zero.

Canali TRPC (canonici)


Tra le 6 sottofamiglie, quella dei canali TRPC presenta la maggiore omologia di sequenza con i canali TRP e
TRP-like di Drosophila.
I canali TRPC si aprono dopo attivazione a valle della fosfolipasi C e contribuiscono a supportare l’ingresso
di Ca2+ evocato dagli agonisti extracellulari, i quali si legano a recettori accoppiati a proteine G in grado di
stimolare la fosfolipasi C. La PLC è responsabile della formazione di DAG e IP3.
Il DAG, che normalmente attiva la PKC, può attivare i canali TRPC3, TRPC6 e TRPC7, ma anche TRPC4 e
TRPC5. Quest’ultimi possono essere attivati anche dal monomero a delle proteine Gi.
L’IP3 causa lo svuotamento delle riserve di Ca2+ del reticolo endoplasmatico. Il recettore per IP3 è ubiquitario
e localizzato sulla membrana del reticolo endoplasmatico dove funge da canale del Ca2+. Quando l’IP3 si lega
al suo recettore, questo si apre e favorisce il flusso di ioni Ca2+, che attiva i canali TRPC1 e TRPC3.
TRPC1 in alcuni tipi di cellule può essere attivato dallo svuotamento del reticolo endoplasmatico, ma in
alcuni tipi di fibre muscolari lisce, coì come TRPC3, può essere attivato dall’interazione fisica con alcuni
recettori dell’IP3. Nelle fibre muscolari cardiache e scheletriche TRPC1 funziona come un canale meccano
sensibile. Anche TRPC3 e TRPC6 nella muscolatura liscia delle arteriole operano come canali meccano
sensibili.

Da un lato, l’ingresso di Ca2+ previene lo svuotamento delle riserve del reticolo endoplasmatico nel corso di
una risposta di Ca2+ prolungata, dall’altro, contribuisce ad attivare gli effettori Ca2+ dipendenti che mettono
in atto la risposta della cellula al segnale (ormoni, neurotrasmettitori etc.).

Esistono due diversi meccanismi di ingresso del Ca2+ in risposta all’attivazione della PLC:
1. Meccanismo mediato da ROC (Canale Operato da Recettori). I ROC si
attivano solo se è presente l’agonista del recettore al quale sono
accoppiati. Fanno parte dei ROC i recettori ionotropici e i canali attivati da
secondi messaggeri intracellulari come il DAG, ma anche i canali attivati dal
monomero a della proteina Gi. Dunque, TRPC3, TRPC6, TRPC7 e TRPC4,
TRPC5 possono essere collettivamente denominati ROC.

2. Meccanismo mediato da SOC (Canale Operato dallo Svuotamento delle


riserve di Ca2+ del reticolo endoplasmatico). Possono essere attivati anche
senza la presenza di un agonista. STIM1, localizzata sulla membrana del
reticolo endoplasmatico, è la proteina che quando il reticolo si svuota attiva
Ora1, proteina ubiquitaria localizzata sulla membrana plasmatica
esclusivamente permeabile al Ca2+. Tuttavia, STIM1 attiva anche TRPC1 che
può assemblarsi con TRPC4 e TRPC5 e formare degli eterotetrameri.

Nelle fibre muscolari scheletriche TRPC1 è ancorato al sarcomero


(complesso di miofilamenti spessi e sottili che costituisce l’unità
contrattile delle fibre muscolari). Nello specifico, TRPC1 interagisce con
una proteina denominata costamero, a sua volta legata al disco Z del
sarcomero. Il legame tra TRPC1 e il costamero è mediato da due
proteine Homer1. TRPC1 si apre in seguito allo stiramento della fibra
muscolare e si chiude quando il sarcomero di accorcia.
TRPC1 consente l’ingresso di Ca2+ che però non è coinvolto nella contrazione muscolare (quello è fornito dai
recettori rianodinici) ma contribuisce a mantenere il fenotipo funzionale delle fibre muscolari.
Il costamero insieme alla distrofina fa parte del complesso di proteine ancorate al disco Z dei sarcomeri.
Mutazioni che colpiscono la distrofina e causano miopatie come la Distrofia di Duchenne determinano la
disorganizzazione di questo complesso di proteine.
Infatti, se la distrofina è assente o non funzionale, il complesso si disgrega e quindi il costamero non
interagisce più con TRPC1. Questo fa si che il canale resta costitutivamente aperto e media un ingresso di
Ca2+ aberrante. L’eccessiva [Ca2+] causa un danno alla fibra muscolare in quando determina l'attivazione di
endonucleasi, proteasi e fosfolipasi A2.

TRPC2, nell’uomo è uno pseudogene, ovvero non codifica per alcuna proteina funzionale. Nei topi, TRPC2 è
localizzato nell’organo vomeronasale e media il riconoscimento dei feromoni e il comportamento sessuale.
Mediante un esperimento è stato osservato come la delezione di TRPC2 modifichi il comportamento
sessuale e riduca l’aggressività nei confronti di altri individui (male – male aggression). Ad oggi il
meccanismo di attivazione di TRPC2 non è ancora noto.

TRPC3, TRPC6 e TRPC7 pur non essendo ubiquitari sono estremamente diffusi, sia nelle cellule eccitabili che
in quelle non eccitabili. Questi canali sono attivati dal DAG e possono assemblarsi a formare eterotetrameri.
Nella muscolatura liscia di alcuni distretti vascolari TRPC3 interagisce fisicamente con i recettori per IP3.
Questi, in seguito allo svuotamento del reticolo endoplasmatico, si attivano e inducono una modifica
conformazionale che causa l’apertura di TRPC3.
Nella muscolatura cardiaca e nella muscolatura liscia delle arteriole celebrali, TRPC3 e TRPC6 sono
caratterizzati da meccano-sensibilità (indiretta). A livello delle caveole, questi due canali possono essere
associati a recettori metabotropici, ovvero proteine a 7STM accoppiati alle proteine G. Tali recettori
generalmente si attivano in seguito al legame con un agonista specifico (es. angiotensina 2). Tuttavia, alcuni
recettori possono attivarsi anche in assenza dell’agonista in risposta ad uno stimolo meccanico. Lo
stiramento della membrana plasmatica, ad esempio, causa la rotazione in senso antiorario del S7, che
ruotando va ad inserirsi nella tasca di legame dell’agonista attivando di fatto il recettore metabotropico
anche in assenza dell’agonista. Il recettore interagisce con la proteina G che stimola la PLC a produrre DAG,
che a sua volta attiva i canali TRPC3 e TRPC6.
In condizioni patologiche, questo meccanismo meccano-dipendente può favorire l’ipertrofia cardiaca.
Infatti, quando la pressione arteriosa diastolica (minima) risulta aumentata cronicamente non tutto il
sangue viene pompato nell’aorta e parte di esso si accumula nel ventricolo, che quindi comincia a dilatarsi.
Lo stiramento della muscolatura ventricolare determina l’attivazione dei canali TRPC3 e TRPC6 e il Ca2+ che
entra favorisce l’ipertrofia cardiaca.
In condizioni fisiologiche, invece, questo meccanismo risulta importante a livello delle arteriole celebrali,
poiché contribuisce all’autoregolazione miogena del circolo celebrale. A livello delle arteriole celebrali,
infatti, un aumento della pressione arteriosa media può non determinare nessun aumento significativo del
flusso ematico celebrale, che altrimenti causerebbe la rottura dei capillari e quindi emorragia cerebrale.
Questo avviene perché le arteriole sviluppano una risposta miogena (contrazione delle fibre muscolari lisce
in risposta ad un aumento di pressione da parte del sangue) per mantenere costante il flusso ematico
cerebrale. La risposta miogena è innescata dall’attivazione dei canali TRPC3 e TRPC6.

In condizioni di riposo il PIP2 interagisce con l’estremità C-terminale di


TRPC4 e TRPC5 e ne favorisce l’interazione fisica con la proteina scaffold
del citoscheletro di actina, NHERF. La stimolazione della proteina Gq
attiva la PLC, che determina l’idrolisi del PIP2 e la formazione di DAG.
NHERF si distacca quindi dal C-terminale, liberando il sito di legame per
il DAG e causando l’apertura del canale. Il DAG, tuttavia, attiva anche la
PKC che fosforila un sito al C-terminale di TRPC4 e TRPC5 riducendone la
sensibilità allo stesso DAG (meccanismo a feedback negativo che serve a limitare l’ingresso di Ca2+).
Tuttavia, TRPC4 e TRPC5 possono essere attivati anche dal monomero a delle proteine Gi.

TRPC5 è espresso nell’amigdala, ed è responsabile dei comportamenti ansiosi e aggressivi.


TRPC5 è anche un canale termo-sensibile (attivato quando la temperatura scende dai 37°C ai 25°C),
responsabile dell’ipersensibilità dei denti al freddo. Questo canale, infatti, è altamente espresso negli
odontoblasti.
Quando si riduce lo strato di smalto e di dentina che avvolge la polpa dentale, i canali TRPC5 sono attivati
più facilmente dal fresco e stimolano il rilascio di ATP da parte degli odontoblasti con un meccanismo Ca2+
dipendente. L’ATP attiva poi le vie del dolore che viaggiano lungo il trigemino.
Una delle prove a favore del coinvolgimento di TRPC5 nell’ipersensibilità dei denti al freddo è data dal fatto
che il mal di denti viene curato con i chiodi di garofano, i quali contengono eugenolo, una sostanza in grado
di bloccare il canale TRPC5.

Quindi TRPC5 è un altro esempio di canale polimodale, in quanto può essere attivato da stimoli di natura
chimica (DAG), ma anche da stimoli fisici (riduzione della temperatura).

Canali TRPV (Vanilloidi)


La sottofamiglia dei canali TRPV comprende 6 isoforme.
TRPV1 – TRPV4 sono termosensori, sono attivati da un aumento della temperatura.
TRPV1 è anche un chemosensore, attivato da stimoli chimici (capsaicina e riduzione del pH).
TRPV4 è il canale polimodale per eccellenza, è attivato da stimoli termici, chimici e meccanici; è definito
l’osmocettore delle cellule.
TRPV5 e TRPV6 sono canali di riassorbimento del Ca2+ epiteliali a livello renale e gastrointestinale.

I canali TRPV5 e TRPV6 sono esclusivamente permeabili al Ca2+ e presentano perciò una
relazione corrente-voltaggio differente rispetto agli altri, che invece sono permeabili a Na+,
K+ e Ca2+.
TRPV5 e TRPV6 mediano una corrente Ca2+ a rettificazione entrante (conduttanza maggiore
a potenziali negativi).

Si definisce: neutrale la temperatura compresa tra 22-33°C, caldo nocivo quando la


temperatura supera i 43°C e freddo nocivo quando la temperatura è inferiore ai 15°C.
I canali TRPV, in particolare TRPV1, sono stati i primi canali termosensibili scoperti. Essi sono localizzati sui
terminali delle fibre nocicettive.
Le fibre termocettive che innervano la cute e gli organi interni sono di due tipi:
- Fibre Ad, scarsamente mielinizzate;
- Fibre C, prive di mielina.
I termocettori sono neuroni di tipo T il cui soma si trova nei gangli delle radici dorsali del MS o nei gangli del
trigemino (se l’innervazione periferica proviene dalla testa o dal collo). I termocettori ricevono
l’informazione termica dalla periferia e mediante i tratti spino-talamici la proiettano al talamo, che la smista
alla corteccia somato-sensoriale. Alcune derivazioni talamiche raggiungono anche l’area preottica
dell’ipotalamo, che è deputata alle risposte comportamentali di adattamento alla variazione di
temperatura.
Il tremore, così come il restringimento dei vasi sanguigni
periferici a livello della cute sono risposte alla drastica
riduzione della temperatura. Il tremore serve a generare
calore, mentre il restringimento dei vasi sanguigni
periferici serve a minimizzare gli scambi di calore con
l’esterno. Allo stesso modo, i riflessi atti a prevenire un
danno all’organismo, come ad esempio ritrarre la mano
quando si tocca un oggetto caldo, sono delle risposte
comportamentali attivati dai termocettori.
Il dolore causato dal gelo o dal caldo eccessivo ha la
funzione di prevenire danni all’organismo. Le vie del
dolore possono coincidere con le vie della termocezione,
in altre parole, alcuni recettori del dolore sono dei
termocettori.
Es. TRPV1 e TRPM8 sono localizzati nelle terminazioni nervose che innervano la pelle o le mucose degli
organi interni. Un aumento della temperatura al di sopra dei 43°C può attivare TRPV1, mentre una
riduzione della temperatura al di sotto dei 28°C può attivare TRPM8. Attraverso questi canali entrano
cariche positive (Na+ e Ca2+) che depolarizzano la membrana e si generano treni di p.d.a. che arrivano ai
gangli delle radici dorsali o ai gangli del trigemino e da qui attraverso i tratti spino-talamici giungono al SNC.

La chemestesia è un fenomeno tale per cui si prova una sensazione di dolore/variazione della
temperatura/tattile in risposta ad un’agonista chimico.
Es. Il mentolo, che attiva TRPM8 stimola le vie del fresco; la capsaicina, che attiva TRPV1 stimola le vie del
caldo; l’aglio che attiva TRPA1 provoca una sensazione pungente o irritante.

TRPV1 è stato scoperto da David Julius. Egli voleva


scoprire quale fosse il recettore responsabile della
sensazione di calore evocata dalla capsaicina
contenuta nel peperoncino piccante. Il gruppo di
ricerca capeggiato da Julius ha così condotto uno
screening funzionale basato sul presupposto che un
singolo gene può conferire sensibilità alla capsaicina in
cellule che sono normalmente insensibili alla
capsaicina. Per trovare questo presunto gene è stata
creata una libreria di cDNA a partire dai neuroni sensoriali del ratto attivati dalla capsaicina. Le cellule
insensibili alla capsaicina sono state allora trasfettate con lotti di cDNA e alla fine è stato isolato un singolo
clone di cDNA che poteva conferire reattività alla capsaicina. Questo clone, detto clone11, era infatti capace
di evocare un aumento della [Ca2+], visibile attraverso una marcata fluorescenza, in risposta alla
stimolazione con capsaicina. Questo clone conteneva dunque il recettore per la capsaicina.
Se la sua ipotesi fosse stata corretta, questo recettore avrebbe dovuto essere stimolato anche da un
aumento della temperatura. E così è stato.
Questo clone codificava quindi per una proteina canale attivata sia dalla capsaicina che da un aumento
della temperatura al di sopra dei 40°C.

TRPV1 è un canale polimodale, poiché può essere attivato da stimoli di diversa natura:
- Aumento della temperatura al di sopra dei 43°C;
- Capsaicina e Habanero;
- Vanillo-tossine della tarantola;
- Resiniferatossina (RTX) sostanza che si trova in una pianta simile ad un cactus;
- Riduzione del pH;
- Idrolisi del PIP2 ad opera della PLC
N.B. Tutti questi fattori chimici possono attivare il canale a temperatura ambiente!!!
Il bloccante più utilizzato nei confronti di TRPV1 è la capsazepina.

TRPV1 presenta due gate di attivazione:


1. Gate extracellulare Þ localizzata in prossimità dell’imboccatura extracellulare del poro del canale,
e aperta in seguito al legame con l’agonista (capsaicina o resiniferatossina).
2. Gate citosolica Þ localizzata in prossimità dell’imboccatura citosolica del poro del canale, e aperta
in seguito al legame delle vanillo-tossine.

N.B. L’idea più diffusa in letteratura è che oltre a dei domini specifici la termo-sensibilità sia conferita da più
residui distribuiti in maniera uniforme lungo tutta la catena oligopeptidica.

All’estremità C-terminale, TRPV1 presenta un sensore della temperatura. Ciò è provato dal fatto che è
possibile modificare la sensibilità del canale alla temperatura, infatti, sostituendo questa regione con una
sequenza analoga di TRPM8, TRPV1 risulta attivato dal fresco. Così facendo, la soglia termica di attivazione
di TRPV1 può essere spostata verso temperatura più basse.
TRPV1 può andare incontro anche a desentitizzazione durante una stimolazione prolungata. Il canale,
infatti, è fosforilato da PKA, PKC e CaMKII, ma l’ingresso di Ca2+ rimuove questi gruppi fosfato mediante
l’attivazione di una fosfatasi e ciò induce desentizzazione del canale stesso.

A temperature superiori i 43°C si avverte il cosiddetto dolore urente. Per lungo tempo si è ritenuto che
l’unico canale responsabile del dolore urente fosse TRPV1, ma in realtà il calore nocivo è rilevato dalla
combinazione di 3 canali: TRPV1, TRPA1 e TRPM3.

TRPV1 è coinvolto nella iperalgesia infiammatoria e nella allodinia da calore


Questo grafico mostra la relazione tra la corrente che fluisce attraverso
TRPV1 e la temperatura. È possibile osservare che:
- Ad un pH fisiologico di 7.4 TRPV1 non attiva finché la
temperatura non oltrepassa i 40°C circa.
- Ad un pH di 6.4, invece, il canale inizia ad attivarsi già a
temperatura ambiente. Questo è importante perché in seguito a
un danno tissutale le cellule lesionate rilasciano il loro
contenuto, tra cui i protoni, per cui il pH della regione
interessata dall’infiammazione si abbassa.

Nel corso di una risposta infiammatoria, mastociti


e neutrofili rilasciano nello spazio extracellulare
molteplici mediatori chimici come la bradichinina,
l’NGF e l’istamina. A questi, si aggiunge anche il
contenuto cellulare (H+ e ATP) riversato dalle
cellule danneggiate. Tutte queste sostanze
convergono sulle terminazioni nervose sensoriali,
sulle quali sono espressi TRPV1 e TRPA1, e portano
all’attivazione della fosfolipasi C. Quest’ultima
idrolizza il PIP2 e attiva contemporaneamente
TRPV1 e TRPA1.
N.B. L’idrolisi del PIP2 attiva anche TRPA1.
TRPV1, inoltre, è attivato dalla riduzione del pH
dovuto al rilascio dei H+ dalle cellule danneggiate.
Attraverso stimoli chimici e fisici, dunque, è stata modulata la soglia di attivazione dei nocicettori, che si
attivano più facilmente a temperatura ambiente. Questo può aumentare la sensibilità al dolore e può
portare ad una condizione di iperalgesia infiammatoria o allodinia.

Per questo, TRPV1 è diventato un bersaglio farmacologico per la cura del dolore neuropatico.
1. Una strategia terapeutica prevede l’applicazione di cerotti o gel che rilasciano capsaicina nella
regione lesionata. Basse dosi di capsaicina, infatti, sono capaci di desentitizzare TRPV1 e indurre un
effetto analgesico efficace seppur di breve durata.
2. Un ulteriore approccio terapeutico prevede un aumento della concentrazione di capsaicina nella
regione in cui ha origine il dolore neuropatico. Ciò causa una maggiore stimolazione di TRPV1 e
quindi un maggiore ingresso di Ca2+. Un aumento eccessivo della [Ca2+] nei terminali sensoriali,
evocato dalla iperstimolazione con la capsaicina, può attivare delle proteasi Ca2+ dipendenti (es.
calpaina) che degradano le proteine localizzate nei terminali assonali (ablazione chimica).
Questo approccio è più invasivo ma ha un effetto analgesico di più lunga durata.
3. Diversi trial clinici, invece, prevedono l’impiego di inibitori di TRPV1.

In definitiva, esistono due tipi di approcci farmacologici:


- Sensibilizzazione di TRPV1 al fine di indurre desentitizzazione o ablazione chimica;
- Inibizione farmacologica di TRPV1.
TRPV1 è coinvolto nella genesi del prurito
Le vie del dolore e del prurito sono fisicamente distinte. Quest’ultime consistono soprattutto in fibre di tipo
C (amieliniche). Tra le sostanze capaci di indurre prurito vi sono l’istamina e la clorochina.
Le due forme più comuni di prurito sono quello successivo ad una puntura di zanzara e quello indotto dal
contatto con una pianta urticante.
A seguito di una puntura di zanzara si verifica una piccola reazione infiammatoria, durante la quale i
mastociti rilasciano istamina. L’istamina può attivare dei recettori accoppiati alle proteine G che a loro volta
attivano la PLC. La fosfolipasi C, infine, idrolizza il PIP2 e attiva TRPV1 e TRPA1.
Quando veniamo a contatto con piante urticanti, queste rilasciano sulla cute una proteasi, la mucunaina,
che attiva il recettore PAR-2 che stimola la PLC. Ancora una volta l’idrolisi di PIP2 porta all’attivazione di
TRPV1 e TRPA1.

Canali TRP sensibili alla temperatura


Così come TRPV1, anche TRPM3 è un canale polimodale. Esso è innanzitutto un nocicettore termico,
attivato da un aumento della temperatura al di sopra dei 40°C, responsabile del dolore urente. TRPM3,
tuttavia, è anche un sensore chimico, in quanto può essere attivato da un ormone steroideo, il
pregnenolone solfato (PS).

Per lunghissimo tempo si è ritenuto che TRPA1 fosse stimolato


solo da una riduzione della temperatura al di sotto dei 17°C.
Studiando i platelminti, però, ci si è resi conto che questo
canale è attivato anche dalle alte temperature. Dunque,
TRPA1 presenta una dipendenza bifasica dalla temperatura: la
sua probabilità di apertura aumenta in condizioni di gelo (non
è responsabile della percezione del gelo), diminuisce man
mano che la temperatura aumenta, ma torna ad aumentare a
temperature superiori i 25°C. È stato suggerito che TRPA1 non
è intrinsecamente sensibile alle alte temperature, ma si attiva
in conseguenza di una produzione eccessiva di ROS indotta da
temperature che superano i 40°C.
N.B. Anche TRPV1 è un sensore dello stress ossidativo.
Una delle caratteristiche principali di TRPA1 è la presenza di numerosi residui di anchirina (fino a 19)
all’estremità N-terminale. Questi residui sono importanti perché ancorano il canale al citoscheletro di
actina che sottende la membrana plasmatica e rendono il canale sensibile agli stimoli meccanici.
TRPA1 è abbondante nei terminali assonali dei nocicettori meccanici.
Mediante un esperimento è stato dimostrato che TRPA1 non è il solo canale responsabile della nocicezione
meccanica, infatti, è stato osservato che in seguito a delezione genica di TRPA1 la corrente depolarizzante
indotta dallo stimolo non si esaurisce del tutto.
TRPA1 oltre ad essere un termocettore e un meccanocettore, è anche un chemosensore; è sensibile a
molteplici sostanze chimiche tra cui: mostarda, wasabi, allicina, cannella, acroleina, timolo.
TRPA1 può essere attivato anche dalla deplezione del PIP2, dalla riduzione del pH, dalla ipossia, da un
aumento della concentrazione di ROS nel citoplasma e dai mediatori chimici dell’infiammazione che
attivano TRPV1. È stato dimostrato che TRPA1 ricopre un ruolo fondamentale nel dolore neuropatico
evocato dai chemioterapici e può contribuire alle condizioni di iperalgesia e allodinia.

Se TRPV1 è considerato il recettore del caldo, TRPM8 è il recettore del freddo e si attiva quando la
temperatura scende al di sotto dei 28°C.
TRPM8 essendo un canale polimodale è anche un chemocettore, attivato dal mentolo o dall’eucaliptolo.
Questo canale è espresso quasi esclusivamente nei gangli delle radici dorsali dei neuroni sensitivi. Tuttavia,
i suoi livelli di espressione aumentano nei tumori; in particolare è considerato un marker del tumore alla
prostata.
TRPM2 convenzionalmente è il sensore dello stress ossidativo (aumento di ROS nel citoplasma), insieme a
TRPA1 e TRPV1. Tuttavia, è anche un canale sensibile al calore ed è attivo da temperature superiori ai 40°C.
La percezione del calore innocuo (che non provoca dolore) richiede lo spegnimento dei recettori per il
freddo (TRPM8) e l’accensione dei recettori per il caldo (TRPV1, TRPA1, TRPM3 ma anche TRPM2).
Infatti, anche se questi canali sono attivati da temperature superiori i 40°C, sono modulati in modo tale che
la soglia termica di attivazione si abbassi.

TRPV4 è il canale polimolale per eccellenza. È un termocettore, sensibile al calore, si attiva a temperature
superiori i 27°C, ma non è coinvolto nella percezione della temperatura ambientale. È un chemocettore,
attivato da agonisti endogeni come l’acido arachidonico e i suoi derivati, gli acidi epossi-eicosatrienoico
(EET). L’acido arachidonico è prodotto dalla fosfolipasi A2 (PLA2) a partire dai fosfolipidi di membrana cui è
legato, e può attivare direttamente TRPV4 oppure può essere convertito dal citocromo P450 in acido EET.
Tuttavia, può essere stimolato anche da agonisti non endogeni come gli esteri del forbolo.
TRPV4 è anche un osmocettore, attivato dallo stiramento della membrana plasmatica (TRPV4 contiene dei
residui di anchirina all’estremità N-terminale che gli permettono di interagire con il citoscheletro di actina)
dovuto all’esposizione delle cellule ad un ambiente ipotonico. Il Ca2+ che entra attraverso TRPV4 serve ad
innescare i meccanismi che portano la cellula a ripristinare il corretto volume cellulare.
Nell’endotelio vascolare, inoltre, TRPV4 e i canali PIEZO cooperano nel rilevare le variazioni di pressione e la
forza di taglio che il sangue esercita tangenzialmente alla superficie dei vasi durante lo scorrimento.
Come termocettore, si ipotizza che TRPV4 sia importante a livello cerebrale; è probabile che possa essere
attivato da un aumento della temperatura al fine di aumentare l’eccitabilità neuronale.

TRPV5 e TRPV6 presentano una permeabilità al Ca2+ 100 volte superiore alla permeabilità al Na+.
Sono canali costitutivamente aperti e possono operare come omotetrameri o possono assemblarsi tra di
loro a costituire eterotetrameri. Sono implicati nel riassorbimento di Ca2+, difatti, sono localizzati
selettivamente sulla membrana luminale dell’epitelio renale e intestinale. Attraverso TRPV5 e TRPV6 il Ca2+,
spinto dal gradiente elettrochimico, entra nel citoplasma dove viene legato dalla proteina calbindina D, che
lo trasporta verso la membrana basolaterale. Qui grazie allo scambiato Na+/Ca2+ e alla PMCA viene liberato
nello spazio interstiziale per passare poi ai capillari.

Canali TRPM (Melastatina)


Da un punto vista strutturale, la caratteristica principale dei canali
TRPM è quella di avere estremità N- e C-terminali molto lunghe.
L’estremità C-terminale di alcune isoforme (TRPM2, TRPM6 e TRPM7)
è dotata di attività enzimatica.
La maggior parte dei canali TRPM presenta una relazione corrente-
voltaggio a rettificazione uscente (conduttanza maggiore a potenziali
positivi), ad eccezione di TRPM2 che presenta una relazione di tipo
lineare.

TRPM1 è espresso solamente nelle cellule bipolari ON della retina e nei melanociti.
Per lungo tempo TRPM1 è stato considerato un soppressore tumorale del melanoma (da qui il nome
melastatina) e solo recentemente è stata identificata anche la sua funzione come canale ionico.
Nello specifico, si pensava che l’ingresso di Ca2+ attraverso il canale prevenisse la trasformazione
neoplastica dei melanociti. Oggi sappiamo che non è così. Infatti, non è TRPM1 a operare come onco-
soppressore bensì una sequenza di microRNA (miR-211), la cui trascrizione è regolata dal fattore di
trascrizione MITF. Questo fattore di trascrizione regola sia la trascrizione degli esoni che codificano per la
proteina canale TRPM1 che l’introne 6 che codifica per miR-211.
Quando TRPM1 è down regolato, è down regolato anche miR-211 e questo comporta la proliferazione
aberrante dei melanociti e la metastatizzazione del tumore.
TRPM2 è un canale ubiquitario. È responsabile, insieme a
TRPV1, TRPA1 e TRPM3, della percezione del calore innocuo,
sebbene sia attivato di norma a temperature superiori i 40°C.
TRPM2 è considerato anche il principale sensore dello stress
ossidativo, in quanto è in grado di rilevare la presenza dei
ROS.
L’estremità C-terminale di TRPM2 presenta un dominio con
attività enzimatica, denominato NUDIX o NUDT9-H. Questo
dominio scinde l’ADP-ribosio in AMP e ribosio 5 fosfato.
L’ADP-ribosio è un secondo messaggero prodotto in seguito
a stimolazione da parte di agonisti extracellulari o dal nucleo
e dai mitocondri in risposta allo stress ossidativo (causato
dall’esposizione a raggi UV, da un aumento della temperatura o dall’enzima di membrana NADPH ossidasi).
Il dominio NUDIX offre un sito di legame per l’ADP-ribosio e questa interazione attiva il canale TRPM2.
L’attivazione di TRPM2, tramite legame diretto dei ROS o come conseguenza della produzione di ADP-
ribosio, a bassi livelli può generare una risposta virtuosa. L’ingresso di Ca2+ attraverso TRPM2, infatti, può
stimolare la proliferazione cellulare, la migrazione o il riarrangiamento del citoscheletro.
Tuttavia, se la concentrazione di ROS e quindi lo stress ossidativo aumenta, l’iperstimolazione di TRPM2
può avere effetti citotossici, in quanto un’elevata [Ca2+]int può indurre l’apoptosi.

TRPM4, così come TRPM5, è un canale cationico non selettivo calcio attivato (permeabile a Na+ e K+).
Converte l’aumento della [Ca2+]int in una depolarizzazione di membrana: media una modesta corrente
entrante di Na+.
Nelle cellule eccitabili, l’attivazione di TRPM4 facilita l’eccitabilità di membrana (stimolando l’apertura dei
canali v.d.), mentre nelle cellule non eccitabili TRPM4 riduce l’ingresso di Ca2+, che potrebbe avere effetti
citotossici. Nelle cellule non eccitabili, infatti, la depolarizzazione di membrana riduce la driving force che
sostiene l’ingresso di Ca2+ attraverso i canali non v.d. (TRP).
Nei linfociti T, la produzione di citochine durante la risposta immunitaria richiede un aumento (finemente
regolato) della [Ca2+] alla quale contribuiscono i canali SOC. L’attivazione di TRPM4, presente sulla
membrana dei linfociti T, depolarizza parzialmente la membrana e riduce l’ingresso di Ca2+, che altrimenti
avrebbe un effetto citotossico.
Nelle cellule b del pancreas, TRPM4 facilita la depolarizzazione della membrana sostenuta dai canali v.d. al
Ca2+ di tipo L. Nello specifico, il Ca2+ che entra stimola l’esocitosi delle vescicole contenenti insulina ma
attiva anche TRPM4 che a sua volta facilita la depolarizzazione della membrana.
Nelle arteriole cerebrali, in risposta ad un aumento della pressione sanguigna si distende la membrana
plasmatica delle cellule endoteliali. Ciò determina l’attivazione “indiretta” dei canali TRPC3 e TRPC6, i quali
mediano una corrente di Ca2+ entrante che depolarizza le fibre muscolati lisce e attiva i canali v.d. al Ca2+
che inducono la contrazione. La depolarizzazione della membrana può essere facilitata dall’azione di
TRPM4, che si attiva in seguito all’aumento della [Ca2+] dato da TRPC3
e TRPC6.
Nel nodo senoatriale, se da un lato i canali HCN mediano una corrente
funny responsabile del pre-potenziale che dà inizio al p.d.a., dall’altro
TRPM4 è fondamentale per mantenere una velocità di
depolarizzazione diastolica ottimale (frequenza cardiaca di 70 bpm).
Se TRPM4 viene inibito, la velocità di depolarizzazione diastolica si
riduce.

TRPM5 è anch’esso un canale cationico non selettivo calcio attivato. È localizzato nelle cellule sensoriali (di
2° tipo) delle papille gustative ed è responsabile della percezione dell’amaro, del dolce e dell’umami.
TRPM5 coopera con i recettori del gusto accoppiati ad una proteina G trimerica, la gustducina.
Il monomero a della gustducina attiva la PLC, che idrolizza il PIP2 in DAG e IP3. L’IP3 determina il rilascio di
Ca2+ dal reticolo endoplasmatico. Il Ca2+ attiva TRPM5, il quale genera una depolarizzazione in grado di
attivare i canali al Na+, che a loro volta generano un p.d.a che si propaga fino alla membrana basale dove
causa il rilascio di ATP. L’ATP non è liberato mediante vescicole, ma attraverso dei canali di membrana detti
pannessoni, costituiti da proteine dette pannessine.

TRPM6 media il riassorbimento di Mg2+ nel rene e nell’intestino (in associazione con TRPM7 con il quale
forma eterotetrameri). Questi canali sono localizzati nella membrana luminale degli epiteli di assorbimento.
Il Mg2+ entra dalla membrana luminale attraverso questi canali, e poi viene estruso dalla membrana
basolaterale (a contatto con il torrente circolatorio) probabilmente grazie ad uno scambiatore Na+/Mg2+,
che tuttavia non è stato ancora individuato. La dissipazione di Mg2+ richiede infatti un gradiente di Na+.

TRPM7 a differenza di TRPM6 può essere considerato ubiquitario: è deputato


al riassorbimento di Mg2+ in tutte le cellule dell’organismo. TRPM7 si apre
quando la [Mg2+] libero o complessato con ATP si riduce sensibilmente.
L’estremità C-terminale di TRPM7 (così come quella di TRPM2 e TRPM6) ha
un’attività enzimatica definita PLIK (chinasi che interagisce con la PLC).
Si tratta di una serin-treonin chinasi attivata proprio dal Mg2+ veicolato
attraverso il poro del canale. La chinasi fosforila ed attiva una serie di effettori,
tra cui l’annesina-1 e la miosina-IIA, stimolando il rimodellamento del
citoscheletro e favorendo la migrazione cellulare.
Quando è stimolata la PLC idrolizza il PIP2 (legato a TRPM7) e chiude il canale.
Il dominio C-terminale, che contiene la chinasi, può essere scisso proteoliticamente dalla proteina canale e
può diffondere nel nucleo. Qui, la chinasi fosforila gli istoni nella regione del promoter e lega fattori di
trascrizione Zn2+ favorendo l’espressione genica.
N.B. TRPM7 è permeabile anche allo Zn2+, per cui fornisce lo Zn2+ necessario per la stimolazione dei fattori
di trascrizione Zn2+ dipendenti.

Canali TRPP (policistina)


Mutazioni che colpiscono i canali TRPP1 e TRPP2 sono responsabili della malattia del rene policistico
(malattia genetica autosomica dominante), caratterizzata dalla comparsa di numerose cisti a livello renale
che compromettono il corretto funzionamento del rene.
Mentre TRPP2 è un canale ionico, che si trova sia sulla membrana plasmatica
che sulla membrana del reticolo endoplasmatico, TRPP1 è una proteina
strutturale che si trova esclusivamente sulla membrana plasmatica con
l’estremità N-terminale rivolta verso la matrice extracellulare.
Questi canali sono localizzati sulle ciglia presenti sulla membrana luminale delle
cellule epiteliali e funzionano come meccanocettori, in quanto rilevano il flusso
di liquidi nei tubuli renali.

In assenza di mutazioni, l’ingresso di Ca2+


attraverso TRPP1 e TRPP2 mantiene il
corretto fenotipo delle cellule.
In presenza di mutazioni che colpiscono
TRPP1 e TRPP2, il flusso di Ca2+ viene ridotto
Ed il corretto fenotipo delle cellule epiteliali
viene alterato. Esse, infatti, cominciano a
proliferare in modo aberrante determinando
la formazione di cisti che compromettono il
corretto funzionamento dei tubuli renali.

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