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DIPARTIMENTO DI MEDICINA

Corso di Laurea in
Scienze Motorie

RELAZIONE FINALE
La forza rapida nei giocatori di pallacanestro, metodi e test per la
valutazione
(Rapid strenght in basketball players, methods and tests for the evaluation)

Relatore: Chiar.mo Prof. Alberto Ambrosio

Laureando: Alberto Biolchi


Matricola 717072

Anno Accademico 2018/2019


Indice

Capitolo I
La forza rapida e la prestazione del giocatore di basket

1.1.Introduzione
1.2.I requisiti fisici e prestativi del giocatore di basket
1.3.Le diverse espressioni della forza rapida nel gioco del basket

Capitolo II
Anatomia e fisiologia della forza rapida

2.1. Componenti anatomiche del muscolo scheletrico


2.2. Lo stimolo nervoso e la trasmissione della forza contrattile
2.3. Organizzazione delle fibre muscolari e componente visco-elastica

Capitolo III
La valutazione della forza rapida nel giocatore di basket

3.1. Periodizzazione dei test di valutazione


3.2. Setting delle prove e grandezze da valutare
3.3. I principali test per valutare la forza rapida nel giocatore di basket
3.4. Variabilità dei test in relazione al ruolo e parametri per l'interpretazione
conclusiva dei risultati
3.5. L’utilizzo di sistemi (Cronometri, Fotocellule, Ergojump, Optojump) in
un protocollo di valutazione di forza rapida

Conclusioni

Bibliografia

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Capitolo I

1.1 Introduzione

Un'assoluta prerogativa per il Laureato in Scienze Motorie è quella di sviluppare capacità


di critica, di valutazione e di giudizio attraverso le proprie conoscienze e la propria
esperienza; risulta quindi fondamentale che il professionista del movimento sappia
sfruttare, accanto alle competenze di valutazione “oculare”, le conoscenze scientifiche,
teoriche e pratiche nate dalla ricerca al fine di ottenere una valutazione il più possibile
oggettiva, ripetibile e coerente con lo sport praticato dall’atleta che si andrà a valutare.

Questa tesi si propone di raccogliere nozioni e concetti applicabili alla valutazione di un


giocatore di pallacanestro, nello specifico riguardo alla manifestazione della forza
conosciuta come “forza rapida”.
Il lavoro comprende un primo capitolo riguardante le richieste atletiche che la
pallacanestro moderna esige dai giocatori e l’inquadramento della forza rapida all’interno
di queste esigenze; successivamente attraverso il secondo capitolo esporrò brevemente le
conoscenze fondamentali anatomiche, fisiologiche e biologiche acquisite nei tre anni del
Corso di Laurea in Scienze Motorie, le quali sono alla base di tutte le varie
manifestazioni del lavoro muscolare, quindi della forza in tutte le sue espressioni.
La parte centrale della tesi si trova nel terzo capitolo, incentrato sulla ricerca bibliografica
di quelle conoscenze necessarie per fare un lavoro di valutazione che possa poggiare su
metodi ed esercizi la cui efficacia sia dimostrata dalla scienza oltre che dall’esperienza di
chi giudica il lavoro svolto.

Per svolgere questa tesi ho utilizzato in parte bibliografie consigliate dai professori nel
corso dei tre anni del corso di studio, il restante materiale deriva da una mia ricerca
personale tratta da libri e articoli scientifici pubblicati su portali online (es. Journal of
Strenght and Conditioning, Pubmed.com)

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1.2 I requisiti fisici e prestativi del giocatore di basket

Il basket è uno sport di squadra aciclico e variabile che vede coinvolti 5 giocatori per
squadra, ogniuno con il proprio ruolo, che utilizzano un mezzo (la palla) per arrivare allo
scopo (fare canestro) nelle fasi di attacco, mentre nelle fasi di difesa lo scopo è impedire
agli avversari di segnare. Il passaggio tra la fase d’attacco e quella di difesa è chiamato
transizione.
Vari studi hanno dimostrato che si tratta di uno sport che richiede sforzi principalmente
anaerobici, necessitando comunque di una buona condizione aerobica, e ha come
requisito fondamentale la forza esplosiva degli arti inferiori (1,2,5).
La forza e la rapidità muscolare sono centrali nel gioco del basket, che presenta poche
fasi a bassa intensità (corsa lenta, rientro in difesa senza contropiede) e molte fasi ad alta
intensità (scatti, salti, contese a rimbalzo, palla a due iniziale, cambi di direzione,
contropiede).
Gli studi di Hoffman e alt. (3) pongono l’accento proprio sulla forza degli arti inferiori
come discriminante per l’impiego in campo dei giocatori coinvolti nei test, mostrando
una correlazione tra i risultati dei test di Vertical Jump e il tempo di gioco nella propria
squadra di giocatori a livello collegiale.
In uno studio di Castagna e alt. Del 2009, condotto su giocatori di campionati italiani a
livello regionale, tramite dei test di valutazione (Stiff-leg jumping) si sottolinea come nei
due campioni (Senior e Junior) il rapporto tra forza espressa e tempo di contatto con il
suolo sia maggiore nei “Senior”, suggerendo che la forza rapida/esplosiva sia una
componente importante dello sviluppo del giocatore, almeno a livello amatoriale (5).
In questo senso la valutazione dei progressi di un giocatore è una componente
fondamentale dell’allenamento a lungo termine, per valutare nel corso del tempo quanto
sia “specializzato” nelle capacità fondamentali che il gioco richiede.

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Tabella 1: Differenze tra giocatori senior e junior

Estratto da: Castagna et. Al. Aerobic and explosive power performance of elite italian regional-level
basketball players. J Strength Cond Res 23: 1982-1987, 2009.

1.3 Le diverse espressioni della forza rapida nel gioco del basket

Dato che il canestro è posto a 3,15 metri il basket è uno sport in cui la verticalità dei
movimenti è estremamente accentuata, per questo motivo la condizione degli arti inferiori
è così centrale: quando ci si trova a giocare su un campo da basket, al momento di tirare,
andare a rimbalzo e contestare un tiro, per essere efficace un giocatore deve riuscire ad
andare più in alto e più velocemente del suo diretto marcatore, e a parità di altezza
raggiunta la rapidità diventa fondamentale per prevalere sull’avversario.
Anche la rapidità espressa su un piano orizzontale è importante e necessita di test e
valutazioni specifiche, in quanto studi hanno dimostrato la scarsa correlazione tra i
risultati dei test sulle espressioni di forza rapida in verticale (SJ, CMJ, DJ etc.) e i risultati
dei test di sprint (4).
In ogni fase del gioco i giocatori si trovano in situazioni in cui devono essere più rapidi
del proprio marcatore, sia in attacco che in difesa: durante la fase offensiva “si guarda” il
canestro avversario, di conseguenza i movimenti dei giocatori in attacco saranno
accelerazioni in avanti con delle componenti laterali durante i cambi di direzione e i tagli,
mentre durante la fase difensiva è necessario correre per la maggior parte del tempo
all’indietro e di lato.

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Capitolo II

2.1 Componenti anatomiche del muscolo scheletrico

Il muscolo scheletrico è composto da due parti: il segmento contrattile è chiamato "ventre


muscolare", composto da lunghe fibre longitudinali divise in sarcomeri, mentre il
segmento che si inserisce sulle ossa e trasmette la forza è chiamato tendine, una struttura
fibrosa resistente e capace di immagazzinare e trasmettere forza elastica.
A livello cellulare i muscoli presentano delle particolarità rispetto alle altre cellule del
corpo; prima di tutto sono plurinucleate, in quanto le cosiddette “fibre” si formano dalla
fusione di più cellule durante lo sviluppo dell’embrione; inoltre la cellula muscolare ha
una caratteristica unica, ovvero i filamenti spessi e sottili delle proteine miosina e actina
che fungono da effettori veri e propri della contrazione muscolare.
Come tutte le cellule anche quelle muscolari presentano una membrana plasmatica che in
questo caso assume il nome di sarcolemma, allo stesso modo del citoplasma cellulare che
prende il nome di sarcoplasma; in questo semi-fluido sono presenti le strutture che
contengono la componente contrattile del muscolo, ovvero le miofibrille.
Ciascuna miofibrilla è in comunicazione con altre 2 componenti fondamentali: il reticolo
sarcoplasmatico e i tubuli T, responsabili dell’attivazione della contrazione grazie alla
funzione di “cisterna” di calcio del reticolo e alla funzione di “passaggio” dei tubuli, che
aiutano a trasmettere l’impulso alle fibre.
Infine, le ultime due molecole da descivere per spiegare l’anatomia e il funzionamento
della cellula muscolare sono la troponina e la tropomiosina; legate all’actina abbassano
l’affinità di quest’ultima per la miosina, in questo modo la fibra può avere uno stato di
“riposo” che l’alta affinità di dell’actina e la miosina impedirebbe. (15)

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2.2 Lo stimolo nervoso e la trasmissione della forza contrattile

L’azione muscolare ha a monte un processo conosciuto come “accoppiamento


eccitamento-contrazione”, cioè la trasmissione dell’impulso nervoso dalla zona di
contatto tra assone e fibra muscolare (placca motrice) alle strutture effettrici della
contrazione.
Questo evento può essere diviso in due fasi: la prima coinvolge il reticolo
sarcoplasmatico e i tubuli T, la seconda è definita “modello di scorrimento dei filamenti”
e riguarda i filamenti di actina e miosina.
La prima fase, quella che riguarda la trasmissione dell’eccitamento nervoso, inizia
quando lo stimolo depolarizzante attraversa il motoneurone e giunge alla zona della
placca motrice; la depolarizzazione sopra soglia che si viene a formare scorre sul tubulo
T e stimola il reticolo sarcoplasmatico, il quale rilascia rapidamente calcio nel citosol
tramite i suoi canali per il calcio voltaggio-dipendenti. Il calcio liberato si lega ad una
delle molecole che formano la troponina, la quale cambia conformazione e “sposta” i
filamenti di tropomiosina dalla actina, rivelando i punti di attacco per le teste di miosina
che aumentano la loro affinità per il filamento spesso.
Una volta che le molecole possono formare il legame inizia il ciclo dello scorrimento dei
filamenti, che determina l’accorciamento muscolare vero e proprio; tramite l’ATP la
miosina può attaccarsi all’actina, generando il cosiddetto “colpo di forza” che trascina il
filamento di actina verso il centro del sarcomero realizzando la contrazione muscolare.
Successivamente quando una molecola di ATP si lega nuovamente alla miosina questa si
stacca dall’actina e un nuovo ciclo di accorciamento può iniziare.
Questo processo avviene in ogni fibra muscolare durante la contrazione; ne consegue che
l’accorciamento coinvolge sempre tutta la lunghezza del muscolo (gli elementi detti “in
serie”) e arriva a trasmettersi ai tendini che poi applicano la forza sui capi articolari che
vogliamo muovere.

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2.3 Organizzazione delle fibre muscolari e componente visco-elastica

Come affermato in precedenza le fibre muscolari sono formate da sarcomeri disposti in


serie la cui lunghezza rimane pressochè costante in tutti i muscoli mentnre cambia invece
il loro numero (maggiore in fibre più lunghe). I sarcomeri rappresentano la componente
contrattile del muscolo quindi la porzione che attivamente sviluppa forza, ma le fibre
muscolari sono organizzate in modo tale che ci siano anche delle componenti non
contrattili che prendono parte all’azione muscolare: la componente elastica in serie e
quella in parallelo, formata dalle strutture di collagene che raccordano la parte contrattile
con il tendine che andrà a trasmettere l’azione muscolare sull’articolazione.
Questa componente, che nella realtà non è perfettamente elastica ma visco-elastica,
quando viene stirata produce tensione passiva, che nel caso di una contrazione successiva
verrà restituita all’azione muscolare; è quel fenomeno che Carlo Vittori spiegava
dividendo la manifestazione della forza in 2 tipologie: attiva, ovvero generata da un ciclo
semplice di accorciamento della componente contratile (è il caso della “forza massima
dinamica” e della “forza esplosiva") e reattiva, cioè composta da un doppio ciclo
stiramento-accorciamento che coinvolge la tensione restituita dallo stiramento della
componente elastica in serie (“F. esplosivo-elastica” e “F. esplosivo-elastico-reattiva”).
Questa precisazione è doverosa dato l’argomento trattato in questa tesi: la maggior parte
delle azioni muscolari negli sport (soprattutto di squadra) è di tipo reattivo, quindi anche
il giocatore di basket sarà impiegato in questo tipo di movimenti. (15,18)
Questa suddivisione dei tipi di forza sarà la stessa utilizzata da Bosco nei suoi test, che
verranno illustrati nel capitolo successivo.

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Capitolo III

3.1. Periodizzazione dei test di valutazione

Lo scopo dell’allenamento è creare degli adattamenti individuali nell’organismo degli


atleti durante la stagione; tramite la somministrazione di test ai giocatori un allenatore o
un prepararatore atletico può avere la misura di quanto il suo lavoro sia stato efficace,
oltre alle valutazioni individuali sui singoli atleti.
Ne consegue che, come sostengono Dal Monte e Faina, i test di valutazione vengano
somministrati a scadenze periodiche e che siano “aderenti” alle varie fasi del processo di
allenamento (16).
E’ inoltre importante distinguere quale test o metodo di valutazione sia più adatto in base
agli impegni competitivi dell’atleta: quando si è a ridosso di una gara è importante che i
test siano strutturati in modo più possibile vicini allo sforzo meccanico e metabolico di
un'attività competitiva.
Come concetto generale i test servono per valutare l’efficacia dei processi di allenamento
sugli atleti, che però presentano una grande differenza individuale nel tipo di risposta che
l’allenamento provoca nel loro organismo. Per valutare correttamente l’efficacia
dell’allenamento è quindi indispensabile che i test di valutazione funzionale siano
contemporaneamente poco complessi e sofisticati ma sufficientemente validi e ripetibili
in una sessione di allenamento, senza che questi vadano a rappresentare un carico
eccessivo per gli atleti o abbiano una frequenza tale da impiegare troppo tempo
all’interno del periodo complessivo di allenamento (17).
Nel caso specifico della forza rapida nell’allenamento della pallacanestro trattato in
questa Tesi la qualità da valutare non subisce adattamenti rapidi, ma è piuttosto una
somma degli effetti di cicli di allenamento non direttamente improntati allo sviluppo di
questa capacità; lo scopo degli allenamenti di pallacanestro non è principalmente quello
di sviluppare le capacità condizionali pure, di conseguenza la cosa più logica sarà
valutare la forza rapida nei momenti di “stacco” della stagione, quindi prima della
preparazione atletica di inizio stagione, a metà stagione e alla fine, per vedere come il

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processo di preparazione atletica generale ha influito sulle capacità dei giocatori.
In ogni caso, i momenti di valutazione all'interno di una periodizzazione vengono stabiliti
a priori, cioè dopo che il piano con obiettivi, mezzi e metodi è gia stato deciso. Risultano
quindi fondamentali per valutare l’efficacia degli allenamenti e soprattutto per avere la
possibilità di fare delle fini modifiche al piano di allenamento in corso d’opera (16) e per
avere una risposta maggiore dagli atleti.

3.2. Setting delle prove e grandezze da valutare

Una caratteristica importantissima dei test è la possibilità di replicarli a vari campioni in


momenti diversi, assicurandosi che siano fatti nelle medesime condizioni; ovviamente le
variabili nel caso di un test da campo sono molte (la condizione fisica e psicologica degli
atleti, l’alimentazione, il riposo, la variabile dell’impegno individuale nell’affrontare i
test (16)), bisogna quindi assicurarsi che la ripetitività del gesti che caratterizzano un test
sia considerata centrale nella scelta di un protocollo di valutazione piuttosto che un altro.
Se si usano strumenti elettronici/ottici (ad esempio piataforme di forza, cronometri e
fotocellule, approfonditi successivamente) bisogna essere qualificati nel loro utilizzo e
nella loro calibrazione.
E’ necessario utilizzare strumenti affidabili e delle procedure “standard” che tutti possano
ripetere; valutando la forza rapida è necessario misurare delle grandezze specifiche, cioè
la forza massima espressa in un movimento e altre che sono correlate al tipo di
movimento che si va a testare.
Nel caso della forza rapida verticale è necessario conoscere il tempo di volo (6), da cui si
ricava l’altezza massima raggiunta in salto; inoltre, secondo alcuni studi, in un test con
balzi ripetuti (ad esempio “Stiff-leg test”) è considerevole di valutazione anche il tempo
di contatto con il suolo, in quanto con un minor tempo di contatto si sono evidenziati
risultati maggiori in forza massima espressa e altezza di volo (7,8).
Sono importanti anche le differenze tra due movimenti simili ma con caratteristiche
diverse: è l’esempiò dell’esecuzione dello squat jump, dove la differenza tra le varianti
con contromovimento, senza contromovimento e a vari gradi iniziali di flessione delle

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ginocchia ha dato seguito a risultati diversi negli studi effettuati (9).

Tabella 2: Valori medi (+ - SD) delle variabili selezionate relative al movimento del centro di gravità di
un gruppo di soggetti durante diversi tipi di salti

Estratto da: Why is countermovement jump height greater than squat jump height? Med Sci Sport
Exerc Vol. 28 N. 11 pp. 1402-14012, 1996

Tra le spiegazioni di questa differenza si trova il fatto che il contromovimento, tramite il


pre-stiramento del gruppo dei muscoli estensori, permette a questi ultimi di avere uno
stato di attivazione maggiore all’inizio della fase di spinta (9). Un’altra risposta è che
grazie alla loro struttura intrinseca i muscoli scheletrici, come accennato nel secondo
capitolo, sono in grado di accumulare una parte di energia elastica durante la fase
eccentrica del salto (il contromovimento) e poi restituirla durante la fase concentrica
(spinta e salto) (9).
Per creare un “setting” ripetibile, ovvero una serie di elementi utili alla corretta riuscita di
test di valutazione, si possono fare richieste specifiche agli atleti riguardo la loro
condizione al momento del test o le abitudini alimentari e di vita nei giorni subito
precedenti ai test; bisogna comunque ricordare che le richieste devono essere il più
possibili semplici da realizzare ed è necessario che vengano accettate di buon grado dagli
atleti, pena una scarsa motivazione nell’esecuzione o un’eccessiva pressione psicologica.
(16,17).

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3.3. I principali test per valutare la forza rapida nel giocatore di basket

Come affermato precedentemente, la pallacanestro è uno sport di squadra in cui l’utilizzo


della forza rapida si manifesta in varie forme, sia su piani verticali che orizzontali; per
preparare una serie di test è neccessario prendere in considerazione i vari piani utilizzati
nel corso di un match.
I test descritti successivamente rappresentano una proposta di contenuti per la
valutazione, raccolti in base alla attinenza con l’impegno muscolare richiesto dal gioco e
la loro applicazione globale nell’ambiente di chi gioca, allena, studia e valuta la
pallacanestro.

Jump Test
(Bosco C, Komi PV, 1981; Bosco C et al. 1983; Bosco C, 1985 e 1992)
E’ un test dedicato alla valutazione della forza veloce della catena muscolare inferiore in
estensione e inoltre fornisce dati sulla capacità dei muscoli di immagazzinare e restituire
forza elastica; per eserguirlo è necessario uno strumento che possa misurare il tempo di
volo (per esempio Ergojump o Optojump)
La misura che si vuole ottenere è la massima altezza che un atleta riesce a saltare in due
prove differenti (squat jump e counter-movement jump): per standardizzare il risultato è
utile che tutti gli atleti testati partano con lo stesso angolo articolare al ginocchio.
E’ importante che l’atleta mentre esegue le prove cerchi di non avere scostamenti laterali
o antero-posteriori durante il salto e che le braccia non prendano parte al movimento,
quindi per convenzione si richiede di tenere le mani sui fianchi. (16)

Squatting Jump (SJ)


E’ un test mirato alla misurazione della forza esplosiva degli arti inferiori in estensione, è
facilmente eseguibile e ripetibile.
Per eseguirlo l’atleta deve: posizionarsi a piedi pari e con i talloni aderenti al terreno,
piegare le ginocchia a 90°, tenere le mani sui fianchi e il busto verticale: a questo punto
deve eseguire un salto verticale di massima intensità, senza fare alcun tipo di

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contromovimento. (16)
Questo test può essere validamente misurato con piattaforme dinamometriche; in assenza
di queste, consapevoli di ottenere un risultato molto meno preciso, si può usare un
semplice cronometro e calcolare l’elevazione tramite la formula: elevazione = tempo di
volo² * 1,266 (16)

Counter-movement Jump (CMJ)


E’ un test utile alla valutazione della capacità di immagazzinare e quindi successivamente
restituire energia elastica da parte dei muscoli estensori degli arti inferiori tramite la
ricerca della massima altezza di salto: anche per questo test la misurazione ottimale
avviene tramite piattaforma dinamometrica, Ergojump e Optojump.
Per eseguirlo correttamente l’atleta deve rispettare le stesse richieste dello squat jump
(SJ); l’unica differenza è che è necessario fare un movimento di pre-caricamento verso il
basso (contromovimento). Riguardo l’utilizzo delle braccia si può usare sia la variante a
braccia libere che quella a mani sui fianchi, ma considerando che la pallacanestro è uno
sport in cui in fase di salto c’è sempre un utilizzo delle braccia (per ricevere o tirare la
palla, o per marcare e contrastare l’avversario) l’esecuzione con l’aiuto delle braccia è
corretta.
Per avere un valore che stimi l’elasticità muscolare è necessario calcolare la differenza
percentuale tra il risultato allo squat jump e quello al CMJ tramite una formula:
[(CMJ-SJ)*100/CMJ] (16)

Test di Bosco-Vittori
(Bosco C, 1985)
Test utilizzato per valutare la componente reattivo-elastica della forza degli arti inferiori
in estensione, è semplice da realizzare e facilmente ripetibile; sarà necessario un
tappetino di rilevazione che possa misurare tempo di volo e tempo di contatto con il
suolo. Come detto precedentemente certi studi suggeriscono che il tempo di contatto sia
una componente importante per determinare l’efficenza dell’utilizzo della potenza
muscolare (7,8).

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Il test prevede un numero variabile di salti consecutivi (5-8) che ovviamente verranno
fatti eseguire a tutti nello stesso numero. I salti devono essere eseguiti consecutivamente
e dopo ogni atterraggio bisogna limitare il più possibile la flessione delle ginocchia.
Come per il CMJ si può utilizzare la variante con o senza le braccia, ma per una maggiore
affinità con le dinamiche di gioco può essere coerente chiedere di usare le braccia per
raggiungere la massima elevazione possibile.
L’obiettivo del test, come per i precedenti, è trovare la maggior misura in una serie di
salti, valutando così la forza esplosivo-reattivo-elastica; la possibilità di misurare i tempi
di contatto è utile perchè permette di calcolare anche la potenza espressa ad ogni salto (ad
eccezione del primo se si parte sulla pedana). (16)

Stiff-leg Jump
E' un test che misura la forza esplosiva e reattiva dell'arco plantare e del tendine d'achille,
escludendo l'utilizzo degli estensori del ginocchio mantenendolo esteso in ogni
ripetizione.
L'esecuzione classica consiste in 5 salti consecutivi con le mani sui fianchi, i piedi uniti e
le ginocchia tese; bisogna evitare contromovimenti e la ripetizione dev'essere istantanea.
Se si utilizza una piattaforma apposita che possa registrare i tempi di contatto si può
calcolare la massima potenza espressa in tutti i salti ad eccezione del primo, oltre che il
tempo di volo dl quale si può ricavare l'altezza massima raggiunta.

Test di Sargent
Questo test è uno dei più popolari e usati in praticamente tutte le sessioni di valutazione
funzionale di giocatori di basket di High School, College e professionisti negli Stati
Uniti. Consiste in due fasi: nella prima si procede alla misurazione dell’altezza massima
che il soggetto raggiunge con un braccio alzato e disteso, l’altro disteso lungo il fianco e
gli arti inferiori in estensione completa. La seconda fase è svolta dall’atleta, e consiste in
un contromovimento con successivo salto (vale aiutarsi con lo slancio delle braccia) in
cui il il giocatore cercherà di toccare il punto più alto inserito in un sistema di riferimento
(per esempio un metro a muro, un tabellone, delle tacche su un bastone o un bastone

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specifico, con delle “listarelle” apposite che se toccate
cambiano posizione e rivelano l’altezza che è stata
raggiunta).
Il risultato del test è dato dalla differenza tra la seconda
misura (quella del salto) e la prima a terra. E’
particolarmente adatto alla pallacanestro in quanto
nell’esecuzione si comprende il ruolo del contromovimento,
dell’uso delle braccia e soprattutto l’elemento “braccio
alzato”, che è inerente all’azione del giocatore che cerca di Illustrazione 1: Test di Sargent
alla NBA Draft Combine
raggiungere il punto più alto possibile con la mano per
“scoccare” il tiro o raggiungere il canestro.

Salto in lungo da fermo


Per eseguire questo test è necessario un metro e un tappetino di gomma, o comunque una
piattaforma che possa attutire l’urto dell’atterraggio; il test consiste in un salto che inizia
in posizione con i piedi leggermente divaricati e completamente a contatto con il suolo,
gli arti inferiori tesi e la punta dei piedi dietro una linea di partenza. Al segnale di “via”
l’atleta si prepara al salto flettendo le gambe e slanciando le braccia all’indietro, per poi
saltare in lungo più distante possibile. (16)

Test a resistenza costante: Jump Test


Il Jump Test a resistenza costante serve a mettere in relazione tensione sviluppata (F) e
velocità con cui si sviluppa (V); tramite questa valutazione è possibile tracciare una curva
F/V utile per verificare i risultati di un allenamento di forza di lungo periodo. Un lavoro
di potenziamento sulla forza farà aumentare la curva dalla parte sinistra (rendendo
possibile un maggior sovraccarico percentuale) mentre un lavoro di sviluppo della forza a
carico naturale/con carichi leggeri evidenzierà un incremento della velocità verticale.
Per svolgere questo test (nell’esecuzione uguale al Jump Test descritto precedentemente)
servirà un sistema Ergojump o Optojump, con cui è possibile calcolare la velocità
verticale relazionandola al tempo di volo.

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La curva che si otterrà sarà data dall’intersezione del valore del sovraccarico (espresso in
percentuale di peso corporeo) e della velocità verticale.
L’esecuzione del test richiede una serie di salti singoli di tipo SJ, con recupero completo
tra loro. Dopo il primo salto a carico naturale si aggiunge a mano a mano sovaccarichi
fino a raggiungere il 100% del peso corporeo.

Agility-T Test
Illustrazione 2 Disposizione dei coni
Non ci sono fattori che affermino che
nell'Agility-T Test.
l’Agility-T Test sia direttamente correlabile ad
una valutazione della forza rapida, ma studi
scientifici ne hanno rilevato l’affidabilità e
validità come misura dell’agilità, forza e
rapidità degli arti inferiori (11); questo si
riflette nella scelta di usare l’Agility-T Test in
ambiente professionistico e scientifico, in
quanto richede movimenti base strettamente
inerenti al gioco della pallacanestro (12) tra
cui la corsa laterale e all'indietro. Per preparare
il test è necessario disporre quattro coni sul Estratto da: Reliability and validity of the T-
Test as a measure of agility, leg power, and
pavimento, iniziando dal cono di partenza: a leg speed in college-aged man and women, J
9,14 metri di distanza in linea retta si pone un Strenght Cond 14, 443-450, 2000 (11)

secondo cono, e infine a 4,57


metri in linea retta sia a destra che a sinistra si dispongono gli ultimi due coni (11); la
distanza può essere arrotondata rispettivamente a 9 metri e a 4,5 metri.
Il test consiste nel percorrere più velocemente possibile i 9 metri tra i primi due coni
toccando il secondo, correre lateralmente a sinistra (senza incrociare i passi) per 4,5 metri
e toccare il terzo, poi correre lateralmente a destra per 9 metri e toccare il quarto, correre
lateralmente per altri 4,5 metri fino al secondo cono e infine tornare al primo cono
correndo all’indietro. Si effettuano 2 misurazioni e si considera valida quella con il tempo
inferiore.

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Salto in lungo quintuplo (5JT)
Questo test è usato per la valutazione della forza esplosiva-elastica (13,14) espressa su di
un piano orizzontale con una componente di forza verticale nel salto, il suo utilizzo è
considerato valido come alternativa ai tradizionali test di salto (14)
L’esecuzione è molto semplice, per questo motivo può essere svolto comodamente
tramite il solo ausilio di un metro e una riga a terra di riferimento; con i piedi pari dietro
questa riga si chiede all’atleta di effettuare 5 salti in lungo alternando gli appoggi destro e
sinistro, e infine di atterrare a piedi pari. La misura si effettua dalla punta dei piedi del
giocatore al momento della partenza al tallone dello stesso quando atterra (10).

3.4. Variabilità dei test in relazione al ruolo e parametri per


l'interpretazione conclusiva dei risultati

I giocatori di basket sono divisi per ruolo, molto vincolato dalla struttura fisica del
giocatore stesso; ogni giocatore nel corso della sua crescita cestistica apprenderà delle
nozioni e abilità tecniche relative al proprio ruolo.
Nonostante non ci siano regole fisse o specifiche riguardo al ruolo, è molto difficile che
un giocatore con le caratteristiche di un centro possa coprire ruoli di guardia e quasi
impossibile l’opposto, tranne rarissime eccezioni nel basket professionistico.
A causa di queste differenze così nette tra i “compiti” che i vari giocatori hanno nel corso
di una partita, anche le richieste fisiche saranno diverse: da uno studio di Ben Abdelkrim
(10), da cui ho estratto gli elementi della tabella 3 si vede come i risutati degli atleti
differiscano tra di loro rispetto al ruolo. Cita anche altri studi svolti sui movimenti dei
giocatori sul campo, che hanno evidenziato una grande differenza tra la distanza percorsa
in una partita da un centro piuttosto che da una guardia (10) e che mostrano la varietà di
abilità che sono richieste ai vari giocatori per il proprio ruolo.
In linea generale si può dire che i playmaker e le guardie abbiano un fisico più “leggero”
e un'altezza minore, delle buone capacità atletiche (come viene evidenziato nella tabella

16
4, sono i migliori in CMJ, Agility-T Test e Sprint) in quanto i loro compiti di gioco sono
prevalentemente influenzati dal cercare di staccarsi dal proprio marcatore, sia con che
senza palla; i contatti sono relativamente limitati e tendenzialmente un playmaker o una
guardia cercherà di battere l'avversario con rapidità piuttosto che con forza.
Per quanto riguarda le ali, bisogna distinguere tra ala piccola e grande: l'ala piccola
fisicamente ha le stesse caratteristiche di una guardia ma l'altezza media è generalmente
maggiore, mentre l'ala grande ha delle caratteristiche intermedie che si avvicinano molto
a quelle di un centro, solo con un atletismo maggiore.
Infine, il centro è il giocatore più alto e pesante di una squadra, corre meno degli altri
giocatori (a parte eccezioni la sua zona di competenza è l'area dei 3 secondi) e usa
principalmente il fisico per crearsi spazio e occasioni. Non bisogna poi assolutamente
dimenticare che il centro gioca molto spesso dando le spalle al canestro, utilizzando il
cosiddetto piede perno: la rapidità dei piedi e la propriocettività sono indispensabili per
un centro dal punto di vista tecnico.
Riassumendo, quando si compie una valutazione su di un giocatore questa non può
prescindere dal ruolo che occupa in campo: è necessario orientare la ricerca sulle capacità
“sensibili” che una determinata posizione richiede e bilanciare i risultati ottenuti con dei
dati standardizzati per ruolo.
In una periodizzazione annuale di allenamento svolgere test è importante per verificare
l'efficacia degli allenamenti, ma non tutti i giocatori hanno le stesse caratteristiche e
devono sviluppare le stesse capacità; lo stesso risultato o la stessa variazione relativa a
due test fatti in momenti diversi ha necessariamente un significato differente se si tratta di
un centro rispetto ad una guardia o ad un'ala.

Tabella 3. Deviazione standard media e valori delle caratteristiche fisiologiche e antropologiche per
giocatori di posizioni specifiche diverse. (10)
Variabile Point Guard Shooting Small Power Center
(n=9) Guard (n=9) Forward Forward (n=9)
(n=9) (n=9)
Altezza (cm) 186.4 5.2 194.0 3.8 195.8 3.3 202.0 3.35 204.4 4.7

Peso (kg) 78.1 5.8 85.6 5.2 87.8 4.4 95.8 4.3 97.1 5.4

17
Massa grassa 11.2 0.7 8.3 6 .6 8.6 0.7 11.6 2.5 14.8 1.9
(%)
Altezza CMJ 50.2 5.9 48.4 5.1 52.5 5.0 40.9 3.7 41.6 4.2
(cm)
Potenza 4443 148 4597 210 4610 126 4601 127 4628 142
massima CMJ
(w)
Agility-T test 9.51 0.17 10.21 0.30 10.33 0.41 10.46 0.41 10.45
(s) 0.77
Sprint 5m (s) 0.88 0.09 1.10 0.17 1.12 0.07 1.15 0.20 1.17 0.14

Estratto da: Abdelkrim BN, Chaouachi A, Chamari K, Chtara M, Castagna C, Positional role and
competitive-level differences in elite-level men’s basketball players, J Strength Cond Res 0: 1–10, 2010

Per svolgere una valutazione valida e davvero correlata è indispensabile uno studio
approfondito del gioco della pallacanestro, in tutte le sue sfumature e con un occhio di
riguardo ai dettagli che fanno si che non si possa mai applicare una procedura “standard”,
cercando di utilizzare i test come strumenti per plasmare e adattare il lavoro in
allenamento a tutte le circostanze. E' anche necessaria una capacità di coaching
sviluppata anche in fase di test, in quanto una presentazione errata degli esercizi (o del
loro senso e contesto) agli atleti può falsare l'attendibilità dei risultati.

3.5 L’utilizzo di sistemi (Cronometri, Fotocellule, Ergojump, Optojump)


in un protocollo di valutazione di forza rapida

Per eseguire uno o più test e aumentare l'affidabilità dei risultati è utile usare strumenti
appostiti, studiati per determinare valori con una possibilità di errore minore di quella che
risulterebbe se la rilevazione fosse fatta esclusivamente dall'intervento umano; anche un
semplice cronometro, se azionato da una persona, avrà come errore (o scarto) il tempo di
reazione dell'osservatore. Se invece si usano dei sistemi dotati, ad esempio, di fotocellule
il problema del tempo di reazione si risolve, in quanto un sistema elettronico trasmetterà i
dati nel momento stesso che il sensore viene "stimolato".
Nel corso degli anni gli strumenti di misurazione dedicati allo sport sono diventati
sempre più avanzati tecnologicamente e sempre più "portabili", cioè si è seguita la
tendenza a fare strumenti trasportabili e adattabili alle varie situazione di necessità.
Per quanto riguarda la valutazione della forza rapida possono essere necessarie

18
determinate misurazioni relativamente complesse: tempo di volo (6), altezza/lunghezza
raggiunta (16), tempo di contatto (7,8) e potenza erogata nel salto. Questa richiesta può,
appunto, essere soddisfatta da apparecchi elettronici.

Fotocellule

Una fotocellula è un sistema di raccolta di segnali che funziona tramite una cellula
fotoelettrica: illuminandola con una lunghezza d'onda specifica la fotocellula "produce"
elettroni, trasmettendo un segnale continuo. Un sistema di fotocellule è in grado di
rilevare l'interruzione di questo segnale in maniera quasi istantanea. Mettendo all'inizio e
alla fine di qualsiasi test di sprint o comunque di mobilità su un piano orizzontale delle
fotocellule è possibile rilevare il momento esatto della partenza e quello dell'arrivo,
evitando lo scarto comportato dal naturale riflesso umano. (16)
Nella valutazione della forza rapida può essere impiegato durante l'Agility-T Test, sia per
una rilevazione temporale precisa sia per assicurarsi che tutti facciano lo stesso
movimento (es. Verificare che il cono sia stato effettivamente toccato)

Ergojump

L'Ergojump è un sistema elettronico di rilevazione composto da un'orologio (anch'esso


elettronico) connesso ad un tappetino che conduce elettricità: permette di misurare tempo
di volo e tempo di contatto con il suolo. Tramite la sua funzione è possibile calcolare
l'innalzamento del baricentro durante uno o più salti (6). Inoltre, si collega ad un
processore che trasmette e calcola informazioni relative alle capacità visco-elastiche dei
muscoli e alla potenza erogata durante i salti (16).

Optojump

Il sistema "Optojump" è di tipo ottico a rilevamento a raggi infrarossi, permette la


rilevazione dei tempi di contatto e di volo di salti e passi (collegando più moduli tra loro)

19
ed ha una precisione di 1 millesimo di secondo (16).
E' costituito da due elementi distinti: le barre di ricezione e quelle di trasmissione.
Può essere esteso aggiungendo barre fino a una lunghezza di 100 metri, inoltre può essere
utilizzato senza essere collegati alla corrente in quanto possiede batterie ricaricabili con
una discreta autonomia.
E' uno strumento che minimizza la possibilità di errore (se posizionato correttamente il
fascio di infrarossi permette uno scarto minimo con il suolo) e agevola l'atleta, in quanto
durante il test può eseguire i movimenti sulla superficie che è abituato ad utilizzare, e non
su un tappetino.
Al sistema fisico si accompagna un software specifico che permette di rilevare molti
valori, anche complessi: tempo di volo e di contatto, potenza esplisiva, forza elastica e
resistente, potenza di picco e media, altezza e lunghezza del passo, spostamento del
centro di gravità. Il software permette inoltre di osservare graficamente e statisticamente i
valori, raggrupparli con i parametri desiderati dall'utente e stampare un resoconto. (16)

20
Conclusioni

La forza rapida, nel gioco della pallacanestro, si manifesta ripetutamente, con grande
frequenza e varietà di utilizzo.
Un programma di allenamento dedicato ad una squadra di basket non può prescindere
dallo sviluppo della forza, sia quella massimale che quella rapida, e come ogni
programma di allenamento ha bisogno di una corretta valutazione degli effetti realizzati
nel lungo periodo; una sessione di valutazione considerata singolarmente ha poco valore,
in quanto solo confrontando i risultati di più sessioni e correlandoli ai mesocicli e ai
macrocicli di allenamento si può capire la loro efficacia.
Un allenatore/preparatore atletico che si propone di valutare la forza rapida deve essere
consapevole delle diverse manifestazioni possibili su più piani e della struttura intima del
sistema muscolare del corpo umano; non esiste un valore assoluto di forza rapida ma una
serie di valori che riflettono la capacità dei muscoli di sviluppare la massima forza nel
minor tempo possibile: sono la forza esplosiva combinata alla forza elastica e a quella
reattiva. Per svolgere un lavoro di analisi deve quindi selezionare i test più inerenti,
affidabili e realizzabili tra quelli esistenti in letteratura, per poi applicarli alla rilevazione
della prestazione degli atleti.
I test raccolti in questa tesi rappresentano, grazie agli studi scientifici svolti su di essi, una
base solida per pensare ad un protocollo di valutazione che rispetti determinate
caratteristiche: essere valido, affidabile, ripetibile a più persone (i 12/15 componenti di
una squadra "ideale") e facile da eseguire per tutti, per evitare differenze individuali nello
svolgimento. Inoltre, se si utilizzano i sistemi di rilevazione precedentemente presentati
l'incidenza dell'errore umano al momento della rilevazione viene ampiamente diminuita.

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Bibliografia
ARTICOLI

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LIBRI

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16. Dal Monte A, Faina M, Valutazione dell’atleta. Editore UTET, Torino, 2000

17. Weineck J, L’allenamento ottimale, Calzetti - Mariucci Editori, Torgiano (PG), 2009

18. La forza muscolare. Aspetti fisiologici e applicazioni pratiche, Bosco C, Società Stampa Sportiva
Romana, Roma, 2002

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