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RETICOLO ENDOPLASMATICO
Il reticolo endoplasmatico (RE) è una rete tridimensionale di tubuli e cisterne che formano
uno spazio intraluminale continuo. Grazie al microscopio elettronico è stato possibile
evidenziare nel reticolo endoplasmatico 3 diversi domini:
1.dominio nucleare -> è dato dall’associazione fra il reticolo e speci che proteine dette
lamìne che formano la lamina nucleare a sua volta associata alla cromatina.
2.dominio rugoso -> così denominato per la
presenza dei ribosomi sulla sua membrana. È
costituito da cisterne appiattite ed è presente in tutte
le cellule eucariotiche.
3.dominio liscio -> non presenta ribosomi, è formato
prevalentemente da tubuli ed è abbondante in alcune
tipologie cellulari come la cellula epatica, in cui svolge
una funzione di detossi cazione di sostanze
idrofobiche.
Il reticolo endoplasmatico è una struttura dinamica,
pertanto può modi care la sua rete allungando o
rami cando i suoi tubuli.
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INDIRIZZAMENTO E SINTESI DELLE PROTEINE DA ESPORTAZIONE NEL RETICOLO
ENDOPLASMATICO
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regolata dalle pompe calcio e l’uscita da recettori rianodici, che una volta attivati aprono i
canali di calcio. L’alta concentrazione di calcio è importante ai ni del ripiegamento delle
proteine perché i fattori di ripiegamento hanno siti di a nità per questo ione.
SINTESI DEL PRECURSORE DEI GLICANI N-LINKED E SUO LEGAME COVALENTE ALLE
PROTEINE
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RETICOLO ENDOPLASMATICO: SEDE DI SINTESI DEI LIPIDI DI MEMBRANA
Il reticolo endoplasmatico è dove vengono prodotti i lipidi per le membrane cellulari. Queste
membrane hanno uno strato doppio di grassi con proteine inserite. I principali lipidi di
membrana, chiamati fosfolipidi, sono sintetizzati da enzimi presenti nella membrana del
reticolo. Questi enzimi usano un acido grasso legato al coenzima A come substrato. Gli
acidi grassi possono venire dalla dieta o essere sintetizzati nella cellula. I fosfolipidi
vengono sintetizzati trasferendo un acido grasso al glicerolo-3-fosfato per formare un
precursore chiamato diacilglicerolo-fosfato. Questo precursore viene trasformato in altri tipi
di fosfolipidi, come la fosfatidilcolina. Alcuni lipidi vengono poi trasferiti alla parte esterna
della membrana tramite enzimi e processi di trasporto. Anche gli s ngolipidi, un'altra classe
di lipidi importanti, vengono sintetizzati nel reticolo ma completano il loro processo di
formazione nell'apparato di Golgi. I lipidi sintetizzati nel reticolo vengono poi trasportati in
altre parti della cellula attraverso vescicole.
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APPARATO DI GOLGI
Le proteine e i lipidi che sono stati sintetizzati e hanno iniziato il loro percorso maturativo
nel RE, vengono impacchettati in vescicole e diretti verso l’apparato di Golgi. Quest’ultimo
e formato da cisterne appiattite e impilate le une sulle altre. Il movimento delle molecole
nelle cisterne ha una polarità: vanno dalle cisterne più vicine al RE, denominate molecole
cis, a quelle più vicine alla membrana plasmatica, denominate trans, passando per cisterne
intermedie, denominate mediane. Nel Golgi sono poi presenti una regione cis Golgi
network, che si forma per fusione delle vescicole che vengono dal reticolo e trans Golgi
network, quella da cui partono le vescicole per i lisosomi o per la membrana plasmatica.
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Golgi la glicosilazione sia N sia O avviene nel lume delle cisterne. Questo perché, a
di erenza del RE, la membrana delle cisterne di Golgi ha i trasportatori per i carboidrati
attivati e contiene gli enzimi coinvolti nella glicosilazione. Proteine e lipidi provenienti dal
reticolo endoplasmatico arrivano all’apparato di Golgi veicolate da vescicole. Per la
modalità con cui proseguono il loro percorso sono state formulate due teorie: secondo la
prima, proteine e lipidi si muovono dall’una all’altra cisterna sempre veicolati da vescicole.
Secondo la seconda teoria, sono le cisterne a maturare trasformandosi nella cisterna
successiva.
TRAFFICO VESCICOLARE
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interviene una proteina dotata di attività GTPasica, detta dinamina. Cosa avviene?
Numerose subunità di dinamina formano un avvolgimento a spirale attorno alla base della
vescicola e ne determinano un restringimento creando un collo e, in ne, il distacco della
vescicola.
Dopo il distacco dalla membrana di origine, le vescicole devono essere smistate al corretto
compartimento cellulare in base al loro contenuto. Il corretto smistamento è essenziale per
la funzionalità della cellula. Al loro smistamento contribuisce una famiglia di proteine dette
SNARE, le quali, oltre a fornire speci cità nell’indirizzamento, permettono anche la fusione
della membrana della vescicola con
quella del bersaglio. Esistono
numerose e diverse SNARE, in
serie di coppie complementari:
SNARE della vescicola (vSNARE) e
SNARE del bersaglio o target
(tSNARE). La vescicola passa
quindi attraverso una serie di eventi
collegati:
-il legame del recettore al carico
avvia la formazione del
rivestimento di clatrina e la
formazione della vescicola.
-le caratteristiche del recettore e/o
del carico determinano il
collegamento alla vescicola di una
speci ca vSNARE.
-il rivestimento di clatrina si
disassembla, lasciando la vescicola
nuda, ma dotata della sua vSNARE
-la vSNARE riconosce la tSNARE
complementare e determina
l’attracco della vescicola sulla membrana bersaglio.
-le SNARE con il contributo di altre proteine, mediano la fusione delle due membrane e si
liberano per un nuovo ciclo di eventi.
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FUSIONE DELLE MEMBRANE
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segnali localizzati sulla proteina, o come sequenze aminoacidiche o come caratteristiche
della glicosilazione. Le vescicole che gemmano dalla faccia trans del Golgi possono
intraprendere 2 strade: la via di secrezione (esocitosi) ovvero un movimento vescicolare in
direzione della membrana plasmatica oppure la destinazione verso i lisosomi.
ESOCITOSI
Il materiale destinato alla secrezione, dopo essere stato sintetizzato nel RE e dopo aver
subito i processi maturativi nello stesso e nell’apparato di Golgi, viene impacchettato in
vescicole di secrezione che si distaccano dal reticolo trans dell’apparato di Golgi. Tali
vescicole possono seguire due principali comportamenti:
1.secrezione costitutiva —> la quale avviene senza l’intervento di particolari stimoli e ha
come conseguenza il rilascio continuo dei prodotti di secrezione.
2.secrezione regolata —> in cui le vescicole si accumulano nella cellula e vanno incontro a
esocitosi soltanto in seguito a stimoli. In questa secrezione, le vescicole gemmate
dall’apparato di Golgi subiscono un processo maturativo e molto spesso modi che
consistenti in tagli proteolitici.
La secrezione, cioè l’attracco della vescicola alla membrana plasmatica e la successiva
fusione delle membrane, viene innescata in genere in seguito a segnali che, aprendo canali
ionici posti sulla membrana plasmatica o sul RE, determinano un aumento della
concentrazione citoplasmatica di calcio. Grazie all’esocitosi, le cellule provvedono a una
serie di importanti funzioni, oltre a quella della costruzione della membrana plasmatica
stessa.
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INDIRIZZAMENTO DELLE PROTEINE AL LISOSOMA
Le idrolasi lisosomiali sono caratterizzate dalla presenza di un marcatore speci co
rappresentato dallo zucchero mannosio 6 fosfato (M6P). La presenza di questo zucchero
sulle idrolasi determina un segnale necessario e su ciente per la destinazione lisosomiale,
infatti se il marcatore viene eliminato arti cialmente da una proteina, questa non viene
correttamente inviata. La proteina marcata con M6P viene riconosciuta da recettori sulla
membrana dell’apparato di Golgi e viene inclusa in una vescicola idrolasica, sempre legata
al recettore. La vescicola si fonderà successivamente con un endosoma tardivo
costituendo un endolisosoma che maturerà in lisosoma. I recettori, dopo aver rilasciato le
rispettive idrolasi grazie all’acidi cazione dell’ambiente, verranno recuperati all’interno di
vescicole che, gemmando dall’endosoma tardivo, ritornano all’apparato di Golgi.
VIA ENDOCITICA
L’endocitosi è un fenomeno continuo che è possibile distinguere in 3 forme diverse:
fagocitosi, pinocitosi, endocitosi mediata da recettori e si può aggiungere un ulteriore
fenomeno che è quello dell’autofagia, la quale per molti aspetti può essere considerata una
forma particolare di fagocitosi.
FAGOCITOSI
La fagocitosi è una forma di endocitosi, ed è più che altro
un’attività svolta principalmente dalle cellule specializzate,
come macrofagi e granulociti dei vertebrati. La fagocitosi
consiste nell’ingestione, a scopo di alimentazione o di
difesa, di batteri, cellule e frammenti cellulari, tutti elementi
che vengono racchiusi in un fagosoma al cui interno
saranno in seguito immessi gli enzimi digestivi lisosomiali.
Per far sì che avvenga la fagocitosi è necessario il
riconoscimento del materiale da ingerire da parte di
particolari recettori presenti sulla super cie della membrana.
Il riconoscimento può essere: -diretto -> come per esempio
nel caso dei macrofagi, i quali attraverso appositi recettori
riconoscono e fagocitano i microrganismi dopo che questi
sono stati rivestiti dagli anticorpi prodotti dall’organismo in
risposto all’infezione.
-indiretto -> grazie al legame di recettori del fagocito con
speci ci oligosaccaridi presenti sulla super cie di alcuni
batteri.
Dopo l’adesione con la particella da fagocitare, la
membrana della cellula si solleva in pieghe o in pseudopodi
che svolgono un’azione avvolgente, mentre la porzione di membrana sottostante alla
particella si intro ette, trascinando la preda verso l’interno, contenuta in un fagosoma.
L’emissione e il movimento degli pseudopodi durante la fagocitosi sono gestiti dal
citoscheletro e non prevedono la formazione di rivestimenti.
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PINOCITOSI
Questo fenomeno consente alla cellula di assumere in modo
aspeci co goccioline di liquido con gli eventuali soluti. In base
alla forma di tali goccioline si distingue una macropinocitosi e
micropinocitosi.
AUTOFAGIA
È un caso particolare di fagocitosi in cui vengono avviate alla digestione lisosomiale parti
della cellula danneggiate, obsolete o divenute inutili. La struttura da digerire viene
circondata da una membrana forse derivante dal RE, per formare un autofagosoma e,
in ne, portata a contatto con gli enzimi lisosomiali. Alcune cellule per poter sopravvivere,
digeriscono per autofagia alcune loro componenti non vitali per ricavare energia e materia
prima per funzioni indispensabili. Questo è il caso dell’autofagia del digiuno prolungato.
Generalmente si distinguono una macroautofagia, in cui organuli citoplasmatici vengono
circondati da una doppia membrana di probabile origine dal RE, una microautofagia, in cui
la membrana di un lisosoma si invagina per catturare piccole componenti citosoliche, e
un’autofagia chaperone-mediata, in cui, grazie all’intervento di chaperoni, proteine
citoplasmatiche vengono riconosciute per mezzo di speci che sequenze e introdotte nel
lisosoma attraverso canali di traslocazione della membrana lisosomiale.
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