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2 Il metabolismo cellulare
Le reazioni chimiche che avvengono costantemente all'interno delle cellule costituiscono il cosid-
detto metabolismo cellulare. Le reazione metaboliche sono di due tipi:
le reazioni anaboliche sintetizzano molecole complesse a partire da molecole più semplici,
pertanto richiedono energia (endoergoniche);
le reazioni cataboliche demoliscono molecole complesse in molecole più semplici, perciò in
genere liberano energia (esoergoniche).
Per catturare e trasferire l'energia, le cellule utilizzano l'ATP (adenosintrifosfato), che viene sinte-
tizzato dall'energia prodotta dalle reazioni cataboliche e poi alimenta quelle anaboliche.
Una molecola di ATP è formata da una molecola di ribosio, cui sono legati un'adenina e tre
gruppi fosfato –OPO2- 4 . L'idrolisi dell'ATP permette il rilascio della quantità di energia necessaria a
procedere con i cicli di sintesi dell'ATP stesso, e dunque a mantenere attivi i processi biochimici:
ATP + H2O → ADP (adenosindifosfato) + H2 PO2-
4
+ energia
La velocità delle reazioni di sintesi e decomposizione dell'ATP viene spesso aumentata grazie al-
l'intervento degli enzimi, importantissimi catalizzatori biologici (ossia polipeptidi che accelerano
una reazione senza venirne modificate al suo termine).
2 La cellula
4 La cellula eucariote
Anche le cellule eucariotiche sono delimitate dalla membrana citoplasmatica e contengono cito-
plasma, ribosomi e DNA: tuttavia la loro struttura interna è assai più complessa di quella delle cel-
lule procariotiche.
Possiedono infatti svariati compartimenti interni detti organuli, contenenti specifici enzimi che
permettono il verificarsi di particolari reazioni chimiche. Tutti sono avvolti da una membrana di
fosfolipidi e proteine che svolge due importanti funzioni:
– separa le biomolecole nell'organulo da quelle nel resto della cellula;
– regola gli scambi di materia prima fra l'organulo e il citoplasma.
I ribosomi eucariotici sono più grandi e ricchi di DNA rispetto a quelli procariotici, e contengono
un tipo speciale di RNA, l'RNA ribosomiale (o rRNA), cui è legato un alto numero di proteine.
I ribosomi hanno il compito di svolgere la traduzione, cioè la sintesi delle proteine in base alle
informazioni codificate nel DNA: ciò è possibile grazie al cosiddetto RNA messaggero (o mRNA),
che trasferisce l'informazione dal nucleo (sede del DNA) al citoplasma (sede dei ribosomi).
4.4 I lisosomi
I lisosomi, anch'essi parte del sistema di membrane, sono vescicole circondate da una sola mem-
brana e contenenti enzimi digestivi. Questi organuli presentano una suddivisione in compartimenti,
che isolano gli enzimi dal resto del citoplasma.
Primarie funzioni dei lisosomi:
al loro interno le macromolecole vengono idrolizzate nei rispettivi monomeri; questi materiali
provengono principalmente dall'ambiente esterno, entrati nella cellula per fagocitosi:
– nella membrana citoplasmatica si forma un'introflessione che finisce per circondare le
sostanze nutritive e trasformarsi in una vescicola (vacuolo alimentare o fagosoma);
– il fagosoma raggiunge e si fonde con un lisosoma, formando un lisosoma secondario,
dove la sostanza viene digerita;
– il lisosoma secondario, fusosi con la membrana plasmatica, libera i prodotti non digeriti.
i lisosomi distruggono i batteri nocivi inglobandoli e bombardandoli con gli enzimi;
in essi la cellula digerisce i propri materiali per autofagia (quando, ad esempio, le molecole
di organuli vecchi vengono riciclate per formarne di nuovi).
4 La cellula
4.6 I cloroplasti
I cloroplasti sono plastidi, cioè organuli propri delle cellule vegetali, che contengono il pigmento
clorofilla: sono infatti la sede della fotosintesi, il processo che converte l'energia solare in chimica.
I cloroplasti sono circondati da due membrane esterne e possiedono all'interno una molecola di
DNA circolare e un'altra serie di membrane, che hanno l'aspetto di pile di sacchetti discoidali dette
grani. Ciascuna di esse è formata da una serie di tilacoidi, le cui membrane contengono pigmen-
ti capaci di catturare la luce. Il liquido in cui sono sospesi i grani è chiamato stroma.
Altri tipi di plastidi:
– i cromoplasti contengono pigmenti che conferiscono il colore a fiori e frutti;
– i leucoplasti sono usati per l'accumulo di amidi e grassi.
4.7 I mitocondri
Nelle cellule eucariotiche, i composti ottenuti nel citoplasma dalla demolizione delle molecole nu-
trienti entrano nei mitocondri, dove vengono definitivamente demoliti. La conseguente produzione
di ATP, ricco dell'energia chimica derivante dalla demolizione, richiede il consumo di O 2: questo
processo è detto respirazione cellulare.
I mitocondri derivano da quelli presenti nella cellula uovo, e dunque sono tutti di origine ma-
terna. Essi sono rivestiti da due membrane:
una membrana esterna liscia, che svolge una funzione protettiva ma oppone scarsa resistenza
al passaggio delle sostanze;
una membrana interna, che si ripiega su se stessa dando luogo a strutture denominate creste.
Questa esercita un controllo maggiore sulle sostanze in entrata e in uscita; lo spazio delimi-
tato dalla membrana interna si chiama matrice mitocondriale, composta da numerosi enzimi,
DNA e ribosomi.
L'origine dei mitocondri e dei plastidi è spiegata dalla teoria endosimbiontica.
Secondo tale teoria, questi si sarebbero originati da procarioti liberi assimilati in qualità di
simbionti da cellule eterotrofe più grandi. Col tempo, avrebbero perso la loro autonomia e sa-
rebbero diventati parte integrante di queste cellule.
A favore di questa teoria vi sono diverse prove:
– il fatto che entrambi gli organuli contengano DNA circolare;
– il fatto che si riproducano a guisa dei batteri;
– diverse altre analogie con alcuni batteri.
La cellula 5
4.8 Il citoscheletro
Il citoscheletro eucariotico è formato da tre tipi di fibre, ciglia e flagelli.
I microfilamenti sono polimeri costituiti da molecole di una proteina chiamata actina, che in-
teragisce con la miosina permettendo la contrazione delle cellule muscolari.
Le funzioni principali dei microfilamenti sono due:
– contribuiscono al movimento di tutta la cellula (ad esempio, partecipano alla formazione
di espansioni cellulari detti pseudopodi);
– determinano e mantengono la forma della cellula formando un reticolo al di sotto della
membrana plasmatica.
I filamenti intermedi condividono tutti la stessa struttura generale e sono composte da strut-
ture robuste di proteine fibrose. Svolgono due importanti funzioni:
– ancorano al loro posto le strutture cellulari all'interno della cellula;
– aiutano la cellula a resistere alla tensione e contribuiscono all'adesione tra cellule vicine.
I microtubuli risultano dal montaggio di molecole della proteina tubulina, che possono essere
facilmente aggiunte o sottratte. Si tratta di cilindri cavi che svolgono due ruoli:
– servono da binari per le proteine motrici, speciali molecole che utilizzano energia del-
l'ATP per spostarsi;
– sono fondamentali nella distribuzione dei cromosomi alle cellule figlie durante la divi-
sione cellulare (paragrafo 7.5).
Le ciglia (più corte e in gran numero) e i flagelli (più lunghi e di solito da soli o in coppia) sono
strutture costituite da microtubuli che spingono la cellula in ambiente acquoso.
5 Le membrane cellulari
Le membrane biologiche condividono tutte la stessa organizzazione molecolare e la stessa struttu-
ra generale, detta modello a mosaico fluido.
I principali costituenti delle membrane sono i fosfolipidi:
sono organizzati in un doppio strato (le teste idrofile sono a contatto con l'acqua, le code
idrofobe se ne allontanano) che permette alle membrane di fondersi fra loro;
in alcune membrane contengono il colesterolo, che dà una maggiore resistenza;
conferiscono alla struttura stabilità, flessibilità e fluidità, il che consente alle molecole di scor-
rere lateralmente lungo la membrana.
Le membrane si differenziano per composizione lipidica, cioè per la lunghezza delle catene di acidi
grassi o per il grado di insaturazione (numero di doppi legami C=C).
6 I meccanismi di trasporto
Versando dell'inchiostro in acqua, si nota che le sue particelle diffondono lentamente in essa: il
soluto tende a distribuirsi uniformemente nel solvente, senza arrestarsi ma mantenendo la stessa
distribuzione complessiva.
Per diffusione si intende il movimento casuale e spontaneo delle molecole verso uno stato di
equilibrio, cioè una distribuzione mediamente uniforme delle concentrazioni.
La velocità di diffusione dipende da tre fattori:
il diametro di molecole o ioni (minore è il diametro, più velocemente diffondono);
la temperatura della soluzione (maggiore è la temperatura, maggiore è l'energia posseduta
dalle particelle e dunque più veloce è la diffusione);
il gradiente di concentrazione, cioè la differenza di concentrazione del soluto lungo una data
direzione (maggiore è il gradiente, più velocemente la sostanza diffonde).
Se la soluzione è separata da una membrana, il movimento dei soluti dipende dalle sue proprietà.
La membrana plasmatica è semipermeabile, ossia non tutte le sostanze possono attraversarla:
quelle che non possono rimangono confinate in compartimenti separati;
quelle che possono diffondono da un compartimento all'altro finché non raggiungono l'equi-
librio (le molecole, comunque, continuano ad attraversare la membrana ma il flusso in uscita
è uguale a quello in entrata).
La cellula possiede tre meccanismi di diffusione, che avvengono tutti secondo gradiente (dalla zo-
na a concentrazione maggiore verso quella a concentrazione minore) e sono meccanismi di tras-
porto passivo (non richiedono energia).
– poiché le cellule sono in ambiente acquoso, le molecole polari formano molti legami a
idrogeno e gli ioni sono circondati da molecole di acqua (ciò ostacola il passaggio);
– molecole polari o cariche sono poco solubili nel doppio strato.
6.2 L'osmosi
L'osmosi è il processo con cui le molecole di acqua attraversano una membrana che separa due
soluzioni a diversa concentrazione.
Il solvente diffonde dalla soluzione ipotonica (a minore concentrazione) a quella ipertonica (a
maggiore concentrazione), finché la concentrazione del soluto non è uguale in entrambe le so-
luzioni, allora esse si dicono isotoniche. Il flusso netto attraversa continuamente la membrana pla-
smatica con una velocità maggiore verso la soluzione ipertonica.
La pressione idrostatica, esercitata dalla soluzione ipertonica, necessaria a impedire il passag-
gio di altro solvente si dice pressione osmotica (π).
L'osmosi determina circostanze diverse a seconda del tipo di cellula:
in quelle animali, la direzione dell'osmosi dipende dalla concentrazione di soluti nel liquido
extracellulare: esso deve essere isotonico rispetto al citoplasma (per evitare che la cellula
scoppi, come nel caso dell'emolisi dei globuli rossi);
in quelle vegetali, la parete cellulare limita il volume della cellula impedendole di scoppiare: si
genera così una pressione interna, il turgore cellulare, che impedisce l'ingresso di acqua.
6.5 L'endocitosi
Con endocitosi si intende un insieme di processi che introducono nella cellula eucariotica macro-
molecole, grosse particelle e persino piccole cellule.
Durante l'endocitosi, la membrana plasmatica si introflette attorno alla sostanza da assumere,
inglobandola (invaginazione) e generando una vescicola detta vacuolo alimentare. Questo poi si
stacca dalla membrana e migra in zone più interne della cellula. Ne esistono di tre tipi:
fagocitosi, già descritta al paragrafo 4.4;
pinocitosi, durante la quale si formano vescicole più piccole che importano sostanze liquide
(è svolta costantemente dall'endotelio, il tessuto che riveste i capillari sanguigni);
endocitosi mediata da recettori, usata dalle cellule animali per prelevare specifiche molecole
dall'ambiente circostante. Il processo dipende dai recettori, proteine di membrana capaci di
legarsi a un fattore preciso detto ligando. Dunque la fossetta rivestita (depressione nella mem-
brana plasmatica, corrispondente ai punti in cui figura un recettore) si introflette e forma una
vescicola rivestita, che fusasi con un lisosoma libera nel citoplasma il materiale inglobato.
6.6 L'esocitosi
5 L'esocitosi è il processo in cui una vescicola interna alla cellula si fonde con la membrana plasmati-
ca e libera le sostanze che contiene.
Una proteina di membrana della vescicola si lega con una della membrana plasmatica: i doppi
strati si fondono aprendo un passaggio per l'esterno. L'esocitosi è importante per la secrezione di
diverse sostanze non utili.
7 La divisione cellulare
Il processo per cui una cellula dà origine a due cellule figlie identiche è chiamato divisione cellulare.
Perché una cellula possa dividersi, devono verificarsi quattro eventi:
1. deve innescarsi un segnale riproduttivo, che cioè dà inizio alla divisione;
2. deve avvenire la perfetta duplicazione del materiale genetico (il DNA);
3. il DNA duplicato deve essere distribuito equamente con un processo detto segregazione;
4. devono essere sintetizzati enzimi e organuli per le nuove cellule, in modo che esse possano
separarsi tramite un processo chiamato citodieresi.
Inoltre, la divisione è influenzata da tre fattori:
dipendenza dall'ancoraggio. La cellula deve essere adesa a una superficie solida;
inibizione da contatto. Le cellule smettono di dividersi quando entrano in contatto (ciò è
palese durante la cicatrizzazione di una ferita);
fattori di crescita. Incitano la divisione legandosi ai recettori superficiali (ne sono esempi le in-
terluchine, prodotte dai leucociti, e le eritroproteie, che sollecitano la produzione di eritrociti).
Le Cdk, per attivarsi, si legano a un tipo di proteine, le cicline: il complesso ciclina-Cdk agisce come
proteina chinasi e induce il passaggio di fase. Tali complessi funzionano da posti di blocco: qui
avviene un controllo che stabilisce se il ciclo può continuare o deve arrestarsi momentaneamente
per completare alcuni processi.
Il cancro risulta da una divisione cellulare incontrollata (dovuta al danneggiamento delle Cdk),
mentre i tumori derivano da una proteina difettosa, p53, che stimola la sintesi di p21, un inibitore
delle Cdk (proteine simili, che bloccano il ciclo cellulare, sono dette oncosoppressori).
7.5 La citodieresi
Terminata la mitosi, la divisione del citoplasma si ha con la citodieresi:
nelle cellule animali, la separazione inizia con l'assemblaggio di un anello contrattile posto fra
i due nuclei, che crea una strozzatura sempre più profonda, fino alla completa divisione;
nelle cellule vegetali, che comprendono una parete cellulare, compaiono delle vescicole che,
spinte lungo i microtubuli, si fondono e formano una nuova membrana plasmatica, mentre il
loro contenuto dà vita a una piastra cellulare (l'inizio di una nuova parete).