Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
sua narrativa”
Christian Palumbo
1
a diverse sollecitazioni pubbliche, fra cui anche quelle degli indignados (in Spagna e in
Portogallo), che hanno adottato anche la pratica dell’occupazione delle piazze con tende.
Dal 2013 in poi le proteste si fanno di carattere più culturale: Black Lives Matter, Fridays
for Future, Non Una di Meno...
Ci si chiede allora: quali sono le connessioni e le divergenze fra i movimenti attuali e quelli di
fine ‘900? Di certo, in una simile analisi, non si può ignorare l’influsso dei social media, che
hanno parzialmente trasferito l’impegno politico-sociale alla dimensione digitale (Bennett e
Segerberg parlano di “manifestazioni connettive”): crowdfunding, petizioni online, forum di
discussione sono oggi una realtà estremamente florida che funge quasi da primaria forma
di comunicazione fra popolo e istituzioni. Nei movimenti studenteschi del passato recente
i nemici erano identificati nella società borghese, nel capitalismo e nel patriarcato. Come
accennato questi aspetti, che segnavano fra le altre cose anche il conflitto intergenerazionale,
hanno consentito la creazione di due alleanze principali: quella con gli operai, nella comune
denuncia dello sfruttamento capitalista, e quella con il movimento femminista, nella comune
identificazione dell’oppressione socioculturale del nucleo patriarcale. L’ampiezza e l’inter-
connessione di questi frames sono decisamente più robuste di quelle dei movimenti odierni,
al contrario piuttosto frammentati, e questo è vero anche per i movimenti dichiaratamente
intersezionali (come BLM, che non richiede solo la rivisitazione del concetto di razza, ma
anche di quelli di classe e di genere.
Un ultimo punto che è stato toccato riguarda la continuità temporale dei movimenti, limitata
in quelli passati e decisamente più forte oggi, ancora una volta grazie allo scambio rapido di
informazione reso possibile dall’innovazione tecnologica. BLM fa scuola in questo senso: il
movimento è molto attivo online e ha ormai acquisito una importante fluidità, associata alla
regolarità dovuta alla creazione di gruppi stabili dislocati non sono nel continente americano,
ma anche in quello europeo.
2
2. Raccolta e diffusione di dati e informazioni (aggregazione di informazioni, giornalismo
partecipativo, crowdmapping...).
3. Controllo e sorveglianza (pagine Facebook, siti web per attività di verifica e denuncia,
monitoraggio della comunicazione politica, siti di fact checking...).
4. Monitoraggio di politiche, servizi e situazioni (sondaggio sulla qualità della democrazia,
sulla qualità dell’aria, sull’andamento della vaccinazione da COVID-19...).
5. Deliberazione ed elaborazione di proposte (piattaforme partecipative per l’intervento
diretto nell’attività legislativa e amministrativa, voto online, diffusione e condivisione
di proposte di riforma...).
6. Aggregazione, collaborazione e coordinamento (petizioni, condivisione di condizioni di
difficoltà, sharing – come consumo collaborativo ed economia circolare...).
7. Mobilitazione (coordinamento di iniziative offline, flash mob, mail bombing, twee-
tstorm...).
8. Finanziamenti su larga scala (crowdfunding).
Tutte queste esperienze, nella loro complessità ma anche nella loro materialità, mostrano
come la standard view sopra descritta riesca con molta difficoltà a comprendere tale nuovo
paradigma. La conclusione è che occorre a tutti i costi evitare di tagliare fuori queste forme
di partecipazione politica e tantomeno di equivocarle, in quanto arricchiscono enormemente
il panorama e il repertorio dell’interazione democratica. Il relatore afferma di avere l’im-
pressione che oggi tuttavia esista, dopo la ventata di entusiasmo della seconda metà del
’900, un dilagante scetticismo politico soprattutto nel nostro paese, si sta vivendo un forte
e progressivo calo della partecipazione elettorale.
3
Il campione intervistato (fra il 2020 e il 2021) è costituito da circa 500 giovani residenti in
Campania – peraltro, secondo i dati ISTAT, la regione italiana più giovane e social – e ha
per oggetto la partecipazione delle nuove generazioni nella sfera pubblica attraverso i media
digitali. Si sono tenuti in considerazione 5 aspetti:
1. socio-anagrafica;
2. frequenza nell’uso di Internet e dei social;
3. grado di informazione politica (ovvero, modalità di consumo delle informazioni);
4. livello di comunicazione politica (percezione dell’ambiente comunicativo digitale e delle
modalità di comunicazione delle figure politiche);
5. grado di partecipazione politica (percezione dello spazio pubblico, relazioni fra le
pratiche di partecipazione tradizionale e digitale...).
È emerso con evidenza che tutte le forme tradizionali di partecipazione alla vita politica
sono drasticamente diminuite a seguito della pandemia da COVID-19. Sono invece parecchio
aumentate le forme di partecipazione online, fra le quali si annoverano l’assistere a video
o dirette di un politico sul proprio profilo social e il seguire pagine di gruppi politici. Si
è infine condotta un’analisi multivariata sulle tipologie di comportamenti dei giovani nella
sfera pubblica, da cui è emerso che è possibile una suddivisione in quattro categorie: esclusi,
partecipi, informati, disinteressati. Si riporta in relazione l’annessa tabella mostrata durante
la presentazione dei risultati dello studio.
La ricerca permette di concludere con relativa sicurezza che uno dei problemi principali
oggi è la visione di un panorama giovanile distante dalla politica, invece che di una politica
lontana dai giovani: questi ultimi, che con i divieti imposti dall’isolamento da COVID-
19 si sono abituati ancor di più a consumare informazione online, non sono permeati dai
bombardamenti politici a causa della loro variegata e sbilanciata dieta mediale. Ripartendo
dal territorio e dall’intersezionalità, l’esercizio che la sfera politica dovrebbe svolgere è quello
non di ridurre il problema della comunicazione politica giovanile alla necessità di modificare
il linguaggio, come la si è visto fare di recente con contenuti di dubbia efficacia, bensì di
aumentare l’inclusione dei giovani nell’ambito della discussione e della concertazione politica.