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La comunicazione politica può essere conflittuale rispetto alla comunicazione sociale e può
avvenire anche il contrario quando gli individui non vengono rappresentati correttamente dal
sistema politico. Allo stesso modo la comunicazione politica può conflittuare con quella
istituzionale volendo parlare direttamente ai cittadini per avere maggior consenso. Questi
conflitti avvengono spesso all’interno di questo sistema che è convergente e conflittuale fra
tre bastioni fondamentali: negli ultimi anni
Oggi notiamo attraverso il tema della sostenibilità ambientale come il tema della
comunicazione d’impresa è anche all’interno di quello della comunicazione pubblica:
vediamo questo quando l’Europa, sentendo gli interessati e analizzando l’argomento ha
deciso di porre una fine alla produzione delle auto endotermiche dal 2035. Per perseguire
questo obiettivo di sensibilità ambientale devo trovare un equilibrio, per esempio, cercando
di licenziare meno personale possibile. Questo equilibrio è in gran parte conquistato
narrando la propria opinione, cercando di convincere l’opinione pubblica che il tempo sia o
meno adatto (anni prima di arrivare alla scadenza fissata al 2035).
La comunicazione politica inoltre, può essere definita come lo scambio e il confronto dei
contenuti di interesse pubblico-politico prodotti dal sistema dei media e dal cittadino-
elettore. Non dobbiamo confondere la comunicazione politica con la politica: la prima è
infatti uno dei modi per ottenere il consenso per governare, cosa necessaria per fare politica:
la comunicazione politica è la narrazione della politica.
In questo panorama il sistema politico può essere visto come l'insieme di partiti
coalizioni, Parlamento, organi di governo e amministrazione, tutti interconnessi tra di loro.
La comunicazione politica ha lo scopo di convincerti a fare una scelta, a compiere un
atto di acquisto (voto), come accade nella comunicazione commerciale devo capire se una
persona entra a far parte o meno del mio mercato.
Quali sono i soggetti del "far politica"? La costituzione con l’articolo 49 ci dice che “Tutti i
cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo
democratico a determinare la politica nazionale” . Fino a prima del dopoguerra, infatti, solo
una piccola parte della popolazione poteva votare.
Oggi il tema da affrontare è quello dell’astensione che, per alcune fasce d’età, raggiunge
percentuali altissime. Spesso è spinta dalla forte povertà o anche dallo spaesamento
rispetto all’offerta: posso avere l’atteggiamento di chi dice “non mi interessa”, di chi dice
“sono tutti uguali, è la stessa cosa, cosa vado a votare” e un terzo che invece raggruppa le
persone che pensano “io andrei anche a votare ma non trovo nessuna offerta
corrispondente ai miei valori e punti di vista”.
Mentre esisteva una legge che diceva “Lo stato può sostenere i partiti” i politici erano messi
nella condizione di non rubare, perchè il finanziamento alla politica proveniva dallo Stato.
Ora, con un senso crescente di populismo secondo cui tutti i politici rubano è stata tolta la
legge al finanziamento dei partiti che, per rimediare, si procurano i soldi necessari anche
mettendo persone che fanno comunicazione strettamente di partito a lavorare all’interno
delle istituzioni, per ottenere uno stipendio fornito dallo Stato pur facendo un lavoro di parte.
Se per esempio lavori in ministero e fai solo elogi al tuo ministro, stai usando soldi del
contribuente per tentare di far eleggere nuovamente una certa persone e non per far
funzionare la politica come invece dovresti.
Ora il tema è anche quello della remunerazione: se per esempio ti do i soldi pubblici devi
fare bilanci regolari e la Corte dei Conti deve verificarli come fa con il resto dello Stato. I
partiti in questo modo potevano fare quello che volevano, sostanzialmente senza controlli
fino ad un taglio del finanziamento. La differenza tra Partiti / Movimenti e Soggetti civici
non cambia: sempre fonti sono.
Emerge il tema del Tweet che ha cambiato il modo di fare politica di un’intera generazione. Il
Tweet rappresenta una forma breve, stereotipata, assertiva del messaggio e aiuta la politica
ad entrare in dialogo con i propri elettori, costringendola ad essere chiara nel
posizionamento e spesso polemica per avere una maggiore visibilità. Chi si occupa di
retorica e oratoria analizza una tendenza dove si è diventati troppo assertivi, sintetici e poco
esplicativi.