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Il testo di Daniel Hallin e Paolo Mancini propone di analizzare il giornalismo secondo dei modelli o

“idealtipi”. Per la loro ricerca utilizzano l’analisi comparata per individuare variazioni e similarità ed
essere parte attiva dell’inferenza casuale. Questo tipo di analisi permette di superare il localismo,
un vizio tipico della ricerca mediale quello di prendere in prestito una letteratura di un
determinato paese per parlare di un altro  es. stati uniti = l’ingente mole di studi dedicata a
questo paese è stata poi applicata ad altri contesti come quello del Regno Unito.

Per questo Hallin e Mancini ci tengono a fotografare i media per come sono e non per come
dovrebbero essere.

Un approccio determinante nello studio comparativo e presente anche nel loro studio, è quello
delle Four Theories of the Press. La ricerca vuole indagare il rapporto tra stampa e società.
 Come la stampa assume forme diverse a seconda delle strutture sociali e politiche in cui opera.

Per questo la teoria individua 4 modelli:


- Approccio autoritario: si riferisce ai secoli in cui la stampa è stata soggetta al controllo
repressivo dei regimi autoritari. In questo contesto i media vengono gestiti da un gruppo
ristretto di saggi che la limitano per i propri fini.
- Approccio sovietico: i media sovietici rispecchiano le caratteristiche politiche e sociali
dell’URSS perché diffondono l’ideale marxista in cui i diritti della società precedono quelli
individuali.
- Teoria libertaria: l’incessante lotta della libertà contro la tirannia, cos’ da rappresentare il
principio del sistema mediale statunitense. Si fonda su due principi: emancipazione dal
governo e autocorrezione del sistema. Così da giungere al libero mercato delle idee.
- Teoria della responsabilità sociale: ad una maggiore libertà di stampa corrisponde una
maggiore responsabilità sociale

 le ultime due teorie prevedono una libertà negativa = la stampa rende liberi da, non liberi di.
Come se il governo sia l’unico fattore che possa influenzare negativamente il panorama
informativo. Per questo McQuail aggiunge una teoria chiamata teoria dello sviluppo = intervento
positivo anche di matrice politica, perché ogni sistema mediale è una realtà a sé stante. Per le
democrazie in via di transizione o quelle dei paesi in via di sviluppo-

Hallin e Mancini individuano 4 dimensioni attraverso le quali comparare i sistemi mediali:

 Sviluppo del mercato mondiale = attenzione alla diffusione della stampa a circolazione di
massa
 Parallelismo politico = la natura dei legami tra media e partiti politici
 Professionalizzazione
 Intervento statele
MERCATO
Le cifre sulla circolazione della stampa spiegano ma non esauriscono alcuni elementi dei sistemi.

Europa meridionale = minore circolazione della stampa  tradizionalmente l’informazione è


elitaria perché i contenuti sono politicizzati e sofisticati. Questo ha fatto sì che si sviluppassero
processi orizzontali di comunicazione (dibattito tra le elite)

Nord Europa e America del Nord = la stampa parla ad un pubblico di massa  processi di
comunicazione verticali = la stampa media tra l’elite poliiche e i cittadini comuni

Area euro – meridionale = bassa circolazione della stampa ha impedito che si formassero imprese
mediali volte al profitto

PARALLELISMO POLITICO
Il legame tra stampa e politica è radicato in motivazioni storiche. Già dalla Riforma, il giornalismo
veniva visto al servizio della politica (partigianeria politica). Così molti giornali iniziarono a nascere
su iniziativa di partiti politici o gruppi sociali.
Alle fine del 19 secolo inizia ad affermarsi il modello contrastante = giornalista afferma la sua
neutralità dalle vicende politiche. Ciò spesso è associato alla stampa di massa perché sorretta dagli
introiti pubblicitari e quindi più libera dai condizionamenti politici.

Definiamo il parallelismo politico = il grado in cui il sistema mediale è parallelo al sistema dei
partiti. Si possono tracciare con chiarezza delle affinità fra gruppi politico – sociali ed emissioni
mediatiche. Esiste un parallelismo forte in cui l’organizzazione politica è legata al partito.

Parallelismo politico:
- Pluralismo interno – i media evitano legami con i gruppi politici e cercano di bilanciare i
contenuti prodotti (parallelismo basso); le organizzazioni mediali rappresentano la varietà
delle forze politiche presenti all’interno della struttura (livello intermedio – es. emittenti
broadcasting)
- Pluralismo esterno – i sistemi mediali sono espressione di gruppi politici (alto parallelismo
politico)

Hallin e Mancini individuano 4 tipi di rapporto tra politica ed emittenti tv:


- Modello governativo: controllo nelle mani di un partito o governo (Francia di De Gaulle)
- Modello professionale: vi è una tradizione broadcasting isolata dal controllo politico, ma
basata sulla dedizione dei professionisti (BBC – REGNO UNITO)
- Modello parlamentare o proporzionale: il servizio pubblico è affidato alla tv, ma spartito tra
i diversi partiti al potere (Rai)
- Modello civico o corporativista: il servizio pubblico è distribuito tra i vari gruppi sociali e
politici
PROFESSIONALIZAZZIONE
La sociologia delle professioni si è occupata di delineare figure idealtipiche professionali,
ma per il mondo del giornalismo manca un corpus di conoscenze specifiche da sapere
( “Che cosa bisogna sapere per essere giornalisti?”), mancano processi di regolamentazione
formale. Esistono comunque degli elementi la cui presenza/assenza può indicare il grado di
professionalizzazione.

Es
- autonomia (i giornalisti operano per una fruizione di massa, all’interno di un’industria
culturale, ma i mezzi per la produzione non sono di loro proprietà)

- Norme professionali distinte (le norme possono essere individuate in principi etici
Orientamento al servizio pubblico)

- Orientamento al servizio pubblico (condizione per reclamare autonomia)

Professionalizzazione viene quindi considerata come un antidoto alla strumentalizzazione politica.


Servendo il servizio pubblico, si presuppone che i giornalisti siano guidati dall’obbietività che
secondo McQuail si compone di distacco e neutralità dall’oggetto di informazione.

Gli autori si rifanno anche:

al concetto di differenziazione (Bourdieu) = si parla compiutamente di professionalizzazione


quando si sviluppa come campo distinto e con netta autonomia dagli altri campi sociali, incluso
quello della politica.

Ma i campi non possono dirsi totalmente isolati, per questo sono costretti ad avere relazioni di
varia intensità.

RUOLO DELLO STATO


È un fattore di ingerenza (intervento in fatti non propri).
Interviene per il servizio pubblico, ma lo fa in moltissimi moti.
Prima di H.eM. erano stati individuati tre modalità di intervento: attraverso la nomina dei
supervisori (es. supervisori Rai), attraverso i sussidi (diretti o indiretti) o attraverso il controllo
politico dei contenuti ( es. durante le campagne elettorali).

H. e M. hanno individuato altre forme riconosciute dalla legislazione:


per il diritto d’informazione, per il diritto all’oblio, hate speech e privacy, per garantire il segreto di
stato, per la pubblicità e la trasparenza, per la regolamentazione del contenuto nel broadcasting.

Così hanno distinto due forme d’intervento:


liberale (intervento ridotto)
dirigista (intervento con direttive vincolanti)

In questo senso H. e M. studiano anche il contesto politico perché il sistema mediale varia quando
questo cambia. Così hanno preso in considerazione più variabili come:

 variabile economica – focus sul mercato pubblicitario  Il vecchio continente ( Europa, Africa,
Asia) sé stato meno propenso alla logica pubblicitaria, infatti industria è meno presente nei media.
Bisogna poi considerare la concentrazione dei capitali ( dove sono più concentrati ci sarà una
maggiore relazione tra stato e proprietari dei media).

 Distinguono le democrazie liberali come quella Usa e le democrazie attive alla promozione del
welfare state come l’Europa (intervento stato più diffuso). I media europei sono prima visti come
un servizio per la società e poi come un’industria.

Un ulteriore distinzione all’interno delle democrazie si può fare tra:

- Democrazie maggioritarie = potere concentrato nelle mani di un partito che ottiene la


maggioranza, l’orientamento è bipartitico perché c’è una distinzione tra governo e
opposizione. Il giornalismo è volto al servizio pubblico.
Ma non tutto segue in maniera pedissequa queste regole
Es. Gran Bretagna = il governo non controlla l’emittente pubblica

- Democrazie consensuali = potere è condiviso (es. divisione tra potere legislativo e


esecutivo). La presenza di molti partiti si traduce in pluralismo esterno per il giornalismo e
quindi molte tracce di parallelismo politico.
Es. Italia e Belgio, ma sviluppano comunque differenze l’uno dall’altro

Approfondiamo:

Pluralismo individualizzato: la politica è organizzata in relazioni in quanto individui con un


insieme di interessi ( Italia)

Pluralismo organizzato: la politica è organizzata in rapporti con i gruppi sociali ( es. modello
dei pilastri nei Paesi Bassi in cui le comunità protestanti, cattoliche, socialiste e liberali,
hanno costruito le proprie istituzioni nazionali come scuole, centri sportivi ecc.
Anche l’Italia ha vissuto momenti di pluralismo organizzato quando la comunità comunista
e quella cattolica avevano così tanto influenza da entrare in tutti gli ambiti di vita. Accade
quindi che queste subcomunità influenzano così tanto gli aspetti di vita da generale un
pluralismo segmentato. L’interazione tra i gruppi sociali differenti nella politica si chiama
corporativismo. Il corporativismo democratico è tipico nei paesi dell’europa del nord e
centro – occidentale in cui ci sono sistemi mediali con un forte parallelismo politico e
pluralismo esterno. Il giornalismo diventa un modo per rappresentare queste differenze dei
gruppi che costituiscono la società.

Autorità razionale – legale


Concetto classico di Weber: aderenza alle regole, assumendo i modi della burocrazia
Nel sistema mediale si rispecchia come le regole del broadcasting pubblico. C’è bisogno di
procedure codificate e accessibili pubblicamente.
Quando l’autorità razionale – legale è meno forte è più facile si infiltrino i partiti.
Informazione = bene comune

La forma opposta: clientelismo politico


L’informazione è considerata come un bene privato, in cui le regole formali soccombono
per gli interessi privati.

Così H.eM. prendono in considerazione il concetto di pluralismo di Santori.


Pluralismo polarizzato: ci sono fratture profonde, una constante discussione tra partiti
opposti e antisistema
 nei paesi polarizzati si riscontra un forte parallelismo politico con giornali partigiani o di
commento, in cui i media sono parte attivia del conflitto

Pluralismo moderato: crede in una rappresentanza inclusiva fatta dall’accetazione del


sistema politico vigente
 nei paesi moderati è possibile una vocazione professionale

TRE MODELLI
H.eM. sviluppano questi tre modelli prendendo in considerazione il contesto geografico e il
sistema politico.

MODELLO MEDITERRANEO O PLURALISTA POLARIZZATO ( Italia, Spagna, Portogallo, Grecia


e Francia)
Hanno raggiunto la democrazia tardi tra il 1974 – 1975, fatta eccezione per l’Italia che l’ha
raggiunta prima (1946), ma hanno un’evoluzione simile.
Per questo tardo sviluppo, hanno maturato tardi le istituzioni liberali, sono arrivate tardi
alla piena industrializzazione e alla democrazia.

- Vi è una limitata circolazione della stampa


- Il parallelismo politico è alto, per questo i media sono più a rischio strumentalizzazione
- Lo stato assume un ruolo importata perché è proprietario, regolatore e finanziatore.
- I media si sono sviluppati come un ulteriore mezzo del mondo letterario e politico, infatti i
giornali commerciali nascono tardi verso l’800 e non hanno subito fortuna. Anche la
presenza di alti tassi di analfabetismo fa si che non diventi un fenomeno di massa.
In Italia i media di sviluppano durante il Risorgimento, infatti Mazzini era un giornalista o
un politico impegnato. Ma le dittature del 900 arrestano questa cresciuta. Si sviluppa prima
una stampa di partito, nel caso italiano con la nascita de L’Unità di Gramsci, diventando
così l’organo di stampa del partito comunista, usato per istruire e come fonte ufficiale.

Soltanto durante gli anni 70 e 80 nel 900, questi paesi registrato uno spostamento verso
una stampa più commerciale, ma dovendo fare i conti sempre con la presenza del
giornalismo politico.
Enzo Forcella sul caso italiano: stampa usa un linguaggio ostico, volta al commento e
diventando uno strumento subordinato al potere. Ci sono diversi esempi di ciò come
quando Scalfari annuncio che la Repubblica non fosse neutrale, ma un giornale di sinistra.
O Il Giornale che si è dichiarato più volte vicino a Forza Italia.

Professionalizzazione
Francia e Spagna  organizzazioni sindacali deboli
Italia, Grecia e Portogallo  sindacati più forti

In Italia e in Francia sono presenti fonti di riconoscimento ufficiale come l’ordine dei
giornalisti in italia. ( anche in francia)

Un altro concetto comune sottolineato dai due autori è che la riservatezza delle fonti è un
concetto debole in questi paesi perché c’è uno scarso riconoscimento dell’attività
professionale. Infatti i giornalisti italiano vengono chiamati “dimezzati” perché da un lato
rispondono a se stessi, dall’altro a poteri esterni.

In questi Paesi lo stato è


Censore: possibilità di bloccare le pubblicazioni per la sicurezza nazionale (Francia blocca le
pubblicazioni sulla guerra in Algeria)

Proprietario: in Europa è prassi che lo stato sia proprietario della televisione, ma anche
nella stampa quotidiana (es. Stato italiano aveva quoto ne Il Giorno e Il Messaggero)

Benefattore: Italia e Francia hanno il primato per l’elargizione di sussidi statali alla stampa.

Regolatore: ci sono norme perché i sistemi mediali sono visti nei paesi mediterranei come
istituzioni sociali.

 stato grande margine di intervento


Un altro elemento: clientelismo (informazione come risorsa privata), infatti c’è un alto
grado di parallelismo politico. I rapporti clientelari sono diffusissimi. Infatti le industrie
culturali non sono forti in questi paesi e non sono autosufficienti, anche i giornalisti vivono
in condizioni precarie.
 è un modello PLURALISTA POLARIZZATO:
sovrapposizione tra media e politica
debole sviluppo dei media commerciali
stato presente e interventista

MODELLO EUROPEO CENTRO – SETTENTRIONALE O DEMOCRATICO – CORPORATIVO


(Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Germania, Paesi Bassi, Norvegia, Svezia e Svizzera)

È un insieme molto vasto, quindi presenta delle etereogeneità.


Hanno ricorso ad una via intermedia che media tra i gruppi organizzati, i partiti e lo stato.

Storia: sviluppo precoce della stampa a diffusione di massa con diffusione di testate
giornalistiche diverse e a vocazione commerciale; infatti qui nasce la carta stampata. È
stato possibile perché c’è stata una rapida ascesa dell’alfabetismo grazie alla riforma
protestante e una espansione del sistema postale. Queste precondizioni permisero poi uno
sviluppo precoce dell’industrializzazione. Questa vivacità permise l’affermarsi di industrie
editoriali finanziate dalla pubblicità e volte all’innovazione tecnologica.
L’etica protestante influì nello sviluppo del capitalismo, ma anche nell’idea che la stampa
fosse uno sviluppo per la promozione della fede.
Ancora oggi le differenze religiose comportano differenze di tipo economico o sociale,
portando alla formazione di subculture.
 parallelismo politico che nasce da forme di pluralismo segmentato
Es. sistema del pilastri dei Paesi Bassi: cattolici e protestanti, ognuna con le proprio
istituzioni come le scuole o i propri partiti, sindacati o ospedali. Ciò significa che
l’appartenenza religiosa modelle le forme e gli stili di vita delle persone. La carta stampa ha
avuto il ruolo di sigillare queste forme di coesione comunitaria e dando rappresentanza a
ogni singolo gruppo. Ma nononstante il pluralismo segmentato, si è affermata anche una
stampa commerciale.

Le forme di corporativismo-democratico prevedono un intervento marcato dello stato


perché c’è una mediazione continua tra le esigenze dei gruppi sociali. Lo stato interviene
con sussidi diretti alla stampa. Lo stato combina una legislazione complessa volta alla
libertà di stampa con una rigida regolamentazione dei media.

Es. Germania e Austria e Paesi Bassi: norme contro la diffusione di propaganda nazista o
odio raziale.
Norvegia c’è il divieto di produrre pubblicità che contrasti la parità de sessi

TV= si cerca di far sopravvivere il broadcasting, ma c’è l’intervento delle forze politiche.

altro grado di professionalizzazione: essendo questi paesi benestanti, è possibile avere


compensi alti nel mondo del giornalismo, inf il giornalismo può essere il lavoro esclusivo di
qualcuno. L’area inoltre è antesignana in ambito di sindacalizzazione. Ci sono codici etici 
molta autonomia giornalistica

Quindi è possibile l’alto grado di professionalizzazione con il parallelismo politico: il


giornalista rispetta le regole professionali, ma mantiene un’identità politico-ideologica. C’è
una costata dialettica in favore dell’interesse nazionale.

media come istituzioni sociali

 modello delle compresenze: coesistono politicizzazione e commercializzazione,


tradizione liberale e intervento statale. Pur essendoci parallelismo politico, non esclude
l’alto grado di professionalizzazione. Lo stato oscilla tra interventi e limitazioni.

MODELLO NORD - ATLANTICO O LIBERALE (Irlanda, Gran Bretagna, Irlanda, Canada, Stati
Uniti)

Primato della stampa commerciale: si diffonde alla fine del 19 secolo. In questo periodo i
giornali possono basarsi sugli introiti pubblicitari, liberi dalle influenze del governo e dei
partiti. Ma lo scenario non è idilliaco, basti pensare che gli orientamenti politici in Gran
Bretagna  tabloid = marcati politicamente perché è un giornalismo popolare che rifiuta
l’obiettività. Spesso utilizzano tono violenti, con posizioni conservatrici di destra, contrari a
forme di emancipazione o tendenzialmente ostili alla classe politica.
Nel sistema britannico, i partiti competo per la maggioranza che permette l’accesso al
dominio politico e istituzionale  forme di parallelismo politico
TV britannica = pluralismo moderato e mantiene la sua indipendenza
Tuttavia la diffusione della stampa è inferiore rispetto ai paesi democratici-corporativo.

TV = caso statunitense
Il paese è considerato come la massima espressione della tv commerciale, ma H. e M.
sottolineano come anche le emittenti hanno un rapporto con la politica perché hanno
bisogno di licenze governative, inoltre devono sottostare a forti pressioni commericiali.
Nel sistema statunitense ci sono due grandi partiti dalle tendenze centriste, ci sono stata
quindi forte fratture idelogiche.

Basso livello di parallelismo politico

Professionalizzazione mediamente alta: prevale il giornalismo d’informazione sulle logiche


del commento

Ruolo limitato dello stato


RIVISITAZIONI TEORICHE

1. Bendix
Il modello comparativo è utile perché si può fare riferimento a significati universali
sociologici e mostrare come le diverse strutture sociali abbiamo dato una risposta
differente; aiuta a tenere sottocontrollo dalle generalizzazioni; mostra i limiti.

ES. si potrebbe pensare che ad una vasta circolazione della stampa corrisponda un
basso parallelismo politico  modello nord atlantico
MA il modello dell’europa centrale mostra come anche un’alta circolazione della
stampa di massa possa portare un elevato parallelismo.  previene dalla
generalizzazione

Così viene mostrato come ci siano state più risposte adattative ai medesimi problemi.

2. Charles Tilly
Abbandona il concetto di società come un sistema autonomo e considera la società
come una relazione sociale multipla, per questo non si può prendere in considerazione
la singola unità.

La comparazione può assumere diversi profili:


- Ogni caso viene considerato come unico, ogni aspetto è considerato differente dall’altro
- Si cercano le proprietà comuni
- Si cercano le variazioni del carattere, dell’intensità
- Casi differenti in posizioni geografiche distanti anche se inseirte nel medesimo sistema

le comparazioni valide sono quelle incentrate sulla diversificazione (come varia un


carattere così da evidenziarne le differenze in vari casi). Queste comparazioni godono di
parsimonia: una comparazione giusta produce principi estendibili ad altri casi, maè anche
facilmente modificabile alla comparsa di nuove evidenze.

3. Esser e Vliengenthart
La ricerca comparativa propone soluzioni attraverso similarità e differenze, tiene conto
delle relazioni che si stabiliscono e indaga l’interscambio tra il livello micro e quella
macro dei processi comunicativi che avvengono tra i paesi.

La ricerca comparativi nei contesti comunicativi permette di comprendere la propria


società, dà consapevolezza dell’esistenza di altre culture comunicative, mette alla prova
una teoria in contesti differenti, rifiuta la relativizzazione, evidenzia le alternative.
Uno dei rischi potrebbe essere la selezione dei casi: può avvenire a seconda delle
proprie conoscenze personali.

Pro: può variare l’unità  invece che l’unità “sistema statale” si possono prendere in
considerazioni subunità come attori, mercati, prodotti (sia al liv micro che al livello
macro).

Si possono superare i confini nazionali e dare una definizione diversa come i paesi del
nord.

I due autori inoltre sostengono che alla selezione di riferimento devono essere
accompagnate spiegazioni teoriche che esplicitano su quale base sono avvenute certe
scelte.

Ci sono due grandi strategie comparative: la concordanza per casi simili o le differenze

Quando ci sono equipe di ricerca dislocate in contesti territoriali diversi è necessario


prendere in considerazione strumenti di ricerca che aiutino a superare i bias (es.
differenze sulla misurazione, gestione uniforme del campionamento)

4. Swanson, Wirth e Kolb distinguono tre strategie per gestire il rapporto tra teorie e
progettazione della ricerca:

Strategia evitante: la ricerca transnazionale deriva dal lavoro di gruppi appartenenti alla
medesima cultura o nazione.  non rispondono a quesiti teorici ampi, né a domande
interdisciplinari

La strategia pre-teorica: no frame work teorico fissato a priori, deciso in seguito alla
raccolta. Svantaggi: non riesce a superare la dimensione descrittiva, né a prevedere
innovazioni o diversità teoriche.

La strategia metateorica: i dati ottenuti vengono interpretati seguendo un framework


teorico. Permette che tutti i dati siano effettivamente utilizzati, può produrre un’ingente
mole di risultati non sempre riassumibili in agili report di ricerca.

Gli approcci teorici conseguono delle differenze di propositi


- contestualizzazione: si considerano le variabili al livello
- L’orientamento verso la conferma delle ipotesi o l’esplorazione

Queste dimensioni se incrociate mostrano quattro tipi di studi differenti:

Studi di generalizzazione, mettono alla prova teorie costruite in contesti nazionali a un


livello internazionale
Studi di contestualizzazione, guidati dalla teoria, prevedono che la raccolta di dati sia
indirizzata dalle ipotesi, lasciando però l’analisi aperta ad alternative

Studi sulle differenze, si raccolgono dati senza fissare un riferimento teorico e senza
considerare i fattori contestuali. Si limitano alla descrizione delle differenze che avviene
solo a posteriori

Studi di validazione esterna, usano i fattori contestuali senza una guida teorica prefissata. I
risultati di matrice descrittiva possono essere integrati da variabili di contesto che
provengono dalla statistica nazionale

5. Bruggeman et al.
Tra i filoni che si sviluppano dopo hallin e mancini, c’è quello che cerca di misurare le
variabili. Nell’indagine di Bruggemann e al., ogni variabile è stata scomposta in diversi
indicatori.
es. Per quanto riguarda il ruolo dello Stato: usano una categoria multidimensionale in cui fossero
distinte forme di interventismo complementari tra media di mercato e pubblici, forme di
supporto statale ai media di mercato e misure di restrizione mediale.

Le evidenze empiriche propongono una suddivisione in quattro blocchi:

 Nordico, che accoglie gli esuli del modello democratico corporativista;


 Centrale, che raccoglie Austria, Germani, Svizzera e Regno Unito;
 Occidentale, che oltre ai membri fondatori del modello liberale Irlanda e USA, ospita Belgio, Paesi
Bassi e Portogallo;
 Sud, Spagna, Francia, Grecia, Italia.

6. Downey e Stanyer : la teoria degli insiemi  fuzzy sets theory (insiemi sfumati)
Prendono paesi con un’alta professionalizzazione e mostrano come ci sono diversi sottoinsiemi
con il medesimo risultato. Limite di Hallin e Mancini: difficoltà di raccogliere dati in ocntesti
così differenti, infatti delineano i modelli ma non li testano.

Problema: procedere per insiemi definiti è che le variabili hanno il valore è alternativo tra 0 e 1,
assenza o presenza, tacendo sulle possibili complessità riscontrate in oggetti eterogenei quali gli
stati.

Invece gli autori propongono l’idea della calibrazione: + il valore è 1.0 si assume la completa
appartenenza all’insieme, se vicino a 1.0 vi è un’appartenenza forte ma non completa, quando il
punteggio è minore di 0.5 ma più grande di 0.0 è più fuori che dentro a quell’insieme e se è 0.0 è
completamente estraneo.

La logica fuzzy consente di unificare tendenze qualitative e quantitative


Es. Stati Uniti: punteggio di 1.0 per essere nell’insieme dei paesi sviluppati, ma 0.9 nell’insieme
delle democrazie a causa delle performace presidenziali

Nel pensiero influenzato dalla teoria degli insiemi le condizioni causali lavorano insieme per produrre un
determinato risultato. Lo scopo dell’indagine non è quello di determinare quale variabile causa l’effetto più
forte, ma esaminare come queste si combinano per produrre il risultato.

Ciò permetterebbe di offrire ulteriore complessità, ma maggiore completezza analitica alle analisi
comparative, aiuterebbe a sintetizzare diverse manifestazioni dei fenomeni non sempre quantificabili
intuitivamente.

Questo tipo di approccio permette di non ricorre alla categoria “eccezionalità” (es.Francia) e di dare una
gerarchia dei paesi appartenenti ad un sistema.
In questa teoria ha un ruolo importante “le condizioni causali”  studiare le relazioni tra gli elementi causali
(economiche, storiche, culturali, politche) piuttosto che metterle in un unico insieme nel sistema politico.

7. Pippa Norris: in un articolo la studiosa esprime perplessità sulla maturità della comparazione nel
campo della comunicazione politica.
Per Norris c’è un grande Tour Analitico nella comparazione, che non permette di concentrarsi
sulla raccolta dati, sul testare le ipotesi empiriche  predominanza concettuale.

Diverse critiche:
- Cosa deve essere incluso nel sistema mediale? I mass media offrono moltissimi prodotti al loro
interno come tabloid, stampa di qualità, libri, periodici, tv, radio. Anche il concetto di massa è
discutibile per la sovrapposizione tra produttore e consumatore. Inoltre parlare di sistemi prevede
una interrelazione tra le parti, cosa che hallin e mancini invece fanno per parti separate.
- Esistono divari digitali che non vengono tenuti in considerazione. Modelli di giornalismo è fermo ad
una dimensione pre digitale
- Vaghezza metodologica: perché lo stato viene considerato come un elemento fondamentale, ma non
viene data rilevanza alla libertà di stampa e agli elemnti che la definiscono.
 forniscono una panoramica generale, ma non c’è l’elemento operativo dei 4 indicatori. Rischia di
essere un esercizio di stile, senza le dimensioni misurabili.

8. Curran: rapporto media e democrazia


Il testo è complesso, ma imperfetto perché rischia di stabilire degli standard nelle indagini
comunicative. Soprattutto critica la visione ideale del modello nord atlantico. Per questo usa
delle precisazione socio-politiche per rompere questo idillio.

Il modello statunitense non è scevro dalla politica, hanno avuto un ruolo domaninante nel
panorama geopolitico infatti si parla di “imperialismo informale”.
Hallin e Mancini hanno ignorato le relazioni di potere:
es. i media possono fare da sostegno allo stato per vicende internazionale
Sono diffusori di disuguaglianze sociali ed economiche:
es. la disuguaglianza non è un tema politico in termini di responsabilità, ma soffre di
rappresentazioni stereotipate relative alle persone afroamericane e collegate all’idea di
criminalità.

Hanno ignorato anche i flussi di denaro nella politica statunitense:


non è estraneo alla politica l’advertising infatti negli usa la maggior parte dei politici usa spot
pubblicitari durante le campagne elettorali.
9. Colin Sparks: la ricostruzione del contesto sociale è impo ma non è pienamente indagabile
attraverso indicatori empirici e quantificabili. L’influenza politica è più un presupposto ritenuto
valido a priori.
Es. nel broadcasting pubblico della BBC le notizie che cattura maggiore attenzione sono quelle
sul meteo, poste in coda ai telegiornali. Invece quelle politiche registrano un numero esiguo.

Rivaluta:
- Professionalizzazione : le dimensioni individuate da hallin e mancini (autonomia, norme
professionali, orientamento al servizio pubblico) non sono chiaramente definite
- Parallelismo politico: sottovalutazione dei movimenti d’opinione. Per questo propone un
parallelismo del senso comune: il contenuto dei media è allineato con le idee dominanti della società.
Scegli di riorganizzare un grafico relativo alla circolazione della stampa x 1000 abitanti. Dalla sua
indagine il Canada ha una bassa circolazione della stampa, che la avvicina ai paesi mediterranei.
- Ruolo dello stato: non viene considerato il suo ruolo nel processo di newsmaking

LA NAZIONE

I lavori di comparazione sono costruiti nella maggior parte dei casi, sulla scorta di STATI – NAZIONE.
L’idea è quella di analizzare porzioni di territori geograficamente e politicamente definite perché esistono
elementi culturali condivisi per tradizione. Ma le persone, le tecnologie, i movimenti rendono i confini labili
e più permeabili alle influenze esterne.

Per questo si parla di network state = seguendo la logica delle reti per le differenze di genere, di età, di
reddito e d’istruzione che normalmente agiscono sulle diete mediali.

Sonia Livingstone = parte dalla compiuta globalizzazione in età contemporanea e condurre una ricerca cross
– nazionale perché i media, spesso, non sono coincidenti con i confini nazionali. Nasce dall’idea di nazioni
come contenitori chiusi, ma in realtà non ospitano realtà omogenee definite, ma molteplicità culturali.
è utile il concetto di nazione come unità per indagare fenomeni come il broadcasting, ma la globalizazzione
rende insuffiscente questo uso.

Livingstone riprende gli studi di Thussu secondo cui un primo passo potrebbe essere l’apertura dei media
studies ad una maggiore vivacità intellettuale per una maggiore apertura spaziale e intellettuale.

Secondo Livingstone esistono diversi modi di sfruttare il concetto di nazione:

nazione come oggetto di studio = studiare la nazione per comprendere meglio quello che accade in altre

nazione come contesto di studio = si parte da fenomeni particolari mostrando la comparazione attraverso dati
statistici per verificarne l’universalità

nazione come unità d’analisi = si individuano le variazioni sistematiche tra le nazioni

nazione in un sistema internazionale o transnazionale = ricorre a teorie come quelle della dipendenza
culturale, imperialismo, globalizazzione ecc

Modelli informativi possono essere analizzati secondo tre linee di tendenza:

- Deoccidentalizzare = mettere in discussione i testi culturali e le scelte dei ricercatori


- Riflessione del ruolo dello stato
- Individuazione di tendenze globali

A fronte di questo ripensamento del concetto di nazione, anche gli studi nazional-territoriali devono essere
ripensati in ottica culturale perché non è più sufficiente considerare le culture come quanto è condiviso dai
membri perché le società sono complesse.

Hepp e Couldry = le culture mediali per loro natura non possono essere confinabili in territori nazionali.
Queste culture mediali si basano sulla connettività dei processi di comunicazion, sulla rete, infatti possono
essere di ampiezza variabile. Producono significati grazie alle tecnologie. Non rigettano l’idea di una
connessione tra media e identità di una nazione, ne è un esempio la televisione = all’inizio era considerata
come una finestra sul mondo, ma ha poi dovuto costruire la sua presenza nei territori locali. All’inizio
c’erano quindi dei veri e propria media events che hanno costruito un legame di identificazione collettiva.
 focalizzarsi su come le culture vengono generate, diffuse e comunicate tra diversi territori.

Per questo propongono di adottare un approccio transculturale perché valuta la crescente connettività
globale.

Curran e Park = i sistemi mediali restano nazionali perché è presente il ruolo dello stato come finanziatore,
legislatore.
La globalizzazione non è vista per il dominio del carattere occidentale, ma come un fenomeno
universalizzante e cioò come canale di comunicazione tra gruppi differenti, creando spazi di interscambio.
La globalizzazione è anche capace di emancipare il dialogo internazionale per dare voce alle minoranze e
costruire una solidarietà transnazionale.

MEDIA ARABI

Rugh ricerca del 2007:

in questo caso il principale fattore di definizione del sistema dei media è dato dal sistema politico. Sono
meno importanti i fattori come la geografia.

1) Sistemi che puntano alla mobilitazione in cui la politica è nelle mani di una elite ristretta che non
permette forme di opposizione. Questo si riverbera nella stampa in cui non è possibile la critica al
governo. Il governo utilizza i media in modo attivo affinchè il pubblico li supporti  parallelismo
accentuato
Possono entrare soggetti privati ma rimangono sotto il controllo del regime.
2) Non vengono utilizzati i media per mobilitare, ma ci sono leggi che censurano o limitano soprattutto
se si tratta di questioni religiose o di stati amici. così i soggetti privati possono entrare nel mercato
dei media, ma sono sottoposti a rigide condizioni. Non è possibile la critica ai vertici di governo o
militari. Ci sono agenzie governative in grado di controllare i media
3) Sistemi che presentano vari orientamenti politici e possono esprimere liberamente la loro opinione in
un clima di libertà. Esistono forme minime di restrizione.
4) Sistemi in transizione che stanno vivendo significativi cambiamenti politici e i media danno la
possibilità di dibattito. Compresenza di controllo e libertà.

Dalla ricerca di Rugh ad oggi ci sono stati significativi cambiamenti: l’area meridionale è stata interessata da
sconvolgimenti politici e sociali, come l’effetto dirompente delle primavere arabe sulle rappresentazioni e
sulle opportunità di apertura e democratizzazione del sistema mediale. O Il sedicente (si attribuisce
arbitrariamente un nome o una qualità) stato islamico che si è dotato di un proprio apparato mediale di
propaganda interna ed esterna, mobilitando il mondo arabo.

Della Ratta sui media arabi:

- Panarabismo: paesi arabi come un sistema unico (idea risalente al Corano)  esperimenti di
collaborazione tra le piattaforme broadcast, destinati a fallire
- Transnazionalismo perché si rivolgono a pubblici ampi, per lo scopo propagandistico dei loro
contenuti
- Mobilitazione: utilizzo dei media come strumento per raggiungere le masse

 è un modello ibrido: pluralismo polarizzato e liberale, parallelismo e intervento dello stato on


quote di mercato pubblicitario.

RUOLO DELLO STATO =


Gli attori statali investono sulla promozione della propria immagine. Per anni per esempio, si sono
finanziati apparati mediali, radiofonici e televisivi per condizionare le opinioni pubbliche estere es.
durante la guerra fredda.

COMUNICAZIONE POLITICA = testo di Swanson e Mancini


L’ipotesi di partenza è l’americanizzazione dei processi di comunicazione politica durante la
campagna elettorale.
Ci sono delle caratteristiche:
- Leadership carismatico
- Mediatizzazione (tv)
- Partecipazione della cittadinanza
Dando vita a forme spettacolarizzate di campagne elettorali e in questo senso i mass media diventano
fondamentali per la rappresentazione del potere, diventando, essi stessi, soggetti potenti.

Si parla quindi di una modernizzazione della politica per far riferimento alla complessità crescente.

Elementi sono la personalizzazione della politica ( rapporto tra elettore e candidato, quanto un
elettore può identificarsi nel candidato)  politico come se fosse una celebrità  parallelismo
dell’intrattenimento

Scientifizzazione della politica ricorrendo a professionisti per sondaggisti ecc

Strutture autonome di comunicazione che diventano dei veri e propri agenti di comunicazione

INTERNET
Castells = internet non cancella la geografia, ma ne propone una propria fatta di nodi e reti. Questa
nuova organizzazione dello spazio è comunicante con quella degli spazi fisici.
Negli stati democratici la rete è uno spazio di diffusione, negli stati autoritari è un’opportunità per
espandere la sorveglianza. Per questo ha senso tenere in considerazione la territorialità.

Chadwick infatti parla di sistema mediale ibrido = ci sono una mescolanza di genrri, formati, stili
produttivi con scambi frequenti tra broadcasting e narrowcasting. Per esempio il giornalismo
tradizionale riprende i contenuti e li dilata in rete. Sono costantemente riscritti i rapporti di potere es.
un utente può avere a disposzioni info da qualsiasi parte del mondo, ma questo sono comunque
ancorate alla dimensione nazionale.
Il giornalismo è ancorato alla dimensione domestica perché dipende dalla rilevanza nazionale che
una notizia ha.
Inoltre cambia il rapporto con le piattaforme social es. twitter = i gironalisti lo usano per
commentare.

Quindi:
il contesto nazionale è ancora importante perché più c’è parallelismo politico più ci sarà una
tendenza al commento. Sono meno inclini al commento su temi legati dall’UE. Rispondono
frequentemente ai tweet di commento.

 rivalutare le variabili di Hallin e Mancini in correlazione con i fenomeni digitali:


- Mercato = internet è arrivato ad influire anche le dimensioni del mercato, analizzando le disparità
create dall’utilizzo delle nuove tecnologie. Non è scontato che l’accesso ad internet comporti un
aumento delle persone interessate ai contenuti giornalistici. Se non le si cerca deliberatamente, allora
resterà un’esperienza accidentale. Le logiche di mercato hanno anche cambiato il linguaggio delle
news: aumento delle soft news per raggiungere più utente e ottenere introiti pubblicitari.
- Parallelismo politico = internet amplifica la possibilità di sostenere i propri ideali politici, come se
fosse parte di una costruzione autobiografica identitaria. Alcune notizie sono deliberatamente
orientate politicamente o i giornalisti possono mobilitarsi nell’adesione di cause politiche e
pubbliche (con hashtag). Gli individui in questo panorama sono più propensi ad instaurare legami,
anche deboli, con individui simili tra loro. Nasce quindi una sorta di sdoppiamento della figura: i
giornalisti sui social sono piu inclini a mostrare le loro credenze individuali e più inclini al
commento.
- Professionismo = la penetrazione delle tecnologie nell’attività quotidiana ha modificato i confini
delle professioni. È ormai diffusa la definizione di prosumer – chiunque può portare la propria
testimonianza, es. immagini procurate dei cittadini – così i giornalisti agiscono come validatori di
informazioni. I giornali hanno integrato la forma del blog affidata ad esperti.
- Ruolo dello stato = è negli investimenti infrastrutturali delle tecnologie, nella regolamentazione delle
reti, ma influenza anche i contenuti. Dibattito sull’hate speech, fake news, diritto all’oblio. Gli
interventi legislativi in questa direzione sono affidati all’UE come le direttive sulla protezione dei
dati personali.
- AGGIUNTA : RUOLO DELLE GRANDI PIATTAFORME = sono i colossi digitale come Google o
Facebook che mostrano la loro attività online ed è volta al profitto. Sono capaci di modificare le
abitudini di costruzione di un contenuto ( es. algoritmi), prediligere i contenuti visivi, le infografiche.

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