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POLITICA E MEDIA

CAPITOLO 1 – Concetti introduttivi

Politica e comunicazione
Tutti i soggetti della politica (capi di stato e di governo, ministri, partiti ecc.) devono comunicare,
perché tutti hanno bisogno di stabilire un rapporto col pubblico, per il consenso popolare.
La politica adotta peculiari forme espressive per rivolgere i propri messaggi ai destinatari (sempre
più pressanti e complesse), una caratteristica basilare è la pluralità dei linguaggi.

1) Retorica, centralità della «parola» (orale e scritta): Registro più o meno drammatico, criptico,
volto a coinvolgere o a stabilire una distanza (Oggi: successo di storytelling)
2) Linguaggio del corpo: Postura, gestualità, look, ecc.
3) Forme rituali: Attività regolate di natura simbolica, con forti analogie con i rituali religiosi.
Comizi, dibattiti, congressi, feste pubbliche, e le stesse elezioni
4) Apparati iconici e simbolici: Immagini, colori, bandiere, divise, stemmi, ecc.

Evoluzione storica
Polis greca: organizzazione sociale di carattere urbano e di natura democratica, in cui i cittadini
discutono, si scontrano, collaborano, deliberano sulle sorti della collettività
Nasce la «retorica», l’arte della persuasione per eccellenza, per strutturare una successione di
argomenti in una determinata forma dialettica e stilisticamente bella

Roma repubblicana: il governo è retto da magistrati eletti dai cittadini; si sviluppano tecniche di
seduzione e manipolazione dell’elettorato e nascono vocaboli come «candidato» o «comizio».

Dopo la caduta della repubblica romana: dispotismo e soffocamento delle voci libere, a parte
alcune brevi esperienze; la comunicazione politica ha soprattutto finalità manipolatorie

Illuminismo, Riv. americana e francese: nuovi ideali democratici, che ricordano la polis greca.
La com. politica non manipola, ma cerca di contrastare l’arbitrio del potere politico.
Con le gazzette, si diffonde un giornalismo libero  Rappresentanza della volontà popolare,
pubblicità degli atti del potere, discussione pubblica
Si forma la «sfera pubblica»: i cittadini, con la conoscenza e il libero dibattito, limitano il potere
assoluto dello Stato e ne diventano controllori.

Continuità di lungo periodo nell'età pre-moderna


Sistema di potere chiuso ed elitario: esclusione della maggioranza della popolazione dai circuiti
della comunicazione politica.
Forme di comunicazione interpersonale: scambio di messaggi diretti tra i pochi detentori del
potere e assenza di strumenti di comunicazione di massa.
Discorsi politici come processi comunicativi a circuito chiuso: si svolgevano tra ristrette élite
all’interno di luoghi circoscritti (es. analogia tra piazze dell’antica Grecia e salotti, caffè illuministi)
La svolta
Metà del XIX secolo: due processi nuovi, connessi al crescente protagonismo sociale delle masse:
1) Progressiva inclusione delle masse popolari nella vita politica (introduzione di libere elezioni)
2) Nascita degli strumenti di comunicazione di massa
Le élite politiche sono obbligate ad aprire il circuito comunicativo a soggetti esterni, con effetti
profondi sugli antichi equilibri di potere e sull'intera vita politica.
Formazione dell'«opinione pubblica» e della «sfera pubblica»

Le tre fasi dell’età moderna


1) Avvento della società di massa: centralità della stampa, in uno spazio politico in cui iniziano ad
affermarsi i partiti di massa e la com. continua a utilizzare anche mezzi tradizionali come le
affissioni murali, i comizi in piazza, l’attivismo dei militanti ecc.
Comunicazione selettiva, connotata dall’appartenenza politica.

2) Epoca televisiva: centralità della televisione (in coesistenza con media precedenti), sia come
strumento diretto di propaganda (spot politici a pagamento, trasmissioni autogestite ecc.), sia in
forme indirette tramite vari programmi dedicati alla politica (telegiornali, inchieste, talk show…).
Comunicazione generalista, rivolta a un pubblico vasto ed eterogeneo.

3) Epoca digitale: centralità di Internet (siti web, blog, social media ecc.), che dipende tuttavia
dalle diverse percentuali di accesso della popolazione alle tecnologie digitali e alla rete.
Comunicazione che non segue più il modello relazionale del broadcasting (da uno a molti, da un
centro verso la periferia), ma quello peer to peer, che valorizza l’interazione.

Propaganda / Informazione
Propaganda: Forma di comunicazione politica che ha l'obiettivo di diffondere idee, convincere il
pubblico, plasmare le coscienze, indirizzare i comportamenti.
Termine di origine religiosa, entra nel vocabolario politico con una connotazione negativa, perché
utilizzato per mettere in risalto gli intenti manipolatori di chi la pratica.
In realtà, è praticata sistematicamente dalle dittature di massa, ma anche da partiti e governi che
operano in sistemi democratici pluralisti.

Informazione: Attività di comunicazione giornalistica volta a informare il pubblico sulle vicende


relative all'attualità (anche politica), è un termine usato di solito con accezione neutra.
In realtà, nessuna modalità di informazione è del tutto oggettiva, ma è sempre espressione di un
punto di vista.

CAPITOLO 2 – Stampa e Politica nell’800

Libertà di stampa
Svolta decisiva nella storia della comunicazione politica: estensione della libertà di stampa.
Durante ‘800, in molti stati occidentali nuove carte costituzionali concedono la libertà di stampa.
Tuttavia, perenne tensione tra libertà e censura → anche nei paesi dove il diritto alla libertà di
stampa è formalmente riconosciuto, viene continuamente messo in discussione, limitato o
sospeso da governi di vario stampo, attraverso minacce, norme restrittive e interventi legislativi.
Per tutto il XIX secolo, la stampa (in generale l’intero panorama dell’editoria) rappresenta il mezzo
principale di espressione e diffusione delle idee politiche, e di narrazione degli eventi politici.
→ Stretto rapporto tra storia della stampa e storia della politica
→ Idea della stampa come "quarto potere" (concetto diffuso nell’800, con accezione positiva).
Verso la fine dell’800, i giornali hanno ormai assunto diverse funzioni “politiche”.
Sviluppo di tre principali tipologie di giornalismo:

 G. d'inchiesta: controlla l'esercizio del potere politico e informa l'opinione pubblica


Ruolo di sorveglianza nei confronti del potere politico, a difesa dei cittadini e del loro diritto
all'informazione; in area anglosassone, definizione di "watchdog journalism", per definire la figura
del giornalista al servizio della società civile.
Variante: il giornalismo investigativo, che indaga su vari problemi (non solo temi strettamente
politici) per denunciare scandali e ingiustizie (in area anglosassone, figura del "muckracker")

 G. d'opinione: influenza opinione pubblica, influisce sui meccanismi decisionali dei governi
Qualsiasi giornale che segue le vicende politiche esprime anche opinioni politiche.
Tendenza a riprodurre l’indirizzo politico dell’editore e di chi fa il giornale, ma anche a rispecchiare
le posizioni prevalenti tra i propri lettori, nel tentativo di fidelizzare un pubblico che spesso è
connotato da una precisa appartenenza geografica, politica e sociale; effetti:
 Si afferma la figura dell’opinionista (o editorialista): commenta i recenti eventi politici,
giudica l’operato del governo, espone il proprio punto di vista;
 Pluralismo: differenziazione ideologica tra stampa filo-governativa e d’opposizione;
 Ingerenze del potere politico/economico: complessità rapporti tra stampa e classi dirigenti;
 Ruolo attivo nella vita politica: capacità di influire sull’esito degli eventi.
L’affaire Dreyfus: 1894 - l’ufficiale ebreo Alfred Dreyfus viene accusato (ingiustamente) di
spionaggio a favore dell’impero tedesco e in seguito condannato, ma la stampa innocentista, con il
celebre scrittore Émile Zola in prima fila, ne dimostrerà l’innocenza

 Organi di movimenti e partiti: propagandare le idee politiche


Con la nascita dei partiti di massa, nascono anche gli organi di partito: trasformazione di fogli e
opuscoli politici (spesso con periodicità saltuaria e durata effimera) in giornali organici (spesso
quotidiani, ma anche di diversa periodicità), compilati da un’apposita redazione interna al partito,
diffusi tra gli iscritti e nelle sezioni locali principalmente tramite abbonamento; funzioni:
 Propaganda ideologica
 Dibattito interno e definizione della linea politica
 Strumento identitario di autorappresentazione

La disillusione
I legami con il mondo politico hanno fatto apparire semplicistica e ingenua l’immagine della
stampa come «quarto potere», inflessibile controllore del potere politico ed economico.
La «disillusione» si è rafforzata nel corso del ’900 → la proprietà dei giornali è in molti casi passata
dagli «editori puri» a società conglomerate legate ai grandi gruppi dell’industria e della finanza.

L’informazione al cinema
Cinegiornali: Cortometraggi di attualità ed informazione proiettati nelle sale cinematografiche
prima dell'inizio dello spettacolo e caratterizzati da un taglio generalmente documentaristico o di
reportage e da un ritmo veloce dei servizi, determinato dalla sua durata contenuta (generalmente
una decina di minuti); furono trasmessi dall’inizio degli anni Dieci fino agli anni Sessanta
CAPITOLO 3 – La propaganda nella I Guerra Mondiale

La Prima guerra mondiale (1914-18)


 Una guerra di tipo nuovo: modernità tecnologica e trincee
 Una guerra totale: mobilitazione del fronte interno
 Una guerra globale: epicentro europeo e coinvolgimento degli altri continenti
 Una guerra economica: egemonia mondiale degli Usa
 Una guerra nella guerra: Rivoluzione russa
 Una guerra senza pace: crisi del dopoguerra

Il problema dell'informazione
Immediata risonanza mondiale dell’esplosione del conflitto
- Incremento della diffusione di giornali
- Polarizzazione tra interventisti e neutralisti
- Crescita dell’influenza sull’opinione pubblica
- Problema della libertà di stampa e del controllo sull'informazione.
Si pensava che sarebbe stata una guerra esclusivamente europea, di pochi mesi.

L'intervento dello stato


I governi dei paesi belligeranti non intendono tollerare critiche o messaggi non conformi al clima di
unità nazionale, né le notizie che possono divulgare informazioni riservate o false.
Gli stati non possono avere critiche interne, sapendo della difficoltà di mantenersi attivi in guerra.

→ Controllo e censura intendono rafforzare il sentimento patriottico e nazionalista, mantenere


alto il morale all’interno e fare guerra psicologica al nemico.
Durante la guerra la censura è molto severa sia sui giornali, sia verso qualsiasi altra forma di
espressione pubblica: ogni giornale viene sottoposto ad approvazione prima di andare in stampa, i
passaggi non autorizzati vengono tagliati lasciando uno spazio bianco.
→ Propaganda e uso politico dei media, per creare certi messaggi contro i nemici e non.
→ Intervento statale nel controllo dell’informazione e nascita della propaganda di stato
→ Costituzione di appositi apparati istituzionali per gestire il controllo dell’informazione e
organizzare la propaganda tramite appositi strumenti:

La stampa: Oltre alla stampa privata esistente, vengono create dagli apparati statali apposite
pubblicazioni, rivolte soprattutto a soldati e spesso con il coinvolgimento di scrittori e intellettuali.
Il cinema: Propaganda di stato con il cinematografo: sebbene non fosse ancora diffuso in modo
capillare, la Prima Guerra Mondiale inaugura il suo utilizzo per scopi patriottici e propagandistici.
I testi per l’infanzia: Documentari e film “commerciali”, i manifesti e le illustrazioni

Temi e obiettivi della propaganda


 Rappresentare il nemico, dileggiandolo o descrivendolo come disumano, alimentando
l’odio nei suoi confronti → proliferazione di false notizie
 Replicare alla propaganda del nemico, difendendosi dalle sue accuse
 Accusare il "nemico interno", cioè chi non si mette al servizio della propria nazione
 Sostenere il "fronte interno", promuovere comportamenti virtuosi nella popolazione civile
(Lavorare in industrie di interesse strategico, non sprecare cibo, acquistare titoli di stato)
 Favorire il reclutamento (soprattutto dove non c'è servizio di leva, come in Gran Bretagna)
→ Commistione con tecniche pubblicitarie e linguaggi artistici

CAPITOLO 4 – Riflessioni del dopoguerra e gli Usa

Le «lezioni» della grande guerra


 L’esperienza della Prima guerra mondiale e dei mezzi e degli apparati della propaganda
sperimentati in quell’occasione suscitarono nell’immediato dopoguerra dibattiti pubblici
con il coinvolgimento di politici, professionisti e scienziati sociali
 Furono pubblicati, negli anni immediatamente successivi, alcuni studi destinati a diventare
classici della sociologia della comunicazione, della comunicazione politica o della teoria
della propaganda
 La gran parte dei libri fu pubblicato negli Stati Uniti e in UK, ma ebbero ampia circolazione

UNO - Walter Lippmann, giornalista.


Indaga i meccanismi attraverso cui le immagini «interne» elaborate nelle nostre teste ci
condizionano nei rapporti con il mondo esterno
Quelle immagini sono fortemente influenzate da due fenomeni:
a) la psicologia del profondo, impiegata per analizzare le motivazioni psicologiche di individui e
gruppi sociali;
b) i mass media, «che partecipano nell’autodefinizione della realtà attraverso le dinamiche della
censura, segretezza, propaganda, e affermazione degli stereotipi»
Il sistema democratico, rivoluzionato da quei due fenomeni, governa società complesse attraverso
meccanismi di formazione del consenso non sempre limpidi, trasparenti, irreprensibili

DUE - George Creel, giornalista


Raccontò che durante la guerra erano state utilizzate tutte le tecniche di marketing e i mezzi di
comunicazione a disposizione, per manipolare l’opinione pubblica.
Le notizie erano state «vendute» al pubblico al pari di ogni altro bene di consumo

TRE - Harold D. Lasswell, politologo


Influenzato dalle teorie di Freud, sostiene che i comportamenti e le scelte politiche delle masse
hanno poco a che fare con scelte razionali e pienamente coscienti.
La propaganda ha successo quando manipola con accortezza sentimenti ed emozioni (come
aggressività, senso di colpa, senso di debolezza, affetto).
Grazie all’uso di mass media, simboli, cerimonie e riti collettivi, facendo appello alla sfera
dell’emotività era possibile suscitare dinamiche inconsce capaci di indirizzare gli individui verso
determinati atteggiamenti e comportamenti politici.

Usa, anni Venti e Trenta


Periodo segnato dalla cesura storica del crollo di Wall Street nel 1929 e quindi diviso tra i
"ruggenti" anni Venti e la grande depressione economica degli anni Trenta.
Due casi di studio interessanti per la storia della comunicazione politica:
1) Campagna elettorale Harding - elezioni presidenziali 1920
Si concluse con Harding 60,3% e Cox 34,1%.
La guerra ha rafforzato la reputazione dei pubblicitari.
Alle elezioni del 1920, per la prima volta nella storia del paese, i Repubblicani affidano la gestione
della campagna presidenziale a un pubblicitario: Albert Lasker.
Lasker applica alla campagna per Harding le tecniche già collaudate nella vendita di prodotti
commerciali: “vende” il candidato come ha già fatto con prodotti qualsiasi; tecniche:
 Uso di testimonial
 Ricorso a tutti gli stumenti di comunicazione (per es. jingle musicali)
 Promozione comparativa
 Messaggi "reason-why"

Lasker dedica attenzione all’elettorato femminile in misura inedita per la politica: il mondo dei
partiti era integralmente maschile, non aveva un linguaggio appropriato con cui rivolgersi alle
donne, che invece nel 1920 hanno ottenuto il diritto di voto.
Lasker amplia il ruolo nella campagna elettorale della moglie di Harding (e anche della madre).
La figura della futura first lady diventa protagonista di dibattiti su moda, consumi, tempo libero:
argomenti “innocui”, meno problematici, al riparo dalle rivendicazioni più politiche dei movimenti
di emancipazione femminile.

2) Propaganda di Roosevelt per il New Deal


Dopo il crollo della borsa di New York, grave crisi economica mondiale: il problema principale
diventa la disoccupazione.
Questione centrale nelle elezioni presidenziali del 1932  Trionfo del candidato democratico
Roosevelt contro il presidente uscente Hoover.
Il presidente Roosevelt lancia il New Deal: interventi in vari settori, politiche sociali e sostegno al
lavoro / sindacato e piani di lavori pubblici per creare posti di lavoro.

La comunicazione di Roosevelt
Quella di Roosevelt è una presidenza innovativa anche per lo stile politico
 Uso sistematico della propaganda e dei media per promuovere le finalità del New Deal, pur
nel permanere di un sistema mediatico gestito e controllato dai privati
 L’idea di fondo è creare un nuovo stile di comunicazione politica, basato sul rapporto
diretto tra leader e società
 Obiettivo: infondere coraggio e ottimismo

Roosevelt: le «chiacchierate al caminetto»


Stile confidenziale di comunicazione politica (toni pacati e intimi); Roosevelt legge con molta
lentezza un testo scritto (uso in prima persona dei mass- media).
Audience enorme: in media circa 50 milioni di ascoltatori, più di un americano su tre
Il potere politico attiva un enorme flusso informativo, anche attraverso conferenze stampa,
interviste in esclusiva e invio di notizie

Hollywood e il New Deal


Non è soltanto il governo a promuovere il New Deal, ma anche una parte del sistema mediatico.
Per es. il cinema (soprattutto quello mainstream hollywoodiano) ha un ruolo fondamentale per la
ripresa psicologica della popolazione, rilanciando ottimismo, fiducia e valori fondamentali
(matrimonio, famiglia, lavoro, virtù, vita collettiva)
Analogie tra la retorica presidenziale di Roosevelt e il cinema negli anni della depressione:
- Registro del melodramma: empatia per vittime della crisi e sostegno alle politiche del New Deal;
- Affinità nell’opera di importanti registi
- Convergenza sui temi come la necessità di solidarietà e coesione, l'ideologia della frontiera,
l'attenzione per gli ultimi, la critica a un capitalismo cinico e indifferente alle persone,
l'impoverimento prodotto dalla grande depressione economica.

CAPITOLO 5 – Urss e Media

I totalitarismi: analogie e differenze (Unione sovietica / Italia e Germania)


Differenze:
 Struttura economica e sociale (struttura socialista senza privati / struttura capitalista)
 Discontinuità con passato e rapporto con preesistenti élite: (rivoluzione / conservazione)
 Ideali e valori di riferimento (uguaglianza / imperialismo e razzismo)
 Obiettivi e strategie della politica estera (convivenza / aggressione e annessione)
 (Urss è un paese industrialmente arretrato, a differenza dell’Italia e della Germania)
Analogie:
 Sistematico ricorso alla violenza come strumento politico
 Abolizione di elezioni e libertà fondamentali
 Partito unico e capo carismatico
 Apparato repressivo e politiche di controllo "totale" (con censura e propaganda)
 Indottrinamento ideologico dei giovani

Un nuovo stile politico


 Creare l’uomo nuovo: Cambiare non soltanto lo stato e il sistema di potere, ma i
comportamenti, gli stili di vita, la mentalità, l'intera organizzazione sociale
 Estetica della politica: importanza dell’immagine e dell'apparato simbolico, e prevalenza
della sfera emotiva sulla razionalità
 Religione politica: Mobilitazione delle masse: miti, riti, liturgie e ideologia (si cerca di
coinvolgere più individui possibili)
 Culto del capo: Concetti astratti e generali (sovranità, nazione, popolo, progresso, libertà)
vengono ridefiniti e identificati nella figura del dittatore
 Sistema mediatico di stato: Diventa decisivo l’uso dei media da parte del potere politico:
rigido controllo sull’informazione e sulla cultura

La propaganda in azione
 Esperienza della Grande guerra
 Creazione di apparati statali per gestione centralizzata della comunicazione politica
 Sostituzione dei propri simboli a quelli preesistenti (simboli semplici e riconoscibili, per
saturare l’individuo con presenza costante)
 Occupazione degli spazi pubblici: raduni di massa e cerimonie di partito
 La propaganda si accompagna alla violenza e al terrore

L’Urss da Lenin a Stalin


1917 – 1930: Partito bolscevico al potere / Lenin lancia la Nep (Nuova politica economica)
Morte di Lenin  Stalin leader unico del partito → inizio stalinismo (fino a morte di Stalin nel ‘53)
La propaganda sovietica
Sistema fortemente centralizzato: Dipartimento per l'agitazione e la propaganda (Agitprop),
organo del comitato centrale del Partito comunista
Tema di fondo: cancellare il passato (pregno di arretratezza, analfabetismo, superstizione diffusa
attribuita alla presenza della Chiesa ortodossa), celebrando le conquiste realizzate e indicando un
«radioso avvenire», in nome del quale si giustificano gli stenti e le sofferenze del presente
Condizioni sociali: alto tasso di analfabetismo e diffusa povertà → Primato dei media visivi e
semplificazione dei messaggi.

Gli strumenti
Soppressione dei giornali "borghesi" e statalizzazione dell’editoria
La radio: Uso limitato, per l’alto costo e la scarsa diffusione di apparecchi radiofonici.
Anni 30: favorito l'ascolto collettivo tramite altoparlanti in luoghi pubblici.
Il cinema: Statalizzazione delle case di produzione cinematografica.
Anni 30: centralizzazione in un'unica agenzia di produzione.
I manifesti e i giornali murali: Ampia diffusione, sia nei centri urbani che nelle zone rurali.
Anni 30: produzione centralizzata, gestita dall’editrice dello stato.
Le manifestazioni pubbliche di massa: Forme tradizionali di eventi pubblici (feste, raduni,
spettacoli, ecc.), adattati alla comunicazione ideologica e organizzati tramite la ramificazione del
partito comunista sull'intero territorio.

Prima fase (1917-21): rivoluzione e guerra civile


Propaganda militarizzata, per sostenere il "comunismo di guerra".
Esaltazione della rivoluzione proletaria e attacco ai nemici capitalisti

Seconda fase (1921-29): la Nep


Fase di sperimentazione artistica, coinvolgimento degli intellettuali, relativa libertà nella scelta dei
linguaggi e degli stili.
Obiettivo: costruire un nuovo immaginario e un'idea alternativa di modernità.
Esempio: nel cinema, stagione della sperimentazione e delle avanguardie, come la "scuola del
montaggio" → Impegno diretto della dirigenza bolscevica

Terza fase (1929-45): lo stalinismo


 Emarginazione degli artisti d’avanguardia.
 Valorizzazione delle conquiste del regime in campo economico e sociale.
 Necessità di accettare i sacrifici e la dura disciplina.
 Celebrazione unità di partito e nazione, indicando i nemici esterni e quelli interni.
 Mito di Stalin e culto della personalità.

CAPITOLO 6 – Fascismo e Media

La stampa
1924-1926: leggi contro la libertà di stampa:
 Chiusura della stampa di opposizione Sistema delle “veline” Culto del duce
 Pubblicazioni per i giovani Discredito della stampa estera
 Duplice tipologia di testate: organi del PNF e giornali allineati e “fascistizzati”
 Ridefinizione del concetto di libertà: controllo capillare sulla stampa, attraverso una serie
di obblighi e regole che vanno oltre l’imposizione dell’ideologia di stato:
 Enfasi su valori tradizionali (es. famiglia)

Le “veline”: Disposizioni impartite alla stampa dal Ministero della Cultura Popolare (MinCulPop)
 «Non interessarsi mai di nessuna cosa che riguardi Einstein»
 «Non si deve pubblicare che il Duce ha ballato»
 «Notare come il Duce non fosse affatto stanco dopo quattro ore di trebbiatura»
 «Non si deve dire “camions” ma autocarri. Vale anche per il singolare»

Le “veline” venivano battute a macchina, si usava un foglio di carta, “carta carbone”, che aveva
dietro impresso dell’inchiostro.
Mettendo un foglio dietro si poteva usare la macchina da scrivere per copiare ciò che veniva
battuto anche sul foglio dietro.
Si poteva fare con più fogli, sottili, ovvero carta velina.

Pubblicazioni per i giovani: Obiettivo: imprimere un'educazione fascista alle giovani generazioni,
anche attraverso la cultura di massa
Il culto del Duce: Centralità del corpo di Mussolini, spesso raffigurato in divisa, a torso nudo, o
impegnato in lavori manuali

La radio
1924: nasce l’Unione Radiofonica Italiana: ha l'esclusiva delle trasmissioni sul territorio nazionale
1926: fondata Società italiana per pubblicità radiofonica e affini (Sipra), unica concessionaria
1927: URI trasformata nell’Ente italiana audizioni radiofoniche (EIAR), diretta dal regime.
La radio, strumento di evasione, il fascismo la trasforma in "megafono del regime".
La propaganda invade sia i programmi di intrattenimento (temi politici nei programmi musicali e di
varietà), sia quelli di informazione.

Diffusione e ascolto radiofonico


Problema: anche se l’ascolto radiofonico è spesso una pratica collettiva, in Italia la diffusione degli
apparecchi radiofonici è lenta.
Il regime fascista mette in atto diversi tentativi per incrementare l’ascolto:
 radiodiffusione pubblica: altoparlanti nelle piazze, nelle scuole, nelle sedi del Dopolavoro e
delle organizzazioni giovanili, anche con unità mobili in occasioni importanti
 accordi con i produttori per realizzare appositi apparecchi a costo agevolati: le
“radiobalilla” e le “radiorurali”
 Istituito Ente radio rurale: ente pubblico, diffonde consumo radiofonico nelle campagne

Il cinema
1924 – 1937: Istituto Luce (L'Unione Cinematografica Educativa), primi Cinegiornali Luce e
inaugurazione di Cinecittà
Fra intrattenimento e propaganda: Il cinema di intrattenimento (è il caso del «cinema dei telefoni
bianchi») e Il cinema di propaganda

Una questione cruciale


Quali effetti ha la propaganda politica sulla società?
Quali risultati ottiene il sistema di controllo dei mass media predisposto dal regime fascista?
Da un lato, non si può sottovalutare la potenza e l’efficacia del bombardamento mediatico del
regime sulla società.
Dall’altro, anche sotto un regime totalitario persistono o si creano forme di comunicazione (di tipo
culturale, più che politico) che esulano dal controllo politico e veicolano messaggi non coincidenti
con l’ideologia ufficiale (es. film hollywoodiani, nuovi generi musicali, letteratura straniera, fumetti
e altri prodotti dell’industria culturale ecc.)

CAPITOLO 7 – Germania Nazista

La prima fase della propaganda nazista


Prima della presa del potere (1920-1933)
L’importanza della propaganda è già sottolineata nel Mein Kampf (1925) di Adolf Hitler
Uso limitato (a causa delle piccole dimensioni del partito nazionalsocialista / nazista) dei media e
preferenza per comizi pubblici e cerimonie di partito
La Germania degli anni Venti: una società industrializzata e largamente alfabetizzata
Contesto politico di forte contrapposizione ideologica
Hitler racconta nel Mein Kampf di come siano state le tecniche pubblicitarie americane un grande
aiuto nella propaganda (la politica, per convincere, deve prendere spunto da essa).

Raggiungono il potere più tardi dei fascisti italiani.


L’impoverimento della Germania, per la crisi economica, porta a una destabilizzazione del tessuto
sociale tedesco, un crollo di fiducia per tutti i partiti che avevano partecipato all’azione di governo.
Così i partiti più estremisti esplodono.

L’ascesa del partito nazista: Propaganda costruita su pochi temi chiave e contenuti semplici:
 Esperienza della grande guerra e tema della rivincita Antisemitismo (razza bianca)
 Anti-bolscevismo / anticomunismo Superiorità della “razza ariana”
 Conquista dello “spazio vitale” (Lebensraum) Leadership carismatica di Hitler

Lo “Spazio Vitale” viene concepito come espansione tedesca verso l’Europa dell’Est, affinché la
Germania possa continuare ad esistere come Stato.
Hitler ed il regime nazista, in seguito, amplieranno tale teoria estendendola non solo all’Est, ma
all’intera Europa allo scopo di evitare la” scomparsa” dello Stato tedesco dal mondo o di diventare
un Paese “schiavo” di altri.

«Secondo Hitler, tutta la propaganda deve adeguare il suo livello intellettuale alla capacità di
comprensione del più stupido dei suoi destinatari.
Meglio, allora, il banale argomento del bianco contro il nero, che i pensieri sofisticati.
Il tema deve avere effetto esplosivo, l’unico scopo è aizzare le ansie e le passioni e infiammare la
folla fino al parossismo.»

La seconda fase della propaganda nazista


Dopo la presa del potere: il Terzo Reich (1933-1945)
 Costruzione di un apparato propagandistico centralizzato
 Sostituzione dei propri simboli a quelli preesistenti
 Mobilitazione delle masse e soprattutto delle giovani generazioni
 Uso sistematico e controllo dei media, anche dei più sofisticati
 Occupazione degli spazi pubblici con grandi manifestazioni di massa

Centralizzazione
Come gli altri regimi totalitari, ma governando su una società largamente alfabetizzata e
industrializzata, il regime nazista sfrutta tutti i mezzi di propaganda disponibili.
Processo di convergenza mediatica: es. film di propaganda che ripropongono le immagini dei
grandi raduni del partito nazista.
Centralizzazione istituzionale: Ministero per l’educazione popolare e la propaganda con uffici
regionali che raccolgono anche informazioni sull'opinione pubblica
«La propaganda ha il solo obiettivo di conquistare le masse.
Ogni mezzo capace di raggiungere questo fine è buono, ogni mezzo che lo intralcia è cattivo.»

La figura chiave: il Führer


Grande capacità oratoria e scenica di Hitler → Creazione di una “religione” basata sul Führer.
Invenzione di uno stile retorico e perfino di una nuova lingua
La figura del capo coniuga potere e carisma.

«Gradualmente la lingua tedesca subisce una conversione all’ideologia tedesca.


E’ un processo minuzioso e non dichiarato: è una conquista lenta mediante le parole e non le armi.
Durante il Terzo Reich l’aggettivo [fanatisch] ha avuto un valore di straordinario riconoscimento;
era un rafforzamento dei concetti di coraggio, tenacia.
L’aggettivo ha finito col perdere anche la più lieve sfumatura peggiorativa.»

Il media preferito: il cinema


Hitler e Goebbels sono ossessionati dal cinema: secondo loro, consente di veicolare la propaganda
attraverso l’intrattenimento → Estensione del controllo statale su produzione, distribuzione e
proiezione delle pellicole:
(RFK): ente pubblico per regolare l’industria cinematografica (es. controllo preventivo delle
sceneggiature e dei finanziamenti, riduzione progressiva delle importazioni, rimozione di ebrei e
artisti considerati "degenerati" ecc.)
(UFA): tra il 1937 e il 1942 riunisce tutte le aziende cinematografiche
Temi: nazionalismo, supremazia ariana, "comunità del popolo", militarismo, antisemitismo
Il tema centrale è l’antisemitismo: “Razza ebraica” come capro espiatorio, causa di tutti i problemi
della società tedesca.

CAPITOLO 8 – Propaganda nella II Guerra Mondiale

Verso la guerra
 Anni ’30: serie di conflitti “regionali” (guerra d’Etiopia, guerra civile in Spagna, invasione
giapponese della Cina)
 La guerra è già al centro dell’attenzione dei media
 Nei paesi coinvolti, propaganda bellica (per es. nell’Italia fascista fin dal 1935)

Un dilemma cruciale
Duplice esigenza: da un lato, suscitare l’odio verso il nemico, mostrando la sua crudeltà; dall’altro,
non compromettere il morale di truppe e civili e non provocare un rifiuto della guerra.
Importanza strategica sia della propaganda bellica, sia del sistema dell'informazione, sia della
produzione mediatica destinata all’intrattenimento

Dittature e democrazie
Dittature:
 Ulteriore centralizzazione dei sistemi di controllo dell’informazione e degli apparati di
propaganda inaugurati negli anni precedenti
 Incrementata la collaborazione con l’esercito

Democrazie:
 Istituzione di organi di propaganda analoghi a quelli della Prima guerra mondiale.
 Permane una condizione di relativo pluralismo: i media rimangono in possesso dei privati e
conservano una certa autonomia dai governi → questi devono affidarsi a censura,
regolamentazione, pressioni non «formali» e all’appello al patriottismo

Due modelli prevalenti


1. La “strategia della verità”
 Adottata soprattutto in Gran Bretagna
 Lezione della Prima guerra mondiale, quando la propaganda inglese era accusata di
enfatizzare le atrocità dei tedeschi
 All’inizio, per non mentire e non rivelare segreti militari, si cerca di dare meno notizie
possibili; in seguito, tre linee-guida per l’informazione:
1) sopprimere le notizie non serve
2) la censura migliore è l'autocensura (censurare prima che essa sia visibile)
3) le notizie devono essere vere e precise
 I media conservano il favore del pubblico e vedono crescere la propria reputazione
 Ruolo fondamentale della radio (la BBC)

2. La “campagna d’odio”
Campagna australiana contro i giapponesi: nei documenti ufficiali viene definita “campagna
d’odio” e adotta stereotipi razzisti
Campagna Usa contro tedeschi e giapponesi: i primi descritti come esseri disumani per la loro
crudeltà; i secondi rappresentati come esseri subumani (es. scimmie, topi, mostri).
Propaganda tedesca: sempre più estrema nelle forme e nei contenuti.
Alla fine, diventa irrealistica, tanto da perdere credibilità agli occhi del pubblico

Hollywood ripropone vecchi pregiudizi anti-asiatici → ma non è condivisa dall’OWI (United States
Office of War Information), preoccupata di perdere il sostegno delle varie minoranze etniche
Si cerca comunque di non esagerare nelle rappresentazioni, per evitare eccessivo pessimismo.

La propaganda tra le file del nemico


Oltre alla propaganda interna, si fa ricorso anche alla propaganda all’estero o nei territori occupati
dal nemico → “Guerra psicologica”: uso pianificato della propaganda allo scopo di influenzare
l’opinione pubblica delle popolazioni o indebolire la tenuta degli eserciti nemici
 Diffusione di opuscoli, volantini, trasmissioni radiofoniche clandestine, per far circolare
notizie, appelli, proclami, messaggi “sovversivi”
 Esempio estremo di "guerra psicologica": bombardamenti aerei sulle città per creare
panico e sfiducia (ma a volte con risultati contraddittori)

Due modelli di uso del cinema


 Controllo totale dell’attività cinematografica e nazionalizzazione delle aziende del settore
 Commistione fra propaganda e intrattenimento

Cinema americano
 Il governo americano è consapevole delle potenzialità del mezzo, ma l’OWI ha poteri
limitati: emana linee guida, al massimo produce o diffonde cinegiornali e documentari
 Molti cineasti, attori, sceneggiatori ecc. collaborano alla propaganda bellica per
convinzione, alcuni dei più famosi si arruolano nelle forze armate
 Rapporto di stretta collaborazione tra gli studios hollywoodiani e il governo

L’importanza della radio


Diffusione di informazioni ufficiali e di propaganda
Creazione di appositi programmi “di guerra”, come quelli destinati alle forze armate.
Programmi musicali, per distrarre e tenere alto il morale
“Guerra delle onde”: trasmissioni in onde corte rivolte all’estero tramite le “radio clandestine”
→ I governi dei paesi di destinazione cercano di bloccarle, anche punendo l’ascolto, ma con pochi
e controproducenti risultati
→ Circolazione di informazioni che sfuggono alla censura e al controllo, per es. le prime notizie
sulla Shoah

Radio clandestine
Scopo: «La radio clandestina deve fare tutto il possibile per accrescere la tendenza al panico.
La sua parola d’ordine deve essere: “Siamo perduti; basta con questa guerra”.»

Effetti: «Si ritiene che se il nostro governo ha aggravato le pene contro gli ascoltatori della radio
nemica, evidentemente ha tutto l’interesse di nascondere ciò che realmente accade.
Non è possibile che noi riportiamo sempre successi e vittorie e che la nostra situazione è sempre
buona, mentre il nemico non riporterebbe continuamente che insuccessi, sconfitte e perdite e che
la situazione di esso sarebbe sempre molto critica e grave.»

Extra – circolazione di informazioni censurate: «“Il nostro fine” ha detto Goebbels alla radio “è di
estirpare gli ebrei; Sia che vinciamo, sia che siamo battuti, noi dobbiamo raggiungere e
raggiungeremo questo fine”. A che scopo? ci si domanda.
Secondo le informazioni dell’esercito polacco in esilio sono stati uccisi o torturati a morte dalla
Gestapo in tutto già 700.000 ebrei. Sapete questo, voi tedeschi?»

Effetti mediatici
Durante la guerra mondiale i mass media modificano la percezione dello spazio e l'immaginario
visivo: per il pubblico, la Seconda guerra mondiale è una gigantesca lezione di geografia
 L’efficacia della propaganda è connessa a due fattori: possibilità di raccontare vittorie unita
alla capacità di agganciarsi a idee, visioni, sentimenti e pregiudizi già ampiamente diffusi
 Alla fine della guerra, credibilità e fiducia nei media è molto variabile: si va dal crollo di
fiducia verso l'informazione mediatica nei paesi vinti, all’enorme prestigio per i vincitori
CAPITOLO 9 – La Guerra Fredda

Un mondo diviso: Usa vs. Urss


Guerra Fredda: Logica bellica di scontro frontale tra le due massime potenze vincitrici della
Seconda guerra mondiale, Usa e Urss, entrambe dotate di armi atomiche
Conflitto che non sfocia in uno scontro militare diretto fra i duellanti (anche se in varie occasioni si
arriva alle soglie dello scontro armato e inoltre entrambe le superpotenze sono singolarmente e
ripetutamente coinvolte in conflitti bellici locali)

Una guerra di propaganda


Guerra ideologica e psicologica (oltre che economica e geopolitica).
I mass media sono “armi” fondamentali:
 la Guerra fredda influisce profondamente sui contenuti dei media
 i media incidono significativamente sull’evoluzione del conflitto

Triplice dimensione della guerra mediatica:


 Interna alle due potenze
 Nei paesi europei appartenenti ai due blocchi politici
 Su scala globale, con il coinvolgimento del “Terzo mondo”

Urss: i media al servizio dello Stato


 Intero sistema mediatico al servizio dello Stato
 Celebrazione del patriottismo (vittoria contro il nazifascismo) e del mito di Stalin (fino alla
morte nel 1953)
 Contrapposizione tra la società modello sovietica e il decadente mondo capitalista

La destalinizzazione
Lanciata da Chruscev, rappresenta un processo di (parziale) revisione della linea politica sovietica,
con ripercussioni anche nel campo della comunicazione e della propaganda politica:
 Rimozione della figura di Stalin dall’iconografia sovietica
 Nuovo atteggiamento dei leader in pubblico
 Prime manifestazioni controculturali di ispirazione americana

Usa: collaborazione dei media commerciali


Sistema mediatico pluralista e di iniziativa privata, ma unito con il governo nella rappresentazione
degli Usa come modello di libertà, democrazia e benessere → Hollywood è in prima fila.
Esaltazione dell’American Way of Life, non più come sogno ma come realtà.
Paranoia anticomunista, anche con l’uso di «metafore».

Usa: il maccartismo
Campagna anticomunista lanciata dal senatore repubblicano Joseph McCarthy tra il 1950 e il 1955
«Caccia alle streghe» che colpisce poche vere spie sovietiche e molti simpatizzanti comunisti o
semplici democratici ingiustamente sospettati di essere filosovietici  Si forma una «Lista nera»,
con il sostegno di radio, televisioni, Hollywood e molti editori e direttori di giornale
Lo scenario europeo
Negli anni ’50 l’Europa è divisa in due blocchi, sotto l’influenza delle due superpotenze:
Europa occidentale
 Diffusione di prodotti culturali americani (cultura di massa, già iniziata e ora intensificata)
 Allineamento e collaborazione dei governi nazionali, anche se con forti interferenze da
parte degli organi governativi americani: es. United States Information Service (USIS) e
Central Intelligence Agency (CIA)
 Pluralismo → Riproposizione del bipolarismo all’interno delle sfere pubbliche nazionali
(anche se le voci filocomuniste rimangono in minoranza)

Europa orientale
 Creazione del Cominform (1947)  Dimensione internazionale della propaganda sovietica
 Subordinazione dei governi nazionali alla linea del Pcus (Partito comunista)

CAPITOLO 10 – Politica e TV

TV e politica
Come fonte di notizie, luogo di dibattito sui temi di attualità politica e veicolo di diffusione delle
parole di partiti e istituzioni, le reti TV si sono accaparrate un pubblico più ampio di altri media.
Vedere le immagini degli eventi e i volti dei giornalisti sembra conferire verità all’informazione →
forte capacità persuasiva della tv («lo hanno detto alla tv»)

La Guerra fredda in TV
Ovunque la TV è pienamente allineata agli imperativi della Guerra fredda, ancor più degli altri
media: all’interno di entrambi i blocchi geopolitici, è usata come strumento per illustrare i benefici
del proprio sistema politico ed economico e celebrare la superiorità del proprio campo.
 Negli Usa, nonostante la condizione di pluralismo assicurata dal modello commerciale,
tutte le emittenti televisive sono schierate su posizioni antisocialiste e antisovietiche.
 In Europa occidentale, la TV pubblica è in linea con gli orientamenti del governo e lascia
poco spazio alle forze di opposizione (soltanto in campagna elettorale).
 Nell’Europa orientale, la TV è totalmente subordinata al potere politico e alla leadership
sovietica.

Il rapporto tra TV e politica


La TV non è solo informazione generica e intrattenimento, ma anche un nuovo strumento di
comunicazione e propaganda politica  Fin dalle origini, vari utilizzi "politici":
 Propaganda di Stato: fin dalle prime trasmissioni sperimentali (seconda metà anni 30), poi
in particolare nei paesi del blocco sovietico
 Propaganda elettorale: trasmissione di spot, in particolare in Usa
 Arena elettorale: spazio mediatico per dibattiti tra politici e confronti tra candidati
 Mezzo di informazione: fin dagli anni 50, telegiornali e programmi di attualità politica (ma
sottoposti a forme di controllo governativo nei paesi con sistema radiotelevisivo pubblico)
 Mezzo di comunicazione diretta: diffusione di comunicati "ufficiali" di capi di stato o di
governo

Televisione e politica
Si intrecciano due questioni:
1) L’informazione politica: come viene «raccontata» la politica (sia l’azione «istituzionale», sia la
dialettica tra partiti, soprattutto durante le campagne elettorali)
2) Gli effetti della televisione sulla politica: come i politici «usano» la tv e come comunicano.
Il nuovo mezzo li spinge a modificare il loro rapporto con i cittadini

Focus 1: Elezioni presidenziali americane 1952 e Primi spot elettorali televisivi


Nella campagna per le elezioni presidenziali del 1952, il candidato repubblicano Eisenhower è il
primo a utilizzare spot televisivi: la campagna era diretta dal pubblicitario Rosser Reeves

L’evoluzione degli spot politici


A partire dal 1952, negli Stati Uniti le spese per gli spot elettorali assorbono una quota sempre più
ampia delle risorse investite nelle campagne.
Sono frequentemente coinvolti importanti pubblicitari, e vengono utilizzati tecniche e stili diversi.
In Europa per molto tempo non sono consentiti, in Italia saranno usati sistematicamente per la
prima volta nel 1974, in occasione del referendum sul divorzio

Focus 2: la "telecrazia" di Charles de Gaulle


Il presidente francese De Gaulle è il primo politico europeo a fare un uso sistematico dei messaggi
televisivi: con 76 apparizioni televisive tra il 1958 e il 1969, a lungo in assoluta solitudine, grazie ai
suoi discorsi in cui dichiarava come i partiti non dovessero apparire per usare la TV.
Solo nella campagna presidenziale del ‘65 per la prima volta i francesi videro in tv i suoi avversari.
Fu accusato di "Telecrazia": forma di potere carismatico basato sull’uso semi- monopolistico del
media televisivo.

La "telecrazia" di Charles De Gaulle


1. La prima, nel 13 giugno 1958, fu fallimentare, mente il 27 giugno 1958, nella seconda
apparizione televisiva, dimostrò di aver fatto tesoro dei suggerimenti avuti.
Si tolse gli occhiali, imparò il discorso a memoria per non leggere gli appunti, prese lezioni di
recitazione, usò un truccatore personale, esordì puntando il dito verso la telecamera e dicendo «È
a voi che mi rivolgo»
2. La conferenza stampa, usata nei grandi annunci internazionali → affermazione scenografica
della propria autorità davanti al mondo e al Paese. (si svolgeva all’inizio una volta l’anno, poi due)

Focus 3: elezioni presidenziali americane 1960 - prima sfida televisiva


26 settembre 1960: primo dibattito in diretta televisiva tra il candidato democratico Kennedy e
quello repubblicano Nixon (ne seguiranno altri 3).
Format ripetuto per tutte le elezioni successive: la TV diventa un'arena politica di primaria
importanza fino ai giorni nostri.

Dibattito Kennedy-Nixon (1960)


 Nixon era più esperto. Discorsi convincenti per entrambi, ma Kennedy risultò più
telegenico e vinse il duello (il primo di quattro)
 I telespettatori apprezzarono la disinvoltura di Kennedy, il suo aspetto giovanile, la sua
compostezza
 Nixon apparve teso e a disagio; si presentò con una giacca dal colore smorto, con il viso mal
rasato e sudaticcio; aveva solo 4 anni più del rivale, ma sembrava molto più anziano
 Diversità nel linguaggio del corpo, nella mimica facciale, nelle emozioni evocate
 Esito diverso alla radio e in televisione

Novità nella comunicazione politica


 Palcoscenico televisivo come nuova arena politica: strumento per diffondere messaggi, ma
anche fonte di legittimazione per candidati ed esponenti delle forze politiche.
 Graduale trasformazione delle tecniche di comunicazione: adattamento allo schermo del
linguaggio del corpo, attenzione per l’estetica, “confezione” dell’immagine dei leader ecc.
 Necessità di convincere un pubblico generico ed eterogeneo: tendenza a discorsi
rassicuranti, conformisti, patriottici.
 Prevalenza di una comunicazione basata su suoni e immagini, meno analitica e più
emotiva.

CAPITOLO 11 – ’68 e movimenti

Il “lungo” Sessantotto globale


 Lungo ciclo di contestazione, che si apre all’inizio degli anni ’60 e in alcuni casi prosegue
anche nel decennio successivo; il 1968 è l’anno di massima diffusione delle proteste, con
forte coinvolgimento delle università
 Frattura generazionale: i principali protagonisti sono i “giovani”, soprattutto studenti
universitari e intellettuali: Il più facile accesso alla formazione culturale, rispetto ai genitori,
provoca una frattura.
 I «giovani» assumono una propria specifica identità grazie alla scolarizzazione di massa,
alla cultura di massa e alla società dei consumi
 Fenomeno globale: sebbene in forme diverse, investe quasi tutto il mondo

Principali elementi ideologici


 Solidarietà internazionale intorno ad alcuni simboli e miti unificanti: es. l’opposizione alla
guerra in Vietnam, Che Guevara, il “terzomondismo” ecc.
 Compresenza di diverse correnti politiche e ideologiche, all’insegna di una commistione
tra istanze egualitarie, derivanti dal marxismo (solidarietà con i lavoratori), e istanze
libertarie e antiautoritarie (libertà sessuale, critica alle istituzioni: scuola, famiglia, stato)
 Distanza (se non conflitto) con la sinistra “tradizionale”
 Democrazia diretta, incarnata nell’assemblea, in contrapposizione alla rappresentanza
 Stretto legame con le emergenti tendenze controculturali, anticonformiste, alternative

L’occupazione degli spazi pubblici


Lo “scendere in piazza” è il mezzo espressivo fondamentale di ogni movimento di protesta.
Il Sessantotto ricorre a modalità tradizionali, desunte dal movimento operaio (il corteo che
attraversa le zone centrali della città, il picchetto), e ne crea di nuove (il sit-in).
Può svolgersi secondo dinamiche pacifiche e festose (esibire bandiere e striscioni, urlare slogan) o
violente (rompere vetrine, incendiare auto, scontrarsi con le forze dell’ordine).
Rientra nell’ambito della ritualità politica: funziona sia come strumento di identità e coesione di
gruppo, sia come forma di rappresentazione verso chi assiste.
Il suo impatto è amplificato dal racconto che ne fanno i media “ufficiali”.

Il ‘68 nell’informazione «ufficiale»


Le strategie usate dal sistema informativo (stampa, radio, tv) per trattare il movimento
1. Banalizzazione: insistere su aspetti secondari, come l’abbigliamento, l’aspetto fisico, il
linguaggio
2. Polarizzazione: enfatizzare la contrapposizione tra i movimenti di sinistra e i gruppi di
estrema destra (la teoria degli «opposti estremismi»)
3. Marginalizzazione: rappresentare i dimostranti come devianti e isolati dalla società
4. Denigrazione: sottostimarne il numero, enfatizzare i conflitti interni al movimento, porre in
dubbio l’autenticità o l’efficacia delle mobilitazioni
5. Delegittimazione: dare ampio spazio a chi si oppone al movimento (specialmente governo,
magistratura, forze di polizia)
In un secondo momento, però, si sono avuti cambiamenti e aperture

Contro i media
Il movimento del 68 solleva il problema del ruolo dei media nel processo di formazione
dell’opinione pubblica nelle democrazie occidentali
Contesta i giornalisti il sistema dell’informazione, accusati di falsare la verità
Accusa l’intera industria culturale di anestetizzare gli individui, recuperando critiche già formulate
nei decenni precedenti o le tesi contro la «società dello spettacolo»

Culture giovanili alternative e ’68’


 Il rapporto con la cultura di massa, in realtà, è più ambiguo.
 L’industria culturale consente di far circolare la controcultura: Il linguaggio e gli
stili propri di molte tendenze controculturali sono largamente presenti nelle
agitazioni giovanili
 La controcultura ha radici nei decenni precedenti, ma alla fine degli anni 60
raggiunge segmenti di pubblico più ampi
 La controcultura raramente esprime contenuti direttamente politici, se non,
genericamente, per l'antimilitarismo e il rifiuto del razzismo.
Però dà espressione a stili di vita meno conformisti (sessualità più libera, uso delle
droghe), voglia di libertà al di fuori delle regole dominanti, ricerca di pace e armonia,
desiderio di affrancamento dalla famiglia, della scuola, delle istituzioni e della religione

La comunicazione del Sessantotto


I movimenti di contestazione cercano anche di dotarsi di mezzi di comunicazione alternativi, sia
per contrastare le notizie e le opinioni veicolate dal sistema dell’informazione, sia per far
emergere la propria visione del mondo, contro quella ufficiale, sostenuta dalla cultura di massa
I protagonisti invocano una «presa di parola», che riflette la grande voglia di partecipazione
Uso sia di strumenti canonici (volantini, manifesti, riviste e giornali) sia di strumenti originali e
innovativi (graffiti, murales, audiovisivi e, poco dopo, anche la radio e il video-attivismo)
Molti militanti in seguito entreranno, da professionisti, nel mondo dei mass media e del
giornalismo

La «controinformazione»
Informazione per «smascherare le menzogne del potere», in alternativa a quella fornita dai mezzi
di comunicazione ufficiali, ritenuti faziosi e non obiettivi.
Dalla metà degli anni ’60 si diffonde negli Stati Uniti, poi in Europa
Il mezzo principale furono i giornali, ma venne veicolata anche attraverso cinema, radio, teatro,
fumetti, canzoni.
Uso di «mezzi poveri»
Il ciclostile: si stampano documenti delle occupazioni, che circolano anche da una città all'altra,
attraverso contatti personali, e i volantini, per comunicare slogan e brevi testi o i futuri
appuntamenti
I graffiti e le scritte murali: Brevi slogan, poi murales e graffiti colorati e graficamente elaborati.
I manifesti:
 Rinascita del manifesto: ovunque se ne fa un uso nuovo e massiccio
 I costi limitati e la semplicità di materiali e procedimenti favoriscono la diffusione della
stampa serigrafica
 Diverse influenze: pubblicità commerciale, nuove correnti artistiche (pop art), fumetto
d’autore
 Rivoluzione di strutture grafiche e linguaggi, per marcare il distacco dall’iconografia del
“potere” o da quella degli oppositori della gen. precedente, grigia e burocratica
 Toni principali: irriverenza, ironia, violenza, immaginazione

Il cinema
Produzione autonoma di materiali audiovisivi da proiettare nelle assemblee o nelle sedi politiche,
con scarse possibilità di uscire all’esterno.
Si va da brevi cortometraggi dal linguaggio didascalico e dalle finalità propagandistiche a
lungometraggi, tematicamente complessi e formalmente ricercati.
Due filoni: quello sociale (in cui si denunciano situazioni specifiche esemplificative dei problemi
della società) e quello ideologico (controinformazione, critica generale del sistema sociale ed
esaltazione delle lotte).

Il videotape
Dalla fine degli anni ’60 diffusione del videotape: tecnologia più agile, meno costosa, non richiede
troupe di professionisti
Vantaggio: maggiore accessibilità del mezzo.
Come il cinema militante voleva demistificare il cinema ufficiale, l’uso del videotape vuole
condurre la stessa azione nei confronti della televisione, costruendo una televisione “dal basso”

La radio
Dalla fine degli anni ’60, radio libere e radio underground. In Italia, dalla metà degli anni ’70
nascono le «radio libere» (tra queste, le radio politiche, o «radio di movimento»).
Le radio svolgono attività di controinformazione e, al tempo stesso, creano nuovi linguaggi

La «quadrupla A»
Le quattro strategie dei movimenti sociali e di gruppi di protesta nei confronti della
comunicazione: la «quadrupla A»
Astensione
Nessuno sforzo per accedere ai media, anche a causa dei frustranti e infruttuosi tentativi fatti in
passato

Attacco
Critica ai mass media, in nome di principi generali (rispetto della verità) e di un’etica professionale
(attenzione a differenti punti di vista, verifica delle notizie, separazione tra fatti e opinioni).
Adattamento
Tentativi di utilizzare i mass media, per ottenere visibilità; modi per perseguire l’obiettivo:
a) stabilire contatti diretti con i giornalisti
b) cercare supporter e alleati celebri o politicamente rilevanti
c) impegnarsi in azioni creative e innovative
Va in questa direzione anche l’assecondare la fame dei media per eventi con molte persone, o
contrassegnati da violenza.

Alternativa
Dare vita a media gestiti autonomamente o autoprodotti (volantini, poster, opuscoli, libri, radio,
film, video); in tempi recenti, questa possibilità è cresciuta, grazie ai diversi strumenti disponibili

Gli effetti del Sessantotto


Il Sessantotto realizzò i suoi obiettivi politici solo in minima parte, ma innescò profonde
trasformazione nelle culture, nelle mentalità, nelle abitudini.
Entrò in sintonia con le più avanzate espressioni artistiche, dalla letteratura alle arti visive, dalla
musica al teatro al cinema.
Si allacciò alla crescente apertura del sistema dei media e della cultura di massa, verso contenuti,
stili e linguaggi meno convenzionali e politicamente meno conformisti.
In questo modo, alcuni temi e linguaggi della protesta permearono la cultura mainstream

CAPITOLO 12 – Le campagne elettorali in Italia 1° parte

Cosa sono le campagne elettorali?


Insieme di pratiche propagandistiche che precedono un appuntamento elettorale, disciplinate da
specifiche leggi e svolte da forze politiche per conquistare il voto degli elettori.
Momento centrale per il funzionamento delle moderne democrazie.
Edoardo Novelli (Le campagne elettorali in Italia, 2018) le definisce tramite coppie di opposti:
 festa / battaglia
 celebrazione / competizione
 momento sacro / rito laico
 azione di masse e individui / attività di volontari e professionisti

Cosa differenzia le singole campagne?


Differenti tipi di elezioni, a seconda del sistema istituzionale del paese:
 Referendum, i cittadini vanno alle urne per rispondere ad una questione in particolare.
 Europee, votiamo candidati italiani per il parlamento europeo
 Primarie, appuntamenti elettorali non previsti dalla costituzione
 Amministrative, quando i cittadini eleggono i propri rappresentanti a livello comunale,
provinciale e regionale
 Politiche, quando si vota per il parlamento
 Anomale, non previste dal sistema italiano.

Tre ambiti distinti caratterizzano lo svolgimento delle singole campagne elettorali: Contesto
politico, sistema dei media e Realtà sociale
Periodizzazione
Le principali periodizzazioni proposte a livello internazionale suddividono l’evoluzione delle
campagne elettorali in 3 fasi: premoderna (o pretelevisiva); moderna (televisiva); postmoderna
Cinque fasi nella storia delle campagne elettorali della Repubblica italiana:
1. PRE-televisiva (1946-60)
2. PALEO-televisiva (1960-74)
3. NEO-televisiva (1975-90)
4. POST-televisiva (1994-2005)
5. epoca della RETE (2005-13)

1. La fase pretelevisiva (1946-60)


Contesto generale: ricostruzione economica, il ritorno alla democrazia, un'alta partecipazione
dovuta anche alle forti appartenenze ideologiche e subculturali e la logica della guerra fredda.
I protagonisti: partiti di massa (Dc, Psi, Pci) e militanti
Gli strumenti: mezzi di propaganda tradizionali (comizi e manifesti, organi di stampa); ruolo
secondario della radio; marginalità della televisione
- Campagne labour intensive (grazie al grande numero di militanti volontari)
- Prevalenza della forza persuasiva della parola e dei simboli
- Temi e toni, soprattutto all’inizio, fortemente ideologici

2. La fase paleotelevisiva (1960-74)


Contesto generale: boom economico, modernizzazione e società dei consumi; i governi principali
sono quelli del centro sinistra (Dc e Psi) poiché si ha una diluizione delle identità politiche ed
ideologiche; «lungo» Sessantotto.

I protagonisti: partiti; professionisti esterni pagati dai partiti (copywriters, grafici pubblicitari,
consulenti, sondaggisti).
Gli strumenti: Televisione, stampa d’opinione (cresce di importanza) ed uso sperimentale di
audiovisivi, sondaggi
È una fase che presenta molte novità, i cui effetti appariranno in tutta la loro ampiezza nel periodo
successivo: ruolo della televisione, figure nuove provenienti dal mondo della pubblicità
commerciale

Entra in scena la tv
Dal 1960 Tribuna elettorale, poi Tribuna politica (dal 1964 uno spazio permanente):
- Un candidato per volta, che fa un discorso e risponde ai giornalisti.
- È un dispositivo scenico fatto per celebrare l’autorevolezza, la funzione imprescindibile dei
partiti e l’importanza della loro parola.
- Setting degli studi tv riprendevano un emiciclo del Parlamento o un’aula universitaria
- Le domande le potevano fare solo i giornalisti di Montecitorio.
- In questo periodo entra finalmente in scena la televisione.
In breve tempo aumentano gli spazi e vengono differenziate le formule.
Nascono i dibattiti a cinque e due, i confronti diretti, i comizi tv, i dibattiti aperti.
A lungo, abitudine di manifesti che annunciano l’apparizione televisiva, per aumentare l’audience

Il referendum sul divorzio del 12-13 maggio 1974


Primi spot elettorali: In particolare, quattro spot del Comitato del No (brevi, ironici, divertenti,
surreali, con uso di testimonial)  Anticipano molti elementi dei futuri spot elettorali
CAPITOLO 13 – La politica spettacolo, da NeoTV a Internet

L'informazione politica televisiva


Dagli anni ’60, la TV diventa il principale strumento di informazione politica per le masse
Tre principali tipi di programmi d’informazione politica:
- Telegiornali e notiziari
- Trasmissioni d’inchiesta e approfondimento
- Dirette di eventi pubblici
Tra questi, alcuni «eventi mediali» (diversi, come riti o giuramenti, improvvisi o programmati).
Il dibattito politico si ibrida con intrattenimento, dando vita a format misti (info-tainment)
→ Forte capacità persuasiva sui telespettatori
→ Duplice funzione: raccontano e influenzano la vita politica

Il trionfo del talk-show


È il prodotto tipico della neotelevisione: un neo-genere che mescola generi prima separati, e in
cui il conduttore (che spesso è un giornalista) fa da cerimoniere.
Ha natura dialogica e coloritura affettiva, da salotto confidenziale e domestico, in cui si attinge al
«sapere comune» del pubblico.
È economico, espressivo, influente, assurto a ruolo politico, palestra della sfera pubblica, perché:
 è diventato luogo di produzione delle notizie
 concorre alla formazione delle opinioni
 chiama in causa le istituzioni
 mobilita il pubblico

Effetti sulla politica: la «mediatizzazione»


A partire dagli anni ’80 (con tempi diversi nelle differenti nazioni) si è compiutamente realizzata la
«mediatizzazione» della politica
I politici che vogliono comunicare con il pubblico si sono trovati nella necessità di negoziare con i
media (che hanno finalità differenti, spesso di profitto), presenze, tempi, modalità e registri

Gli effetti mediatici


Riguardano il modo in cui la politica comunica: i politici devono modulare la comunicazione sugli
schemi dei mass-media e della cultura di massa
Spettacolarizzazione: i politici si sono inseriti nell’informazione- spettacolo, si mischiano e si
confondono con le star dello spettacolo
La politica-tv diventa campionato sportivo: interessa chi vince più che i programmi

Gli effetti politici


Riguardano il modo in cui il sistema politico si organizza e agisce
Prevalere dei leader sugli organismi collettivi (partito, sindacato),
Dove sono si ricorre ampiamente agli spot elettorali, il loro costo elevato limita l’accesso alle più
elevate cariche politiche a chi dispone di grandi risorse.
Prevalgono personaggi telegenici, abili nella dialettica, pronti alla battuta, a discapito di altri, non
meno preparati, ma dal profilo mediatico più debole  trivializzazione
L’influenza dei media sulla selezione delle élite politiche giunge all’estremo nei casi di quelle
personalità del mondo del giornalismo e dell’intrattenimento che convertono la propria fama e
visibilità per proporsi in politica.

Le «guerre mediatiche»
La diffusione delle televisioni ha accentuato l'importanza dei media durante i conflitti bellici:
 Maggior circolazione di immagini e copertura mediatica degli eventi bellici;
 Nei paesi democratici, consolidamento della libertà di informazione e maggior difficoltà per
i governi di censurare o controllare le notizie;
 Diffusione di proteste e movimenti pacifisti
 Crescente consapevolezza su funzionamento ed effetti del sistema mediatico
 Al tempo stesso, però, soprattutto in tempi più recenti, narrazione edulcorata
 Critiche e preoccupazioni per l'indipendenza dell'informazione

La comunicazione politica "in rete"


Novità principali:
Integrazione simultanea dei tradizionali strumenti di informazione e comunicazione politica:
 Diffusione di molteplici voci politiche in tempo reale e su scala globale.
 Riduzione dei tempi e delle distanze nello scambio di opinioni o dichiarazioni politiche
Comunicazione bidirezionale: scambio di messaggi e informazioni tra politico ed elettorato.
La comunicazione politica non segue più solo il modello unidirezionale del broadcasting televisivo,
ma, in misura crescente, anche quello peer-to-peer, che valorizza il dialogo e l’interazione

La comunicazione politica «in rete»


Organizzazione reticolare di nuovi movimenti politici, anche con dimensione transnazionale:
passaggio dalle tradizionali gerarchie verticali (sul modello del partito di massa) a nuove forme
associative di stampo orizzontale (sul modello del network).
Comunicazione politica attraverso «un’agorà elettronica globale»
Nuove forme di condizionamento dell’opinione pubblica.
Si aggiungono al persistere di forti limitazioni della libertà di stampa e di opinione

Le campagne elettorali digitali


Da un lato, la necessità di utilizzare rete e social comporta il ricorso a nuove professionalità
specializzate, dall’altro, la rete permette di attivare forme di partecipazione e coinvolgimento dal
basso, recuperando in forma digitale funzioni ormai in disuso delle campagne tradizionali:
comunicazione interpersonale, raccolta di fondi, diffusione di materiali, partecipazione e militanza
(militanti digitali)

Dalla televisione alla rete


Declino della televisione generalista; cause:
1) Uso di Internet quale fonte di informazione
2) Fruizione più tematica, personalizzata e interattiva della televisione (per le nuove tecnologie
di trasmissione, la moltiplicazione dei canali, l’abitudine di vedere programmi su altri dispositivi o
in parallelo al loro uso)
Il declino è ancora parziale e al momento relativo solo alle fasce sociali più agiate e culturalmente
più alfabetizzate.
I nuovi media e le nuove abitudini di fruizione coesistono con media e pratiche più consolidate
CAPITOLO 14 – Le campagne elettorali in Italia 2° parte

3. La fase neotelevisiva (1975-90)


Contesto generale: crisi di legittimazione dei partiti, terrorismo, riflusso nel privato e crollo della
partecipazione, individualismo, cambiamenti della televisione (riforma Rai e reti private), la tv
diventa protagonista della vita pubblica
I protagonisti: telecandidati, partiti elettorali e agenzie di pubblicità
Gli strumenti: televisioni private e spot
 Prime manifestazioni di personalizzazione, “leaderizzazione” e spettacolarizzazione 
verso il modello americano
 Aumento dei costi e campagne capital intensive.
Personalizzazione: Nuovi personaggi politici che innovano lo stile e la comunicazione: Pertini,
Pannella, Craxi, Spadolini
L’appello al voto per il partito è sostituito da quello per il voto per il segretario, che di fatto lo
incarna e lo rappresenta
Spettacolarizzazione: Il politico si inserisce nei linguaggi e nelle logiche dell’intrattenimento, per
comunicare in modo rapido ed efficace al maggior numero possibile di persone
Cambiamenti nel linguaggio
 Ricorso a un linguaggio più semplice e veloce
 Uso di formule che rimandano al mondo dello spettacolo o allo sport

Nasce il talk-show  Ibridazione di informazione politica e spettacolo


La popolarizzazione: semplificazione dei contenuti e rapporto diretto con i cittadini
Minore deferenza verso la politica  la satira, anche nei confronti del governo, approda in Rai

4. La fase ipertelevisiva (1994-2005)


Contesto generale: discredito e impopolarità della politica, scomparsa di vecchi partiti e nascita di
nuovi (Seconda Repubblica), sistema elettorale maggioritario (centralità di candidati e leader)
I protagonisti: leader di coalizione, sindaci e consulenti
Gli strumenti: talk show e marketing politico
Giungono a compimento i processi degli anni precedenti
All’intento educativo dei partiti di massa subentra l’idea di invertire il rapporto e adeguare l’offerta
politica agli elettori.

Il nuovo linguaggio
Spettacolarizzazione
 Sempre più stretta adesione alle logiche dello spettacolo
 Centralità dei media: sono loro a dettare i temi del dibattito politico  campagna
elettorale permanente
Personalizzazione
 «Uso» dei sentimenti e del privato
 Il partito personale: Forza Italia
 L’istituzionalizzazione della personalizzazione: nome del leader nel simbolo
Spettacolarizzazione e personalizzazione → attitudine agonistica: la politica si trasforma in un
campionato sportivo, in cui interessa chi vince più che i programmi

Popolarizzazione: Ha successo il linguaggio dell’antipolitica: usato dai politici che si propongono


come rappresentanti della «gente», contro il «palazzo» e i partiti, alimentando l’ostilità verso la
politica

Professionalizzazione: protagonismo di professionisti ed esperti esterni ai partiti. Ricorso


sistematico al marketing (per definire l’identità del partito e posizionarlo) e dei sondaggi (non solo
per conoscere l’opinione pubblica, ma anche per orientarla)

5. L’epoca della rete (2005-oggi)


Contesto generale: crisi della Seconda repubblica, sentimenti antipolitici, politica deideologizzata
con al centro l’individuo, attenuarsi dei corpi intermedi, frammentazione del pubblico, diffusione
della rete e della digitalizzazione
I protagonisti: leader social, militanti digitali, cittadini
Gli strumenti: rete e social network
 Un movimento/partito nato da un blog: i 5 stelle
 Le pagine social dei leader prevalgono su quelle dei partiti
 Le dirette Facebook anche per le comunicazioni istituazionali
 La grande novità è l’uso sempre più massiccio della rete

Le campagne elettorali digitali


La rete è usata per informare, comunicare appuntamenti «reali», diffondere materiali di
propaganda, aggregare militanti e volontari, attivare discussioni, raccogliere finanziamenti
Prevale tuttavia un uso dall’alto verso il basso.
Lo sviluppo di Internet comporta anche la diffusione di nuovi strumenti di interazione, come i blog,
i siti web, i social network; grazie al loro utilizzo a scopo politico, le campagne elettorali iniziano
ad essere definite “campagne digitali”.

Tuttavia, con la possibilità per chiunque di creare contenuti, entra in crisi la legittimità del
giornalismo ufficiale comportando la nascita delle fake news.

Non viene meno la centralità della televisione (con l’occupazione da parte della politica). La
televisione continua a essere, di gran lunga, il principale veicolo di informazione
→ Transmedialità
→ I politici italiani sono, in larga parte, legati a una forte cultura televisiva

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