Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Politica e comunicazione
Tutti i soggetti della politica (capi di stato e di governo, ministri, partiti ecc.) devono comunicare,
perché tutti hanno bisogno di stabilire un rapporto col pubblico, per il consenso popolare.
La politica adotta peculiari forme espressive per rivolgere i propri messaggi ai destinatari (sempre
più pressanti e complesse), una caratteristica basilare è la pluralità dei linguaggi.
1) Retorica, centralità della «parola» (orale e scritta): Registro più o meno drammatico, criptico,
volto a coinvolgere o a stabilire una distanza (Oggi: successo di storytelling)
2) Linguaggio del corpo: Postura, gestualità, look, ecc.
3) Forme rituali: Attività regolate di natura simbolica, con forti analogie con i rituali religiosi.
Comizi, dibattiti, congressi, feste pubbliche, e le stesse elezioni
4) Apparati iconici e simbolici: Immagini, colori, bandiere, divise, stemmi, ecc.
Evoluzione storica
Polis greca: organizzazione sociale di carattere urbano e di natura democratica, in cui i cittadini
discutono, si scontrano, collaborano, deliberano sulle sorti della collettività
Nasce la «retorica», l’arte della persuasione per eccellenza, per strutturare una successione di
argomenti in una determinata forma dialettica e stilisticamente bella
Roma repubblicana: il governo è retto da magistrati eletti dai cittadini; si sviluppano tecniche di
seduzione e manipolazione dell’elettorato e nascono vocaboli come «candidato» o «comizio».
Dopo la caduta della repubblica romana: dispotismo e soffocamento delle voci libere, a parte
alcune brevi esperienze; la comunicazione politica ha soprattutto finalità manipolatorie
Illuminismo, Riv. americana e francese: nuovi ideali democratici, che ricordano la polis greca.
La com. politica non manipola, ma cerca di contrastare l’arbitrio del potere politico.
Con le gazzette, si diffonde un giornalismo libero Rappresentanza della volontà popolare,
pubblicità degli atti del potere, discussione pubblica
Si forma la «sfera pubblica»: i cittadini, con la conoscenza e il libero dibattito, limitano il potere
assoluto dello Stato e ne diventano controllori.
2) Epoca televisiva: centralità della televisione (in coesistenza con media precedenti), sia come
strumento diretto di propaganda (spot politici a pagamento, trasmissioni autogestite ecc.), sia in
forme indirette tramite vari programmi dedicati alla politica (telegiornali, inchieste, talk show…).
Comunicazione generalista, rivolta a un pubblico vasto ed eterogeneo.
3) Epoca digitale: centralità di Internet (siti web, blog, social media ecc.), che dipende tuttavia
dalle diverse percentuali di accesso della popolazione alle tecnologie digitali e alla rete.
Comunicazione che non segue più il modello relazionale del broadcasting (da uno a molti, da un
centro verso la periferia), ma quello peer to peer, che valorizza l’interazione.
Propaganda / Informazione
Propaganda: Forma di comunicazione politica che ha l'obiettivo di diffondere idee, convincere il
pubblico, plasmare le coscienze, indirizzare i comportamenti.
Termine di origine religiosa, entra nel vocabolario politico con una connotazione negativa, perché
utilizzato per mettere in risalto gli intenti manipolatori di chi la pratica.
In realtà, è praticata sistematicamente dalle dittature di massa, ma anche da partiti e governi che
operano in sistemi democratici pluralisti.
Libertà di stampa
Svolta decisiva nella storia della comunicazione politica: estensione della libertà di stampa.
Durante ‘800, in molti stati occidentali nuove carte costituzionali concedono la libertà di stampa.
Tuttavia, perenne tensione tra libertà e censura → anche nei paesi dove il diritto alla libertà di
stampa è formalmente riconosciuto, viene continuamente messo in discussione, limitato o
sospeso da governi di vario stampo, attraverso minacce, norme restrittive e interventi legislativi.
Per tutto il XIX secolo, la stampa (in generale l’intero panorama dell’editoria) rappresenta il mezzo
principale di espressione e diffusione delle idee politiche, e di narrazione degli eventi politici.
→ Stretto rapporto tra storia della stampa e storia della politica
→ Idea della stampa come "quarto potere" (concetto diffuso nell’800, con accezione positiva).
Verso la fine dell’800, i giornali hanno ormai assunto diverse funzioni “politiche”.
Sviluppo di tre principali tipologie di giornalismo:
G. d'opinione: influenza opinione pubblica, influisce sui meccanismi decisionali dei governi
Qualsiasi giornale che segue le vicende politiche esprime anche opinioni politiche.
Tendenza a riprodurre l’indirizzo politico dell’editore e di chi fa il giornale, ma anche a rispecchiare
le posizioni prevalenti tra i propri lettori, nel tentativo di fidelizzare un pubblico che spesso è
connotato da una precisa appartenenza geografica, politica e sociale; effetti:
Si afferma la figura dell’opinionista (o editorialista): commenta i recenti eventi politici,
giudica l’operato del governo, espone il proprio punto di vista;
Pluralismo: differenziazione ideologica tra stampa filo-governativa e d’opposizione;
Ingerenze del potere politico/economico: complessità rapporti tra stampa e classi dirigenti;
Ruolo attivo nella vita politica: capacità di influire sull’esito degli eventi.
L’affaire Dreyfus: 1894 - l’ufficiale ebreo Alfred Dreyfus viene accusato (ingiustamente) di
spionaggio a favore dell’impero tedesco e in seguito condannato, ma la stampa innocentista, con il
celebre scrittore Émile Zola in prima fila, ne dimostrerà l’innocenza
La disillusione
I legami con il mondo politico hanno fatto apparire semplicistica e ingenua l’immagine della
stampa come «quarto potere», inflessibile controllore del potere politico ed economico.
La «disillusione» si è rafforzata nel corso del ’900 → la proprietà dei giornali è in molti casi passata
dagli «editori puri» a società conglomerate legate ai grandi gruppi dell’industria e della finanza.
L’informazione al cinema
Cinegiornali: Cortometraggi di attualità ed informazione proiettati nelle sale cinematografiche
prima dell'inizio dello spettacolo e caratterizzati da un taglio generalmente documentaristico o di
reportage e da un ritmo veloce dei servizi, determinato dalla sua durata contenuta (generalmente
una decina di minuti); furono trasmessi dall’inizio degli anni Dieci fino agli anni Sessanta
CAPITOLO 3 – La propaganda nella I Guerra Mondiale
Il problema dell'informazione
Immediata risonanza mondiale dell’esplosione del conflitto
- Incremento della diffusione di giornali
- Polarizzazione tra interventisti e neutralisti
- Crescita dell’influenza sull’opinione pubblica
- Problema della libertà di stampa e del controllo sull'informazione.
Si pensava che sarebbe stata una guerra esclusivamente europea, di pochi mesi.
La stampa: Oltre alla stampa privata esistente, vengono create dagli apparati statali apposite
pubblicazioni, rivolte soprattutto a soldati e spesso con il coinvolgimento di scrittori e intellettuali.
Il cinema: Propaganda di stato con il cinematografo: sebbene non fosse ancora diffuso in modo
capillare, la Prima Guerra Mondiale inaugura il suo utilizzo per scopi patriottici e propagandistici.
I testi per l’infanzia: Documentari e film “commerciali”, i manifesti e le illustrazioni
Lasker dedica attenzione all’elettorato femminile in misura inedita per la politica: il mondo dei
partiti era integralmente maschile, non aveva un linguaggio appropriato con cui rivolgersi alle
donne, che invece nel 1920 hanno ottenuto il diritto di voto.
Lasker amplia il ruolo nella campagna elettorale della moglie di Harding (e anche della madre).
La figura della futura first lady diventa protagonista di dibattiti su moda, consumi, tempo libero:
argomenti “innocui”, meno problematici, al riparo dalle rivendicazioni più politiche dei movimenti
di emancipazione femminile.
La comunicazione di Roosevelt
Quella di Roosevelt è una presidenza innovativa anche per lo stile politico
Uso sistematico della propaganda e dei media per promuovere le finalità del New Deal, pur
nel permanere di un sistema mediatico gestito e controllato dai privati
L’idea di fondo è creare un nuovo stile di comunicazione politica, basato sul rapporto
diretto tra leader e società
Obiettivo: infondere coraggio e ottimismo
La propaganda in azione
Esperienza della Grande guerra
Creazione di apparati statali per gestione centralizzata della comunicazione politica
Sostituzione dei propri simboli a quelli preesistenti (simboli semplici e riconoscibili, per
saturare l’individuo con presenza costante)
Occupazione degli spazi pubblici: raduni di massa e cerimonie di partito
La propaganda si accompagna alla violenza e al terrore
Gli strumenti
Soppressione dei giornali "borghesi" e statalizzazione dell’editoria
La radio: Uso limitato, per l’alto costo e la scarsa diffusione di apparecchi radiofonici.
Anni 30: favorito l'ascolto collettivo tramite altoparlanti in luoghi pubblici.
Il cinema: Statalizzazione delle case di produzione cinematografica.
Anni 30: centralizzazione in un'unica agenzia di produzione.
I manifesti e i giornali murali: Ampia diffusione, sia nei centri urbani che nelle zone rurali.
Anni 30: produzione centralizzata, gestita dall’editrice dello stato.
Le manifestazioni pubbliche di massa: Forme tradizionali di eventi pubblici (feste, raduni,
spettacoli, ecc.), adattati alla comunicazione ideologica e organizzati tramite la ramificazione del
partito comunista sull'intero territorio.
La stampa
1924-1926: leggi contro la libertà di stampa:
Chiusura della stampa di opposizione Sistema delle “veline” Culto del duce
Pubblicazioni per i giovani Discredito della stampa estera
Duplice tipologia di testate: organi del PNF e giornali allineati e “fascistizzati”
Ridefinizione del concetto di libertà: controllo capillare sulla stampa, attraverso una serie
di obblighi e regole che vanno oltre l’imposizione dell’ideologia di stato:
Enfasi su valori tradizionali (es. famiglia)
Le “veline”: Disposizioni impartite alla stampa dal Ministero della Cultura Popolare (MinCulPop)
«Non interessarsi mai di nessuna cosa che riguardi Einstein»
«Non si deve pubblicare che il Duce ha ballato»
«Notare come il Duce non fosse affatto stanco dopo quattro ore di trebbiatura»
«Non si deve dire “camions” ma autocarri. Vale anche per il singolare»
Le “veline” venivano battute a macchina, si usava un foglio di carta, “carta carbone”, che aveva
dietro impresso dell’inchiostro.
Mettendo un foglio dietro si poteva usare la macchina da scrivere per copiare ciò che veniva
battuto anche sul foglio dietro.
Si poteva fare con più fogli, sottili, ovvero carta velina.
Pubblicazioni per i giovani: Obiettivo: imprimere un'educazione fascista alle giovani generazioni,
anche attraverso la cultura di massa
Il culto del Duce: Centralità del corpo di Mussolini, spesso raffigurato in divisa, a torso nudo, o
impegnato in lavori manuali
La radio
1924: nasce l’Unione Radiofonica Italiana: ha l'esclusiva delle trasmissioni sul territorio nazionale
1926: fondata Società italiana per pubblicità radiofonica e affini (Sipra), unica concessionaria
1927: URI trasformata nell’Ente italiana audizioni radiofoniche (EIAR), diretta dal regime.
La radio, strumento di evasione, il fascismo la trasforma in "megafono del regime".
La propaganda invade sia i programmi di intrattenimento (temi politici nei programmi musicali e di
varietà), sia quelli di informazione.
Il cinema
1924 – 1937: Istituto Luce (L'Unione Cinematografica Educativa), primi Cinegiornali Luce e
inaugurazione di Cinecittà
Fra intrattenimento e propaganda: Il cinema di intrattenimento (è il caso del «cinema dei telefoni
bianchi») e Il cinema di propaganda
L’ascesa del partito nazista: Propaganda costruita su pochi temi chiave e contenuti semplici:
Esperienza della grande guerra e tema della rivincita Antisemitismo (razza bianca)
Anti-bolscevismo / anticomunismo Superiorità della “razza ariana”
Conquista dello “spazio vitale” (Lebensraum) Leadership carismatica di Hitler
Lo “Spazio Vitale” viene concepito come espansione tedesca verso l’Europa dell’Est, affinché la
Germania possa continuare ad esistere come Stato.
Hitler ed il regime nazista, in seguito, amplieranno tale teoria estendendola non solo all’Est, ma
all’intera Europa allo scopo di evitare la” scomparsa” dello Stato tedesco dal mondo o di diventare
un Paese “schiavo” di altri.
«Secondo Hitler, tutta la propaganda deve adeguare il suo livello intellettuale alla capacità di
comprensione del più stupido dei suoi destinatari.
Meglio, allora, il banale argomento del bianco contro il nero, che i pensieri sofisticati.
Il tema deve avere effetto esplosivo, l’unico scopo è aizzare le ansie e le passioni e infiammare la
folla fino al parossismo.»
Centralizzazione
Come gli altri regimi totalitari, ma governando su una società largamente alfabetizzata e
industrializzata, il regime nazista sfrutta tutti i mezzi di propaganda disponibili.
Processo di convergenza mediatica: es. film di propaganda che ripropongono le immagini dei
grandi raduni del partito nazista.
Centralizzazione istituzionale: Ministero per l’educazione popolare e la propaganda con uffici
regionali che raccolgono anche informazioni sull'opinione pubblica
«La propaganda ha il solo obiettivo di conquistare le masse.
Ogni mezzo capace di raggiungere questo fine è buono, ogni mezzo che lo intralcia è cattivo.»
Verso la guerra
Anni ’30: serie di conflitti “regionali” (guerra d’Etiopia, guerra civile in Spagna, invasione
giapponese della Cina)
La guerra è già al centro dell’attenzione dei media
Nei paesi coinvolti, propaganda bellica (per es. nell’Italia fascista fin dal 1935)
Un dilemma cruciale
Duplice esigenza: da un lato, suscitare l’odio verso il nemico, mostrando la sua crudeltà; dall’altro,
non compromettere il morale di truppe e civili e non provocare un rifiuto della guerra.
Importanza strategica sia della propaganda bellica, sia del sistema dell'informazione, sia della
produzione mediatica destinata all’intrattenimento
Dittature e democrazie
Dittature:
Ulteriore centralizzazione dei sistemi di controllo dell’informazione e degli apparati di
propaganda inaugurati negli anni precedenti
Incrementata la collaborazione con l’esercito
Democrazie:
Istituzione di organi di propaganda analoghi a quelli della Prima guerra mondiale.
Permane una condizione di relativo pluralismo: i media rimangono in possesso dei privati e
conservano una certa autonomia dai governi → questi devono affidarsi a censura,
regolamentazione, pressioni non «formali» e all’appello al patriottismo
2. La “campagna d’odio”
Campagna australiana contro i giapponesi: nei documenti ufficiali viene definita “campagna
d’odio” e adotta stereotipi razzisti
Campagna Usa contro tedeschi e giapponesi: i primi descritti come esseri disumani per la loro
crudeltà; i secondi rappresentati come esseri subumani (es. scimmie, topi, mostri).
Propaganda tedesca: sempre più estrema nelle forme e nei contenuti.
Alla fine, diventa irrealistica, tanto da perdere credibilità agli occhi del pubblico
Hollywood ripropone vecchi pregiudizi anti-asiatici → ma non è condivisa dall’OWI (United States
Office of War Information), preoccupata di perdere il sostegno delle varie minoranze etniche
Si cerca comunque di non esagerare nelle rappresentazioni, per evitare eccessivo pessimismo.
Cinema americano
Il governo americano è consapevole delle potenzialità del mezzo, ma l’OWI ha poteri
limitati: emana linee guida, al massimo produce o diffonde cinegiornali e documentari
Molti cineasti, attori, sceneggiatori ecc. collaborano alla propaganda bellica per
convinzione, alcuni dei più famosi si arruolano nelle forze armate
Rapporto di stretta collaborazione tra gli studios hollywoodiani e il governo
Radio clandestine
Scopo: «La radio clandestina deve fare tutto il possibile per accrescere la tendenza al panico.
La sua parola d’ordine deve essere: “Siamo perduti; basta con questa guerra”.»
Effetti: «Si ritiene che se il nostro governo ha aggravato le pene contro gli ascoltatori della radio
nemica, evidentemente ha tutto l’interesse di nascondere ciò che realmente accade.
Non è possibile che noi riportiamo sempre successi e vittorie e che la nostra situazione è sempre
buona, mentre il nemico non riporterebbe continuamente che insuccessi, sconfitte e perdite e che
la situazione di esso sarebbe sempre molto critica e grave.»
Extra – circolazione di informazioni censurate: «“Il nostro fine” ha detto Goebbels alla radio “è di
estirpare gli ebrei; Sia che vinciamo, sia che siamo battuti, noi dobbiamo raggiungere e
raggiungeremo questo fine”. A che scopo? ci si domanda.
Secondo le informazioni dell’esercito polacco in esilio sono stati uccisi o torturati a morte dalla
Gestapo in tutto già 700.000 ebrei. Sapete questo, voi tedeschi?»
Effetti mediatici
Durante la guerra mondiale i mass media modificano la percezione dello spazio e l'immaginario
visivo: per il pubblico, la Seconda guerra mondiale è una gigantesca lezione di geografia
L’efficacia della propaganda è connessa a due fattori: possibilità di raccontare vittorie unita
alla capacità di agganciarsi a idee, visioni, sentimenti e pregiudizi già ampiamente diffusi
Alla fine della guerra, credibilità e fiducia nei media è molto variabile: si va dal crollo di
fiducia verso l'informazione mediatica nei paesi vinti, all’enorme prestigio per i vincitori
CAPITOLO 9 – La Guerra Fredda
La destalinizzazione
Lanciata da Chruscev, rappresenta un processo di (parziale) revisione della linea politica sovietica,
con ripercussioni anche nel campo della comunicazione e della propaganda politica:
Rimozione della figura di Stalin dall’iconografia sovietica
Nuovo atteggiamento dei leader in pubblico
Prime manifestazioni controculturali di ispirazione americana
Usa: il maccartismo
Campagna anticomunista lanciata dal senatore repubblicano Joseph McCarthy tra il 1950 e il 1955
«Caccia alle streghe» che colpisce poche vere spie sovietiche e molti simpatizzanti comunisti o
semplici democratici ingiustamente sospettati di essere filosovietici Si forma una «Lista nera»,
con il sostegno di radio, televisioni, Hollywood e molti editori e direttori di giornale
Lo scenario europeo
Negli anni ’50 l’Europa è divisa in due blocchi, sotto l’influenza delle due superpotenze:
Europa occidentale
Diffusione di prodotti culturali americani (cultura di massa, già iniziata e ora intensificata)
Allineamento e collaborazione dei governi nazionali, anche se con forti interferenze da
parte degli organi governativi americani: es. United States Information Service (USIS) e
Central Intelligence Agency (CIA)
Pluralismo → Riproposizione del bipolarismo all’interno delle sfere pubbliche nazionali
(anche se le voci filocomuniste rimangono in minoranza)
Europa orientale
Creazione del Cominform (1947) Dimensione internazionale della propaganda sovietica
Subordinazione dei governi nazionali alla linea del Pcus (Partito comunista)
CAPITOLO 10 – Politica e TV
TV e politica
Come fonte di notizie, luogo di dibattito sui temi di attualità politica e veicolo di diffusione delle
parole di partiti e istituzioni, le reti TV si sono accaparrate un pubblico più ampio di altri media.
Vedere le immagini degli eventi e i volti dei giornalisti sembra conferire verità all’informazione →
forte capacità persuasiva della tv («lo hanno detto alla tv»)
La Guerra fredda in TV
Ovunque la TV è pienamente allineata agli imperativi della Guerra fredda, ancor più degli altri
media: all’interno di entrambi i blocchi geopolitici, è usata come strumento per illustrare i benefici
del proprio sistema politico ed economico e celebrare la superiorità del proprio campo.
Negli Usa, nonostante la condizione di pluralismo assicurata dal modello commerciale,
tutte le emittenti televisive sono schierate su posizioni antisocialiste e antisovietiche.
In Europa occidentale, la TV pubblica è in linea con gli orientamenti del governo e lascia
poco spazio alle forze di opposizione (soltanto in campagna elettorale).
Nell’Europa orientale, la TV è totalmente subordinata al potere politico e alla leadership
sovietica.
Televisione e politica
Si intrecciano due questioni:
1) L’informazione politica: come viene «raccontata» la politica (sia l’azione «istituzionale», sia la
dialettica tra partiti, soprattutto durante le campagne elettorali)
2) Gli effetti della televisione sulla politica: come i politici «usano» la tv e come comunicano.
Il nuovo mezzo li spinge a modificare il loro rapporto con i cittadini
Contro i media
Il movimento del 68 solleva il problema del ruolo dei media nel processo di formazione
dell’opinione pubblica nelle democrazie occidentali
Contesta i giornalisti il sistema dell’informazione, accusati di falsare la verità
Accusa l’intera industria culturale di anestetizzare gli individui, recuperando critiche già formulate
nei decenni precedenti o le tesi contro la «società dello spettacolo»
La «controinformazione»
Informazione per «smascherare le menzogne del potere», in alternativa a quella fornita dai mezzi
di comunicazione ufficiali, ritenuti faziosi e non obiettivi.
Dalla metà degli anni ’60 si diffonde negli Stati Uniti, poi in Europa
Il mezzo principale furono i giornali, ma venne veicolata anche attraverso cinema, radio, teatro,
fumetti, canzoni.
Uso di «mezzi poveri»
Il ciclostile: si stampano documenti delle occupazioni, che circolano anche da una città all'altra,
attraverso contatti personali, e i volantini, per comunicare slogan e brevi testi o i futuri
appuntamenti
I graffiti e le scritte murali: Brevi slogan, poi murales e graffiti colorati e graficamente elaborati.
I manifesti:
Rinascita del manifesto: ovunque se ne fa un uso nuovo e massiccio
I costi limitati e la semplicità di materiali e procedimenti favoriscono la diffusione della
stampa serigrafica
Diverse influenze: pubblicità commerciale, nuove correnti artistiche (pop art), fumetto
d’autore
Rivoluzione di strutture grafiche e linguaggi, per marcare il distacco dall’iconografia del
“potere” o da quella degli oppositori della gen. precedente, grigia e burocratica
Toni principali: irriverenza, ironia, violenza, immaginazione
Il cinema
Produzione autonoma di materiali audiovisivi da proiettare nelle assemblee o nelle sedi politiche,
con scarse possibilità di uscire all’esterno.
Si va da brevi cortometraggi dal linguaggio didascalico e dalle finalità propagandistiche a
lungometraggi, tematicamente complessi e formalmente ricercati.
Due filoni: quello sociale (in cui si denunciano situazioni specifiche esemplificative dei problemi
della società) e quello ideologico (controinformazione, critica generale del sistema sociale ed
esaltazione delle lotte).
Il videotape
Dalla fine degli anni ’60 diffusione del videotape: tecnologia più agile, meno costosa, non richiede
troupe di professionisti
Vantaggio: maggiore accessibilità del mezzo.
Come il cinema militante voleva demistificare il cinema ufficiale, l’uso del videotape vuole
condurre la stessa azione nei confronti della televisione, costruendo una televisione “dal basso”
La radio
Dalla fine degli anni ’60, radio libere e radio underground. In Italia, dalla metà degli anni ’70
nascono le «radio libere» (tra queste, le radio politiche, o «radio di movimento»).
Le radio svolgono attività di controinformazione e, al tempo stesso, creano nuovi linguaggi
La «quadrupla A»
Le quattro strategie dei movimenti sociali e di gruppi di protesta nei confronti della
comunicazione: la «quadrupla A»
Astensione
Nessuno sforzo per accedere ai media, anche a causa dei frustranti e infruttuosi tentativi fatti in
passato
Attacco
Critica ai mass media, in nome di principi generali (rispetto della verità) e di un’etica professionale
(attenzione a differenti punti di vista, verifica delle notizie, separazione tra fatti e opinioni).
Adattamento
Tentativi di utilizzare i mass media, per ottenere visibilità; modi per perseguire l’obiettivo:
a) stabilire contatti diretti con i giornalisti
b) cercare supporter e alleati celebri o politicamente rilevanti
c) impegnarsi in azioni creative e innovative
Va in questa direzione anche l’assecondare la fame dei media per eventi con molte persone, o
contrassegnati da violenza.
Alternativa
Dare vita a media gestiti autonomamente o autoprodotti (volantini, poster, opuscoli, libri, radio,
film, video); in tempi recenti, questa possibilità è cresciuta, grazie ai diversi strumenti disponibili
I protagonisti: partiti; professionisti esterni pagati dai partiti (copywriters, grafici pubblicitari,
consulenti, sondaggisti).
Gli strumenti: Televisione, stampa d’opinione (cresce di importanza) ed uso sperimentale di
audiovisivi, sondaggi
È una fase che presenta molte novità, i cui effetti appariranno in tutta la loro ampiezza nel periodo
successivo: ruolo della televisione, figure nuove provenienti dal mondo della pubblicità
commerciale
Entra in scena la tv
Dal 1960 Tribuna elettorale, poi Tribuna politica (dal 1964 uno spazio permanente):
- Un candidato per volta, che fa un discorso e risponde ai giornalisti.
- È un dispositivo scenico fatto per celebrare l’autorevolezza, la funzione imprescindibile dei
partiti e l’importanza della loro parola.
- Setting degli studi tv riprendevano un emiciclo del Parlamento o un’aula universitaria
- Le domande le potevano fare solo i giornalisti di Montecitorio.
- In questo periodo entra finalmente in scena la televisione.
In breve tempo aumentano gli spazi e vengono differenziate le formule.
Nascono i dibattiti a cinque e due, i confronti diretti, i comizi tv, i dibattiti aperti.
A lungo, abitudine di manifesti che annunciano l’apparizione televisiva, per aumentare l’audience
Le «guerre mediatiche»
La diffusione delle televisioni ha accentuato l'importanza dei media durante i conflitti bellici:
Maggior circolazione di immagini e copertura mediatica degli eventi bellici;
Nei paesi democratici, consolidamento della libertà di informazione e maggior difficoltà per
i governi di censurare o controllare le notizie;
Diffusione di proteste e movimenti pacifisti
Crescente consapevolezza su funzionamento ed effetti del sistema mediatico
Al tempo stesso, però, soprattutto in tempi più recenti, narrazione edulcorata
Critiche e preoccupazioni per l'indipendenza dell'informazione
Il nuovo linguaggio
Spettacolarizzazione
Sempre più stretta adesione alle logiche dello spettacolo
Centralità dei media: sono loro a dettare i temi del dibattito politico campagna
elettorale permanente
Personalizzazione
«Uso» dei sentimenti e del privato
Il partito personale: Forza Italia
L’istituzionalizzazione della personalizzazione: nome del leader nel simbolo
Spettacolarizzazione e personalizzazione → attitudine agonistica: la politica si trasforma in un
campionato sportivo, in cui interessa chi vince più che i programmi
Tuttavia, con la possibilità per chiunque di creare contenuti, entra in crisi la legittimità del
giornalismo ufficiale comportando la nascita delle fake news.
Non viene meno la centralità della televisione (con l’occupazione da parte della politica). La
televisione continua a essere, di gran lunga, il principale veicolo di informazione
→ Transmedialità
→ I politici italiani sono, in larga parte, legati a una forte cultura televisiva