Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
manuale di giornalismo}
Giornalismo: una professione indispensabile della modernità, fondata su un robusto
sapere teorico e una tecnica raffinata. Entrambe sono inseparabili, sono due facce della
stessa moneta: spesso si tende ad escludere una delle due per avvantaggiare l’altra
Per esempio: Questo succede nelle università, accademie... dove dalla fine degli anni Novanta si è iniziato a studiare
giornalismo, che però influenzato da altre discipline, come la sociologia, la linguistica, la semiotica... ci si sofferma di più
sull’esperienza dei giornalisti che sul giornalismo vero e proprio con le sue regole .
Mestiere: si basa sul fare, richiede capacità Professione: è basata sul sapere, su un bagaglio
e competenze di tipo essenzialmente
pratico
VS di conoscenze di tipo intellettuale.
Erroneamente si tende a considerare ancora il giornalismo come mestiere, di cui mantiene comunque la
routine di un giornalista di scrivere un articolo, spesso in pochi minuti e disponendo di poche informazioni.
Ma quando la routine diventa la regola, impone un paradigma che si ripete e che si fonda su degli
stereotipi, che escludono la realtà. Per ricomprenderla sono necessari mezzi professionali più complessi quali
valori, criteri e logica propri di un sistema scientifico
Il giornalismo è una professione che influisce sulla rete di significati culturali e simbolici di una società. Per
questo il giornalismo ha le funzioni di:
-“mediazione sociale” Entrambe fondamentali nei paesi democratici
-“manutenzione civile” }
Il giornalismo è un prodotto della modernità e affermazione nel mondo occidentale della società borghese.
Prima metà del XVII secolo (1600): nascono le prime Gazzette (grazie anche agli accordi con i regnanti) ad
Anversa, la capitale delle Fiandre, nel Nord Europa, che allora era una regione investita dal progresso
economico e abitata da una borghesia commerciale avida di informazioni per i propri traffici.
1702: nasce a Londra il primo quotidiano della storia, il “Daily Courant”, precursore del giornale moderno,,
che aveva come motto “credibilità e imparzialità” per distinguere i fatti dalle opinioni
Questo succederà in Italia, un secolo dopo, quando alcuni membri della nobiltà milanese anti-
austriaca fondarono la rivista Il Conciliatore (o “foglio azzurro” per il colore della carta utilizzata)
per manifestare le nuove aspirazioni borghesi alla libertà e all’autonomia della Lombardia.
• Durò solo un anno, dal settembre 1818 al dicembre 1819 e veniva pubblicato due volte a
settimana
• Collaborarono molti personaggi importanti di quell’epoca (i letterati Silvio Pellico, Giovanni
Berchet, ma anche giuristi e economisti) che condividevano le varie posizioni moderne
riguardo alla politica, economia e cultura
• Fu importante anche per la diffusione degli ideali romantici (infatti il motto era “rerum
concordia discors”, armonia discordante delle cose)
Il giornalismo moderno
La storia del giornalismo moderno è imprescindibile dal processo di evoluzione economica e sociale che ha
trasformato un sistema agricolo-artigianale-commerciale a un sistema industriale moderno. Il primo paese in
cui avviene ciò è l’Inghilterra (dove inizia appunto la rivoluzione industriale) per poi diffondersi in modo diverso
in tutto l’Occidente le cui città vedono l’arrivo di grandi masse contadine.
Con la nascita di una “società di massa”, cambiano le istituzioni e la concezione della politica (nascono
infatti organizzazioni del movimento operaio, sindacati.. ) che, di conseguenza, portano alla rivoluzione della
comunicazione.
Inizio del XIX secolo: nascita della “penny press” negli Stati Uniti; viene pubblicato il Sun, primo quotidiano di
New York venduto al prezzo di un solo penny Svolta epocale: se prima i quotidiani erano riservati agli
uomini di potere, ai commercianti e alle élites che li utilizzavano per tenersi informati sui loro affari e sulle
vicende politiche interne e internazionali, ora diventano un prodotto a disposizione degli operai, degli
agricoltori, quindi uno strumento in possesso delle classi emergenti per gestire i cambiamenti che
attraversano la società e in funzione democratica, come strumento di rappresentazione delle masse e di
difesa dei cittadini contro gli abusi dei “poteri forti” (funzione che ha tutt’oggi)
La risposta si deve cercare in due processi che interessano la società negli ultimi decenni:
- lo sviluppo di nuove tecnologie e l’aumento di canali comunicativi
- la nascita di una nuova forma di democrazia, fondata su un potere diviso in un corpo sociale inafferrabile
e non più concentrato in singole mani riconoscibili.
La settimanalizzazione
<Lo sviluppo di nuove tecnologie e l’aumento di canali comunicativi
Democrazia partecipativa: maggior coinvolgimento diretto e un ruolo attivo nelle fasi decisionali della vita di una
comunità
Si associa
alla nascita del Web 2.0, cioè, l’evoluzione di internet che ha permesso un maggior livello di interazione
sito-utente, consentendo ai navigatori di creare contenuti e renderli subito disponibili in cui tutti hanno accesso e
possibilità di esprimersi.
Però, il primo segno dei cambiamenti epocali è legato allo sviluppo delle tecnologie televisive: il cambiamento
più importante è stato il tempo della notizia, che diventa simultaneo agli accadimenti e non più quotidiano
(ogni 24 ore)
Per esempio: il primo evento che ha segnato uno spartiacque nella storia della comunicazione è stato la prima guerra del
Golfo, quando l’America intervenì in Iraq il 17 gennaio 1991 dopo l’invasione nel Kuwait del presidente iracheno Saddam
Hussein; Peter Arnett, un giornalista della rete televisiva americana Cnn, è stato il primo giornalista a raccontare in diretta lo
scoppio della guerra, la notte dell’attacco, dalla capitale irachena dove la rete televisiva si era installata per trasmettere le
immagini delle operazioni.
In Italia, il primo a capire che la concorrenza televisiva avrebbe indotto i quotidiani a cambiare il modo di
comunicare fu Eugenio Scalfari negli anni Settanta, che fondò nel 1976 La Repubblica (dopo aver diretto
“L’Espresso), un settimanale che aveva come motto “il settimanale che si legge tutti i giorni”.
Nel 2005 è nato in Francia il primo Citizen journalism, l’ “Agoravox” (più di centomila cittadini-reporter e 4
milioni di visitatori al mese) che è diventato una delle fonti più accreditate di notizie per l’accuratezza delle
sue notizie. Esiste anche una versione italiana, aperta nel 2008 che si è occupata di inchieste importanti,
come quella sulla camorra e sullo smaltimento di rifiuti (anche i grandi editori internazionali, come per
esempio il fondatore del “Times” decidono di percorrere questi strumenti offerti dalle nuove tecnologie).
Nella stampa, questo si traduce con l’abbandono del watchdog che abbaia a un potere monolitico e
riconoscibile, diventando piuttosto un “manutentore civile” che deve eliminare le contraddizioni incontrate per
ripristinare la relazione tra i diversi poteri e i poteri del cittadino.
La sua funzione si esplica nella selezione e gerarchizzazione del flusso informativo, attraverso la quale si
compie, a beneficio del cittadino-utente, un costruzione di senso della realtà e i mezzi per comprendere la
complessità di una società mediatizzata.
Negli Stati Uniti la libertà di informazione è tutelata per la legge dalla Freedom of Information Act. Però
all’interno delle Costituzioni dei paesi democratici le norme che garantiscono la libertà di stampa seguono due
approcci diversi:
Con il tempo, però ci si accorse che la libertà di informare del giornalista entrava in conflitto con altri diritti
individuali, come quelli che tutelano l’integrità, la dignità e l’onore della persona.
1984: La “sentenza del decalogo” della Corte di Cassazione ha stabilito le condizioni in base alle quali una
notizia può essere pubblicata, anche nel caso in cui danneggi la reputazione di una persona:
- l’utilità sociale dell’informazione
- la verità dei fatti esposti (deve essere oggettiva o putativa, cioè che solo dopo a eventuali ricerche, non
risulta conforme)
- una forma civile di esposizione delle notizie e della loro valutazione
1998: L’Ordine dei giornalisti ha elaborato un codice di deontologia in cui si definiscono i confini di un’area
inviolabile degli individui (che è più ristretta nei personaggi pubblici ma sempre presente) alla quale la stampa
deve fermarsi o arretrarsi. Al di fuori di quest’area, se la notizia è ritenuta socialmente utile, deve rispettare
comunque l’ “essenzialità dell’informazione” di cui fa parte anche la pertinenza delle informazioni.