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Introduzione Pag 3
CAPITOLO 1
CAPITOLO 2
CAPITOLO 3
CAPITOLO 4
Conclusioni Pag 12
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“La pubblicità è il rumore di un bastone in un secchio di rifiuti”.
George Orwell
Introduzione
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CAPITOLO 1
Parlare adesso della storia della pubblicità non è certo semplice dato che viviamo
praticamente circondati da questa forma di comunicazione. Ma dobbiamo, però
addentrarci negli albori di questa disciplina che vide i natali sin dai tempi della nascita di
Cristo, un duemila anni fa. A quel tempo camminando per le strade di una città, diciamo
civilizzata, si potevano notare alle pareti dei palazzi le insegne dei negozi dipinte sui
muri, dei veri e propri manifesti. Le insegne erano sempre raffigurate con illustrazioni
che mostravano cosa si vendeva in un negozio e strategicamente parlando, vi è da
considerare che a quel tempo la maggior parte della popolazione, se non un buon 90%
era analfabeta. Di conseguenza si evince da sola la necessità del “venire in contro” alle
ristrettezze culturali della popolazione: il fabbro vende spade e l’insegna sarà la spada o
la classica incudine. L’uso di queste insegne si protrasse attraverso i secoli fino al
medioevo ed ancora più in la ai giorni nostri. Poi venne il tempo dei libri e della loro
stesura a cura dei monaci Benedettini, che con pazienza scrivevano in pregevole
calligrafia i libri del tempo. In questo tempo vide i natali anche la tecnica “di stampa”
xilografica, che consisteva in una tavoletta di legno incisa in modo da ottenere parole e
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mobili. Sviluppando le tecniche sopra descritte, Gutenberg utilizzò i punzoni per
incidere una lastra d’ottone, colando successivamente del piombo fuso, ripetendo
l’operazione innumerevoli volte, finché ottenne tanti caratteri, perfetti. Così, la stampa
decollò ed i libri ed altri stampati si diffusero enormemente aprendo realmente una
nuova epoca. Con la nascita della stampa, venne automatica la nascita dell’editoria, è,
infatti, datata solamente ventisette anni dopo l’invenzione della stampa, la prima
comunicazione edita per la vendita di un calendario (l’avviso dell’editore W. Caxton
reclamizzò un calendario delle festività da lui edito). Il ‘600 detta la nascita della
pubblicità sui giornali, infatti sulla Gazzetta di Parigi, comparì il primo annuncio
pubblicitario di un medico, per poi nel 1657 il lancio di un nuovo prodotto sul Public
Adviser a Londra. In Italia i primi giornali fanno la loro comparsa tra il 1630 ed il 1650;
La Gazzetta di Parma e quella di Mantova.
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Capitolo 2
Solo attorno al 1800 questi fogli acquisteranno una frequenza quotidiana, sempre però
avendo radici e contenuti di carattere locale. Nel 1845 in Francia fa la comparsa la prima
concessionaria di pubblicità “Société Générale des Annonces”, che gestì l’esclusiva gli
spazi pubblicitari di tre grandi giornali. L’Italia non stette a guardare e nel 1863
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Pubblicità. Nel 1907 furono realizzati i primi studi su di essa e suoi
aspetti sociali. Con lo scoppio della prima guerra mondiale, la pubblicità venne utilizzata
per raccolte di denaro, arruolamenti (alzi la mano chi non conosce lo Zio Sam che punta
il dito), difesa civile e cosi via. Finita la guerra, la pubblicità assume toni sempre più
professionali, tralasciando l’aspetto decorativo affinandosi sempre più verso uno studio
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Capitolo 3
Da Carosello ai giorni nostri
Gli anni cinquanta e sessanta, come tutti sappiamo, videro il boom industriale,
economico e consumistico del nostro Paese. Di calibro, e pesante, è la nascita nel 1954
della Radio Televisione Italiana, la Rai. Nel 1957 cominciò la programmazione di
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alternativo. Il consumo e le ideologie del lavoro vengono prese di mira e la pubblicità
additata come fomentatore del consumismo sfrenato. Anni rivoluzionari che vedranno
inoltre l’importante nascita delle televisioni private. Telemilano la prima del gruppo
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Capitolo 4
L’era contemporanea
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specialmente nei momenti difficili. Analizzando poi l’importanza dei mezzi in Italia, non
possiamo non citare l’attuale suddivisione dell’investimento pubblicitario:
Mentre cinema, affissioni e radio subiscono una rigida flessione, il nuovo mezzo che
spicca un balzo enorme in avanti è Internet con ben il +12,5% in un anno seguito da
periodici, quotidiani e televisione. Se il web ha portato una ventata d’aria fresca, anche la
tecnologia comincia ad imporsi fornendo nuovi modi per comunicare: spot interattivi,
games advertising, in store advertisng, tv sul cellulare, new locations (taxi, metropolitane,
ascensori), veri e propri media alternativi che vedono oltretutto forti investimenti per
quanto riguarda il product placement e la sponsorizzazione sportiva. Se lo scenario di
riferimento per il 2008 è quello di un mercato piatto sotto il profilo macroeconomico e
prudente, ci si può sbilanciare pronosticando un anno nuovo di stabilità e di conferma
dei trend e degli orientamenti. Un 2009 che vedrà internet farla da padrone, con una
previsione (UPA) di ben 20 e più punti percentuali d’aumento rispetto ai pochi degli altri
mezzi. Internet come detto prima, sarà il media che la farà da padrone nell’investimento
pubblicitario, capire in quali settori di questo avverranno gli investimenti è arduo saperlo
data la frammentazione di mezzi con cui in rete è possibile comunicare.
Tutto sommato un bel rilancio della comunicazione, dopo lo stop post new economy.
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Conclusioni
Il mio desiderio, alla fine del percorso didattico e prima che il mio elaborato
finisca inesorabilmente nei meandri dell’archivio scolastico, è quello di
ringraziare sentitamente tutto il personale della “ Salvetti “ , professori ,
Preside e compagni di scuola per l’aiuto e l’affetto a me fornito, in questa che
è stata senza ombra di dubbio un’esperienza indimenticabile. Un immenso
abbraccio va alla mia mamma , a mio fratello e ai miei nonni, sostegni
confortanti e pazienti nei momenti di difficoltà. Tuttavia in questi anni difficili
il mio augurio più vivo e sincero va a tutto il mondo scolastico e alle sue
istituzioni , malgrado le tendenze attuali, e purtroppo future, siano per la
riduzione dei fondi verso tutte le strutture didattiche. Bisognerebbe riflettere
sulle priorità dei tagli alla spesa pubblica, perché troppo spesso non si tiene
in considerazione che investire nell’istruzione e nella cultura significa
prevenire i mali della società.
Con vero affetto
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