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DEFINIZIONE
“La comunicazione politica è lo scambio e il confronto dei contenuti di interesse pubblico politico prodotti
dal sistema politico, dal sistema dei media e dal cittadino elettore”. Giampiero Mazzoleni.
La storia della comunicazione politica rappresenta una sorta di crocevia che mette insieme:
• la storia dell’evoluzione degli strumenti di massa;
• la dimensione pubblica del vivere sociale;
• La storia della politica, di come i soggetti politici abbiano utilizzato la comunicazione per i loro
obiettivi.
1. Studi sulla comunicazione elettorale: studi che prendono origine dalla necessità di esaminare il
momento delle elezioni come momento in cui si fondono le esigenze della politica con le esigenze
della comunicazione di massa: oggi i partiti hanno un rapporto quotidiano con la comunicazione
politica, mentre prima i soggetti politici intrecciavano un rapporto con gli strumenti della
comunicazione politica soltanto nel momento precedente le elezioni.
Gli studi sulla comunicazione elettorale si occupano:
• Del tipo di copertura mediale delle campagne elettorali: quanto i media siano capaci di
diffondersi omogeneamente sull’intero territorio nazionale e quindi siano in grado di studiare
come si evolve la campagna elettorale di un candidato attraverso i mass media.
• Della storia dell’evoluzione dei formati comunicativi: come è cambiato nel corso del tempo
l’uso di un media piuttosto che di un altro all’interno dell’analisi di un media specifico (es. come
è cambiata la narrazione della politica all’interno del giornale con il passare dei decenni,
importanza spot nel determinare le scelte elettorali ecc.)
• Dell’importanza degli spot nell’affermazione di una parte politica rispetto ad un’altra.
2. Studi sul rapporto tra sistema politico e sistema mediale: si occupano soprattutto dell’analisi dei
media e del contributo che questi danno alla costruzione della realtà politica. È ormai acquisito che
i media contribuiscono a definire i temi dell’agenda politica; quindi, decidono cosa sia importante
dibattere nell’area pubblica e realizzare nell’agire politico. Oggi viviamo in un periodo in cui i media
costruiscono la realtà sociale e politica (es. l’immigrazione: i media hanno la capacità per motivi
economici, politici di costruire un'immagine totalmente deformata di quella che è la realtà).
3. Studi che analizzano il tipo di strategie discorsive usate dagli uomini politici: si occupano dell’analisi
del discorso politico, con una particolare attenzione per quello dei leader, le scelte linguistiche
utilizzate, la retorica, le immagini, i miti. Tutti i partiti elaborano delle strategie discorsive che sono
più o meno efficaci nel sostenere le ragioni di una scelta politica piuttosto che un’altra.
4. Studi che si interessano al contributo dato dai media, sia alla costruzione dei processi di
socializzazione politica, sia all’esame di come avviene il processo di elaborazione dell’informazione
da parte dei cittadini: i media hanno un ruolo importante nel creare comunità che seguendo altri
processi non si creerebbero. I cittadini hanno bisogno dei media per conoscere la notizia e
specialmente per capirla, per inquadrarla.
“L’opinione pubblica è tale non solo perché è l’opinione diffusa fra i più, ma anche perché è tendenzialmente
indirizzata al pubblico. L’opinione pubblica ha come obiettivo quello di costituire un’intelaiatura di valori, un
sistema di credenze sulla cosa pubblica”. Treccani.
L’opinione pubblica, dunque, non è soltanto una sorta di contenitore che raccoglie l’opinione dei “più”, dei
“tanti”, ma ha anche come obiettivo quello di contribuire a formare i valori, le credenze, il modo di
guardare tutti gli elementi che hanno attinenza con la cosa pubblica.
STORIA DELLA NASCITA DELLA SFERA PUBBLICA: I TRE PERIODI DELL’OPINIONE PUBBLICA
L’opinione pubblica non è un qualcosa di esistente da sempre, ma è un processo storico attraverso il quale
si è venuto definendo una sfera pubblica, una sfera di persone che esprimono dei giudizi attorno l’agire
pubblico, politico.
Nella storia di questo rapporto tra mass media e politica, fondamentale per il concetto di opinione
pubblica, individuiamo tre periodi ben distanti in cui si è sviluppata l’opinione pubblica:
• JOHN LOCKE, principale costruttore dell’idea di sfera pubblica, ritiene che sia opportuno
costruire un regime in cui il governo sia un “governo dell’opinione”: ciò vale a dire che i
legislatori siano in qualche modo spinti a legiferare in un modo dalla presenza di un’opinione
pubblica che ha già riflettuto sui temi e ha già enucleato un pensiero specifico intorno ai quei
temi; e una volta che il legislatore ha legiferato quella stessa opinione pubblica che ha suggerito
i temi e ha suggerito le soluzioni, sia anche il principale supporto di chi governa e di chi ha
prodotto le leggi: secondo Locke questo è l’essenza della democrazia.
• DAVID HUME: impone l’idea della coincidenza tra opinione pubblica e spazio di dialogo delle
eccellenze; per Hume ogni governo si fonda sull’opinione.
In un secondo momento che coincide con i primi decenni dell’800, vengono pensati dei nuovi spazi pubblici,
non più riservati ai soli aristocratici, dove sviluppare discussioni di ogni possibile tema di pubblico interesse.
Durante l’800, il secolo borghese, la borghesia estende tale spazio della socialità colta, portandolo fuori dai
palazzi privati e disseminando di parole l’ambito pubblico: il sistema di pensiero borghese vede sé stesso
come un sistema di libertà definito proprio dalla possibilità di poter discutere liberamente delle cose.
Questi luoghi in cui si costruiscono le ragioni e le opinioni della borghesia sono:
• i salotti ancora di derivazione aristocratica, quasi esclusivamente maschili in cui si discute di quelle
che sono le notizie del giornale (strumenti molto più maturi e consapevoli delle gazzette
settecentesche) e attraverso la discussione prende corpo l’esistenza di un’opinione e pubblica
orientata su una serie di temi;
• caffè e circoli;
• teatri: le rappresentazioni teatrali di maggior successo sono quelle che intercettano i temi del
discorso pubblico e li trasfigurano in linguaggio artistico.
È quindi tra Gran Bretagna e Francia che, tra fine del ‘700, e inizio ‘800, si definisce e si precisa la categoria
dell’opinione pubblica.
➢ Gli illuministi per primi influenzano i modi di pensare e quindi a creare le opinioni attraverso le loro
idee, creando dibattito sulle idee; si muovono inoltre per creare lo spazio pubblico, spazio di coloro
che parlano e discutono sulle idee che gli illuministi espongono.
➢ Accanto agli aristocratici nel corso dell’800 si inseriscono sempre di più i ceti borghesi: la borghesia
ha sempre più ceto, più potere, più accesso alla cultura; quindi, diventa sempre di più la
protagonista del dibattito pubblico.
➢ La Rivoluzione francese crea il concetto di una nazione che per funzionare deve essere
democratica, quindi un popolo in grado di esprimere la propria opinione.
Si produce così per la prima volta un pensiero che arriva a pubblici differenti e che fa soprattutto
riferimento alla cosa pubblica (temi che riguardano la politica).
• Questo processo di formazione dell’opinione pubblica prende accelerazione nel corso dell’800;
nella seconda metà dell’800 si arricchì di un nuovo elemento: le società europee (Europa centro del
mondo) e nordamericane diventano società di massa.
Assistiamo ad un fenomeno che vede il protagonismo delle città che diventano metropoli, grandi
processi di urbanizzazione di massa (contadini diventando cittadini, vengono mutati quelli che sono
i loro interessi, pensieri).
• Influisce anche l’alfabetizzazione: tra la metà dell’800 e inizio ‘900 i paesi europei corrono sul
versante della costruzione degli stati nazionali, non più soltanto uno stato inteso come semplice
amministrazione, ma uno stato inteso sempre di più come comunità nazionale, con determinati
valori, abitudini, credenze e che investono moltissimo sull’alfabetizzazione (perché è fondamentale
avere cittadini consapevoli del proprio essere francesi, tedeschi…).
L’alfabetizzazione diventa quindi un fenomeno di massa sempre più ampia, non solo per l’alta
borghesia; consente, quindi, di dare una forte accelerazione al fenomeno della diffusione della
stampa, uno dei veicoli principali per la diffusione delle idee e per la formazione (attraverso il
dibattito che si ha attorno a tali idee, dell’opinione pubblica). La stampa diventa sempre meno cara,
più diffusa e si fa veicolo di formazione sempre più ampia della sfera dell’opinione pubblica.
• Nel corso dell’800 prendono forma nuovi soggetti politici: i partiti di nuova generazione, i partiti di
massa, che hanno un’ideologia che permette di interpretare i fenomeni sociali e politici che
avvengono attorno a noi, hanno funzionari, propagandisti, persone che leggono il giornale
all’interno di caffè, sale, e quindi fanno opera di politicizzazione che spinge a far crescere l’interesse
per la politica.
2. WALTER LIPPMANN: ritiene che i media consentano alle masse di orientarsi meglio: i media sono
necessari perché il mondo ormai è un mondo molto più complicato e per comprenderlo i media
sono necessari; tuttavia, avverte che espongono le masse a fortissimi rischi di manipolazione.
Secondo Lippmann siamo di fronte ad una situazione per cui l’opinione pubblica, fortemente
trasformata dall’afflusso dei media, ormai è definitamente trasformata.
Lippmann, tra l’altro, scrive dopo la Seconda guerra mondiale, un periodo storico dove questa
manipolazione è stata esercitata in maniera molto pesante dai regimi totalitari.
Afferma che l’esperienza diretta non è più sufficiente per comprendere la realtà delle cose: il
pensiero scientifico di questi anni è quindi molto sospettoso nei confronti dei mass- media in
quanto, se appaiono indispensabili, bisogna diffidarne perché accrescono il rischio di una
sostanziale manipolazione delle masse.
Il contenuto potenzialmente manipolatorio dei media sta nel fatto che sono proprio i media che
scelgono la notizia da darci e costruiscono i modelli di riferimento valoriali (esempio: indignazione
di fronte ad una notizia).
Poiché influiscono sui processi di formazione dell’opinione pubblica, esaltando il ruolo delle
emozioni e della simultaneità, i mass-media possono minare le basi stesse della democrazia perché
esaltano questo carattere simultaneo, legato alla scelta di privilegiare le emozioni piuttosto che la
razionalità, rischiano di compromettere quella che era l’idea stessa di opinione pubblica formulata
dagli illuministi.
Legati alla “teoria ipodermica” e influenzati dalle pessimistiche riflessioni di Lippmann, si diffondono negli
anni seguenti successivi filoni di studio:
• Il determinismo posizionale: esprime la convinzione che l’individuo contemporaneo sia destinato,
vivendo una condizione di sempre maggiore isolamento e alienazione, rinchiuso in casa davanti alla
televisione, a venire sempre più intensamente bombardato dai media;
• Il determinismo testuale: esprime la convinzione della dipendenza della politica dai media;
• Determinismo tecnologico: esprime la convinzione dell’importanza del medium come contenuto
(“il medium è il contenuto” Marshall Mc Luhan); la piattaforma tecnologica non è “neutra” rispetto
al contenuto del messaggio, ma lo influenza in maniera decisiva.
Questa stessa posizione sarà negli anni successivi approfondita dagli studiosi del filone dei “Cultural
Studies”, i quali insistono sul fatto che il pubblico non è passivo nel recepire i messaggi veicolati dai media,
ma può mettere in campo una serie di azioni:
o adattarsi al punto di vista del codificatore che propone il messaggio
o opporsi in nome di una interpretazione ideologica antitetica
o mediare tra le due visioni.
PENSIERO CONSERVATORE DI LUHMANN VS PENSIERO NEOILLUMINISTA DI HABERMAS
• Luhmann: sociologo della comunicazione, conservatore, rifiuta la tradizione illuminista,
affermando che l’opinione pubblica non serve a generare la “volontà generale” (Rousseau:
volontà che porta a decidere ogni singolo cittadino cosa fare sulla base di quello che essi, uno
per uno, ritengono sia il modo migliore per promuovere il bene comune); l’opinione pubblica è
solamente una modalità comunicativa, non ha una funzione sociale, è uno strumento che le
classi dirigenti hanno per poter fare al meglio le loro scelte politiche, quindi, ha un ruolo meno
importante rispetto alla costruzione del consenso e della scelta politica: l’opinione pubblica
perde la funzione sociale determinante che l’Illuminismo le aveva assegnato.
• Habermas: rilanciò l’idea della sfera pubblica come l’unico luogo veramente decisivo per la
formazione della volontà democratica.
“la sfera pubblica è il luogo della libera e informata discussione dei cittadini, fondamentale per
determinare la decisione politica”
L’opinione pubblica, secondo il pensatore, è decisiva per poter controllare il potere politico e
per poter indirizzare le scelte del potere politico; per poter rimanere veramente democratica
occorre però una comunicazione responsabile, che dia piena visibilità ai fatti, priva di intenti
manipolatori e non eccessivamente guidata dalla tendenza a trattare l’informazione come un
prodotto commerciale.
(Ancora una volta il discorso cade sulla responsabilità dei media: non devono manipolare i
cittadini e non devono trattare l’informazione come un prodotto ma devono cercare di restare
il più possibile estranei alle logiche di profitto che sono proprie dei media).
3. LA COMUNICAZIONE
Con l’affermarsi dei mass media la comunicazione è divenuta “utilitaria”: comunicare non significa
solo instaurare una relazione tra persone, ma anche cercare di influenzare tale relazione (vendere,
inculcare idea…).
- Pubblicità: la nozione moderna di pubblicità come strumento utilitario (esplicitamente
indirizzato alla vendita) nasce con i il successo dei mass media e con le scoperte delle scienze
umane le quali offrono una base teorica (economia avvicina al marketing, sociologia ai
sondaggi, tecniche psicologiche): a partire da questo momento l’evoluzione dei media si
intreccia con quella della pubblicità, sviluppando gli stessi argomenti e invocando gli stessi
valori (la pubblicità, che fa vivere i giornali, i quali a loro volta alimentano l’opinione pubblica, è
fondamentale per assicurare il mantenimento della libertà).
La pubblicità, quindi, abbandona i legami con l’arte e assume le competenze delle discipline
scientifiche.
Tra il 1930 e il 1980, la lunga età dell’oro dei mass media, la forte alleanza tra pubblicità, media
ed economia trasfigura il concetto di pubblicità: la pubblicità diventa comunicazione.
Se inizialmente concepita come strumento in grado di fare meglio apprezzare le qualità di un
bene di consumo, la pubblicità ora si trasforma in simbolo di un’aspirazione collettiva che porta
alla felicità.
4. L’EDUCAZIONE
Con la televisione per la prima volta un mass media sfida le istituzioni educative tradizionali
(famiglia, scuola, religione) mettendone in dubbio la tradizionale autorità presso gli studenti.