ad ogni livello (individuale, familiare, sociale); metafora perché possiamo intenderla come un ombrello che raccoglie
fenomeni molto diversi fra loro e che funziona nei contesti più disparati.
Oralità e scrittura Platone: attraverso il mito di Theuth del Fedro platonico si evince come x il filosofo sia importante
scegliere tra oralità e scrittura x educare. x lui la scrittura non consente all’educatore di controllare tempi e modi
dell’apprendimento dei suoi allievi. Lutero: al contrario egli percepisce nella scrittura uno strumento di libertà totale: i
libri sono disponibili a tutti coloro che vogliono accostarsi alla lettura, dandone una personale interpretazione, capisce
che la scrittura può essere utilizzata anche come strumento di controllo attraverso cui il potere si afferma.
Media ed educazione: con l’avvento della rivoluzione elettrica e di telegrafo, radio e tv, cominciano a farsi più forti le
questioni dovute all’interruzione del rapporto maestro-allievo:
-gli effetti dei media: I media e la propaganda incarnavano a pieno il desiderio di comunicazione con le masse. Il primo
grande paradigma degli effetti dei media, il modello degli effetti forti, poggia sulle convinzioni che -la comunicazione
risenta delle teorie comportamentiste -messaggio: destinatario, stimolo: risposta -la società è solo un aggregato di
individui uguali e incapaci di scegliere come comportarsi.
-bullet theory: o teoria dell’ago ipodermico, come un proiettile che centra perfettamente il bersaglio, i mess dei media
producono sempre i medesimi effetti nel pubblico senza che questo si opponga.
Il modello degli effetti forti ha 3 punti deboli: ritiene che il processo di comunicazione sia asimmetrico con un
destinatario passivo; la massa è intesa come insieme anonimo e omogeneo; non si comprende che peso abbiano
variabili come cultura, società e famiglia sulla comunicazione.
La cultura di massa: l’opinione pubblica e la ricerca ritengono che i media abbiano veicolato l’idea di una cultura di
massa come sinonimo di conformismo ritenendo tutto ciò che ne nasce come basso, industriale e di poco valore (es.
fumetto e spot pubblicitari). Negli ultimi decenni si è teso a voler rovesciare questo pensiero superando il gap tra low
e high culture e valorizzandole entrambe.
La media education: con questo termine si indica l’educazione ai media e ai linguaggi condotta attraverso una pratica
di critica dei mess e di buon uso dei linguaggi trasmessi dai media. Imparare a leggere e scrivere i media. Essa prevede
due tipi di attività: quelle indirizzate a far acquisire la capacità di rapportarsi criticamente ai messaggi dei media e
quelle che sono invece orientate a far sì che con i linguaggi dei media ci si sappia esprimere. Il termine media
education indica lo spazio riservato ai media all’interno del curricolo scolastico, tale spazio prende corpo in un
curricolo trasversale nei gradi più bassi dell’istruzione x poi lasciare spazio al curricolo disciplinare nella scuola
secondaria. Il termine va distinto dagli altri due che vengono utilizzati come suoi sinonimi: media literacy (l’insieme
delle competenze che un soggetto formato ai linguaggi dei media dovrebbe possedere) e media awareness (ciò che
rende il soggetto consapevole rispetto ai rischi dei media e capace di sottrarsi ad essi).
Curricolo mediale: 3 contenuti primo livello: competenze tecniche e di linguaggio (una persona è media literate se
conosce i media, li sa usare, sviluppa competenze sempre più sofisticate in relazione ai loro linguaggi), secondo livello:
sviluppare la capacità critica sui mess veicolati dai media, capire cosa c’è dietro. Terzo livello: riutilizzare i linguaggi
divenendo autori responsabili sui canali pubblici frequentati dai giovanissimi (YouTube). Da ultimo si può educare
attraverso i media, ovvero si possono assumere i media come uno spazio attraverso il quale passa l’intervento
educativo. Lavoro in questa direzione quando la produzione mediale è occasione per migliorare i rapporti all’interno
della classe, o la capacità di lavorare in gruppo; quando faccio emergere grazie a uno stimolo mediale le
rappresentazioni e le subculture dei ragazzi; quando richiamo la loro attenzione sulla responsabilità che devono
sviluppare abitando i social network o utilizzando un telefono cellulare.
Paradigmi: approccio inoculatorio l’educazione deve proteggere il bambino indifeso dagli effetti dei media, si
propongono interventi volti a far conoscere le produzioni culturali alte evidenziando di riflesso i limiti di quelle basse
da guardare con sospetto. Approccio del pensiero critico si ritiene più utile formare le giuste competenze di analisi
x consentire ai bambini di difendersi autonomamente. Movimento delle arti popolari approccio che spinge all’uso
espressivo dei media, fornire strumenti x produrre una comunicazione alternativa. Approccio delle immagini e
coscienza si vuole non solo analizzare ma anche studiare i consumi x valorizzare la cultura mediale.
Metodi: quelli principali del lavoro educativo in media education sono l’analisi (conoscere significa scomporre
qualcosa in parti semplici x poi ricomporlo, capendo così la funzione dei singoli pezzi. Vale anche x i testi mediali:
scomponendoli si capiscono le reali intenzioni, si riesce a vedere oltre la superficie di un vetro opaco cosa si nasconde)
e la produzione (attività ricca di storia che va dal film-making al tempo del super 8, al video-making con la diffusione
del digitale e delle prime videocamere, alla multimedialità di computer e web). Es. x capire come è fatto un giornale -
posso scomporlo x farne imparare le parti -posso farne produrre uno. Questo ha ripercussioni positive perché -
favorisce il lavoro di gruppo e la socializzazione -si educa alle differenze, tutti in maniera diversa danno un contributo -
si educa al lavoro, ciascuno ha il proprio compito a seconda delle sue abilità.
Cap 2. Collocando la Media Education nell’ambito della ricerca educativa, si possono raggiungere due obiettivi:
Comprendere i reciproci rapporti; Fare ricerca. La narratologia e la pragmatica testuale hanno posizionato il narratore
in due categorie distinte in base alla sua collocazione nel racconto: il punto di vista e la focalizzazione. La prima
definisce il carattere esterno o interno della narrazione, la seconda indica la relazione esistente tra narratori e
personaggi del suo racconto. La diversa collocazione del narratore definisce il racconto in biografia o cronaca. La
dialettica identità- differenza invece descrive -le cose mentre le si fa (io sono l’attore) -le cose senza che io ne sia
attore.
La ricerca educativa: si definisce sempre in relazione a tre fondamentali elementi: un oggetto, un campo di indagine, di
cui vanno circoscritti rigorosamente i bordi; un certo tipo di discorso, che implica un posizionamento teorico e delle
scelte di metodo conseguenti (piano metodologico); un’agenda, vale a dire i risultati che intende conseguire in
relazione a un determinato contesto.
Il punto di vista: x ciascuno dei 4 tipi di discorso vi è un punto di vista specifico: interno x quello descrittivo e
comprendente ed esterno x quello esplicativo e formalizzante. -Descrizione (classifica gli elementi e le loro relazioni e
delimita l’oggetto di ricerca) -comprensione (specifica le implicazioni tra elementi: l’origine della situa e la sequenza
degli eventi) -spiegazione (il rendere evidenti regolarità, regole, principi che si manifestano nel tempo e nello spazio
tra le occorrenze simili o uguali) -formalizzazione (la teorizzazione generale dei principi e delle regole valide x tutti i
fenomeni dello stesso tipo).
La focalizzazione: relativa al piano ontologico e favorisce la delimitazione dell’oggetto di ricerca; nella ricerca
educativa vi sono 4 aree di interesse -l’analisi delle pratiche mediali, la lettura dei soggetti (cosa consumano? Quando?
Quanto?) -lo studio delle rappresentazioni dei media, cioè le forme attraverso cui i media si occupano di vari ambiti
(es. famiglia) -studio della ricezione in contesto, i media non producono effetti deterministici ma vanno collocati
sempre all’interno di contesti e cultura -studio del funzionamento dei media, l’analisi economico-politica e semio-
pragmatica dei mess. Rivolge l’attenzione al senso, al pensiero critico dello spettatore e a quali contenuti pubblichi sui
social.
Resta da definire il piano strategico che fornisce alla ricerca la propria agenda, sempre seguendo Van der Maren, su
questo piano si possono distinguere almeno tre finalità che la ricerca educativa può perseguire: -pedagogica: come
comprendere meglio uomo e ambiente -epistemologica: indaga lo statuto delle discipline e la fondazione delle teorie -
tecnica: si divide in variante pragmatica: quando la ricerca intende produrre artefatti che consentono di controllare
l’ambiente fisico o di rispondere a dei bisogni, e variante politica quando vuole sviluppare servizi da mettere a
disposizione di individui o gruppi.
Ricerca e media education, specificità: i 3 descrittori (focalizzazione, punto di vista e orientamento) ci aiutano a
comprendere la specificità della ricerca della media education all’interno della ricerca educativa sui media. X quanto
riguarda la focalizzazione la ricerca educativa sui media lavora sul rapporto tra i media e l’organizzazione delle
conoscenze del soggetto e si concentra sul tema dell’apprendimento. Si è detto come i media: producono
apprendimento (comportamentismo), sono sistemi che modificano quadri di comprensione (cognitivismo), sono
strumenti di mediazione nei quali avvengono processi di produzione negoziata dei significati (costruttivismo socio-
culturale). Una seconda ricerca lavora sul sistema di rappresentazioni che i media allestiscono, esse costituiscono uno
dei territori privilegiati dell’educazione informale. Una terza ricerca si occupa del sistema di relazioni che legano i
media con i soggetti e i contesti sociali in cui sono inseriti, si concentra sulla socializzazione. Vi sono infine ricerche che
riflettono su struttura e funzioni dei prodotti mediali con l’intento di offrire metodi e tecniche x accostarsi agli alfabeti
dei media e di comprendere le pratiche attraverso le quali i contenuti vengono prodotti e pubblicati sul web. X quanto
attiene al punto di vista la specificità della ricerca della media education è data da: ricerca valutativa (è possibile
calibrare in base a gusti ed esigenze tutti gli elementi di un programma televisivo, avvicinando il pubblico alla
trasmissione). La specificità della ricerca della media education è data da: ricerca- azione (volta alla progettazione e al
testing di un curricolo di educazione ai media nella scuola primaria fatta dagli insegnanti che divengono attori nella
ricerca). Il punto di vista della ricerca educativa sui media è esterno rispetto ai fenomeni che studia e il ricercatore non
è necessariamente un educatore; il punto di vista della ricerca nell’ambito della media education è sempre interno e il
ricercatore è quasi sempre un educatore che si avvale della ricerca x migliorare l’efficacia del suo intervento o x far
adottare la media education a scuola e x educare ai media. I temi di interesse della media education sono 6: -media
agencies: chi comunica e perché -media categories: che tipo di testo è? -media technologies: come viene prodotto? -
languages: come sappiamo quel che vuole dire? -audiences: chi lo riceve e come ne coglie il significato? -
representations/constructions: come presenta il suo contenuto? Ogni domanda ha una struttura triangolare, detta x
questo domanda triangolare (passa attraverso la mediazione di un altro soggetto (il soggetto in formazione), chiede
quel che lui dovrebbe chiedersi, lo invita a divenire protagonista dell’interrogazione). domanda lineare di chi fa ricerca
educativa sui media si orienta direttamente sul proprio oggetto, problematizza una questione in prima persona, rende
protagonista dell’interrogazione colui che fa la domanda. Il ricercatore si immedesima (desiderio mimetico) nei panni
dello studente che è posto di fronte ai media e si chiede quel che lui dovrebbe chiedersi, invitandolo a diventare
protagonista dell’interrogazione, anche questa è una differenza con la ricerca educativa sui media: essa ha domande
lineari concentrate direttamente sul proprio oggetto e ragionando in prima persona. la ricerca educativa investiga sulla
realtà dei media partendo dalle ipotesi senza avere prima le risposte e applicando un orientamento conoscitivo (capire
come reagiscono i bambini di fronte alla violenza), l’orientamento è pragmatico- pedagogico.
Attenzioni: ogni schematizzazione non è mai perfetta perché rigida. Anche la ricerca educativa sui media si interessa di
educazione ma in maniera più relativa rispetto alla media education che ne fa invece il suo oggetto di ricerca.
X rispondere alle domande Di cosa si occupa? Quali temi indaga? Ci riferiamo a una doppia mappatura: mappatura del
campo della ricerca educativa e mappatura del campo nella media education. 4 sono gli snodi di base x descrivere i
diversi ambiti di ricerca in educazione: -nomotetico: definisce una ricerca finalizzata a produrre un sapere ordinatore
rispetto ai fenomeni studiati -pragmatico: la sua ricerca è orientata alla soluzione di problemi funzionali -politico:
connota una ricerca che vuole produrre cambiamenti in individui e istituzioni -sviluppo personale: la ricerca è una
forma di autoconsapevolezza volta al miglioramento di sé. ciascuno dei quattro snodi modellizza delle azioni che sono
specifiche della ricerca applicata: – l’azione specifica dello snodo nomotetico è il prescrivere, cioè «il proclamare leggi,
principi generali, teorie» (ibidem); – ciascuno degli altre snodi, invece, è descritto da tre azioni fondamentali che sono
l’osservare e giudicare (cioè il produrre valutazione di prodotti e/o di processi), l’agire (cioè il produrre una qualche
forma di intervento) e il costruire (vale a dire avviare un processo di sviluppo).
Ricerca pragmatica: L’obiettivo di questa ricerca è di risolvere i problemi di funzionamento dei sistemi chiedendosi il
perché; essa è divisa in: -ricerca valutativa a scopo di ottimizzazione (osservare e giudicare) utilizzate x verificare le
relazioni tra risultati attesi e ottenuti. Si occupa poi di capire cosa si possa cambiare x migliorare il sistema -ricerca-
intervento: (agire) x quei sistemi che mal funzionano, correggendo, dopo l’analisi, le condotte degli elementi dal
sistema senza però toccare obiettivi e finalità -ricerca di sviluppo di oggetti: (costruire) partendo da un bisogno di un
utente, che costituisce il primo problema, si tenta di risolverlo collaborando e partecipando con tutti gli attori. Nella
ricerca di sviluppo di oggetti la progettazione riguarda un prodotto (strumento o materiale) che possa soddisfare il
bisogno.
La ricerca politica: obiettivo di intervenire sui valori o bisogni che sono alla base di un sistema x poterne modificare
comportamenti o funzionamenti. È collegata alla ricerca politica la ricerca valutativa a scopo decisionale (osservare e
giudicare) a cui fanno ricorso i decision makers e amministratori quando vogliono giustificare l’introduzione di un
cambiamento. L’impostazione è comparativa: si accostano modelli differenti, se ne individua il migliore e ci si serve poi
del risultato della comparazione come argomento funzionale all’introduzione di quella scelta. Al pilotaggio della
decisione è votata la ricerca-azione (agire) che interviene sui valori del sistema x rinforzarli o sostituirli. Nello sviluppo
dei concetti (costruire) il problema viene risolto suscitando bisogni attraverso l’introduzione di nuovi concetti
all’interno di un sistema o di una organizzazione.
La ricerca di sviluppo personale: obiettivo è il perfezionamento dell’educatore affinchè possa intervenire al meglio. È
specifico di quei lavori (es. insegnante) in cui l’aggiornamento è fondamentale. In essa si distinguono: -ricerca
valutativa a scopo giustificativo, porta dei dati a supporto di una pratica o di una teoria -x l’innovazione e la ricerca di
sviluppo professionale la ricerca è centrata sul sé e ha un orientamento autoriflessivo volto a garantire al soggetto
nuove possibilità d’azione o a migliorare le sue pratiche.
Nella RICERCA NOMOTETICA è preponderante la ricerca teorica che privilegia la strategia monografica tipica dello
studio di caso. LA RICERCA PRAGMATICA è orientata alla produzione di oggetti. RICERCA POLITICA pone l’accento sulla
ricerca-azione e sulla produzione di concetti. RICERCA ONTOGENICA sottolinea l’importanza della ricerca valutativa a
scopo giustificativo.
Ricerca teorica è divenuta importante dato l’entusiasmo x la media education, facendo nascere l’esigenza della
definizione di una identità; oggi infatti risulta sempre più necessario il bisogno sociale di comprendere la società,
definita learning society. Uno degli ambiti più importanti nell’ambito della media education è la produzione di oggetti.
CAP 5. Sia la ricerca politica che quella valutativa possono essere ricondotte sotto la categoria linguistica della
convocazione e del suo potere. 2 sono le dimensioni: politica (capacità di produrre effetti) comunicativa (capacità di
attivare l’iniziativa del destinatario della convocazione). Il potere di convocazione può essere esercitato in diversi
contesti: didattica, area dell’etica, comunicazione di massa e politica. In tutti i casi la convocazione deve essere
efficace, il suo potere è capace di levarsi distinto e riconoscibile nel rumore che viene ascoltata da uno specifico
pubblico. La ricerca nell’area dei media si occupa proprio di esercitare il potere della convocazione, i cui destinatari
sono: istituzioni, società civile, educatori, apparati dei media e professionisti che vi sono impiegati. Con essi la
convocazione si articola in più livelli: -educativo (bisogna occuparsi dei media e sviluppare il senso critico in relazione a
mess e pratiche) -etico (richiamo alla responsabilità) -istituzionale (attenzione ai rischi della comunicazione mediale
che si traduce in leggi). Questa triplice azione ispira da un lato la ricerca politica e dall’altro la ricerca valutativa a
scopo giustificativo.
I concetti della media education: sono -il concetto di cittadinanza -il concetto di pensiero critico -l’idea del media
educator come figura di educatore di nuovo modello. X quanto riguarda l’educazione civica l’intento della media
education è di preparare al mondo soggetti autonomi, critici, ricchi di valori, cultura e capaci di riflettere. Le
dimensioni a cui essa si interessa sono -i diritti civili: tema che si salda con il controllo politico e ideologico dei media,
con il diritto di accesso agli strumenti di comunicazione, della privacy e della tutela dei minori -cittadinanza politica: il
cittadino può prendere parte alle scelte dei poteri politici facendo sentire la propria voce -cittadinanza sociale: diritti
economici e sociali -cittadinanza culturale: diritti di appartenenza culturale, consiste nel far comprendere al soggetto
che esercitare la cittadinanza è un suo diritto.
Pensiero critico: primo obiettivo della media education. Questo termine segue 2 tradizioni teoriche -tradizione
filosofica: fa riferimento a Socrate, all’arte della maieutica e dell’esercizio al ragionamento -tradizione psicologica:
collega il pensiero critico alle abilità cognitive superiori (problem solving, metacognizione e decision making). I punti in
comune di queste due tradizioni sono: pensiero critico è un’attività cognitiva complessa e di livello superiore da
costruire lentamente, va cercato nell’autonomia cioè nella capacità del soggetto di valutare e giudicare. Esso è definito
come una forma di pensiero razionale e riflessivo che è centrato sul decidere cosa credere e cosa fare. Esso è inoltre:
un pensiero razionale, riflessivo e un pensiero azione (aiuta a valutare x prendere una decisione).
Gli strumenti della convocazione (associazionismo, carte, congressi, riviste e newsletter): imporre l’idea di cittadinanza
significa reclamare il diritto di privacy, di accesso ai media, alla tutela di soggetti deboli ecc. rivendicare spazio x il
pensiero critico invece vuol dire disporre di programmi scolastici rispettosi della funzione sociale dei media e formare
gli educatori. La convocazione su questi temi è svolta da associazioni, carte, congressi, riviste e newsletter.
L’associazionismo porta al centro l’importanza della media education e dei media educator: un es. di associazione è
l’association for media literacy la quale garantisce sostegno agli iscritti con supporto didattico, materiali, convegni e
workshop. Un secondo es. è la MED, associazione italiana x l’educazione ai media e alla comunicazione, garantisce
strumenti didattici, pubblicazioni, opportunità di formazione e molte altre azioni in cui si è materializzato il suo potere
di convocazione. Entrambe le associazioni dunque organizzano eventi culturali e formativi. Tra gli obiettivi si propone
di promuovere e far crescere la media education come strada maestra x costruire la cittadinanza e la salvaguardia dei
valori umani attraverso l’uso corretto e critico dei mess. Promuove anche la figura del media educator. Congressi,
carte e associazioni hanno in comune l’obiettivo di creare opinione, costruire e diffondere concetti e portare pressione
su chi può decidere.
Cary Bazalgette: partendo da 5 domande chiave porta alla costruzione di un modello organizzato intorno a 3 idee
guida x consentire a tutti gli insegnanti di acquisire conoscenze e abilità condivise, esse sono: -individuazione di aree
concettuali ineludibili quali l’area del linguaggio, della produzione, del consumo, dei mess e dei valori -il ruolo-chiave
delle attività pratiche -l’importanza di una grande varietà di esperienze dei ragazzi con i media.
La ricerca azione è una metodologia che consiste nel prospettare un intervento educativo che sia allo stesso tempo
occasione di ricerca, essa consente di trovare un punto di incontro tra ricerca e prassi e tra paradigma qualitativo e
quantitativo. Essa è una metodologia qualitativa che consente di studiare un contesto nel quale si sta intervenendo in
profondità, ma non autorizza la generalizzazione dei risultati. La ricerca azione si avvale di uno studio integrato che
considera le situazioni: sviluppa grande interesse nei ricercatori, sviluppa il lavoro di gruppo e di rinegoziazione
continua di aspetti di metodo, utilizza strumenti valutativi morbidi orientati al qualitativo. 3 forme di ricerca-azione: 1
ricerca intervento funzionalista: cambia il funzionamento di un ente, individuo ecc senza modificarne lo status. 2
ricerca azione di adattamento: produce cambiamenti strategici e normativi nella struttura nella quale si interviene. 3
ricerca azione di trasformazione: vuole apportare cambiamenti mettendo in discussione la relazione del potere con la
situazione che si ha di fronte.
Nell’ambito di Media literacy 2 sono le pratiche degli insegnanti in classe -reading e listening (influiscono sull’analisi
del testo) -writing e speaking (portano alla produzione di materiali mediali). 4 sono le loro tradizioni intellettuali: -
media effects (ricerca sugli effetti dei media) -literary criticism (attraverso la semiotica sostiene l’analisi critica dei
mess) -cultural studies (incrociano gli approcci sociologici con quelli semiotici) -estatica (sviluppo di un approccio
all’immagine più attento). È importante che lo studente sia attivo e creativo nello scrivere l’alfabeto letterario, visivo e
sonoro; venga sviluppato il pensiero critico; vengano promosse discussioni significative in classe; venga incoraggiato il
cooperative learning. La Hobbs ha proposto un training iniziale, materiali didattici utili al lavoro nelle classi, viene
fornita ai bambini una card x analizzare le immagini, su di essa ci sono 5 domande chiave della media education
relative a 5 dimensioni (semantica, linguistica, valoriale, ricettiva e ideologica) e sul retro diverse operazioni tradotte in
simboli da eseguire sulle immagini. Il pulsante -vero/falso pone in relazione quanto si è visto con la realtà -interesse
privato o bene pubblico porta a riflettere sulle ragioni economiche del mess -buono/cattivo porta a riflettere sui valori
-leggi tra le righe porta a scoprire il reale senso del mess -cosa viene lasciato fuori porta a riflettere su ciò che manca
nel mess -registra/salva x dopo registra il materiale interessante da approfondire in un secondo momento. Sul
telecomando si invita a fare attenzione a stereotipi o soluzioni troppo semplici.
Esempio della ricerca-azione di trasformazione sono l’attività dell’Osservatorio Media monitor e il Progetto MENS.
L’intento del primo è quello di fare ricerca sul campo e di costituire un filone di studi in ambito Media Education.
Attraverso indagini, questionari e diari di bordo, dopo aver rilevato il consumo dei media da parte dei bambini e dei
ragazzi di scuola primaria e secondaria e indicato infine una dieta televisiva, è emerso quanto sia importante il
consumo mediatico nei giovani, proponendo così un intervento educativo rivolto non solo ai ragazzi ma anche a
famiglie e insegnanti. Il progetto MENS invece si pone l’obiettivo di testare e progettare un piano educativo e didattico
per l’educazione ai media nei primi due anni della primaria. La metodologia usata è quella della ricerca-azione
coinvolgendo e valorizzando le insegnanti nella ricerca e utilizzando Internet per garantire monitoraggio e meta-analisi
dei dati. Le fasi di lavoro sono 6 e partono dall’esperienza iniziale (ricognizione dello spazio mediato nei primi anni),
seguono il problema (che viene individuato per progettare al meglio), il confronto con sforzi già fatti (modelli e
progetti già realizzati in proposito), l’ipotesi, il programma di verifica, l’osservazione (condotta con griglie di
osservazione) e l’interpretazione (valutazione dei risultati per ricalibrare l’intervento).
La ricerca sulla valutazione si è concentrata su coppie di termini come: -evaluation- assessment (i primi sono
interventi qualitativi che monitorano e valutano processi educativi e formativi, i secondi ricondotti all’area della
docimologia) -valutazione tradizionale- valutazione innovativa: si interessano entrambe di metodi, essi consistono in
prove scritte e orali che spesso risultavano carenti x il loro carattere indiretto e contesto artificiale. I metodi innovativi
prevedono prove autentiche, basate sulla performance e dinamiche.
Una tipologia di ricerca valutativa sul fronte e valuation è l’indagine sperimentale con campione di controllo. Si può
applicar e a due classi di cui solo una segue un percorso di Media Education e consiste nel misurare alla fine le
competenze acquisite dall’una e dall’altra. Un esempio di ricerca è un lavoro condotto da Frost e Hobbs che
introducono con ragazzi di 17 anni un programma di Media Education. Dopo aver elaborato delle domande-chiave, si
passa all’elaborazione di ipotesi secondo cui la Media Education migliora le capacità di analisi, la lettura e la scrittura,
potenzia l’autonomia, incoraggia l’uso dei media non-fiction a scapito dei programmi di intrattenimento e migliora il
rapporto tra studenti e docenti. Attraverso questionari, focus e interviste è emerso come le ipotesi siano state
confermate. I ragazzi sono meno vittime dei media e più capaci di esprimersi sui messaggi mediatici.
Per verificare l’andamento degli apprendimenti la ricerca si orienta sul versante del testing e dell’alternative
assessment. Esempio del primo è il lavoro di Martinez-De-Toda il quale si pone come obiettivo la costruzione di un
soggetto alfabetizzato, cosciente, critico, attivo, sociale e creativo. Per ogni aspetto individua sotto-indicatori,
indicatori empitici e indica materiali e strumenti utilizzabili. Dopo aver costruito una griglia di valutazione Martinez la
testa sui ragazzi da 11 a 15 anni impostando un’indagine con gruppo sperimentale e gruppo di controllo. I tests hanno
dimostrato che il gruppo sperimentale ha avuto esiti migliori rispetto a quello di controllo.
Esempio di alternative assessment è il lavoro di Wornsop, che intende valutare le performance nell’allievo in base alle
competenze che dimostra di aver acquisito di fronte a un problema e non alla sua capacità di saper rispondere
correttamente. Gli strumenti impiegati (osservazioni dirette, annotazioni e diari) hanno dato seguito a rating scales. Ad
esempio per valutare un testo sono stati individuati criteri organizzati su 5 livelli e ordinati in 3 gruppi. Queste griglie
possono essere usate da insegnanti, ragazzi e genitori. Questa proposta è indice di una valutazione autentica.