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Democrazia criminale
Eugenio Orso
http://pauperclass.myblog.it/list/stato-e-dissoluzione/democrazia-
criminale-di-eugenio-orso.html
La mia sinistra
Edgar Morin
Erickson Editore, 2010
Con una presentazione di Nichi Vendola
La recente raccolta di scritti di Morin aiuta la riflessione sul
cambiamento necessario e sui limiti della sinistra. Nella raccolta
di scritti su come rigenerare la speranza e in un saggio sul
valore politico dell'indignazione...
Lui è sempre rimasto un uomo di sinistra, perché ritiene le parole
d'ordine della rivoluzione francese - libertà, eguaglianza e
fraternità - intimamente legate l'una all'altra. Ci può essere
libertà, ma solo se ci sono eguaglianza e fraternità, ha spesso
ripetuto nelle sue interviste...
L'unicità di un singolo, sostiene Morin, è data solo se si
riconosce l'interdipendenza degli uni con gli altri. E in questa
interdipendenza trova radice un cosmopolitismo che rifiuta il
richiamo al suolo, al sangue e alla specificità culturale, cioè i
virus letali del nazionalismo etnicista, della xenofobia e del
populismo. Allo stesso tempo, l'«individuo sociale» di Morin non
può che constatare gli effetti distruttivi dello sviluppo
economico e industriale sull'ambiente.
L'ecologismo del filosofo francese non si nutre di decrescita, ma
della convinzione che il potere della tecnostruttura sia sfuggito
al controllo umano. Il problema è dunque quello di ricondurre la
scienza e la tecnologia a finalità compatibili con l'ambiente e
alla necessaria ridistribuzione della ricchezza, sia a livello
locale che globale.
Praxis ed empirismo
Giulio Preti
Bruno Mondadori 2007
Giulio Preti è stato uno dei protagonisti del rinnovamento della
cultura filosofica italiana nella seconda metà dello scorso
secolo. Promotore di un dialogo tra cultura umanistica e sapere
scientifico, in un’Italia divisa tra cultori delle ...discipline
classiche e scienziati, la figura di Preti è oggetto oggi di un
rinnovato interesse, suscitato sia dall’originalità, sia
dall’attualità delle tematiche trattate nei suoi numerosi scritti.
Il pensiero di Preti può senz’altro essere definito come promotore
di una filosofia avversa a forme di assolutismo che mirino a
fondare una conoscenza indipendente dall’uomo e dalla storia in
cui è immerso, senza per questo abbandonarsi a forme di relatività
che ignorino la tensione del sapere verso la ricerca di una
validità universale. L’opera di Preti muove infatti dal
riconoscimento dei limiti della conoscenza umana,
dall’impossibilità di guardare al mondo senza considerare i
soggetti e lo “spirito” con il quale essi si pongono in contatto
con i valori e gli oggetti che lo popolano. Un approccio che
predilige le forme della razionalità scientifica contro moti
irrazionalistici e metafisici, questi ultimi esemplari di una
folta schiera di filosofie idealistiche, ancora in voga
nell’Italia degli anni in cui Preti presenta una delle sue opere
più discusse “Praxis ed Empirismo” (1957).
In questo lavoro del filosofo pavese si ritrovano molti dei temi
a lui cari, dall’anti-assolutismo, all’avversione per le forme di
metafisica dogmatica, all’elogio della conoscenza empirica e del
pensiero scientifico, una sorta di inno al confronto razionale e
al dialogo in un completo spirito democratico. Un’opera che,
assieme a “Retorica e Logica” del 1968, quest’ultima dedicata alla
critica di un dilagante irrazionalismo nella cultura
contemporanea, contribuirà a un certo isolamento di Preti sia
all’interno della comunità filosofica, sia rispetto all’allora
nascente movimento di contestazione studentesco.
L’originale lettura del pensiero marxista, la forte tensione
democratica della sua filosofia, assieme alla difesa della
razionalità scientifica, hanno fatto di Preti il bersaglio di
critiche e valutazioni spesso frutto di analisi ideologiche, una
condizione rispetto alla quale lo stesso Preti ha sempre ammesso
di soffrire molto, come testimoniano le lettere e i manoscritti
conservati dopo la sua morte.
Giulio Preti si è spento nell’estate del 1972, quando, dopo un
lungo periodo di abbandono e di decadenza fisica, dettati anche
dall’isolamento accademico nel quale il filosofo si era venuto a
trovare, la morte lo colse improvvisamente, lasciando incompiuto
un lavoro di rinnovamento del pensiero filosofico nel suo rapporto
con le scienze, oggi al centro di una nuova ondata d’interesse,
grazie anche all’opera degli allievi e di coloro che ne hanno
mantenuto vivo lo spirito.
http://www.eddyburg.it/article/articleview/16647/0/131/