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Berlusconi Presidente della Repubblica?

Lucia Annunziata nella sua trasmissione 'Potere' prefigura l'ipotesi di Berlusconi Presidente della
Repubblica. Non è il titolo di un film di fantascienza o meglio di un horror ma un'eventualità
concreta.
Un po' di numeri. Salvo colpi di scena, il successore di Napolitano sarà eletto dal prossimo
Parlamento, sia che ci siano elezioni anticipate sia che si vada alla scadenza naturale nel 2013.
Eleggono il Presidente della Repubblica i 630 deputati, i 315 senatori (più i senatori a vita), tre
delegati per regione (uno alla Valle d'Aosta): dal terzo scrutinio in poi è sufficiente la maggioranza
assoluta dei membri dell'assemblea.
E allora sarà determinante chi prenderà il premio di maggioranza alla Camera: la porcata di
Calderoli assicura infatti alla coalizione vincente almeno 340 seggi contro i 290 destinati alle altre
coalizioni ed agli altri partiti che abbiano superato le soglie di sbarramento. Sono 50 voti di
vantaggio che non sono colmabili pure nell'ipotesi in cui i vincenti alla Camera non ottengano la
maggioranza anche al Senato (evento assai probabile se saranno presenti alle elezioni tre diversi
poli) e stante il sostanziale equilibrio fra berlusconiani e anti-berlusconiani tra i delegati regionali.
In caso di vittoria alle politiche, Berlusconi avrebbe il via libera per farsi eleggere Presidente della
Repubblica. E comunque se mancasse qualche voto si è visto che non gli mancano gli argomenti per
convincere parlamentari indecisi o riottosi e produrre casi di coscienza e conversioni sulla via di
Damasco.
Intendiamoci, io non amo Napolitano troppo timido nel difendere la Costituzione dall'eversione
berlusconiana e francamente patetico nel rivendicare l'unità e il rispetto delle Istituzioni di fronte ad
un vero e proprio colpo di stato strisciante.
Evidentemente non mi piace il PD, il suo essere pienamente organico alle oligarchie e alle caste
dominanti, tanto meno mi piacciono Fini e Casini (e Montezemolo) di cui nemmeno mi fido e per i
quali non sono affatto da escludere futuri mercanteggiamenti e ritorni all'ovile.
Mi rendo conto che il rischio Berlusconi Presidente della Repubblica è un ulteriore ricatto che va a
conculcare il nostro diritto di libera scelta, che è l'ennesimo tentativo di mandarci a votare con la
pistola puntata alla tempia.
Ma la questione non è di temere che le austere sale del Quirinale divengano la nuova location del
bunga bunga (che già di per sé sarebbe comunque una ragione dirimente).
E' che con Berlusconi Presidente della Repubblica (e con un Gianni Letta o uno Schifani le cose
non sarebbero di molto diverse) sarebbe sancita ufficialmente la fine della democrazia italiana.
In un'unica persona verrebbero a congiungersi il potere economico, il potere mediatico, la
maggioranza parlamentare, il potere militare (forze armate, carabinieri, polizia, servizi segreti),
senza più nemmeno il contraltare degli organi di garanzia costituzionale (il Capo dello Stato nomina
un terzo dei giudici della Corte Costituzionale) e la presenza di un arbitro super partes, funzione
oggi svolta, sia pur così flebilmente, da Napolitano.

Basta pensare proprio alle attribuzioni del Presidente della Repubblica:

Art. 87
Il Presidente della Repubblica è il Capo dello Stato e rappresenta l'unità nazionale.
Può inviare messaggi alle Camere.
Indice le elezioni delle nuove Camere e ne fissa la prima riunione.
Autorizza la presentazione alle Camere dei disegni di legge di iniziativa del Governo.
Promulga le leggi ed emana i decreti aventi valore di legge e i regolamenti.
Indice il referendum popolare nei casi previsti dalla Costituzione.
Nomina, nei casi indicati dalla legge, i funzionari dello Stato.
Accredita e riceve i rappresentanti diplomatici, ratifica i trattati internazionali, previa, quando
occorra, l'autorizzazione delle Camere.
Ha il comando delle Forze armate, presiede il Consiglio supremo di difesa costituito secondo la
legge, dichiara lo stato di guerra deliberato dalle Camere.
Presiede il Consiglio superiore della magistratura.
Può concedere grazia e commutare le pene.
Conferisce le onorificenze della Repubblica.

Art. 88
Il Presidente della Repubblica può, sentiti i loro Presidenti, sciogliere le Camere o anche una sola
di esse.
Non può esercitare tale facoltà negli ultimi sei mesi del suo mandato, salvo che essi coincidano in
tutto o in parte con gli ultimi sei mesi della legislatura.

Art. 92
Il Governo della Repubblica è composto del Presidente del Consiglio e dei ministri, che
costituiscono insieme il Consiglio dei ministri.
Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di
questo, i ministri.

Art. 135
La Corte costituzionale è composta di quindici giudici nominati per un terzo dal Presidente della
Repubblica, per un terzo dal Parlamento in seduta comune e per un terzo dalle supreme
magistrature ordinaria ed amministrative.

Le leggi più liberticide e oscene, anche in palese violazione dei principi costituzionali, non
avrebbero più alcun argine.
Si tratta di uno scenario talmente catastrofico ma assolutamente realistico (Berlusconi non è
invincibile ma nemmeno il semplice prestanome di qualcuno, ha mezzi e strategie per raggiungere
questo obiettivo) ed esso impone a ciascuno di riflettere e di rivedere tante posizioni, tanti niet e
dichiarazioni di splendido isolamento.
Ciò impone una riflessione agli astensionisti 'di sinistra', ai comunisti intransigenti (Ferrando,
Turigliatto, Rizzo) che criticano il ritorno di fiamma ulivista di FDS e SEL, a Grillo e ai grillini, a
nuove formazioni politiche come Uniti e Diversi, a tutti coloro insomma che sostengono che non
esiste un male minore, che coalizioni di destra e centro-sinistra sono sostanzialmente la stessa cosa.
Si tratta di posizioni che hanno un loro fondamento e le loro ragioni, è tutto da valutare quanto i voti
di quelle liste sarebbero davvero sottratti ad una coalizione anti-berlusconiana (l'area in cui si va a
pescare si può ipotizzare però sia fondamentalmente proprio quella), ma di fronte alla prospettiva
che venga definitivamente meno ogni possibilità di praticabilità della vita democratica e del libero
confronto politico nel Paese (anche se si può presumere che ciò sia esattamente quello che alcuni
auspicano, nell'attesa di una improbabile catarsi rivoluzionaria) non è accettabile una neutralità, non
risponde ad un'idea della politica conforme ai valori umani e che si propone di eliminare o attenuare
le sofferenze materiali delle persone: attendere il peggio perché così si pensa che potrà affermarsi la
propria idea di resurrezione.
La politica, la migliore politica deve essere capace di trovare strade originali e innovative per
affermare i valori e le idee per cui si ritiene di dover lottare senza però mai dimenticare il contesto
in cui si opera, non rinunciando a misurarsi con la realtà. Compito delle forze che vogliono
un'alternativa, anche la più radicale, è di riuscire a incidere effettivamente sul quadro politico con
l'obiettivo di migliorare le condizioni di vita delle persone e non di limitarsi ad una mera
testimonianza. Compito di quelle forze è di impedire che la lotta contro Berlusconi si trasformi in
un referendum tra lui e Montezemolo (e Marchionne) e che al contrario la sconfitta del
berlusconismo si traduca nella riaffermazione dei diritti sociali e civili, del principio di uguaglianza,
della riconversione ecologica dell'economia.
E' certo questa la strada più difficile e impervia, da giocare sempre sul filo di un equilibrio sottile, in
cui ad ogni passo si nasconde il rischio (in passato già concretizzatosi) di perdere tutta la propria
credibilità risultando ininfluenti o diventando organici al sistema, ma è l'unica strada che vale la
pena di percorrere.

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