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La storia culturale della polituca

La Goff espone nel suo saggio Nuova Storia, che l'obbiettivo della politica e della storia moderna
e contemporanea è detronizzare la storia politica
Effettivamente la storia politica considerata immobile ed ancorata all'età precedente alla prima
guerra mondiale ed era stata sepolta dalla storia economica e sociale.

Un decennio piú tardi il saggio di La Goff, Rèmond con Pour une Histoire Politique, afferma la
risurrezione della storia politica. A Parigi gli storici daranno inzio così ad una fase di rinnovo
della storia politica con la rivisitazione dei suoi antichi pilastri (elezioni, partito..) con nuove
metodologie ed approcci, insieme al l’individuazione di nuovi aspetti moderni come l’opinione
pubblica, le associazioni, i media
Tra il 1995-98 in un convegno nazionale di scienze politiche mise a punto una nuova prospettiva
trans-nazionale della storia politica e paritaria a quella economico-\sociale, alle quale l indagine
storica dev’essere ampliata ai più ambiti sociali per la totale comprensione. Come il politico che
converge a diversi aspetti della realtà sociale, lo stesso deve fare lo storico
La politica è una realtù oggettiva che fa di sè oggetto della ricerca storica
La scienza politica deve indagare i campi dell’ntropologia e della psicologia per determinare i
suoi sviluppi pratici e decisionali

Nel 1997 Sirinelli e Rioux pubblicano un’opera, la quale incita gli storici a non fermarsi solo
all’analisi dei comportamenti individuali e collettivi, ma a studiarne anche il fenomeno di
trasmissione di valori e delle credenze politiche, spostando quindi l’attenzione dalla storia dei
partiti alla cultura politica
Tale cultura politica è determinata dall’insieme di rappresentazioni che unisce un gruppo sociale in
un unico ideale politico, una comune e collettiva lettura del passato e di una interpretazione
dell’avvenire
Si approda all’idea di Braudel di un tempo sociale, ovvero le congiunture che definiscono
l’esistenza di un individuo e che esplicano i propri effetti per decenni
L’approccio consiste così in una temporalità a geometria variabile, che inserisce il tempo corto del
singolo evento nel tempo medio dei collegamenti storici, oviando la successione numerica delle
date

Il Ritorno della Storia Politica in Italia

Anche in Italia si procede allo svecchiamento di uno studio della storia politica, concentrandosi
maggiormente sull’organizzazione dei partiti, sulla propaganda, la comunicazione, i simboli e le
ritualità ( caratteristiche indagate e discusse su riviste come “Ricerca di Storia Politica”)
Un aspetto saliente del rinnovamento italiano è da individuare nella riscoperta dell’Ottocento,
affrontato da tempo con l’analisi del Risorgimento e dell’Italia post-unitaria, come una prestoria del
Novecento
Il problema storiografico da affrontare con il nuovo approccio era la formazione del sistema
politico italiano nell’ambito costituzionalista europeo

Un altro aspetto rilevante è la formazione di un partito liberale italiano, con origine negli anni
Settanta dell’Ottocento e che verrà poi a mancare come forza politica, quando si deciderà di
concedere il suffragio universale e quindi aprendosi alla società di massa, concausa quindi dello
sfaldamento politico dei primi anni Venti
Le forze liberali negli anni Novanta trovarono esito con Forza Italia, con programma primitivo
richiamante la fase liberista della destra storica ottocentesca
Con la prima presidenza Berlusconi, si nota un ritorno ad un antico sistema bipolare italiano, che
vede appunto le forze di centro-destra contro quelle di centro-sinistra di Prodi e D’Alema
Sabatucci nel saggio Soluzione Trasformista fa notare, secondo sua interpretazione, che in Italia
l’alternanza di pariti non è mai stato il risultato di una consultazione politica, ma lo
sfruttamento di altri mezzi (salvo il fascismo, leciti al gioco politico), che conseguentemente
causano una “crisi di regime” e mai un passaggio fisiologico

Il fenomeno è probabilmente da ricercare nei difetti originari della politica italiana, ovvero lo
scontro tra poteri legittimati ed illegittimi
Nell’Ottocento le forze estremiste dei repubblicani a sinistra e dei cattolici, non si proponevano
come semplice alternativa governativa, bensì come abbattimento di un regime vigente, a cui non
riconoscevano alcuna legittimità:
• i repubblicani contrastando l’illegittimità monarchica, perché non eletta dal popolo
• i cattolici considerando il Regno una forza usurpante dello Stato Pontificio

Altri studi dimostrano le analogie tra il periodo liberale e quello repubblicano che inizia dopo il
1045, con le forze della Democrazia Cristiana. che collaborano con quelle minori di centro destra e
centro-sinistra, con MSI, Partito Monarchico e Partito Comunista all’opposizione
La mancata coincidenza tra l’area della rappresentanza (forze politiche rappresentate in
parlamento) e l’area della legittimità ( pariti ammessi alle coalizioni di governo) tolse
effettivamente creano un vero voto democratico al paese
Ciò causò inevitabili tensioni tra lo Stato e la società civile e la continua formazione di alleanze
governative instabili ed inefficaci

La delegittimazione negli ultimi anni si è radicata sempre più nell’intimo e nel personale dei
personaggi politici, grazie all’avvento dei nuovi media comunicativi
Tali aspetti, come la demonizzazione o delegittimazione, e la denuncia pubblica della vita
privata, sono caratteristici dei regimi totalitari, in quanto tecniche di annientamento dell’avversario
L’età contemporanea è l’età della spettacolarizzazione, dell’immagine e quindi agli studi non è
mancata l’analisi della seduzione politica
La comunicazione politica è pura arte della persuasione
I linguaggi e le rappresentazioni simboliche non solo hanno vita propria, ma plasmano la
politica

Linguaggio della nazione, religioni politiche ed uso pubblico della morte

Attraverso gli studi di Banti si giunge al riconoscere il Risorgimento come un fenomeno di


massa, dal quale sbocciano i principi di unità nazionale, che danno onore al sacrificio per la patria,
alla tradizione cristiana, al coraggio cavalleresco ed al rapporto fraterno che lega gli italiani
Con un’appartenenza di massa al sentimento politico della nazione, lo storico volge l’attenzione alle
fonti istituzionale a quelle di produzione privata, autobiografica o alle memorie,
Queste fonti però, per loro natura sono frammentarie e soggettive, quindi non possono essere
considerate attendibili, soprattutto se prese in un contesto comunitario
La retorica nazionalista presente nei documenti pubbli8ci, si ritrova spesso negli scritti privati
L’uso di colori e simboli, già presente nella storiografia francese dopo la Rivoluzione, in Italia
comincia a subentrare nel Risorgimento e si innesca anche nell’esercizio delle logge massoniche e
dei loro rapporti con la politicamente

Un aspetto da tenere in analisi è l’uso pubblico della morte


Ben-Amos analizza come per le celebrazioni dei morti per la patria, siano serviti per alimentare la
“pedagogia della memoria”
Con questo fenomeno si procede alla sacralizzazione della politica, dove la liturgia funebre
diventa momento di unione emotiva di una parte della comunità nel credo di uno stesso ideale che
risiede nel martirio del personaggio commemorato
Negli stati democratici e pluralisti si crea una sorta di religione civile, mentre nei totalitarismi si
ha un vero e proprio culto divinistico

II. GENERAZIONI, MOVIMENTI GIOVANILI E POLITICA

Le Generazioni

Ogni generazione è conforme alla società ed al tempo in cui esiste, con forme variabili di
reazione o rivoluzione
Ogni generazione può essere catalogata in classi di età, che mutano anch’esse nel tempo, e non
appartengono ad una classe sociale definita, poiché la loro stessa definizione non le colloca in un
ambiente sociale preciso
I giovani possono essere considerati soggetto politico, quando essi, indipendentemente dalle loro
posizioni rispetto la generazioni precedenti ed al potere, hanno un peso notevole sulle scelte
politiche e lasciano tracce durevoli nella cultura e nella società
Si tratta di potenzialità, più che diretta influenza politica
Solitamente si parla di minoranze attive, quando si riferisce a movimenti giovanili
Il riconoscimento di una generazione non necessariamente portano all’occupazione di posizioni di
rilievo

Giovani e Rivoluzionari

Con la Rivoluzione francese si ebbe un cambio generazionale dettato da una forte presente
giovanile, che come enunciano i principi di Saint-Just, ha rifiutato di appartenere
obbligatoriamente ai principi della generazione precedente
Anche l’esperienza napoleonica dimostrò di dare rilevanza alla forza giovanile, mentre con il
periodo della Restaurazione, il giovane veniva visto come ribelle e portatore di novità, considerate
in maniera diffidente dalla classe dirigente. Si creò così un senso di emarginazione dalla vita
pubblica e politica dei giovani e d’impossibilità di ascesa sociale, che portò i giovani a istruirsi
maggiormente ed a riunirsi in una passione indipendentista contro le Corti restaurate

In Italia infatti, molti giovani furono protagonisti dei moti del 1820-21 e si iscrissero alle Sette
Carbonare
Con le insurrezioni dei primi anni Trenta dell’Ottocento, fu Giuseppe Mazzini a porre il suo credo
nella gioventù come forza motrice della storia, infatti con la Giovine Italia, egli aprii le
iscrizione solo a con età massima di quarantanni
Ciò che mobilitò attivamente la gioventù in Italia, allargando la sua partecipazione dalle classi colte
e borghesi già presenti a quelle operaie fu il Risorgimento e la presenza di un personaggio come
Garibaldi, che seppe invogliare ed appassionare i giovani del suo tempo per il sentimento di unità
nazionale
Dopo il Risorgimento però, nessun’altra impresa avrebbe coinvolto le nuove generazioni e furono
escluse dalla costruzione dello Stato

Fascinazione della Modernità

La generazione che aveva educato le successive alla disciplina, aveva allo stesso tempo armato
quella che avrebbe voluto deporla
Si sviluppò così la virilità, che trovava nella guerra un rituale di passaggio, una prova sessuale
d’accesso all’età virile
La possessione di armi non era più solo un prestigio èlitarioo, bensì dava il prestigio nel contesto di
un’intera nazione, talvolta riconosciuto alle generazioni più giovani che imbracciavano gli
armamenti sul campo di battaglia
I giovani si illudevano romanticamente di una prova di coraggio e di forza di scontri cavallereschi,
sottovalutando ormai l’avanzata della guerra industriale, che lasciava aperte le porte solo alla
distruzione ed allo sterminio di massa

Dalle Piazze alle Trincee

Il protagonismo giovanile ebbe modo di avanzare con l’avvento della società di massa, le forme
rinnovate della ritualità e del linguaggio nella politica, la fascinazione della modernità e la
decadenza delle classi dirigenti
La società di massa diede visibilità ad interi movimenti sociali e politici e il cambiamento del
linguaggio portò ad una maggiore accessibilità alla produzione ed all’approccio dell’editoria
Le manifestazioni di piazza riprese dalla progressista cultura socialista, furono fondamentale per la
gioventù nel chiedere il rinnovo di una classe dirigente vecchia, o meglio stantia, che non aveva
nulla di eroico e che si dimostrava sempre più immutabile ed immobile
L’innovazione tecnologia fu simbolo di fascino giovanile e di inadeguatezza adulta
Si ha come un occultamento del passato, dal quale si riprendevano solo aspetti che si sarebbero
voluti proiettare nell’avvenire

La guerra, fomentata dai nazionalismi, guidati dai più giovani rappresentanti, diventava scelta
etica della modernità, mentre si sarebbe rivelata il suo più grande fallimento
In Italia specialmente, i liberali al potere non riuscirono a cogliere l’importanza della società di
massa, lasciando così la società in una formalità stoica di vecchi principi
L’interventismo fomentato da D’Annunzio e Mussolini prometteva la rigenerazione della politica
e della società italiana
Il reducismo si affermo come un fenomeno della piccola-media borghesia giovanile contro la
mancanza di riconoscimento per l’impresa bellica ed il timore di un superamento sociale da parte
del proletariato, che trovò le proprie speranze nel fascismo e nel suo elogio ai combattenti
Le considerazioni generazionali non furono intuite dai partiti della sinistra e non ebbero il tempo di
essere assorbite per contrastare l’espansione del fascismo
Dalla trincea si trasferì la violenza nella dialettica politica, come risultato di un riadattamento
civile mancato, chiari esempi di questo furono lo Squadrismo ed i Freikorps
Con il procedere degli anni l’esaltazione della gioventù, si trasformò in timore di deposizione per i
gerarchi al governo, quindi in giovanilismo, un concetto morale di gioventù che superava l’età
anagrafica
Ciò si fece disegno di quel paradosso tra il progetto di libertà dal condizionamento giovanile di
Bottai e la reale disciplina e rigidità fascista
I totalitarismi usarono la gioventù per procreare una futura classe dirigente elitaria che
conservasse i principi di disciplina ed obbedienza o nel caso dell’Unione Sovietica di rivoluzione
I più giovani restavano all’oscuro della desertificazione politica applicata dai regimi
Le fonti culturali per i giovani nati sotto il regime fascista non presentavano alternative, l’unica era
appartenere a circoli cattolici, che però non potevano manifestare dissenso
L’antifascismo ebbe una prima generazione negli anni Venti ed una seconda nei Trenta, che si riunii
solo dopo l’8 Settembre nella Resistenza

I giovani francesi volevano rivendicare la sconfitta di Sedan, considerando incapace la


generazione precedente
Dalla Restaurazione alla Contestazione

Durante il periodo della Restaurazione in Italia, le generazioni si videro unite


I giovani tornarono in piazza, quando a Genova, città di rilevanza nella Resistenza, si tenne il
consiglio del MSI, la protesta poi si sparse per gran parte del paese e si manifestò più come
un’insurrezione antifascista che prettamente giovanile, che però portava con sé i nuovi costumi del
dopoguerra

Dal Sessantotto cominciò invece un periodo di contestazione alla generazione precedente


• Negli USA si contestava la guerra nel Vietnam, si chiedevano più diritti civili e l’abolizione
della segregazione e delle diseguaglianze sessuali, che insieme all’UK si manifestarono con
una rivoluzione artistico-culturale
• In Francia i movimenti studenteschi si unirono a quelli operai
• In Germania si criticavano le scelte delle generazione che aveva aderito al nazismo e le
decisioni della SPD
• In Italia la protesta cominciò con la contestazione all’istruzione e dell’università, per poi
intraprendere nuove letture del Manifesto, cercando sempre più di ottenere un’autonomia
operaia anche nel sindacato

La presenza delle donne fu fondamentale per lo sviluppo di una coscienza femminile e femminista

Con la caduta della Nuova Sinistra Unita nel ‘79 si ebbe il disimpegno dei discendenti del
Sessantotto attuando un processo di “Riflusso”
• In Italia si eclisso la presenza giovanile negli anni Ottanta
• In Cina le proteste giovanili si scontrarono con i carri armati inviati dalla classe
dirigente, sostenuti dall’opinione pubblica occidentale
• In Germania Est, a Lipsia e a Berlino si chiedeva l’apporto di una rivoluzione, già
fomentata da Gorbacèv in URSS

In Italia solo agli inizi degli anni Novanta si vide partecipazione giovanile con il gruppo Pantera
Negli anni Duemila ebbero particolare rilevanza i Occupy Wall Street e gli Idignados spagnoli ,
ma soprattutto la primavera tunisina contro la dittatura di Ben Alì, che si diffuse in Egitto, Yemen
e Siria, anche grazie all’utilizzo del collegamento internet

III. PROPAGANDA E COMUNICAZIONE POLITICA

Il tema “politica”, nei fatti è coperto dall’intensità di comunicazione che hanno ormai assunto i suoi
rappresentanti, usufruendo di qualsiasi canale disponibile per emettere messaggi
Durante la Prima Guerra Mondiale si ebbe lo sviluppo della propaganda in senso moderno
Il Regno Unito, istituì il primo Press Bureau, funzionale alla censura sulle informazioni militari,
orientando con vere o false notizie l’informazione in patria ed all’estero
Nel 1917 con l’entrata in guerra degli USA, nacque il Commitee of Public Information cona a capo
Creel, il quale si servì di ogni mezzo mediato al tempo disponibile (giornali,cinema,radio,
manifesti), per diffondere patriottismo e la necessità di servire la nazione in guerra, utilizzando
messaggi iconici come quello del Uncle Sam “ I Want You for US Army”
Questo fenomeno di advertizing, era appunto una vera e propria vendita pubblicitaria
dell’informazione propagandistica
Creel fu affiancato dal nipote di Freud, Edward Bernays che aveva già avuto successo nella
comunicazione pubblicitaria di beni di consumo, avendo sviluppato la capacità di suscitare
inconsciamente emozioni nell’acquirente, rivendicandone la legittimità, come tecnica di
manipolazione delle masse nei sistemi democratici
Lipsky anni prima aveva già descritto, come attraverso una conoscenza degli aspetti irrrazionali
della personalità umana era possibile condizionare le masse ai fini desiderati
La società di massa, composta di individui sempre più isolati e dispersi, rappresenta ovviamente un
fattore scomodo o pericoloso, contrastante l’omologazione comunitaria ed al suo controllo
Per Gustave Le Bon, nella Psicologia delle Folle, l’individuo è più soggetto ad un annientamento
della propria volontà in funzione dell’agire di una mente collettiva, quella appunto della folla,
perdendo ogni senso di colpa e di responsabilità individuale
Harold Lasswell trasse la conclusione che la democrazia, è comunque una competizione per il
potere tra èlite, che per raggiungere lo scopo devono conquistare l’appoggio della massa. Per
giugnere a tale obbiettivo bisogna bisogna adottare tre risorse: i simboli, i beni e la violenza
I simboli devono essere vaghi ed indeterminabili, poco verificabili atti a suscitare processi inconsci
motivanti degli atteggiamenti politici auspicati
La propaganda ha successo quando manipola le emozioni ed i sentimenti premendo sul senso di
debolezza e di colpa , o sull’aggressività
La politica essendo remota, astratta e quindi lontana dalla concezione di ciascun individuo di una
società, deve fermentare in un credo emotivo
“Il più dannato colpo che la dittatura ha inferto alla democrazia è stato quello di adottare e
perfezionare le preziose tecniche di persuasione” Marx Lerner
Goebbels dichiarerà che la propaganda nazionalsocialista aveva deliberatamente applicato le
tecniche propagandistiche statunitensi
Mussolini, si ispirò alle “chiacchierate al caminetto” di Roosevelt, nell’utilizzo del sistema
radiofonico, seppur esso costituiva un bene costoso per molte famiglie italiane, ma nonostante ciò
nacquero stazioni come l’Ente Radio Rurale, affine alla diffusione propagandistica destinata alle
scuole ed alle famiglie rurali
L’utilizzo radiofonico suscitò l’originalità dell’”evento mediatico”, definito come appuntamento
nazionale trasmesso dai media di comunicazione, che ottengono la massima attenzione da parte
della maggior parte della popolazione, che da spettatore si fa quindi anche partecipante di una
cerimonia
Il primo appuntamento mediatico ebbe luogo nell’Ottobre del ‘35 con l’apertura delle ostilità
contro l’Etiopia , dove l’ “Adunata” trovò il raccogliersi della gente nelle piazze della città ad
ascoltare agli altoparlanti il discorso del capo del governo
Per Galeazzo Ciano, messo a capo del Ministero per la Cultura Poplare si ispirava direttamente a
quello tedesco di Goebbels
Ciacotin, francese che partecipò alla rivoluzione russa e poi esiliato in Germania occupandosi della
propaganda di sinistra, scrisse Le Viol de Foules par la Propagande Politique, descrivendo
l’individuazione del target, i mezzi da usare e le attività di feedback, come in un manuale di
marketing, come solo il 10% più cosciente ed attiva della massa, avesse bisogno di una persuasione
razionale, mentre il restante 90% era soggetta ad un processo di conformizzazione. Quest’ultimo
doveva essere sviluppato attraverso messaggi essenziali e ripetitivi, overro gli slogan, che avevano
la capacità di insediarsi nella psiche degli assoggettati e dare loro sentimento d’impressionabilità
Altro elemento fondamentale per un leader politico, ripreso da Miller, è quello di incutire timore,
per poi scioglierlo nella promessa di risoluzione

Propaganda della Repubblica Italiana


Alle elezioni del ‘48 la DC ascese al governo anche grazie alla potente forza propagandistica a suo
servizio, ovvero i Comitati civici, ideati da Gedda, a sua volta ideatore del “Vittorioso”, un
giornalino cattolico per bambini dove apparivano i primi fumetti di produzione italiana
Ai Comitati fu messo a capo il giovane Vasile, che in seguito diresse Totò e De Sica, e prodotto
Roma di Fellini
Egli ideò i principali slogan per il fondamentale medium dei manifesti affissi, oltre a giovare delle
abilità grafiche dei fumettisti del “Vittorioso” come Jacovitti
L’opposizione rispondeva con l’affissione dei propri manifesti sugli altri
Ciò che contava, in una società sulla piaga dell’analfabetismo come quella italiana, era la chiara e
determinante apparizione del simbolo del partito, che si sarebbe ripetuta sul foglio elettorale in
seggio
La campagna elettorale trovò luogo nelle piazze, dando una sorta di spettacolarizzazione della
politicamente, perfezionati in una politica popolare dalla sinistra
Dagli anni Ottanta, con la caduta del monopolio della RAI, nelle televisioni privati cominciarono a
diffondersi sempre più spesso spot televisivi, andando a sostituire l’affissione di manifesti nelle
mura urbane
Nei comizi di piazza le forze politiche competitive riservavano al pubblico fogli stampa con
domande ed argomentazioni già prefissate per un confronto politico, come poi si evolverà nei
programmi televisivi anche contemporanei, il clima di confronto violenta ed ormai di selvaggia
rissa verbale, che ormai non trova più il fattore dell’intrattenimento

Dai “Maghi” della Pubblicità ai Maestri della Videocrazia


I “maghi” della pubblicità del secolo scorso, inneggiati dal consumismo d’influenza statunitense,
sono diventati “guru” e “spin doctors” , strateghi della persuasione pubblicitaria consumistica e
politica, rappresentanti di quella nuova scienza degli anni Novanta chiamata “comunicazione
politica”
Nella società odierna, la pubblicità, il marketing sono elementi essenziali per l’economia ed il
commercio, sono valorizzati come beni immateriale affianco di quelli di consumo a cui fanno
appello
Al contrario della società statunitensi, in Italia nei primi anni della repubblica, le istituzioni di
propaganda e pubblicità appartenevano all’influenza diretta dei partiti
Al giungere del decollo economico degli anni Sessanta, si incitarono i pubblicitari italiani a
cambiare le strategie, obsolete e semplicistiche, per seguire l’esempio statunitense, e le sue analisi
ed indagini di marketing capillari e fatte di cambiali e psicologia
Le regole pubblicitarie statunitensi trovarono parzialmente esito, mentre si sviluppò e trovò
successo un modello estraneo ad esse, con i piccoli “spettacoli” pubblicitari del Carosello
La DC affidò ad uno studioso di fama internazionale come Dichter, l’indagine riguardante il
consenso al partito, che ne scaturì risultati non troppo positivi, in quanto il popolo italiano non
vedeva una figura patriarcale nel partito, bensì una figura materna o meglio di matrona, poco
attraente e appassionante. Ciò spinse la propaganda del partito a mirare su raffigurazione di giovani
donne attraenti con slogan come “La DC ha ventanni!”
Tra le critiche di “strada” e dell’opposizione, il tentativo si rivelò fallimentare ed anzì diminuì il
consenso alla DC

Con il Sessantotto si sviluppò una maggiore militanza politica della popolazione, soprattutto quella
giovane, che dimostrò negli anni una maggiore coscienza ed attenzione alla politica, dando una
svolta alla propaganda irrazionale dello slogan ed ai manifesti
Si nota come la propaganda da “centralizzata al partito”, diviene sempre più dedita alla
“departitizzazione” della politica
Si da adito alla spettacolarizzazione ed alla personalizzazione della politica, influenza statunitense e
con l’ascesa di Craxi
Dagli anni Ottanta le agenzie di comunicazione cominciarono a richiedere commesse dai vari partiti
politici, e non a caso si svilupparono le TV commerciali
Al contrario delle radio libere di propulsione di sinistra come “Radio Radicale”, le TV commerciali
inaugurarono gli spot elettorali
Essendo metodologie estranea sin a quel momento alla politica, le agenzie di comunicazione
vestirono un ruolo fondamentale nel consenso e nello scontro politico
Ormai i partiti si presentavano svincolati dall’assetto ideologico e si presentavano in un sistema
omogeneo, così che offrendo uno stesso “prodotto” si aumentava la concorrenza, e bisognava
affidarsi alla pubblicità ed al marketing
D’ispirazione fu il modello Séguéla che promosse e permise l’elezione di Mitterand, il quale si
dovette presentare come una merce in mostra con un suo proprio slogan “force tranquille.”
Lo stesso Sèguèla ispiro lo slogan della Democrazia Cristiana alla fine degli anni Ottanta: “Forza
Italia! Fai vincere le cose che contano”, che come intuibile, diventerà anche il nome del partito di
Silvio Berlusconi
L’imprenditore milanese riuscì a portare elementi extrapolitici a diventare prettamente politici, con
il possesso della più influente televisione privata Fininvest (poi Mediaset)
Giunse così l’era della “videocrazia”, che ormai vedeva la televisione come luogo di sede politica,
dove il popolo ormai partecipava allo scontro diretto del congresso parlamentare tra partiti e leader
politici
Berlusconi lanciò le “lunghe” campagne elettorali, pianificando e perfezionando le principali
attività di comunicazione nel periodo pre-elettorale, secondo sondaggi dell’opinione pubblica e
secondo quindi, le leggi del marketing oriented , valorizzante delle caratteristiche dell’elettorato
Il peso dei media, secondo l’opinione più diffusa, è fondamentale nella formazione dell’agenda
setting, la scelta dei temi su cui far convergere l’opinione pubblica, mentre nella campagna
elettorale ha sole un valore rafforzativo e di autoidentificazione
L’obbiettivo delle campagne elettorali sono la conquista degli indecisi e la mobilitazione alle urne,
poiché l’astensionismo è ormai nemico principale di qualsiasi partito politico

Con l’avvento di Internet si è mossi sempre di più nella speranza di una maggiore partecipazione
dal basso, dalla popolazione, alla vita politica e con un contatto diretto con i suoi rappresentanti, o
esponendo meglio attraverso una democrazia diretta, provata nell’esempio italiano dal Movimento
Cinque Stelle
Allo stesso però, internet deve far fronte alla digital divide, ed al fatto che, come i fatti dimostrano,
si ha una maggiore omologazione e conformismo, dato da una maggiore presenza di
personalizzazioni e disinformazione

IV. LA VIOLENZA DELLA POLITICA

Nella locuzione “violenza Politica” aggettivo e sostantivo non stanno in equilibrio,n oggi forse si
assiste più a fenomeni dove la violenza sembri soverchiare la politica, mentre nel passarto recente
era la stessa politica a legittimarsi della violenza
Un esempio odierno è il terrorismo islamico, che trova nella violenza il suo stesso fine
La violenza politica, nega ed al tempo stesso afferma l’individuo, in nome di principi collettività
Oggi attraverso i mass media si conferisce più visibilità agli effetti che alle cause della violenza
applicata dal terrorismo
L’empatia con le vittime è una risposta insufficiente, che in realtà non rende loro piena giustizia,
poiché riduce l’approccio critico, ed in qualche senso giustifica le logiche vendicative
Il terrorismo contemporaneo sviluppa attraverso i nuovi mezzi di comunicazione l’”orrorismo”,
facendo trasparire le immagini crude della violenza e mettendo a nudo il suo principio ideologico-
politico, da cui solo essa trova giustificazione
La “ Novecentizzazione”, ovvero l’individuazione nel secolo scorso di un paradigma interpretativo,
valido per tutti i tempi rischia di distorcere la lettura su fenomeni passati e presenti
Non si può studiare la “violenza politica”, senza considerare il progresso che ha messo in
discussione la legittimita dell’uso della violenza, la quale negazione dovrebbe in teoria apparire nel
definire la politica, come accordo collettivo sul superamento di conflitti individuali e comunica
In effetti, considerando il Novecento definito come “secolo della violenza”, si ritrovano le
dimostrazioni quantitativamente e qualitativamente più alte della violenza, ma al tempo stesso è
stato anche il secolo dei diritti civili e della nascita del pacifismo
Si può parlare di “eterogeneità dei fini “ della violenza, poiché ha sempre prodotto esiti diversi e
variabili
La Rivoluzione
Si stabilisce il battesimo della civiltà contemporanea dalla Rivoluzione Francese e quello del secolo
breve dalla Rivoluzione Russa
La rivoluzione è sempre stato fenomeno di seduzione violenza, senza la quale non si potrebbe
definire tale
La violenza è misura tra la dialettica tra rivoluzione ed antirivoluzione
Non si può spiegare la violenza solo come impulso di passione messianica, ma analizzando i
contesti
La rivoluzione scaturì il fenomeno della mobilitazione popolare, del cittadino soldato che si ripeter
più avanti nel corso della storia
La Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino del 1780 sancisce il diritto di resistenza,
riducendo il potere repressivo dello Stato, ma creando il problema dell’uso della violenza all’interno
e contro i regimi costituzionali
Con la sovranità popolare, l’uomo firma il patto che lo rende cittadino, dissacrando la sacralità
affidata al monarca (Rouseeau), ma allo stesso tempo conferendo questa sacralità al sentimento di
nazione (secondo Mayer)
Nel corso della Rivoluzione francese è il periodo, tra l’alternarsi di scatenamento e controllo della
violenza, che nascono i primi linguaggi e le prime pratiche della lotta politica moderna, la battaglia
per la democrazia e la militanza politica, in favore di uguaglianza politica e giustizia sociale

Il Nazionalismo Ottocentesco
Il nazionalismo diventa la forza dello Stato contro i suoi nemici interni e contro gli altri stat e popoli
da soggiogare
L’industrializzazione e le guerre antinapoleoniche della Germania ottocentesca, fomentano il
nazionalismo tedesco, fondatosi sulla nuova società di massa, quindi aumentando il potere e la
partecipazione politica, dando il potere a quello che poi sarà il nazismo
La violenza del colonialismo ottocentesco, che non punta più alla conquista formale religiosa ma al
progresso, crea un’idea di nemico razzista e legata al diverso, ma anche alle popolazioni civili,
poiché vede scontrarsi eserciti regolati contro tribù prive di statuto

La Grande Guerra
La prima guerra mondiale è l’esempio più eclatante di violenza politica, poiché cambiò ogni
equilibrio sociale, culturale e politico esistente
Una lotta, anche se controversa, tra democrazia ed autocrazia
La nazionalizzazione del conflitto, innesca la percezione di una guerra civile, poiché rende
partecipe ogni risorsa sociale
Il nemico non dev’essere più sconfitto, ma annientato con tutti i mezzi possibili e partoriti dal
progresso
Si sviluppa un contesto di guerra totale che segna il rapporto tra violenza e politica in età
contemporanea
La rivendicazione di una rivoluzione internazionale concepita da Lenin, trasforma la guerra
imperialista in una guerra civile globale, che segnerà la storia con il Comunismo di Guerra, che
dona una legittimazione sociale della violenza rivoluzionaria in quanto “avanguardia di coscienza”
del proletariato
La sublimazione della violenza politica, poi avrà luogo nel conseguente conflitto mondiale, che avrà
come campo di sperimentazione la guerra civile spagnola
La violenza nella seconda guerra mondiale prende una dimensione totale e di annientamento

V. ARTE E POLITICA
L 'arte ha sempre rappresentato un valore civico e politico, che i regimi hanno saputo cogliere come
mezzo di censura e consenso
L 'arte permette di parlare con immagini e veicolare sentimenti di appartenenza
Tra gli esponenti massimi di un pensiero artistico legato alla politica ed alla sua propaganda è
necessario nominare Saint Simone
Egli mette alla base della società scienziati, industriali ed artisti
Ali artisti si conferisce il ruolo di portatori di una morale favorevole all'educazione ed alla
mobilitazione pubblica
Trasla il termine militare di avanguardia all'arte, intendendolo come una militanza degli artisti
nell'esprimere valori per combattere le battaglie del loro tempo
L 'arte, secondo il suo pensiero, dev'essere devota, realista e didascalica, funzionale all'elite socio-
economiche e facilmente interpretabile

Costruzione delle Identità Nazionali


L'arte con la nascita delle prime società di massa ottocentesche, a maggioranza analfabeta, diventa il
mezzo di comunicazione ideale per effettuare una propaganda capillare, che unisce entità nazionale
alle istituzioni più ristrette delle periferie
Con le nuove idee di sovranità popolare ed in generale con la mobilitazione politica delle masse,
che consegue un credo popolare in una "religione laica", si ha il bisogno di istituire l'estetica della
politica funzionale alla comunione tra uomini, in nome di un ideologia, attraverso miti, riti e
cerimonie (George Misse)
L 'arte attraverso le narrazioni e la fomentazione dei mito, riesce ad eternizzare principi vecchi e
nuovi del sentimento nazionale
Elemento essenziale del patriottismo sono i monumenti
La rappresentazione della nazione personificata nella donna, dai tratti piú piacevoli agli occhi del
popolo, che in particolar modo in Francua dev'essere rappresentata con certi elementi simbolici,
come il berretto frigio, i colori rassomiglianti il tricolore.. (Concorso belle arti per la
rappresentazione della Marianne)
Il contesto fallisce per vari moti operai e per le proteste per la libertà artistica, che dev'essere
svincolata da dettami politici, il premio fu garantito comunque a Daumier che rappresentò
Marianne con i simboli nazionali intenta ad allattare i suoi figli

Avanguardia
Nel 1910 si firma il manifesto futurista e Boccioni dipinge Rissa In Galleria, che sarà esposta con il
titolo Una Baruffa: Si vedono due prostitute azzuffarsi davanti al Caffè Campari nella galleria
Vittorio Emanuele a Milano. Nel quadro si dipinge la modernità, l'aura dell'elettricità, i vizi
borghesi, il consumismo, i colori brillanti che sembrano comunicare con quelli della pubblicità
Nello stesso periodo si afferma l'astrattismo di Kandiskij
L 'avanguardia è recepita oltraggiosa dalla classe borghese
Le avanguardie sono transnazionali in quanto si sviluppano in un radicamento nazionale ed al
tempo stesso hanno una vocazione internazionale che mette in crisi i valori di appartenenza
L 'avanguardia si propone di svecchiare il passato, trovare una pulsione verso ciò che genera e
rigenera, rendendolo mutabile ed imprevedibile attraverso lo scandalo e la provocazione
L 'avanguardia artistica presentandosi attiva nella società presente. non può che incontrare le
avanguardie rivoluzionarie
In effetti il termine subisce una sfumatura maggiore nella fine dell’Occento, indicando sia gruppi di
sinistra marxisti ( soprattutto quelli rappresentati dai rivoluzionari leninisti) e quelli di estrema
destra, che vogliono distaccarsi dal conservatorismo moderato
Dalle utopie del Costruttivismo in architettura al PROUN, che invitano lo spettatore a partecipare
all'opera attraverso il mescolare di pittura e scultura, comr analogia alla partecipazione
dell'individuo al progetto sovietico
La Guerra
Dall'inneggiare all’igene del mondo futurista, al virilismo, alla propaganda ed al camouflage che
animalizzano il nemico, alle figure ed ai colori confusi ed irregolari del cubismo
La denuncia all'automatismo dell'uomo come arma da guerra in La Partita a Carte di Lègerde nel
1917, che allo stesso tempo potrebbe indicare la forza dell'uomo ormai predisposto dalle tecnologie
per la ricostruzione del mondo..in qualsiasi caso si ha una visione ultramoderna
Oppure Otto Dix reduce da un'esperienza sul fronte, che da volontario appassionato lo trasforma in
pacifista deluso, da una società che si arricchisce dalle commesse belliche, mentre cadaveri di
semplici uomini marciscono in trincea e che lui rappresenterà nei suoi quadri ultra-realistici, per
poi volgere al Dadaismo ed alla Neue Sachluchkeit
Hitler, da fallito pittore che non ebbe accesso all’Accademia delle Belle Arti di Vienna, credeva
nella funzione performativa dell’arte, come perfezionamento della razza e come forma di visibilità
stereotipica della figura del nemico
L’arte diventa macchina bellica del nazismo che viene da subito messa in azione con le intuizioni
propagandistiche di Goebbels o attraverso opere cinematografiche o fotografiche, come quelle di
Heinrich Hoffmann, fotografo personale di Hitler, fondamentale nella diffusione di un’immagine
carismatica del leader
A differenza del fascismo, il nazismo ebbe preferenze sullo stile da adottare nell’omogenizzazione
dell’arte, ovvero quello neoclassico e monumentale, che sembravano conferire al Reich l’eternità
Censura ed inaugurazione artistica sembrano coesistere nel regime hitleriano
Nel ‘37 si ha l’epurazione da opere considerate volgari e degenerate, più in particolare quelle di
derivazione “ebrea” e “bolscevica”, perseguitata da uno degli artisti più servizievoli al Reich,
ovvero Adolf Ziegler
Nello stesso anno nella Francia del Fronte popolare si ha l’Expositione Internationale des Artes et
Techniques dans le vie moderne, un’esposizione di opere effimere sull lungo Senna, che ospita
anche padiglioni stranieri, tra cui uno tedesco di rappresentazione nazista al quale si affaccia una
struttura di rappresentazione bolscevica, come si ha una struttura italiana di elogio fascista e quella
spagnola contenete il quadro Guernica di Picasso: una vera e propria sfida alla concezione della
modernità, ma una competizione di un momento di coesione pacifica tra artisti

Il Dopoguerra
Con il dopoguerra si vede la crisi ed il fallimento della coltura, con l’irrappresentabilità del
genocidio e la complicità innegabile degli intellettuali e degli artisti
Da un primo sentimento di annientamento artistico però, si procede con l’avanzata tecnologica,
l’accelerazione temporale e la dilatazione degli spazi a nuovi cambiamenti artistici nei loro nuovi e
differenti valori socio-politici
Nella metà del XX secolo gli artisti cominciano a porsi il quesito del rapporto che giace tra
memoria ed arte, in un presente di oblio, con momenti da accentuare nel ricordo eterno ed altri che
probabilmente sarebbe meglio obliare.
Uno dei principali artisti che affrotnta la questione dell’ars memoriae è Kiefer, che trasgredisce
superando il tabù della rappresentazione del nazionalsocialismo
Kiefer inaugura il progetto Occupazioni/ Simboli eroici nel corso degli anni Sessanta, facendosi
ritrarre fotograficamente mentre indossa abiti eccentrici e facendo il saluto nazista, perseguitabile
legalmente in alcuni paesi europei, facendo da parodia ad un articolo scritto durante il nazismo in
cui si inneggiava appunto ai “simboli eroici” del Reich
Egli spiega che la sua rappresentazione, oltre ad indurre all’autointerpretazione, si fonda sul
principio che essenzialmente dimostra che l’uomo può essere capace di tutto, di essere fascista o
nazista e commettere atrocità indicibili in nome della propria autorità, dichiarandosi anch’egli
carnefice, poiché ignaro di ciò a cosa avrebbe potuto aderire al tempo del nazismo
Oltre che alla ripresa del passato, l’arte a che fare con la massificazione del consumismo, la risposta
alla riduzione dell’opera artistica al suo valore di scambio e d’estetica consumista si trovano
sicuramente nella Pop Art di Andy Warhol, Lichtenstein Segal..
Si sviluppa anche la denuncia di un’arte femminista alla mercificazione ed oggettivizzazione del
corpo femminile a partire dagli anni Settanta
Con il post-colonialismo si ha anche la demistificazione degli artisti extra-occidentali delle culture
imperiali ed una loro emancipazione dagli sguardi che hanno stereotipato la loro arte
A proposito, si instaura una mostra a Parigi nell ‘89 Magicien de la terre organizzata, che si
propone di ripensare i rapporti tra Nord e Sud del globo nel cuore dell’Europa, mentre il Muro di
Berlino crolla e la partecipazione di artisti e spettatori di diverse etnie, apre alla messa in
discussione delle precedenti rappresentazioni “primitive” ed etnografiche del colonialismo

Ritorno all’Iconoclastia
Con l’attentato alle Torri Gemelle si ha un definito ritorno all’iconoclastia, ripresa da un terrorismo
che si alimenta dell’efficienza spettacolare e capillare dei nuovi media
In diretta TV si assistette in diretta al crollo delle due torri, come si vide la distruzione dei Buddah
in Afghanistan o del sito archeologico di Harra in Iraq, senza nemmeno il bisogno di citare la
diffusione avvenuta attraverso la rete
La cancellazione delle immagini simboliche del nemico ha sempre rappresentato un’arma politica
Distruggere le immagini per creare immagini di distruzione , l’arte ha il potere di agevolare la
convivenza o sottolineare la supremazia di un’uomo su un’altro uomo e l’esercizio del potere

VI. MUSICA E POLITICA

L’esplosione di significato offerto dalla musica è coinvolgente e particolare, ma potente proprio


perché a volte è dimostrazione inaspettata dei sentimenti collettivi sociali
I musicisti talvolta hanno cercato di politicizzare la musica ed i politici di usare l’arte come mezzo
propagandistico, ma come nel caso della Marsigliese o del Risorgimento italiano, la performance
musicale ha colto lo stupore degli stessi musicisti nella loro realizzazione
La performance musicale ha la capacità di esprimere attraverso simbolismo vago e asemntico, una
retorica tale da contingere alle esigenze di cambiamento di alcune classi socialismo
La nazione prima si è identificata nella perfomance musicale, poi ha rivendicato la propria
indipendenza
La ricerca dell’estetica musicale è fondamentale nella modernità politica
A partire dal Romanticismo, che la musica perde la sua riservatezza solo agli ambienti di corte o
colti, e si diffonde nella società
Con il passaggio dalla corte al teatro, si abbandonano certe pratica fisicamente ed apparentemente
asessuali della lirica, aprendosi così all’identità di genere
I teatri e le sale da concerto diventano luoghi in cui è possibile intervenire nella lotta culturale e
politica, proponendo modelle alternativi di sociabilità e società
Il compositore, mettendo in scena una performance che dev’essere gradita da un mecenate o da un
pubblico pagante, deve confrontarsi con le tradizioni culturali e la realtà che li sottende, porponendo
un’esibizione che possa avere una certa utilità sociale
Dall’altra parte, con il crescere di società sempre più p, coopolari, la musica assume caratteri di
dissenso contro la classe dirigente, solitamente antiborghese, riprendendo elementi folcloristici e
popolari
L’ “antiborghese” in favore di una musica popolare, che riunisse le masse, si manifestò nelle
avanguardie futuriste, nell’esperienza fiumana ed anche nel fascismo con l’uso di canti come
Giovinezza interpretata da Toscanini

Novecento
Con l’avvento delle società di massa e dei conflitti mondiali, accompagnati dalle nuove tecnlogie
mediatiche, hanno posto il rapporto tra i generi musicali in una nuova prospettiva
Si ha una militarizzazione della comunicazione pubblica, che hanno visto la musica diventare
strumento utile ad accompagnare gli uomini al fronte e le donne nella costruzione di nuovi rapporti
e ruoli socialismo
L’amore, la passione, la danza sono temi che travalicano i confini locali e regionali della musica
folclorica, per aprirsi ad una comunicazione artistica globale, che vede sua diffusione attraverso la
radio, le sale da ballo e le prime produzioni discografiche
Si diffonde il divismo, come modello sociale borghese, nato per condizionare e ad influenzare le
classi rurali
Il consumo artistico diventa mercato di facile influenza politico-sociale, che raggiunge
un’espansione più ampia, sia in termini estetici che culturali, con l’emigrazione a cui fa fronte
l’Italia durante il secolo, apportando ad una mescolanza ed un’integrazione tra elementi culturali e
tradizionali diversi nei contesti sociali in cui si sviluppano
Un certo consumismo si diffonde nella borghesia degli anni Venti e Trenta, che si appassiona ai
ritmi sincopati del Jazz, che senz’altro rappresentano un ruolo di musica da ballo ed intrattenimento,
aperta all’esotismo di culture extraeuropee ed al contatto tra i sessi, talvolta anche tra classi sociali
La diffusione consumistica della produzione musicale, che enl contesto italiano ha visto la musica
leggera come principale intrattenimento delle masse rurali, offfre una chiava interpretativa
fondamentale per il processo di modernizzazione del paese
Con il veloce mutamento che subisce la società italiana, sempre a maggioranza rurale, dal fascismo,
alla Repubblica ed al booom economico, si modifica radicalmente la percezione del fenomeno
musicale in una sua posizione di acculturazione delle masse popolarità
L’avanzamento tecnologico di modulazione ed amplificazione del suono hanno permesso lo
sviluppo della perfomance en plein aire, profetizzata da artisti ed intellettuali antiborghesi, e che
vedeva l’esibizione all’aperto, permettendo ad un pubblico più ampio di partecipare in diversi
contesti sociali, apportando veri e propri fenomeni generazionali e lo sviluppo dell’industria
culturale, influenza irrevocabilmente dai giovanile
Con il boom economico degli anni Cinquanta e con il consumismo massificato che ne consegue, la
musica divent rituale edi appartenenza dell’individuo e costante presenza nell’ambiente sociale, tra
jingle pubblicitari, radio, dischi..
L’industria musicale, insieme a quella cinematografica, prevalentemente statunitense rappresentano
un evidente benessere diffuso, che trasporta gli ideali dell’americanismo
L’esplosione della musica pop e rock, conferisce un potere generazionale tale da diventire luogo
sociale d’incontro tra la gioventù, attraverso l’istituzione di festival musicali ed ambienti socio-
culturali di ritrovo
Con la Guerra Fredda, è inevitabile il confronto di un progressismo artistico-culturale fondato negli
USA, e il rifiuto categorico di sperimentazione nel regime sovietico
La musica offre modelli d’ identità ed aggregazione, diventando elementi di puro sostegno del
cambiamento
La diffusione della musica innovativa, di protesta sociale diventa quindi armi forti di rivoluzione,
aggregazione e propaganda sociale
In Italia, alcuni generi musicali provocatori hanno poco adito, poiché parzialmente o informalmente
censurati dalla tradizione democristiana, intollerante e chiusa
L’influenza anglosassone ed afroamericana però, riuscì a diffondersi anche nella cultura italiana,
segnando la fine dei tradizionalismi musicali ed di una certa musica folk
Anche la musica religiosa, soffre dell’influenze nordamericane con il Concilio Vaticano II, per
assumere un approccio più progressista e quindi più invitante
Dagli anni Settanta il Partito comunista si rivela mecenate della produzione artistico-culturale nel
paese, grazie alle sue ideologie progressiste, liberalitarie e di apertura verso differenti ideologie,
approcci culturali e contesti sociali
La coesistenza in un’organizzazione di attivisti con idee estetiche così differenti apri la chiave
interpretativa alla cultura ed all’impegno sociale comunista
VII. SPORT E POLITICA

Con l’espansione dell’Impero Britannico, nel diciottesimo secolo gli sports, inizialmente dedicati
all’otium aristocratico, come cricket, football rugby, si diffusero nelle varie colonie fino a diventare
elemento d’identità nazionale, oltre che rappresentare nell’ambiente a loro concernente esempi
palesi di struttura sociale
La diffusione del football in particolare, raccolse l’interesse dei giovani delle famiglie elitarie del
Sud America, sopratutto in Brasile ed in Argentina
In Argentina, il football giocato dai creoli indipendenti, voleva superare il modello anglosassone
per la rigenerazione di un forte sentimento globale di appartenenza ad un’identità nazionale, che si
espansero per tutto il continente latino americano
La competizione internazionale, che trovava luogo nelle Olimpiadi, diveniva sempre più una scena
dove incrementare il prestigio nazionale, che con l’avvenire del primo conflitto mondiale, ogni suo
partecipante diventava un vero e proprio rappresentante della sua nazione, ricordando come nel ‘20
le potenze centrali furono escluse dai giochi
Una vittoria calcistica poteva essere simbolo di modernizzazione nazionali, come accadde con la
vittoria dell’Uruguay contro i due colossi di Brasile ed Argentina, tra gli anni Tenta e Cinquanta
La costruzione di un’opera pubblica e sociale com’è quella degli stadi, ovviamente rappresentava
analogicamente prestigio e modernità, soprattutto economica, in contesti precari comec quelli dei
paesi latino-americani
Come in un primo momento diventava luogo di incontro elitario e poi borghese, alla fine
dell’Ottocento il calcio cominciò a divenire forte collante sociale tra la classe operaia, che si
impegnò sempre di più nella liturgia dello spettacolo calcistico
Lo stesso successe lo sport portatore di valori democratici e modernisti , divideva le classi
progressiste industriali da quelle conservatrici.
Nel regime fascista, con varie vittorie ottenute a livello internazionale ed europeo, fu forte elemento
propagandistico
Le èlite politiche italiane, considerarono l’associazionismo sociale del calcio come mezzo
privilegiato di promozione per i propri progetti.
Il radicamento politico-sociale, di cui furono artefici la Chiesa, la DC ed il Partito Comunista, nelle
loro ideologie e metodologie conflittuali, convergevano nel dare al calcio un ruolo di centralità, di
unione e tradizione nazionale
Dagli anni Settanta il calcio soppiantò il ciclismo, e si diffuse capillarmente come vettore di una
cultura di massa, che rinforzò l’identità dei localismi, unendo alle stesso tempo i diversi caratteri
regionali in un unico campionato
Bisogna ricordare il rapporto particolare che giace tra l’appartenenza politica di un club o di un
atleta, e le conseguenti opposizioni dei tifosi. Più evidente nella scontro tra il democristiano Bartali,
e il comunista Coppi nel ciclismo. Più controverso nel calcio, dove il tifo è un compromesso tra
l’identità sociale reale ed un’identità politica immaginaria
Come nel caso della Sarrebruck tedesca, in Italia con la differenti squadre della Treistina e della
jugoslava Ponziana, il calcio solcava confini ed appartenenze nazionali
Altro fattore d’intensa identità nazionale, fu la creazione del gaelic football dall’entità ecclesiastiche
irlandesi, escludendo socialmente chiunque si facesse affascinare dal calcio o da altri sport inglesi
Anche l’approccio antieuropeista degli Stati Uniti, fece si che si sviluppassero tradizioni sportive
prettamente nazionali come il football americano ed il baseball, più in seguito nacque tra le cerchie
religiose del Young Men’s Christian Association, la pallacanestro e la pallavolo. Il soccer si diffuse
tra le due guerre mondiali a cauza della forte immigrazione europea
Una sconfitta nel contesto imperiale britannico, potevano dimostrare la volontà e la potenza di
emancipazione delle popolazioni nativi coloniali
Partecipare ad un’attività sportiva significava un modo di iscriversi a convenzioni e credenze
Il cricket diventava luogo d’incontro e di scontro tra differenti contesti sociali e razziali
Il baseball giapponese viene al contrario, integrato nel bushido
Nella questione algerina, il calcio fu elemento di attivismo del Fronte di Liberazione Popolare, che
contestando l’autorità francese formò una squadra di “eroi” a Tunisi
Nel bipolarismo della Guerra Fredda la competizione sportiva diventa ulteriore campo di battaglia
tra il fronte interno ed estero delle due potenze
La sconfitta cestistica del ‘72 e quella olimpionica a Seul del ‘88 degli USA, accelerò un processo
di professionalizzazione e di abbandono dilettantistica, avvenuta poi negli anni novanta con la
creazione del Dream Team dei migliori cestiti statunitensi
Gli atleti militanti di diverse ideologie politche attuarono diversi atti di protesta alle olimpiadi come
a Città del Messico i due centometristi americani alla consegna delle medaglie offrirono gesti di
solidarietà ai Black Panther, o come le rinunce di altri atleti alla partecipazione sportiva, come
manifestazione di dissenso per la guerra in Vietnam
Si ricorda anche la presa in ostaggio di atleti israeliani da parte di terroristi dell’OLP

VIII. SENTIMENTI, EMOZIONI E POLITICA

La vita emotiva, si trasforma in uno specchio che riflette le immagini di una società che esiste e
cambia anche attraverso le espressioni e gli usi dei sentimenti
Le emozioni sono criterio di analisi del reale
La politica è tenuta a studiare la sfera individuale e personale dei componenti della sua società,
analizzando e poi elaborando stimoli che sollecitino emozioni e sensazioni favorevoli
all’adesione non solo ad un’ideologia”, ma ad un’intera fede politica di un partito, movimento..

Per questo le dittature totalitarie trovarono successo con una retorica prettamente emotiva
Si può considerare l’esistenza di una pedagogia politica che utilizza le emozioni come mezzo
strategico di consenso e controllo
Il fascismo nel sua espansione socio-politica ha fondato il consenso sull’emotività di un sentimento
collettivo di appartenenza con l’assegnazione all’individuo di luoghi, come nelle manifestazioni,
liturgie ed associazioni per il tempo libero; una divisa, di un ruolo, che coinvolge il singolo nel
tutto dello Stato con entusiasmo ed affezione
Il disegno politico del regime si attua quindi nella capacità di produrre emozioni e nel placare gli
eccessi, per l’equilibrio della ccomunità

Con l’avvento delle democrazie la comunicazione politica si dedica ad argomenti quasi strettamente
quotidiani per un maggior interesse e partecipazione del cittadino al coinvolgimento in un certo
ambiente politico-ideologico
Nell’ambiente italiano repubblicano a contendersi sono le ideologie cattolica e laica,
prevalentemente comunista e socialista al tempo
Entrambe le posizioni si impegnano nel conferire alla politica un carattere profondamente etico,
che possa interloquire con i desideri e le necessità dei singoli cittadini e dei rapporti che si
stabiliscono tra loro, con elementi come la condizione familiare, la condotta morale, i rapporti tra i
generi..
Un importante centralità della morale cattolica si conferisce all’unità del nucleo familiare, nel
quale ha un ruolo fondamentale la giovane donna, che deve seguire docilmente il tradizionalismo
patriarcale della religione cristiana
Dall’altra parte il buon compagno comunista deve rispettare i principi, spesso legati ad un senso di
responsabilità a fini collettivi , quindi sull’attivismo, sulla fedeltà e sulla lealtà
Il Partito Comunista si candida come guida politica e morale, attraverso un “costume comunista”
vigliato da controlli di irregolarità e disobbedienza nei comportamenti
Critiche della militanza comunista sono le passioni irraggiungibili e drammatiche, e gli scenari
meravigliosi e surreali della produzione culturale statunitense fondata sul Sogno Americano,
opponendo oad essi produzioni più didascaliche e realiste

Mass Media
Con l’avvento della rete internet rappresenta il fulcro ed il mezzo di espressione delle volontà e
dei sentimenti dell’individuo
Ciò accade con l’esposizione della vita privata e dei suoi elementi nella sfera pubblica, dalla
quale sta sempre più sfumando i confini
Attraverso i nuovi media si ha una spettacolarizzazione del privato, dove è necessario suscitare
reazioni di partecipazioni emotiva: come l personaggio politico diventa protagonista di una
narrazione personale fittizia e propagandistica, temi sempre più intimi come l’aborto, la
fecondazione assistita, le unioni civili, la pillola abortiva l’eutanasia,vengono trattati in maniera
superficiale e semplificata in nome del principio che mette in correlazione i temi legati alla vita, alla
volontà politica di impossessarsi dei corpi dei cittadini
Si ha la personalizzazione del leader, sempre più propenso a condividere i suoi passatempi, vizi e
virtù, trasformandolo in una sorta di di divo recitante nel reality show sociale

Si sviluppa così la “cultura del talk show” e la Pop Politics, per la quale è l’identità personale ed
umana del politico a divenire mezzo di comunicazione ideologico-sociale
Principale attore e sicuramente innovatore fu Silvio Berlusconi, capace di raggiungere
un’amplificazione mediatica ad ogni suo gesto e movimento personale privato nel contesto
pubblico, e di offrirsi come modello sociale, il presidente come gli italiani, gli italiani come il
presidente, dell’”uomo che si è fatto da sè”
Anche il linguaggio politico diventa sentimentale ed emotivo, come Berlusconi alla sua ascesa al
governo pronunciò l’incipit “L’Italia è il paese che amo”
Si arriva all’abbattimento della barriera che legittima l’uso e l’abuso del privato per
promuovere alcuni e licenziare altri
Altri esempi di sentimentalismo popolare, possono essere i gesti di condoglianza fisica di Sandro
Pertini e le sue esultanza ai mondiali di calcio, o la commozione di Napolitano nel discorso dei
150ennio

IX. RITUALI, SPAZIO URBANI E POLITICA

La rimozione e la distruzione dei monumenti rappresentati leader ed ideali politici, come i busti
di Mussolini, le statue di Stalin,la svastica sul Reichstag di Berlino, la statua di Saddam Hussein,
rappresentano vere e proprie dimostrazioni di affermazione bellica e politica, che assume il
significato profondo di liberazione e di riconsacrazione di un’intera nazione
Le piazze e le strade, in un’intricato contesto urbano diventano il palcoscenico del potere e della
sua temporalità, tra monumenti, nomi delle vie e delle piazze

Con la Rivoluzione Francese, lo spazio urbano dedicato fino a quel tempo alla sacralità religiosa,
diventa disegno di educazione nazionale e “catechismo” patriottico
In Italia il contrasto è più evidente tra Stato laico liberale, che elogia e glorifica i personaggi
risorgimentali come Garibaldi o la monarchia di Vittorio Emanuele II. Le provocazioni più note
della nazione furono il Vittoriano e la statua di Giordano Bruno
Altro elemento eclatante dell’importanza monumnetaria si trova nell’irredentismo, dove per
esempio gli italiani innalzarono la statua di Alighieri a Trento ed il monumento di Giuseppe
Verdi a Trieste, in nome della rivendicazione dell’italianità dei territori
La statua di Verdi fu distrutta dagli austriaci, con l’entrata dell’Italia nella prima guerra mondiale
con il loro tradimento alla Triplice
Altro esempio il rogo dei fascisti dell’Hotel Balkan o Narodni dom, dove si congiungeva la
minoranza slovena a Trieste

Il monumento al Milite Ignoto per celebrale l’eroismo e la sconfitta di un’intera generazione nella
prima guerra mondiale
Il fascismo esalto l’impresa bellica italiana della prima guerra mondiale, oltre a creare proprie
celebrazioni patriottiche
La contemporaneità è caratterizzata da un presentismo senza radici, che allo stesso tempo richiama
la necessità di memoria

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