Sei sulla pagina 1di 13

LA REPUBBLICA DEGLI ITALIANI

Partiti e storia d’Italia:


Nel 2011 l’Italia ha compito 150 anni; alla vigilia del 150esimo il sentimento prevalente è stato quello di incertezza. Nel corso dello
stesso hanno la crisi economico-finanziario e la crisi di governo hanno portato a un cambiamento profondo, avviando alla fine della
cosiddetta Seconda Repubblica.
L’Unità d’Italia ha costituito un notevole successo della classe dirigente risorgimentale che fu in grado di concepire prima e di
realizzare poi l’unificazione politica, facendo leva soprattutto su risorse immateriali es. patrimonio culturale condiviso, valori
identitari, senso di storia comune → canone risorgimentale.
Tanti partiti hanno collaborato ad un disegno comune e anche la Chiesa non è stata estranea allo slancio risorgimentale verso
l’Unità. Tuttavia l’unificazione nazionale è segnata da incongruenze e contraddizioni: è possibile parlarne contemporaneamente
come grande successo ed opera incompiuta.
- protagonismo dei partiti
- debolezza dello Stato
- carenza di risorse morali, senso dello Stato e di coscienza civile
- impropria identificazione tra stato e governo
- esasperazioni particolaristiche
Nel passaggio tra Prima e Seconda Repubblica si è evinta una scarsa consapevolezza dei problemi posti dalla globalizzazione ed
mancata la convergenza tra forze politiche diverse in un’evidente
“patologia dei partiti”.

Dalla Prima alla Seconda Repubblica:


Nell’Italia repubblicana nata dopo il crollo del fascismo i partiti sono stati a lungo attori indispensabili e l’accordo tra i partiti è
stata una necessità per la ricostruzione di uno Stato che il fascismo aveva portato alla rovina.
I partiti furono chiamati a riempire un vuoto sia politico che istituzionale; con la svolta di Salerno le formazioni hanno garantito per
una monarchia che non appariva più affidabile. È l’accordo tra partiti il cardine essenziale su cui hanno ruotato politica ed
istituzioni.
Ad animare il sistema politico della Prima Repubblica sono stati soprattutto i partiti di centro; nel tempo anche il Partito socialista,
pur continuando a definirsi di sx, è entrato un quest’area = realtà plurale.
Centro = spazio politico unificato da elementi comuni + Chiesa cattolica coinvolta nella costruzione della democrazia repubblicana
→ il centro è stato il cardine del sistema politico-istituzionale.
Il sistema politico repubblicano è incorso a un progressivo logoramento, negli anni ’80 non ha saputo rinnovarsi, nonostante gli
appelli all’autoriforma come la legge elettorale e le riforme istituzionali.
- inizio anni ’80: Dc e Pci vedono esaurirsi la loro collaborazione > il centro smise di rappresentare la realtà italiana.
- crisi dei partiti estesa poi all’intero sistema politico
- Seconda Repubblica: eliminazione del centro quale polo (affermazione del bipolarismo)
- referendum del ’93: profonda cesura tra Prima e Seconda R.
- dopo il 1989 sono sopravvissute forze politiche che erano state ai margini e sono comparsi nuovi soggetti estranei alla storia della
prima repubblica.

La democrazia del pubblico:


Molte carenze hanno radici all’esterno della politica es. svuotamento della partecipazione, pratiche corruttive, etc. + ‘crisi
dell’autorità ’, ‘fine delle istituzioni’, crisi del rapporto tra massa ed elites, nuova stagione della comunicazione televisiva.
+ il centro ha perso il riferimento all’ispirazione cristiana che ne aveva costituito elemento unificante;
+ perdita di funzione sociale dei partiti, dissoluzione dell’opinione pubblica, perdita di senso di una comune storia nazionale →
perdita progressiva del senso d’identità italiana.
= crisi della democrazia rappresentativa.
+ affermazione dell’ideologia del conflitto e dell’ “inciucio” (intesa sotterranea con finalità segrete)
+ crescente contrapposizione tra comunismo e anticomunismo.
Gli elettori hanno iniziato ad apprezzare i politici che più riuscivano ad accentuare la loro somiglianza con la gente comune. Spinta
che si è tradotta in suggestioni di ‘democrazia diretta’: la Seconda Repubblica è nata con l’obiettivo ambizioso di mettere fine alla
Repubblica dei partiti stabilendo un rapporto diretto tra società civile ed istituzioni es. Mattarellum.
Con il tempo è apparso sempre più confuso il patrimonio concettuale cui fanno riferimento i termini di dx e sx. Malgrado massicci
interventi sul sistema di voto es. Mattarellum e Porcellum, il bipolarismo elettorale non si è trasformato in bipolarismo politico né
in bipartitismo perfetto.
Le istituzioni non si sono però rafforzate dall’indebolimento dei partiti, i quali hanno continuato ad occuparle facendo spesso
prevalere l’interesse particolare sul bene comune.

CAP. I - CHIESA E CATTOLICI DAL FASCISMO ALLA DEMOCRAZIA


Alcide De Gasperi, “padre della Repubblica”:
L’opera di De Gasperi come ‘padre della Repubblica’ può essere paragonata a quella svolta da Cavour nella fondazione del Regno
d’Italia nel 1861. I loro ruoli, però , sono stati diversi: De Gasperi è stato regista del sistema politico-istituzionale repubblicano. Si
tratta di personalità dal respiro europeo che hanno cercato di inserire l’Italia in un orizzonte più ampio.
Il progetto degasperiano è visibile nei numerosissimi articoli da lui scritti e discorsi pronunciati in cui ha riflettuto sulla capacità di
trasformare la Chiesa da ostacolo a strumento per l’unità nazionale della democrazia repubblicana.
Cittadino austro-ungarico, ha da sempre capito l’importanza della composizione unitaria delle diversità interne con la costruzione
di un sistema internazionale basato sulla cooperazione e la pace.
Nato a Pieve Tesino nel 1881, fu suddito asburgico per 40 anni e italiano solo dopo la fine della Prima guerra mondiale; tra i
trentini apparteneva a due minoranze, quella italiana e cattolica. Studiando a Vienna entrò in contatto con un complesso edificio
politico-istituzionale da cui la futura idea di promuovere l’inserimento dell’Italia nella comunità internazionale coinvolgendo in
particolare il papa e la S. Sede.
Quando De G. divenne cittadino italiano e iniziò a militare nel Ppi, rodato da Luigi Sturzo, il sacerdote siciliano fu costretto prima a
dimettersi e poi ad andare in esilio e De G. divenne il leader politico dei cattolici italiani. Anche durante il periodo fascista egli
continuò a credere nel futuro politico dei cattolici italiani e fu sempre contrario ai regimi autoritari/totalitari (tesi rafforzata
dall’arresto e incarcerazione).

Il problema della rivoluzione francese


L’idea dell’incompatibilità tra cattolicesimo e libertà aveva sempre creato un atteggiamento complesso tra Chiesa e tema della
libertà — solo la storia può descrivere la molteplicità e la complessità delle relazioni tra Chiesa cattolica e istituzioni politiche
contemporanee.
→ De Gasperi elaborò una visione audace del ruolo che la Chiesa cattolica avrebbe potuto svolgere nei confronti della democrazia.
Egli prese ad esempio lo Zentrum tedesco, che analizzò in una serie di saggi, per es. nel fatto che lo Zentrum inserì la questione
specifica della libertà religiosa nel quadro dei ‘diritti fondamentali’ e delle libertà civili generali. I cattolici dovevano diffondere il
loro messaggio nel contesto di un confronto libero e aperto con proposte religiose, ideologiche, politiche diverse dalla loro come
avevano fatto prima i cattolici dello Zentrum tedesco.
Il giudizio negativo di De G. sui cattolici che durante il fascismo cercavano lo Stato autoritario portava alla considerazione positiva
del ruolo svolto dalla Rivoluzione francese; era ancora dominante l’idea della riv. francese come prodotto della Riforma protestante
ma De G. aveva un giudizio diverso → senso di distinzione e conciliazione tra Chiesa e Stato.

Mondo della Chiesa e partiti cattolici:


Accettare la riv. francese, pur criticandone gli aspetti violenti e autoritari, significava accettare le istituzioni liberali e democratiche.
La parola centro non indica solo una posizione all’interno dello spazio politico: ciò che più ha caratterizzato il centro sono i suoi
riferimenti all’esterno dello spazio politico e parlamentare, tra cui quelli alla tradizione cristiana.
Attraverso i partiti di centro i cattolici hanno cercato di mettere in relazione con lo Stato tutto il mondo della Chiesa → l’iniziativa
politica degasperiana promuove la formazione di un partito cattolico ma non confessionale, legato al mondo della Chiesa ma
inserito nelle istituzioni liberali e democratiche.
Sempre richiamandosi allo Zentrum tedesco De G. indenne portare dentro le istituzioni liberali il mondo della Chiesa; in Italia,
infatti, quello dei cattolici è stato prevalentemente impegno sociale ed è diventato politico solo nel primo dopoguerra, con il Ppi di
Sturzo. In Italia gli interessi della Chiesa sono stati sempre in contrapposizione con quelli dello Stato liberale.
Lo Zentrum è stato liberale proprio perché era cattolico e voleva difendere la libertà della Chiesa; non enfatizzò mai la
contrapposizione tra protestanti e cattolici, così De G. voleva un partito politico, non confessionale e costituzionale.
→ il partito cattolico non difende gli interessi solo della Chiesa, ma quelli di tutti, e lo fa più degli altri.
+ costruzione dal basso dell’unità nazionale, ricerca della coesione nazionale, unità nella pluralità, maggioranza che non soffoca le
minoranze.

Autorità del papa e progresso della libertà:


I saggi sullo Zentrum servirono a De G. anche ad affrontare il rapporto cruciale tra papa e libertà. Sia con Bismarck che con
Mussolini, il papa aveva indebolito i cattolici rispetto al potere autoritario.
Il paragone servi a De G. a dimostrare che anche nell’azione del papa il giudizio va formulato rispetto al singolo evento ma
seguendo la ricostruzione di un processo più ampio.
Il nodo cruciale da sciogliere era il rapporto tra l’autorità del papa e l’azione politica dei cattolici. L’esperienza del Ppi era stata
penalizzata dall’esilio di Sturzo imposto da Pio XI, cui il segretario del partito popolare doveva totale obbedienza a causa del suo
status sacerdotale: la conclusione di De G. era che l’azione politica dovesse essere svolta da laici, i quali avevano maggiore
autonomia → intreccio troppo stretto tra partito e S. Sede nocivo per entrambe le parti.
+ ricerca di una convergenza storica tra Chiesa e democrazia

Dalla pace alla democrazia:


Il ruolo svolto dalla Chiesa cattolica nell’Italia post-bellica ha ispirato un’inedita preferenza per la democrazia, confermata in Pio
XII; esso si ricollega a uno slancio comune di tutta l’Italia postbellica verso il distacco completo da regime che solo pochi anni
prima, nel ’40, godeva ancora di ampi consensi > la profonda necessità di pace valicò ideologie lontane o opposte > spinta
ricostruttiva che superava le divisioni politico-ideologiche per creare un futuro comune.
Importantissima fu la Chiesa come punto di riferimento, soprattutto nel quotidiano, ma anche a livello internazionale: gli Alleati
chiesero alla S. Sede di rappresentare le regioni italiane e Pio XII fu chiamato a garantire per gli italiani. Gli stessi italiani chiesero
alla Chiesa di contribuire alla ricostruzione dello Stato.
Il sostegno del papa e della Chiesa alla democrazia ha aperto la strada alla decisione della Chiesa di sostenere la Dc, in cui fece
confluire tutto il popolo cattolico e da cui si fece coinvolgere nella costr. della democrazia italiana.

Unità dei cattolici e partito italiano:


I rapporti tra Dc e Chiesa sono stati molto complessi e variegati: i cattolici non sono mai stati del tutto uniti sul piano politico, anche
se una vastissima confluenza di voto cattolico per la democrazia cristiana si è realizzata nel 1948 ed è continuata nelle elezioni
successive. Bisogna considerare che il consenso non fu solo cattolico ma anche di molti altri influenzati dalla motivazione
anticomunista.
Giovanni XXIII, il Concilio e Paolo VI hanno trasformato i rapporti tra Stato e Chiesa, favorendo
maggiore distinzione tra compiti e obiettivi.
Dc = NO partito della Chiesa (sua autonomia), ‘partito italiano’ grazie all’unità dei cattolici ma rappresentativo anche per la laicità
di tutti gli altri.

Dalla svolta di Salerno all’Assemblea Costituente:


De Gasperi e la Dc → costruzione di una democrazia consensuale.
+ antifascismo: premessa indispensabile per rilanciare lo stato italiano sia sul terreno internazionale che interno. Fu anche
elemento costitutivo del sistema dei partiti ed elemento di forza delle istituzioni durante la Prima repubblica.
+ svolta di Salerno: movimento verso un’assunzione di responsabilità politico-istituzionali da parte dei partiti antifascisti;
‘compromesso costituzionale’ nell’accordo tra i sei partiti del Cln
+ riconoscimento dei partiti quali fonti di legittimità : subentrarono al ruolo svolto da le Re e, quando nel referendum del 2 giugno
1946 si abolì la monarchia, esercitarono almeno una parte delle funzioni svolte dal Capo dello Stato.
+ Tra le principale forze politiche del tempo: democristiani, comunisti, socialisti
+ pluripartitismo post-bellico = riconoscimento del pluralismo sociale
[N.B.] Se nel primo dopoguerra le forze antidemocratiche trovavano appoggio nella Chiesa, tradizionalmente negativa verso le
istituzioni liberali, nel secondo dopoguerra fu l’opposto L’antifascismo è stato ribadito più volte dalla Dc es. De Gasperi nel ’48,
Moro a fine anni ’50 per evitare un’alleanza con la dx, negli anni ’70, etc.
La Dc si è anche impegnata per una democrazia di massa da sostituire al potere delle élite liberali, De G. nel ’45 formò il suo primo
governo con l’appoggio soprattutto di comunisti e socialisti.

Guerra fredda e democrazia limitata:


L’esperienza dei grandi partiti di massa è proseguita dopo la crisi del maggio ’47: il percorso della democrazia italiana ha subito un
cambiamento profondo a causa della guerra fredda. Il 18 aprile ’48 Dc e Fronte popolare si contrapposero in elezioni vissute come
un referendum tra l’America e la Russia, ossia come un momento di scelta fra i due grandi blocchi che ormai dividevano il mondo.
Dopo il ’48 lo scontro tra comunismo e anticomunismo ha plasmato in Italia una politica centrista che dopo queste elezioni è
sembrata identificarsi totalmente con l’anticomunismo.
A causa della guerra fredda, la democrazia italiana è stata definita ‘bloccata’, perché dopo il ’48 il Pci non è più entrato in esecutivo;
l’anomalia italiana è stata identificata come con l’esclusione del Pci dalla possibilità di far parte del governo. Si è verificata una
‘inamovibilità ’ della Dc come partito preponderante.
Allo stesso tempo il Pci ha accresciuto il suo ruolo sulla scena politica italiana e proprio dal ’48 ha avuto luogo una pesante
subalternità socialista nei confronti dei comunisti (nelle zone ‘rosse’ di insediamento socialista si è gradualmente sostituita la
presenza del Partito comunista).

Bipolarismo elettorale e antibipolarismo politico:


Imponendo un bipolarismo elettorale senza alternanza al governo, la guerra fredda ha condizionato la storia della Prima
Repubblica.
L’assetto fondamentale della democrazia repubblicana si è formato tra ’43 e ’48; tuttavia la guerra fredda non ha determinato una
cesura radicale con le elezioni del 18 aprile ’48, le prime dopo l’adozione di una nuova Costituzione il 1 gen. ’48.
- voti ai grandi partiti di massa
- formazione e selezione di una nuova classe dirigente
[N.B.] In Italia, al contrario di come è avvenuto negli altri paesi, il partito comunista non è stato messo fuori legge o escluso, il Pci è
sempre rimasto nell’area di rappresentanza, ma fuori dall’esecutivo (conventio ad excludendum) > per 40 anni (’48-’89) c’è stata
una democrazia limitata per volontà della maggioranza. La democrazia italiana post-bellica è consensuale fin dalla svolta di
Salerno.
— Per Sartori, che ha criticato il ruolo del partito di centro, l’occupazione permanente appunto del centro favoriva l’immobilismo e
allo stesso tempo il rafforzamento delle forze estreme e l’indebolimento del sistema —.

La centralità democristiana:
La battaglia per la democrazia in Italia si è giocata all’interno del mondo cattolico, tra i sostenitore dello Stato cattolico e i fautori di
una collaborazione con partiti diversi a sostegno di uno Stato laico o quantomeno pluralista (azione di contenimento di spinte
confessionali o di ingerenze clericali). “centralità democristiana” = ruolo sempre più rilevante della Dc, alleanza tra Dc e partiti laici
di centro (Pli,Pri,Psdi) e poi di centro-sx. — piano istituzionale
politica centrista = imperniata sulla condivisione delle responsabilità di governo con altri partiti. — piano politico
Dc = funzione di raccordo tra istituzioni e politica; fino al ’92 il ruolo di capo dello stato è stato in gran parte esercitato da questo
partito
Luigi Einaudi: figura istituzionale plasmata dal sistema dei partiti il cui potere è stato inversamente proporzionale a quello di questi
ultimi. La sua elezione ha avuto impatto fortemente limitato perché la Dc aveva maggioranza assoluta alla Camera. Viceversa il suo
ruolo è stato più attivo dopo la sconfitta della Dc del ’53 → questo andamento a fisarmonica dei poteri del Capo dello Stato si è
ripetuto anche con i successori di Einaudi.

Politica centrista e partito della nazione:


Il centrismo è stata una coalizione di governo e una linea politica, è nato prima che in Italia si imponesse la logica della guerra fresa
e con la crisi del maggio ’47 ha visto svilupparsi la ‘linea Einaudi’. Con quella crisi emerse una profonda sfiducia verso il governo dei
partiti di massa che il leader democristiano cercò di arginare con una linea politica basata sul contenimento della spesa pubblica e
la lotta contro l’inflazione + alleanza per la ricostruzione = lunga subordinazione della Dc alla borghesia.
Dopo il 18 aprile il centrismo ha mantenuto i suoi scopi iniziali ma, nel contesto della guerra fredda, ha assunto anche altre
implicazioni. La Dc espresse la volontà di ‘non governare mai da soli’ anche in caso di maggioranza assoluta, collaborando sempre
con altri soggetti di diverso orientamento politico-ideologico. La presenza di forze politiche diverse all’interno dell’area di centro
ha reso possibili variazioni importanti nell’azione di governo in anni ricordati per il forte autoritarismo e l’opposizione comunista e
di forze sindacali.
“Linea Einaudi” e “Linea Pella”: basate sul contenimento della spesa pubblica, stabilità monetaria, riforme economico-sociali es.
riforma agraria e cassa per il Mezzogiorno.
Malgrado le tensioni sociali, in questi anni si posero le basi per il ‘boom economico’ poi emerso a cavallo tra gli anni ’50 e ’60. Nei
primi anni ’50, De Gasperi riassume il suo disegno con le espressioni “partito della nazione” e “partito italiano”:
- centro egemone sulla dx
- guida del governo ai partiti di massa
- alleanza con le forze produttive
- collocazione occidentale e atlantica, promozione di integrazione europea
- linea centrista politicamente pluralista e socialmente inclusiva
- cattolicesimo in frano di raccogliere le istanze delle diverse componenti economico-sociali.

Cap. III - CENTRO SINISTRA E VATICANO II


La ‘legge truffa’
Allontanandosi dalla sconfitta bellica l’Italia iniziò a rafforzare la sua posizione nel mondo; le Olimpiadi del 1960 e le celebrazioni
per l’Unità d’Italia nel ’61 lo dimostrano. Ci furono grandi trasformazioni sociali, rapida urbanizzazione e industrializzazione,
movimento migratorio interno, fenomeno di ‘detradizionalizzazione’.
In questa stagione, la guida della Dc e dell’intera politica fu assunta dalla generazione postdegasperiana
ma la Dc ebbe un calo di consensi: da ciò l’approvazione della cosiddetta ‘legge truffa’ che inseriva il premio di maggioranza. La
coalizione che avesse raccolto più del 50% dei voti, avrebbe ottenuto il 65% dei seggi alla Camera dei deputati (simile al Porcellum
del 2005).
Lo scopo della legge truffa era quello di proteggere il centro dalle spinte della destra; tuttavia essa fu criticata in particolar modo
dalla sx. Nella battaglia contro la legge truffa era implicitamente presente un’assunzione di responsabilità ‘costituzionale’ da parte
del Pci. Tra le obiezioni suscitate dalla legge truffa in particolare quella per la consistenza del premio di maggioranza il quale
portava la quota molto vicino alla soglia per introdurre le riforme costituzionali.
Il fallimento della legge truffa aprì la strada ad un richiamo all’antifascismo sempre più frequente; essa fu approvata in parlamento
ma bocciata dagli elettori e De Gasperi la ritirò . Negli anni successivi il mantenimento del sistema proporzionale ha assunto
carattere di garanzia necessaria per mantenere un rapporto equilibrato tra maggioranza e opposizioni.
→ passaggio da un centrismo statico a un centrismo dinamico (aperto all’apporto di nuove forze)
+ premesse all’allargamento dell’area di governo ai socialisti (raggiunto di fatto solo anni dopo con
Fanfani e Moro)

La seconda generazione: da Dossetti a Iniziativa democratica:


La svolta del ’53 ha cambiato anche i rapporti tra Chiesa e Dc; il risultato elettorale venne interpretato come un segnale di
indebolimento della Chiesa e dell’orientamento cattolico nella vita pubblica. La seconda generazione della Dc fu scossa da una
profonda frattura: nel ’51 il suo leader Dossetti si ritirò dalla politica.
Giorgio La Pira, che era stato un ispiratore di Dossetti, cominciò ad elaborare la prospettiva di un superamento dei limiti imposti
dalla guerra fredda, con inedite aperture nei confronti della classe operaia; tuttavia nella sua ottica il comunismo restava una
minaccia da sconfiggere.

Cattolici e socialisti al governo:


Il progetto della sec. gen. Dc si è identificato con la prospettiva del centro-sinistra di un’alleanza di governo aperta ai socialisti e
senza i liberali; l’idea venne lanciata da Fanfani, il quale iniziò a muoversi in questa direzione dopo le elezioni del ’58. Fu
bruscamente interrotto e la corrente maggioritaria della Dc, ‘iniziativa democratica’, si divise in vari tronconi da cui emerse, in
particolare, il gruppo dei dorotei con Segni. La loro preoccupazione era quella di non perdere i contatti con i vescovi, che
costituivano la base elettorale.
Alla guida del partito subentrò Moro, il quale preparò l’alleanza con i socialisti.
Quando poi il presidente della repubblica Gronchi affidò a Tambroni il compito di formare un nuovo governo, si temette che
potesse profilarsi il ritorno di una confusa egemonia di destra = il centro-sx si poneva sempre più come una necessità .
Con il ritorno di Fanfani alla guida del governo iniziò il percorso che avrebbe portato, nel ’63, alla
formazione di un centro-sx organico.
→ l’alleanza tra governo di Dc e Psi ha rappresentato il risultato più importante dell’antibipolarismo politico ossia della
valorizzazione del patto originario di convivenza democratica.
Si deve in particolare a Moro l’insistenza su un antifascismo innanzitutto morale, prima ancora che politico, in cui i cattolici
potessero riconoscersi; anche se di pochi mesi, il governo Tambroni segnò uno spartiacque. La novità del centro-sx ha rafforzato la
democrazia italiana. Il centro-sx è stato l’erede del centrismo degasperiano → prevalere delle ragioni della collaborazione sulle
spinte alla contrapposizione.
Modernizzazione e comunismo:
Si voleva dare allo Stato quella base di massa che gli era mancata alle origini e realizzare una piena unificazione, anche economica,
della società italiana, a partire dalla questione meridionale.
È il progetto presentato ai convegni di S. Pellegrino voluti da Moro nei primi anni ’60; nonostante la vita difficile degli inizi, il
centro-sx tra 1963 e 1975 ha raggiunto diversi risultati es. nuova politica estera, istituzione della Commissione parlamentare
antimafia → forte cambiamento sociale, culturale ed economico.
- vicenda della nazionalizzazione dell’energia elettrica, voluta dai socialisti nel ’62: progetto
contrastato dai democristiani — da tali contrasti beneficiarono le opposizioni di dx e sx.
Elezioni del ’63 = complessiva bocciatura del centro-sx da parte dell’elettorato, prima ancora che
i socialisti entrassero nel governo.
Nel ’68 le elezioni sancirono il fallimento di quello che avrebbe dovuto costituire un’alternanza tra questi due partiti. Il Pci, al
contempo, iniziò a sentire sempre più una spinta verso il centro e la necessità di un coinvolgimento nelle dinamiche democratiche.

Il Concilio Vaticano II e Papa Paolo VI:


Nel ’68 alla crisi politica si è aggiunta quella morale, culturale e sociale. In una direzione diversa gli input trasmessi da
rinnovamento conciliare es. apertura dei cattolici ai socialisti con il pontificato di Giovanni XXIII.
Iniziò però a diffondersi l’idea che l’unità politica dei cattolici fosse incompatibile con le novità del Vaticano II - critica alla Dc quale
partito confessionale respinta da Moro → spinta verso una più netta separazione fra Stato e Chiesa.
Il Concilio funse da tramite indiretto tra società italiana e grandi mutamenti internazionali. Da Vaticano II è venuto un impulso a
guardare al di là di consueti orizzonti nazionali, all’impegno ecumenico interreligioso, al superamento della controversia con gli
Stati laici, etc.
Papa Paolo Vi fu definito “papa democristiano” e ha favorito la crescita di un senso di distinzione tra Stato e Chiesa e di
conciliazione tra le due istituzioni.

Cattolici e comunisti:
Gli input del Concilio hanno modificato l’atteggiamento di molti cattolici verso i comunisti; il Vaticano II non è tornato a condannare
il comunismo anche se non ne ha annullato l’incompatibilità con il cattolicesimo. Ha proposto un incontro più diretto e una
maggiore comprensione.
Tuttavia per Moro non era possibile nessuna alleanza politica con i comunisti e il centro-sx continuava a rappresentare una
prospettiva di governo da rilanciare con convinzione. Le aperture di Moro vennero bloccate dalla strage di piazza Fontana, la quale
portò a una strategia della tensione al fine di impedire l’ingresso comunista al governo.
+ caso del divorzio: complesso problema che toccava le questioni tra Stato e Chiesa, la cui abrogazione fu una pesante sconfitta per
la Dc
+ consonanza tra Moro e Berlinguer (Dc e Pci) su vari temi
+ spostamento di molti elettori cattolici dall Dc al Pci nel ’75
+ ’75 = nuova stagione della ‘rifondazione’ democristiana favorita dall’interesse a continuare il dialogo con il Pci e di convivenza tra
cattolici e comunisti.

Cap. IV - LA SOLIDARIETÁ NAZIONALE:


Fine del centro-sinistra
La fine della prima fase della storia repubblicana è cominciata negli anni ’70; questa fase, che ha avuto una lunga gestazione, vede
un turning point con l’articolo pubblicato nel 1975 sull’Avanti in cui Francesco De Martino dichiarava finita l’esperienza del centro-
sx.
Dopo il ’79 non si sarebbe più tornati al governo di centro-sx: la collaborazione tra Dc, Psi e partiti laici riprese poi in pentapartito
→ V governo Moro = ultimo di centro-sx
De Martino chiuse al centro-sx e prospettò il coinvolgimento dei comunisti al governo; Moro bloccò l’iniziativa socialista con le
elezioni anticipate da cui emersero due vincitori, Dc e socialisti (conferma delle forme prevalenti) + conferma dell’anticomunismo
tra gli elettori.
[N.B.] Fino alla caduta del muro i comunisti italiani non recisero mai i legami con Mosca.

Riconoscere lo Stato, rifiutare la guerra civile:


Democristiani e comunisti evitarono di governare insieme pur sostenendo lo stesso governo: la collaborazione si espresse a livello
parlamentare → comune volontà di evitare un accordo parlamentare tra democristiani e comunisti [I governi di solidarietà
nazionale furono governi di emergenza non di reale coalizione politica].
Anni ’70: cresce la collaborazione tra partiti di maggioranza e Pci per affrontare emergenze come quella del terrorismo es.
rapimento Moro cui Pci e Dc risposero con la ‘linea della fermezza’.
L’assassinio di Moro fu una sconfitta per le istituzioni italiane, inesistenti e/o inquinate nella gestione della vicenda, con i servizi di
intelligence inesistenti = molto criticati.

Prodromi di globalizzazione:
Non sappiamo bene quale disegno Moro perseguisse prima del suo rapimento; gli effetti politici dell’affare Moro furono complessi e
ambivalenti. Non corrispondono alle aspettative immediate della Br che speravano di innestare una guerra civile. Durante il
sequestro si rafforzarono i legami tra democristiani e comunisti, uniti sulla linea della fermezza — no significato chiaro e univoco
della vicenda.
Oltre all’assassinio di Moro, anche la morte di Paolo VI, importantissimo sostenitore della Dc, furono un duro colpo e nel contesto di
una collaborazione che continuava con minor convinzione si innestarono problemi nuovi es. SME (Sistema Monetario Europeo),
legge 194 sull’aborto, euromissili = ’79 nuove elezioni anticipate.
Il Pci non condivise l’adesione italiana allo SME; Andreotti inaugurò una nuova politica monetaria che ha poi portato l’Italia
all’euro, ma intanto i partiti della solidarietà nazionale si allontanavano.
La questione dello Sme è il primo impatto in Italia delle sfide della globalizzazione >>> dagli anni ’80: nuova fase del rapporto tra
Stato ed economia es. ripensamento del welfare state, tramonto delle ideologie, declino dei partiti di massa.
+ la politica passò dalle questioni economico-politiche a quelle antropologico-culturali

Conclusioni:
I governi di solidarietà nazionale hanno segnato uno spartiacque nella storia della Prima repubblica, con una collaborazione di
governo che non ha mai cancellato la contrapposizione insanabile tra comunismo-anticomunismo — anche nel suo ultimo discorso
politico Moro ha sottolineato l’eccezionalità di quella collaborazione e nelle controverse ‘lettere dal carcere’ critica la
collaborazione tra Dc e Pci.
Il tramonto delle ideologie ha aperto la strada al tramonto della democrazia consensuale: si colloca in tale contesto l’azione
innovativa sviluppata dal Psi di Bettino Craxi, ossia quella di guadagnare spazio per il suo partito allontanando l’uno dall’altro i due
partiti maggiori, la cui intesa diretta soffocava i socialisti.

Cap. V - IL MONDO È CAMBIATO:


Globalizzazione economica e dissoluzione del blocco sovietico:
Collasso del blocco sovietico = conseguenza dei cambiamenti tra fine ‘900 e inizio XXI
(infondata quindi la tesi di Fukuyama che vedeva la caduta del muro di Berlino come ‘la fine della storia’ e la definitiva vittoria del
mondo occidentale).
Tra gli aspetti cruciali della globalizzazione → crisi dello Stato Nazionale
+ crollo stati totalitari nel secondo dopoguerra
+ crollo del fascismo = affermazione della debolezza etico-politica degli italiani cit. Renzo de Felice
e Galli della Loggia con l’idea della ‘morte della patria’.
+ fine dell’intervento pubblico dello Stato e rapporto tra Welfare State e democrazia di massa es. Tatcher vs. working class inglese
→ vittoria della Thatcher = nuova politica neoliberista
+ “trentennio glorioso” del dopoguerra con affermazione del nuovo assetto internazionale
+ inizio anni ’70: gli U.S.A rinunciano al ruolo di supremi regolatori dell’ordine internazionale sancito dagli accordi di Bretton
Woods !
+ stagione di ingovernabilità dell’economia mondiale, sviluppo economia asiatica
+ crisi petrolifere
+ accresciuta conflittualità sociale, declino del fordismo, indebolimento sindacati
+ aumento imprese multinazionali sempre più svincolate dagli Stati nazionali
+ integrazione dei diversi mercati nazionali
+ progressivo ampliamento della classe media
+ 1975, Conferenza di Helsinki: Vaticano e Urss si trovano di fianco per il superamento della logica dei blocchi — Nel 1981 lo Stato
militare in Polonia sembra arrestare ogni possibile sviluppo verso la libertà e la democrazia del blocco orientale.
→ con la caduta del muro di Berlino e la dissoluzione dell’Urss si è parlato di fine del secolo breve cominciato con la Rivoluzione
russa del 1917.

Dalla società agli individui:


Margaret Thatcher si oppose a una mentalità assistenziale che scarica sullo Stato la soluzione di tutti i problemi individuali e alla
logica di chi antepone i diritti ai doveri o pensa che possano esistere diritti senza doveri → forte reazione contro lo spirito del ’68 =
crisi profonda della cultura politica di sx + crisi dell’idea di progresso.
In pochi anni si è passati dall’utopia sessantottina della communitas perfetta a una società consumistica le cui trasgressioni del ’68
sono diventate esperienze di massa.
+ larga accessibilità ai beni di consumo
+ baricentro della vita economica passato dal produttore al consumatore
+ emersione della ‘questione identitaria’ che ha segnato un ‘tornante storico’ → disgregazione delle comunità tradizionali =
liberazione dell’individuo da vincoli sociali, morali e culturali che gli ha però imposto la sfida di ‘autodefinirsi’ — liberazione
psichica ma anche insicurezza identitaria.

Tramonto della classe operaia e declino della borghesia:


Scomparsa delle classi sociali, dissoluzione della classe operaia + Fenomeni di deindustrializzazione e de- localizzazione di molte
attività in paesi asiatici o dell’Europa orientale.
Crisi della borghesia, la quale ha smarrito il senso tradizionale della sua funzione; essa si è manifestata anche nell’indebolimento
della classe dirigente a orientare le società nazionali.
+ indebolimento ruolo della famiglia come luogo di formazione degli individui, crisi della scuola, crisi dell’autorità (‘nzomma un
casino).

Anche la Chiesa è cambiata:


1978: detto l’anno dei ‘tre papi’ per l’avvicendamento in pochi mesi di 3 pontefici diversi; infine venne eletto un papa non italiano
per la prima volta dopo 4 secoli. Dopo di lui, altri due papi non italiani, Ratzinger e Bergoglio.
In quell’anno è finito il papato italiano che dal medioevo vedeva il papa inserito nel complessivo spazio politico italiano con un
ruolo rilevante nell’equilibrio tra signorie, ducati, regni e repubbliche. Il papato è diventato sempre più italiano perché l’Italia non
era sede di una grande potenza in grado di minacciarne la libertà .
Si sentiva ormai l’esigenza di un papa politicamente neutrale; le aperture verso la nomina di un papa non italiano vennero già da
Giovanni XXIII e Paolo VI.
[N.B.] Il fatto che l’appartenenza del candidato a un paese del blocco sovietico non ne abbia impedito l’elezione dimostra che nel
1978 la divisione del mondo nei due campi del comunismo e dell’anticomunismo non appariva più così decisiva ai vertici della
Chiesa cattolica.
+ numero dei cattolici cresciuto in tante parti del mondo e diminuito in Europa
+ progressiva internazionalizzazione e globalizzazione della curia romana
+ ruolo internazionale di Giovanni Paolo II, il quale seppe inserirsi in modo originale nelle dinamiche ancora fortemente segnate
dalla contrapposizione tra Est e Ovest; egli si impegnò contro la proliferazione nucleare e la lotta agli armamenti, per il dialogo con
le culture extraeuropee e l’Islam, l’attenzione all’Africa e all’Asia = grande visione geopolitica.

Cap. VI - L’AUTUNNO DELLA PRIMA REPUBBLICA:


Il papa polacco e il cattolicesimo italiano:
La fine del papato italiano ha avuto per l’Italia conseguenze profonde e durature; non è stato facile per gli italiani accettarne
un’importante trasformazione. Karol Wojtyla non aveva il legame privilegiato con l’Azione cattolica che era stato di Montini e che
molti vescovi italiani continuavano a condividere = la morte di Paolo VI aveva privato la Dc di un riferimento sicuro, essa non
familiarizzò mai con Karol W.
Si pose anche la difficoltà di elaborare un nuovo ‘progetto storico’ che fosse alla base dell’impegno politico dei cattolici nei decenni
post-bellici; esso nasceva dalla necessità di confrontarsi con la società di massa e i suoi problemi. Tra fine anni ’70 inizio ’80 si è
nuovamente diffuso un senso di crisi ma questa volta è mancata una reazione in grado di rilanciare la presenza pubblica dei
cattolici.
Convegno nazionale della Chiesa italiana di Loreto nell’85: contrapposizione tra la linea della presenza dell’Azione Cattolica e
quella della mediazione di CL.

Masse ed elitès:
- crescente distanza tra cattolici e Dc/Chiesa e Stato
- progressiva disarticolazione degli universi politico-culturale-sociali → tramonto del rapporto tra èlites e masse mediato dai
partiti.
- crisi del rapporto tra partiti e intellettuali che ha coinciso con le tradizioni politico-culturali diffuse a livello popolare = crisi del
rapporto triangolare intellettuale-partiti-masse.
- il progressivo declino delle principali culture politiche ha portati all’emergere in poco tempo di un nuovo soggetto, la Lega,
imperniato sulla critica del nesso locale-nazionale
- indebolimento dei partiti = indebolimento dello Stato.

Tramonto della centralità democristiana:


Crisi della democrazia rappresentativa = crisi dei partiti
20 giugno 1976: Craxi ha rilanciato il ruolo del Psi alimentando l’incompatibilità con Dc e Pci per ridimensionarli; questo
accentuare la competitività tra partiti ha logorato il sistema politico.
’79-’83: crescente instabilità politica/maggiore divaricazione tra Pci e Dc
Congresso dell’80: spaccatura della Dc per cui prevalse la linea del ‘preambolo’ ossia della totale chiusura al Pci = fine di una
politica centrista che, però non implicava l’esclusione totale dei comunisti dal governo.
La reazione fu una ‘seconda svolta di Salerno’ con l’affermazione del loro diritto non di andare al governo insieme alla Dc ma in
alternativa ad essa.
Per tenere i comunisti fuori dal governo, la Dc doveva recuperare il contributo dei socialisti, ma Craxi si oppose a una riedizione del
centro-sinistra a guida Dc e cominciò invece a lavorare per un pentapartito da lui presieduto. Ottenne una vittoria insperata e
arrivò alla guida del governo un non-democristiano per la prima volta dal ’45.
Nel frattempo ci fu lo scoppio della ‘questione morale’ che nasceva dall’esplosione di scandali che riguardavano politici importanti
e generava una profonda crisi di fiducia nei confronti dei partiti.
Craxi minimizzò la questione morale puntando sulla ‘grande riforma’ politico-istituzionale; grave errore che finì per travolgere lui e
il partito socialista.
1980: la Dc prende congedo dalla sua centralità (sarebbe rimasta fino al ’94 il partito con la maggioranza relativa.
Distacco della Dc dalla Chiesa + tramonto della politica di confronto con la Pci= terremoto non solo politico ma anche etico.

Craxi e De Mita:
XV congresso della Dc del 1982: questione cruciale dell’atteggiamento di Craxi; De Mita sconfisse Forlani nella corsa alla segreteria.
Per lui l’alleanza con i socialisti era una necessità e Dc e Pci rimanevano incompatibili; lavorò per ricostruire l’identità del partito
senza però affrontare fino in fondo le cause di tale perdita, in particolare la crescente distanza con il partito cattolico.
Dopo la crisi di governo aperta dal Psi che portò alle elezioni anticipate si formò un governo Spadolini identico al precedente che
mostrò che il sistema politico dei partiti era entrato in un impasse da cui non si riusciva ad uscire.
→ tra Pci e Dc crescente distanza sulle questioni di politica economica sfruttate da Craxi per far cadere il leader repubblicano e
aprire la strada a un governo Fanfani nella prospettiva delle elezioni anticipate.
+ Andreatta lancia l’allarme sui conti pubblici intervenendo nel divorzio tra Tesoro e Banca d’Italia: era necessario un processo di
risanamento dei costi pubblici, di fatto mai realizzato.
Nelle elezioni politiche del ’93 la Dc sostenne Craxi nel tentativo di condizionarlo e di mantenere allo stesso tempo il più possibile
la guida del governo per garantire un futuro ai suoi progetti.

Craxi e il nuovo concordato:


Tra i principali risultati del governo Craxi ci fu la conclusione delle trattative per la revisione del Concordato con la S. Sede → si
doveva favorire una complessiva trasformazione delle relazioni tra la società civile e religiosa. [N.B.] L’accordo definitivo tra le due
delegazioni non fu mai riconosciuto ufficialmente dal governo Andreotti.
L’11 marzo 1980 le due delegazioni tentarono nuovamente di chiudere l’accordo con la cosiddetta ‘quinta bozza’ che, però , rimase
lettera morta di cui non furono informati ne parlamento ne partiti. Gonnella coinvolse allora i socialisti e consigliò a Cossiga di
inserire la revisione del Concordato nel programma del suo nuovo governo, ma il sostegno socialista non venne.
Tra 1978-’83 la questione finì su un binario morto; il nuovo papa non aveva la forza di imporre al governo italiano la conclusione
delle trattative, mentre la Dc non aveva più il potere di imporla ai suoi alleati.
Craxi, nel frattempo, si rese conto che svincolando la coscienza dei credenti da un obbligo che li spingeva a votare Dc, si sarebbe
eliminato un pesante ostacolo all’incontro tra valori cristiani e socialisti = egli riuscì a concludere dopo 17 anni l’”accordo di
libertà” del 1984 (sintesi tra libertà individuali e intese istituzionali).
Nelle elezioni amministrative dell’85 si verificò un parziale ritorno del consenso cattolico verso la Dc, che però non fu definitivo.

Collaborazione e competizione:
- dopo le elezioni dell’85 conflittualità sempre più forte tra Psi e Dc
- De Mita incontra Craxi per mutare natura al pentapartito spingendo verso un autentico governo di coalizione
- nuova contesa per la riconquista della Presidenza del Consiglio
- Cossiga non sposò pienamente gli interessi della Dc e Andreotti si spostò verso una linea di collaborazione con i socialisti;
l’orientamento di Andreotti non prevalse = fine del governo Craxi ed elezioni anticipate dell’87.

Cap. VII - OLTRE IL SECOLO BREVE


Dalla rivoluzione alle transizioni
Nell’ottica del secolo breve è sembrato che il ‘900 si chiudesse con il trionfo politico ed economico dell’Occidente, vincitore assoluto
della grande alternativa rappresentata dall’Urss.
Mentre il blocco sovietico implodeva, il rapporto tra Oriente e Occidente stava cambiando profondamente.
- decolonizzazione
- ritorno in Iran dell’ayatollah Khomeini → primo evento di una lunga catena che ha riportato in primo piano il ruolo del fattore
religioso
- avvio della Cina come grande potenza
- radicale mutamento degli equilibri tra Occidente e paesi non occidentali
- invasione vietnamita della Cambogia
- “ritorno alla nazione”
- declino dello Stato nazionale europeo fondato sul territorio, amministrazione centralizzata, nazionalizzazione delle masse
- rivoluzioni molto diverse da quelle del passato perché fondate su un’ampia partecipazione popolare e non opere di ristrette élites
(cosa che ha spesso scoraggiato dure azioni di contrasto da parte dei regimi es. Cecoslovacchia, ‘rivoluzione di velluto’).

Fine della storia?


Fine ‘900: distacco sempre più netto al progetto rivoluzionario + crisi della rappresentanza e affermazione della cosiddetta
‘democrazia del pubblico’ per cui viene contrastata la distinzione e la separazione delle élites dal resto del corpo sociale.
+ tramonto ideologie, crisi dei partiti, metamorfosi della politica
+ declino delle categorie di dx e sx quali riferimenti essenziali del sistema politico.

I contraccolpi del 1989 in Italia:


Dopo la caduta del muro di Berlino, la contrapposizione bipolare tra Est e Ovest è stata rapidamente archiviata e il mondo si è
avviato in fretta verso nuove direzioni. In Italia il processo è stato più lungo anche perché si è verificata la coincidenza temporale
tra la dissoluzione del blocco sovietico e il collasso del sistema politico.
Paradossalmente, i partiti che si erano opposti al Pci sono tutti spariti mentre gli eredi del Pci sono sopravvissuti ad un evento
epocale.
Nuovo panorama politico emerso nel 1994 rappresenta il passaggio da una democrazia consensuale imperniata sulla Dc a una
maggioritaria incompatibile con questo partito.
Lo smantellamento del sistema politico è cominciato con la svolta d Bolognina realizzata da Occhetto (segretario Pci) che teneva il
Pci fuori dal governo ma dentro l’area di rappresentanza. Nel frattempo, il rischio di una guerra civile è declinato fino a scomparire
del tutto con la politica di solidarietà nazionale degli anni ’70.
Il Pci non ha mai sciolto in modo definitivo ambiguità profonde i rapporti dell’Urss; la caduta del muro nel 1989 ha ricondotto lo
scontro tra comunisti ed anticomunisti entro i confini nazionali.
C’è stato un singolare ribaltamento delle parti per cui sono stati gli oppositori del Pci, alias Dc e i suoi alleati, a dover giustificare la
loro ragion d’essere in quanto ormai il pericolo comunista era tramontato = sembrava l’esaurimento della loro funzione politica.
Riforme o referendum?
Nel dibattito sul nuovo corso della politica italiana nel 1990, il presidente della Repubblica Francesco Cossiga fu uno dei principali
protagonisti. Dopo la caduta del muro, Cossiga si convinse che la politica italiana dovesse cambiare radicalmente: propose la
formazione di un governo di ‘unità nazionale’ per le riforme, con l’inclusione anche degli eredi del Pci, in modo da rimuovere la
‘conventio ad excludendum che aveva portata alla democrazia bloccata che impediva l’alternanza di governo. Tuttavia il suo
progetto incontrò ostacoli come la scoperta della Gladio, struttura militare segreta realizzata in ambito Nato per contrastare il
comunismo. I comunisti furono molto duri rispetto alla partecipazione di Cossiga in questa vicenda e lui rispose che queste misure
erano state necessarie in tempi di guerra fredda.
Su un fronte diverso, alternativo a quello di Cossiga, si è collocato in quegli anni il movimento referendario che, nato intorno alla
metà degli anni ’80, ha fatto un salto di qualità sotto la guida di Mario Segni, proponendo nel 1989 una serie di referendum
elettorali. È stato un movimento contro i partiti che però continuava a presupporre l’esistenza degli stessi.
L’iniziativa referendaria aveva limiti ben precisi: doveva rispettare il ruolo del parlamento.
I referendari non volevano la rivoluzione, erano favorevoli ad una revisione in senso liberale della democrazia dei partiti. Miravano
a limitarne il potere per rafforzare quello degli elettori con l’intro di un sistema maggioritario che avrebbe permesso agli elettori di
scegliere tra due schieramenti alternativi.
→ Importanza dello strumento referendario come espressione diretta della sovranità popolare e rappresentativa.
1989: proposta di introdurre l’elezione diretta dei sindaci respinta dalla Camera per volontà dei socialisti. La battaglia si intrecciò
con l’elezione del sindaco di Roma; in base a un accordo tra Dc Psi, divenne sindaco il socialista Carraro, che pure aveva raccolto
molti meno voti del capolista democristiano. I socialisti cominciarono ad apparire all’opinione pubblica come i principali oppositori
delle riforme elettorali. La campagna referendaria cominciò ad accentuare, così, un orientamento anti-socialista → i socialisti
aspiravano a sostituire la Dc quale cardine del sistema politico centrista e, allo stesso tempo, a sostituire il Pci nella guida delle
forze di sx.
Il referendum 9 giugno 1991: riguardava il n° delle preferenze che l’elettore poteva esprimere votando la Camera dei deputati =
sistema delle preferenze multiple che dava la libertà di scegliere i propri rappresentanti. La vittoria dei referendari fu la sconfitta
del Psi.
[N.B.] I referendum elettorali del ’91-’93 furono momenti cruciali di un’espressione diretta della volontà popolare alternativi alle
riforme politico-istituzionali per via parlamentare che non sono state realizzate.

Presidenzialismo e parlamentarismo:
Dopo l’89 si aprì un conflitto tra parlamento e partiti; c’era sempre di più la necessità di un ricambio del personale politico. Una
nuova crisi di governo rispetto alla legge Mammì sulla televisione commerciale e la regolamentazione del pluralismo televisivo si
svolse nuovamente tutta all’esterno del parlamento; intanto Oscar Luigi Scalfaro avvertì l’esigenza di mantenere una linea di
assoluta intransigenza contro il comunismo. Nel ’91, egli presentò una mozione per la ‘parlamentalizzazione della crisi di governo’
→ mirava a rafforzare il rapporto tra parlamento e governo.
Ottenne approvazione sia dal presidente del Consiglio Andreotti sia dal governo, ma non dai socialisti. Per Scalfaro, la
mortificazione del Parlamento ad opera dei partiti costituiva una violazione della Costituzione; il suo obiettivo era rafforzare il
rapporto tra Parlamento e governo riequilibrando i rapporti di potere tra gli organi dello stato = ottica di superamento della
Repubblica dei partiti.
La ‘seconda generazione’ democristiana, quella di Fanfani e Moro, si oppose, convinta che la centralità spettasse al Parlamento e
non ai partiti.

Cap. VIII - IL BIG BANG DELLA POLITICA ITALIANA (1992-’94):


Il 7 febbraio 1992 venne sottoscritto a Maastricht il Trattato che ha poi portato all’adesione della moneta unica europea. Tra il
’92-’94, la ‘grande slavina’ ha spazzato via i partiti della Prima Repubblica e fatto emergere nuovi soggetti.
Il cambiamento è stato essenzialmente politico; il risultato elettorale del ’92 ha fotografato una situazione politica ancora piuttosto
tradizionale. Il pentapartito continuò ad avere la maggioranza nel paese e in parlamento.
La classe politica interpretò questi risultati nell’ottica di sempre, sottovalutando la novità di un partito extra-sistema, la Lega Nord,
che esprimeva il distacco profondo di ceti sociale e aree territoriali che in precedenza si erano riconosciuti soprattutto nella Dc.
Nel frattempo, la sx comunista non aveva più ragion d’essere, ma anche la sx non comunista ebbe vari problemi di identità ; le scelte
più significative compiute da Craxi, infatti, non erano state scelte ‘socialiste’ o ‘di sx’. Fu Craxi, nel 1991, a rilanciare con forza
l’allarme per l’insostenibilità del debito pubblico italiano.
La proposta dell’Unità socialista fu respinta da Occhetto fin dall’inizio della transizione dal Pci al Pds = l’assunzione nel ’91 della
denominazione del Partito democratico di sx metteva in evidenza il problema di ridefinire il termine di sinistra.
Ma prima ancora di nascere il ‘nuovo’ partito post-comunista si è spaccato sul primo passaggio rilevante del dopo guerra fredda: la
guerra del Golfo.
Dopo le elezioni, Craxi cercò di ripercorrere la strada degli anni precedenti per tornare alla Presidenza del Consiglio ma con un
democristiano alla Presidenza della Repubblica, ma il progetto fallì.
Cossiga diede le dimissioni e la Dc si divise tra Forlani e Andreotti; prevalse la candidatura di Scalfaro che fu accelerata
dall’attentato mafioso contro Falcone e la sua scorta. I deputati e senatori elessero un democristiano, ma né Forlani né Andreotti,
bensì una figura atipica che godeva di consenso trasversale → con Scalfaro ha iniziato a delinearsi una nuova figura di Presidente
della Repubblica.
Dopo un Presidente della Repubblica scelto dal parlamento e non dai partiti, nel ’92 è poi venuta la novità di un Presidente del
Consiglio diverso da quello concordato: Scalfaro non affidò a Craxi il mandato ma gli impose di proporre una rosa di candidati da
cui S. selezionò Amato per formare il nuovo governo = questo metodo diede ad Amato una libertà maggiore rispetto agli esecutivi
precedenti.
Dall’inizio degli anni ’80 gran parte della politica italiana ha ruotato intorno alla mancanza di consenso popolare intorno alle scelte
necessarie al sistema-paese per muoversi; spesso, tali misure sono state prese da governi tecnici o simili, mentre i governi politici
che ci hanno provato ad assumere hanno pagato prezzi elevati.
In questo senso le scelte del governo Amato, largamente impopolari, esprimevano quella linea di risanamento della finanza
pubblica cui i comunisti si erano opposti.

Mani pulite:
L’inchiesta Mani pulite, e più in generale l’iniziativa della magistratura nei confronti di numerosi leaders ed esponenti politici,
soprattutto del pentapartito, si è inserita nel progressivo indebolimento dei partiti.
Iniziò nei primi mesi del ’92 con l’arresto del socialista Mario Chiesa, che Craxi definì un ‘mariuolo’, prendendone le distanze;
tuttavia emerse che il segretario socialista era al corrente dei finanziamenti illeciti al Psi. Questo elemento fu sufficiente a spingere
Scalfaro a rifiutare l’incarico a Craxi.
Vi furono inchieste sul finanziamento illecito dei partiti o su casi di corruzione; l’azione svolta dai giudici è stata determinante nella
fine della Repubblica dei partiti.
Tale azione ha penalizzato soprattutto le forze politiche al governo, mentre hanno indirettamente favorito quelle all’opposizione. Si
innestò una forte contrapposizione tra magistratura e altri organi dello Stato.
[N.B.] tra ’91-’92 le inchieste hanno contribuito a un radicale cambiamento della classe politica. Mani pulite nel ’92 provocò le
dimissioni di Craxi e di altri = strumento radicale di ricambio classe politica.
Di questa azione liquidatori hanno beneficiato soggetti come Berlusconi e Forza Italia, i quali sono andati a riempire il vuoto che si
era creato. Per la sua natura destruens, l’influenza dell’azione giudiziaria sulla politica ha contribuito a disarticolare il complesso
equilibrio politico-istituzionale della Prima Repubblica.

Referendum e Mattarellum:
Tra fine ’92 e inizio ’93 gli effetti della crisi economica, di Mani pulite e del movimento referendario stavano portando alla
scomparsa dei principali partiti di governo. Per impedire tale esito ci fu un’iniziativa parlamentare per depenalizzare il reato di
finanziamento illecito dei partiti, il cosiddetto ‘decreto salvaladri’ però incontrò l’opposizione dei giudici e Scalfaro non lo firmò .
Fallito questo tentativo, Amato diede le dimissioni.
Sulla strada del referendum un importante passaggio fu costituito dalla nuova legge elettorale comunale che introdusse l’elezione
diretta dei sindaci; questa legge ha favorito un rapporto diretto e intenso tra sindaci e concittadini.
Nel 1933 l’82% dei voti dei cittadini per il referendum sulla legge elettorale del Senato furono per l’abrogazione di parti di tale
legge; il primo effetto fu la crisi di governo = fine del partito di massa che si impadronisce delle istituzioni (e di cui il partito
socialista era indicato come peggior rappresentante).
Nell’ottica del secolo breve, la confluenza di socialisti e comunisti nello stesso soggetto politico gli appariva uno sbocco naturale.
Dopo le dimissioni di Amato, Scalfaro si propose di forme un governo per le riforme coinvolgendo anche gli ex-comunisti; per farlo
chiamò Prodi, nome che poteva saldare il vecchio e il nuovo. Dopo la rinuncia di Prodi, l’incarico passò al Governatore della Banca
d’Italia, Ciampi. Tuttavia Occhetto ritirò l’appoggio al governo Ciampi.
Di fatto, l’unica riforma effettivamente realizzata dopo il referendum è stata quella elettorale, il cosiddetto Mattarellum che ha
introdotto per la camera dei deputati il collegio uninominale, pur conservando per il 25% dei seggi il sistema proporzionale —
questa cosa è stata vista come una vittoria della società civile sullo strapotere dei partiti.
Referendum elettorale 1933: rilancio dell’autorevolezza del Parlamento, ma aperta la questione dell’autorità del Presidente del
consiglio e dell’incisività dell’azione di governo.
→ il passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica sembrò allora identificarsi con quello dal proporzionale al maggioritario, dal
voto di lista all’uninominale.
2005 = capovolgimento con il Porcellum, di impianto proporzionalistico: se il Mattarellum ha rilanciato il Parlamento, il Porcellum
ne ha depresso la dignità (ha impedito agli elettori di scegliere i propri rappresentanti in Parlamento.

Dalla Dc al Partito Popolare:


L’orizzonte degli esponenti della terza generazione ha influenzato il problema della ‘damnatio gubernandi’ imposto alla Dc dalla
democrazia bloccata e i suoi esponenti.
L’assemblea nazionale del ’93 iniziò un percorso per sciogliere la Dc e dar vita ad un nuovo Partito popolare che avrete dovuto
caratterizzarsi per un’alta moralità nei comportamenti dei suoi membri. Il progetto politico che doveva ispirare il nuovo partito
popolare ha però mostrato, fin dall’inizio elementi di debolezza e di incertezza. Ma tangentopoli e il risultato del referendum hanno
spinto verso una moralizzazione della politica distogliendo le energie dall’elaborazione di un progetto politico compiuto e
praticabile.
La fisionomia della Ppi si richiamò alla vocazione ‘programmatica’ di Sturzo piuttosto che a quella governativa del partito
degasperiano.
→ al crescente distacco dei moderati ha corrisposto il tramonto dell’egemonia del centro sulla dx, cardine del centrismo
democristiano.
Il nuovo partito venne fondato il 18 gen ’94 e si pose la domanda di come collocare il popolo di centro in un contesto sempre più
marcatamente bipolare.

Cap. IX - DALLA PRIMA ALLA SECONDA REPUBBLICA


Il bipolarismo: continuità e discontinuità:
Le elezioni del 1994 hanno realizzato uno dei più ampi ricambi di ceto politico dell’intera storia repubblicana; i Poli delle libertà e
del Buon Governo hanno costituito i due poli principali della politica italiana nel ventennio successivo. Le elezioni del ’94 hanno
fatto emergere vistose novità es. contenitori politici con Forza Italia, Lega, Alleanza nazionale, Partito democratico di sx e
Rifondazione comunista con Ppi al centro.
La maggior parte dei nuovi soggetti è nata senza precisi riferimenti ideologici; per sottolineare la discontinuità del sistema politico
nei primi anni ’90, culminato nelle elezioni del 1994, il linguaggio giornalistico ha introdotto le espressioni di Prima e Seconda
repubblica. Si tratta di espressioni mutuate da un precedente storico, il passaggio in Francia dalla Quarta alla Quinta repubblica.
Nel caso italiano è mancata la progettazione e la realizzazione in forma compiuta di un nuovo sistema politico-istituzionale: il
cambiamento è stato affidato a nuove leggi elettorali → no definizione architettura complessiva dello Stato, il rapporto tra i diversi
poteri, l’equilibrio tra vari organi istituzionali, ecc.
+ grande difficoltà di passare da una democrazia consensuale ad una democrazia maggioritaria.! Nei primi anni ‘90si è realizzato un
collasso del sistema politico, ma il nuovo quadro politico è stato pensato e costruito da protagonisti della Prima repubblica —
l’eredità della Prima repubblica nel ’94 era ancora viva ed operante.
→ Bipolarismo del ’94 sviluppatosi in continuità con quello affermatosi in Italia a partire dal ’48 ereditandone l’aspetto peggiore,
una conflittualità al limite dell’incompatibilità = strada del bipolarismo iperconflittuale.
Si è puntato a una drastica semplificazione del quadro politico, realizzando un bipolarismo finalmente compiuto e cioè con
un’alternanza di forze diverse alla guida del governo = importante novità .
Come nella Prima, anche nella Seconda Repubblica i due poli del sistema sono stati divisi da una contrapposizione fortissima, al
limite dell’incompatibilità reciproca. La continuità del bipolarismo dalla Prima alla Seconda ha agito da elemento di conservazione,
perché la contrapposizione precedente è stata trasmessa in forma congelata e irrigidita → dal ’93 al 2013 i due poli hanno
continuato a considerarsi incompatibili e a delegittimarsi a vicenda = instabilità politica superiore a quella della Prima repubblica.
L’indiscusso vincitore delle elezioni del ’94 è stato Silvio Berlusconi, il più abile attore politico nei confronti del bipolarismo
iperconflittuale. Forza Italia ha riempito gran parte dello spazio elettorale precedentemente occupato dalla Democrazia cristiana e
dai suoi alleati, senza però riprenderne i ruolo politico.
Definizione fenomeno politico Berlusconi = liberalismo e populismo, demagogia e antipolitica. Forza Italia = nel ’94 era un partito
senza storia, rappresentava qualcosa di nuovo e soprattutto adattabile a una linea politica fluida aperta a cambiamenti improvvisi.
Berlusconi = uomo nuovo; era riuscito a far coincidere tutta la questione della televisione commerciale sulla sua persona operando
perché i partiti agissero nel suo interesse.
Si trasformò in interlocutore diretto delle forze politiche, trasformandosi egli stesso in soggetto politico. [N.B.] Sono noti gli
interventi di Craxi per tutelare gli interessi di Berlusconi
→ saldatura tra privato e pubblico sin dall’inizio caratterizzante nella sua azione politica
Nel ’94 scese ufficialmente sul campo politico vicino a Craxi e al partito socialista; nonostante abbia ereditato molti elettori della Dc
e del pentapartito ha sempre rifiutato lo spirito centrista (i tentativi di intesa con Martinazzoli e Segni sono rapidamente falliti).
+ abilità propagandistica e di uso dei media, distanza dalle istituzioni e regole politiche, controllo monopolistico della televisione,
controllo quasi assoluto sui partiti e movimenti da lui fondati = impossibile l’affermazione di altri leaders nell’area da lui dominata
> piena affermazione del partitopersona
Berlusconi e personalizzazione della politica.

Moderati e antipolitica:
Il consenso garantitogli dagli elettori è stato da lui presentato come espressione autentica della sovranità popolare e di un potere
che non poteva essere limitato o contrastato dalle istituzioni: da qui il suo difficile rapporto con la giustizia.
Nell’elettorato berlusconiano si sono mischiati vecchio e nuovo e sono confluite componenti eterogenee ma tutte unificate
dall’anticomunismo e, in seguito, anche dagli avversari del centro-sx, degli ambienti ecclesiastici, economici e sociali.
+ nazionalizzazione dell’energia elettrica = innestò una sorta di rivolta della borghesia
Berlusconi ha saputo interpretare l’imperativo individualista dell’autocostruzione dell’io e i nuovi comportamenti consumasti nelle
sue tv commerciali.
Il berlusconismo ha fatto emergere un problema cruciale in Italia, ossia ugello dei ‘moderati’: B. non ha imitato ne il tentativo
mussoliniano di educare gli italiani ne quello della Dc di imporgli le proprie scelte politiche di partito. Si è piuttosto sintonizzato
con la ‘maggioranza silenziosa’ e ne ha abbracciato sentimenti, istanze, orientamenti = si è lasciato influenzare da essa (e ne ha
condiviso l’avversione verso la burocrazia e la legalità ).
Il suo anticomunismo, inoltre, è stato politicamente strategico e molto diverso da quello democristiano; egli ha trasferito alla
politica i toni accesi dell’anticomunismo della propaganda. Dopo la caduta del muro di Berlino e il collasso dell’urss, non aveva più
senso richiamarsi alle ragioni internazionali dell’anticomunismo. Il suo anticomunismo si è spesso mischiato con il rifiuto non solo
della diversità politica ma anche di quella etnica, culturale, sessuale, religiosa, ecc.
L’arma politica dell’anticomunismo si è ricollegata al fatto che per anni il problema del comunismo ha imposto una democrazia
anomala e un bipolarismo bloccato, senza alternanza al governo.

La Lega:
Berlusconi ha avuto un ruolo anche nella definizione dell’identità di altri attori politici es. Lega Nord, la prima a erodere l’elettorato
democristiano e ad insediarsi nelle zone del Veneto e della Lombardia. Nel frattempo la Dc perdeva ancora più simpatie in quelle
zone non potendo più contare sulle risorse dello Stato centrale.
Umberto Bossi e gli altri leaders leghisti hanno mostrato una sospendente capacità di portare sul terreno politico sentimenti e
tendenze che anche altri riconoscevano valide ma senza la volontà di portarle fino in fondo.
[N.B.] Dalla legge elettorale del ’93 che ha cambiato il modo di eleggere i sindaci lo Stato nazionale ha subito una costante riduzione
dei suoi poteri sollecitata sopr. dalla Lega.
L’estraneità della Lega dai fondamenti della Repubblica è stata soprattutto costituita dalla sua avversione all’unità nazionale: fino al
2014 questa formazione politica non ha mai abbandonato un’esplicita ostilità verso lo stato nazionale, incompatibile con i principi
fondamentali della repubblica → per questo non si è mai trasformata in una forza politica pienamente credibile poiché in
contraddizione con lo Stato nazionale.
Berlusconi, sfruttando questa debolezza, ha saputo inserire le loro minacce secessionistiche dentro una coalizione di governo di cui
egli ha rappresentato non solo il leader ma anche la forza; in questo modo Forza Italia è riuscita a raccogliere, in buona parte, i
frutti del lavoro della Lega, ormai alleata fedele.
La rivolta della Lega contro gli extracomunitari e in generale il progresso della globalizzazione ha portato a un ripiegamento
localistico e ha diffuso un sentimento di ostilità verso lo Stato nazionale che ha portato all’accrescersi della distanza tra cittadini ed
istituzioni.

Lo sdoganamento dell’estrema destra:


Anche nei confronti dell’estrema destra Berlusconi è stato ambiguo. Nei primi anni novanta, il Msi era alla ricerca di interlocutori
dopo 50 anni di isolamento; esso beneficiò sensibilmente della svolta impressa alla politica italiana da referendum del ’93.
Berlusconi non operò per la costituzionalizzazione del Msi m piuttosto per ‘sdoganare’ questo partito, ossia non favorì il suo
inserimento in un quadro democratico, chiedendo al contempo di abbandonare tutto ciò che era incompatibile con tale quadro.
N.B. → prima ancora di ‘scendere in campo’ Berlusconi appoggiò la candidatura di Fini come sindaco di Roma, cosa che infranse la
preclusione antifascista nei confronti di un leader di un partito che non aveva mai rinnegato i suoi legami con il fascismo (lo stesso
Fini parlò in quei mesi di Mussolini come di un ‘grande statista’) = lacerazione senza precedenti del patto fondativi stipulato a
Salerno nel 1944.
Sdoganando il Msi, B. si proponeva di legare a sè un mondo ‘moderato’ che non ha mai accettato fino in fondo valori e principi
dell’antifascismo; B. preparava la strada, sotto la sua guida, a una vasta area di dx svincolata da una lunga subordinazione al centro.
La destra demo cristianizzata si sentiva finalmente libera di esprimere se stessa → sdoganare e non costituzionalizzare le forze
antisistema di An e Lega non è stata solo un’utilità elettorale ma anche sistemica: ha contribuito a destrutturare la Repubblica dei
partiti e svicolare il bipolarismo della Seconda repubblica da patti comuni condivisi da tutte le forze politiche = conflittualità
politica senza limiti - debolezza dello Stato che ha regnato fino ad oggi.

CAPITOLO X - BIPOLARISMO INCOMPIUTO


L’opposizione subalterna:
La drastica semplificazione del sistema politico ha suscitato problemi nuovi non solo a dx ma anche a sx. La fine della Prima
repubblica ha fatto scomparire la separazione tra area del governo e area della rappresentanza che ne aveva permesso una parziale
parlamentizzazione.
Nella Seconda repubblica, l’area di estrema sx si è alimentata di questioni e prospettive estranee al mito sovietic: è stata quest’area
a diffondere istanze di maggiore giustizia economica e sociale, di critica delle disuguaglianze prodotte dalla globalizzazione.
Ciò è molto più facile se le tensioni sociali espresse da tali istanze trovano sbocco politico e una rappresentanza parlamentare, ma
questo è accaduto poco.
Uno degli esempi più significativi in questo senso è quello dagli incidenti in occasione del G8 di Genova del 2001: violenza dei black
bloc e di altri gruppi di cui sono stati vittima cittadini, manifestanti e poliziotti.
→ rifondazione comunista = polo di attrazione di nuove tendenze anti-sistema > nella Prima repubblica sarebbe rimasta fuori dal
governo, invece già nel 1994 si presentò alle elezioni politiche.
Nel 2006, la nuova formazione del centro-sx, il Partito democratico, ha compiuto una rottura netta con l’area di estrema sx. Questi
rapporti con l’estrema sx hanno indebolito in più occasioni il centro-sx.
A muoversi tra opposti estremismi della Seconda repubblica il più abile è stato indubbiamente Berlusconi, facilitato nel suo disegno
di includere tutti i suoi avversari nella categoria di ‘comunisti’ dai legami che hanno unito centro-sx ed estrema sx. Tutto ciò ha
contribuito al bipolarismo iperconflittuale di cui Berlusconi è stato il miglior interprete, mentre la componente riformista del
centro-sx si è sempre mossa con difficoltà in questo scenario.
Il centro-sx ha rappresentato nel complesso l’opposizione più valida a Berlusconi; al suo interno, però , l’azione della componente
cattolica ha spesso sofferto di una condizione di subalternità nei confronti del gruppo dirigente ex comunista.
Negli anni ’80 si pensava che ad occupare una delle due caselle del futuro schema bipolare sarebbe stata una forza di sx, costituita
dalla convergenza di socialisti e comunisti (mai realizzata). I socialisti sono stati travolti da Mani pulite, molti di loro sono finiti
nelle fila berlusconiane. Per il centro-sx è stata una grave perdita, con effetti non solo politici ma anche culturali. L’ultimo
segretario del Partito comunista italiani, Achille Occhetto, è stato anche il primo segretario del partito democratico di sinistra.
→ Occhetto, D’Alema, Fassino, Veltroni, Bersani = ruolo di contenimento dello straboccante potere berlusconiano e opposizione
anzitutto etica e culturale a Berlusconi >>> dal 1989 gran parte degli ex-comunisti ha preso effettivamente le distanze
dall’ideologia comunista, senza però approdare compiutamente ad un nuovo progetto politico.
Nella Seconda repubblica c’è stata l’assenza di un’esplicita valutazione critica del ruolo concretamente svolto dal Pci nella storia
repubblicana; la conventio ad excludendum, inoltre, ha aiutato il Pci a restare fuori da un coinvolgimento organico del sistema di
Tangentopoli e dall’inchiesta Mani pulite. → la conservazione del legame tra gruppo dirigente ed elettori ex comunisti è fondato
sull’eredità del passato piuttosto che su una prospettiva futura.
Contro il gruppo dirigente di centro sinistra, Berlusconi ha largamente utilizzato l’arma propagandistica del termine ‘comunisti’ e la
sua influenza si è estesa anche a giornali e mass media.

Archiviare la Dc e superare l’antifascismo:


Nel passaggio tra gli anni ’80 e gli anni ’90 il gruppo dirigente prima comunista e poi ex comunista ha accentuato un orientamento
anti-centrista che lo ha portato a privilegiare una controparte di dx alla Dc. Dopo il ’94 molti hanno sottolineato il carattere anti-
democratico dell’azione complessivamente svolta dalla Dc per un cinquantennio = interpretazione radicalmente negativo della Dc
per cui a questo partito sarebbero attribuibili non solo le responsabilità della strategia della tensione ma anche quelle del
terrorismo rosso e la gestione ambigua di quest’ultimo es. caso Moro.
In questa luce il Pci sarebbe stato garante della democrazia nella Prima repubblica. Sono state dimenticate le importanti
convergenze che sono state realizzate con questo partito e con altri partiti democratici per il rafforzamento delle istituzioni → la Dc
avrebbe svolto un ruolo anti-democratico occupando stabilmente il centro ed esercitando ininterrottamente una decisiva funzione
di governo.
L’impossibilità di ricambio alla guida del governo e dell’alternanza tra i due partiti principali, Dc e Pc, ha finito per essere
identificata con l’assenza tout court della democrazia.
+ riferimento al fascismo = bandiera di propaganda anti-berlusconiana; l’abbandono dell’antifascismo ha costituito un passaggio
essenziale verso la deregulation di tale sistema e il suo indebolimento.

Prodi e l’Ulivo:
Dopo la pesante sconfitta del ’94, il Pds ha corretto in parte i suoi errori: alla segreteria del Pds, Occhetto fu sostituito da Massimo
d’Alema. Nasce in tale contesto l’iniziativa politica di Romano Prodi, animatore dell’Ulivo che nel ’96 ha portato alla vittoria i partiti
di questa coalizione.
Ulivo = imp. novità politica → forza di avvicinare tradizioni culturali e identità politiche diverse > collaborazione senza fusione,
alleanza tra forze diverse.
Allo stesso tempo i limiti dell’Ulivo sono stati quello di avere un rapporto difficile con la Chiesa; Prodi ha improntato la sua azione
di governo ad un forte senso dello Stato e delle istituzioni. Ha ripreso la linea politica economica di Amato e Ciampi e ha valorizzato
le ‘spinte profonde’ della politica estera italiana in età repubblicana. Il suo maggiore successo è stato l’ingresso del nostro paese
nell’euro raggiunto coinvolgendo ampi settori della classe politica e dell’opinione pubblica → apertura ad una convergenza
compiutasi nel 2007 con la nascita del Partito democratico.
Si è proposto la fusione di culture politiche diverse, principalmente quella cattolica e comunista + forti convinzioni europeiste es.
esigenza di una strategia di inserimento italiano in un mondo sempre più globalizzato.
L’iniziativa di Prodi è stata bruscamente interrotta nel ’98 per la scelta di passare all’opposizione compiuta da Rifondazione
comunista e per la disponibilità di un nuovo gruppo politico guidato da Mastella di sostenere un nuovo governo di centro-sx purché
non guidato da Prodi → l’obiettivo era di raggiungere un governo guidato da un ex-comunista, operazione riuscita a d’Alema nel
’98. [N.B.] Significativo che si sia trattato di un governo che, per la prima volta dopo il ’45, abbia portato nuovamente l’Italia in
guerra contro la Serbia nell’ambito dell’Alleanza atlantica.
Ma il governo Prodi non era un’iniziativa forte ed autonoma; nelle divergenze tra Prodi e d’Alema hanno pesato molto le diverse
prospettive di fondo sulla questione del partito. Il primo puntava sull’Ulivo come un soggetto nuovo, il secondo invece credeva
nell’insostituibilità dei partiti.
Prodi perseguiva l’obiettivo del definitivo superamento del partito apparato, sul modello della Prima Repubblica, nella convinzione
che si dovesse puntare su un modello con una forte identità culturale finalizzato all’elaborazione di una coalizione elettorale, di una
maggioranza parlamentare e di una proposta di governo.
Negli anni dopo il Vaticano II, le prime esperienze di dialogo tra cattolici e comunisti sono state indubbiamente significative ma
molto elitarie, non c’è stato un vero e proprio incontro.

Chiesa e Stato:
I difficili rapporti tra Chiesa e Stato si collocano nel ’94; da tempo l’unità politica dei cattolici aveva subito un progressivo
logoramento. Le elezioni del ’94 hanno mostrato che la nuova formazione politica raccoglieva una minoranza di voti ma anche che
non avrebbe potuto aspirare al ruolo di partito cardine. Quelle elezioni assegnarono al Partito popolare un ruolo marginale che
avrebbe potuto riflettersi negativamente sulla Chiesa, se questa si fosse legata stabilmente a tale partito.
Bipolarismo = ha segnato il definitivo abbandono di un rapporto privilegiato tra ist. ecclesiastica e uno specifico partito politico.
Convegno della Chiesa italiana a Palermo nel ’95: affermazione della propria distanza da tutti i partiti; no tentativo di far ‘rinascere’
la Dc, neanche dal card. Ruini + presidenza della Conferenza episcopale = si è ripreso il ruolo delegato prima alla Dc.
[N.B.] Nella Seconda repubblica l’istituzione ecclesiastica ha esercitato un ruolo molto ridotto.
Con la fine del rapporto privilegiato con la Dc la Chiesa ha anche smesso di avere tanto peso nella politica dello Stato e, per tutto il
ventennio dopo il ’94, la politica italiana ha mantenuto un rapporto incerto e discontinuo con la Chiesa.
Un ruolo diverso da quello della S. Sede ha invece giocato la Cei; la linea seguita dopo il ’94 dal card. Ruini è stata caratterizzata da
una crescente estraneità ai problemi dello Stato, della democrazia e della Seconda repubblica. L’evoluzione del cattolicesimo
italiano si è orientata verso un forte senso dell’impegno in campo sociale e a favore dei poveri, diffuso dopo il Vaticano II →
impegno per la promozione umana + priorità della nuova evangelizzazione!

Cattolici e politica:
- influenza dell’appartenenza confessionale meno incisiva dopo il ‘94
- clero italiano meno interessato a invogliare il laicato all’impegno politico
- sacerdoti distolti dall’attenzione per la politica
- silenzio sulla Dc, caricata di colpe in generale
- impoverimento nel rapporto tra cattolici e politica
- convinzione che la S. Sede non debba occuparsi di politica
- maggior parte del gruppo dirigente democristiano rimasto al Ppi, la cui evoluzione verso il centro-sx è stata avversata dagli
ambienti ecclesiastici
- rapporti tra Cei e cattolici sempre più difficili.

Potrebbero piacerti anche