La centralità democristiana:
La battaglia per la democrazia in Italia si è giocata all’interno del mondo cattolico, tra i sostenitore dello Stato cattolico e i fautori di
una collaborazione con partiti diversi a sostegno di uno Stato laico o quantomeno pluralista (azione di contenimento di spinte
confessionali o di ingerenze clericali). “centralità democristiana” = ruolo sempre più rilevante della Dc, alleanza tra Dc e partiti laici
di centro (Pli,Pri,Psdi) e poi di centro-sx. — piano istituzionale
politica centrista = imperniata sulla condivisione delle responsabilità di governo con altri partiti. — piano politico
Dc = funzione di raccordo tra istituzioni e politica; fino al ’92 il ruolo di capo dello stato è stato in gran parte esercitato da questo
partito
Luigi Einaudi: figura istituzionale plasmata dal sistema dei partiti il cui potere è stato inversamente proporzionale a quello di questi
ultimi. La sua elezione ha avuto impatto fortemente limitato perché la Dc aveva maggioranza assoluta alla Camera. Viceversa il suo
ruolo è stato più attivo dopo la sconfitta della Dc del ’53 → questo andamento a fisarmonica dei poteri del Capo dello Stato si è
ripetuto anche con i successori di Einaudi.
Cattolici e comunisti:
Gli input del Concilio hanno modificato l’atteggiamento di molti cattolici verso i comunisti; il Vaticano II non è tornato a condannare
il comunismo anche se non ne ha annullato l’incompatibilità con il cattolicesimo. Ha proposto un incontro più diretto e una
maggiore comprensione.
Tuttavia per Moro non era possibile nessuna alleanza politica con i comunisti e il centro-sx continuava a rappresentare una
prospettiva di governo da rilanciare con convinzione. Le aperture di Moro vennero bloccate dalla strage di piazza Fontana, la quale
portò a una strategia della tensione al fine di impedire l’ingresso comunista al governo.
+ caso del divorzio: complesso problema che toccava le questioni tra Stato e Chiesa, la cui abrogazione fu una pesante sconfitta per
la Dc
+ consonanza tra Moro e Berlinguer (Dc e Pci) su vari temi
+ spostamento di molti elettori cattolici dall Dc al Pci nel ’75
+ ’75 = nuova stagione della ‘rifondazione’ democristiana favorita dall’interesse a continuare il dialogo con il Pci e di convivenza tra
cattolici e comunisti.
Prodromi di globalizzazione:
Non sappiamo bene quale disegno Moro perseguisse prima del suo rapimento; gli effetti politici dell’affare Moro furono complessi e
ambivalenti. Non corrispondono alle aspettative immediate della Br che speravano di innestare una guerra civile. Durante il
sequestro si rafforzarono i legami tra democristiani e comunisti, uniti sulla linea della fermezza — no significato chiaro e univoco
della vicenda.
Oltre all’assassinio di Moro, anche la morte di Paolo VI, importantissimo sostenitore della Dc, furono un duro colpo e nel contesto di
una collaborazione che continuava con minor convinzione si innestarono problemi nuovi es. SME (Sistema Monetario Europeo),
legge 194 sull’aborto, euromissili = ’79 nuove elezioni anticipate.
Il Pci non condivise l’adesione italiana allo SME; Andreotti inaugurò una nuova politica monetaria che ha poi portato l’Italia
all’euro, ma intanto i partiti della solidarietà nazionale si allontanavano.
La questione dello Sme è il primo impatto in Italia delle sfide della globalizzazione >>> dagli anni ’80: nuova fase del rapporto tra
Stato ed economia es. ripensamento del welfare state, tramonto delle ideologie, declino dei partiti di massa.
+ la politica passò dalle questioni economico-politiche a quelle antropologico-culturali
Conclusioni:
I governi di solidarietà nazionale hanno segnato uno spartiacque nella storia della Prima repubblica, con una collaborazione di
governo che non ha mai cancellato la contrapposizione insanabile tra comunismo-anticomunismo — anche nel suo ultimo discorso
politico Moro ha sottolineato l’eccezionalità di quella collaborazione e nelle controverse ‘lettere dal carcere’ critica la
collaborazione tra Dc e Pci.
Il tramonto delle ideologie ha aperto la strada al tramonto della democrazia consensuale: si colloca in tale contesto l’azione
innovativa sviluppata dal Psi di Bettino Craxi, ossia quella di guadagnare spazio per il suo partito allontanando l’uno dall’altro i due
partiti maggiori, la cui intesa diretta soffocava i socialisti.
Masse ed elitès:
- crescente distanza tra cattolici e Dc/Chiesa e Stato
- progressiva disarticolazione degli universi politico-culturale-sociali → tramonto del rapporto tra èlites e masse mediato dai
partiti.
- crisi del rapporto tra partiti e intellettuali che ha coinciso con le tradizioni politico-culturali diffuse a livello popolare = crisi del
rapporto triangolare intellettuale-partiti-masse.
- il progressivo declino delle principali culture politiche ha portati all’emergere in poco tempo di un nuovo soggetto, la Lega,
imperniato sulla critica del nesso locale-nazionale
- indebolimento dei partiti = indebolimento dello Stato.
Craxi e De Mita:
XV congresso della Dc del 1982: questione cruciale dell’atteggiamento di Craxi; De Mita sconfisse Forlani nella corsa alla segreteria.
Per lui l’alleanza con i socialisti era una necessità e Dc e Pci rimanevano incompatibili; lavorò per ricostruire l’identità del partito
senza però affrontare fino in fondo le cause di tale perdita, in particolare la crescente distanza con il partito cattolico.
Dopo la crisi di governo aperta dal Psi che portò alle elezioni anticipate si formò un governo Spadolini identico al precedente che
mostrò che il sistema politico dei partiti era entrato in un impasse da cui non si riusciva ad uscire.
→ tra Pci e Dc crescente distanza sulle questioni di politica economica sfruttate da Craxi per far cadere il leader repubblicano e
aprire la strada a un governo Fanfani nella prospettiva delle elezioni anticipate.
+ Andreatta lancia l’allarme sui conti pubblici intervenendo nel divorzio tra Tesoro e Banca d’Italia: era necessario un processo di
risanamento dei costi pubblici, di fatto mai realizzato.
Nelle elezioni politiche del ’93 la Dc sostenne Craxi nel tentativo di condizionarlo e di mantenere allo stesso tempo il più possibile
la guida del governo per garantire un futuro ai suoi progetti.
Collaborazione e competizione:
- dopo le elezioni dell’85 conflittualità sempre più forte tra Psi e Dc
- De Mita incontra Craxi per mutare natura al pentapartito spingendo verso un autentico governo di coalizione
- nuova contesa per la riconquista della Presidenza del Consiglio
- Cossiga non sposò pienamente gli interessi della Dc e Andreotti si spostò verso una linea di collaborazione con i socialisti;
l’orientamento di Andreotti non prevalse = fine del governo Craxi ed elezioni anticipate dell’87.
Presidenzialismo e parlamentarismo:
Dopo l’89 si aprì un conflitto tra parlamento e partiti; c’era sempre di più la necessità di un ricambio del personale politico. Una
nuova crisi di governo rispetto alla legge Mammì sulla televisione commerciale e la regolamentazione del pluralismo televisivo si
svolse nuovamente tutta all’esterno del parlamento; intanto Oscar Luigi Scalfaro avvertì l’esigenza di mantenere una linea di
assoluta intransigenza contro il comunismo. Nel ’91, egli presentò una mozione per la ‘parlamentalizzazione della crisi di governo’
→ mirava a rafforzare il rapporto tra parlamento e governo.
Ottenne approvazione sia dal presidente del Consiglio Andreotti sia dal governo, ma non dai socialisti. Per Scalfaro, la
mortificazione del Parlamento ad opera dei partiti costituiva una violazione della Costituzione; il suo obiettivo era rafforzare il
rapporto tra Parlamento e governo riequilibrando i rapporti di potere tra gli organi dello stato = ottica di superamento della
Repubblica dei partiti.
La ‘seconda generazione’ democristiana, quella di Fanfani e Moro, si oppose, convinta che la centralità spettasse al Parlamento e
non ai partiti.
Mani pulite:
L’inchiesta Mani pulite, e più in generale l’iniziativa della magistratura nei confronti di numerosi leaders ed esponenti politici,
soprattutto del pentapartito, si è inserita nel progressivo indebolimento dei partiti.
Iniziò nei primi mesi del ’92 con l’arresto del socialista Mario Chiesa, che Craxi definì un ‘mariuolo’, prendendone le distanze;
tuttavia emerse che il segretario socialista era al corrente dei finanziamenti illeciti al Psi. Questo elemento fu sufficiente a spingere
Scalfaro a rifiutare l’incarico a Craxi.
Vi furono inchieste sul finanziamento illecito dei partiti o su casi di corruzione; l’azione svolta dai giudici è stata determinante nella
fine della Repubblica dei partiti.
Tale azione ha penalizzato soprattutto le forze politiche al governo, mentre hanno indirettamente favorito quelle all’opposizione. Si
innestò una forte contrapposizione tra magistratura e altri organi dello Stato.
[N.B.] tra ’91-’92 le inchieste hanno contribuito a un radicale cambiamento della classe politica. Mani pulite nel ’92 provocò le
dimissioni di Craxi e di altri = strumento radicale di ricambio classe politica.
Di questa azione liquidatori hanno beneficiato soggetti come Berlusconi e Forza Italia, i quali sono andati a riempire il vuoto che si
era creato. Per la sua natura destruens, l’influenza dell’azione giudiziaria sulla politica ha contribuito a disarticolare il complesso
equilibrio politico-istituzionale della Prima Repubblica.
Referendum e Mattarellum:
Tra fine ’92 e inizio ’93 gli effetti della crisi economica, di Mani pulite e del movimento referendario stavano portando alla
scomparsa dei principali partiti di governo. Per impedire tale esito ci fu un’iniziativa parlamentare per depenalizzare il reato di
finanziamento illecito dei partiti, il cosiddetto ‘decreto salvaladri’ però incontrò l’opposizione dei giudici e Scalfaro non lo firmò .
Fallito questo tentativo, Amato diede le dimissioni.
Sulla strada del referendum un importante passaggio fu costituito dalla nuova legge elettorale comunale che introdusse l’elezione
diretta dei sindaci; questa legge ha favorito un rapporto diretto e intenso tra sindaci e concittadini.
Nel 1933 l’82% dei voti dei cittadini per il referendum sulla legge elettorale del Senato furono per l’abrogazione di parti di tale
legge; il primo effetto fu la crisi di governo = fine del partito di massa che si impadronisce delle istituzioni (e di cui il partito
socialista era indicato come peggior rappresentante).
Nell’ottica del secolo breve, la confluenza di socialisti e comunisti nello stesso soggetto politico gli appariva uno sbocco naturale.
Dopo le dimissioni di Amato, Scalfaro si propose di forme un governo per le riforme coinvolgendo anche gli ex-comunisti; per farlo
chiamò Prodi, nome che poteva saldare il vecchio e il nuovo. Dopo la rinuncia di Prodi, l’incarico passò al Governatore della Banca
d’Italia, Ciampi. Tuttavia Occhetto ritirò l’appoggio al governo Ciampi.
Di fatto, l’unica riforma effettivamente realizzata dopo il referendum è stata quella elettorale, il cosiddetto Mattarellum che ha
introdotto per la camera dei deputati il collegio uninominale, pur conservando per il 25% dei seggi il sistema proporzionale —
questa cosa è stata vista come una vittoria della società civile sullo strapotere dei partiti.
Referendum elettorale 1933: rilancio dell’autorevolezza del Parlamento, ma aperta la questione dell’autorità del Presidente del
consiglio e dell’incisività dell’azione di governo.
→ il passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica sembrò allora identificarsi con quello dal proporzionale al maggioritario, dal
voto di lista all’uninominale.
2005 = capovolgimento con il Porcellum, di impianto proporzionalistico: se il Mattarellum ha rilanciato il Parlamento, il Porcellum
ne ha depresso la dignità (ha impedito agli elettori di scegliere i propri rappresentanti in Parlamento.
Moderati e antipolitica:
Il consenso garantitogli dagli elettori è stato da lui presentato come espressione autentica della sovranità popolare e di un potere
che non poteva essere limitato o contrastato dalle istituzioni: da qui il suo difficile rapporto con la giustizia.
Nell’elettorato berlusconiano si sono mischiati vecchio e nuovo e sono confluite componenti eterogenee ma tutte unificate
dall’anticomunismo e, in seguito, anche dagli avversari del centro-sx, degli ambienti ecclesiastici, economici e sociali.
+ nazionalizzazione dell’energia elettrica = innestò una sorta di rivolta della borghesia
Berlusconi ha saputo interpretare l’imperativo individualista dell’autocostruzione dell’io e i nuovi comportamenti consumasti nelle
sue tv commerciali.
Il berlusconismo ha fatto emergere un problema cruciale in Italia, ossia ugello dei ‘moderati’: B. non ha imitato ne il tentativo
mussoliniano di educare gli italiani ne quello della Dc di imporgli le proprie scelte politiche di partito. Si è piuttosto sintonizzato
con la ‘maggioranza silenziosa’ e ne ha abbracciato sentimenti, istanze, orientamenti = si è lasciato influenzare da essa (e ne ha
condiviso l’avversione verso la burocrazia e la legalità ).
Il suo anticomunismo, inoltre, è stato politicamente strategico e molto diverso da quello democristiano; egli ha trasferito alla
politica i toni accesi dell’anticomunismo della propaganda. Dopo la caduta del muro di Berlino e il collasso dell’urss, non aveva più
senso richiamarsi alle ragioni internazionali dell’anticomunismo. Il suo anticomunismo si è spesso mischiato con il rifiuto non solo
della diversità politica ma anche di quella etnica, culturale, sessuale, religiosa, ecc.
L’arma politica dell’anticomunismo si è ricollegata al fatto che per anni il problema del comunismo ha imposto una democrazia
anomala e un bipolarismo bloccato, senza alternanza al governo.
La Lega:
Berlusconi ha avuto un ruolo anche nella definizione dell’identità di altri attori politici es. Lega Nord, la prima a erodere l’elettorato
democristiano e ad insediarsi nelle zone del Veneto e della Lombardia. Nel frattempo la Dc perdeva ancora più simpatie in quelle
zone non potendo più contare sulle risorse dello Stato centrale.
Umberto Bossi e gli altri leaders leghisti hanno mostrato una sospendente capacità di portare sul terreno politico sentimenti e
tendenze che anche altri riconoscevano valide ma senza la volontà di portarle fino in fondo.
[N.B.] Dalla legge elettorale del ’93 che ha cambiato il modo di eleggere i sindaci lo Stato nazionale ha subito una costante riduzione
dei suoi poteri sollecitata sopr. dalla Lega.
L’estraneità della Lega dai fondamenti della Repubblica è stata soprattutto costituita dalla sua avversione all’unità nazionale: fino al
2014 questa formazione politica non ha mai abbandonato un’esplicita ostilità verso lo stato nazionale, incompatibile con i principi
fondamentali della repubblica → per questo non si è mai trasformata in una forza politica pienamente credibile poiché in
contraddizione con lo Stato nazionale.
Berlusconi, sfruttando questa debolezza, ha saputo inserire le loro minacce secessionistiche dentro una coalizione di governo di cui
egli ha rappresentato non solo il leader ma anche la forza; in questo modo Forza Italia è riuscita a raccogliere, in buona parte, i
frutti del lavoro della Lega, ormai alleata fedele.
La rivolta della Lega contro gli extracomunitari e in generale il progresso della globalizzazione ha portato a un ripiegamento
localistico e ha diffuso un sentimento di ostilità verso lo Stato nazionale che ha portato all’accrescersi della distanza tra cittadini ed
istituzioni.
Prodi e l’Ulivo:
Dopo la pesante sconfitta del ’94, il Pds ha corretto in parte i suoi errori: alla segreteria del Pds, Occhetto fu sostituito da Massimo
d’Alema. Nasce in tale contesto l’iniziativa politica di Romano Prodi, animatore dell’Ulivo che nel ’96 ha portato alla vittoria i partiti
di questa coalizione.
Ulivo = imp. novità politica → forza di avvicinare tradizioni culturali e identità politiche diverse > collaborazione senza fusione,
alleanza tra forze diverse.
Allo stesso tempo i limiti dell’Ulivo sono stati quello di avere un rapporto difficile con la Chiesa; Prodi ha improntato la sua azione
di governo ad un forte senso dello Stato e delle istituzioni. Ha ripreso la linea politica economica di Amato e Ciampi e ha valorizzato
le ‘spinte profonde’ della politica estera italiana in età repubblicana. Il suo maggiore successo è stato l’ingresso del nostro paese
nell’euro raggiunto coinvolgendo ampi settori della classe politica e dell’opinione pubblica → apertura ad una convergenza
compiutasi nel 2007 con la nascita del Partito democratico.
Si è proposto la fusione di culture politiche diverse, principalmente quella cattolica e comunista + forti convinzioni europeiste es.
esigenza di una strategia di inserimento italiano in un mondo sempre più globalizzato.
L’iniziativa di Prodi è stata bruscamente interrotta nel ’98 per la scelta di passare all’opposizione compiuta da Rifondazione
comunista e per la disponibilità di un nuovo gruppo politico guidato da Mastella di sostenere un nuovo governo di centro-sx purché
non guidato da Prodi → l’obiettivo era di raggiungere un governo guidato da un ex-comunista, operazione riuscita a d’Alema nel
’98. [N.B.] Significativo che si sia trattato di un governo che, per la prima volta dopo il ’45, abbia portato nuovamente l’Italia in
guerra contro la Serbia nell’ambito dell’Alleanza atlantica.
Ma il governo Prodi non era un’iniziativa forte ed autonoma; nelle divergenze tra Prodi e d’Alema hanno pesato molto le diverse
prospettive di fondo sulla questione del partito. Il primo puntava sull’Ulivo come un soggetto nuovo, il secondo invece credeva
nell’insostituibilità dei partiti.
Prodi perseguiva l’obiettivo del definitivo superamento del partito apparato, sul modello della Prima Repubblica, nella convinzione
che si dovesse puntare su un modello con una forte identità culturale finalizzato all’elaborazione di una coalizione elettorale, di una
maggioranza parlamentare e di una proposta di governo.
Negli anni dopo il Vaticano II, le prime esperienze di dialogo tra cattolici e comunisti sono state indubbiamente significative ma
molto elitarie, non c’è stato un vero e proprio incontro.
Chiesa e Stato:
I difficili rapporti tra Chiesa e Stato si collocano nel ’94; da tempo l’unità politica dei cattolici aveva subito un progressivo
logoramento. Le elezioni del ’94 hanno mostrato che la nuova formazione politica raccoglieva una minoranza di voti ma anche che
non avrebbe potuto aspirare al ruolo di partito cardine. Quelle elezioni assegnarono al Partito popolare un ruolo marginale che
avrebbe potuto riflettersi negativamente sulla Chiesa, se questa si fosse legata stabilmente a tale partito.
Bipolarismo = ha segnato il definitivo abbandono di un rapporto privilegiato tra ist. ecclesiastica e uno specifico partito politico.
Convegno della Chiesa italiana a Palermo nel ’95: affermazione della propria distanza da tutti i partiti; no tentativo di far ‘rinascere’
la Dc, neanche dal card. Ruini + presidenza della Conferenza episcopale = si è ripreso il ruolo delegato prima alla Dc.
[N.B.] Nella Seconda repubblica l’istituzione ecclesiastica ha esercitato un ruolo molto ridotto.
Con la fine del rapporto privilegiato con la Dc la Chiesa ha anche smesso di avere tanto peso nella politica dello Stato e, per tutto il
ventennio dopo il ’94, la politica italiana ha mantenuto un rapporto incerto e discontinuo con la Chiesa.
Un ruolo diverso da quello della S. Sede ha invece giocato la Cei; la linea seguita dopo il ’94 dal card. Ruini è stata caratterizzata da
una crescente estraneità ai problemi dello Stato, della democrazia e della Seconda repubblica. L’evoluzione del cattolicesimo
italiano si è orientata verso un forte senso dell’impegno in campo sociale e a favore dei poveri, diffuso dopo il Vaticano II →
impegno per la promozione umana + priorità della nuova evangelizzazione!
Cattolici e politica:
- influenza dell’appartenenza confessionale meno incisiva dopo il ‘94
- clero italiano meno interessato a invogliare il laicato all’impegno politico
- sacerdoti distolti dall’attenzione per la politica
- silenzio sulla Dc, caricata di colpe in generale
- impoverimento nel rapporto tra cattolici e politica
- convinzione che la S. Sede non debba occuparsi di politica
- maggior parte del gruppo dirigente democristiano rimasto al Ppi, la cui evoluzione verso il centro-sx è stata avversata dagli
ambienti ecclesiastici
- rapporti tra Cei e cattolici sempre più difficili.