Sei sulla pagina 1di 2

Carlo Formenti: LA VARIANTE POPULISTA

carmillaonline.com/2016/11/02/carlo-formenti-la-variante-populista/

2/11/2016
di Alessandro Barile
Carlo Formenti, La variante populista, DeriveApprodi, 2016, pp. 288, 20,00
Carlo Formenti torna sui temi gi indagati in Utopie letali, ma stavolta lobiettivo della
critica non si ferma alle tare di un pensiero antagonista, il cosiddetto post-operaismo,
secondo lautore ormai sussunto dallideologia onnicomprensiva del capitale. Per
lautore, infatti, a partire dagli anni Settanta-Ottanta del secolo scorso, le culture di
sinistra hanno subito una serie di mutazioni sociali, politiche e antropologiche che non ne
hanno semplicemente indebolito la capacit di resistenza nei confronti dellegemonia
liberal-liberista, ma le hanno trasformate in soggetti attivamente impegnati nella gestione
dei nuovi dispositivi di potere (pag. 7). Formenti allarga il campo della riflessione
partendo da unintuizione decisiva: nel mondo di oggi le ragioni di classe e quelle della
sinistra sono entrate in contraddizione e, addirittura, in opposizione. Oggi la voce degli
esclusi, delle vittime dei processi di impoverimento e di proletarizzazione crescenti, di un
certo proletariato metropolitano autoctono e migrante, sono rappresentate da variegate
forme di populismo reazionario o progressivo che poco o nulla hanno a che fare con la sinistra classicamente
intesa, ridotta al contrario a rappresentante di un ceto medio intellettualizzato sempre meno presente socialmente e
sempre pi contrapposto a quel rancore sociale prodotto dalla crisi.
E un salto paradigmatico notevole quello che individua Formenti. Per pi di un secolo anche la pi riformista delle
sinistre trovava la sua ragione sociale nella rappresentanza dei ceti inferiori della societ. Oggi che sembrerebbe
essersi capovolta questa relazione, o la sinistra fa i conti con il populismo, o destinata non tanto a sparire, ma a
ritrovarsi nel campo della nemicit di un massa di nuovi barbari prodotti dallordoliberismo europeista. Ma per fare
i conti col populismo c necessit di liberarsi di una serie di clich ideologici che nel tempo hanno funzionato da
barriera al dialogo tra sinistra e popolo: sovranit nazionale, europeismo, cosmopolitismo, rappresentanza, sono
solo alcuni dei temi caldi attorno a cui si prodotta tale divaricazione politica. Per Formenti negli ultimi anni le
sinistre (tutte!) hanno regalato ai populismi di destra la rappresentanza degli interessi delle classi inferiori,
accontentandosi di gestire interessi e diritti di individui e minoranze appartenenti alle classi medie colte, mentre solo
i populismi di sinistra hanno cercato di raddrizzare il timone[]Accettare la sfida del populismo a partire da questi
eventi significa comprendere che non possibile opporsi al capitale globale senza lottare per la riconquista della
sovranit popolare la quale, a sua volta, comporta la riconquista della sovranit nazionale (pag. 9). Questo uno dei
passaggi chiave di tutto il discorso, capace di mettere in discussione un approccio ideologico della sinistra che ha
confuso linternazionalismo col cosmopolitismo: difendere questa Europa oligarchica, ordoliberista e irriformabile
significa scambiare il cosmopolitismo borghese per internazionalismo proletario.
Qui si situa una delle lacerazioni sanguinanti della sinistra contemporanea: il recupero della sovranit nazionale
viene confuso con il ritorno a forme di nazionalismo, ma in questo modo viene negata storicamente la funzione
progressiva e democratizzante del concetto di nazione o Stato-nazionale, che una conquista delle classi
subalterne e non una mera forma di gestione del potere della borghesia in ascesa. A seguito della Rivoluzione
francese, per la prima volta nella storia le masse spezzano la cittadinanza di censo, affermando lidea di una
formale eguaglianza giuridica di tutti i soggetti compresi nel territorio statuale. La nazione scaturita dalla Rivoluzione
francese allora strumento ideologico capace di includere in un unico destino soggetti sociali protagonisti del
cambiamento politico.

1/2

Chiaramente, tra eguaglianza formale ed eguaglianza sostanziale passa la differenza esistente tra sovranit
nazionale e sovranit popolare, ma luna non pensabile senza laltra. Senza sovranit nazionale non pensabile
alcuna sovranit popolare, e non un caso che lo Stato post-nazionale si affermi nel momento di maggior riflusso
delle lotte di classe, proprio perch il capitale, nella sua forma ordo-liberista, tende ad abolire il concetto di nazione,
sostituendolo con architetture governamentali statuali ma anti-nazionali. Questo si traduce culturalmente e
ideologicamente nel cosmopolitismo borghese, la giustificazione progressista dellabbattimento delle frontiere che,
lungi dallaprire spazi di agibilit e di trasformazione, chiudono invece ogni possibile rappresentanza formale delle
classi subalterne.
E un Formenti lucacsiano quello che prende forma nelle pagine di questo libro. Un pensiero volto a recuperare la
dimensione della totalit, dellunitariet della realt, contro chi vorrebbe crearsi isole di autogestione o di
sopravvivenza dignitosa nellesistente. Un esistente che produce una polarizzazione sociale talmente elevata da
uniformare, sempre seguendo il ragionamento dellautore, le differenze di chi sta in basso. Ecco perch
recuperare una dimensione populista potrebbe favorire la ripresa politica della sinistra. Non tanto (o non solo)
perch in questi anni stato il populismo a dare voce agli esclusi, ma perch lattuale organizzazione produttiva
che rende omogenea una popolazione divisa al proprio interno ma unita nella sua avversione al ceto tecnocratico
governamentale. Se questa la direzione del presente e del prossimo futuro, lobiettivo non allora ricercare una
unit di classe almeno al momento impensabile, quanto una unit di popolo contro la nuova aristocrazia
tecnocratica.
Non stiamo viaggiando, sembra dire Formenti, verso un nuovo 1917 allora, quanto verso un nuovo 1789, e dentro
questo processo aperto e contraddittorio torna utile lindicazione gramsciana di egemonia. La variante populista
pu benissimo assumere come nei fatti sta accadendo in Europa una forma di destra, reazionaria, razzista,
regressiva. Spostare lasse politico di questa variante un compito possibile, e la storia dellultimo ventennio
latinoamericano dimostra che non ineluttabile la torsione regressiva di certo populismo, ma questo pu prendere
anche strade progressive (che non significa progressiste) o esplicitamente socialiste. Il libro ripercorre non a caso
le esperienze di Ecuador, Bolivia e soprattutto Venezuela, come esempi credibili e praticabili di sinistra populista in
grado di inceppare i processi di globalizzazione neoliberista. Una variante populista non direttamente socialista, o
socialista sui generis, che per in questo ventennio ha allargato gli spazi di partecipazione e conflitto dei subalterni,
invece di rinchiuderli nella fobia sovranista cui vengono relegati da sinistra e destra occidentale.
E una lotta dentro la contraddizione del presente quella immaginata da Formenti. Una lotta che descrive il conflitto
sociale contemporaneo come guerra tra due mondi che, bench mantengano relazioni reciproche, appaiono
sostanzialmente incompatibili, irriducibili luno allaltro e dunque nemici nel senso forte che Carl Schmitt attribuisce
al termine: mi riferisco al mondo immateriale e leggero in realt materialissimo e pesantissimo dei flussi (di
segni di valore, merci, servizi, informazioni e membri delle lite che li governano) e al mondo dei luoghi in cui vivono
i corpi di coloro che chiedono cibo, casa, lavoro e affettivit (pag. 256). Flussi contro luoghi, questa lestrema
sintesi che propone Formenti: per combattere il colonialismo dei flussi, occorre partire dal basso, organizzando la
lotta dei nuovi barbari delle comunit del rancore. Soluzioni semplici non sono allordine del giorno. Lautore
propone un ragionamento, di cui possono condividersi o meno le sintesi finali, ma che fa i conti con i problemi del
presente da un punto di vista originale e credibile. Di questi tempi, non poco.

2/2

Potrebbero piacerti anche