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Parte speciale Populismo

Lucarelli
Diritto Pubblico
Università degli Studi di Napoli Federico II (UNINA)
10 pag.

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1. POPULISMI: RADICI PLURIME E MULTIDISCIPLINARI. PREMESSE
METODOLOGICHE, CATEGORIE GIURIDICHE E PERIMETRO
DELL’INDAGINE NEI PROCESSI EVOLUTIVI DEL COSTITUZIONALISMO
Premessa del libro
Il libro analizza il fenomeno del populismo di fronte alla crisi della rappresentanza della sovranità
popolare. Il populismo, con la nascita dello Stato moderno, si sviluppa nei regimi assolutistici, con un
popolo invisibile, privo di diritti, esprimendo una rivendicazione dal basso di condizioni umane
dignitose. Le istanze conflittuali, tese ad ottenere giustizia sociale, si rivolgono direttamente al potere,
senza alcuna possibile mediazione. Con l'affermarsi delle democrazie rappresentative il populismo si
riduce a fenomeno minoritario. I populismi, tuttavia, si ripropongono, con forza alla fine del secolo
scorso, attraverso spinte diametralmente opposte. Si configurano, da una parte, populismi settari
identitari, autoritari, basati su un rapporto popolo-territorio, escludente e proprietario, ben radicati nella
cultura neoliberista, dall'altra forme di populismo disilluse da una rappresentanza sempre più elitaria e
sempre meno democratica. Il popolo torna progressivamente ad essere invisibile.
La soluzione non va ricercata nel riproporre i modelli classici della rappresentanza e degli istituti di
partecipazione politica, ma occorre ridare slancio e vigore alla rappresentanza democratica,
sintonizzarla con la sovranità popolare e con i nuovi luoghi e strumenti di partecipazione e di
democrazia diretta. Solo cosi la luce potrà far uscire dall'ombra gli invisibili.
Il populismo in America Latina
NOTA DEL PROFESSORE
In linea di massima il populismo è un “fenomeno” che ha avuto la forza di espandersi in tanti paesi
europei, l’America Latina è conosciuta proprio per essere il paradiso del populismo, il populismo è
stato proprio per gran parte del Novecento uno dei tratti endemici della vita latinoamericana, però ci
sono sempre stati fenomeni di populismo anche nelle elezioni di Trump e in Italia.
Il populismo di Donald Trump
Giusto per approfondire la parentesi di Trump, qualche tempo dopo la crisi finanziaria del 2008, correva
voce a Wall-Street di una certa teoria della clessidra, ovvero di una tendenza dell’economia a
polarizzare la distribuzione del reddito netto su due ben distinti strati sociali con una riduzione drastica
del “ceto di mezzo”, ovvero la middle class. Il passo successivo è stato quello di monetizzare questa
voce di corridoio e trasformarla nel Hourglass Index, “l’Indice della clessidra”, che nel termine lo
avrebbe fatto scomparire come gruppo specifico dal sistema economico capitalistico.

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Quindi è stato questo il terremoto sociale e politico non meglio definito fino ad oggi che con il termine
di “populismo”, che non sembra essere altro che il prodotto dello sconvolgimento verso il basso
della parte sensibile della società americana, che è la middle class. La versione antitetica di tutto questo
è Donald Trump, il self-made man che incorpora nella sua stessa immagine quel sogno americano
infranto e che è giunto a mettere in discussione perfino i principi di un sistema democratico accusato di
essere la causa di tutte le delusioni dei ceti medi dimenticati, quindi una sorta di opposizione alle élite e
alla globalizzazione all’insegna degli interessi americani (American First).
Introduzione: chiave di lettura
NOTA DEL PROFESSORE
La chiave di lettura che dobbiamo in qualche modo battezzare ai populismi è proprio quella di
configurarli come se fossero una patologia insidiatosi nella nostra società e il popolo deve capire prima
di tutto in cosa consiste questa patologia così diffusa, infatti il professor Lucarelli nel suo libro
banalizza tutte le forme di populismo, iniziando a parlare delle radici e chiude proprio con il tema
dell’emergenza che è risultata un’accelerazione del fenomeno dei populismi, in cui vige un solo uomo
che decide per tutti, alla stessa stregua dei DPCM cioè atti amministrativi non emanati da un organo
collegiale ma era proprio un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, ed era un atto
monocratico (lo faceva solo il Presidente) e infatti aveva una rapida esecuzione senza passaggio al
Parlamento, ma questi atti monocratici si sposano male con una democrazia pluralista come la nostra.
Rappresentanza politica
Il tema centrale del nostro discorso si basa sul riuscire a conciliare una rappresentanza politica, tale da
rendere effettivamente visibili i bisogni dei cittadini, con varie forme di democrazia, specialmente quella
rappresentativa. Ma ci chiediamo cosa sia la rappresentanza politica e quindi tale tema pone alla nostra
attenzione il popolo in tutte le sue sfaccettature e il conflitto che lo anima. A questo punto è utile
chiarire che la responsabilità politica significa che un soggetto dotato di potere politico dovrà
rispondere ad un altro soggetto per il modo in cui ha esercitato questo potere e, nel caso di giudizio
negativo, andrà incontro alla sanzione rappresentata dalla perdita del potere politico.
Stato di democrazia pluralista
Tuttavia è stato nelle democrazie pluraliste dove si è affermato il principio della sovranità popolare i
cui interessi sociali che premono sui rappresentanti sono fortemente differenziati e conflittuali.
Stato dei partiti
Ovviamente ci si chiede come sia possibile che ogni decisione posta in essere non lede la legittimazione
democratica dello Stato e sono state prese in considerazione due sfaccettature della rappresentanza: la
rappresentanza come rapporto con gli elettori e la rappresentanza come titolo di esercizio autonomo
del potere, che assicuri la possibilità di assumere una decisione, evitando la degenerazione e la paralisi
decisionale. I partiti politici accoppiano perfettamente i due aspetti della rappresentanza, da un lato
assicurano il collegamento stabile con gli elettori, dall’altro lato i partiti possono trascendere gli interessi
particolari degli individui cercando di superare il contrasto fra gli interessi particolari e di decidere in
modo autonomo. Per evitare fenomeni populistici si pensava di raggiungere un modello che formasse il
popolo dal punto di vista politico e sociale, cioè che si venisse creasse una consapevolezza dei propri
diritti e doveri e per evitare che il popolo si isolasse, quindi servivano organi che collegassero il popolo
sovrano con le istituzioni, fu un progetto affidato al partito politico.
Quindi il rapporto tra cittadini ed istituzioni è strutturato proprio dai partiti politici, essi sono luoghi di
rappresentanza politica e per quanto riguarda i processi democratici se ne occupa la stessa Costituzione
nell’art.49. Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo
democratico a determinare la politica nazionale.
Crisi dei partiti
Tuttavia si parla spesso di crisi dei partiti, per intendere le difficoltà che essi incontrano sul versante
dei loro rapporti con la società, quanto sulla loro capacità di decidere. Con il passar del tempo infatti le
società contemporanee sono divenute sempre più complesse e difficile farne la distinzione, in seguito

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poi alla crisi delle tradizionali ideologie del Novecento sparì il legame di appartenenza che legava gli
individui ai partiti. Quindi i partiti non riescono più ad assicurare la completa rappresentanza della
società, quasi divenendo delle scatole vuote dove far convergere diversi interessi contrastanti e
rappresentarli per soddisfarli. Da qui le difficoltà che colpiscono entrambi gli aspetti della
rappresentanza politica.
Crisi della rappresentanza
Oggi più che mai è necessario dare una qualificazione alla forma della rappresentanza, la cui crisi è
legata al disfacimento dei più comuni modelli di partecipazione politica quali i partiti politici, mediante
nuovi modelli capaci, come detto prima, di focalizzarsi sui bisogni reali della popolazione.
Quindi sotto il nome di populismo vengono sommariamente riconosciute varie forme di mobilitazione
che nella realtà nascondono problemi ben più complessi. Ciò a cui si assiste oggi non è altro che una
rottura del contratto sociale tra governanti e governati di cui la crisi della rappresentatività è una delle
più evidenti conseguenze.
Oggetto di studio di più discipline
Tuttavia, secondo un’interpretazione antropologica, il populismo sembra nascere da un mix tra
moderna scienza sociale, tesa alla rappresentanza di reali esigenze ed un arcaico mito russo della
comunità contadina e della madre terra, rivendicate, anche in chiave identitaria, come bene comune per
antonomasia. Quindi il populismo sembra essere interpretato come una tipica espressione sincretica tra
tradizione/cambiamento. Un fenomeno anche apprezzato per le sue peculiarità è quello di porre al centro
del dibattito la crisi della rappresentanza, e appare interessante la riflessione di Mudde, politologo
olandese, in cui afferma che il populismo non è solo demagogia e opportunismo ma è piuttosto una thin
ideology, un pensiero esile, composto da poche convinzioni: una società in contrasto di cui la parte del
cattivo è rappresentata dalle élites e quella dei buoni dal popolo. Andando oltre questa visione il
populismo è da intendersi come un fenomeno teso a ideare strumenti idonea ad ampliare gli strumenti di
partecipazione ampliare i diritti sociali; non è certamente un fenomeno nuovo ma un fenomeno antico
che si ripropone ciclicamente seppur in contesti diversi.

1.1. Populismi e rappresentanza democratica: presupposti teorici per una


lettura alternativa delle categorie
Paradigma della Rappresentanza
Non tutte le esperienze che oggi vanno sotto il nome di populismo risultano essere ostili alla
rappresentanza politica. Bisogna infatti chiarire che il paradigma della rappresentanza, pur
mostrando i suoi limiti, non se ne possa a fare a meno. Ciò che emerge da alcuni dei movimenti
definiti populisti è che le molteplici scansioni dell’indirizzo politico non possono prescindere
dall’intervento del popolo il quale avverte l’esigenza di pressare i propri rappresentanti affinché
tale funzione non sia unicamente nelle mani delle élites dei rappresentanti ma cerchi di rispecchiare
le proprie esigenze ma Mudde e Rovira definiscono il populismo una “reazione democratica
illiberale ad un liberalismo non democratico”, una reazione “che fa domande giuste ma dà le
risposte sbagliate”. Quindi le loro richieste, come sostenuto da gran parte della dottrina, son più che
legittime ma è il modo di richiederle che risulta essere sbagliato.
Ruolo del Parlamento
La crisi della rappresentanza e del ruolo del Parlamento ci portano a dover analizzare le cause del
populismo e valorizzare il ruolo della rappresentanza parlamentare.
Il Parlamento infatti è il luogo per eccellenza della rappresentanza democratica, Ferrajoli
sostenne che l’unico rimedio per contrastare il populismo sia la democrazia parlamentare, anche se
ad oggi risulta essere profondamente corrotto: al compromesso parlamentare trasparente viene

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sostituito un compromesso sociale, realizzato adoperando coalizioni elettorali fittizie con lo scopo
di creare maggioranze fittizie, che non rispondono a quelle che sono le esigenze del popolo e non lo
rappresentano. Rimane di fondamentale importanza l’interazione tra individuo e Parlamento, che come
vedremo, può assumere diversi aspetti, svincolandosi dal monopolio della dimensione partitica.
NOTA DEL PROFESSORE:
Il populismo viene fuori infatti come patologia, il Parlamento è stato oggetto in passato di attacchi
feroci da vari organi dello Stato, come il Presidente della Repubblica, in passato negli anni ‘90
Francesco Cossiga venne soprannominato come il picconatore, cioè martellava le istituzioni, anche la
Magistratura pian piano ha inquisito con giusti motivi tutti i segretari dei partiti svuotando la credibilità
dei partiti, il Parlamento veniva attaccato pure dal Governo, con l’abuso della decretazione d’urgenza
svuotando i partiti, difficile dire che il Parlamento è l’organo centrale se poi decide sempre il Governo,
anche il Quarto Potere (stampa e altri canali di informazione) ha disintermediato il Parlamento, facendo
credere ai sovrani che si può fare a meno del Parlamento e ha fatto scivolare il populismo.
NOTA DEL PROFESSORE:
Il professor Lucarelli afferma che il populismo tradizionale abbia il desiderio di interpretare il popolo
sorvolando sul Parlamento, ma purtroppo la spinta egoistica dei populismi ha compromesso l’accezione
tradizionale del Populismo.

1.2 I populismi attraverso le categorie del diritto costituzionale: popolo,


territorio, governo
Ruolo dei partiti politici
Il populismo non può essere declinato come una mera contrapposizione tra popolo ed élites.
Nel fenomeno del populismo un ruolo chiave è svolto dai partiti politici, capaci di trasmettere la
domanda politica al livello decisionale e prendere in considerazione i bisogni e le necessità della
società. Quanto la loro attività è volta ad alimentare la creazione di una visione oligarchica ed
elitaria interessata più al potere che la partecipazione; quindi all’organizzazione delle elezioni,
nomina e cooperazione del personale politico ecc.… Già Mortatti si poneva il problema di
democratizzare la natura e le funzioni dei partiti politici, ad esempio attraverso la legge dello Stato
e vari criteri di designazione dei candidati.
Tale comportamento ha creato una censura tra istanze dal basso e capacità di recepirle (ciò
ovviamente è anche dovuto anche al fatto che queste istanze siano diventate più disomogenee,
disarticolate e complesse per incanalarle in progetti politici).
Sovranità statale
Il populismo si presta ad essere ricondotto al modello secondo il quale la nazione si avvale della
sovranità statale per separare “noi” da “loro”, come disse Baumann. La dicotomia tra sovranità
popolare e sovranità statuale (o detta sovranità westfalica), che riflette il passaggio da Stato-
persona a Stato-comunità, affonda le sue radici nel modello di nazione dove ogni nazione forma uno
Stato e i populismi ondeggiano tra diversi tipi di populismo.
Il fenomeno è alquanto complesso ma lo si può circoscrivere mettendo in risalto il rapporto tra
populismo e crisi della rappresentanza nei modelli democratici caratterizzati dal suffragio
universale e dal principio del pluralismo politico e sociale.
Populismi di destra e di sinistra
In merito a tale contrapposizione sono stati individuati due filoni di populismi: il cd. populismo di
destra (es. Lega) è uno tsunami che travolge la democrazia, il portatore del popolo diventa dittatore
teso all’autoritarismo e all’etnicismo (modello secondo cui la nazione si avvale della sovranità
statale per separare il “noi” da “loro”) ed il cd. populismo di sinistra (es. Movimento 5 Stelle) che
pone l’accento sulle diseguaglianze sociali, quindi avendo il Parlamento perso la rappresentanza
quello che cerca di portare le istanze del popolo finisce che il Parlamento non lo ascolta.

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Diverse accezioni del populismo
Tale articolazione del concetto ci inducono a considerare il populismo come un fenomeno rientrante
negli interessi del costituzionalismo. Le teorie populiste non sempre si oppongono alla democrazia
rappresentativa, non sempre rappresentano l’esigenza di una lacerazione con la rappresentanza,
così come non tendono sempre ad una dittatura della maggioranza parlamentare e del suo Governo,
del demos vincitore, al di là, ed oltre, i principi costituzionali.
Il fenomeno populista, infatti, non si identifica sempre come un regime imperniato su una
maggioranza dotata di potere di indirizzo politico; il populismo può anche articolarsi all’interno del
quadro istituzionale e quindi riconoscere che la Costituzione esprima un insieme di valori, principi
ma anche vincoli alla legislazione e dunque ai poteri politici della maggioranza ed alle pulsioni del
demos vincitore.
Populismo come sovranità popolare
Il populismo in tal senso si rende capace di assorbire il concetto di sovranità popolare, in modo più
inclusivo di quanto non lo faccia l’indirizzo politico governante. In tal modo il popolo si relaziona
al Governo attraverso diverse forme di partecipazione democratica: il popolo dunque anche se non è
rappresentato nelle forze politiche di maggioranza ha altri canali per concorrere alla determinazione
dell’indirizzo politico; ciò non significa agire contro la rappresentanza ma in parallelo alla
rappresentanza.
Paradossi della democrazia
In entrambi i casi Eisenstadt ha parlato di “paradossi della democrazia”, della fragilità delle
democrazie rappresentative e della loro incapacità di resistere all’assalto di più nemici: pieni poteri
del demos (autorappresentazione e autogestione) e forme di partecipazione politica che privilegiano
un rapporto diretto tra popolo e luogo di decisione. Nelle differenti accezione semantiche e
filologiche del termine populismo esiste un file Rouge: dare visibilità al popolo prescindendo dalla
rappresentanza o altri modelli di partecipazione democratica.

1.3 Il canone interpretativo della visibilità del popolo nella cornice della
rappresentanza.
Avversione del popolo
La richiesta di visibilità e istanze di esigenze di natura economica, etica e sociale ha portato il
popolo ad esprimere il loro disagio verso la rappresentanza proporzionale, maggioritaria (premi di
maggioranze e vittorie per percentuali infime), ma anche verso i canali di mediazione politica, cioè
i partiti. In molti casi il popolo ha portato sul tavolo politico richieste riguardanti varie istanze di
primaria importanza come equità, rispetto della dignità della persona.
Gilets Jaunes e avversione verso il sistema rappresentativo
Nell’ultimo periodo il professor Lucarelli ha posto una maggiore attenzione all’insorgere del
fenomeno populista dei gilets jaunes (gilet gialli) che hanno contestato l’intera politica economica
di Macron, costringendo il suo Governo a presentare velocemente un piano di riforme. Un
movimento che più che essere inteso contro la rappresentanza di interessi, si pone al di là della
rappresentanza e ritiene di poter raggiungere i propri obiettivi senza strutture di mediazione. Le cui
richieste sono di stampo sociale, come maggiore solidarietà e redistribuzione del reddito all’interno
della società e ciò ci fa pensare a come il sistema rappresentativo non è dunque garanzia di
visibilità delle istanze dei cittadini la quale non si esaurisce nel momento delle elezioni ma richiede
di essere costantemente portata al centro della discussione politica.
NOTA DEL PROFESSORE
Diverse chiavi di lettura attengono alla considerazione delle istituzioni di diritto pubblico, dove è posto

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un sistema di limiti a potere, un sistema che attengono ai rapporti tra privati e questo sistema fa evitare
che le contrapposizioni si risolvono a favore del più forte, questo messaggio ci fu ricordato anche da
Mattarella all’inizio del secondo mandato ad un discorso di insediamento, dove non conviene se sono i
più forti a risolvere i conflitti, devono essere le istituzioni a risolverlo.
Lucarelli si concentra poi sul concetto di mediazione, la mediazione deve avvenire attraverso la
mediazione della parti in gioco, le istituzioni devono creare degli spazi di incontro.
Lo stesso Mattarella usa delle parole che ribadiscono la centralità del ruolo del Parlamento, se questa
centralità sia concreta e garantita e Mattarella dice che tali conflitti evitano al legge del conflitto è
cruciale identificarsi al Parlamento, luogo dove valorizza i valori nella società.

2. POPULISMI E RAPPRESENTANZA DEMOCRATICA: UNA


CONVIVENZA POSSIBILE?
Visibilità dei cittadini
Per lungo tempo si è identificata la rappresentanza con la visibilità dei cittadini: il Parlamento,
democraticamente eletto, garantirebbe partecipazione e dibattito. Tale ragionamento non prende in
considerazione le criticità dei rapporti tra Stato e società. Per quanto si possa essere affermato uno
Stato di diritto questo cela uno Stato autoritario in cui il Parlamento non è altro che un luogo di
mediazione apolitica in cui vengono prese le decisioni e la società non fa altro che ubbidire a
quanto deciso. Sul piano formale, dunque, il Parlamento assorbe e soddisfa le istanze e i bisogni dei
cittadini; tale ragionamento non si concilia con la post democrazia in cui viviamo oggi, un modello
in cui vengono ridisegnati i tre pilastri del diritto costituzionale: popolo, territorio, Governo.
Con la post democrazia nascono nuovi assetti, nuove governance, appaiano sulla scena nuovi
elementi fino ad ora esclusi dai circuiti decisionali. In questo circuito la rappresentanza diventa
distante dalle esigenze del popolo e non aiuta più i cittadini a prender parte nei processi di
determinazione dell’indirizzo politico. Il discorso, dunque, non va impernato sul populismo, ma
bisogna partire dal concetto di visibilità, di quanto le esigenze del popolo siano visibili e rilevanti.
Il populismo si avvantaggia della crisi di visibilità del popolo: per lungo tempo si è ritenuto che la
partecipazione attraverso i partiti politici fosse sufficiente a garantire la visibilità e la
rappresentatività quando non è così.

3. POPULISMI E CITTADINANZA ATTIVA: CAMBI DI PROSPETTIVA


NEI MODELLI CLASSICI DELLA PARTECIPAZIONE
Unione Europea: inizio della crisi
Il popolo si avvantaggia di corpi intermedi per poter contribuire alla realizzazione di una
rappresentanza diffusa, per esprimere le proprie esigenze. C’è un filo conduttore che partendo dal
territorio, attraverso il popolo, contribuisce alla realizzazione di un Governo plurale e inclusivo.
Tale processo è entrato in crisi nel momento in cui il territorio si è allargato con la creazione
dell’Unione Europea; la dimensione sovranazionale muta i rapporti tra cittadino e territorio: i
processi decisori si spostano verso l’alto e ciò non viene bilanciato da una rappresentanza forte né
da la presenza di validi corpi intermedi.
Populism in democracy
Insomma, la rappresentanza, su scala sovranazionale, non garantisce più la visibilità del popolo né
la sua capacità di incidere sui processi decisionali. Quando la rappresentanza entra in crisi si genera
una nuova forma di populismo, populism in democracy, rivolto alla ricerca di nuovi spazi di
partecipazione democratica: un fenomeno di populismo che si insinua all’interno della democrazia
rappresentativa, un populismo democratico che cerca nuove via di affermazione dei diritti politici
mediante comportamenti mossi da istanze economiche e da frustrazioni di ordine sociali.

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Post democrazia
In un clima dii forte frammentazione Colin Crounch ha parlato di post democrazia, un modello di
rappresentazione in cui la decisione politica è nelle mani dei poteri economici, di gruppi di
professionisti esperti nel persuadere; in tutto ciò il “popolo sovrano” ha un ruolo passivo e
sottomesso. Questo scenario ha provocato istanze reattive nel popolo il quale è intenzionato a
smascherare l’ipocrisia della rappresentanza e della politica che viene privatamente decisa dai
governi eletti e le élites economiche; il Governo altro non è che un soggetto decisore distinto e
distante dalla sovranità popolare. Questo nuovo fenomeno è liquidato molto spesso come
esponenziale di processi di natura populistica in quanto non si riesce a cogliere la sua istanza
ultima: puntare ad una migliore rappresentanza od anche una rappresentanza partecipata.
NOTA DEL PROFESSORE:
In linea di massima ci fu un disincanto dei partiti e si crearono delle forme organizzative che formano
delle identità tra popolo e risorse, il populismo egoista afferma che le risorse sono di proprietà privata, i
cui beni comuni sono divenuti di proprietà privata, e si sviluppa un primo concetto identitario della
forma di populismo, svalutando il ruolo istituzionale e dà luogo al federalismo fiscale, nascono
percussioni finanziarie e in questa fase c’è un terzo incomodo, cioè l’Europa.
Il tema della concorrenza, entra nella cultura con Maastricht e progressivamente i cittadini percepiscono
un’istituzione che incide sugli aspetti economici-sociali ma vivono distanti. Questa lotta contro la
tecnocrazia, hanno l’obiettivo dell’austerity, il pareggio di bilancio (art.81), c’è un indebolimento dei
partiti politici, non sono più luoghi di formazione e quindi nasce una disaffezione della politica.
Il mondo ha obiettivo di porre al centro ciò che è smarrito dalla rappresentanza e colmato da movimenti
che hanno illuso queste esigenze e disilluso queste grandi aspettative (Partito 5 stelle ha illuso tante
promesse, come il decreto concorrenza dell’acqua).

4. POPULISMI E DERIVE NEOLIBERISTE


Governament by discussion
Il populismo esprime fenomeni che trovano terreno fertile nella crisi della rappresentanza,
fenomeni volti a dare visibilità ai bisogni dei cittadini e trovare un contatto con i soggetti decisori.
Il populismo, però, non è da intendersi soltanto come una sorta di antinomia del processo di
decisione del governament by discussion, processo teso a prendere decisioni attraverso pericolose
scorciatoie facendosi forza dal consenso del demos maggioritario. Alla base di talune espressioni
del populismo non si pone un radicale disconoscimento della rappresentanza politica, bensì un
diverso approccio dei cittadini alle istituzioni. Si viene delineando un diverso modello di
governament by discussion, dove il confronto non avviene più solamente tra partiti o all’interni di
istituzioni; un movimento che si muove nella categoria del politico ma che ritiene i parlamenti
come luogo votato all’azione di gruppi di potere socio-economico.
Populismo nazionalista e democratico
Da qui nascono movimenti nascono movimenti che pur non interagendo con la rappresentanza
(senza però delegittimandola) rappresentano le esigenze di rafforzare i servizi pubblici, i diritti
sociali, la tutela dell’ambiente… La crisi della rappresentanza ha provocato due reazioni molto
diverse tra loro:
- populismo sovranista e nazionalista : non si tratta di un ossimoro; il sovranismo cui si fa
riferimento si pone contro l’ingerenza dell’Unione Europea, vista come una forma di stato
eccessivamente invasiva e regolativa. É una forma non priva di contraddizioni: se da un lato
desidera uno Stato leggero in economia proteso alla deregulation economico-finanziaria, dall’altro,
sul piano della sicurezza e della difesa della proprietà, sembra evocare esigenze diametralmente
opposte, una tensione verso uno Stato di polizia.
- populismo democratico: si pone in un atteggiamento critico nei confronti dell’attuale concetto di

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rappresentanza, studiando altri modelli di partecipazione democratica. Tale atteggiamento viene
definito populistico perché critica l’attuale rappresentanza perché ritiene che la sovranità popolare
non posso esaurirsi solo nel momento della votazione; quello che si tenta non è un totale
sradicamento del concetto di rappresentanza bensì un suo cambiamento.
Infatti ritornando al tema della tecnocrazia, si intende che il Parlamento finisce per venire meno della
funzione politica della mediazione, di consenso, la rappresentanza viene ridotta ad un momento al solo
voto ma non è necessario, il cittadino è indifeso sena partito, l’elezione non basta più, bisogna avere più
partecipazione. I partiti concorrono all’indirizzo politico che nasce da una continua partecipazione,
serve il recupero del rapporto.
Dal seminario di Siani, si parò di astensionismo, che era il sostanziale svuotamento dei partiti, la
rappresentanza era svuotata.

4.1 Populismi neoliberisti e territorio: identità proprietarie.


Investitura diretta
Il populismo neoliberista privilegia modelli fondati sull’investitura diretta, finalizzati a trattenere
quante più risorse finanziarie possibili; alla sua base si pone una concezione patrimoniale del diritto
pubblico che si esplica in un dominio esclusivo e totale sul territorio.
Questa espressione di populismo si rifà a teorie di diritto pubblico sviluppatesi nel corso del
secondo reich, volte a considerare il territorio come una res esterna allo Stato sulla quale esercitare
un diritto reale. Questo orientamento era stato fortemente criticato mettendo in rilievo come il
territorio non potesse assolutamente considerarsi un elemento oggetto di proprietà poiché elemento
dello Stato: il territorio altro non è che un limite geografico entro cui lo Stato esercita il suo potere.
Il territorio, negli ultimi tempi, è diventato un luogo di diritti, da riconoscere e da garantire, volti a
limitare l’esercizio discrezionale ed autoritario del potere. Oggi però si assiste alla reviviscenza di
logiche proprietarie che sembra dimenticare tale logica.
Populismo neoliberista
Ciò ci riporta al concetto di populismo neoliberista il quale chiede al Governo atti di natura
legislativa tesi alla difesa del proprio territorio. Il tema di fondo di questo filone di populismo non è
la realizzazione di forme alternative di rappresentanza quanto la creazione di un modello egoistico e
proprietario attraverso il lavoro di un vero e proprio leader pronto a battersi per uno stato liberista
sul piano economico ma sovranista sul piano delle libertà civili.

5. POPULISMI E PROCESSI DI TRASFORMAZIONE DELLA


RAPPRESENTANZA DEMOCRATICA
Il populismo democratico poggia sull’idea che esistano eguaglianza di chances e capacità di
mobilitazione dei cittadini adoperate per garantire un’applicazione reale del concetto di sovranità
popolare il quale non deve esaurirsi nelle cd. “liturgie elettorali” ma che consideri la partecipazione
come un processo continuamente in moto. Per ottenere ciò, il populismo democratico può anche
opporsi a quelli che sono i luoghi della rappresentanza.
Antistatalismo
Una variabile di tale populismo è rappresentata dall'antistatalismo per cui è possibile creare una
comunità capace di autogovernarsi, uomini e donne che si riuniscono in periodiche assemblee per
prendere decisioni riguardanti affari interni e per eleggere capi capaci di portare a compimento le
decisioni della comunità. Il filone democratico del populismo tende a dare effettiva attuazione ai
principi costituzionali; questa espressione del populismo contestando il rapporto proprietario che
lega padrone e territorio esprime domande riguardanti la tutela dei diritti fondamentali: tali diritti si

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proiettano ben oltre il rapporto di cittadinanza.
Democrazia del pubblico
La democrazia del pubblico non si oppone alla rappresentanza bensì alla sua degenerazione,
all'autorità dell’élites e alle influenze a gestire i media. La democrazia del pubblico ambisce alla
sintesi di più dimensioni democratiche: presentati Iva, diretta, partecipativa, locale, di genere…
Dunque in linea di massima, il populismo del pubblico si declina attraverso maggiori canali di
democrazia. Tale modello è espressione del desiderio di una forma diversa di democrazia in cui il
popolo venga considerato un elemento dinamico dello Stato. La democrazia partecipativa non può
essere garantita solamente dei partiti politici e neanche da sterili procedure referendarie o da
modelli di e-democracy. Certamente non si può negare che la democrazia della rappresentanza,
soprattutto con il sistema proporzionale, sia stata capace di porsi come un efficace antidoto
all'insorgere dei fenomeni di populismo ma, allo stesso tempo, tale modello ha finito per sterilizzare
la democrazia del pubblico accentuando i fenomeni del populismo. Nell’ultimo periodo è accaduto
che la categoria della rappresentanza abbia assorbito quella della sovranità popolare che fino ad
allora aveva trovato spazio nei partiti politici e nei sindacati. Più in generale si può dire che nella
forma di Governo parlamentare il populismo reagisce al fallimento del sistema ed all'assenza di una
reale rappresentanza democratica mentre nella forma di Governo presidenziale il populismo si
configura come un fatto fisiologico al sistema, è più diretto in quanto si esprime nei confronti di un
soggetto monocratico investito di legittimazione popolare.

6. I POPULISMI NEI PROCESSI DEMOCRATICI: ALLA RICERCA DI


UNA RINNOVATA RAPPRESENTANZA DEMOCRATICA
La democrazia del pubblico può avere tra i suoi elementi fondativi la democrazia partecipativa la
quale, ad oggi, risulta essere sempre più complessa a causa dell'avvento dei social media, i quali
hanno messo in crisi gli attori tradizionali come i partiti politici e dei sindacati: sono modalità di
partecipazioni dirette, immediate, costanti senza la necessità di deleghe ed intermediazioni.
Apparentemente la rete sembrerebbe democratizzare le istanze partecipative; in realtà si tratta di un
apparente libertà e democrazia, incapace di mettere in collegamento la società e le istituzioni: dal
2006 al 2012 la rete viene occupata dal controllo monopolistico delle big five, cioè Apple, Amazon,
Alphabet, Microsoft, Facebook le quali hanno privatizzato gli strumenti di partecipazione
attraverso la rete, in assenza di datarights, nel breve periodo si raggiungono alti risultati ma questi
sono dissolti nel medio lungo periodo.
Democrazia partecipativa
La democrazia partecipativa rappresenta un elemento fondativo ma non sovrapponibile alla
democrazia del pubblico. La democrazia partecipativa si basa sul referendum e l'iniziativa
legislativa: questi ultimi per essere effettiva espressione di tale democrazia devono attraversare un
percorso di formazione, di dissenso, di conflitto, di condivisione; in assenza di questo percorso non
possono generare fenomeni di condivisione e soprattutto di relazione con la rappresentanza.
Il potere di iniziativa legislativa ad oggi è stato trasformato di fatto in un mero referendum
propositivo; ciò ha portato la dottrina ad esprimere forti preoccupazioni ritenendo che ciò
porterebbe a una contrapposizione tra democrazia diretta e democrazia rappresentativa. Ciò a cui si
mira è una sintesi tra democrazia partecipativa e democrazia della rappresentanza il cui frutto sia un
indirizzo politico capace di trasformare in atti legislativi ed amministrativi le istanze e le esigenze
del popolo. Per evitare la barbarizzazione delle istituzioni è necessario trovare un rapporto tra
sovranità popolare e rappresentanza, non solo a livello nazionale, ma anche a livello
sovranazionale: al deficit democratico delle istituzioni europee è legato il sovranismo degli stati

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nazione. Le fonti del diritto europeo sono il frutto di accordi tra gli esecutivi e non conoscono una
spinta costituente dal basso: ciò porta alla creazione di una comunità prettamente di consumatori e
non a una comunità di cittadini legati dai principi della democrazia. Tale comportamento ha portato
ad una reazione sovranista la quale, per essere rigettata, ha bisogno di un Parlamento che si faccia
portavoce di una democrazia che chiameremmo oggi sostanziale.
NOTA
Tuttavia in assenza di luoghi di formazione e crescita collettiva (come l’istruzione) rischiano di
amplificare il fenomeno del populismo.

POSTFAZIONE: IL POPULISMO AL TEMPO DELL’EMERGENZA


Populismo autoritario e democratico post covid
La crisi del coronavirus ha aggravato le disuguaglianze e ciò sta determinando, da una parte il
cosiddetto populismo autoritario dell'emergenza; dall'altra, la nascita di una nuova forma di
populismo democratico. Il populismo autoritario dell'emergenza si caratterizza per un rapporto
diretto tra organi di direzione e popolo, avallando qualsiasi strumento di mediazione quali i partiti
politici o le associazioni. In tale forma di populismo il Parlamento, al momento, si è limitato solo a
ratificare la volontà del Governo. Ciò ha portato ad annullare la differenza tra atti di government
(atti di indirizzo politico tesi a fissare principi ed obiettivi) e atti di governance (atti finalizzati alla
mera gestione). Una forma di populismo democratico si pone contro la svolta autoritaria del
populismo dell'emergenza sostenendo come la protezione della salute sia adoperata per comprimere
i diritti fondamentali. L'obiettivo è quello di riportare lo stato emergenziale nei confini della
costituzione evitando che questo sia gestito attraverso deboli norme di rango amministrativo.

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