Professore piazza sociologia dei fenomeni politici
La nuova Politica: mobilitazioni, movimenti e conflitti in Italia.
Capitolo settimo: la politica online alla prova della democrazia. 1. Media digitali e mutamento sociale. Informazione e comunicazione sono dimensioni centrali e costitutiva della democrazia. Ogni evoluzione nelle tecnologie dell'informazione e della comunicazione ha storicamente contribuito a plasmare le forme del dibattito pubblico, i rapporti tra cittadini e istituzioni, i processi di rappresentanza e di mobilitazione, accompagnando un mutamento delle dimensioni democratiche. Ecco la crescente pervasività dei media digitali ha reso oggi centrale lo studio del loro rapporto con la politica, tanto più nel momento in cui la politica in rete sembra vivere una fase di piena maturazione. Una quota crescente della popolazione virgola e in particolari i giovani, nativi digitali, vive un'esperienza always on: non va in rete, e in rete. Le interazioni sociali online si intrecciano in forma inscindibile dalle interazioni offline. I media digitali diventano luoghi centrali di socialità e di partecipazione, al punto che la partecipazione online è da considerarsi a pieno titolo parte integrante della partecipazione tuot court. Secondo un approccio cyber entusiasta, la politica in rete avrebbe ridotto i costi dell’informazione e moltiplicato le fonti, rendendo i cittadini più informati e consapevoli. Avrebbe fornito uno spazio per l'espressione delle voci tradizionalmente minoritarie e sottorappresentate nel contesto dei media tradizionali è aperto nuovi spazi di dibattito, rendendo più inclusiva la sfera pubblica e favorendo processi di empowerment. Avrebbe contribuito a ridefinire il rapporto tra cittadini e istituzioni, facilitato la fruizione dei servizi, reso possibile le forme di democrazia diretta, tramite consultazioni online e strumenti di voto elettronico, oltre che è garantito maggiore trasparenza e accountability da parte degli amministratori. Sul piano della partecipazione non istituzionale, si è guardato ai media digitale come strumenti capaci di rinnovare i processi di mobilitazione collettiva e di favorire una trasformazione dei repertori di azione e delle forme organizzative di movimenti e partiti politici. La tecnologia trasforma le società e contribuisce a plasmare i rapporti sociali, le forme organizzative e le relazioni di potere. A sua volta, l'utilizzo della tecnologia e modellato dagli usi e dai significati attributivi della società. I media digitali non sfuggono a questa logica: sono strumento e virgola al tempo stesso, teatro del mutamento sociale. La dialettica tra contrapposte spinte di apertura /chiusura, libertà /controllo, pubblicità /commercializzazione ha caratterizzato sin dagli albori l'utilizzo sociale dei media digitali. A generare questa tensione costitutiva contribuisce l'interazione tra soggetti e culture diverse, quella tecno meritocratica e quella imprenditoriale, da un lato; Quella della comunicazione virtuale e dell'etica hacker, dall'altra. Questi ultimi hanno veicolato una cultura libertaria che, dalle prime reti telematiche al web 2.0, ha caratterizzato la rete come strumento al servizio di una comunicazione libera e orizzontale, della produzione condivisa di conoscenza e della costruzione di reti sociali cooperative. La riflessione sul rapporto tra media digitali e politica si pone all'interno di una problematizzazione di fondo, rappresentandone al tempo stesso una specificazione punto i media digitali sono insieme un terreno di esercizio del potere e di sfida al potere, si configurano come nuovi spazi di espressione della cittadinanza e arene di conflitto, al cui centro vi sono le questioni della governance della rete e della tutela della privacy, lo status della proprietà intellettuale, il rapporto tra privato, pubblico e beni comuni. Le dinamiche di ridefinizione delle pratiche di cittadinanza che vedono protagonisti i cittadini in rete sono complesse e tutt'altro che univoche. Per comprendere se e come i media digitali contribuiscano a trasformare le dinamiche di attivazione a livello individuale e collettivo utile introdurre tre prospettive in merito a come la rete incida sulla distribuzione delle risorse: l'equalizzazione, il rafforzamento tu e la normalizzazione. La teoria dell'equalizzazione sostiene che l'abbassamento dei costi, e quindi l'ampliamento delle possibilità di informazione, comunicazione e partecipazione, conduca a una riduzione del divario di risorse tra individui e gruppi, contribuendo a un aumento complessivo della partecipazione. La teoria del rafforzamento afferma che l'utilizzo della rete conferisce risorse aggiuntive a chi ne ha già, aumentando virgola e non attenuando le disuguaglianze. La questione del divario digitale oggi riguarda le perduranti disparità nella diffusione delle capacità informatiche e della cultura digitale tra i cittadini virgola che si pongono alla base di inedite disuguaglianze digitali: una nuova dimensione di stratificazione che si intreccia alle tradizionali disuguaglianze di tipo economico, culturale e sociale, e che può concretizzarsi in nuove forme di marginalizzazione. La teoria della normalizzazione attribuisce ai media digitali la capacità di apportare elementi di innovazione e di mutamento nei repertori partecipativi virgola che risulterebbero però progressivamente ridotti per via della riproduzione delle pratiche tradizionali da parte degli attori politici. 2. Dal movimento Alter mondialista agli indignados. i media digitali e le trasformazioni dell’azione collettiva. L'emersione pubblica della rete come nuovo spazio di comunicazione e di partecipazione sia alla fine degli anni 90, con la nascita del World wide web e con la progressiva diffusione dei media digitali ad un pubblico più ampio. I movimenti digitali assumono un ruolo centrale nell'ambito del movimento alter mondialista, per i cui attivisti la rete costituisce uno spazio di comunicazione, coordinamento e organizzazione, nonché un luogo di sperimentazione di inedite forme di partecipazione che integrano organicamente la dimensione online a quella offline. In occasione del contro vertice contro il WTO, organizzato a Seattle nel 1999, la rete ha reso possibile l'organizzazione ed il coordinamento a distanza di una pluralità di soggetti. Nasce inoltre il primo medium partecipativo dal basso, indymedia adottando lo slogan “don’t hate the media becomes the media”, come una piattaforma di informazione indipendente e partecipativa, su scala globale, i cui utenti diventano prosumers, al tempo stesso produttori e consumatori di contenuti. Il movimento alter mondialista è espressione di un ampio processo di mutamento valoriale e di una ridefinizione della cittadinanza in chiave post nazionale, che si concretizza nello sviluppo di forme di azione collettiva di natura transnazionale. Non sono i media digitali virgola in sé virgola che si pongono a fondamento di questo sviluppo. Questi, tuttavia, ne rappresentano l'infrastruttura tecnologica giga è il naturale ambito di crescita. Grazie all'utilizzo della rete, gruppi e individui sparsi, scarsamente dotati di risorse e portatori di storie e valori diversi, diventano nodi locali di una costituente da rete globale virgola che si trova nello strumento del forum sociale il luogo fisico di incontro e di confronto virgola in continuità con le dinamiche comunicative sviluppate in rete. Il movimento sperimenta un modello deliberativo di democrazia che, superando il tradizionale metodo assembleare, pone a fondamento dei processi decisionali un libero scambio di argomentazioni tra partecipanti. Il connubio tra rete e piazza caratterizza un altro ciclo di mobilitazione, quello degli indignados e degli acampados. Il movimento nasce da un gruppo di attivisti che, a seguito di una discussione avviata in rete, si incontra a Madrid nel febbraio 2011 e fonda la piattaforma democrazia real ya (DRY), come risposta alla grave crisi economica e politica che attraversa il paese. DRY Invita i cittadini a mobilità rizzarsi per chiedere una democrazia reale contro il potere delle banche. Da questo momento, rete e piazza costituiranno due dimensioni compresenti e interagenti. Twitter, in particolare, costituisce un canale costante di dialogo tra i manifestanti, permette loro di coordinarsi in maniera istantanea e di elaborare strategie nei confronti dell’ordine pubblico. Il fenomeno si diffonde rapidamente in 60 città spagnole e in tutta Europa, soprattutto in Grecia, con il presidio permanente di piazza sintagma, e diventa un fenomeno di portata globale, collegandosi alle mobilitazioni della primavera araba e ai movimenti dell'oltreoceano come occupacy Wall Street. Sa gli indignados si configurano come una mobilitazione promossa da una rete di movimenti, il fenomeno degli accampados fuoriesce dagli schemi più tradizionali dell’azione collettiva per assumere una sua specificità. Lo sviluppo di organizzazioni senza organizzazione può essere interpretato come il culmine di un processo di individualizzazione dell’azione collettiva. Il processo, abbigliato con un allontanamento dei cittadini dalle organizzazioni gerarchiche a favore di organizzazioni flessibili e posto burocratiche e con lo spostamento del coinvolgimento delle organizzazioni generaliste ai gruppi single-issue, e quindi alle mobilitazioni single- event, sembrerebbe nell’ancor più rivoluzionaria affermazione di forme di mobilitazione sviluppatesi al di fuori di una struttura organizzativa, seppur leggera, trovando nei media digitali gli strumenti per prendere forma. Gli accampados rappresentano quindi, esemplarmente quelle che Ryan Gold ha definito smart mobs, “follie intelligenti “composte di individui accomunati da punti di vista e valori simili e che trovano nei media digitali strumenti di connessione virgola di condivisione, g generazione di intelligenza collettiva virgola di costruzione di progetti e mobilitazioni comuni, nella forma di azioni locali globalmente orientate. Anche la politica italiana negli ultimi anni, ha visto la nascita di nuovi soggetti politici per i quali i media digitali hanno costituito lo strumento di raccordo e di coordinamento tra soggetti deboli e dispersi o virgola in altri casi, hanno svolto una funzione di collante e catalizzatore per singoli cittadini, politicamente attivi, ma non interessati a rivolgersi alle organizzazioni politiche tradizionali, anche per via del diffuso scetticismo e sfiducia nei loro confronti. Ne sono un esempio il movimento delle donne senonoraquando e il movimento del popolo viola: acefali con una debole leadership, nati in rete dalla connessione di nodi locali virgola in assenza di una struttura centralizzata di tipo gerarchico. I media digitali sono gli strumenti di una campagna virale che contribuisce a modellare l'agenda e a mobilitare i cittadini, contribuendo a raggiungere il quorum e la vittoria del sì nei quattro quesiti. In questo caso virgola non siamo in presenza di una campagna sviluppata si senza un protagonismo di attori collettivi. al contrario, i temi affrontati vedono da anni la posizione centrale di movimenti locali, nazionale e transnazionale, come il movimento per l'acqua bene comune. I media digitali, tuttavia, permettono lo sviluppo di dinamiche di networking virgola che coinvolgono i soggetti collettivi preesistenti e cittadini comuni, con l'effetto di contribuire a influenzare in modo determinante l'agenda della sfera pubblica e di riconfigurare il ruolo e le interazioni tra una pluralità di soggetti. I media digitali, infine, sempre più costituiscono una preziosa risorsa per movimenti e comitati che, per il loro radicamento territoriale, si configurano come pratiche di mobilitazione di natura prettamente offline, ma che utilizzano i media digitali per creare reti di coordinamento e sviluppare forme di solidarietà più ampia, legate alla difesa del territorio e dei beni comuni, oltre che per ottenere una risonanza nazionale. 3. Individui, società e reti. Partecipazione individualizzata e networked publics. Fenomeni come gli accampados, per loro natura sembrano essere soggetti a intrinseca, tali da assumere la forma dello sciame, ovvero di un aggregato instabile ed estemporaneo che è, se riesce a mobilitare rapidamente una grande massa di individui, altrettanto rapidamente rischia di svanire , senza che la mobilitazione, terminato il riflusso, lasci posto a progetti e identità durature punto il loro valore partecipativo non ha solo a che fare con la dimensione dell’efficacia dell’azione collettiva, ma con la mobilitazione identitaria che esprime. I nuovi media si inseriscono in un progresso processo di individualizzazione del rapporto tra individui e politica. Se l'individualizzazione è un processo costitutivo della tarda modernità, questa non si traduce, in sé virgola in una rottura del legame sociale, ma in una sua ricostruzione in chiave riflessiva. Si associa, inoltre, ad una ridefinizione della partecipazione politica, quale forma di coinvolgimento individuale virgola non rivolta primariamente al sistema politico virgola e che sempre meno si indirizza agli attori politici tradizionali, ponendosi al confine tra pubblico e privato e concretizzandosi in azioni politiche individuali ma dai significati collettivi e in inedite forme di azione collettiva individualizzata. I media digitali gettano le basi per l'affermazione di un individualismo compiuto, costituiscono un naturale ambito di sviluppo di pratiche di individualismo di rete. Ne sono protagonisti cittadini individualizzati ma pubblicamente connessi, formanti networked publics che si attivano per generare progetti e attività cooperative. L' individualismo in rete trasforma le pratiche di cittadinanza, favorendo la progressiva sostituzione della figura del militante con quello dell'attivista. Se il militante è definito dall’appartenenza formale a un'organizzazione, la figura dell’attivista, si definisce in base alle attività cui prende parte. Può alternare fasi di interesse passivo nei confronti dei temi politici a una partecipazione più o meno intensa a discussioni politiche, aderire a campagne e petizioni online, produrre contenuti politici in un blog, forum, limitarsi a rilanciare notizie e commenti politici sulla pagina facebook o tramite Twitter. In altri momenti può aderire o partecipare attivamente alle organizzazioni di eventi di protesta che è, nati in rete, si concretizzano in manifestazioni in piazza. Lungo il continuum delle possibili forme di attivazione si affermano una serie di pratiche definibili come flash activism, pratiche di attivazione istantanea online. Per comprendere come e quando le forme di attivazione politica individualizzata in rete possano essere ricomprese come elementi costitutivi di un nuovo repertorio partecipativo, è opportuno ampliare i confini semantici dal concetto di partecipazione, comprendendovi pratiche che pongono al centro dell'agire politico una dimensione espressiva. Ciò per descrivere forme di coinvolgimento che seppur di natura individuale proprio nella connessione pubblica virgola e quindi nella visibilità e nella comunicazione e condivisione trovano la loro base giustificativa e costitutiva, al punto di configurarsi come pratiche di comunicazione generativa dal momento che il web 2.0 offre una serie di strumenti che rendono social anche l'atto di informarsi. Il mero atto dell'informarsi tende ad assumere una dimensione pubblica. La condivisione dei contenuti e delle proprie opinioni diventa la base a partire dalla quale si possono attivare processi di cooperazione virgola in cui cioè si compie il passaggio dalla condivisione di contenuti individuali alla produzione condivisa e cooperativa. I media digitali, secondo Jenkins, favoriscono lo sviluppo di una cultura convergente. Questa si fonda sulla condivisione di conoscenza e sulla partecipazione alla produzione sociale di significati virgola e ne sono protagonisti i nativi digitali, socializzati ha un approccio proattivo agli ambienti digitali. 4. Comunicazione partecipazione online: democrazia deliberativa, democrazia avversaria le ho democrazia di espressione? Le dinamiche di comunicazione che si sviluppano nei media digitali possono assumere forme diverse e contribuire variamente a favorire dinamiche di democratizzazione. I media digitali, sin dalla loro nascita, sono stati visti dai teorici della democrazia deliberativa come strumenti capaci di contribuire allo sviluppo di sede ideale di una deliberazione non distorta da interessi economici o affermazioni di potere virgola in cui cittadini con idee e interessi diversi si confrontano razionalmente. La letteratura empirica ha tuttavia evidenziato che le dinamiche comunicative sviluppate in rete raramente si conformano al modello deliberativo. In primo luogo per via delle dinamiche di ricentralizzazione. A fronte di una potenziale piena orizzontalità dei flussi comunicativi, il potere di costruire l'agenda e di catalizzare l'interesse non risulta distribuito uniformemente tra i fruitori della rete, ma si concentra i nuovi soggetti, capaci di conquistare la funzione di filtri e di mediatori. La nascita dei nuovi gate-keepers è funzionale al bisogno dei cittadini di orientarsi e dare un ordine al sovraccarico informativo, a fronte di una moltiplicazione dei contenuti che contribuisce a una frammentazione della sfera pubblica online. Questa si concretizza in una balcanizzazione, alimentata dalla tendenza dei frequentatori della rete a confrontarsi con chi condivide le proprie idee, piuttosto che cercare il confronto con chi sostiene idee diverse, conducendo alla creazione di micro-sfere pubbliche specialistiche. Blog e SNS, sono per la loro stessa conformazione, strumenti che conciliano una dimensione prettamente individuale virgola e tendenzialmente narcisista è una dimensione collettiva virgola che prende forma dalla fitta rete di interazioni in cui si inseriscono i contenuti postati. In questo modo, i media digitali contribuiscono a rimodellare i rapporti tra pubblico e privato, rendendo più porosa la sfera politica, affermando un instabile equilibrio tra una comunicazione pubblica in una dimensione privata e una narrazione privata in un luogo pubblico. L'esito inevitabile e virgola per alcuni, la “distruzione della sfera pubblica e il suo totale riassorbimento nella sfera privata” e l'affermazione di una mitologia cyber pop virgola che esprime una “radicale tendenza verso l'individualizzazione /personalizzazione delle identità e delle loro interrelazioni reciproche, verso l'orgia delle narrazioni autobiografiche e della messa in scena del personale /privato “. Altri, argomentando che dietro l'apparente atomizzazione narcisistica della comunicazione si cela una nuova ricerca di connessione, individuano lo sviluppo di una democrazia dei cittadini individualizzati, posta politica più che apocalittica, le sue dinamiche comunicative “hanno il loro fondamento non tanto nella ragione argomentativa ma piuttosto nell’affermazione individuale di civicness, nella richiesta di riconoscimento di una soggettività politica “. E in questo senso che i media digitali favoriscono un’inedita democrazia dell'espressione. Una terza dimensione comunicativa attiene all' espressione del conflitto virgola e connota i media digitali come strumenti al servizio di un modello di democrazia agonistica o avversaria le. Rimedi digitali sono utilizzati dai pubblici antagonisti per sfidare i discorsi dominanti e per veicolare contro discorsi virgola che nella sfera pubblica virtuale cercano di legittimarsi e di incidere nella definizione dell’agenda. E proprio nell'ottica della democrazia avversaria le che possiamo inquadrare l'utilizzo della rete da parte dei movimenti virgola che hanno trovato nei media digitali straordinari strumenti di ampliamento dei repertori partecipativi e comunicativi, oltre che a supporto della progettualità collettiva. A queste dimensioni se ne affianca una quarta virgola che possiamo definire di controllo e di monitoraggio virgola e che si concretizza nell’utilizzo dei media digitali come strumento di sorveglianza dei detentori del potere virgola di promozione della trasparenza ed e riappropriazione dei cittadini della propria sovranità, a partire dal controllo dell’agenda politica. Lo sviluppo di pratiche di controllo e sorveglianza, a sua volta diventa la base a partire dalla quale ricostruire spazi di azione politica e di partecipazione diretta. In questo modo, si ribaltano le logiche tecno politiche che spesso caratterizzano ambiguamente le dinamiche cooperative sviluppatesi nell’ambito di piattaforme commerciali. Sotto questo aspetto, piattaforme come open-polis configurano un punto di incontro tra politica in rete e politica delle rete e si concretizzano in progetti di politica online pienamente riflessiva. 5. La nascita di un partito non partito. dal blog di Beppe Grillo al Movimento 5 stelle. Il Movimento 5 stelle è paradigmatico di come l'utilizzo dei media digitali abbia trasformato la politica. I media digitali, nella parabola che conduce dal blocco di Grillo all' affermazione del Movimento 5 stelle, sono stati utilizzati molti dimensionalmente, incrociando le diverse dimensioni sopra descritte : strumento di controinformazione e di dibattito pubblico; Spazio di controllo e monitoraggio sulle attività dei politici; piattaforma di connessione in rete di individui accomunati da interessi e principi; strumento di micro mobilitazione e di espressione del conflitto; Luogo di sviluppo dell'intelligenza collettiva. La traiettoria del Movimento 5 stelle permette di analizzare l' ambivalenza dell’utilizzo dei media digitali a fini politici virgola di riflettere sulle dinamiche di e di rimediazione dei flussi comunicativi online, su come l'utilizzo della rete contribuisca a trasformare i repertori di partecipazione e a porre le basi per la nascita di nuove organizzazioni politiche, sulla carta non gerarchiche e fondate sul principio della rete, ma allo stesso tempo sui limiti e le contraddizioni che accompagnano l'ideale della democrazia diretta in rete e virgola in particolare, l'idea che l'utilizzo della rete consenta di bypassare il ruolo delle organizzazioni politiche e di ripensare lo stesso concetto di rappresentanza. Il successo del blog di Grillo nato nel 2007, si può spiegare con l'affermazione del suo autore come un nuovo, potente gate-keeper che, agendo da imprenditore della protesta, promuove efficaci campagne di controinformazione in temi come la finanza globale, le energie rinnovabili, la degenerazione del sistema politico, rivelandosi al contempo capace di intercettare e dare voce al diffuso sentimento antipolitico. Il blog seppur evidenziando una netta a simmetria nei flussi comunicativi, per via della spiccata dimensione verticale e per il ruolo di leader carismatico giocato da Grillo, alimenta una costituente a sfera pubblica online, che riesce al tempo stesso a legarsi a una dimensione offline. Tramite l'utilizzo della piattaforma meet up, i sostenitori di Grillo creano dei gruppi territoriali virgola in cui gli amici di Beppe Grillo possono incontrarsi fisicamente per por muovere nel territorio le campagne nate sul blog e concretizzarle in iniziative concrete. Il 2007 è l'anno del primo di una serie di eventi di piazza il V-day, che si celebrerà l'8 settembre a Bologna e in contemporanea in altre 179 città italiane, per protestare contro la presenza di inquisiti e condannati in Parlamento e per lanciare l'iniziativa Parlamento pulito. L'evento riesce a mobilitare centinaia di migliaia di persone, rappresentando, come il successivo no B-day, un caso emblematico di organizzazione senza organizzazione. Se, tuttavia, mobilitazioni come quelle del popolo viola hanno assunto la forma di movimenti collettivi reticolari e acefali, nel caso del V-day la rete si struttura intorno a un nodo centrale, che mantiene il potere di costruzione dell’agenda e che trova una formidabile propagazione in processi di micro mobilitazione di tipo virale, alla cui base vi è la sovrapposizione e la commistione tra dimensione privata e pubblica, tra elementi di propagazione verticale di contenuti e di condivisione orizzontale degli stessi virgola in cui non sono assenti meccanismi propri del mercato.