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1.

Introduzione

Se si vuole fare un esercizio di immaginazione e si vuole pensare a cosa studierà la nostra prole sui libri di
storia, a proposito di questi ultimi cinquant’anni; si potrebbe riassumere tutto in una parola: “Internet”.
Si sta assistendo ad un flusso continuo di cambiamenti, di nodi interconnessi che definiscono un nuovo
modello sociotecnologico. Tale modello è la risultante di una doppia interazione che consiste nel
cambiamento radicale che internet ha imposto alle vite dei suoi utenti, modificandone le abitudini e la
percezione di sé e della comunità. Allo stesso tempo, i suoi utenti hanno profondamente deciso delle redini di
questo medium infondendone la propria cultura e rendendolo un’estensione dei propri corpi.
Ecco come agisce: il network è un insieme di reti informazionali (alimentate da Internet) estremamente
flessibili e adattabili. A causa delle straordinarie proprietà dei trasmettitori di informazioni, i network
vengono utilizzati come strumenti organizzativi che proliferano rapidamente in tutti i campi dell’economia e
della società.
Per dirlo con le parole di Charles Seife: “ Le speciali proprietà di internet, trasformano l’informazione
digitale nell’agente patogeno più virulento e contagioso che l’umanità abbia mai conosciuto”.
Come ho detto si tratta di diffusione dell’informazione: tipica attività di qualsiasi essere vivente e
sicuramente intrinseca nei geni della nostra specie. Fin dall’alba dell’umanità, questi hanno sempre interagito
costruendo un linguaggio sempre più avanzato per trasmettere informazioni utili all’evoluzione della specie.
Ciò che determina il modo in cui le informazioni circolano in una determinata società sono tre fattori: la
trasmissibilità, la persistenza e l’interconnessione.
Sempre più ci siamo avvicinati al dispositivo che potesse detenere tutte queste caratteristiche. Abbiamo
creato un alfabeto scritto, passando per la stampa, per i mezzi di trasporto sempre più avanzati. La distanza
fisica quindi, ha smesso di essere un ostacolo per l’informazione.
Seguì l’invenzione del telegrafo, via cavo o via etere, la telefonia, la radio, la televisione, la comunicazione
satellitare; e il tutto portò alla velocità della luce e all’informazione digitale via internet. Paragonando
l’informazione digitale ad un virus, dal punto di vista epidemiologico, Il numero R₀ dell’informazione fa di
questa la cosa più contagiosa del pianeta.

2. La cultura di internet

Internet è un network di comunicazione globale, ma il suo utilizzo e la sua realtà in evoluzione sono il
prodotto dell’attività umana in condizioni specifiche e percorsi storici differenti. Essendo quindi una
produzione sociale, è modellata dalla cultura dei suoi produttori.
Manuel Castells distingue in due grandi categorie i suoi utenti: i Produttori/utenti e i consumatori/utenti;
dove i primi sono coloro che provocano un effetto diretto nel sistema e i secondi traggono beneficio dal
servizio offerto senza influire direttamente con lo sviluppo di internet.
La cultura di internet è caratterizzata da una struttura a quattro strati: lo strato tecno-meritocratico, quello
haker, quello comunitario virtuale e, infine, quello imprenditoriale.
Insieme questi strati, sono uniti dall’ideologia della libertà.
Pertanto, lo scopo di internet è quello di creare una comunicazione orizzontale e libera.
La chiave nel suo sviluppo iniziale è il software open source ovvero l’accesso ai suoi codici sorgenti che
permette a chiunque di modificarlo e di creare nuove funzioni, permettendo così la libera circolazione del
sapere tecnologico.
In sostanza, al vertice della costruzione culturale che ha portato alla creazione di internet, c’è la cultura
tecno-meritocratica dell’eccellenza scientifica e tecnologica.
La cultura haker ha articolato la meritocrazia rafforzando i confini interni della comunità dei tecnologi più
esperti, rendendola indipendente dalle autorità costituite e dentro la quale i valori fondamentali sono la

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libertà, la comunicazione orizzontale e la connessione interattiva. Questi principi vengono trasmessi a
comunità online che, piuttosto che coltivare la tecnologia per amore della tecnologia, hanno applicato tutto
alla loro vita sociale.
Alla fine, gli imprenditori di internet hanno scoperto il formidabile potenziale di questo strumento per
impadronirsi del mondo, ovvero produrre denaro. La cultura imprenditoriale del profitto, ha fatto di internet,
la spina dorsale delle vite individuali.
La cultura di internet, è costituita da una fiducia tecnocratica nel progresso del genere umano attraverso la
tecnologia, applicata dalle comunità di haker che prosperano sulla creatività tecnologica aperta e libera,
radicata nelle reti virtuali che si propongono di reinventare la società, materializzata nei meccanismi della
new economy da imprenditori orientati al profitto.

3.Come si modifica la vita dell’uomo

Durante i primi anni duemila, ricercatori accademici, sociologi e i media indagarono il cambiamento che
apportò il nuovo modello di interazione sociale ad alcune comunità statunitensi. Lo scopo era fare luce in
un’atmosfera di scetticismo(come sempre accade con i grandi cambiamenti).
Le paure erano legate alla perdita della socialità legata al territorio, sostituita da quella casuale e senza volto
di profili falsi e dei giochi di ruolo, si temeva l’alienazione dei giovani che spendevano sempre più tempo di
fronte allo schermo vivendo fantasie virtuali.
La studiosa Nancy Baym smentì le dicerie spiegando che gli io online, nella maggior parte dei casi sono
coerenti con gli io offline e che molto spesso internet è un’estensione della vita così com’è, in tutte le sue
dimensioni e le sue modalità.
Questo nuovo strumento ha ridefinito i rapporti sociali all’interno si società sviluppate. Queste ultime hanno
indebolito le interazioni territoriali e rafforzato il criterio di affinità personali. Si può anche affermare però
come secondo M. Castells, non esistano società con un modello uniforme di interazione altrimenti non si
avrebbe un’evoluzione; sorge quindi la necessità di ridefinire il concetto di comunità.
Il vero problema che ne consegue è il consenso: online si possono sempre trovare persone che la pensano
come te, se un certo gruppo di utenti che condividono gli stessi ideali, condividono abbastanza contenuti in
rete, è molto facile che influenzino sempre più persone. Ciò che è davvero pericoloso è che anche l’idea più
estremista e irragionevole avrà sempre qualcuno che la appoggerà e questo può trasformarsi in riscontri fisici
pericolosi.
Manuel Castells individua nella società mediatica il nucleo dell’individualismo: “La tendenza dominante
nell’evoluzione delle relazioni sociali all’interno della nostra società è rappresentata dall’ascesa
dell’individualismo, in tutte le sue manifestazioni”.
Molti studiosi hanno sottolineato l’emergere di un nuovo sistema di relazioni sociali incentrato
sull’individuo. Una delle mine anti uomo è sicuramente l’utilizzo ossessivo dei social media: un grande
magazzino sulle nostre informazioni personali dove da un lato costruiamo la nostra identità e tutte le energie
confluiscono nel nichilismo e nell’egocentrismo, dall’altro, si può facilmente risalire alle nostre idee,
orientamenti, cose che ci piacciono, gruppi ai quali apparteniamo e soprattutto a chi eravamo. Basandosi
sull’idea di essere umano come un’evoluzione incessante che prevede errori ma anche percorsi verso una
maggiore consapevolezza di sé, si può considerare come questa natura entri in conflitto con le pratiche del
web. Internet non perdona. Tutto ciò che siamo e chi eravamo è sempre lì da qualche parte a fluttuare nel
web e niente si può eliminare davvero.

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Se lo scopo per cui internet è stato creato è quella della libertà d’espressione e la comunicazione orizzontale,
siamo sicuri che questo sia ancora possibile in una società capitalista sostanzialmente fondata sui numeri?
Una volta dato per assodato che il nuovo modello di socialità è dato dall’individualismo in rete, si possono
tracciare tutte le patologie che ne derivano.
Nascono fenomeni come il “sockpuppetry “ che consiste nell’utilizzo di una falsa identità allo scopo di trarre
in inganno qualcuno. Charles Seife distingue la creazione di falsi profili in sockpuppet di tipo 1 ovvero la
creazione di un’identità con caratteristiche specifiche di cui il creatore non è in possesso e di tipo 2 ovvero
indifferentemente dal profilo tracciato, questo tipo di falso profilo deve essere diverso dal creatore in modo
da ottenere da esso il consenso desiderato sopprattutto nel contesto delle faide online. Oggi i finti utenti sono
utilizzati anche nelle attività di intelligence e di difesa ma soprattutto in ambito politico.
Il vero problema parte dalla modalità stessa dei promulgatori di informazioni come facebook e tante altre
piattaforme web. Le notizie che circolano in rete non sono sicuramente Informazioni di dati oggettivi ma si
tratta perlopiù di strumenti assimilabili a virus che si insinuano nella nostra mente e che, in qualche modo,
plasmano le nostre idee. Tramite presunte autorità ed evidenti capacità dialittiche, post-notizie e fake news ci
bombardano ogni giorno non permettendoci di discernere il vero dal falso. Finiamo quindi per imbatterci in
informazioni convincenti che ci fanno schierare e scelgono per noi orientamenti politici, teorie scientifiche
ecc.. mostrandoci un mondo virtuale che si spaccia per reale.
In tutto questo ognuno ha un profilo ben definito che permette ai grandi capitalisti di acquistarci tramite i Big
Data per poi rivenderci e il tutto LEGALMENTE perché non solo noi acconsentiamo i trattamenti dei nostri
dati ma non possiamo nemmeno cancellare informazioni che ci riguardano perché non esiste ancora una
legge che prediliga il diritto all’oblio. Inoltre se in Europa si discuta di tale problematica già da un pò, negli
Stati Uniti in pochi ne hanno sentito parlare.

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“Tutto ebbe inizio con la grande interconnessione di internet che permise a ognuno di noi di far sentire a tutti
la propria voce. Forse è questo il cambiamento più importante e radicale portato dall’informazione digitale.
Ogni singola persona collegata alla Rete può raggiungere istantaneamente qualsiasi altra persona. In teoria il
vostro pubblico può essere il mondo intero.”
Questo afferma ancora C. Seife a proposito dell’interconnessione lampo.
Si tratta del concetto di democratizzazione del mezzo, ognuno di noi, a prescindere da chi siamo, possiamo
parlare al mondo intero e abbiamo il diritto di essere ascoltati. Il web ha sicuramente moltissimi lati positivi
perché consente la cosiddetta libertà di parola ma ora la domanda è: Di chi sono le idee che esponiamo nei
post su Twitter o Facebook se non della stessa immensa comunità che ci ha influenzati? E soprattutto
possiamo fare a meno del sistema capitalistico del web? Tra le parole di Castells che descrive il passaggio
dei software di mano in mano partendo dalla tecno-élite per poi finire agli imprenditori della new economy
che hanno reso gli ideali iniziali nient’altro che un motivo di profitto.

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