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Biologia

Dallo studio delle cellula

ASUS
“BL PROGRAMMA SCOLASTICO
Sommario
La cellula..........................................................................................................................................................1
La membrana plasmatica..........................................................................................................................4
La riproduzione cellulare..........................................................................................................................9

La cellula
Cos’è la cellula
La cellula è il mattone della materia vivente, talmente importante che i biologi la definiscono il mattone dell
amateria vivente.

In natura esistono due tipi di cellule: la cellula eucariotica e quella procariotica.

La cellula procariotica
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La cellula eucariotica
La cellula eucariotica

Comprende vegetali e animali, esseri simili ma non uguali. Tra le differenze più importanti infatti troviamo:

• Parete cellulare, cloroplasti e lisosomi presenti nella cellula vegetale;

• Ciglia e flagelli, utili al movimento nelle cellule animali.

Le analogie invece comprendono:

• DNA racchiuso nel nucleo;

• Membrana plasmatica, ossia una struttura liquida e sottile;

• Ribosomi;

• Mitocondri;

• Reticolo endoplasmatico;

• Citoplasma;

• Citoscheletro;

• Apparato di Golgi

Le cellule eucariotiche presentano forme e dimensioni diverse, l’unica costante è l’organizzazione interna, divisa
in due settori: il citoplasma e il nucleo.

Il primo è l’ambiente più organizzato dell’intero apparato cellulare. Si trova nella membrana plasmatica e
contiene:

• Il citosol, un liquido gelatinoso formato da acque e sostanze varie;

• Gli organuli cellulari, protetti da membrane semplici o doppie;

• Le strutture proteiche, quali ribosomi e citoscheletro.

I primi possono essere paragonati a minuscole fabbriche dove l’informazione immagazzinata nel DNA è tradotta e
utilizzata per sintetizzare le proteine necessarie alla cellula. Nelle cellule eucariotiche sono localizzati nel
citoplasma, sul reticolo endoplasmatico ruvido e all’interno di mitocondri e cloroplasti.

Il citoscheletro è un reticolo di proteine fibrose che sostiene e dà una forma alla cellula, ne
permette il movimento e consente il trasporto di materiali al suo interno. È costituito da tre tipi di fibre
proteiche: microfilamenti, filamenti intermedi e i microtubuli. Vediamoli.

• I microfilamenti sono costituiti da due catene di molecole della proteina actina avvolte a elica. Per mezzo
dei microfilamenti la cellula può cambiare forma e muoversi, aggiungendo molecole di actina a una estremità del
filamento e togliendole dall'estremità opposta. Le amebe (organismi unicellulari che vivono negli stagni) e i nostri
globuli bianchi si muovono in questo modo.

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• I filamenti intermedi, assomigliano a una corda intrecciata e sono costituiti da proteine fibrose poco
flessibili come la cheratina. Formano una specie di "telaio" all'interno del citoplasma, grazie al quale rinforzano la
struttura delle cellule sottoposte a tensioni (come quelle della Pelle) ed “ancorano" alcuni organuli alla membrana
plasmatica; altri invece, tengono unite tra loro le cellule limitrofe (vicine).

• I microtubuli, dei tubicini cavi che si allungano e accorciano rapidamente grazie all’assemblaggio di
molecole di tubulina, una proteina globulare costituita da due sub-unità, la tubulina A e la tubulina B. Formano
una intelaiatura interna che rende più robusta la cellula e permette lo spostamento di vescicole ed altri organuli.
Costituiscono inoltre lo "scheletro" di ciglia, più numerosi rispetto ai flagelli, appendici che consentono alla
cellula di muoversi più velocemente.

Negli organismi unicellulari le ciglia e i flagelli hanno la funzione di far muovere la cellula nell'ambiente
acquatico. Nei mammiferi e nell'uomo le ciglia sono presenti nelle cellule dell’apparato respiratorio, con la
funzione di far risalire il muco verso la gola, mentre i flagelli sono la "coda” degli spermatozoi, che per questo
sono mobili.

Andiamo ad analizzare il nucleo.

Da un punto di vista strutturale il nucleo è un involucro approssimativamente sferico, avvolto dalla membrana
nucleare, una doppia membrana composta da due membrane “semplici” separate da una sottile intercapedine. Il
nucleo contiene il DNA che, unito a particolari proteine, crea la cromatina, una massa filamentosa che appare al
microscopio simile a un terreno appena arato ("a zolle"); al momento della divisione cellulare, la cromatina si
srotola sino a dar vita al cromosoma.

Per dirigere le attività cellulari il DNA si avvale di un "messaggero”, l’RNA, che attraversa i pori della membrana
nucleare e si reca nel citoplasma, dove presiede alla sintesi delle proteine. All'interno del nucleo vi è il nucleolo,
visibile al microscopio come una zona più scura; produce le sub-unità ribosomiali, costituite da RNA e proteine.
A un certo punto, queste unità fuoriescono, arrivano nel citoplasma dove si trasformano in ribosomi, fondamentale
per la sintesi proteica.

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La membrana plasmatica
(o cellulare) è un involucro sottilissimo caratterizzato da un doppio strato fosfolipidico. Il fosfolipide è una
molecola, dotata di una testa polare (o idrofila, cioè solubile in ambiente acquoso) e due code apolari (o idrofobe,
che cioè respingono l’acqua). Quando infatti i fosfolipidi vengono a contatto con l’acqua, si organizzano
formando un doppio strato dove le teste saranno disposte in posizione periferica e andranno a interagire con
l’ambiente acquoso, mentre le code si attrarranno le une verso le altre, delimitando una zona tutta loro.

La struttura a doppio strato fosfolipidico (con un lato citoplasmatico più interno, e un lato extracellulare, più
esterno), è caratterizzato da una certa fluidità: i fosfolipidi non sono particolarmente rigidi ma possono muoversi
leggermente, anche se non possono fuoriuscire dalla membrana. La fluidità di membrana è dovuta anche alla
presenza di molecole di colesterolo, un lipide che regola la flessibilità di membrana, cioè fa sì che la membrana
non assuma una conformazione molto rigida, ma allo stesso tempo non aumenti la possibilità tale da farla
collassare.

Il ruolo della membrana è regolare il passaggio di materiali in entrata e in uscita dalla cellula e consentire la
comunicazione con altre. Quest’ultima funzione è favorita dalla presenza di una serie di proteine di membrana
che, pur essendo “incastrate” in essa come le tessere di un mosaico, non sono trattenute rigidamente e possono
spostarsi lateralmente. Per questo si può dire che la struttura complessiva della membrana è un mosaico fluido, in
cui le proteine si comportano come iceberg che galleggiano in un mare di fosfolipidi.

Le proteine di membrana
Tutte le proteine contenute in membrana hanno specifiche funzionalità:

• Proteine integrali, hanno una funzione di trasporto. Esse penetrano nella membrana da un lato all’altro
grazie alle caratteristiche chimico fisiche di queste proteine le quali vogliono che siano dotati di amminoacidi
(strutture basiche) che interagiscono bene con la struttura interna, e di amminoacidi polari che interagiscono bene
con le teste. Le proteine integrali sono inoltre dotate sia di regioni idrofobiche per legarsi alle code dei fosfolipidi
circostanti, sia di regioni idrofile che sporgono ai due lati della membrana verso l'ambiente acquoso interno ed
esterno. A queste proteine spesso sono associati delle oligosaccaridi che sporgono dalla membrana: si formano
così delle glicoproteine che funzionano sia come marcatori cellulari (in grado di riconoscere cellule analoghe a cui
aderire), sia come recettori cellulari, capaci di riconoscere molecole che permettono la comunicazione tra cellule.
Altri oligosaccaridi superficiali si uniscono invece ad acidi grassi immersi nel doppio strato fosfolipidico,
formando dei glicolipidi con funzioni analoghe alle glicoproteine.

• PROTEINE PERIFERICHE, hanno una funzione strutturale perché costituiscono dei punti di ancoraggio
per le altre cellule. Possono avere funzione enzimatica se si trovano al lato citoplasmatico perché favoriscono le
reazioni chimiche all'interno della cellula. Questo tipo di proteine si trova sullo strato extracellulare della
membrana e non può attraversarla da un lato all’altro. La struttura che ne deriva è di tipo fluido perché tutte le
biomolecole convolte non sono fisse ma consentono dei piccoli movimenti. Esse sono completamente idrofile e
rimangono sulla superficie della membrana, dove si legano alle teste fosfolipidiche, sia sul versante interno sia su
quello esterno della membrana.

• PROTEINE RECETTORIALI, ha la funzione di legare le molecole presenti nell'ambiente esterno e


regolare le funzioni della cellula.

• PROTEINE DI RICONOSCIMENTO, conferiscono una sorta di impronta digitale della cellula: le


permettono dunque di essere riconosciuta dalle compagne.

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• PROTEINE DI TRASPORTO: forniscono un canale che consente alle molecole di attraversare la
membrana.

• PROTEINE ENZIMATICHE, velocizza le reazioni tra ambiente interno ed esterno della membrana. Sono
delle strutture di natura proteica e sono dotati un particolare sito di legame a cui si lega solo un determinato
substrato. Un esempio di enzima sono le lattasi, ovvero degli enzimi coinvolti nella digestione del lattosio
(disaccaride), che a loro volta hanno il compito di scindere il lattosio nei due zuccheri.

Il trasporto di membrana
La membrana plasmatica è selettivamente permeabile: ciò significa che solo alcune sostanze possono
attraversarla. La selezione avviene in base a caratteristiche chimiche (per esempio polarità o carica), alle
dimensioni e alla forma tridimensionale delle particelle. Il passaggio di molecole o ioni può avvenire mediante
due meccanismi, chiamati rispettivamente trasporto attivo e trasporto passivo. Prima di analizzarle, precisiamo
che l’unica è il dispendio di energia.

Il trasporto passivo di membrana avviene secondo gradiente di concentrazione e senza consumo di energia da
parte della cellula. Esistono tre tipi di trasporto passivo: la diffusione semplice, la diffusione facilitata e l'osmosi.

La diffusione semplice, diffonde, attraverso il doppio strato fosfolipidico, piccole molecole apolari o piccole
molecole polari ma prive di carica, tipo l’acqua che, a causa delle loro dimensioni e caratteristiche chimiche,
riescono a inserirsi nei piccoli spazi esistenti tra i fosfolipidi, attraversando completamente la membrana cellulare.
I gas respiratori, per esempio, diffondono si attraverso la membrana, secondo gradiente di concentrazione,
dall’ambiente extracellulare verso quello intracellulare, e viceversa. Questa caratteristica della membrana però,
rende particolarmente pericolose alcune piccole molecole apolari come il benzene, un inquinante presente in
atmosfera, cui molecola, una volta nel nostro corpo, può attraversare liberamente la membrana ed entrare nella
cellula, per poi nuocere alla nostra salute.

La diffusione facilitata è un trasporto passivo che riguarda ioni e molecole polari, che
a causa della loro carica, o della loro dimensione, non riescono in nessun modo ad
attraversare la membrana cellulare. Questo tipo di trasporto avviene tramite speciali
proteine trans-membrana che prendono il nome di proteine canale; esse rappresentano
una sorta di tunnel attraverso cui queste molecole possono entrare o uscire dalla
cellula. Il processo avviene grazie alla molecola che si lega ad una particolare proteina
canale, la quale, cambiando conformazione, riesce a spingere la molecola all’interno
della cellula secondo gradiente di concentrazione.

L’osmosi è la diffusione dell’acqua attraverso una membrana semipermeabile, cioè una


membrana che lascia passare nei due sensi l’acqua, ma non i soluti in essa disciolti. Se
due soluzione a diversa concentrazione di soluto sono separate da una membrana
semipermeabile, l’acqua fluisce spontaneamente verso la soluzione con più soluto,
perché in essa la concentrazione dell’acqua è minore: la concentrazione relativa di
soluti determina quindi la direzione del movimento delle molecole d’acqua. Quando si
parla di osmosi, la concentrazione di soluto di una soluzione è detta tonicità. Quando la
tonicità è contenuta in entrambe le soluzioni nello stesso modo, queste ultime sono
dette isotoniche; se invece ciò non accade, la soluzione con più tonicità è detta
ipertonica, quella con meno tonicità, è invece detta ipotonica. Con l’osmosi, l’acqua
passa sempre dalla soluzione ipotonica a quella ipertonica: lo stesso principio è valido
per le cellule in quanto la membrana plasmatica, essendo permeabile, permette
l’attraversamento dell’acqua con maggiore facilità rispetto ad altre numerose sostanze
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in essa disciolte. La “forza” con cui la soluzione ipertonica “risucchia” l’acqua da quella ipotonica è detta
pressione osmotica. Se la membrana cellulare (o la parete, nelle cellule vegetali) è abbastanza robusta, il passaggio
dell’acqua prosegui fino a che la membrana o la parete oppongono una resistenza a gonfiarsi, tale da
controbilanciare la pressione osmotica. Se, invece, la membrana è tale da controbilanciare la pressione osmotica.
Se, invece, la membrana è fragile finirò per rompersi e la cellula morirà. Per questo motivo, gli organismi marini
unicellulare possiedono un citoplasma isotonico con l’acqua di mare e le nostre cellule sono in equilibrio osmotico
con il liquido extracellulare in cui sono immerse.

L’osmosi inoltre, condiziona in modo significativo il volume delle cellule animali, dunque:

• Se l’ambiente extracellulare è ipotonico, l’acqua fluisce verso l’interno, la cellula si gonfia e talvolta la
membrana potrebbe scoppiare per la pressione;

• Se l’ambiente esterno è ipertonico, l’acqua si muove verso l’esterno della cellula, con conseguente
riduzione del volume;

• Se l’ambiente è isotonico, il volume cellulare resta costante.

Il trasporto attivo richiede energia e serve a consentire il passaggio di membrana da zone a bassa concentrazione a
zone ad alta concentrazione. Ad aiutare in questo processo ci pensano delle specifiche proteine, le forme
protoniche immerse in membrana che funzionano come una porta girevole: trasportano la sostanza dall’ambiente
extracellulare e la riportano nell’ambiente intra-cellulare.

Esistono tre diverse modalità di trasporto attivo:

• uniporto, in cui la proteina trasporta una sola sostanza in un’unica direzione;

• sinporto, in cui la proteina trasporta due sostanze nella stessa direzione;

• antiporto, in cui la proteina trasportatrice trasferisce due sostanze in direzione opposta,


contemporaneamente o in fasi successive.

Trasporto di macromolecole
Può capitare che alcune cellule debbano inglobare o espellere particelle troppo grandi per attraversare la
membrana: in questi casi la cellula può adottare il trasporto mediato da vescicole, strategia che richiede energia e
che si basa sulla formazione di vescicole o vacuoli. Se il materiale è “in uscita” si parla di esocitosi, altrimenti
endocitosi.

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 Esocitosi: la vescicola permette la vescicola permette alla molecola di riversarsi dall'ambiente
intracellulare a quello extracellulare. Qui la molecola, una volta fuori dall’ambiente cellulare, viene
inglobata da una vescicola di trasporto la quale si fonde con la membrana plasmatica (che riveste la
vescicala stessa) e rilascia il suo contenuto nell'ambiente extracellulare;

 Endocitosi: materiali di ogni tipo vengono introdotti nella cellula. In questo processo, la membrana
cellulare si introflette formando il vacuolo alimentale (una vescicola), che poi si stacca e si dirige
verso l'interno del citoplasma. In base allo stato delle molecole trasportate, può essere di due tipi:
 la fagocitosi è il processo attraverso cui la cellula ingloba masse solide o piccoli organismi per
difendersi o per nutrirsi. Nel corpo umano, per esempio, i fagociti (un tipo di globuli bianchi)
inglobano batteri pericolosi per la nostra salute.
 La pinocitosi è il meccanismo con cui la cellula assume liquidi ed è il sistema adottato dalle cellule
che rivestono i capillari sanguigni per assorbire liquidi dal sangue.

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Le vescicole di trasporto coinvolte nell'esocitosi e nell'endocitosi fanno anche da tramite tra la membrana
plasmatica e il sistema delle membrane interne, di cui fanno parte il reticolo endoplasmatico ruvido e liscio, e
l'apparato di Golgi. Come una piccola fabbrica, i diversi compartimenti di questo sistema funzionano in modo
coordinato per sintetizzare, modificare, impacchettare e smistare le molecole all'interno o all'esterno della cellula.
Andiamoli ad analizzare.

Il reticolo endoplasmatico (cui sigla è RE), è un insieme molto esteso di membrane ripiegate su sé stesse, in
collegamento con la membrana cellulare e con quella nucleare, di cui è la continuazione. Dalle osservazioni fatte
col microscopio elettronico, si sono potuti distinguere due tipi di reticolo endoplasmatico: il ruvido e il liscio.

 Il reticolo endoplasmatico ruvido (o RER) circonda nucleo ed è costituito da una serie di cisterne
appiattite, che lo fanno assomigliare a una pila di frittelle. È definito ruvido perché la sua superficie è
punteggiata da ribosomi che sintetizzano le proteine destinate a uscire dalla cellula. La funzione
principale del RER è quella di immagazzinare e modificare tali proteine per poi trasferirle, con vescicole
di trasporto, all'apparato di Golgi.

 Il reticolo endoplasmatico liscio (o REL) può essere considerato un’estensione dell’RER; è un sistema
di membrane costituito da una serie di tubi collegati tra loro, e al reticolo ruvido. In esso si svolgono
quattro processi fondamentali:

 La sintesi di diversi tipi di lipidi, in particolare fosfolipidi e steroidi;

 L’idrolisi del glicogeno nelle cellule animali;

 La demolizione di sostanze tossiche per l’organismo;

 L’immagazzinamento di ioni calcio essenziali nelle cellule muscolari.

L’apparato di Golgi prende il nome da Camillo Golgi, lo scienziato italiano che lo scopri nel 1898. Al
microscopio appare come una serie di sacchi (le cisterne) appiattiti, impilati uno sull'altro a formare pile, dette
dittiosomi, e circondate da un gran numero di piccole vesciche. A differenza di quanto accade nel RE, le cisterne
non sono in diretto contatto tra loro, ma in comunicazione indiretta per mezzo delle vescicole.

Le vescicole di trasporto provenienti dal RER e dal REL si fondono con la membrana della cisterna del Golgi e
rilasciano il loro contenuto all'interno. Qui le molecole (lipidi e proteine) sono rielaborate e assumono la loro
struttura definitiva. Quelle che saranno trasportate ad altre parti dell'organismo vengono anche marcate per
segnalare la destinazione (un po’ come quando aggiungiamo l'indirizzo postale a una busta da spedire). Al
termine del processo, le biomolecole sono racchiuse in vescicole che si distaccano dall'apparato di Golgi per
raggiungere la destinazione finale: se i materiali che con tengono devono essere espulsi, le vescicole di trasporto si
fondano con la membrana plasmatica e rilasciano il proprio contenuto all'esterno per esocitosi; in alterativa, le
sostanze elaborate dall'apparato di Golgi diventano parte della membrana stessa o permangono all'interno di
vescicole nel citoplasma.

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La riproduzione cellulare
La capacità di riprodursi è una caratteristica fondamentale delle cellule e si realizza con la divisione cellulare,
processo tramite il quale una cellula madre dà origine a due cellule figlie identiche a lei. Ma come fanno le cellule
a creare "copie di sé stesse" producendo cellule figlie con le loro stesse caratteristiche? Questo avviene perché la
cellula madre trasmette alle cellule figlie il proprio patrimonio genetico (o genoma), ossia il "progetto" grazie al
quale ogni cellula è in grado di crescere e di funzionare in un determinato modo. Il patrimonio genetico di una
cellula è contenuto in specifici segmenti del suo DNA, i geni. Nei procarioti è presente una singola molecola di
DNA nel citoplasma. Nelle cellule eucariotiche, più evolute, vi sono invece più molecole di DNA, spesso molto
lunghe. Il segreto per contenere queste macromolecole in un nucleo piccolissimo è lo straordinario sistema di
"avvolgimento" del DNA intorno a proteine specifiche (gli istoni) a formare strutture globose compatte, i
nucleosomi. Al microscopio ottico il tutto appare come un groviglio filamentoso (cromatina), tranne quando la
cellula sta per dividersi; in questo caso si ha un ulteriore "impacchettamento'" del DNA e si creano corpiccioli a
bastoncino: i cromosomi. Ogni cromosoma e costituito da due "bastoncini" identici detti cromatidi, che
contengono ciascuno una molecola di DNA, e che sono collegati fra loro in un punto chiamato centromero. Tutte
le cellule del corpo di un organismo, ossia le sue cellule somatiche, contengono gli stessi cromosomi: hanno cioè
il medesimo corredo cromosomico.

Nei procarioti e negli eucarioti la divisione cellulare ha finalità molto diverse. I primi la utilizzano per riprodursi,
poiché la divisione della cellula equivale alla divisione dell'intero organismo; i secondi la utilizzano per crescere e
rinnovare i tessuti, ma non per riprodursi (fatta eccezione per gli eucarioti unicellulari e i pluricellulari più
semplici). In ogni caso, la divisione cellulare si può riassumere in una sequenza di quattro eventi:

 un segnale riproduttivo proveniente dall'ambiente esterno o interno alla cellula dà inizio alla divisione
cellulare;

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 il DNA viene duplicato in modo da poter essere poi suddiviso nelle due cellule figlie senza nessuna
perdita di informazione genetica: le cellule figlie riceveranno l'intero patrimonio genetico della cellula
madre, il DNA duplicato viene distribuito equamente in ognuna delle due cellule figlie (il processo è
detto segregazione);

 il citoplasma della cellula madre viene anch'esso suddiviso nelle due cellule figlie, che alla fine si
separano per mezzo del processo di citodieresi.

La riproduzione nelle cellule eucariotiche è chiamata scissione binaria in quanto il DNA si divide in due
filamenti. Qui la membrana plasmatica presenta un’iniziale strozzatura che piano piano si allenta, fino a
determinare la separazione delle cellule figlie. Ogni cellula figlia sarà dotata di un cromosoma batterico uguale a
quello della cellula madre. La scissione binaria è un ciclo altamente controllato e che avviene in condizione
ambientali ottimali, quali temperatura, ph favorevole (preferibilmente acido) e substrati. Se e quando una di queste
condizioni viene a mancare, anche la scissione binaria si arresta: fattore positivo se si pensa che non ci sarà più
crescita batterica e quindi il rischio di infezioni per l’organismo sarà minore. La scissione binaria è una forma di
riproduzione asemata poiché ogni cellula batterica eredita il patrimonio genetico da un solo genitore, cioè dalla
cellula madre. Le cellule figlie quindi sono geneticamente identiche alla cellula madre. Un insieme di batteri
geneticamente identici, generati in sequenza per scissioni successive a partire da una sola cellula madre,
costituisce un clone batterico.

In alcuni procarioti, come nel batterio Escherichia coli che vive nel nostro intestino, la scissione binaria può
avvenire in appena 20 minuti. Da una sola cellula quindi si possono ottenere, in sole 12 ore, diversi miliardi di
batteri. Il tempo necessario alla divisione dipende dalle condizioni ambientali: se le condizioni sono sfavorevoli, il
batterio può impiegare anche 12 ore per riprodursi.

Negli organismi pluricellulari, l'insieme degli eventi compresi tra la nascita della cellula e la sua divisione in due
cellule figlie prende il nome di ciclo cellulare. Si parla di ciclo perché si tratta di una sequenza di eventi che si
ripete regolarmente: ogni cellula figlia diventa a sua volta una cellula madre nel ciclo cellulare successivo. Anche
se il ciclo cellulare si svolge con modalità e tempi diversi da cellula a cellula, lo schema di base è sempre uguale e
comprende due stadi: l'interfase e la fase mitotica (figura 3)

L'interfase è il tempo che intercorre tra una divisione e l'altra ed è suddivisa in tre fasi che hanno durata diversa a
seconda del tipo di cellula. Durante la fase G1 (dall'ingle se gap che vuol dire interruziones) la cellula si accresce,
sintetizza molecole e svolge tutte le sue funzioni. Le cellule trascorrono la maggior parte della loro vita in questa
fase, soprattutto quelle che si dividono di rado come le cellule nervose e le cellule cardiache. Quando giunge il
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momento di dividersi, la cellula entra nella fase S (sintesi del DNA). In questa fase avviene la replicazione del
DNA e la cellula continua ad accrescersi, Infine, durante la fase G2, la cellula sintetizza le strutture cellulari
necessarie alla divisione.

La fase mitotica è lo stadio del ciclo cellulare in cui la cellula si divide e comprende due momenti principali: la
mitosi e la citodieresi. Nella mitosi la membrana nucleare scompare e il DNA migra ai due poli della cellula, dove
si formano due nuovi nuclei. Infine, durante la citodieresi, il citoplasma si divide in due e si formano due cellule
figlie, ognuna delle quali è avvolta dalla propria membrana e pos siede una copia completa del DNA della cellula
madre.

In ogni momento, nel tuo corpo, milioni di cellule si stanno dividendo: la mitosi, però, non avviene per caso, ma
solo al momento giusto e nei tessuti opportuni. Le cellule della pelle, per esempio, si dividono molto più spesso
delle cellule dell'osso. Esiste infatti un meccanismo di controllo del ciclo cellulare dovuto a segnali interni che
regolano il passaggio da una fase all'altra del ciclo.

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