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— — — — — — — — — — NUCLEO E CROMOSOMI — — — — — — — — — —

Il Nucleo interfasico
Nucleo contiene il materiale genetico e i componenti molecolari necessari al funzionamento cellulare.
Al suo interno si possono riconoscere del materiale ben colorabile con i coloranti basici (es.
ematossilina) che viene detto cromatina e uno o più corpiciattoli, anch'essi colorabili con ematossilina,
detti nucleoli. La struttura del nucleo viene mantenuta ordinata dalla presenza di un nucleo-scheletro
immerso in un ambiente apparentemente privo di struttura, il nucleoplasma o succo nucleare, ed è
separato dal citoplasma da un involucro nucleare. La forma del nucleo tende ad essere simile a quella
della cellula in cui è contenuta, anche se esistono forme irregolari, come nei granulociti. Solitamente
localizzato al centro della cellula, è spostato verso il polo basale nelle cellule secernenti, mentre negli
adipociti si trova a ridosso della membrana plasmatica. Nel nucleo si trovano le molecole di DNA che
contengono le informazioni necessarie alla sintesi dei vari RNA e quindi delle proteine (ad eccezione
delle poche codificate dal DNA mitocondriale). Il primo processo è definito trascrizione ed avviene
esclusivamente all'interno del nucleo, mentre la sintesi delle proteine, cioè la traduzione
dell'informazione contenuta nel DNA, avviene, nel citoplasma. Il nucleo è coinvolto nella divisione
cellulare in modo tale da garantire o alle cellule figlie lo stesso patrimonio genetico delle cellula madre
(cellule somatiche) o il suo corretto dimezzamento (cellule gametiche). Se una cellula resta priva di
nucleo sopravvive finché si mantengono gli RNA e le proteine che contiene al momento in cui ha perso
il nucleo, ma non è in grado di sostituirle via via che si degradano e, inoltre, non è in grado di dare
origine a nuove cellule. Il nucleo può quindi mancare nelle cellule altamente specializzate in grado di
sopravvivere per un periodo di tempo limitato, prive ormai della capacità di dividersi (ad es.: gli
eritrociti dei Mammiferi; i cheratinociti dello strato corneo dell'epidermide). Per contro, sono note
cellule binucleate, come gli epatociti e le cellule dello strato più superficiale dell'epitelio di transizione.
Alcuni tipi cellulari sono dotate di un numero ancora maggiore di nuclei ed, in questo caso, si parla di
sincizi o di plasmodi, a seconda del meccanismo che ha portato alla plurinuclearità. Un sincizio risulta
della fusione di più cellule che mettono in comune il loro citoplasma, mantenendo l'individualità di tutti
i loro nuclei; ne è un esempio la fibra muscolare del tessuto striato scheletrico. Un plasmodio deriva da
una cellula capostipite nella quale si sono verificate ripetute divisioni nucleari cui non ha fatto seguito la
relativa citodieresi; ne sono un esempio i megacariociti, che nel midollo osseo sono deputati alla
produzione delle piastrine.

Involucro nucleare circonda il nucleo, è costituito da due membrane affrontate costituite per il 70% da
proteine e per il 23% da lipidi, in prevalenza fosfolipidi, separate da uno spazio perinucleare, cisterna
perinucleare, in continuità con il reticolo endoplasmatico rugoso (RER). La membrana interna
dell'involucro nucleare, sul versante nucleoplasmatico è rivestita da un reticolo di filamenti intermedi, la
lamina nucleare. I due foglietti dell'involucro nucleare sono interrotti a livello di particolari strutture
dinamiche, i pori nucleari, finalizzati all'attività di trasporto di molecole specifiche tra nucleo e
citoplasma. Il loro numero può variare in base sia ai diversi citotipi sia all'attività delle cellule stesse:
cellule quiescenti per lungo tempo ne sono quasi totalmente prive.
Poro nucleare. Il poro nucleare è una struttura a simmetria ottagonale definito annulus o complesso del
poro. Esso è caratterizzato da otto strutture proteiche, costituite da oltre 100 differenti proteine dette
nucleoporine, che circondano un canale centrale. Attraverso i pori nucleari diffondono liberamente
molecole idrofile con velocità inversamente proporzionale alla loro massa. Grazie ad interazioni con
specifiche proteine di trasporto (importine ed esportine), anche grosse macromolecole o grosse strutture
sopramolecolari (ad es. le subunità ribosomiali), dotate di sequenze segnale specifiche, possono
attraversare nelle due direzioni i pori. L'energia necessaria al trasporto bidirezionale viene fornita
dall'idrolisi di GIP.

Lamina nucleare è una struttura fibrosa densa di natura proteica che forma una rete spessa. Questa
rappresenta un supporto nucleoscheletrico capace di mediare l'interazione tra il versante interno
dell'involucro stesso e la cromatina. In corrispondenza dei pori nucleari la continuità della lamina è
interrotta, così come quella della cromatina (spazi intercromatinica) in modo da non ostacolare il
traffico tra l'interno del nucleo ed il citoplasma. La lamina nucleare è costituita da filamenti intermedi
formati da proteine, le lamine A, B e C. Le lamine nucleari vengono rapidamente mobilizzate nel corso
di fenomeni di riorganizzazione nucleare, quali mitosi e apoptosi. Nel caso dell'apoptosi o morte
cellulare programmata, diminuiscono le dimensioni del nucleo (picnosi) ed aumenta la sua basofilia, a
causa della condensazione irreversibile della cromatina. Queste modificazioni del nucleo, che preludono
alla sua frammentazione in porzioni delimitate dall'involucro nucleare, sono accompagnate da
depolimerizzazione della lamina nucleare, operata da una famiglia di enzimi, le caspasi, con attività
proteolitica nei confronti delle lamine stesse.

Cromatina e cromosomi

Il quantitativo di materiale genetico contenuto nei nuclei degli organismi eucarioti è caratteristico per
ogni specie. Le singole molecole di DNA non sono linearmente disposte nel contesto nucleare, bensì
sono sottoposte ad una serie di avvolgimenti ad opera di proteine che le impacchettano saldamente,
conferendo loro un differente aspetto, secondo la fase del ciclo cellulare. La compattazione è necessaria
per rendere possibile il contenimento all'interno del nucleo dell'insieme delle molecole di DNA (46
nell'uomo), che, disposte linearmente, supererebbero 1,8 m di lunghezza. Il primo livello di
avvolgimento vede il filamento a doppia elica complessato ad un nucleo proteico costituito da un
ottamero di proteine basiche, gli istoni nucleosomici (H2A,H2B,H3,H4). La presenza di un ulteriore istone,
H1, determina una struttura di ordine superiore rispetto alla fibra nucleosomica. La struttura primaria
della cromatina di una data regione cromosomica consiste quindi di una serie di nucleosomi spaziati
linearmente legati a specifiche proteine strutturali e/o funzionali (istoni, proteine architetturali, fattori di
trascrizione, polimerasi) e, per raggiungere il livello di compattazione cromosomica, le fibre cromatiniche
attraversano una serie di gerarchiche transizioni strutturali, che formano complessi secondari di
cromatina localmente condensati, fino alle strutture terziarie globalmente condensate.

Cromatina interfasica: presente nell'interfase (fase GI, Se G2 del ciclo cellulare), quando la cellula esprime
attivamente i suoi geni, duplica il DNA e sintetizza proteine, i cromatidi sono despiralizzati, sotto forma
di lunghi filamenti aggrovigliati più o meno lassamente. Non è più possibile distinguerli singolarmente
al microscopio ottico se non tramite la reazione di Feulgen, una colorazione istochimica che li mostra
in forma di piccoli ammassi oppure di sottili filamenti che nell'insieme costituiscono appunto la
cromatina. All'interno del nucleo la cromatina non è distribuita in modo casuale ma in compartimenti
specifici territori detti domain nucleari. Possono distinguersi due diversi tipi di
cromatina:
∎ eterocromatina, organizzata in grossi granuli o zolle più intensamente
colorate e che rimane condensata durante l'intero ciclo cellulare
∎ eucromatina, che in interfase appare meno densa, formata da filamenti
sottili, sparsi e poco colorabili ed è contenuta fra le zolle di
eterocromatina. Ai differenti stati di aggregazione della cromatina
corrispondono differenti attività di espressione genica. Infatti, i geni,
eventualmente compresi nelle zone di eterocromatina, inaccessibili agli
enzimi della trascrizione, restano silenti,

al contrario di quelli presenti nelle zone di eucromatina, che vengono espressi.


— L'eterocromatina è distinta in: facoltativa e costitutiva.
⁕ L'eterocromatina facoltativa corrisponde a porzioni specifiche che possono trascrivere, o rimanere
condensate, in modo selettivo a seconda dei diversi tessuti o anche dei differenti stadi di sviluppo nello
stesso tessuto o tipo cellulare.
⁕ L'eterocromatina costitutiva, invece, è presente in tutte le fasi del ciclo cellulare e in tutti gli stadi
dello sviluppo, su regioni corrispondenti di entrambi i cromosomi omologhi, generalmente a livello dei
centromeri, dei telomeri e in vicinanza delle regioni organizzatrici del nucleolo. Anche nel nucleo
interfasico si localizza in tipiche posizioni: sotto alla lamina nucleare fibrosa, interrompendosi, come la
lamina nucleare, in corrispondenza dei pori, oppure vicina al nucleolo e nei cromocentri, costituiti da
zolle di grandezza variabile immerse nel nucleoplasma. Si ritiene che rappresenti un tipo di cromatina
fondamentalmente strutturale, ma, attualmente, il suo significato biologico non è ancora del tutto
chiarito.

Oltre agli istoni la cromatina contiene altre proteine quali enzimi per la sintesi di DNA (duplicazione) e
quella di RNA (trascrizione), e fattori trascrizionali che regolano quali tratti di DNA sono impegnati
nella sintesi di RNA e quali no. La trascrizione consiste nel processo di sintesi di RNA a partire da un
solo filamento di DNA eucromatinico. Avviene ad opera di enzimi detti RNA polimerasi in grado di
catalizzare l'assemblaggio dei nucleotidi, che nelle cellule eucariote sono 3:
→ RNA polimerasi I determina la sintesi di RNA ribosomiali (rRNA)
→ RNA polimerasi II è responsabile della sintesi di RNA messaggero (mRNA)
→ RNA polimerasi III sintetizza RNA transfer (tRNA) e l'rRNA 5S.
Durante tale processo si generano inoltre una serie di piccoli RNA nucleari:
– (snRNA) che si associano a specifiche proteine regolando la stabilità e la trascrizione degli mRNA;
– micro-RNA (miRNA), che controllano la stabilità e la traduzione degli mRNA in generale;
– small endogenous interfering RNA (endo-siRNA) che promuovono la degradazione degli RNA trascritti da geni
ripetitivi;
– gli small exogenous interfering RNA (exo-siRNA) che sono indotti dalla presenza nella cellula di alcuni virus e
di DNA a doppia catena iniettato sperimentalmente ed hanno anche un'azione antivirale;
– Piwi-interacting RNA (piRNA), così detti dal sottogruppo di proteine con cui si associano per svolgere la loro
funzione, che sono in parte coinvolti nella idrolisi di RNA, o nella inattivazione dei trasposoni, o in funzioni
ancora da definire.

I trasposoni sono sequenze di DNA che possono cambiare la posizione all'interno del genoma, talvolta
così generando o correggendo mutazioni o alterando le dimensioni del genoma. Nella specie umana
formano circa metà del genoma. Anche i retrovirus possono essere considerati dei trasposoni.

Cromosomi mitotici: molecole di DNA che si rendono visibili durante la mitosi, sotto forma di strutture
bastoncellari altamente condensate.
Un cromosoma opera come unità strutturale distinta: ciascun cromosoma deve essere in grado di
replicarsi e le copie così replicate devono potersi separare e dividere correttamente nelle cellule figlie. Il
compattamento della cromatina nei cromosomi protegge le molecole del DNA dalla loro
frammentazione nel momento in cui migrano ai poli opposti del fuso mitotico e permette l'appaiamento
ordinato fianco a fianco dei cromatidi fratelli, cioè le due molecole identiche di DNA, ottenute dalla
replicazione del DNA durante l'interfase. I due cromatidi, in questa fase, sono uniti fra loro per mezzo
di una formazione definita centromero, consistente in una specifica sequenza di DNA necessaria a
dirigere il movimento di ciascun cromatidio lungo il fuso mitotico.
Il centromero costituisce anche la costrizione primaria, una strozzatura che divide il cromosoma in due
bracci. Possono essere presenti, in alcuni cromosomi, anche costrizioni secondarie, che non determinano
la piegatura dell'asse del cromosoma. Le estremità dei cromosomi si definiscono telomeri che
contengono sequenze nucleotidiche ripetute ricche di G e di T. Durante le serie di divisioni cellulari, i
telomeri si accorciamento gradualmente e quando la lunghezza della sequenza telomerica raggiunge un
valore critico, la cellula cessa di dividersi. Nei cromosomi delle cellule germinali, invece, la lunghezza
del DNA telomerico rimane costante, garantendo ai gameti l'immortalità.
Le cellule somatiche possiedono un corredo diploide di cromosomi, cioè due copie di ciascun
cromosoma, una di origine materna e l'altra paterna. 22 coppie di cromosomi sono omologhi e sono
definiti autosomi. L'unica coppia di cromosomi non omologhi è composta dai cromosomi X e Y,
definiti eterocromosomi. L'insieme dei 46 cromosomi umani prende il nome di cariotipo e si rende
apprezzabile in mitosi. Ma anche in interfase i cromosomi, benché despiralizzati e dunque non
identificabili singolarmente, non perdono la loro individualità e tendono ad occupare territori distinti
grazie all'interazione di specifici punti di attacco con l'involucro nucleare. Recenti acquisizioni
dimostrano, inoltre, l'esistenza di una sorta di matrice nucleare proteica o nucleoscheletro sulla quale i
cromosomi sarebbero ordinati.

Matrice nucleare o nucleoscheletro

Dopo estrazioni specifiche, nei nuclei residua un materiale insolubile di natura proteica, in grado di
legare sequenze di DNA chiamate SAR o MAR (regioni associate allo scaffold o alla matrice), ricche di
A-T. Queste sequenze potrebbero costituire la base delle anse trascrizionali e garantirebbero un
ancoraggio del materiale genetico all'involucro nucleare. La disposizione spaziale della cromatina a
ridosso dell'involucro nel nucleo di cellule dello stesso tessuto indica un’interazione non casuale che
coinvolge il riconoscimento tra regioni centromeriche della cromatina e proteine della lamina fibrosa ed
è fondamentale nella regolazione dell'espressione genica. Ad esempio, sia la replicazione del DNA sia la
sua attività trascrizionale si verificano in posizioni precise all'interno del nucleo. Gli stessi cromosomi
occupano posizioni ben distinte all'interno di un nucleo interfasico. Di sicuro rilievo per
l'organizzazione interna dei nuclei interfasici è l'attacco di specifiche sequenze nucleotidiche
all'involucro e a porzioni precise della matrice nucleare. Questa disposizione sembrerebbe
indispensabile nell'organizzare logisticamente i cromosomi per così favorire una corretta duplicazione
del DNA nonché un'efficiente espressione dei geni.

Nucleolo: al microscopio ottico, all'interno del nucleo si nota in posizione eccentrica una struttura
sferica, non delimitata da membrane, definita nucleolo, circondato da zolle di eterocromatina associata
al nucleolo. Solitamente la maggior parte dei nuclei possiede un solo nucleolo, benché esista un preciso
rapporto con il grado di poliploidia. Oltre al numero, anche le dimensioni del nucleolo possono variare
a causa della sua struttura dinamica, che è in relazione con l'attività sintetica della cellula: ha maggiori
dimensioni nelle cellule nervose e in tutte quelle caratterizzate da un'intensa sintesi proteica, mentre è
ridotto in quelle in cui tale attività è scarsa. Nel nucleolo avviene sia la trascrizione e lo splicing dei
geni mediamente ripetuti che codificano per gli rRNA, sia l'assemblaggio di questi ultimi con proteine
per formare le subunità ribosomali.
La sua funzione è anche la sede di produzione o di modificazione di altri tipi di RNA, come gli RNA
transfer o di assemblaggio di complessi RNA-proteine.

Al microscopio elettronico si distinguono tre diverse porzioni:


– centri fibrillari, comprendenti tutto o la maggior parte del DNA costituito da regioni definite
organizzatori nucleolari, dove sono concentrati i geni che codificano per gli RNA ribosomali;
– componente fibrillare densa, comprendente le fibrille di RNA neoformato, oltre a quelle parti
dell'organizzatore nucleolare eventualmente non comprese nei centri fibrillari;
– componente granulare costituita dai prodotti del “processing” dell'rRNA sotto forma di granuli,
precursori delle subunità ribosomali.
– componente detta amorfa (meno costante) perché priva di strutture, essenzialmente proteica ed
attribuibile al nucleoscheletro.
Il nucleolo, come l'involucro nucleare, si dissolve all'inizio della mitosi per ricostruirsi al termine della
divisione in telofase.
In una cellula diploide umana, i geni degli RNA sono distribuiti su 5 coppie di cromosomi omologhi,
precisamente sui cromosomi 14, 15, 16, 21 e 22. In ognuno di questi cromosomi i geni per I'RNA
ribosomale si collocano nella porzione del cromosoma oltre la costrizione secondaria, nel satellite. E a
questo livello che in telofase, con la fusione dei cromosomi nell'organizzatore nucleolare, si riforma il
nucleolo scomparso durante la mitosi. La localizzazione delle costrizioni secondarie e della regione
organizzatrice del nucleolo è costante e tipica della specie.

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