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Genetica Medica 26/10/2022

Capire il genotipo e fenotipo.

Il fenotipo esiste perché c’è genotipo e il rapporto tra essi è importante. Il fenotipo è il fenotipo patologico,
la malattia, cioè ha proprie caratteristiche ma non si parla mai di fenotipo patologico, ma di malattia
appunto. In genetica si parla invece di fenotipo di una determinata malattia.

Non si può chiamare patologia poiché appunto è il fenotipo che infierisce.

C’è un’interazione tra genotipo (sequenza di DNA) e il fenotipo ed è questo l’interesse del genetista, partire
da una sequenza per arrivare a dedurre qual è la conseguenza del prodotto. Ci sono malattie di cui noi
conosciamo in maniera precisa le cause e il loro rapporto nel genotipo, nella sequenza del DNA e così si
capisce quale sarà il fenotipo. In mezzo al genotipo e al fenotipo c’è l’interazione con l’ambiente. Il
genotipo è il patrimonio che noi ereditiamo e ha una certa fissità, ci dà un range di possibilità che si
esprimeranno nel fenotipo attraverso l’interazione tra genotipo e ambiente.

Tenere fermi questi principi è dare fede alla disciplina.

La genetica non si riferisce solo agli aspetti meramente morfologici, ma si parla anche di genetica degli
atteggiamenti, anche la nostra psicologia è in qualche modo determinata dalla sequenza del DNA che ci
contraddistingue. Naturalmente vi sono condizioni in cui questo aspetto diventa esplicitamente evidente,
cioè ci sono malattie genetiche che danno deficit cognitivi, significativi e importanti e sappiamo così che vi
sono più geni capaci di controllare i comportamenti degli individui. Il vantaggio è che questo aspetto ci dà
uno strumento medico straordinario, con la sequenza infatti possiamo fare una diagnosi anticipata di quello
che succederà con una probabilità piuttosto alta, ma naturalmente è uno strumento estremamente
delicato. La privacy del nostro genoma è estremamente privata per cui deve essere salvaguardato; di fatto
se noi sapessimo che un individuo ha una mutazione nel gene huntingtina che è il gene importante per il
SNC (sistema nervoso centrale), si può dire che, con gli strumenti della genetica un individuo con la
mutazione su quel gene avrà una malattia che lo porterà dopo i 30 anni ad avere una progressiva
degenerazione dei neuroni.

Purché una malattia, si esprima deve esserci una mutazione in entrambe le copie dei geni.

Quanto è vero che una mutazione con quelle caratteristiche presenti in una malattia monogenica sia
decisamente preduttibile di una malattia? Questa non è matematica, parliamo di biologia, di medicina, si
tratta di individui biologici. Anche sapendo da tanti test che quell’espansione genererà una malattia
specifica, c’è sempre anche un margine di errore: l’espressività di una malattia, infatti vi può essere una
mutazione ma non la malattia. La genetica è tipicamente legata alle malattie monogeniche, esse sono le più
caratteristiche nella misura in cui noi riusciamo attraverso il loro studio ad avere un’idea specifica di alcune
malattie. Ci sono malattie monogeniche e anche le malattie complesse o multifattoriali che sono una
categoria di malattia in cui c’è una componente genetica (che c’è sempre) ma andare a individuare qual è la
componente genetica chiara e distinta è molto difficile. Si dice che il DNA contiene la molecola
dell’ereditarietà e della variabilità, perché si eredita il DNA dai nostri genitori ed esso dovrà garantire la
nascita di un bambino che deve crescere e sopravvivere. Si ereditano caratteristiche genetiche che
garantisce anche una diversità dell’individuo. Noi non scegliamo di essere ciò che siamo. Il carattere di una
persona.

Nella storia della genetica vi sono due soggetti molto importanti: Mendel e Darwin che sono arrivati a due
grosse conclusioni, non si sono confrontati ma le loro informazioni sono state importanti per darci un’idea
su come interpretare la genetica.
L’idea iniziale di Darwin e di Mendel è rimasta come traccia formativa della genetica. Darwin nel 1859
pubblica “L’origine della specie” e esso ci propone il concetto di selezione naturale. Dall’altra parte, Mendel
ricercatore ottocentesco lavora in un monastero e si diverte ad incrociare piante scoprendo le leggi di
Mendel.

Nel 1953 i controversi Watson e Crick scoprono la struttura del DNA che chiaramente diventa un punto
chiave che ci darà una possibilità di interpretare in maniera estremamente precisa come funzioniamo (col
contributo di Franklin).

2001 progetto Genoma che porta a conoscere la sequenza media di un individuo.

Dogma centrale c’è un flusso di informazione che va dal DNA alla proteina, e che gli eventi molecolari
decisivi sono la rettificazione del DNA, la sua trascrizione in un intermedio dell’RNA e la sua traduzione in
una proteina. Flusso di informazione che va in un’unica direzione, ci sono possibilità cui l’RNA è capace di
andare al DNA e codificare dal DNA partendo dall’RNA, non si può andare dalla proteina al DNA, non
generano un’informazione!

Il genoma umano è costituito da 3 miliardi di paia di basi che è capace di codificare circa 10^13 che è il
numero di cellule che compongono il corpo di un uomo. La parte codificante del DNA però è piuttosto
piccola.

10^11 è il numero di neuroni nel nostro cervello e 10^14 è il numero di connessioni reciproche tra esse.

Quindi il genotipo (miliardi di basi) contribuisce alla formazione del fenotipo cioè il risultato finale
osservabile delle interazione del genotipo con l’ambiente.

Determinismo genetico, il nostro genoma dà delle caratteristiche sulle quali lavora anche l’ambiente due
condizioni differenzialmente influenzate da fattori genetici: la schizofrenia (malattia psichiatrica), non è
tutta controllata dai geni molti geni concorrono a un fenotipo patologico, ed è in parte anche controllata
dall’ambiente. Vi possono essere gemelli omozigoti in cui entrambi si ammalano di schizofrenia, o anche
solo uno mentre l’altro è sano. La componente genetica è prevalente sulla genetica ambientale ed è più
frequente che due gemelli omozigoti abbiano una concordanza di fenotipo, cioè entrambi ammalati o
nessuno dei due.

Ci sono alcuni geni che controllano un tratto e quindi un fenotipo ma ci sono altre malattie altri tratti
controllati da più geni

Malattia monogenica (controllata da un gene) recessiva come albinismo e c’è una mutazione diallelica sul
gene che sintetizza la melanina (tirosina) , avremo pazienti con la caratteristica dell’albinismo di tipo 1: un
gene, un enzima, un fenotipo—> assenza di melanina, che causa anche problemi alla vista molto
importanti… es non riescono a mettere a fuoco.
Malattie monogeniche si esprimono dalla nascita, quindi risentono dall’ambiente ma sono comunque
indipendenti da esso.

Invece la malattia di Huntington è una malattia monogenica tardiva.

Nel caso della malattia psichiatrica molti geni la cui rilevanza nello sviluppo della malattia è variabile,
quanto più i geni sono numerosi, gene con fenotipo complesso così si avranno più interazioni con
l’ambiente.

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