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Camarda 19-12-2016
Che cosa sono le malattie demielinizzanti? Sono delle patologie che coinvolgono la guaina mielinica
dovute probabilmente a un processo infiammatorio di natura autoimmunitaria. Generalmente,
quando parliamo di malattie demielinizzanti, ci riferiamo al capostipite che è la sclerosi multipla.
La sclerosi multipla, come malattia demielinizzante, ha un andamento cronico nel tempo: ci
ammaliamo, continuiamo ad essere malati per 20-30 anni anche se, oggi, l'aspettativa di vita si è
allungata. Esistono poi delle forme ad andamento subacuto che si chiamano, ad esempio:
encefalomielite acuta disseminata ed encefalomielite acuta emorragica. Encefalomielite significa
che la patologia demielinizzante non coinvolge soltanto il sistema nervoso centrale ma coinvolge
anche il midollo (nel midollo, ci sono le fibre della via piramidale, delle vie sensitive, nel primo
tratto cervicale anche quelle dei nervi cranici che scendono).
Non sappiamo esattamente tutte le cause della SM; si pensa che sia una patologia di tipo
autoimmunitario quindi con degli autoanticorpi che in seguito a un evento trigger riconoscono alcuni
antigeni della mielina e la vanno a distruggere. In questa patologia ci sono una serie di eventi critici
che determinano la malattia, ad esempio, molte forme di sclerosi laterale amiotrofica sono
accompagnate dalla mutazione del gene SOD1, superossido dismutasi. Nella genesi della SM entrano
in gioco tre fattori:
un evento scatenante.
Sesso: ha una maggiore prevalenza nel sesso femminile con un rapporto maschi/femmine di
1:1,5 con dati che possono variare con un rapporto anche di 1:4. I dati della letteratura danno valori
compresi tra 1.9 e 3.1.
Razza: i dati di prevalenza cambiano; la SM è più frequente nella razza bianca, nei
caucasici, mentre ha basse incidenza e prevalenza nelle popolazioni asiatiche e negli africani.
Storia familiare di malattia: all'interno di una famiglia abbiamo un tasso di ricorrenza del
15%. Il rischio di sviluppare la malattia tra parenti di primo grado è del 3% che risulta essere un
tasso molto alto, mentre il rischio all'interno di un gruppo familiare di avere la malattia tra parenti
di secondo grado è dell'1%, il rischio si abbassa se non vado a considerare la familiarità del soggetto.
Sistema HLA. Questo è un dato nuovo, in neurologia non abbiamo mai parlato di malattie
neurologiche in cui interviene il sistema di istocompatibilità, nella SM si. Ci sono delle alterazioni a
carico del cromosoma 6 e delle mutazioni che, in Italia (parliamo dell'Italia perchè la distribuzione
della malattia all'interno dello stivale e delle due isole è completamente diversa), sono diverse. La
prevalenza e l'incidenza della malattia che abbiamo in Sicilia non è paragonabile a quella che
abbiamo, ad esempio, in Trentino Alto Adige. Ci sono sistemi di istocompatibilità mutati; i genotipi
più frequenti sono DR2 e DR4.
Italia centro-settentrionale DR2/Dw2
Sicilia DR2/DW2
Sardegna n. a.
Sardegna DR4
Diete
Animali domestici
Traumi/interventi chirurgici
Gravidanze
Classe sociale
Istruzione
Migrazione
Occupazione
Latitudine
Altitudine
Clima
In questa malattia subentrano nuovi fattori di rischio che risultano essere strani. Oggi nel mondo, la
globalizzazione è data dai flussi migratori: dall'Asia migrano in Europa, noi Europei emigriamo in
America, nel Nord Europa, gli Europei e gli Americani migrano verso l'Oceania. Migrando si vanno a
modificare l’altitudine e la latitudine della mia "residenza".
Il rischio di sviluppare la malattia segue il processo migratorio. Ci sono una serie di studi che hanno
messo in evidenza che se un soggetto migra da un continente a un altro o da una nazione a un'altra
prima dei 15 anni di età assume i rischi di un soggetto che ha da sempre vissuto in quel determinato
continente. Io vivo a Palermo, ho una determinata probabilità di sviluppare la malattia, non ho
nessuno nella mia famiglia con la SM quindi il mio rischio sarà basso (0,01%); se i miei genitori
fossero emigrati in America, in una zona con alta prevalenza di malattia, prima del compimento del
mio 15esimo anno di età, il mio rischio sarebbe aumentato e sarebbe diventato uguale a quello della
popolazione del luogo. Questo perchè si ritiene che la SM non sia solo una malattia genetica ma una
malattia autoimmunitaria in cui concorrono diversi fattori, si è visto però che c'è questa
concordanza: se la migrazione avviene dopo i 15 anni di età il rischio rimane quello originario.
Basso rischio
< 5/105 Asia, Sud America
Sclerosi Multipla
Epidemiologia All'interno dell'Europa i tassi
Sclerosi
70
Multipla cambiano; in Italia il tasso di
Epidemiologia prevalenza della SM è molto alto in
Sardegna, è alto in Sicilia e più
Prevalenza280 della SM in Italia
75
93 (studi eseguiti dopo il 1980) basso al centro Italia. Se guardo la
165 96 Francia i tassi di prevalenza di
140Valle d'Aosta 55 Rovereto(1989): 57.6 malattia sono più bassi rispetto a
(1991): 39.0 60
100 85
70 Ferrara (1985): 46.1 quelli dell'Inghilterra.
90 40 Ferrara (1994): 68.3
25 120 Barbagia S. Marino(1984): 51.6
40
60 110 (1983):80
65.3 26
Sassari(1988): 69.0
50 80
40 50
Alghero(1987): 59.0 120
65
Oristano(1987):
60
35
37.4 30
Monreale
30
(1981): 43.3
All'interno della Sicilia i tassi di
13
17 100
Nord-Ovest della
Monreale
10 (1995): 72.4 prevalenza della malattia
53
72 102.6
Sardegna(1996):
4
Agrigento Enna(1979): 53.3
(1981): 32.0
Caltanissetta(1986): 51.1
cambiano: Agrigento 32%, la parte più bassa, Enna che è più alta 53%.
E' una malattia che colpisce soggetti giovani; c'è chi dice che è più invalidante delle malattie
dell'età adulta/anziana perchè se un soggetto di 20 anni viene riconosciuto affetto da SM
probabilmente avrà problemi a realizzare i sogni nel cassetto rispetto a un soggetto che si è
ammalato da grande e che è riuscito a fare nella vita più o meno ciò che desiderava.
Frequenza %
40
30
20
10
0
0-20 21-30 31-40 40+
Età all'esordio
Fattori prognostici
Ci sono dei fattori che ci possono dire se la malattia avrà un andamento "positivo" o "negativo".
Fattori prognostici negativi (sfavorevoli) sono:
Esordio polisindromico.
Lungo intervallo tra primo e secondo episodio. E' una malattia cronica caratterizzata da fasi
acute, ha un andamento episodico. L'andamento della malattia ha un valore prognostico favorevole
quando tra una ricaduta e una seconda ricaduta abbiamo un intervallo di tempo molto ampio;
intervalli di tempo più ristretti sono un fattore prognostico negativo.
Da un punto di vista neuropatologico, all'esame istologico, vediamo il SNC con tante aree di
demielinizzazione definite anche placche che hanno una loro consistenza; nelle fasi recenti hanno
un colorito roseo, nelle fasi più avanzate in cui si sono stabilizzate il colorito è più grigiastro. Ogni
placca si caratterizza per un'area di demielinizzazione, quindi di perdita della mielina in cui
abbiamo un determinato grado variabile, a seconda se la placca è vecchia o nuova, di infiltrati
cellulari.
Le placche hanno una loro localizzazione peculiare: ventricoli laterali, pavimento dell' acquedotto,
IV ventricolo, possono raramente avere una sede sottocorticale. Se arriva da voi in ambulatorio una
signora di 40 anni, emicranica, che prende la pillola (caso limite), ha un' iperomocisteinemia e
volete dei chiarimenti o la paziente non risponde alla terapia, richiedete una RMN in cui riscontrate
una lesione o un paio di lesioni nei lobi frontali, la definireste una SM? Per due lesioni non si può
definire una SM, perchè la probabilità che le lesioni si vadano a localizzare nelle aree corticali è
molto bassa, le lesioni sono prevalentemente periventricolari proprio perchè hanno questa peculiare
distribuzione. Possono essere colpiti anche il ponte cerebrale e il primo tratto cervicale del midollo
spinale.
La caratteristica della placca cambia in base allo stadio in cui la andiamo ad analizzare: le placche
più vecchie sono di colore grigiastro (ma non possiamo aprire la testa e vedere, sono studi
neuropatologici) però sapere cosa succede all'interno della placca ci permette di capire quale sia la
clinica della SM sopratutto nelle fasi acute. Le lesioni sono caratterizzate dalla presenza di cellule,
linfociti T e linfociti B quindi, c'è un infiltrato infiammatorio il quale può comportare la formazione
di edema un po’ perchè i neuroni muoiono per osmosi, apoptosi, in tantissimi modi. A un certo
punto compaiono i macrofagi che cominciano ad aggredire la guaina mielinica e
contemporaneamente alcuni oligodendrociti possono cominciare ad attivarsi e proliferare per
cercare di riparare la guaina mielinica ma la riparazione non è totale, sarà sempre una riparazione
parziale, avrò sempre un deficit neurologico: in questa fase parliamo di placca ombra. Nelle fasi
più avanzate cominciano i processi cicatriziali della lesione, nelle fasi più tardive la placca diventa
inattiva. Il danno a carico della mielina porta a un danno di conduzione dell'impulso nervoso, nella
fibra demielinizzata non ho più la conduzione saltatoria, l'impulso viene trasmesso molto più
lentamente più o meno come una propagazione continua.
Sintomi
L'alterazione della propagazione dell'impulso nervoso mi da tutti i sintomi neurologici:
blocco della conduzione nervosa e quindi perdita della funzione cellulare. Se il mio neurone
piramidale non riesce a trasmettere l'impulso come faccio a dire muovi l'indice? Posso pianificare il
movimento nelle aree esecutive, pianifico, ho i nuclei della base che provvedono a mandare
l'informazione di come deve essere fatto il movimento ma se il mio neurone piramidale non funziona
più, non potrò muovere il dito.
la malattia spesso esordisce come una neurite ottica retrobulbare. Di solito il paziente
recupera la vista ma, quando abbiamo un adolescente (15-20 anni) con un disturbo della vista che
persiste per giorni dobbiamo pensare alla SM, se dura 1-2 ore è una forma di cefalea.
diplopia: visione doppia nel mio campo visivo, vedo gli oggetti sdoppiati.
disestesie.
disturbi sensitivi, con una frequenza del 33%. I disturbi sensitivi a carico del volto sono
sintomo che non è da sottovalutare anche se non si presenta molto frequentemente. Il nervo
trigemino è un nervo sensitivo che innerva il viso con le tre derivazioni (oftalmico, mascellare,
mandibolare). Se la placca si localizza nel nucleo del V nervo cranico, il paziente arriva dal
neurologo con diagnosi di nevralgia trigeminale la quale si presenta prevalentemente dopo i 50 anni
con una maggiore prevalenza nel sesso maschile. Se arriva una ragazza di 25 anni che vi riferisce un
tipico dolore trigeminale che è particolare: dolore a scossa elettrica che peggiora con il lavaggio dei
denti, toccandosi il viso, si tratta di scosse di brevissima durata che peggiorano masticando quindi la
gente dimagrisce, è chiaro che, in questo caso, scriverò sospetta nevralgia del V e faccio fare una
RMN con m.d.c. con studio del tronco encefalico perchè devo pensare a una malattia
demielinizzante, la prevalenza della nevralgia trigeminale nei soggetti giovani è bassissima. E'
importante sapere la prevalenza delle patologie, in neurologia ogni fascia d'età ha una sua malattia
e dobbiamo sempre fare una diagnosi differenziale.
disturbi dell'equilibrio, nel 18% dei casi. (La prima paziente affetta da SM che ho visto
aveva problemi nel salire e scendere le scale, poi, persistendo il disturbo, arrivò a consultare il
neurologo e quindi alla diagnosi)
Esame obiettivo
Da un punto di vista di obiettività neurologica avremo dei
riflessi, il rotuleo sopratutto, molto vivaci; avremo un
riflesso patologico importante che è il Babinski, segno di
danno delle vie piramidali.
Nell'anziano una lesione ischemica alla capsula interna mi può dare come obiettività neurologica il
riflesso di Babinski; posso trovarlo anche in ambulatorio, non devo per forza essere in pronto
soccorso, in quel caso il riflesso mi da un'informazione su un malattia cerebro-vascolare cronica,
segno del fatto che il paziente ha avuto piccoli insulti ma non me l'aspetto nel paziente giovane, a
meno che valuto tutta una serie di fattori di rischio. Possiamo avere il clono del piede e più
raramente della rotula; il clono del piede è quando attivo il riflesso e ho un riflesso molto
scattante.
Un'altra caratteristica della malattia è che le placche si possono formare in quasi tutto il SNC: sono
si prevalentemente sottocorticali, periventricolari, acquedotto, tronco dell'encefalo, primo tratto
cervicale del midollo però possono essere anche in sede corticale; questo significa che i sintomi e i
segni della malattia sono tantissimi perchè mi posso fare un disturbo motorio, un disturbo della
sensibilità, un disturbo del V nervo cranico, un disturbo del III e del VI nervo cranico. In quale
malattia abbiamo potuto vedere questa varietà di sintomi? Quasi nessuna, a meno che non si tratta
di un paziente che si fa un ictus ogni mese ma oggi non succede più. E' una malattia da un punto di
vista clinico e semeiologico molto complicata.
I disturbi della sensibilità si caratterizzano per una sensazione di intorpidimento, carne morta,
formicolio, fasciatura, gonfiore. Quando ci corichiamo male sul divano a volte abbiamo le classiche
formiche, è capitato a tutti, ma è una sensazione che cambiando posizione sparisce; in questi
pazienti questa sensazione di formicolio, di intorpidimento permane ed è dovuta a lesioni dei
cordoni posteriori delle vie spino-talamiche perchè la placca si può localizzare anche nel talamo che
è la stazione di quasi tutte le vie sensitive.
parestesie
difficoltà nella distinzione di uno stimolo tattile: posso valutare se uno stimolo doloroso
viene percepito come tale dal paziente
fatica: i pazienti fanno fatica a fare le cose perchè dopo un po’ si stancano
dismetria alla prova indice-naso quindi non riuscire a toccare la punta del proprio naso.
Possono essere colpiti il nervo oculomotore quindi III, il VI raramente il IV e come sintomatologia
posso avere:
diplopia: una paralisi dei nuclei oculomotori mi porta poi a lamentare la diplopia, una
visione sdoppiata del campo visivo.
Nistagmo: una rotazione involontaria dei globi oculari che può essere di tipo orizzontale o
verticale, esauribile o non esauribile nello sguardo laterale a destra o nello sguardo laterale a
sinistra perchè posso avere una lesione nel fascicolo longitudinale mediale.
pollachiuria
ritenzione urinaria
incontinenza vescicale
sintomatologia extrapiramidale
Diagnosi
Devo avere determinati "poteri" perchè quando si parla di SM ricordatevi sempre che una rondine
non fa primavera ovvero che un sintomo non fa fare diagnosi perchè il peso emotivo di questa è
molto importante quindi prima di suggerire questa diagnosi dobbiamo avere delle certezze di tipo
clinico e strumentale. Alla base abbiamo:
RMN con e senza m.d.c. perchè innanzitutto devo fare una diagnosi differenziale e quindi
escludere malattie vascolari o eventuali tumori e poi perchè la RMN nelle sequenze T1 T2 mi da una
localizzazione delle lesioni, me le fa vedere e mi fa capire se sono vecchie o nuove. Nella RMN la
disposizione delle lesioni è particolare: periventricolari, iuxtacorticali e di tipo spinale e devono
avere una determinata disseminazione di tipo temporale. C'è una correlazione tra RMN e decorso
clinico della malattia perchè posso avere una lesione clinicamente silente ma se mi faccio tante
lesioni avrò una clinica sempre più importante, le due cose vanno di pari passo.
Esame del liquor: i pazienti sono sottoposti a rachicentesi e nel liquor troviamo
a. pleiocitosi
b. aumento delle Ig liquorali che significa che all'interno del mio sistema nervoso vengono
prodotte delle Ig sopratutto le IgG e quindi abbiamo una risposta immunitaria cellulare dei linfociti
B
Esame del potenziale evocato visivo e motorio: è una metodica che va a valutare la
conduzione nervosa un po’ come l'elettromiografia. Posso valutare la conduzione nervosa nel
sistema visivo con il potenziale evocato di tipo visivo. Generalmente i potenziali evocati sono
sempre alterati in questi pazienti.
Così abbiamo un sospetto diagnostico, devo quindi fare un follow up neuroradiologico: faccio una
prima RMN, una seconda a 6 mesi, un terzo follow up a 12 mesi e poi continuo ogni 12-18 mesi
quindi la metodica neuroradiologica è molto importante nella SM.
Decorso
E’ diverso da paziente a paziente e si caratterizza per diverse ricadute. Il sintomo può raggiungere
il suo acme in alcuni giorni e regredire in una settimana oppure regredire nell'arco di 1-2 mesi.
Posso avere un paziente in cui una ricaduta accade oggi e la prossima tra due anni, uno che ha una
ricaduta ogni due mesi, uno che ne ha una ogni anno o ogni 6 mesi; tutto poi ritorna con la clinica,
una RMN, una ricaduta, un altro follow up, è chiaro che non possiamo fare sempre una rachicentesi,
possiamo fare di nuovo i potenziali evocati. L'intervallo libero da ricadute è molto vario, fino a
molti anni.
d. forma primariamente
progressiva
Nella forma remittente, la remissione può essere completa o incompleta e può comunque rimanere
sempre un deficit: nelle prime settimane dalla
Sclerosi multipla: ricaduta generalmente il deficit è più importante,
clinica IV poi, tende a diminuire.
Remittente
Gravitá
Tempo
Progressiva
Gravitá
Tempo
Sclerosi multipla:
clinica VI
Poi abbiamo una terza forma progressiva con
poussées in cui nella progressione costante della
Progressiva con poussées
malattia abbiamo delle ricadute brusche con una
remissione parziale. Le forme a maggiore
prevalenza sono quelle remittenti seguite dalle
forme progressive e dalle forme progressive con
Gravitá
poussées.
Tempo
Criteri diagnostici:
Bisogna somministrare la EDSS che è una scala di disabilità che mi da informazioni sull'impatto della
malattia come dobbiamo sempre applicare, nel momento in cui ci viene mostrata una RMN i criteri
di McDonald. Questi mi danno informazioni sul tipo di lesione che ho in RMN, su dove si localizza e
se è compatibile con una sospetta SM: le lesioni devono essere periventricolari, iuxtacorticali,
infratentoriali, a livello del midollo spinale, devono esserci più di una lesione in almeno due delle
quattro aree menzionate. Se io ho una sola lesione periventricolare non posso fare diagnosi di SM
secondo i criteri di McDonald, devo avere o due lesioni periventricolari o una periventricolare e una
del midollo e così via. C'è una correlazione temporo-spaziale perchè è difficile che una persona si
faccia due lesioni contemporaneamente: o una se l'è fatta prima ed è stata una lesione di tipo
asintomatico e la seconda ha mostrato la sintomatologia o viceversa però ci deve essere almeno una
lesione in due regioni. La SM è comorbida con tutta una serie di patologie: diabete, fibromialgia,
ipertensione, disturbi bipolari.
Trattamento:
farmaci:
-farmaci eziologici:
a. farmaci per la fase acuta, per quando si realizza la placca. Posso usare il cortisone che va a
ridurre l'edema focale quindi migliora la sintomatologia perchè questa è in parte dovuta alla placca
che si viene a formare ma, nelle fasi iniziali anche dall'edema che circoscrive la placca quindi un pò
come nell'ictus avremo dei segni del focolaio diretti e indiretti. Migliora l'edema e migliora la
sintomatologia, migliora la conduzione assonale, porta alla riduzione dell IgG e ha un minimo di
effetto immunosoppressivo. Gli studi sono contrastanti ma si è visto che alte dosi di costicosteroidi
riducono il numero di recidive ma non modificano la disabilità del paziente nella scala EDSS.
b. farmaci che tendono a modificare il decorso della malattia: interferone beta che oggi viene
utilizzato tantissimo anche in altre patologie, l'azatioprina, il mitoxantrone, le Ig per via
endovenosa, oggi si stanno sperimentando altri farmaci ad esempio per la spasticità in Italia da
alcuni anni si possono utilizzare i derivati della cannabis, i cannabinoidi. A seconda poi
dell'andamento della malattia possono scegliere il farmaco più adeguato. Nelle forme ricorrenti-
remittenti utilizziamo i corticosteroidi, l'interferone beta, l'azatioprina,il mitoxantrone e le Ig per
via endovenosa. Nelle forme secondariamente progressive il farmaco più frequentemente utilizzato
è l'interferone beta seguito dalla ciclofosfamide e dal mitoxantrone.
sostegno psicologico.
Parkinson
La Malattia di Parkinson è una malattia neurodegenerativa caratterizzata da un disturbo
progressivo e cronico, riguardante principalmente il controllo dei movimenti e l’equilibrio.
Epidemiologia (non si sente nulla per cui ho preso i dati dal sito del Ministero della salute)
Si stima che in Italia le persone affette da Parkinson siano circa 230.000; la prevalenza della
malattia è pari all’1-2% della popolazione sopra i 60 anni e al 3-5% della popolazione sopra gli 85
anni.
L’età media di comparsa dei sintomi è intorno ai 60 anni, ma il 5% dei pazienti può presentare una
forma ad esordio precoce, con esordio prima dei 50 anni.
Secondo studi epidemiologici condotti in Europa e negli Usa, la malattia colpisce le persone di
sesso maschile con una frequenza superiore di 1,5-2 rispetto alle donne.
Eziopatogenesi
Sconosciuta, ma si ritiene che diversi fattori possano entrare in gioco sia di tipo genetico che di tipo
ambientale
Potremmo definirla anche una patologia multifattoriale, ci sono dei fattori associati alla malattia di
Parkinson come l’età, nella forma idiopatica identifichiamo invece delle cause genetiche della
malattia ben definite.
I geni individuati in queste famiglie fino ad ora sono 11 (denominati PARK-1, PARK-11) di cui 6
sono stati effettivamente identificati: alfa-sinucleina (PARK-1), parkina (PARK-2), ubiquitina idrolasi
(PARK-5), PINK1 (PARK6), DJ-1 (PARK-7), LRRK2 (PARK8).
Quindi la storia familiare è importante così come i fattori occupazionali e tossici, ci sono degli studi
che dimostrano come l’esposizione a sostanze tossiche (idrocarburi, …) o i traumi cranici aumentino
le probabilità di sviluppare il Parkinson.
Fumo di sigarette
Consumo caffé
Assunzione di vitamina E o B
Diagnosi (clinica)
La diagnosi è principalmente di tipo clinico, dove il neruoimanging ci dà delle informazioni, però
non ci dà la definizione e la certezza della malattia. Si caratterizza per la presenza di sintomi
cardinali:
Tremori involontari a riposo di alcune parti del corpo (es. una mano, un piede) E' il
movimento definito come il "contar monete", è un tremore grossolano da differenziare dal tremore
essenziale
Poi ci possono essere degli ipertoni misti con componente plastica e spastica
Clinicamente è semplice fare diagnosi di Parkinson, è molto più difficile identificare qual è il
Parkinson idiopatico e quali sono le altre forme. I casi di pazienti che esordiscono con il tremore
hanno generalmente una prognosi migliore, nel senso che l’aspettativa di vita è maggiore e
l’andamento della malattia è più lento.
Mani tremore
Postura Curva
La voce
La voce può essere più flebile (ipofonica)
oppure può presentare una perdita di tonalità
e di modulazione, che porta il paziente a
parlare in modo piuttosto monotono. A volte
compare una palilalia (ripetizione di sillabe)
e vi è la tendenza ad accelerare l'emissione
dei suoni e a "mangiarsi" le parole. In alcuni
casi, si osserva una sorta di balbuzie che può
rendere difficile la comprensione.
1. tremore a riposo, distale: costituisce il tipo di tremore più frequentemente osservato nella
malattia di Parkinson (69-100% dei casi), pur essendo riscontrabile anche in altri quadri clinici
extrapiramidali;
2. rigidità: segno comune a molte condizioni cliniche, ma presente in una percentuale elevata di
casi di malattia di Parkinson (89-99%);
3. bradicinesia: si manifesta nel 77-98% dei casi, ma non può considerarsi carattere esclusivo
della malattia di Parkinson;
4. esordio asimmetrico: costituisce la più frequente modalità di distribuzione iniziale della
sintomatologia (72-75% dei casi), pur essendo anch’esso un carattere non esclusivo.
L'instabilità posturale
L’instabilità posturale non viene considerata un segno cardinale essendo riscontrabile solo nel 37%
dei pazienti con durata di malattia inferiore o uguale a 5 anni, mentre è spesso il più comune
sintomo di esordio dei parkinsonismi atipici.
Ai segni motori cardinali viene aggiunto il criterio della responsività alla levodopa (L-dopa) che,
seppur con sporadiche eccezioni (è presente nel 94-100% dei casi), costituisce un requisito
necessario per la diagnosi, ma non esclusivo, in quanto inizialmente riscontrabile anche in forme
atipiche.
Poiché una risposta terapeutica favorevole alla terapia cronica con levodopa e/o dopaminoagonisti
è uno dei criteri principali per la diagnosi di morbo di Parkinson, la somministrazione in acuto di una
dose di levodopa (100-250 mg per bocca) o di apomorfina (50-100 mg/Kg sottocute) può essere
predittiva della risposta cronica e rappresentare potenzialmente un valido ausilio per la diagnosi
differenziale fra morbo di Parkinson e parkinsonismi.
Il valore predittivo positivo del test è abbastanza elevato, collocandosi intorno all’80-90%;
sfortunatamente i falsi negativi possono raggiungere una frequenza del 40%, soprattutto nei pazienti
con malattia iniziale.
NB: L’esordio dei sintomi non è simmetrico come in altre malattie neurologiche, è sempre
simmetrico.
Diagnosi differenziale Parkinson e Parkinsonismi
Alla luce dei sintomi e dei segni caratteristici Parkinson è bene distinguere la forma idiopatica dai
così detti Parkinsonismi che sono sempre delle patologie neurodegenerative a carico del sistema
motorio e fra questi abbiamo:
Atrofia multisistemica
Paralisi sopranucleare progressiva
Degenerazione cortico basale
Parkinson associato a demenze
Paralisi sopranucleare progressiva (PSP)
Malattia da corpi di Lewy diffusi (DLBD)
In generale il 20% dei Parkinsoniani possono andare incontro a demenza senile, il motivo di questa
demenza è legato al fatto che i nuclei della base “parlano” con la corteccia frontale che è sede
delle funzioni cognitive superiori
Indotte dai farmaci (come ad esempio i neurolettici) che possono dare una sintomatologia
simil-parkinsoniana, uno degli effetti collaterali della terapia neurolettica a lungo termine sono le
discinesie buccali
Il parkinsonismo di tipo vascolare quindi io mi faccio una lesione ischemica a carico dei
nuclei della base e il risultato di questa lesione è questa sintomatologia simil parkinsoniana
Tra le condizioni che con maggior frequenza vengono erroneamente diagnosticate come malattia di
Parkinson idiopatica vanno annoverate
Il tremore essenziale (TE)
Si distinguono diverse forme di tremore essenziale in relazione ad alcuni elementi clinici: frequente
familiarità, tremore con caratteristiche prevalentemente d’azione, assenza di altri segni
extrapiramidali (talora, lieve rigidità), scarsa evolutività, assenza di risposta terapeutica alla
levodopa.
Degenerazione cortico-basale (DCB). In questa condizione il quadro clinico può essere assai
polimorfo comprendendo: una sindrome acinetico-ipertonica (tipicamente asimmetrica), segni di
disfunzione corticale (aprassia, turbe fasiche, disturbi sensitivi, segni di liberazione frontale,
fenomeno di Babiski), movimenti involontari (tremore posturo-cinetico, distonia segmentale,
mioclono focale), compromissione cognitiva.
Tale eterogeneità può rendere particolarmente difficile il riconoscimento della DCB, che risulta una
condizione spesso sottodiagnosticata.
Tra i segni clinici maggiormente predittivi della diagnosi di DCB devono essere considerati:
parkinsonismo asimmetrico (senza compromissione della deambulazione), aprassia ideo-motoria,
mioclono e distonia.
Malattia da corpi di Lewy diffusi (DLBD). I criteri diagnostici si basano sul riscontro di un
quadro di decadimento cognitivo (funzioni attentive e visuo-spaziali) con tipiche fluttuazioni e
frequenti manifestazioni allucinatorio-deliranti, associato ad una sindrome parkinsoniana di
modesta entità; la diagnosi è corroborata dalla presenza di cadute, episodi sincopali, spiccata
intolleranza ai neurolettici.
NB: All’inizio quando si parlava di Parkinson non si includevano i Parkinsonismi che oggi hanno
un’elevata prevalenza forse maggiore rispetto alla malattia di Parkinson, aggiungiamo inoltre che
esiste anche tra i Parkinsonismi insieme di patologie degenerative come per esempio:
Malattie di Huntington
È una patologia rara, di tipo ereditario e degenerativo, che causa movimenti continui e scoordinati,
disturbi cognitivi e del comportamento, il cui esordio avviene intorno ai 40-50 anni. Abbiamo la
ripetizione di una tripletta all’interno delle cellule nervose che porta alla corea (movimenti
involontari di tutto il corpo). Inoltre il rischio di trasmissione familiare della malattia è molto alta
quando uno o entrambi i genitori sono malati.
Terapia
La terapia più efficace per il trattamento dei sintomi motori è la L-dopa (un precursore della
dopamina), che viene sempre somministrata in associazione alla carbidopa o alla benserazide.
Si tratta di una terapia sintomatica che non altera la progressione della malattia.
L’impiego prolungato di L- dopa può dar luogo a varie complicazioni (es. discinesie e altri sintomi
motori) o ad una riduzione (periodi off) o una "fluttuazione" della risposta al trattamento.
Per la riduzione dei periodi off nei pazienti con malattia in fase avanzata possono essere utilizzati
gli inibitori delle catecol-o-metil trasnferasi (COMT inibitori), quali l’entacapone.
Nei pazienti più giovani può essere preso in considerazione un trattamento sintomatico con
agonisti della dopamina ergolinici (es. bromocriptina e cabergolina) e non ergolinici (es.
apomorfina, lisuride, piribedil, pramipexolo, ropinirolo, rotigotina), che sono tuttavia meno efficaci
della L-dopa.
Nelle fasi avanzate della malattia, per la gestione delle complicanze motorie, possono essere presi
in considerazione gli agonisti della dopamina non ergolinici.
Altri farmaci utilizzati nel trattamento delle complicanze motorie della malattia in fase avanzata
sono gli inibitori delle monoamino-ossidasi B (selegilina, rasagilina) che inibiscono una degli enzimi
di degradazione della dopamina, aumentandone così la disponibilità.
Per i pazienti con tremori posturali può essere presa in considerazione la terapia con beta-
bloccanti. Per quanto riguarda l’uso di integratori alimentari nel morbo di Parkinson, non ci sono
prove sufficienti per raccomandare l’impiego di coenzima Q, tocoferolo, omega 3.
La terapia chirurgica può rappresentare un’opzione terapeutica nelle fasi avanzate di malattia. La
terapia cellulare (cellule staminali) è ancora in fase sperimentale e non è ancora validata dagli studi
scientifici.
Esistono inoltre diverse strategie che si sono dimostrate efficaci per prevenire le complicanze della
malattia.
L’esercizio fisico può migliorare sia le performance motorie che la qualità della vita del paziente
con Parkinson. Il Tai Chi può migliorare l’instabilità posturale, mentre la danza (es. il ballo da sala)
può migliorare i disturbi della deambulazione e la qualità di vita sia negli aspetti di socializzazione
che emozionali.
Per i disturbi del cammino e per la stabilità posturale, le tecniche di riabilitazione motoria possono
dare qualche beneficio a breve termine, mentre non sono d’aiuto nella prevenzione delle cadute.
Il trattamento logopedico LSVT (Lee Silverman Voice Treatment) è utile nel trattamento della
disfonia e dei disturbi della comunicazione nei pazienti con malattia di Parkinson e può essere di
qualche utilità anche nel controllo della disfagia (disturbo di deglutizione). Le tecniche di terapia
occupazionale possono migliorare le attività della vita quotidiana e la qualità di vita dei pazienti.