Tumori esofagei
Nota dello sbobinatore: al fine di rendere più scorrevole possibile il testo, alcune parti sono state
approfondite con informazioni prese direttamente dal Robbins, da Internet e dal file che il professore ha
fornito sul portale studenti, una volta iscritti alle sue lezioni.
Per chi volesse approfondire ulteriormente, l’argomento si trova nel capitolo 17 ‘Tratto gastrointestinale’
da pag. 731 a pag. 737 del Robbins 9° edizione.
Tumori maligni
La neoplasia maligna esofagea interessa maggiormente il sesso maschile rispetto al femminile (5:1= M:F),
probabilmente perché più a contatto con i principali fattori di rischio, ossia fumo e alcol. L’età media di
insorgenza si aggira intorno ai 55-65 anni, dimostrando come un eventuale processo di cancerogenesi, in
presenza di una cronica esposizione al fattore di rischio, abbia necessità di parecchi anni prima che si
concluda.
Nella regione della testa/collo, fumo e alcol, se associati insieme, determinano un rischio di cancerizzazione
che cresce in maniera esponenziale e non sommatoria. A questi aggiungiamo i conservanti chimici contenuti
nel cibo (nitrosamine), cibi caldi e/o speziati (come in Cina e Giappone, spiegando il perché il k esofageo sia
molto diffuso in queste aree geografiche) e un basso status socio-economico, probabilmente perché più
esposto ai fattori di rischio.
Tra i fattori predisponenti, invece, ritroviamo:
- l’esofagite, ricordiamo come un qualsiasi processo flogistico cronico possa associarsi ad un rischio
metaplastico e quindi displastico notevole (es. esofagite da reflusso);
- le lesioni da caustici, in base al ‘tipo chimico’ con cui entriamo a contatto si ha flogosi;
- la sindrome di Plummer- Vinson, rarissima patologia normalmente associata ad anemia sideropenica e
caratterizzata dalla triade clinica disfagia, anemia sideropenica e glossite;
- l’esofago di Barrett, metaplasia da cronica esposizione all’acidità gastrica, nel reflusso gastroesofageo.
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L'esofago è il segmento del canale alimentare che è
interposto tra la faringe e lo stomaco. Decorre rettilineo
dall'alto verso il basso e leggermente da destra verso
sinistra, dalla 6ª vertebra cervicale fino alla 11ª toracica, per
una lunghezza complessiva di circa 25 cm, facendo seguito
alla faringe e andando a terminare nello stomaco attraverso
un orifizio chiamato cardias.
Si tratta del tratto più stretto del canale digerente e nella sua
lunghezza presenta quattro restringimenti:
La rete linfatica esofagea, così come in altri distretti del gastrointestino, inizia a decorrere in corrispondenza
della sottomucosa, con decorso longitudinale nella porzione superiore e media e circonferenziale nella
porzione inferiore. Questo spiega il perché il tumore, nei diversi tratti esofagei, si sviluppi rispettando
proprio questi orientamenti (longitudinalmente e radialmente alla parete).
Per quanto attiene al drenaggio, il terzo superiore dell’organo drena a livello dei linfonodi sopraclaveari e
cervicali, il terzo medio a livello dei mediastinici e il terzo inferiore verso i paraortici, perigastrici,
retroperitoneali e celiaci.
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Topografia
Clinica e macroscopia
All’inizio della storia naturale del carcinoma esofageo, il paziente è quasi sempre asintomatico (fase
asintomatica), quando però la neoplasia si accresce inizia a dare una sintomatologia più o meno palese, che
va dal sanguinamento macro o microscopico da ulcerazione mucosale alla franca disfagia progressiva (fase
sintomatica). Il principale problema del paziente con la neoplasia esofagea è il massivo sanguinamento che
potrebbe determinarsi qualora venisse reciso un grosso vaso, con successiva anemia, melena o ematemesi. Il
paziente andrebbe incontro ad exitus principalmente per un arresto cardiaco, in quanto il cuore è un organo
‘nobile’ e molto avido di ossigeno.
Dalla slide:
Fase asintomatica
- placca, rilevatezza della mucosa con iniziale sviluppo longitudinale;
Fase sintomatica
- lesione polipoide, lesione ulcerativo-necrotica, lesione infiltrante (ispessimento della parete
e stenosi del lume).
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Una storia di esofago di Barrett (vedi sotto) precede lo sviluppo di adenocarcinoma esofageo in molti casi.
Qui, una massa mal definita nella giunzione gastroesofageo produce ulcere e irregolarità della mucosa, che
portano a sintomi clinici di dolore e difficoltà a deglutire.
Microscopia
Le caratteristiche anatomopatologiche della forma neoplastica più rappresentata, ossia il k squamocellulare,
sono le stesse già viste a proposito del tumore al polmone (si rimanda alla sbobinatura 11, pag. 7).
Riconosciamo:
- il carcinoma squamoso corneificante (G1)
- il carcinoma squamoso moderatamente differenziato (G2)
- il carcinoma scarsamente differenziato (G3)
Dalla slide:
Un residuo di mucosa esofagea squamosa che è stata interessata da un carcinoma a cellule squamose
infiltrante dell'esofago medio. Nidi solidi di cellule neoplastiche si infiltrano verso il basso attraverso la
sottomucosa a destra. I tumori esofagei si diffondono spesso nelle strutture circostanti, rendendo difficile la
rimozione chirurgica.
Ad ingrandimento elevato, questi nidi infiltranti di cellule neoplastiche poligonali hanno un abbondante
citoplasma rosa e bordi cellulari distinti tipici del carcinoma a cellule squamose. I nuclei sono ipercromatici e
angolari.
I carcinomi esofagei non vengono generalmente rilevati precocemente e, pertanto, hanno una prognosi molto
sfavorevole.
Il citoplasma rosa con distinti bordi cellulari e ponti intercellulari caratteristici di un carcinoma a cellule
squamose è visto qui ad alto ingrandimento. Tali caratteristiche sono viste in tumori ben differenziati.
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Adenocarcinoma
Esofago di Barrett
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Metaplasia > displasia low grade > displasia high grade >
Adenocarcinoma in situ > Adenocarcinoma infiltrante.
Gradi di displasia
Secondo la WHO, la displasia viene divisa in low grade ed high grade. Ecco le caratteristiche che il
professore legge direttamente dalla slide:
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Carcinoma intramucoso (IMC)
Per definizione, le cellule neoplastiche sono penetrate attraverso la membrana basale e nella tonaca propria o
muscularis mucosae
Gruppi o singole cellule
Importante distinguere da HGD a causa del rischio di metastasi linfonodali regionali
Il professore ribadisce il concetto per cui il tumore esofageo è in assoluto uno dei tumori più aggressivi ed a
prognosi infausta esistenti, con tassi di sopravvivenza a 5 anni inferiori al 10%. Solo la neoplasia localizzata
al terzo inferiore ha una prognosi leggermente migliore, perché, a differenza dei tumori situati più
superiormente, gode di una maggiore operabilità e radicalità. Sfortunatamente però il paziente viene valutato
quando ormai il tumore è molto avanzato, risultando quasi sempre inoperabile a priori.
Quindi, ricapitolando:
- la mortalità preoperatoria è alta (identificazione tardiva)
- le metastasi sono già presenti all’atto dell’intervento
- vi è la possibilità di recidive sul moncone esofageo residuo
- il paziente è inoperabile a priori
Dubbia, invece, è la possibile correlazione con l’infezione da H. Pylori, che sicuramente non sarà localizzato
a livello esofageo.
Fare diagnosi di Barrett è abbastanza semplice, ma risulta ancora difficile la riproduzione del dato
anatomopatologico da sede a sede (soprattutto per quanto concerne la differenza tra low grade e high grade).
Infatti, in termini di inquadramento terapeutico l’‘high grade’ necessiterà di un intervento più invasivo del
‘low grade’, come ad esempio una mucosectomia.
Dalla slide:
Indicazione LGD: accorciamento degli intervalli di sorveglianza o ricorso alla chirurgia antireflusso
Indicazione HGD: sorveglianza multi-biopsia o esofagectomia in alcuni centri (WRAMC).
Per quanto concerne lo staging del carcinoma esofageo, si rimanda alla stadiazione TNM e pTNM (TNM
anatomo patologica).
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L’assenza di una tonaca sierosa facilita la diffusione del tumore esofageo, motivo per cui trovare pazienti con
T4 è un evento relativamente frequente.
Parametro N: interessamento delle stazioni linfonodali locoregionali, una volta asportati e analizzati dal
patologo.
N0: nessuna evidenza di coinvolgimento linfonodale
N1: interessamento metastatico dei linfonodi locoregionali, ossia
- terzo superiore: linfonodi cervicali (talvolta palpabili)
- terzo medio: linfonodi mediastinici
- terzo inferiore: linfonodi della piccola curvatura gastrica, retroperitoneali o del tronco celiaco.
In base ai vari parametri, arriviamo ad uno stadio da cui si ottengono informazioni su prognosi e terapia, che
riportiamo per completezza.
‘Stage Grouping for Esophageal Cancer’:
Stadio I: T1 N0 M0
Stadio IIa: T2 N0 M0 T3 N0 M0
Stadio IIb: T1 N1 M0 T2 N1 M0
Stadio III: T3 N1 M0 T4, qualsiasi N, M0
Stadio IV: Qualsiasi T, qualsiasi N, M1
Costi
I costi previsti per i pazienti con metaplasia del Barrett sono i più elevati in assoluto (secondo una stima del
1999 ammonterebbero a circa 590.700 dollari all’anno). In quanto portatore di una condizione a rischio di
evoluzione in senso displastico da cui è difficile guarire, il paziente deve necessariamente sottoporsi ad un
follow up endoscopico vitalizio, i cui costi (manutenzione, personale dedicato, patologo) sono sicuramente
notevoli, se visti a lungo termine.