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CAPITOLO 3

GENI, AMBIENTE E COMPORTAMENTO

Il caso dei gemelli Jim Lewis e Jim Springer.

Questi due gemelli omozigoti vennero separati dalla nascita e successivamente tramite una ricerca
all’anagrafe si sono rincontrati, scoprendo di avere molte cose in comune oltre all’aspetto fisico. Diedero lo
stesso nome al cane che ebbero da piccoli, entrambi si mangiavano le unghie, soffrivano di emicrania,
hanno sposato una donna di nome Linda, divorziati e risposati, facevano lo stesso lavoro e fumavano e
bevevano i prodotti delle stesse marche, amavano gli stessi sport ed entrambi costruivano mobili in legno e
fecero delle panche attorno agli alberi nei loro giardini e diedero praticamente lo stesso nome ai figli.

I gemelli Jim Lewis e Jim Springer furono il primo caso di gemelli omozigoti studiati dall’University of
Minnesota, ma poi vennero prese in considerazione anche due gemelle inglesi, scoprendo che avevano le
stesse abitudini, stesse espressioni, stessa scrittura e stesso battito cardiaco. I gemelli omozigoti, anche se
allevati separatamente, presentano più somiglianze rispetto a qualsiasi altro tipo di fratelli che sono stati
allevati insieme.

Ogniuno di noi è ciò che sono tutti gli altri esseri umani, ciò che sono alcuni altri esseri umani e ciò che
nessun’altro essere umano è mai stato, o mai sarà, nella storia del mondo.

I geni che vengono trasmessi dai genitori interagiscono con fattori ambientali e culturali, andando a
plasmare ciò che siamo.

GLI EFFETTI DELLA GENETICA SUL COMPORTAMENTO


L’uomo si è sempre chiesto come alcune caratteristiche si trasmettono dai genitori ai figli, ma la risposta è
stata fornita solo negli anni 60 del XIX secolo da un monaco austriaco, Gregor Mendel. Mendel, un
appassionato botanico, era affascinato dalle varianti sviluppate all’interno di una stessa specie, così decise
di iniziare a fare degli esperimenti con le piante di piselli, notando che alcune avevano il fiore bianco, altre il
fiore violaceo, alcune i semi gialli, altre verdi; alcune la buccia grinzosa, altri levigata o baccelli di forme
diverse; così si mise a fare degli incroci controllati tra la
stessa pianta ma con diverse caratteristiche, così da
combinare le caratteristiche fisiche diverse. Notò che
l’ereditarietà non è una “mescolanza”, quindi tra il fiore viola
e quello bianco non usciva un fiore rosa, bensì scoprì che
venivano trasmessi entrambi i caratteri, ma solo uno era
dominante e si presentava, nonostante ciò il carattere
recessivo rimaneva presente all’interno della pianta e si
poteva presentare in una generazione successiva.
All’inizio del XX secolo si fece la scoperta e la distinzione tra genotipo e fenotipo.

 Genotipo: il corredo genetico di ogni individuo, presente dal concepimento (sono le informazioni
genetiche presenti in noi, anche se non visibili e quindi caratteri recessivi (ex: gli occhi blu di mia
bisnonna sono comunque presenti nel mio corredo genetico i geni degli occhi blu anche se io li ho
marroni).
 Fenotipo: le caratteristiche osservabili nell’individuo.

Ad esempio i polli hanno conservato nel loro genotipo i geni che codificano i denti, ma poiché non viene
espresso fenotipicamente, non esiste nessun pollo in grado di morsicare una bistecca. (fottuti dinosauri in
miniatura).

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I CROMOSOMI E I GENI
I geni trasmettono el caratteristiche ereditarie, fornendo il codice che ordina la sequenza di aminoacidi
propria di ogni proteina. I geni sono i segmenti di una molecola elicoidale a doppio filo di acido
desossiribonucleico (DNA). Ogni gene è quindi il segmento di DNA che contiene il codice per codificare una
specifica proteina
Il DNA è un polimero costituito da monometri, detti nucleotidi, ognuno dei quali è costiutito da tre
componenti fondamentali: un grupo fosfato, uno zucchero (desossiribosio) e una base azotata (adenina,
guanina, citosina, timina).

Una sequenza specifica di tre nucleotidi, tripletta, costiuisce un codone, ovvero una porzione di gene che
codifcia l’informazione per la sintesi di uno specifico aminoacido. Dato che le 4 basi azotate combinate tra
loro generano 64 possibili triplette e gli aminoacidi presenti nell’organismo umano sono 20, signfica che più
codoni codificano lo stesso aminoacido. La sintesi è possibile solo se c’è una molecola intermedia di RNA
che da origine ad un processo chiamato trascrizione.

Oggi è possibile fare una mappatura e un’identificazione dei geni del genoma umano. Si credeva che l’uomo
avesse circa 200.000 geni, ma in realtà la ricerca ha rivelato che ne ha solo 25.000, circa lo stesso numero
della maggior parte delle altre specie viventi, ad esempio il genoma del topo è uguale al 99% a quello
umano. I vermi hanno circa la metà dei geni. Tra le diverse etnie umane c’è un’uguaglianza del 99.99% dei
geni, ma piccolissime diversità determinano grandi differenze.

Le molecole di DNA sono impachettate in delle strutture chiamate cromosomi, presenti in ogni cellula in
numero variabile da specie a specie. Ogni cellula del corpo umano ha nel suo nucleo 23 coppie di
cromosomi, quindi in totale 46 cromosomi, ciò signifia che ogni nucleo contiene il codice gentico di tutto il
corpo (eccetto i globuli rossi, che sono privi di nucleo). Ogni cellula del corpo umano ha nel suo gruppo le
cellule sessuali (gameti) che hanno un corredo dimezzato, ovvero presentano 23 cromosmi, cosicché al
momento del concepimento i 23 cromosomi della cellula uovo con i 23 cromosomi dello spermatozoo si
accopiano in maniera perfetta, formando una nuova cellula, lo zigote. L’ultima coppia di cormosomi
determina il sesso dell’individuo: nelle femmine la coppia presenta due cromosomi simili, detti cromosomi
X; nel maschio la coppia ha un cromosoma X e uno più piccolo, cromosoma Y.

Il cariotipo XX è unico del genre femminile, il cariotipo XY del genere maschile. Il cromosma Y non è
essenziale per la vita, infatti può esistere il cariotipo X0, si hanno solo 45 cromsomi, che rappresenta un
fenotipo femminile, ma presenta anomalie fisiche. Nel caso del cariotipo XXY si ha un cromosma in più (47
totali). I maschi affetti presentano infertilità e ipogonadismo a causa del basso livello di testosterone.
Mentre nelle femmine.

Le forme alternative di un gene che determinano le caratteristiche diverse di uno stesso tratto si chaimano
alleli. Abbiamo due tipi di caratteri:

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 Caratteri dominanti: si esprimono sia se sono
presenti in un solo allele o che siano presenti in
entrambi
 Caratteri recessivi: si manifestano solo se presenti
in entrambi gli alleli.

Gli occhi marroni ad esempio sono dei caratteri dominanti,


infatti a meno che non sia presente in entrambi gli alleli il
gene che codifica gli occhi azzurri, sicuramente si avranno gli occhi marroni. Si è scoperto però che spesso
varie copie di geni combinano i propri effetti per determinare una singola caratteristica, si chiama
trasmissione poligenetica.
IL GENOMA UMANO
La mappatura del DNA ha rivelato che le intetrazioni tra geni sono più complesse di ciò che si pensasse,
infatti difficilmente uns ingolo gene può essere ritenuto responabile per una patologia. Nonostante i geni
siano solo 25.000, la combinazione delle basi azotate raggiungono i 3.1 miliardi. La mappatura del codice
genetico serve anche a riuscire ad individuare precocemente e facilmente determinate patologie .
Quasi tutte le cellule contengono l’intero genotipo, ma ciò che diventeranno e la loro funzione dipende dai
geni che verranno attivati. Dalla ricerca svolta sui topi, è risultato che circa l’80% dei geni vengono attivati
nel cervello e che ci sono più tipi di cellule nel cervello che nel resto degli organi messi insieme. I ricercatori
sperano di riuscire a costruire una mappa genetica della corteccia celebrale umana; tale conoscenza ci
permetterebbe di acquisire nuove conoscenze riguardanti il funzionamento normale del cervello e sulle
patologie del cervello e potrebbe rendere possibili nuove e rivoluzionari tecniche di trattamento e
prevenzione di malattie ora inguaribili.
LA GENETICA COMPORTAMENTLE
Le attività dei geni sono interessate a tutte le strutture e tutti i processi del corpo umano, il comportamento
riflette l’interazione contrinua tra un essere vivente e l’ambiente circostante, così ci si è chiesto se i geni
avessero influenza nel comprotamento degli individui, a studiarlo sono i ricercatori della genetica
comportamentale. Questi ricercatori studiano l’uinfluenza dell’ereditarietà e dei fattori ambientali sulle
caratteristiche psicologiche. I genetisti comportamentali si sono chiesti quanto contano i fattori genetici nei
tratti della personalità e dei disturbi psciologici. Un figlio con un genitore condivide il 50% dei geni, (50% da
un genitore e 50% dall’altro) un nipote con una nonna condivide il 25% dei geni (anche un fratellastro).
GLI STUDI DI ADOZIONE E GLI STUDI SUI GEMELLI
Più le persone sono geneticamente affini e pù sono simili anche psicologicamente. È stato condotto uno
studio su delle persone adottate nella primissima infanzia, confrontandoli con i genitori adottivi (ambiente
in cui sono cresciuti) e con i genitori biologici (50% dei geni in comune). In questo studio hanno scoperto
che chi soffriva di schizzofrenia, lo trovava presente anche nel 12% dei genitori biologici, mentre solo nel 3%
dei genitori adottivi, quindi i fattori ereditari hanno un ruolo importante nella comparsa della malattia.
I gemelli omozigoti si sviluppano da un unico uovo fecondato (1 parto ogni 250) e sono presentani gli stessi
identici geni, mentre i gemelli eterozigoti si sviluooano da due uova fecondate (1 parto ogni 150) e hanno in
comune il 50% dei geni. I gemelli omozigoti sono più simili dei gemelli eterozigoti. I genetisti
comprotamentali hanno voluto studiare sia dei gemelli omozigoti che dei gemelli eterozigoti separati dai
primi mesi di vita e cresciuti in ambeinti diversi e hanno notato che i gemelli omozigoti sono molto più simili
tra loro (elevato tasso di concordanza, ovvero dell’affinità dei tratti), inoltre determinate caratteristiche
psicologiche dipendono prevalentemente dalla genetica e non dall’ambiente.
Il coefficiente di ereditabilità stima la misura in cui
un determinato comportamento o caratteristica in
un gruppo di persone si possa attribuire alla
variazione di geni o all’ambiente in cui si viene
allevati. È vero però che per il comportamento

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umano i geni e l’ambiente non devono essere visti come una cosa distinta, ma per poterlo studiare al meglio
bisogna prendere in considerazione entrambi, infatti due bambini con lo stesso potenziale intellettivo
possono sviluppare un QI differente, causato dall’ambiente in cui sono cresciuti (può differire di crica 15/20
punti). Come vediamo nella tabella, ad esempio i geni non influsicono minimamente negli atteggiamenti nei
confronti della religione, bensì è l’ambiente a determinare tale carateristica.

Uno stress ambientale di grado elevato o minimo è in grado di attivare o disattivare gli ormoni dello stress. È
stato provato che la genetica predispone a determinati distrubi, come ad esempio la depressione (chi ha
parenti colpiti dalla depressione prima dei 20 anni ha 8 volte più probabilità di soffrire di depressione), ma
essere predispsoti non vuol dire che ciò avverrà sicuramente, infatti dipende molto dall’ambiente in cui si
vive e si fanno esperienze; ad esempio nel caso del gene MAOA (pag 100).

ADATTARSI ALL’AMBIENTE: IL RUOLO DELL’APPRENDIMENTO


Ogni essere umano dal momento della propria nascita incontra degli ambienti in continuo cambiamento,
ognuno dei quali propone delle sfide specifiche (dal procurarsi da mangiare, ripararsi dalla natura al dove
uscire con la propria fidanzata la sera). L’essere umano viene al mondo con della capacità biologicche innate
che gli permettono di reagire all’ambiente, risolvere dei problemi e trarre profitto dalle esperienze passate.
L’apprendimento è un processo di adattamento alle circostanze della vita. L’apprendimento consente
all’uomo di usare l’eredità biologica per trarre profitto dall’esperienza e adattarsi all’ambiente circostante.
Degli psicologi hanno studiato il come si impara, fondando la corrente del comportamentismo, i quali
credevano che a tutti gli organismi si potevano applicare delle leggi per cui apprendevano. I
comportamentisti consideravano l’organismo una tabula rasa su cui scrivere le esperienze d’apprendimento.
Le loro ricerche venivano svolte in laboratorio in un ambiente controllato e non si interessavano sulle
condizioni mentali dell’organismo.
PERCHÉ SI IMPARA? ALLA RICERCA DELLE FUNZIONI
Mentre nel XX secolo in america si sviluppava ilc omprtamentismo, in Europa prendeva piede l’etologia,
una branca della biologia. Gli etologi vedevano l’organismo come più di una lavagna vuota, studiavano i
comportamenti degli animali nella natura, allo stato libero, notando che ogni specie viene al mondo
biologicamente predisposta ad agire secondo certe modalità. Si basavano principalmente sulle funzioni del
comportamento e sulla rilevanza adattiva, ovvero quanto quel comportamento influisse nelle possibilità di
sopravvivenza dell’animale. Un esempio di comportamenti studiati dagli etologi è quello dei piccoli del
gabbiano reale, che beccano la macchia rossa del becco dei genitori, così da fargli rigurgitare il cibo e poter
mangiare. Tale comportamento è iscritto nella loro natura e lo replicano anche se vengono segnate delle
macchie rosse in un bastone. Gli etologi definiscono questo comportamento istintivo risposta automatica,
una reazione spontanea innescata da uno stimolo adeguato.
p.s. Gli etologi non negavano l’apprendimento! Ritenevano però che ci fossero dei comportamenti innati.

Questi studi hanno mostrato che alcune risposte innate vengono comunque modificate dall’esperienza, ad
esempio nel caso del gabbiano reale, un gabbiano adulto riesce a riconoscere una testa di un gabbiano da
un oggetto inanimato. Inoltre quello che sembra un comportamento istintivo imlpica un apprendimento,
come nel caso dello zigoli, che ogni anno migra dall’america settentrionale all’america centrale, prendendo
come punto di riferimento la stella polare, l’unica stella fissa nel cielo. Lo zigoli pur avendolo geneticamente
l’istinto di seguire la stella fissa, deve imparare qual è.

L’APPRENDIMENTO, LA CULTURA E L’EVOLUZIONE


L’ambiente influenza il comportamento in due modi fondamentali: attraverso l’adattamento della specie e
attraverso l’adattamento personale. La cultura incide in maniera rilevante su ciò che apprendiamo. La
socializzazione culturale influenza le nostre convinzione, le nostre percezioni ed il nostro modo di
comportarci. L’ambiente influenza anche l’adattamento della specie attraverso la selezione naturale, così
che i geni utili per la sopravvivenza continuino ad essere trasmessi. L’essere umano è diventato
naturalmente predisposto ad imparare. Ogni organismo deve imparare a capire:

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 Quali eventi sono o non sono importanti per la sua sopravvivenza ed il suo benessere.
 Quali stimoli segnalano che sta per avvenire un evento importante.
 Se le sue reazioni producono conseguenze positive o negative.
Queste capacità adattive sono presenti, anche se in varie misure, in tutti gli organismi.
LA GENETICA COMPORTAMENTALE, L’INTELLIGENZA E LA PERSONALITÀ
L’intelligenza è ereditabile, ma non è dovuta solo alla genetica, anche se si attesta un ruolo fondamentale
(50-70%), bensì un ruolo importante lo ha anche l’ambiente in cui si cresce. Detto ciò non esiste un singolo
gene dell’intelligenza. Circa il 25-35% delle differenze di livello intellettivo è attribuibile ai fattori ambientali.
A dimostrarlo sono i casi di bambini che vengono allontanati da ambienti depravati e posti in ambienti che
possono garantire un’adeguata stimolazione culturale. Solitamente si nota un’incremento di 10-12 punti. Se
i bambini rimangono nell’ambiente depravato non hanno nessun miglioramento del QI, capita invece che
vada a peggiorare. Anche le esperienze educative hanno il loro ruolo, tant’è vero che si è notata una
diminuzione del QI nei bambini durante le vacanze estive e un’aumento nel periodo della frequentazione
scolastica.
LO SVILUPPO DELLA PERSONALITÀ
Cosa rende simili i genitori con i figli? La genetica, l’ambiente o entrambi?.
Robert McCrae e Paul Costa sono convinti che esistano 5 macro dimensioni della perosnalità, dette Big Five:
1. Estroversione-introversione (carattere socievole vs carattere riservato).
2. Disponibilità (carattere cooperativo e premuroso vs carattere poco cooperativo e diffidente).
3. Coscienziosità (carattere responsabile, affidabile vs carattere irresponsabile e indaffidabile)
4. Nevroticismo (carattere preoccupato, ansioso vs carattere equilibrato, stabile, sicuro).
5. Apertura alle nuove esperienze (carattere creativo, raffinato vs carattere conformista, sine
curiosità).
Degli studi hanno dimostrato che circa il 40-50% delle differenze di personalità sono dovute a differenze nel
genotipo.
Le differenze genetiche, come detto su, spiegano il 40-50% delle differenze di personalità, il restante è
dettato dall’ambiente. Le differenze di personalità sembrano dipendere da alcune esperienze specifiche o
l’interazione con determinati compagni di scuola o di gioco. A differenza dell’intelligenza non dipende
quindi principalmente dalle interazioni con la famiglia, bensì da quelle esterne; ciò spiega anche le
differenze sostanziali di personalità tra due fratelli cresciuti nella stessa famiglia.

LE INTERAZIONI TRA GENI E AMBIENTI


Le condizioni ambientali non possono modificare il genotipo, ma
possono influenzare l’espressione fenotipica. Come le condizioni
ambientali sono capaci di influenzare l’espressione fenotipica, i geni
sono in grado di modificare il modo in cui l’individuo sperimenterà
l’ambiente.
COME L’AMBIENTE PUÒ INFLUENZARE L’ESPRESSIONE DEI GENI
I geni producono una serie di possibili effetti, ovvero il range di
reazione, che per una caratteristica di origine genetica è l’intervallo di
possibilità consentito dal codice genetico. Questo range è dettato
dall’ambiente. Ad esempio l’intelligenza ha un range di reazione basato
sulla genetica, ma sarà poi l’ambiente ad aumentarla o diminuirla.

COME I GENI POSSONO INFLUENZARE L’AMBIENTE


Oltre al range di reazione ci sono altre modalità in cui i fattori genetici e l’ambiente possono interagire tra
loro. Un’influenza dei geni sull’ambiente è la cosiddetta influenza evocativa, ovvero i comportamenti (di
base genetica) messi in atto dal bambino evocano determinate reazione negli adulti. Un bambino che si

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dimostra tenero e socievole fin da piccolo, andrà a creare e cercare delle situazioni ambientali conformi alla
sua personalità anche una volta diventato adulto; un bambino più timido e freddo, genererà delle reazioni
meno positive negli altri. Il genotipo tende quindi a creare degli ambienti che rinforzano delle tendenze
biologiche già esistenti.

LA MANIPOLAZIONE GENETICA
Fino a pochissimo tempo fa non esisteva un modo per inflienzare direttamente i geni. Oggi invece i progressi
tecnologici hanno reso possibile mappare il genoma umano, duplicare e modificare la strttura dei geni.
L’EPIGENETICA
L’epigenetica è un tipo di ricerca nuovo, è lo studio dell’espressione del fenotipo che non dipende dal DNA,
ma dai fattori ambientali. Grazie all’epigenica sarebbe possibile inserire i geni di una specie in una specie
diversa ma simile.
LE PROCEDURE KNOCK-OUT E KNOCK-IN
Sono due procedure per la modificazione del codice genetico. La procedura knock-out serve a rimuovere
una porzione di DNA. La procedura knock-in serve ad inserire del nuovo materiale genetico (viene quindi
rimossa o inserita una funzione del gene).

L’EVOLUZIONE E IL COMPORTAMENTO: I RETAGGI DEL PASSATO REMOTO


Ognuno di noi rappresenta un successo evolutivo, in quanto i nostri avi per sopravvivere hanno messo in
atto e sviluppato dei comportamenti che gli hanno permesso di evolversi fino ad arrivare a noi.
Si viene al mondo con dei meccanismi biologici innati che ci permettono di percepire e comportarci in certi
modi (parlare, percepire l’ambiente, provare emozioni etc…).
L’EVOLUZIONE DEI MECCANISMI ADATTIVI
L’evoluzione è un cambiamento che interviene nel tempo nella frequenza con cui determinati geni, e le loro
caratteristiche, si manifestano in una popolazione ibridata. Per rendere possibile l’evoluzione sono
necessarie le mutazioni, ovvero degli eventi casualli e incidenti che avvengono nella duplicazione dei geni
durante la divisione delle cellule, che se avvengono nelle linee delle cellule germinali, i geni mutati verranno
poi trasmessi alla prole.
LA SELEZIONE NATURALE
La naturale è il meccanismo con cui le caratteristiche che aumentano la porbabilità di sopravvivenza e di
riproduzione in un determinato ambiente verranno più facilmente conservate nella popolazione e quindi
diverranno più comuni nella specie col passare del tempo. le caratteristiche che diventano inutili per la
sopravvivenza col tempo vanno a diminuire, arrivando all’estinzione. Esistone delle così dette varianti
neutre, ovvero delle caratterstiche che non aumentano, né diminuiscono le probabilità di sopravvivenza
della specie, ma che in un possibile futuro potrebbero essere utili per la sopravvivenza.
GLI ADATTAMENTI EVOLUTIVI
I prodotti della selezione naturale prendono il nome di adattamenti, cambiamenti fisici o comportamentali
che permettono agli organisimi di affrontare con successo problemi ambientali ricorrenti che ne minacciano
la sopravvivenza, accrescendone così la capacità riproduttiva. Un esempio di adattamenti sono alcune
tipologie di pesci tropicali che possono cambiare il loro sesso, o delle farfalle uguali geneticamente che in
base all’ambiente in cui si sviluppa la larva avranno colori differenti. Anche il bipedismo nei primati è stata
una necessità a cui si sono dovuti adattare.

L’EVOLUZIONE DEL CERVELLO


L’evoluzione nei primati, partendo dalla locomozione bipede, poi all’utilizzo di strumenti e all’organizzazione
sociale fino a formare una forma di linguaggio, ha portato all’evoluzione di molte componenti del corpo:
mani, bacino, ma soprattutto cranio e cervello. Le strutture cerebrali andarono in contro all’evoluzione,

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permettendo maggiore attenzione, memoria, linguaggio e pensiero; capacità fondamentali per la
sopravvivenza nel nuovo tipo d’ambiente. Dall’uomo Australopitechus all’uomo di Neanderthal, il cervello
triplicò le sue dimensioni.

LA CULTURA EVOCATA
Secondo il concetto di cultura evocata, anche le culture potrebbero essere il prodotto di meccanusmu
biologici che si sono evoluti per rispondere ai problemi di adattamento che si ponevano a gruppi specifici in
luoghi specifici e in momenti specifici. Ad esempio in un ambiente in cui la sopravvivenza dipende dalla
caccia, la figura maschile avrà più valore rispetto a quella femminile, in cui il maschio va a cacciare e la
femmina bada alla famiglia; in un contesto in cui la sopravvivenza è dovuta all’agricoltura uomo e donna
possono avere pari importanza dando entrambi contributo alla sopravvivenza. L’ambiente quindi può
influenzare la selezione naturale, avvantaggiando i tratti più conformi al nuovo ambiente.
L’EVOLUZIONE E LA NATURA UMANA
Quella che gli psicologi chiamano natura umana è l’espressione di tendenze biologiche innate, ad esempio
la capacità del linguaggio indipendentemente dall’ambiente in cui si nasce, capacità matematiche basilari,
tendenza al relazionarsi e al cooperare, le emozioni.
SESSUALITÀ E PREFERENZE NELLA SCELTA DEL PARTNER
Lo scopo dell’evoluzione è continuare la specie, e l’unico per farlo è tramite la riproduzione. Gli studiosi si
sono quindi interessati anche a come avvenga la scelta del partner. Gli uomini, rispetto alle donne,
mostrano più interesse per rapporti occasionali. Gli uomini pensano al sesso 3 volte di più rispetto alle
donne.
Gli uomini cercano donne un po' più giovani e le donne uomini un po' più vecchi. Gli uomini apprezzano
maggiormente l’aspetto fisico e le qualità domestiche, mentre le donne apprezzano maggiormente il
potenziale di reddito, status e la sua ambizione.
Secondo gli psicologi queste differenze si possono spiegare con un approccio evoluzionistico chiamato
toeria delle strategie sessuali e teoria dell’investimento genitoriale, secondo questo approccio le strategie
e le preferenze in tema di accoppiamento riflettono tendenze ereditarie, sviluppatesi nei secoli quali
risposte alle differenti esigenze adattive che uomini e donne dovevano affrontare.
C’è un’altra teoria che spiega le differenze nella scelta tra partner, secono la teoria della struttura sociale le
differenze nella scelta tra uomo e donna stanno nei bisogni imposti dalla società, tramandati con
l’educazione e non con i geni.
GLI APPROCCI EVOLUZIONISTICI ALLO SVILUPPO E ALL’ESPRESSIONE DELLA PERSONALITÀ
Se i 5 tratti della personalità (Big Five) sono presenti in tutti gli esseri umani, allora la personalità è un tratto
evolutivo, nasce così la teoria evoluzionistica della personalità. È possibile che questi tratti siano così
presenti poiché ci hanno aiutato a raggingeere la sopravvienza fisica e il successo riproduttivo. Ma come si
spiegano le differenze individuali che definiscono le singole personalità? Se la selezione naturale predilige
certe caratteristiche rispetto ad altre allora le persone col passare del tempo saranno sempre più simili? La
risposta a questa domanda è data con un altro concetto evoluzionistico, ovvero il pluralismo strategico,

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l’idea che più strategie comportamentali (anche contradittorie) possono essere adattive in certi ambienti,
vengono quindi mantenute dalla selezione naturale.

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