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Da Mendel ai modelli di

ereditarietà
Gregor Mendel
La genetica è lo studio delle leggi e dei meccanismi che permettono la trasmissione dei caratteri da una generazione all’altra.
Gregor Mendel, considerato il padre della genetica, era un monaco agostiniano, che compì i suoi esperimenti a metà
dell’ottocento. Fino ad allora era in voga la teoria della mescolanza che prevedeva due presupposti: i due genitori danno uguale
contributo alle caratteristiche della prole e nella prole i fattori ereditari si mescolano. Quindi nella cellula uovo e nello
spermatozoo erano presenti fattori ereditari che dopo la fecondazione si univano e non si potevano più separare. Mendel
confermò il primo presupposto e smentì il secondo.
Organismo modello
L’organismo modello per i suoi esperimenti fu il pisello odoroso (Pisum sativum), perché tali piante, facili da coltivare,
producono organi sessuali e gameti maschili e femminili all’interno di uno stesso fiore. Tendono ad autoimpollinarsi. Mendel
utilizzò l’impollinazione incrociata trasportando manualmente il polline da una pianta all’altra e quindi essere a conoscenza dei
genitori della progenie. Il carattere è una caratteristica fisica osservabile, il tratto una forma del carattere e il tratto ereditario
quello che si trasmette da genitore a figlio. Mendel individuò nei piselli 7 caratteri alternativi. Nelle generazioni di partenza cioè
quelle parentali, i caratteri dovevano essere puri, cioè con il tratto prescelto costante per molte generazioni. L’analisi
dell’enorme massa di dati raccolti con centinaia di incroci è stata effettuata con le leggi della statistica e con il calcolo della
probabilità, strumenti matematici utilizzati anche dai genetisti successivi.
Legge della dominanza

Mendel esegui una serie di incroci tra piantine di linea pura


per forme opposte del carattere scelto ed effettuando una
fecondazione incrociata. Per cui prelevava polline da una
pianta e lo inseriva sullo stigma dell’altra alla quale aveva
prelevato le antere per evitare che si autoimpollinassero. Tali
piante costituivano la generazione parentale P. I semi e le
nuove piante, da essi prodotte, rappresentavano la
generazione filiale F1. Gli individui di questa generazione
sono ibridi per il carattere considerato. Dai risultati ottenuti
formulò la prima legge o legge della dominanza ovvero gli
individui ibridi della generazione F1 manifestano solo uno dei
tratti presenti nella generazione parentale. Gli stessi risultati
li ebbe con tutti e 7 i caratteri.
Legge della segregazione
Mendel coltivò le piantine della generazione F1
lasciandole autoimpollinarsi e produrre semi che
originarono la seconda generazione filiale F2. Mendel notò
che il tratto che non si era espresso nella generazione F1
era ricomparso in quella F2. Per cui il tratto che si
manifestava nella generazione F1 era dominante su quello
che scompariva chiamato recessivo. Nella generazione F2 il
rapporto numerico fra i due tratti era sempre 3:1. I dati
quindi hanno smentito la teoria della mescolanza in
quanto i tratti non si fondono ma le unità responsabili
dell’ereditarietà si presentano come particelle distinte che
in ciascun individuo sono in coppia. Durante la formazione
dei gameti tali particelle si separano e ogni gamete ne
eredita uno. Ogni gamete contiene un’unità, lo zigote due.
Gli elementi unitari si chiamano geni e le forme diverse di
uno stesso gene alleli. Da ciò deriva la seconda legge o
legge della segregazione: quando un individuo produce
gameti, le due copie di un gene si separano cosicché
ciascun gamete riceve solo una copia.
Quadrato di Punnett
Gli alleli sono rappresentati con una lettera maiuscola per quello dominante e
minuscola per quello recessivo. L’insieme degli alleli che determinano un
carattere è detto genotipo, la caratteristica osservabile fenotipo. Se i due alleli
del genotipo sono identici, l’individuo è omozigote, se sono differenti è
eterozigote. Per prevedere le combinazioni alleliche è possibile utilizzare il
quadrato di Punnett. La griglia riporta su un lato tutti i possibili genotipi del
gamete maschile e sull’altro quello femminile. La griglia si completa mettendo
in ogni quadrato il genotipo diploide di ciascuna combinazione gametica. I geni
sono una sequenza di DNA che si trovano in un punto preciso del cromosoma
chiamato locus e che codifica per un carattere. Mendel non conosceva né il
DNA né la meiosi ma oggi sappiamo che la disgiunzione dei vari alleli di un
gene avviene durante la separazione dei cromosomi nella meiosi I.
Test cross

Quando si ha a che fare con un individuo che esprime l’allele


dominante di un determinato gene, per accertarsi se sia
omozigote o eterozigote va effettuato il test cross, ovvero lo si
incrocia con un individuo omozigote recessivo per quel carattere e
se la prole è tutta dominante allora l’individuo è omozigote
dominante, se la prole per metà esprime l’allele dominante e per
metà recessivo allora l’individuo di partenza è eterozigote per il
carattere esaminato.
Legge dell’assortimento indipendente
Mendel progettò un’altra serie di esperimenti partendo
dall’incrociare ceppi di pisello con seme liscio e giallo con altri che
producevano semi verdi e rugosi. Dall’incrocio si otteneva una
generazione filiale F1 con piante che producevano semi gialli e lisci.
Lasciando autoimpollinare le piante della generazione F1 si ottiene
una generazione F2 compiendo un incrocio diibrido. Mendel
osserva che gli alleli si possono distribuire in modo indipendente
rispetto a quelli di un altro carattere per cui in questo caso la F1
genera 4 gameti LG, Lg, lG, lg. Dalla combinazione casuale di questi
gameti si genera una generazione F2 con nove genotipi differenti e
4 fenotipi in rapporto 9:3:3:1. Ciò porto Mendel a formulare la terza
legge o legge dell’assortimento indipendente: durante la
formazione dei gameti, geni diversi si distribuiscono l’uno
indipendentemente dall’altro. Ciò è vero per geni posizionati su
cromosomi diversi e non sempre per quelli collocati sullo stesso
gene. Durante la meiosi i cromosomi riassortiscono l’uno
indipendentemente dall’altro e così due geni se situati su coppie di
cromosomi omologhi distinti.
La genetica umana
Mendel ha ottenuto i suoi risultati con incroci programmati e analizzando numerose proli. Ciò non è possibile con l’uomo che
produce una prole meno numerosa per cui si ricorre alla genealogia. In generale gli alleli responsabili di fenotipi anormali sono
rari all’interno della popolazione ed è improbabile che se in una famiglia sia presente un allele raro anche una persona estranea
ad essa che ne entra a far parte per matrimonio abbia lo stesso allele raro.
Albero genealogico
Per conoscere se un allele raro, responsabile di un fenotipo anomalo sia dominante o recessivo, va costruito un albero
genealogico. Se il carattere è dominante allora ogni persona malata avrà un genitore malato, metà dei figli di genitori malati
saranno malati e il fenotipo compare con uguale frequenza nei due sessi. Se il carattere è trasmesso tramite un allele recessivo,
le persone malate hanno due genitori sani, nelle famiglie colpite dalla malattia un quarto dei figli di genitori sani è malato, il
fenotipo compare con la stessa frequenza nei due sessi. Spesso la comparsa di un fenotipo recessivo è dovuto a matrimoni tra
consanguinei come dimostrato lo studio su popolazioni isolate per motivi culturali e geografici.
Polimorfismo
Una mutazione può originare un nuovo allele di un gene. Le mutazioni sono casuali e i genetisti definiscono selvatico l’allele di
un gene che in natura è presente nella maggior parte degli individui, allele mutante quello che produce un fenotipo diverso. Gli
alleli mutanti e selvatici di un gene occupano lo stesso locus e sono trasmessi secondo le leggi di Mendel. Un gene che presenta
un locus occupato da un allele selvatico in meno del 99% dei casi è polimorfico.
Poliallelia
In una specie a seguito di mutazioni casuali, possono esistere più di due alleli di un certo gene e questa condizione prende il
nome di poliallelia.
Dominanza incompleta

Molti geni hanno alleli che non sono né dominanti né


recessivi per cui gli eterozigoti presentano un fenotipo
intermedio. Quando gli eterozigoti mostrano un fenotipo
intermedio si dice che il gene segue la regola della
dominanza incompleta e nessuno dei due alleli è
dominante.
Codominanza
Se due alleli di un locus producono due diversi fenotipi che compaiono entrambi negli eterozigoti si ha un fenomeno di
codominanza. Ad esempio, nel caso dei gruppi sanguigni, Landsteiner mescolando i globuli rossi di un individuo con il siero di
un altro individuo trovò che soltanto certe combinazioni erano compatibili. In altre i globuli si agglutinavano. Tale compatibilità
dipende da 3 alleli, IA, IB e I0, di uno stesso locus posto sul cromosoma 9 che determina il tipo di antigeni sulla superficie dei
globuli rossi. Le combinazioni di questi alleli producono quattro fenotipi A, B, 0 e AB. Il fenotipo AB è un esempio di
codominanza, e tali individui hanno globuli rossi che esprimono sia antigeni A che B.
Pleiotropia
Quando un singolo allele può influenzare più di un fenotipo è detto pleiotropico. Per esempio nel caso della fenilchetonuria un
allele recessivo inattiva l’enzima epatico che catalizza la conversione di fenilalanina in tirosina. La fenilalanina si accumula
nell’organismo e convertita in acido fenilpiruvico tramite il sangue raggiunge il cervello impedendone il normale sviluppo e
provocando ritardo mentale. Per cui dalla mutazione di un gene si hanno effetti in tutto l’organismo.
Epistasi
Alcuni caratteri sono determinati dall’interazione di più geni ovvero la poligenìa. Nel caso dell’epistasi, che significa stare sopra,
un gene influenza e sovrasta l’espressione fenotipica di un altro gene. La comune distribuzione dei fenotipi studiati non sarà
9:3:3:1.
Allele soppressore
Un allele soppressore agisce cancellando l’espressione di un allele mutante di un altro gene, portando al fenotipo selvatico.
Penetranza ed espressività
Il fenotipo di un individuo non è solo il risultato dei suoi geni. Genotipo e ambiente interagiscono per determinare il fenotipo.
Possedere un determinato gene non è sufficiente per assicurare quindi che ci siano effetti sul fenotipo. Bisogna definire la
penetranza cioè la percentuale di individui di un gruppo o popolazione che mostrano il fenotipo atteso ed è completa se lo si
ritrova nel 100% degli individui. L’espressività mostra l’intensità della manifestazione di un carattere fenotipico a partire da un
genotipo che o per interazione genica o per ambiente è variabile.
Caratteri complessi
Le differenze tra individui per caratteri semplici sono discontinue e qualitative. La maggior parte dei caratteri sono complessi e il
fenotipo varia in maniera continua ed è associata a caratteri fenotipici quantitativi. Questa variabilità può dipendere da fattori
ambientali, fattori genetici o nella maggior parte dei casi da entrambi. I caratteri regolati da più geni sono detti poligenici e è
indicato con QTL i loci per un tratto quantitativo, ovvero i geni che concorrono per determinare caratteristiche complesse.
Teoria poligenica di Fisher
Un carattere può presentare trasmissione monogenica, eredità poligenica o dipendere esclusivamente dall’azione
dell’ambiente. Nella maggior parte dei casi i caratteri sono di tipo non mendeliano ovvero caratteri che dipendono da due o più
loci con un contributo variabile di fattori ambientali. Un carattere quantitativo può essere misurato all’interno di un insieme di
valori possibili. Fisher formulò la teoria poligenica dei caratteri quantitativi sostenendo che questi caratteri subiscono una
variazione continua spiegabile dall’azione mendeliana di un gruppo di geni e ciascuno fornisce un piccolo contributo alla sua
intensità. Per cui un determinato genotipo non stabilisce un valore preciso del carattere ma un intervallo mentre il valore reale
è precisato dall’ambiente.
Associazione genica
Dal 1909 Morgan e i suoi allievi scelsero il moscerino della frutta Drosophila melanogaster come organismo modello dei loro
esperimenti, per le sue dimensioni ridotte, la facilità di allevamento, la brevità fra due generazioni, la facilità nell’identificare
caratteri riconoscibili e la possibilità di indurre mutazioni creando nuovi alleli. Quando considerò più caratteri in molti non
segregavano indipendentemente come dimostrato da Mendel. Morgan spiegò tale comportamento considerando la possibilità
che i due loci fossero sullo stesso cromosoma e quindi associati. Il numero di geni è infatti superiore a quello dei cromosomi per
cui ogni cromosoma possiede più loci che insieme costituiscono un gruppo di associazione. L’associazione però non è assoluta in
quanto i cromosomi non restano sempre integri e immutati.
Ricombinazione genica
Un’associazione assoluta è un evento raro, i cromosomi si possono spezzare e ricombinarsi durante la meiosi. In particolare
durante la profase I le coppie di cromosomi omologhi si avvicinano formando le tetradi e possono avvenire crossing over tra
due cromatidi non fratelli divenendo ricombinanti. Possono avvenire più scambi lungo una coppia di omologhi. In questo caso
compare una prole ricombinante e la frequenza di combinazione è data dal rapporto tra il numero di figli ricombinanti e il
numero totale.
Mappe genetiche
Più sono distanti i due loci e più sono i punti in cui può avvenire la ricombinazione tra essi. Sturtevant, capì che questa
intuizione poteva essere utile per stabilire la posizione reciproca dei geni sul cromosoma e utilizzò questi dati per costruire
mappe genetiche che mostravano la disposizione dei geni lungo i cromosomi. La distanza tra geni si stabilisce in unità di mappa
che corrispondono alla frequenza di ricombinazione di 0,01, unità nota come centimorgan cM.
Determinazione del sesso

Organismi che hanno organi riproduttivi sia maschili che


femminili come il mais, sono detti monoici, mentre altri che
producono o gameti maschili o femminili sono detti dioici. Negli
organismi dioici il sesso dell’organismo è determinato da
differenze cromosomiche, in particolare dai cromosomi
sessuali. Nell’uomo sia il maschio che la donna presentano due
copie di ogni altro cromosoma chiamato autosoma, ma i
cromosomi sessuali sono XX nella femmina e XY nell’uomo.
L’uomo può produrre due gameti, la metà porterà il cromosoma
X e se feconda una cellula uovo darà origine a un organismo
femmina se invece porta il cromosoma Y darà origine a un
maschio. Negli uccelli la situazione è inversa l’uomo ha due
cromosomi sessuali uguali ZZ e la donna due differenti ZW, per
cui sarà la femmina a produrre due tipologie di gameti.
Aneuploidia

Si ha una non disgiunzione quando non si ha una separazione di


cromosomi fratelli nella meiosi I o di cromatidi fratelli nella meiosi II.
In questo caso il gamete può avere un cromosoma in più o in meno.
Se questo gamete viene fecondato si avrà un’aneuploidia cioè una
prole provvista di cromosoma in più o in meno.
Sindrome di Turner e di Klinefelter
Nella nostra specie compaiono spesso individui X0, femmine affette dalla sindrome di Turner, con alterazioni fisiche ma non
mentali. Molti concepimenti X0 abortiscono spontaneamente nella fase iniziale dello sviluppo embrionale. I maschi con assetto
XXY sono affetti da sindrome di Klinefelter e presentano braccia e gambe lunghe e sterilità. Lo studio di queste aneuploidie e
l’osservazione di individui XY privi di una porzione del cromosoma Y fenotipicamente femmine e di individui XX con un tratto del
cromosoma Y legato a un altro cromosoma fenotipicamente maschi, ha dimostrato che il gene responsabile della mascolinità
fosse contenuto sul cromosoma Y e questo gene fu chiamato SRY.
Gene SRY
Il gene SRY codifica per la proteina SRY, la cui presenza porta l’embrione a sviluppare i testicoli che producono spermatozoi. Se
l’embrione non ha SRY non si ha la proteina SRY e sviluppa le ovaie. Sul cromosoma X esiste il gene DAX1 che produce un
fattore anti testicolare. Nel maschio la proteina SRY sopprime l’inibitore della mascolinità DAX1. Nella femmina non essendoci
SRY, DAX1 può agire liberamente. La determinazione secondaria del sesso invece è determinata da vari geni distribuiti su
autosomi e cromosoma X che controllano l’azione di ormoni come il testosterone e gli estrogeni.
Caratteri legati al sesso
I geni situati sui cromosomi sessuali non seguono gli schemi mendeliani di ereditarietà. Il cromosoma Y pare essere povero di
geni, mentre il cromosoma X contiene numerosi geni. Ogni gene è presente in duplice copia nelle femmine mentre i maschi
sono emizigoti per gli stessi. I caratteri legati al cromosoma X sono detti caratteri legati al sesso. Il primo esempio studiato è
stato il colore rosso degli occhi di Drosophila. Nel 1910 Morgan scoprì una mutazione che produceva occhi bianchi. Incrociando
una femmina omozigote a occhi rossi con un maschio a occhi bianchi tutti i figli avevano occhi rossi; incrociando una femmina a
occhi bianchi con un maschio a occhi rossi, tutti i figli maschi avevano occhi bianchi e le femmine rossi; incrociando femmine
eterozigoti a occhi rossi con maschi a occhi rossi si avevano figlie tutte a occhi rossi e figli per metà a occhi rossi e metà a occhi
bianchi dimostrando che il gene per il colore dell’occhio di drosofila si trovasse sul cromosoma X.
Ereditarietà X-linked
Sul cromosoma X umano sono stati identificati circa 2000 geni, per esempio uno di questi porta l’allele recessivo mutato che
determina il daltonismo cioè l’incapacità nel distinguere i colori rosso e verde. Tale disturbo compare più nei maschi che nelle
femmine perché per esprimersi nei maschi c’è bisogno di una sola copia; un maschio la mutazione la può trasmettere solo alle
figlie femmine. Le femmine che ricevono un cromosoma X mutante sono portatrici. Il fenotipo mutante può saltare una
generazione se la mutazione passa da un maschio a una femmina. Come il daltonismo anche la distrofia muscolare di Duchenne
e l’emofilia sono fenotipi recessivi legati all’X. Le mutazioni dominanti legate al cromosoma X sono rare e spesso chi le porta
non riesce a sopravvivere o a riprodursi. Il cromosoma Y invece contiene poche dozzine di geni, tra cui SRY.
Determinazione del sesso dosaggio dipendente
La determinazione del sesso per via genetica prevede due meccanismi uno sulla presenza di un gene dominante e l’altro
dosaggio dipendente. Il primo caso è tipico dei mammiferi tra cui l’uomo, dove se manca il cromosoma Y si sviluppano caratteri
sessuali femminili, quindi il cromosoma Y porta un gene dominante. Il secondo caso è tipico dei moscerini come Drosophila e
dei vermi piatti come Caenorhabditis elegans. In questo caso lo sviluppo dei caratteri sessuali è controllato dal rapporto tra i
cromosomi sessuali X e gli autosomi. Nell’asparago il sesso è determinato da un unico gene mendeliano. In condizione di
omozigosi recessiva mm sarà femmina in eterozigosi Mm maschio. Dall’incrocio di una femmina con un maschio la progenie
sarà per metà maschio e per metà femmina.
Ruolo dell’ambiente nella determinazione del sesso
In molti casi la determinazione del sesso deriva da condizioni ambientali. Nel caso dell’anellide Bonellia viridis le larve trascinate
dalla corrente se si depositano sul fondale si sviluppano in femmine, se si arenano su un corpo di una femmina danno origine a
maschi. In numerosi rettili lo sviluppo in maschio o femmina all’interno delle uova dipende da umidità, concentrazione di CO 2 e
O2 e dalla temperatura per esempio nella Testudo greca, la tartaruga di terra, se le uova si sviluppano a 23-27°C nascerà un
maschio, se a 30-33°C nascerà una femmina. Nel crostaceo Gammarus è il fotoperiodo a influenzare, in primavera quando le
ore di luce aumentano nascono maschi, in autunno femmine. Il batterio Wolbachia pipientis vive nelle gonadi di oltre un
milione di insetti, ragni, vermi e crostacei e manipola la riproduzione dell’ospite maschio che viene convertito in femmina,
ucciso o gli si impedisce di fertilizzare le uova delle femmine non infette.
Vigore degli ibridi
Nel 1876 Darwin osservò che incrociando due linee pure omozigoti di mais, la progenie era del 25% più alta. Nel 1908, Shull
osservò che non solo l’altezza ma anche il peso dei chicchi era più elevato nella progenie ibrida. Gli agronomi chiamano
depressione da inbreeding l’accoppiamento tra parenti stretti che porta a progenie di bassa qualità, spesso perché tendono ad
avere gli stessi alleli recessivi dannosi. Quando si incrociano linee mai incrociate prime si ha il vigore dell’ibrido chiamato
eterosi. Il tutto si spiega o con l’ipotesi della dominanza: gli ibridi non sono mai omozigoti per alleli recessivi deleteri. O con
l’ipotesi della sovradominanza: negli ibridi nuove combinazioni di alleli dai ceppi parentali interagiscono tra loro producendo
tratti superiori che non possono essere espressi nelle linee parentali.
Mutazione Vs Ricombinazione
Né Darwin né Mendel capirono che all’origine della variabilità fenotipica e genetica ci fosse la mutazione, un cambiamento
casuale del DNA rispetto ai bisogni di un organismo. In genere le mutazioni sono dannose per chi le porta ma possono anche
rivelarsi vantaggiose. Si verificano con una frequenza bassa, ma anche se il tasso di mutazione è basso le popolazioni
contengono un’enorme variabilità genetica su cui agiscono altri meccanismi evolutivi. Le mutazioni introducono nuovi alleli ma
è difficile che si diffondano. Negli eucarioti con la meiosi è più facile la ricombinazione che la comparsa di nuovi alleli.

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