Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
cromosoma Y
di Marta Paterlini
Quando si spiega il genoma umano - la sequenza di DNA che comprende i cromosomi che
codificano i geni che regolano lo sviluppo e la funzione di tutte le cellule - ci si riferisce al
grande libro della vita. Eppure, a questo libro mancava un capitolo, quello del cromosoma Y.
Ora, accolti con curiosità dagli stessi addetti ai lavori, sono stati pubblicati due lavori, sulla
rivista internazionale Nature, che hanno decodificato proprio il codice genetico del
cromosoma Y, associato allo sviluppo maschile e alla produzione di spermatozoi.
I due articoli hanno rivelato la natura altamente variabile dei cromosomi Y, tra
individuo e individuo, e forniscono una base per iniziare a definire un quadro più
nitido del ruolo di questi filamenti nello sviluppo dei maschi, nella loro fertilità e
anche in alcune patologie durante l'invecchiamento.
È una storia, quella del sequenziamento del genoma, che ha visto una tappa
decisiva una ventina di anni fa, quando fu pubblicata la prima "bozza". Tuttavia,
restavano molte lacune nelle sequenze delle 23 coppie di cromosomi.
Lacune in gran parte colmate solo lo scorso anno dal T2T, quando ha realizzato la
prima sequenza completa del genoma stesso. Un dettaglio significativo: si trattava
di un genoma femminile. Il motivo? Y, nonostante sia il più piccolo, era risultato da
subito ben più complicato da decifrare, rappresentando così una "zona oscura". I
cromosomi umani contengono molte ripetizioni nella loro sequenza, più di 30
milioni di lettere su 62,5 milioni: sono state chiamate "DNA spazzatura", perché,
fino a non molto tempo fa, si pensava che non avessero una funzione effettiva. Ma
era un errore.
Y può essere sequenziato?
Molti scienziati si erano interrogati se Y potesse essere effettivamente sequenziato,
dal momento che era così "strano" e complesso, a causa delle tante sequenze
ripetitive o addirittura invertite, chiamate palindromi: sono sequenze di DNA che
risultano identiche, se uno dei due filamenti viene letto da sinistra verso destra e
l'altro da destra verso sinistra. Ora, però, i dati raccontano un'altra storia: i geni
della fertilità sono quasi tutti situati nelle regioni invertite.
Algoritmi bioinformatici
"La tecnologia di ultima generazione e gli algoritmi bioinformatici da noi sviluppati
hanno permesso al Consorzio di risolvere il problema dei 30 milioni mancanti di
lettere di Y e di individuare 41 nuovi geni. Questo - sottolinea Guarracino -
consentirà di comprendere meglio le regioni che hanno funzioni regolatorie e che
possono codificare mRNA e proteine".
Ulteriori studi stanno suggerendo che questo cromosoma faccia molto più di
quanto si sia sempre pensato e che la corretta funzione di alcuni suoi geni sia
cruciale per la salute dei maschi. È in questo scenario che si comincia a studiare,
con la massima precisione, i geni che regolano la determinazione del sesso e della
produzione dello sperma, oltre che l'evoluzione di Y e come e perché sia
potenzialmente destinato a scomparire a causa della sua degradazione strutturale.
In passato Y era delle stesse dimensioni di X e conteneva gli stessi geni. Tuttavia, i
cromosomi Y sono presenti solo in una copia, trasmessa dai padri ai figli, e quindi i
geni su Y non possono subire la ricombinazione genetica, un processo che aiuta a
eliminare le mutazioni annose. Di conseguenza, i geni su Y degenerano nel tempo e
vengono persi. "In ogni caso l'eventualità della sparizione potrebbe avvenire non
prima di qualche milione di anni!", rassicura, con un po' di ironia, Guarracino.
La perdita di Y potrebbe spiegare la vita più breve degli uomini (all'incirca sei anni
in meno rispetto alle donne). E, tuttavia, ci si chiede se si tratti di un biomarcatore
dell'invecchiamento biologico o se la perdita di Y abbia un effetto diretto sulla
salute dell'individuo. La ricerca potrà rispondere a questo interrogativo e a tanti
altri quesiti ancora aperti.