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Recentemente la BIOINFORMATICA
Che è un’area di ricerca interdisciplinare, che ha sviluppato metodi e software per l’analisi dei dati genetici.
Per cui, è possibile partire da una sequenza di DNA che potrà essere confrontata con tutta una serie di
sequenza disponibili in database, in maniera tale da trovare eventualmente similitudini o identicità.
Le modalità con le quali le caratteristiche vengono trasmesse dai genitori ai figli, possono essere ereditate
attraverso dei principi, che vennero compresi solo dal 1900 (metà del XIX secolo), quando Mendel iniziò ad
analizzare dal punto di vista quantitativo il risultato degli incroci tra piante di pisello odoroso, le cui
caratteristiche differivano in modo osservabile.
Questo fu possibile, grazie a tutta una serie di scoperte:
- Nel 1833, Brown scopre il nucleo all’interno delle cellule;
- Nel 1839, Schleiden e Schwann, iniziarono a parlare di teoria cellulare, quindi compresero la
presenza di cellule all’interno delle quali doveva essere contenuta un’informazione;
- Nel 1859 Darwin nell’ “Origine delle Specie”, inizia a dimostrare la Teoria dell’Evoluzione;
- Solo nel 1865, Mendel riesce a dimostrare le sue leggi dell’Ereditarietà.
Nonostante Mendel avesse pubblicato i suoi risultati nel 1865, non furono compresi finché lui fu in vita, ma
solo dopo la sua morte, nel 1900, quando 3 ricercatori, De Vries, Correns e Von Tschermak riscoprirono il
lavoro di Mendel sui principi dell’Ereditarietà.
Successivamente,
- Nel 1902, Sutton e Bòveri, dimostrarono che i geni si trovano sui cromosomi;
- Nel 1905 Garrod, introdusse un nuovo concetto rappresentato dal fatto che, gli errori metabolici
nell’uomo erano dovuti a mutazioni in particolari geni;
- Nel 1906 Bateson introduce il termine GENETICA per indicare la scienza dell’ereditarietà e della
variabilità;
- Nel 1909, Johannsen riuscì a coniare il termine GENE;
- Nel 1910, Morgan osserva il carattere della colorazione degli occhi in Drosophila melanogaster, che
era associabile al sesso;
- Nel 1913 Stoltenhoff, costruisce la prima mappa genetica;
- Nel 1928 Griffith scopre il principio trasformante, grazie allo studio di due ceppi di Streptococcus
pneumoniae;
- Nel 1944 Avery, Macleod e McCarthy dimostrarono che il materiale genetico fosse il DNA;
- Solo nel 1953, Watson e Crick descrivono per la prima volta la struttura a doppia elica del DNA.
- Da questo punto in poi inizia ad essere decifrato il Codice Genetico e negli anni ’70, si inizia a
scoprire la tecnologia del DNA ricombinante.
- Per cui, dal 1977 si iniziano ad applicare metodi di Sequenziamento del DNA (di Sanger e Gilbert);
- Nel 1982, iniziano ad essere introdotti in database tutta una serie di sequenze, per cui nasce un
sistema in banca dati;
- Nel 1985, viene scoperta la PCR metodica che consente di amplificare specifici segmenti di DNA;
Da qui ed in seguito a tutta una serie di scoperte, si arrivò ad un sequenziamento del DNA di molti
organismi e virus, incluso l’uomo.
- Nel 1988 nasce l’Organizzazione del Genoma Umano;
- Nel 1989 viene identificato il gene responsabile della Fibrosi Cistica;
- Nel 1992, viene effettuata una seconda mappatura della Genetica dell’uomo e nel 1994 viene
completato questo progetto;
- Nel 1995, la prima sequenza di un genoma batterico Haemophilus influenzae;
- Nel 1996 viene riportata la prima mappa dei primi geni nell’uomo, ma anche una sequenza
dell’intero genoma di Saccharomyces cerevisiae;
- Nel 1997, viene resa nota l’intera sequenza del genoma di Escherichia coli;
- Nel 1998, quella del nematode Caernorhabditis elegans;
- Nel 1999, viene completata la sequenza del primo cromosoma 22;
- Nel 2000, iniziano ad essere sequenziati i genomi di Drosophila melanogaster, e nella specie
vegetale della di Arabdiopsis thaliana;
- Nel 2003, viene completato il progetto Genoma Umano;
- Nel 2007, viene approvato l’uso del primo Vaccino contro il Papilloma virus umano
- Nel 2012, inizia ad essere pubblicata la bozza del genoma del grano
- Nel 2014, iniziano ad essere fatti degli esperimenti nei quali si riesce, in vitro, ad includere
nucleotidi per espandere il DNA, senza compromettere la replicazione cellulare.
Tutte queste scoperte, hanno portato ad un incremento della conoscenza delle funzioni biologiche.
Nel futuro probabilmente, diventerà realtà la possibilità che ognuno di noi, possa avere con sé la sequenza
del proprio DNA genomico in un CIP.
Volendo fare una cronostoria delle aree, diremo che la prima ad essere sviluppata fu la Genetica della
trasmissione (Mendeliana), seguita dalla Genetica di popolazione, a sua volta seguita dalla Genetica
quantitativa ed infine dalla Genetica Molecolare.
Gli studi genetici, si basano su ORGANISMI MODELLO organismi le cui caratteristiche li rendono adatti
per essere utilizzati negli esperimenti, per cui, devono presentare dei requisiti particolari:
- Devono essere molto piccoli
- Devono avere una facile gestione sperimentale, in modo che siano facilmente manipolabili;
- Siano poco costosi
- È inoltre necessario conoscere la loro origine genetica, quindi l’origine genetica dei genitori che
vengono usati nei vari incroci, per ottenere le progenie che verranno poi analizzate.
- Il ciclo vitale deve essere molto breve, in maniera tale da riuscire a studiare più cicli;
- Interessante è anche che siano in grado di produrre una progenie molto numerosa
- Nella progenie deve essere riscontrata una variabilità genetica tra gli individui; grazie a questa
variabilità, sarà possibile studiare l’eredità dei caratteri.
Tra gli organismi modello:
Escherichia coli un normale abitante dell’intestino umano;
Saccharomyces cerevisiae il lievito del pane;
Drosophila melanogaster il moscerino della frutta;
Caernorhabditis elegans un Nematode;
Zebra fish tra i pesci
Topo il primo mammifero
Arabdiopsis thaliana nel regno vegetale, un Angiosperma.
La GENETICA studia:
I GENI l’unità fondamentale di informazione biologica, dati da una sequenza di DNA che codifica per una
specifica proteina; sono localizzati in una zona specifica che è il locus genico; l’informazione genetica sarà
trasmessa attraverso la replicazione del DNA ed espressa grazie alla trascrizione in RNAm e traduzione in
proteine (dogma della biologia molecolare).
L’EREDITARIETÀ ovvero la capacità ed il modo in cui, ogni organismo vivente trasmette i propri geni alla
discendenza;
Quello che viene ad essere ereditato, è un carattere.
L’informazione biologica contenuta nei geni (a loro volta nel DNA), attraverso il dogma centrale della
biologia molecolare (trascrizione e traduzione), viene codificata in proteina. Per cui, la forma di un
organismo, non è altro che la sua essenza fisica che include tutte le sue misure: la configurazione, il colore,
l’odore, il comportamento.
Quindi, i principali elementi di un organismo, sono le proteine:
Il compito fondamentale del sistema vivente, è quello di convertire l’informazione presente nei geni in
proteine, che saranno poi responsabili dei caratteri.
Le proteine possono essere classificate in:
STRUTTURALI: contribuiscono alla struttura fisica esteriore, osservabile (struttura dei capelli
nell’uomo; struttura del citoscheletro nella cellula);
ENZIMATICHE: che catalizzano le reazioni che avvengono all’interno delle cellule e che saranno
quindi in grado di produrre molecole come, proteine, grassi, acidi nucleici;
REGOLATRICI: sono quelle in grado di “accendere” o “spegnere” un gene al momento giusto.
ESEMPI
variabilità continua
1. i caratteri misurabili, possono essere rappresentati in un grafico dove poniamo, sull’asse delle ordinate il
numero degli individui e sull’asse delle ascisse, prendendo in considerazione la produzione di pigmento, la
quantità di pigmento che può essere prodotta; i fenotipi in questo caso, si distribuiscono secondo una curva
a campana (Gaussiana), in cui i fenotipi più frequenti saranno quelli intermedi di contro a quelli estremi che
saranno poco frequenti.
Variabilità discontinua
1. Nelle popolazioni naturali, un esempio di variabilità discontinua, può essere il DIMORFISMO del frutto
Plectritis congesta:
questo frutto può essere privo di ali, o con ali (due fenotipi differenti).
2. altro esempio si riscontra in Drosophila melanogaster:
moscerini con ali normali (wild tipe) e moscerini con ali molto ridotte (mutante)
3. nell’uomo, ne è esempio, l’ALBINISMO
riguarda principalmente i fenotipi relativi alla pigmentazione della pelle. Nella maggior parte degli
individui, le cellule della pelle, producono MELANINA che conferisce alla pelle un colore variabile;
gli albini, sono individui in cui pelle, capelli e peli, sono completamente privi di pigmento.
La presenza o l’assenza del pigmento, si è scoperto essere dovuta ad un gene, che presenta due
forme alleliche, sul cromosoma 14:
questo gene (tirosinasi) ha un ruolo fondamentale, nell’ultima parte, che porta alla formazione
della melanina; è la tirosinasi in grado di trasformare la tirosina in melanina.
Se il gene funziona, viene prodotto l’enzima e la tirosina viene convertita in melanina;
se il gene non funziona, non viene prodotta melanina.
Se la tirosinasi è mutata, non c’è melanina l’individuo sarà albino.
Questo gene può essere controllato da due alleli:
A (wild tipe) è in grado di codificare per una tirosinasi
a forma alternativa, non in grado di produrre tirosinasi
sappiamo che la specie umana è una specie diploide, il che significa che i cromosomi sono presenti
in coppia, uno di origine materna, l’altro di origine paterna; se i cromosomi sono presenti in coppie,
ogni cromosoma, avrà l’allele del gene. In questo caso gli alleli sono due, quindi il genotipo parziale,
relativo a questo gene, può essere indicato come:
aa in questo caso non viene prodotta melanina; individuo sarà albino.
AA individuo normale.
Aa in questo caso, esiste una quantità di enzima che funziona, per cui l’individuo sarà normale.
Quindi:
Considerando un genotipo AA, nel gene che si trova sul cromosoma 14, i due cromosomi della coppia
nell’organismo umano (diploide), avranno l’allele che funziona, l’enzima (tirosinasi) verrà prodotto e sarà in
grado di convertire la tirosina in melanina; verrà prodotto il pigmento e a livello cellulare, le cellule in cui è
stato prodotto il pigmento assumono una colorazione più scura.
Considerando un genotipo Aa, un allele (A) si trova su un cromosoma e l’altro (a mutato) si trova sull’altro
cromosoma della coppia (sempre in relazione al cromosoma 14); in questo caso, l’allele A sarà in grado di
codificare per la tirosinasi, mentre l’allele a, no. Tuttavia, la quantità di enzima prodotta dall’allele
funzionante, è sufficiente affinché venga prodotta la melanina, per cui le cellule saranno pigmentate.
Il fenotipo sarà normale, per cui si dice che questo allele sia APLOSUFFICIENTE.
Considerando il genotipo aa, i due alleli sono mutati, per cui non saranno in grado di produrre tirosinasi, di
conseguenza, non verrà prodotta neanche la melanina; la tirosina non verrà convertita in melanina e quindi
le cellule non potranno avere una colorazione.
Un singolo genotipo, può produrre fenotipi diversi a seconda dell’ambiente e a seconda del momento in cui
incontra l’ambiente durante lo sviluppo.
Infatti, ci possono essere degli eventi casuali durante lo sviluppo:
sappiamo che ad una T di 20° le ali di Drosophila sono normali, con venatura;
se viene effettuato uno shock termico e la Drosophila viene posta a 37°, si possono avere due differenti
situazioni:
- Se la Drosophila viene posta a questa T in una fase precoce dello sviluppo, avrà un fenotipo diverso
(ali che hanno perso la venatura).
- Se invece la Drosophila viene posta a 37° in una fase tardiva dello sviluppo, questa produrrà un
fenotipo normale (ali normali).
oltre alla T, la variabilità può essere determinata da tanti altri aspetti che rappresentano il cosiddetto
RUMORE CASUALE (Rumore di Fondo) dello sviluppo:
ci possono essere delle piccole variazioni, che avvengono casualmente durante lo sviluppo e che possono
influire sul genotipo e portare alla manifestazione fenotipica che può essere differente.
Solo nel 1944, Avery, Macleod e McCarthy, riuscirono a dimostrare in vitro, che il principio trasformante fosse il DNA.
In effetti Avery ed i suoi collaboratori, studiava la capacità di alcuni bacilli (Streptococcus in particolare) di acquisire
caratteristiche patogene attraverso uno scambio di materiali con altri batteri della stessa specie.
ESPERIMENTO:
Decisero di sottoporre a lisi, mediante un detergente, le cellule di tipo 3S;
mediante la centrifugazione poi, separarono diversi componenti cellulari, soffermandosi su DNA e proteine.
Sottoposero l’estratto, in due provette differenti, a trattamenti enzimatici:
- In una prima provetta, venne aggiunta una Proteinasi in grado di degradare le proteine;
- Nell’altra, una DNAasi in grado di degradare il DNA.
A questo punto, aggiunsero cellule di tipo R in entrambe le provette e verificarono dopo ogni trattamento, l’avvenuta
o meno trasformazione:
- Quando era presente nella provetta il DNA, le cellule R potevano essere trasformate in cellule di tipo S;
- Nella provetta, trattata precedentemente con la DNAasi, si ottenevano solo cellule di tipo R.
In questo modo, riuscirono a dimostrare come il principio trasformante, fosse rappresentato dal DNA.
Successivamente, Chargaff dimostrò che la quantità di DNA varia in relazione alle specie ma rimangono costanti i
rapporti AT GC;
Nel 1952 Hershey e Marta Chase, dimostrarono definitivamente che il materiale in grado di infettare, di un virus, non
erano le proteine ma l’acido nucleico
L’ESPERIMENTO, prevedeva l’utilizzo di un BATTERIOFAGO:
Utilizzarono il batteriofago virulento per Escherichia coli, caratterizzato da un DNA a doppio filamento, lineare;
Vennero studiati differenti tipi di questo batteriofago, della serie T, indicati come T1, T2… T6, e si accorsero che T2, T4
e T6 erano caratterizzati da una testa poliedrica di natura proteica, una coda che presentava una guaina contrattile e
delle fibre della coda che erano fondamentali per attaccarsi alla superficie del batterio.
Il Batteriofago T2 è responsabile del ciclo litico;
infetta le cellule di coli, mediante una iniezione solo del proprio materiale genetico (mentre quella che viene
definita OMBRA FAGICA, ovvero tutto il resto della struttura proteica, rimane all’esterno), che una volta
all’interno, inizia a degradare il cromosoma batterico e allo stesso tempo, inizia ad utilizzare il metabolismo
cellulare per replicare il proprio cromosoma, fino a quando non avrà espresso tutti i geni necessari per la
produzione della nuova progenie fagica; assemblate tutte le componenti necessarie, viene determinata la lisi
della cellula batterica, con rilascio della nuova progenie.
ESPERIEMNTO:
Consisteva nel marcare sia il DNA che le proteine con dei radioisotopi, in maniera tale da poter seguire il loro destino
durante l’infezione fagica. Si partì dal presupposto che:
il P è un costituente essenziale del DNA, ma è assente nelle proteine;
lo S, è presente nelle proteine, ma non nel DNA.
Vennero prodotte due tipi di progenie fagica T2, una in cui veniva marcato il DNA col P32, ed una in cui venivano
marcate le proteine con lo S35.
La preparazione dei batteriofagi marcati radioattivamente, veniva effettuata partendo dai batteriofagi T2,
posti in una beuta in cui era contenuta una coltura di coli, in maniera tale che queste cellule venissero
infettate; una caratteristica è che il terreno di coltura, conteneva P32.
Una volta formatasi la nuova progenie fagica, veniva introdotto il P nel DNA e dopo la lisi cellulare veniva
prodotta una progenie fagica che conteneva il DNA marcato con il P32.
La stessa cosa fecero per produrre la progenie che conteneva lo S radioattivo;
a questo punto, vennero utilizzate separatamente queste due progenie, per infettare altre cellule di coli, e quello che
si osservo, fu che:
- Nel caso in cui, avveniva l’infezione con il fago marcato con DNA e P32, dopo l’infezione e in seguito
all’allontanamento delle ombre fagiche, all’interno della cellula batterica, si osservava la radioattività
l’informazione quindi, era passata dal fago iniziale all’interno della cellula batterica, e questa stessa
informazione, veniva trasferita alla successiva progenie fagica.
- Quando invece avveniva l’infezione con i batteriofagi marcati con proteine che contenevano S35, in seguito a
infezione ed omogeneizzazione (allontanamento delle ombre fagiche), si osservò come, la radioattività
rimaneva nella porzione proteica che era all’esterno della cellula batterica (OMBRA FAGICA), mentre
all’interno NON era passata alcuna radioattività in questo caso, il trasferimento alla progenie fagica, NON
avveniva perché il DNA era rimasto all’esterno della cellula batterica.
In questo modo, riuscirono a dedurre, che il DNA dovesse essere il materiale responsabile della funzione della
riproduzione del batteriofago T2.
ALTRI ESPERIMENTI, relativi al Virus del MOSAICO DEL TABACO:
riuscirono a confermare che il materiale genetico fosse rappresentato dall’acido nucleico, in questo caso
rappresentato da RNA.
Questo virus, è caratterizzato da RNA con struttura elicoidale e rivestito da subunità proteiche; si distinguono due tipi
di virus del mosaico del tabacco:
- Tipo A l’RNA e le proteine sono di tipo A
- Tipo B l’RNA e le proteine sono di tipo B
I ricercatori effettuarono una degradazione, per far sì che da ognuno di questi due ceppi venissero eliminate le
proteine. Successivamente crearono degli ibridi, nel senso che rivestirono l’RNA di tipo A rimasto con proteine di tipo
B e l’RNA di tipo B, con proteine di tipo A.
- Quando avveniva l’infezione ad opera dell’ibrido caratterizzato da RNA di tipo A e proteine di tipo B, la
progenie fagica era tutta di tipo A presentava sia RNA che proteine di tipo A: per cui, a dirigere il
trasferimento dell’informazione, era stato l’RNA e non le proteine.
- La stessa cosa accadeva quando l’infezione della pianta del tabacco, avveniva ad opera dell’ibrido
caratterizzato da RNA di tipo B e proteine di tipo A in questo caso, la progenie era tutta di tipo B, quindi
rispecchiava l’informazione genetica contenuta nell’RNA.
Si riuscì così a dimostrare che l’informazione genetica, fosse contenuta in un acido nucleico.
Nel 1957, Watson e Crick riuscirono a definire, grazie anche ad altre fonti di formazioni, la reale struttura della
molecola di DNA SCALA A CHIOCCIOLA in cui i gradini sono rappresentati dalle basi e i passamano dagli scheletri
zucchero-fosfato (non equamente distanziate ma determinanti un solco maggiore e minore).
CELLULE:
Procariote ed Eucariote (NUCLEO, compartimentazione interna, MITOCONDRI e CLOROPLASTI, CITOSCHELETRO) Virus.
EUCARIOTI assetto di cromosomi contenuti nel nucleo; genoma mitocondriale (o plastidico nelle piante)
PROCARIOTI unico cromosoma circolare (NUCLEOIDE)
Procarioti APLOIDI
Eucarioti DIPLOIDI, ma anche Aploidi
Le cellule eucariote diploidi, hanno per lo più 2 assetti di cromosomi.
VIRUS genoma che può essere a DNA o RNA, per lo più circondato da proteine che a mo’ di rivestimento
proteggono il materiale genetico (CAPSULA).
Essendo le cellule molto piccole, è necessario che il genoma contenuto nel loro interno, sia COMPATTATO;
le modalità di compattamento sono differenti in procarioti ed eucarioti. La compattazione è fondamentale perché
rende il genoma più stabile e consente una più facile trasmissione alle cellule figlie.
VIRALI virus del mosaico del Tabacco: cromosoma ad RNA, ad elica, rivestito da proteine
T2: DNA lineare
Batteriofago λ: caratterizzato da una testa proteica e una coda
PROCARIOTI nel caso del batterio E. coli, la dimensione del DNA è di circa 1100 nm;
circolare a doppia elica (condensato di circa 1000 volte, mediante la formazione di domini ad anse, le quali
possono inoltre superavvolgersi. Il superavvolgimento è determinato da due enzimi: la DNAgirasi e la
DNAtopoisomerasi).
EUCARIOTI il materiale genetico è circondato dall’involucro nucleare, a formare il NUCLEO;
il DNA è associato agli ISTONI a formare complessi rappresentati dalla cromatina. Infatti, i cromosomi
eucariotici, sono caratterizzati da CROMATINA (complesso di DNA e proteine);
le proteine sono di due tipi:
ISTONICHE (proteine basiche, hanno una carica + per cui si legano facilmente al DNA che invece è carico -;
se ne distinguono di 5 tipi, H1, H2A, H2B, H3, H4 fondamentali nell’impacchettamento del DNA);
NON ISTONICHE (sono tutte le altre proteine che possono essere associate al DNA, sono meno abbondanti di
quelle istoniche.
CROMATINA:
EUCROMATINA: regione cromosomica che presenta alternanza di condensazione e decondensazione durante il ciclo
cellulare; rappresenta quella porzione della cromatina che è trascritta attivamente, contiene i geni che saranno
espressi in proteine ed è priva di sequenze ripetute.
ETEROCROMATINA: è quella regione cromosomica che rimane condensata per tutto il ciclo cellulare; è
trascrizionalmente inattiva. Si distingue a sua volta in:
- ETEROCROMATINA COSTITUTIVA: è caratterizzata da sequenze di DNA ripetuto, in particolare in regioni dei
cromosomi che sono i Centromeri (saranno le strutture che permetteranno ai cromosomi di legarsi ai fusi
durante le fasi di divisione) ed i Telomeri (estremità dei cromosomi).
- ETEROCROMATINA FACOLTATIVA: es. il Corpo di Barr (uno dei due cromosomi X viene ad essere
condensato).
BANDEGGIO Q:
viene utilizzato come colorante la QUINACRINA, darà origine a bande scure che vengono però messe in
evidenza mediante la luce ultravioletta.
BANDEGGIO R:
anche in questo caso, si riscontrano bande chiare e bande scure queste ultime corrispondono alle bande
chiare del bandeggio G.
BANDEGGIO C:
In questo caso, i cromosomi metafasici sono trattati sempre chimicamente in maniera tale che il DNA venga
estratto dalle braccia e alla fine ciò che si colorerà sarà solo il centromero che corrisponderà ad una
regione caratterizzata da eterocromatina costitutiva.
CARIOGRAMMA UMANO
Grazie alla tecnica del bandeggio è possibile, per ogni cromosoma, stabilire delle bande in posizioni
specifiche.
Si parla del cosiddetto IDEOGRAMMA:
nel caso dell’ideogramma del cromosoma 5 umano, è possibile distinguere delle
specifiche regioni, indicate da numeri, identificate mediante delle singole bande.
Ad esempio:
5p11 indica il cromosoma 5, braccio corto, regione 11
(che è la regione più vicina al centromero).
È interessante notare, che all’interno di ogni regione, possono esserci delle
sotto-bande, che verranno indicate con, ad esempio, 11.1.
FUNZIONE DEI CROMOSOMI:
è innanzitutto quella di TRASMETTERE il materiale genetico da una generazione alla successiva, che si
verifica durante lo sviluppo di un organismo e può avvenire mediante una corretta replicazione del DNA (e
quindi dei cromosomi) ed una successiva corretta divisione delle cellule figlie.
Una seconda funzione dei cromosomi, è quella di RICOMBINARE i geni che possono essere presenti nei
cromosomi; ciò si verifica durante la Meiosi (infatti si parla di RICOMBINAZIONE MEIOTICA), seguita da una
corretta segregazione dei cromosomi omologhi.
DIVISIONE CELLULARE:
è quel processo che consente ai cromosomi di essere trasmessi, in modo preciso, da una cellula madre (la
cellula progenitrice) alle due cellule figlie.
Prima che avvenga la divisione, è fondamentale che i cromosomi vengano duplicati;
successivamente verranno organizzati e distribuiti nelle cellule figlie.
Le cellule figlie conterranno una quantità di materiale genetico, che è esattamente uguale a quello presente
nella cellula che le ha generate.
La divisione avviene in maniera differente a seconda che si parli di
PROCARIOTI:
la divisione avviene mediante un meccanismo molto semplice, che può essere considerato come il loro
modo ASESSUALE di riprodursi, mediante SCISSIONE BINARIA.
In questo tipo di divisone, la prima cosa che deve succedere è che il cromosoma di una cellula batterica,
circolare, deve essere replicato;
si otterranno, all’interno di una stessa cellula, le due copie di cromosomi;
avverrà poi la divisione cellulare e si formeranno le due cellule figlie, identiche alla cellula madre.
I batteri si dividono molto velocemente (ad esempio E. coli riesce a riprodursi in circa 20 minuti).
EUCARIOTI:
in questo caso, ogni cellula possiede un numero elevato di cromosomi (specie-specifico); prima che
avvenga la divisione della cellula, deve avvenire la duplicazione di tutti i cromosomi ed una successiva equa
distribuzione nelle cellule figlie.
Il processo mediante il quale si verifica questa divisione, è il CICLO CELLULARE.
Abbiamo detto che la formazione dei microtubuli del fuso parte, in particolare, dai CENTROSOMI;
Si distinguono 3 tipi di FUSI:
1. ASTRALI: rimangono a raggiera; prendono il nome di Aster.
2. POLARI o INTERPOLARI: che mettono in comunicazione i due poli della cellula.
3. FUSI DEL CINETOCORE DEL CROMOSOMA: quelli che collegano il polo al cromosoma.
Ogni microtubulo (formato da subunità di tubulina) è caratterizzato da due subunità:
una POSITIVA si trova in prossimità del cinetocore del cromosoma
una NEGATIVA è nella direzione del centrosoma
durante la meiosi, i microtubuli ad opera di proteine motrici, si possono accorciare ed allungare; così
facendo, determineranno il movimento dei cromosomi.
Esistono inoltre delle cellule, come quelle del tessuto nervoso e muscolare, che raggiunta la loro funzione,
non si dividono più ma entrano in uno stato detto di quiescenza, rappresentato dalla fase G0.
La mitosi si può verificare sia nelle cellule aploidi che in quelle diploidi;
avviene sempre dopo la duplicazione del DNA e quindi dei Cromosomi;
il significato è quello di mantenere costante la quantità del materiale genetico attraverso le generazioni,
infatti, partendo da una cellula diploide 2n, si originano due cellule figlie diploidi geneticamente identiche.
Secondo processo di divisione, che si verifica nelle cellule GERMINALI (deputate alla formazione dei
gameti), è la MEIOSI.
La meiosi, si compone principalmente di due divisioni:
1. MEIOSI 1 è una divisione riduzionale; in questa fase si ha la separazione dei cromosomi
omologhi e quindi nelle cellule figlie ci sarà un contenuto che è equivalente alla metà della cellula
madre (rispetto ai cromosomi);
2. MEIOSI 2 è una divisione equazionale; in questo caso, si avrà la separazione dei cromatidi
fratelli.
Ecco perché:
la prima Meiosi prevede una DIVISIONE RIDUZIONALE:
da una cellula 2n due cellule n
avviene la separazione dei cromosomi omologhi.
La Meiosi 2 prevede una DIVISIONE EQUAZIONELE:
si formeranno 4 cellule, tutte e 4 aploidi
avviene la separazione dei cromatidi fratelli.
CICLI BIOLOGICI:
negli organismi eucarioti, sono di 3 tipi:
CICLO BIOLOGICO NEGLI ORGANISMI APLOIDI:
La maggior parte delle cellule eucariotiche aploidi, come i Funghi e le Alghe, vanno incontro a questo tipo di
ciclo. È caratterizzato dalle SPORE che hanno un corredo cromosomico aploide n, per la maggior parte del
loro ciclo vitale; ad un certo punto 2 spore che si comportano come se fossero spore sessuali, a sessi
separati, si fondono a formare una cellula diploide transitoria, un MEIOCITA l’unico stato diploide che si
verifica in questi organismi, che andrà incontro a meiosi, producendo 4 cellule aploidi, le SPORE, che a loro
volta, per MITOSI, potranno dare origine all’organismo adulto (unicellulare o, se si dividono più volte,
pluricellulari)
Quello che osservò nella F1 (prima generazione filiale) fu che, stranamente, tutte le piante che
venivano prodotte dai semi, manifestavano il carattere di uno dei due parentali, fiori porpora
(FENOTIPO).
2° INCROCIO RECIPROCO
Fere un incrocio reciproco, significa scambiare i fenotipi dei parentali:
se nel primo incrocio, il gamete maschile era quello dei fiori bianchi e quello femminile era quello dei fiori
porpora, l’incrocio reciproco, prevede esattamente il contrario:
il polline nelle antere nel fiore porpora, viene trasferito sullo stigma del fiore bianco (dove
precedentemente erano state rimosse le antere).
Così facendo, alla F1 ottenne sempre lo stesso risultato tutta la progenie era caratterizzata da piante
che producevano fiori porpora.
AUTOFECONDAZIONE
Lasciò autofecondare la F1:
Osservò la pianta che produceva fiori porpora della
prima generazione filiale e si accorse che, nella seconda
generazione filiale F2, si osservavano piante con fiori
porpora e piante con fiori bianchi.
Ricompariva il carattere: Fiori Bianchi;
nel caso specifico, su circa 1000 piante, 705 avevano
fiore porpora e 224 avevano fiore bianco.
Ipotizzò quindi, che questo carattere doveva essere determinato da un fattore che esisteva in DUE forme
alternative.
Il che significa che, la prima generazione filiale, manifestava il fenotipo porpora, ma potenzialmente aveva
la capacità di trasmettere, nella seconda generazione, il fenotipo bianco.
Successivamente, fece gli incroci considerando sempre il singolo carattere per tutte le altre 6 coppie di
caratteri, ed ottenne sempre lo stesso comportamento.
A questo punto, immaginò che a determinare il carattere, doveva essere un qualcosa di astratto che egli
considerò come un FATTORE DI EREDITÀ che nel 1909 Johannsen denominò GENE.
Le due forme alternative di uno stesso fattore, quindi di un gene, erano i due alleli:
- uno DOMINANTE, quello che si manifesta nella F1 ed in maggiore quantità nella F2)
- l’altro RECESSIVO, che scompariva nella F1 e ricompariva nella F2.
MODELLO MENDELIANO
ogni carattere doveva essere determinato da un fattore di eredità;
ogni carattere poteva essere presente in due forme, quindi ogni fattore di eredità era presente in
coppie nella F2 i fenotipi alternativi, dipendono da forme differenti dello stesso fattore.
(PRINCIPIO DELLA SEGREGAZIONE INDIPENDENTE) queste varianti (alleli), alla meiosi si separano in
maniera tale che si formino gameti, ciascuno dei quali contenga un allele.
I gameti possono unirsi “random”, per costituire un nuovo zigote diploide;
l’unione considerando un gene caratterizzato da due alleli, può avvenire in 3 modi:
- Zigote che contiene i due alleli dominanti, che verrà denominato OMOZIGOTE DOMINANTE
AA
- Zigote che contiene i due alleli recessivi, che verrà denominato OMOZIGOTE RECESSIVO
aa
- Zigote che contiene l’allele dominante e l’allele recessivo ETEROZIGOTE
Aa
immaginò quindi, che la generazione F1 dell’incrocio, fosse ETEROZIGOTE l’allele porpora determinato
dal fattore di eredità “A” è DOMINANTE sull’allele “a” RECESSIVO che sarebbe responsabile del colore
bianco.
Si parla di APLOSUFFICIENZA vuol dire che in un eterozigote, è sufficiente un solo allele dominante che
sarà responsabile della manifestazione del carattere.
I dati di questa prima serie di esperimenti, furono alla base della formulazione delle prime due leggi di
Mendel:
PRIMA LEGGE DI MENDEL o LEGGE DELLA DOMINANZA
Afferma che dall’incrocio tra due linee pure che differiscono per un solo carattere (colore del fiore), si
ottiene una F1 in cui gli individui manifestano uno solo dei due fenotipi parentali.
Questo fenotipo è quello definito DOMINANTE, mentre l’altro è RECESSIVVO e ricompare nella F2.
Quando questi gameti, incontreranno i gameti prodotti dall’altra pianta (nel nostro caso tutti caratterizzati
dall’allele recessivo) si avrà il fenotipo verde, quando si ripristina la condizione di omozigosi recessiva;
fenotipo giallo quando è in eterozigosi.
ESEMPIO
Carattere preso in considerazione: FORMA DEL SEME
R seme liscio
r seme rugoso
R > r R sarà dominante su r
Incrocio tra un fenotipo dominante, genotipicamente incognito con un tester
R_ X rr
Il _ indica che genotipo potrebbe
essere un allele dominante o recessivo.
Entrambi daranno comunque “seme liscio”
come fenotipo.
RR rr
r r
R
Rr Rr
R
Rr Rr
Quindi:
se il fenotipo dominante è OMOZIGOTE DOMINANTE, facendo un reincrocio di prova, si ottiene un'unica
classe fenotipica nella progenie.
Se invece fosse stato un eterozigote Rr X rr secondo la seconda legge di Mendel, si formeranno due
diverse classi fenotipiche nella progenie.
Metà della progenie sarà eterozigote, a seme liscio e l’altra metà a seme rugoso.
QUADRATO DI PUNNET:
- Si tratta di un quadrato, ideato dal matematico Punnet, che descrisse un quadrato nel quale pose,
in riga in alto, le classi gametiche prodotte dalla linea maschile e lateralmente, in colonna, a
sinistra, le classi gametiche della linea femminile.
Il numero delle linee ed il numero delle colonne nel quadrato, corrisponde esattamente al numero
dei gameti 2 righe, 2 colonne.
Il quadrato di Punnet, permette di predire le proporzioni relative ai genotipi ed ai fenotipi nella progenie,
partendo da un incrocio monoibrido.
1 1
2 2
1 1 1
2 4 4
1 1 1
2 4 4
Dalla combinazione casuale dei gameti, si ottengono gli zigoti, si ripristina l’assetto diploide e
si producono 4 GENOTIPI:
1
saranno OMOZIGOTI DOMINANTI AA
4
1
saranno OMOZIGOTI RECESSIVI aa 3 CLASSI GENOTIPICHE
4
1 1 1
+ = saranno ETEROZIGOTI Aa
4 4 2
Ma, caso di tutte le coppie Mendeliane, uno dei due alleli, manifesta una dominanza completa (basta una
sola dose dell’allele dominante perché si manifesti nel fenotipo); quindi FENOTIPICAMENTE, le 3 classi
genotipiche manifestano lo stesso fenotipo.
1 1 1 𝟑
+ + = A_
4 4 4 𝟒
Esempio
Uso dei simboli - INCROCIO MONOIBRIDO
QUINDI:
Se un gene è caratterizzato da due alleli, ed è indipendente (segue la legge di Mendel, secondo la quale i
due alleli segregano in maniera indipendente), nella F2, il rapporto genotipico sarà ¼ omozigote
dominante, ¼ omozigote recessivo e ½ eterozigote; fenotipicamente invece si avrà un rapporto di ¾
fenotipo dominante, ¼ fenotipo recessivo.
Altro metodo che permette di predire i rapporti e le proporzioni della F2, oltre al quadrato di Punnet, è lo
SCHEMA RAMIFICATO:
Questo tipo di schema, sarà molto più semplice da utilizzare, quando il numero dei caratteri presi in
considerazione negli incroci diibridi o triibridi, aumentano.
N.B.
Quando si deve predire o calcolare, i rapporti ottenuti da un incrocio monoibrido:
- Si parte da linee pure;
- Alla F1 avremo l’ETEROZIGOTE;
- Alla F2, avremo un rapporto fenotipico 3:1 3, rappresenta il fenotipo dominante ed 1 il fenotipo
recessivo.
Per confermare il principio della segregazione, Mendel decise di lasciare autofecondare la F1, fino alla sesta
generazione;
preso in considerazione il carattere “colore del seme”, si accorse che:
Con l’esperimento successivo (che dimostrò poi la terza legge), Mendel decise di considerare
DUE CARATTERI INSIEME (le regole sono le stesse).
Partì sempre da linee pure e considerò i caratteri
o “colore del seme” questo carattere è controllato da un gene, indicato con la lettera G
dominante, fenotipo giallo; g recessivo, fenotipo verde
o “forma del seme” questo carattere è controllato da un gene, indicato con la lettera R
dominante, fenotipo liscio; r recessivo, fenotipo rugoso.
In questo caso,
la linea pura può essere scritta come un omozigote dominante, che a differenza dell’incrocio monoibrido, si
definisce DOPPIO OMOZIGOTE DOMINANTE, perché le due coppie di alleli di ogni gene, sono presenti nella
forma dominante (RR GG).
Allo stesso modo, il genotipo della linea pura che manifesta il fenotipo verde, rugoso;
in questo caso si parlerà di DOPPIO OMOZIGOTE RECESSIVO (rr gg).
RG rg
RG ed rg quando si formano i gameti, si riduce a metà il contenuto del materiale genetico.
A questo punto, come negli altri esperimenti, Mendel lasciò autofecondare il diibrido (la F1) e ottenne
come rapporti nella F2:
9/16 piante che producevano semi lisci e gialli
9:3:3:1
È importante ricordare che non è detto che le linee pure debbano essere solo, una linea tutta dominante e
l’altra tutta recessiva.
Infatti, per ottenere il genotipo diibrido nella F1, è possibile partire da parentali differenti:
significa che è possibile utilizzare una cosiddetta CONFIGURAZIONE RECIPROCA rispetto a quella utilizzata
da Mendel, ovvero incrociare:
- Piante che producono semi verdi e lisci (RR gg)
- Piante che producono semi gialli e rugosi (rr GG)
L’importante quando si effettua il primo incrocio parentale, è che gli omozigoti per ogni gene abbiano alleli
identici RR omozigote dominante per quanto riguarda la forma del seme e gg omozigote recessivo per
quanto riguarda il colore del seme; nell’altro genitore al contrario rr omozigote recessivo per la forma del
seme, GG omozigote dominante per il colore del seme.
Utilizzando questi due genotipi, si otterrà lo stesso DIIBRIDO
(DOPPIO ETEROZIGOTE) nella F2.
2. ASSORTIMENTO INDIPENDENTE secondo il quale, nel diibrido, gli alleli che costituivano i geni,
potevano assortire in maniera indipendente. In questo modo, si sarebbero formate 4 classi
gametiche ogni classe gametica, contiene una diversa combinazione allelica:
1/4 possiede due alleli dominanti, 1/4 possiede due alleli recessivi, 1/4 possiede un allele
dominante per un carattere e recessivo per l’altro, viceversa l’ultima classe gametica una
combinazione dei fenotipi parentali.
Quindi:
da un diibrido, se gli alleli segregano in maniera indipendente, si ottengono 4 classi gametiche.
(Ogni classe gametica è aploide, rispetto alla cellula che le ha prodotte, la quale è invece diploide).
Applicando lo schema ramificato per calcolare, le proporzioni fenotipiche che si ottengono nella F2,
è possibile considerare i singoli incroci monoibridi.
ESEMPIO:
F1 x F1 Ss Yy Ss Yy
(liscio, X (liscio,
giallo) giallo)
Incrocio monoibrido: Ss X Ss
Sappiamo che da un incrocio monoibrido, per il principio della Segregazione bilanciata di Mendel, metà dei
gameti possiedono un allele, la seconda metà l’altro allele.
Alla F2, il rapporto sarà:
- 3/4 semi lisci
- 1/4 semi rugosi.
Applicando lo schema ramificato:
si ramificano i risultati del primo incrocio monoibrido e si aggiungono i risultati che si ottengono
dall’incrocio monoibrido del secondo carattere.
Infine, sempre sfruttando la regola del prodotto, si otterranno le diverse classi fenotipiche.
Attraverso un incrocio diibrido, in cui vengono presi in considerazione due paia di caratteri,
contemporaneamente, Mendel riuscì a descrivere:
TERZA LEGGE DI MENDEL o PRINCIPIO DELL’ASSORTIMENTO INDIPENDENTE
Geni che controllano caratteri diversi, si distribuiscono in modo indipendente l’uno dall’altro
durante la produzione dei gameti.
CLASSI GAMETICHE i gameti conterranno tutti e tre i geni in un’unica classe gametica SYC ed syc
le due classi gametiche si incontreranno nella fecondazione, per dare origine al TRIIBRIDO o TRIPLO
ETEROZIGOTE: sarà eterozigote per tutti e tre i geni Ss Yy Cc fenotipicamente manifesterà i caratteri
dominanti liscio, giallo, porpora.
NUMERO DI FENOTIPI GENOTIPI Esiste però una formula generale, secondo cui:
GENI n 𝟐𝒏 𝟑𝒏
1 2 3 per n geni, il numero di fenotipi sarà 𝟐𝒏 ed il
(A/a) (Bianco/Porpora) (A/A, A/a, a/a)
numero di genotipi sarà 𝟑𝒏 .
2 4 9
3 8 27
Mendel, applicò le regole della PROBABILITÀ per cercare di predire il risultato di tutti i suoi incroci.
o La PROBABILITÀ indica la possibilità che un evento si verifichi nel tempo.
La probabilità può essere misurata mediante la formula:
ESEMPIO
Considerando una moneta, con le due facce Testa e Croce, quale è la probabilità di ottenere la faccia che
rappresenta TESTA, quando si effettua un lancio in aria.
𝟏 (𝑙𝑎𝑛𝑐𝑖𝑜 𝑖𝑛 𝑎𝑟𝑖𝑎)
P= = 50%
𝟐 (𝑑𝑢𝑒 𝑓𝑎𝑐𝑐𝑒 𝑝𝑜𝑠𝑠𝑖𝑏𝑖𝑙𝑖)
La precisione del calcolo della probabilità, dipende principalmente dalle dimensioni del campione;
tanto più è piccolo il campione, tanto più è probabile osservare degli errori si parla di ERRORE DI
CAMPIONAMENTO; se invece il campione è grande, è molto più facile che il calcolo probabilistico
sia veritiero.
ESEMPIO
Se la moneta viene lanciata in aria 10 volte, è facile osservare che per la maggior parte dei lanci uscirà una
delle due facce (70% testa, 30% croce). Se la moneta viene lanciata in aria 1000 volte, è molto più probabile
che la percentuale della probabilità di ottenere testa, si avvicini molto al 50% (50% testa, 50% croce).
Quale sarà la probabilità che da un incrocio tra due diibridi nasca un topo con orecchie e coda normali
oppure con orecchie cascanti e coda deformata?
Prima di applicare la regola della somma, occorre ricordare che da un incrocio tra due diibridi, secondo il
principio di Mende, il rapporto fenotipico che si ottiene alla F2 sarà:
9/16 orecchie e coda normali
3/16 orecchie normali e coda deformata
3/16 orecchie cascanti e coda normale
1/16 orecchie cascanti e coda deformata
9 1 10
REGOLA DELLA SOMMA 16 + 16 = 16 0,625
Esiste quindi una probabilità del 62,5% che un topo nasca con orecchie e coda normali oppure con orecchie
cascanti e coda deformata.
Dove:
- P probabilità che avvenga il numero di eventi
- n! numero totale di eventi
- x numero di eventi di una categoria
- p probabilità individuale di x
- q probabilità individuale della seconda categoria
ESEMPIO:
considerando due individui eterozigoti che presentano, fenotipicamente, occhi castani Bb.
Si vuole calcolare la probabilità che 2 dei loro 5 figli abbiano occhi azzurri bb.
𝟏 𝟏 𝟏
F1: 𝟒
BB 𝟐
Bb 𝟒
bb
Perciò, nel 26% dei casi, una coppia di eterozigoti avrà 5 figli
di cui due con occhi azzurri e tre con occhi castani.
FORMULA GENERALE
Dove:
- O dati OSSERVATI per ciascuna categoria
- E dati ATTESI (expected) per ciascuna categoria, sulla base dell’ipotesi formulata.
A questo punto,
bisogna capire se il valore di 𝒙𝟐 ottenuto, permette di accettare l’ipotesi, il che vorrà dire che le deviazioni
tra le frequenza osservate e quelle attese sono dovute al caso, oppure no.
Occorre interpretare il valore ottenuto, grazie ad una tabella che riporta i valori di distribuzione del 𝒙𝟐 .
La tabella venne ideata da Fisher e Yates;
è caratterizzata:
sulla sinistra, in colonna, da numeri che vanno da 1 a 50 e che rappresentano
“df degrees of freedom” ovvero GRADI DI LIBERTÀ “gdl”
In riga, i VALORI DELLA PROBABILITÀ, che vanno dall0 0,001 fino allo 0,99 (dall’1% al 99%).
Venne stabilito un VALORE LIMITE equivalente allo 0,05 (5%) importante per stabilire se il valore
del 𝒙𝟐 potesse essere accettato o rifiutato.
- Tutti i valori di 𝒙𝟐 , che ricadono a SINISTRA del limite quindi per una probabilità superiore al
5%, l’ipotesi viene ACCETTATA.
- i valori che ricadono invece a DESTRA del limite quindi per una probabilità inferiore del 5%,
l’ipotesi sarà RIFIUTATA
In genere, quando si hanno valori di 𝒙𝟐 molto bassi, è molto probabile che il valore ricada in una probabilità
che è superiore al 5% e quindi l’ipotesi verrà accettata.
Viceversa, se i valori di 𝒙𝟐 sono molto alti, è molto probabile che l’ipotesi venga rifiutata; il che vuol dire
che le deviazioni tra le frequenze osservate e quelle attese non sono dovute al caso.
ESEMPIO:
Tornando ai dati ottenuti nell’esempio precedente,
le classi totali sono rappresentate dalle 4 classi fenotipiche.
In questo caso quindi: gdl = 4-1 3
Conoscendo a questo punto il valore del 𝒙𝟐 1,06 ed i gdl 3, è possibile interpretare i valori nella
tabella (è molto difficile ottenere un valore di 𝒙𝟐 che coincida perfettamente con i valori riportati nella
tabella):
Per cui,
il valore della probabilità è compresa tra lo 0,50 e lo 0.80, quindi nettamente superiore al 5%:
l’ipotesi è accettata.
APPLICAZIONE TEST DEL 𝒙𝟐 A REINCROCIO DI PROVA tra un Diibrido con un doppio Omozigote recessivo
IPOTESI NULLA seguendo la legge di Mendel, da un reincrocio di prova di un diibrido, ci si aspetta nella
progenie un rapporto di classi fenotipiche pari 1:1:1:1 4 classi fenotipiche presenti ognuna al 25%.
ESEMPIO:
W carattere dominante forma del seme, liscio
G carattere dominante colore del seme, giallo
Ww Gg X ww gg
CLASSI GAMETICHE ¼ WG wg
¼ Wg
¼ wG
¼ wg
Dalla combinazione casuale di questi gameti, si ottengono 4 classi fenotipiche presenti in rapporto 1:1:1:1.
Sapendo che il totale dei semi ottenuti dall’incrocio, è di 568 semi, è possibile applicare il Test del 𝒙𝟐 :
e verificare se le deviazioni che si osservano nei valori (che non sono perfettamente del 25% ciascuna)
siano dovute o meno al caso.
- IPOTESI NULLA:
permette di calcolare i valori attesi sulla base delle leggi di Mendel;
se i due caratteri segregano in maniera indipendente, si otterranno 4 classi fenotipiche con un
rapporto di ¼: ¼: ¼: ¼
- Calcolo i valori attesi per i 4 fenotipi sarà uguale ad ¼ del totale per ogni classe fenotipica.
La genetica Mendeliana nell’uomo, si studia principalmente quando si tratta di geni ce sono responsabili di
MALATTIE.
In questo caso si parla anche di Eredità a singolo gene o Eredità Monogenica oppure Monofattoriale.
Per effettuare questi studi, è necessario costruire i cosiddetti ALBERI GENEALOGICI:
si tratta di diagrammi che illustrano le relazioni che esistono tra i membri di una famiglia.
Nella costruzione degli alberi, si utilizzano dei simboli:
L’individuo affetto, a partire dal quale si ricostruisce l’albero, è definito PROBANDO (propositus se maschio,
proposita se femmina); da questo si risale alle generazioni precedenti per cercare di capire se qualcuno dei
parenti avesse la stessa malattia.
Grazie quindi ai ricordi familiari, è possibile riuscire a capire se esistono alcuni caratteri che seguono leggi
Mendeliane;
si tratta di caratteri determinati da singoli geni AUTOSOMICI associati a cromosomi NON SESSUALI.
È possibile capire come avviene la trasmissione di questi caratteri attraverso dei MODELLI:
quindi negli alberi genealogici in cui è possibile riscontrare un individuo che presenta una malattia, cercare
di capire se la malattia stessa, verrà trasmessa mediante modalità di un gene autosomico dominante o
recessivo.
Questi modelli infatti, si possono distinguere in:
MALATTIE AUTOSOMICHE DOMINANTI
Malattie che sono determinate da geni autosomici dominanti.
In questo caso, il fenotipo è determinato da un genotipo che può essere omozigote dominante o
eterozigote entrambi, come aveva affermato Mende, manifestano lo stesso fenotipo, che in questo caso
è la presenza di una malattia.
Volendo analizzare cosa accade quando un genitore affetto, Eterozigote, si incrocia con un genitore
normale, che è Omozigote recessivo:
il gene segrega secondo la legge della segregazione bilanciata di Mendel, per cui:
Quindi, l’individuo eterozigote affetto, trasmetterà il gene dominante, responsabile della malattia a metà
della progenie.
Particolarmente interessante, è il fatto che matrimoni tra consanguinei, aumentino la probabilità che la
malattia insorga. Questo perché è più probabile che in una stessa famiglia ci siano gli stessi alleli recessivi,
per cui è molto probabile che in seguito all’incrocio, nello zigote è più probabile che un determinato gene si
trovi in una condizione di omozigosi recessiva che determinerà la malattia.
o FENILCHETONURIA
o FIBROSI CISTICA
o ALBINISMO
o FENILCHETONURIA (PKU)
È determinata dal gene PAH (Phenylalanine Hydroxylase) situato nel locus 12q24.1.
Negli individui affetti da questa malattia, il gene è mutato per cui non sono in grado di convertire la
Fenilalanina (AA introdotto con la dieta) in Tirosina si può così accumulare Acido Fenil-Piruvico
che entra nel circolo ematico, raggiuge l’encefalo dove comporta:
- Disabilità cognitive
- Se non trattato, ad un grave ed irreversibile ritardo mentale.
È possibile effettuare sui bambini si 2-3 giorni di vita, il cosiddetto TEST DI GUTHRIE:
questo test, consiste nel prelevare il sangue dal tallone di un neonato, porlo su un pezzetto di carta da
filtro, dopodiché si pone in un terreno solido che contiene un batterio, il Bacillus subtilis in presenza di una
sostanza chimica che è la β-2-tienialanina che ha il compito di inibire la crescita del batterio.
- Se il Bacillus NON cresce, significa che il bambino è sano
- Se invece, nel sangue del bambino è presente la Fenilalanina ad alti livelli, la β-2-tienialanina non
riuscirà ad inibire la crescita del Bacillus; indice, se il batterio cresce, che il neonato è affetto da
Fenilchetonuria.
In questo caso, è possibile intervenire subito: il trattamento consiste nel seguire, per tutta la vita, un
rigoroso regime alimentare a basso contenuto di fenilalanina. In questo modo, i pazienti possono evitare
che si verifichino i gravi disturbi determinati da questa malattia.
o FIBROSI CISTICA
Scoperta nel 1938 dalla Andersen.
È determinata dal gene CF situato nel locus 7q31.2.
Questo gene è responsabile di una proteina canale, per il passaggio del cloro;
se mutato si ha un’alterazione degli ioni Cloro produzione del MUCO:
Quando c’è un alterato bilancio salino, il muco diventa molto denso e a livello polmonare può
portare grandi difficoltà nella respirazione fino a condurre alla morte.
La morte sopraggiunge non solo per la presenza del muco nei polmoni, ma anche perché essendoci
una grande quantità di muco, si va incontro a delle infezioni di tipo batterico per cui si avrà una
concomitanza di effetti.
Per quanto riguarda il trattamento:
è possibile effettuare la rimozione del muco mediante pressioni meccaniche sul torace ed inoltre
bisogna somministrare antibiotici al paziente, per trattare le infezioni polmonari.
Così facendo l’individuo può raggiungere anche l’età adulta.
o ALBINISMO
Il termine proviene dal latino “Albus bianco”.
È determinato dal gene TYR (Tirosinasi) situato nel locus 11q14.2.
Quando questo gene è mutato, la Tirosina, non è in grado di produrre la Melanina;
se non viene prodotta melanina, l’individuo manifesterà mancanza di pigmentazione.
Le conseguenze alle quali si può andare incontro, sono piuttosto gravi:
- Non riescono a proteggere la pelle dalle radiazioni UV
- Sono molto sensibili alla luce, in quanto caratterizzati oltre che da pelle molto chiara, da occhi
rossastri.
Interazioni che ci possono essere tra gli alleli di uno stesso gene:
Gli esperimenti di Mendel sono validi, ma effettuando ulteriori incroci si scoprì che la situazione poteva
essere molto più complessa; una delle complessità, è data dalla:
- VARIABILITÀ ALLELICA, per cui esistono delle modificazioni delle relazioni di dominanza.
La Dominanza non è sempre completa come aveva previsto Mendel ma piuttosto, è possibile
riscontrare una DOMINANZA INCOMPLETA od una CODOMINANZA
DOMINANZA COMPLETA quando omozigote dominante ed eterozigote, manifestano lo stesso fenotipo.
Mendel nei suoi esperimenti di incroci monoibridi, aveva osservato un singolo carattere alla volta, incrociò
sempre linee pure e si accorse che il carattere “colore del fiore” della pianta di pisello, poteva essere o
porpora o bianco. Alla F1 le piante manifestavano sempre lo stesso fenotipo, colore dei fiori porpora e
lasciando autofecondare la F1, nella F2 osservava un rapporto fenotipico 3:1:
dedusse che il carattere fosse controllato da un gene, che era determinato da due alleli che davano i due
fenotipi alternativi e che l’eterozigote doveva manifestare il fenotipo dell’omozigote dominante. Sembrava
che una dose di un allele dominante fosse sufficiente per manifestare il fenotipo dominante:
DOMINANZA COMPLETA, per cui un allele è APLOSUFFICIENTE per riuscire a determinare la manifestazione
del carattere. Le piante che invece producevano fiori bianchi, avevano un genotipo omozigote recessivo: in
questo caso era l’unico fenotipo che presentava il fiore bianco per cui parlava di RECESSIVITÀ COMPLETA.
ESEMPIO CODOMINANZA
- SISTEMA DEL GRUPPO SANGIGNO AB0 NELLA SPECIE UMANA
Questo sistema venne scoperto all’inizio del 1900 da Landsteiner, il quale ricevette il Premio Nobel nel
1930, per la Fisiologia e la Medicina.
Egli scoprì che il sistema del gruppo sanguigno, determinava il tipo di antigene che era presente sulla
superficie dei globuli rossi.
Gli antigeni, vengono riconosciuti dagli anticorpi presenti nel Sistema immunitario.
Il sistema del gruppo sanguigno AB0, è in grado di produrre 3 tipi diversi di antigene:
A prodotto da un allele che viene indicato con la lettera 𝑰𝑨
B prodotto dall’allele 𝑰𝑩
0 prodotto dall’allele i o 𝐼 0
È stato scoperto che il locus di questo sistema, è localizzato sul cromosoma 9 e si sa che la produzione
dell’antigene A e dell’antigene B, dipendono principalmente dal fatto che gli alleli 𝐼 𝐴 ed 𝐼 𝐵 , sono in grado di
produrre degli enzimi, le glico-transferasi, in grado di aggiungere degli zuccheri ad un composto un
glicolipide precursore, denominato antigene H, prodotto da un ulteriore locus genico;
- in presenza dell’allele 𝑰𝑨 la transferasi è in grado di aggiungere l’N-acetilgalattosamina, per
cui si forma l’antigene A che reagirà con l’anticorpo anti-A.
- in presenza dell’allele 𝑰𝑩 si produrrà una transferasi in grado di aggiungere al glicolipide
precursore il galattosio; l’aggiunta di questo zucchero, determina la produzione dell’antigene
B, che reagirà con l’anticorpo anti-B.
- l’allele i non è in grado di produrre la transferasi, per cui al precursore non verrà aggiunto
alcuno zucchero; in questo caso l’antigene, che sarà poi l’antigene H che rimane tale, non
contiene né l’antigene A né l’antigene B.
questo allele infatti, è indicato con la lettera minuscola, perché è recessivo rispetto ad 𝐼 𝐴 ed a
𝐼 𝐵 e viene considerato anche come allele nullo.
Questi alleli sono molto importanti nelle trasfusioni di sangue, perché esiste una incompatibilità tra i vari
gruppi sanguigni:
il gruppo A può ricevere il sangue solo dal gruppo A
il gruppo B può ricevere il sangue solo dal gruppo B
il gruppo AB può ricevere il sangue solo dal gruppo AB riguarda la codominanza: perché vorrà dire
che nello stesso genotipo, saranno presenti entrambi gli alleli 𝐼 𝐴 ed 𝐼 𝐵 in grado, rispettivamente, di
produrre l’antigene A e l’antigene B; in questo caso si parlerà di ricevente universale.
il gruppo 0 essendo prodotto dall’allele i, non possiede né antigeni A né antigeni B, motivo per cui, viene
considerato come donatore universale.
Oltre che di codominanza, il sistema sanguigno umano, essendo caratterizzato da 3 diversi alleli,
rappresenta anche un esempio di ALLELIA MULTIPLA il che significa che un gene non è determinato solo
da due alleli, ma è possibile che ci siano 3 differenti forme alleliche, che si osservano però nell’ambito di
una popolazione. Quello che è possibile riscontrare nel singolo individuo, sono sempre solo 2 alleli.
Per cui, i genotipi, saranno determinati dalle diverse combinazioni dei 3 alleli.
Dalle diverse combinazioni casuali dei tre alleli,
si possono determinare 6 Genotipi e 4 fenotipi
Quindi:
il gruppo sanguigno è determinato dal gene “I”
che può essere presente in 3 diverse forme alleliche (𝐼 𝐴 , 𝐼 𝐵 , i);
𝐼 𝐴 ed 𝐼 𝐵 sono dominanti su “i”, che è il recessivo;
Dalla loro combinazione, nel genotipo di un individuo diploide, saranno presenti sempre due forme
di questi alleli; forme che possono essere date o da una condizione in cui, nel genotipo,
sono presenti due dosi dell’allele 𝐼 𝐴 , oppure è possibile che lo stesso allele 𝐼 𝐴 , sia presente nel
genotipo insieme all’allele i;
entrambi i genotipi comunque, manifesteranno lo stesso fenotipo il gruppo sanguigno A
in quanto l’allele “i” è recessivo, per cui, se presente in un genotipo eterozigote non avrà alcuna
influenza.
GRUPPI SANGUIGNI
ESEMPIO
La costituzione di un genotipo 𝐼 𝐴 𝐼 𝐵 , che darà origine al fenotipo AB, si può ottenere quando i genitori
sono due linee pure:
P 𝐼𝐴 𝐼𝐴 X 𝐼𝐵 𝐼𝐵
F1 𝐼 𝐴 𝐼𝐵
Dalla combinazione, nello zigote, si forma il genotipo Eterozigote che manifesta il fenotipo gruppo
sanguigno AB, differente dai gruppi sanguigni di entrambi i genitori si parlerà di CODOMINANZA.
SPIEGAZIONE MOLECOLARE
è data dal fatto che esistono due alleli in grado di esprimere due differenti prodotti (in questo caso
l’antigene A verrà prodotto dall’allele 𝐼 𝐴 ; l’antigene B verrà prodotto dall’allele 𝐼 𝐵 ), che si manifestano
entrambi nell’Eterozigote.
Tra le altre interazioni che riguardano gli alleli di uno stesso gene:
- ALLELIA MULTIPLA, per cui è possibile che un gene sia caratterizzato da più di due alleli.
Nell’esempio, è possibile affermare che l’allele A sia un allele multiplo e che presenti una serie allelica, la
quale sarà caratterizzata dagli alleli A1, A2, A3…
La determinazione del gruppo sanguigno e quindi l’analisi dell’eredità dei gruppi sanguigni, è
uno dei modi che consente di poter capire un eventuale controversa paternità.
- ALLELI COLORE PELLICCIA NEL CONIGLIO
Il gene C è responsabile del colore della pelliccia;
Ma esiste una serie allelica, caratterizzata da 4 alleli:
Esiste una “gerarchia di dominanza” negli alleli responsabili del colore della pelliccia del coniglio, nel quale
l’allele “C” che da fenotipo selvatico, è dominante su tutti gli altri;
l’allele responsabile del fenotipo “cincillà” sarà recessivo rispetto al selvatico ma dominante rispetto
all’himalayano ed all’albino;
l’allele responsabile del fenotipo himalayano sarà recessivo rispetto agli alleli responsabili dei fenotipi
“cincillà” e “selvatico”, ma sarà dominante sull’ “albino”;
infine, l’albino sarà recessivo su tutti.
I geni letali furono scoperti da Cuénot nel 1905, dall’osservazione del carattere “colore della pelliccia nel
topo”; colore che poteva essere:
- A aguti; rappresenta una particolare colorazione del pelo, nel quale il pigmento si
distribuisce in maniera striata; ogni pelo sarà di colore giallo e nero
- 𝑨𝒀 Y da Yellow; rappresenta l’allele mutato che determina colore del pelo giallo.
Incrociò:
Per averne conferma, decise di incrociare un topo giallo per un altro topo giallo.
Ottenne un rapporto 2:1 2 topi gialli, 1 topo aguti
- Ipotizzò quindi che i topi gialli fossero sempre Eterozigoti,
per cui nella condizione di omozigosi probabilmente i topi
andavano incontro a morte, solo così era giustificabile il
rapporto 2:1.
- I topi che morivano, dovevano essere gli omozigoti per l’allele
che determinava il colore giallo.
Si riuscì quindi a dimostrare l’esistenza di geni, in questo caso il gene 𝑨𝒀 , in grado oltre che di determinare
il colore giallo del pelo del topo, di influenzare il carattere “sopravvivenza” la presenza di questo allele
nella condizione di Omozigosi, determinava la morte GENE LETALE.
Un allele di un gene che è in grado di controllare più caratteri (𝑨𝒀 in questo caso controllava: colore del
pelo e sopravvivenza), prende il nome di GENE PLEIOTROPICO.
Mentre alleli come 𝑴𝑳 , responsabile dell’assenza della coda nei gatti Manx, manifestano il loro fenotipo in
Eterozigosi, molti alleli recessivi letali, SONO SILENTI.
Ciò rende più difficile la situazione, quando si vuole conoscere il fenotipo di un particolare fenotipo.
In generale,
alcuni alleli possono essere letali in qualsiasi ambiente, mentre alti lo sono solamente in alcuni ambienti.
- Tra i geni responsabili di malattie ereditarie nell’uomo, quello della FIBROSI CISTICA,
determinata da un gene autosomico recessivo. Si tratta di una malattia molto grave, che
determina morte per soffocamento; tuttavia, esistono dei trattamenti terapeutici (particolari
manovre meccaniche e somministrazione antibiotica contro le infezioni) consentono agli
individui di riuscire a sopravvivere fino all’età adulta.
ESEMPIO INTERAZIONE TRA DUE GENI che CONTROLLANO LA STESSA CARATTERISTICA FENOTIPICA
- Forma della cresta nei polli
Rappresenta il primo esempio di interazione genica, scoperto nel 1906 da Bateson e Punnet.
Si accorsero che la cresta dei polli poteva avere diverse forme:
Incrociarono, considerando i fenotipi:
Si osservarono:
4 fenotipi che si manifestavano nel tipico rapporto
mendeliano proveniente da un incrocio tra due
diibridi, ovvero:
- 9 polli con cresta a noce
- 3 polli con cresta a rosa
- 3 polli con cresta a pisello
- 1 pollo con cresta singola
SPIEGAZIONE MOLECOLARE
Il genotipo, doppio omozigote recessivo, non sarà in grado di produrre né il prodotto di “p” né quello di “r”,
ma si avrà un fenotipo di base, che è la cresta singola.
La presenza di un allele dominante R o P, o la loro presenza insieme PR, fa sì che siano prodotte nuove
combinazioni e quindi nuovi fenotipi.
Se avviene un’interazione tra i geni, che fanno parte di una stessa via metabolica cellulare, può accadere
che due o più classi possano confluire in un’unica classe fenotipica.
Negli incroci tra due DIIBRIDI:
Aa Bb X Aa Bb
Il fatto che si abbiano dei rapporti diversi da quelli previsti per le classi fenotipiche Mendeliane, è possibile
in quanto esiste un fenomeno, definito EPISTASI:
Si tratta di un’interazione tra geni che sono coinvolti nella stessa via metabolica cellulare; il che
significa che il prodotto di entrambi i geni è fondamentale per la manifestazione di u particolare
carattere.
Quando si verifica un incrocio tra due diibridi si possono ottenere, in seguito ad un’epistasi (che modifica il
rapporto 9:3:3:1 previsto da Mendel), anziché 3 fenotipi distinti, solo 2.
- EPISTASI DOMINANTE
Si verifica quando, a partire da un incrocio diibrido, si ottiene un Rapporto F2 modificato 12:3:1:
significa che due classi fenotipiche, i 9/16 a fenotipo dominante e i 3/16 di una delle due classi fenotipiche
in cui un allele è dominante, manifestano uno stesso fenotipo 9 + 3 =12
ESEMPIO
Considerando il carattere “colore del frutto della zucca”, che può essere bianca, verde o gialla.
VIA METABOLICA:
la zucca bianca è tale perché esiste il composto A (un precursore incolore) che grazie alla
presenza dell’enzima 1, potrà essere trasformato nel composto B che darà il colore della
zucca verde;
nella quale, grazie all’azione dell’enzima 2 si avrà la trasformazione del composto B, in
composto C che darà colore della zucca giallo.
I due enzimi che intervengono nella via metabolica e che permettono la trasformazione del colore, sono
ovviamente prodotti da due geni:
W quando è presente nella condizione di omozigosi recessiva (ww), sarà in grado di produrre
l’enzima 1 che favorisce la sintesi di clorofilla e che darà al composto B il colore verde.
L’allele dominante dello stesso gene (W), impedisce l’espressione dell’enzima, quindi blocca la
sintesi della clorofilla.
Perciò, se nel genotipo è presente l’allele dominante W, la zucca rimane bianca, che agisce
mascherando l’espressione fenotipica del gene Y:
il che significa che il gene W è epistatico sul gene Y.
Il rapporto che si otterrà alla F2, sarà MODIFICATO 12 bianco: 3 giallo: 1 verde.
Ciò è spiegato dal fatto che esista una Epistasi dominante (W epistatico su Y);
il gene (W in questo caso) sarà epistatico sull’altro, sia quando il secondo gene si trova in una condizione di
dominanza (Y) sia quando si trova in una condizione di recessività (y).
- INTERAZIONE DUPLICATA
Si verifica quando, a partire da un incrocio diibrido, si ottiene un Rapporto F2 modificato 9:6:1.
Questo rapporto si ottiene quando, le due classi fenotipiche dei 3/16, manifestano lo stesso fenotipo.
ESEMPIO
Considerando il carattere “forma della zucca”, che può essere allungata, a sfera, a disco.
Se la forma è controllata da due geni A e B, questi possono agire in maniera ADDITIVA la presenza
dell’uno o dell’altro allele di uno dei due geni, nella forma Dominante, corrisponderà allo stesso fenotipo.
Per cui:
- Forma ALLUNGATA determinata dal doppio eterozigote recessivo
(a/a b/b).
- Forma A DISCO sempre determinata dalla presenza degli
alleli dominanti di entrambi i geni
(A/- B/-).
- Forma A SFERA potrà essere determinata da quei genotipi in cui è presente perlomeno uno
dei due alleli nella forma dominante (A/- b/B o A/a B/-).
Incrociando:
le linee pure parentali, avranno:
una un genotipo dominante per A e omozigote recessivo per
b; l’altra, sarà esattamente l’opposto (anche se entrambe
manifestano lo stesso fenotipo a sfera basta uno solo dei
due alleli in forma dominante a determinare questo
fenotipo).
ESEMPIO
Considerando il carattere “colore del pelo del topo”, e i soli due geni A e C.
- A nella sua forma dominante è responsabile del colore del pelo Aguti.
- C è un gene “regolatore” che consente che il pigmento si distribuisca nel pelo.
Quindi, perché si possa manifestare il fenotipo Aguti, è necessario che il gene C si trovi in una
condizione Dominante.
Un genotipo, che possiede i due alleli dominanti dei due geni, manifesterà il fenotipo Aguti.
- B determina il fenotipo nero; questo si manifesterà solo quando l’allele A è in una
condizione di omozigosi recessiva ed è presente l’allele C del gene regolatore che consente la
deposizione della Melanina nel pelo.
- ALBINO se il gene C, si trova in una condizione di omozigosi recessiva, indipendentemente
dalla presenza di altri geni, il pelo sarà bianco.
GENOTIPI:
Aguti (A/- C/-) Nero (a/a C/-) Albino (A/- c/c oppure a/a c/c).
Incrociando:
due parentali linee pure ( deve possedere per ogni
gene, due alleli identici), quello Aguti, determinato dal
doppio omozigote dominante e quello albino,
determinato dal doppio omozigote recessivo,
nella F1 si formerà un Diibrido (doppio Eterozigote), il
quale possiede l’allele dominante A e l’allele
dominante C tutti i topi della F1 saranno Aguti.
È inoltre possibile che, sempre dall’incrocio tra due Diibridi, vengano prodotte 2 sole classi fenotipiche:
- EPISTASI DUPLICATA DOMINANTE
Si verifica quando, a partire da un incrocio diibrido, si ottiene un Rapporto F2 modificato 15: 1.
In questo caso del rapporto Mendeliano 9:3:3:1 le tre classi 9:3:3 confluiscano nello stesso fenotipo,
mentre l’ultimo 1/16 avrà fenotipo differente.
ESEMPIO
Considerando il carattere “forma della siliqua” (capsula del frutto) in Capsella busa-pastoris, che può essere
triangolare od allungata.
La forma dipende da un allele che nella sua forma dominante, permette di ottenere la forma triangolare.
Supponiamo che i geni siano A e B, incrociando due linee pure:
ESEMPIO
L’epistasi duplicata è un’interazione genica che si verifica quando due geni, responsabili della produzione di
due proteine, partecipano alla stessa via metabolica cellulare.
VIA METABOLICA:
Un precursore incolore, potrà essere trasformato in un prodotto intermedio, sempre incolore, ad opera
dell’enzima c, che verrà prodotto dal gene C.
Il prodotto intermedio incolore però, potrà essere trasformato in un prodotto che produce ad esempio il
pigmento porpora, da un secondo enzima p, prodotto dal gene P.
Affinché quindi si abbia la produzione del pigmento, devono funzionare i due geni responsabili della
produzione dei due enzimi.
Considerando il carattere “colore del fiore” della pianta di pisello utilizzata da Mendel.
Incrociando due piante che producono fiori bianchi quindi MUTANTI, perché sappiamo che il fenotipo
selvatico del colore del fiore, è rappresentato dal colore porpora.
una linea pura, sarà dominante per C e recessiva per p in questo caso il primo enzima C verrà
prodotto, ma manca il secondo, per cui i fiori saranno bianchi.
L’altra linea pura sarà omozigote recessiva per c e
dominante per P in questo caso non viene prodotto
il primo enzima, per cui non si produce il prodotto
intermedio sul quale potrebbe agire il secondo enzima,
che viene ad essere prodotto, ma che comunque non
funziona, per cui i fiori saranno bianchi.
Il Diibrido avrà un fenotipo wild tipe, perché una dose del gene C, funziona, quindi produrrà il primo enzima
C; allo stesso modo la dose funzionante del gene P, produrrà il secondo.
Basta una sola dose per produrre i due enzimi fondamentali nella via metabolica, per la produzione
del pigmento.
Lasciando autofecondare le piante della F1:
nella F2, in seguito ad un’ EPISTASI DUPLICATA
RECESSIVA, il rapporto tipico mendeliano sarà
modificato 9:7
perché:
l’omozigosi per un allele recessivo dei due, dà
comunque un fenotipo bianco (perché non sarà
presente il secondo enzima della via metabolica).
SPIEGAZIONE MOLECOLARE:
partendo da un diibrido (pianta della F1), dall’autofecondazione, si possono avere due situazioni:
- Una via che porta al PORPORA determinata dal fatto che 9/16 hanno genotipo che contiene
un allele dominante di entrambi i geni, in grado di produrre l’enzima 1 e l’enzima 2, importanti
per la produzione del pigmento.
Per cui, i 9/16 saranno piante che producono fiori porpora.
- La seconda via, prevede che si abbia la formazione di piante che siano a fiori BIANCHI
nei 3/16 (C/- p/p), non verrà prodotto l’allele dominante P, per cui l’enzima 2 non funzionerà; il
fiore rimane bianco.
Nei 3/16 (c/c P/-) non verrà prodotto l’enzima 1; P potrebbe produrre l’enzima 2, il quale però
non avendo un composto intermedio (determinato dall’enzima 1) sul quale agire, non funziona;
i fiori rimarranno bianchi.
Nell’ultimo 1/16 (c/c p/p) mancherà l’allele dominante di entrambi i geni, per cui non verranno
prodotti gli enzimi.
TEST DI COMPLEMENTAZIONE
Serve per capire, se de mutazioni recessive differenti, che danno lo stesso fenotipo, si verificano sullo
stesso gene od in geni differenti della stessa via metabolica.
Si effettua incrociando due individui che sono omozigoti per le mutazioni recessive e che presentano lo
stesso fenotipo.
se la progenie presenterà il genotipo selvatico, le due mutazioni recessive ricadono in geni diversi
ed i rispettivi alleli di tipo selvatico, forniscono la funzione normale si dice che le mutazioni si
complementano.
Se la mutazione si verifica nello stesso gene di entrambi i genitori mutanti, nella progenie si
formerà uno zigote che continua ad avere la mutazione progenie mutante.
ESEMPIO
Considerando il carattere “colore del fiore blu” della Campanula, determinato dalla produzione
dell’Antocianina.
Perché si abbia la produzione di Antocianina sono necessari due geni.
VIA METABOLICA:
Partendo da un precursore incolore, questo potrà essere trasformato in un prodotto intermedio incolore ad
opera dell’enzima 1, prodotto dal gene W1; perché si formi il pigmento, è necessario l’enzima 2, prodotto
dal gene W2, che agisce sul prodotto intermedio il quale sarà in grado di produrre il pigmento il fiore
sarà blu.
Supponiamo di avere identificato 3 mutanti a petali bianchi e che siano linee pure omozigoti.
Indichiamo i mutanti come:
- 1 presenta la mutazione sul gene W1
- 2 presenta la mutazione sempre sul gene W1, ma in una posizione differente della sequenza
del gene
- 3 presenta la mutazione nel gene W2.
Dall’incrocio tra mutanti, che manifestano lo stesso fenotipo, verranno prodotte piante a fiore bianco.
È possibile capire se la mutazione avviene nello stesso gene o in geni differenti.
Incrociando:
il mutante 1 x il mutante 2
nella progenie si ottengono piante che manifestano tutte un fenotipo colore del fiore bianco.
Ciò significa che NON è avvenuta alcuna complementazione e quindi la mutazione nei due mutanti
parentali avveniva sullo stesso gene in questo caso sul gene W1; non funzionando questo gene,
non veniva prodotto il composto intermedio sul quale avrebbe potuto agire il secondo enzima:
la pianta rimane mutante.
Il mutante 2 x il mutante 3
Entrambi mutanti per una mutazione recessiva, che in questo caso riguarda 2 geni differenti;
nella progenie si ottengono tutte piante che producono fiori blu (fenotipo wild tipe) il che
significa che il genotipo di queste piante, è un diibrido (doppio eterozigote) che contiene comunque
un allele dominante di entrambi i geni, in grado di produrre i due enzimi necessari per la
produzione del pigmento.
In questo caso è avvenuta una complementazione.
La manifestazione fenotipica di un carattere, può essere influenzata da altre due situazioni:
GRADO DI ESPRESSIONE DEL CARATTERE
EFFETTI DELL’AMBIENTE
2. ESPRESSIVITÀ determinata dal fatto che un carattere può essere espresso con una misura
diversa dell’intensità del fenotipo.
L’ espressività può essere a sua volta:
- UNIFORME: il genotipo si manifesterà nel fenotipo sempre nello stesso modo, in tutta la
popolazione.
- VARIABILE: è possibile che in alcuni individui della popolazione, quel fenotipo si manifesti con
un’intensità differente.
ESEMPI ESPRESSIVITÀ VARIABILE
- POLIDATTILIA nella specie Umana
Perché può capitare che il genotipo portatore (Eterozigote), possa manifestare:
ESPRESSIVITÀ ELEVATA determinerà un numero maggiore di dita;
ESPRESSIVITÀ RIDOTTA in questo caso verrà manifestato solo un dito in più.
Inoltre:
penetranza incompleta ed espressività variabile, in alcuni geni, possono agire insieme.
In questi casi, diventa difficile qualsiasi tipo di analisi genetica.
Ne è esempio la Polidattilia.
- EFFETTI DELL’AMBIENTE
Occorre prendere in considerazione:
1. Gli effetti determinati dall’ambiente interno:
bisogna tenere conto dell’età degli individui ma anche del sesso.
ETÀ DI INSORGENZA molti geni non sono attivi dalla nascita, ma essendo regolati, verranno
attivati in una particolare fase dello sviluppo. Molti di questi geni, definiti età-dipendenti, sono
responsabili di malattie genetiche.
ESEMPI DI MALATTIE GENETICHE ETÀ DIPENDENTI:
MALATTIA DI HUNTINGTON – CALVIZIE - DISTROFIA MUSCOLARE DI DUCHENNE.
SESSO l’espressione fenotipica di alcuni geni, può essere influenzata dal sesso dell’individuo che
porta il gene. In questo caso, occorre distinguere due tipi di caratteri:
- CARATTERI LIMITATI DAL SESSO: si manifestano solo in un sesso e non nell’altro.
ESEMPI
Crescita della barba, di norma limitata ai maschi.
Comparsa delle corna in alcune specie di pecore, si ha nei maschi.
Piumaggio negli uccelli i maschi presentano un piumaggio molto più vistoso;
è stato osservato, come il piumaggio dipenda dal gene H autosomico.
Il genotipo omozigote dominante e l’eterozigote, darà sia nei maschi che nelle femmine, un
piumaggio da gallina;
mentre, l’omozigote recessivo, darà solo nei maschi (LIMITATO DAL SESSO) un piumaggio più
vistoso.
ESEMPI
Calvizie Si verifica in entrambi i sessi ma con una frequenza differente;
è dovuta ad un gene autosomico B, ed è dominante nei maschi (BB) e recessivo
nelle femmine (bb);
in questo caso, si parla di DOMINANZA INVERSA, significa che:
- nelle femmine l’omozigote dominante e l’eterozigote, daranno un fenotipo normale
- nei maschi, l’omozigote dominante e l’eterozigote, daranno il fenotipo calvo
- l’omozigote recessivo, darà normale nei maschi e calvo nelle femmine.
il fenotipo è probabilmente associato anche a fattori sia ambientali che ormonali.
Incrociando:
Oltre alla calvizie, differenti caratteri nell’uomo sono influenzati dal sesso, tra questi:
- ARTRITE REUMATOIDE ed OSTEOPOROSI si manifestano con un rapporto
3 femmine: 1 maschi
- LUPUS ERITEMATOSO malattia autoimmune che si manifesta con un rapporto
8 femmine: 1 maschio
N.B.
Questi caratteri, sia quelli influenzati dal sesso, sia quelli limitati dal sesso, si trovano su geni autosomici,
non associati a cromosomi sessuali.
FATTORI CHIMICI esistono alcune sostanze chimiche, che possono avere effetti significativi
sull’organismi.
ESEMPI
Fenilchetonuria: malattia autosomica recessiva;
negli individui affetti da questa malattia, il gene PAH è mutato, per cui non sarà in grado di convertire la
Fenilalanina (AA introdotto con la dieta); si avrà quindi un accumulo di acido fenilpiruvico, che arriverà
all’encefalo e determinerà grave ritardo mentale.
In questo caso, l’ambiente esterno è rappresentato dalla dieta che in qualche modo, può essere
responsabile di questa malattia.
Ancora,
In alcune situazioni, i fattori ambientali, da soli, possono produrre in un organismo, un fenotipo identico a
quello che è prodotto da un genotipo differente si parlerà di FENOCOPIA.
ESEMPIO
Considerando il moscerino della frutta, sappiamo che esiste una mutazione denominata “Alles” che
determina l’assenza dell’occhio in Drosophila.
È possibile trattare il moscerino, in uno stato precoce dello sviluppo, con il Metaborato di sodio:
si determinerà così lo stesso effetto fenotipico, ovvero si produrranno dei moscerini privi di occhi;
in questo caso, si sarà creata una FENOCOPIA.
ESEMPIO
Gemelli monozigotici, separati alla nascita
Il carattere “comportamento, lingua” sarà diverso nei due gemelli.
ESTENSIONE DELLA GENETICA FORMALE
La maggior parte dei geni, si trovano nel nucleo;
tuttavia esiste un sottogruppo del genoma, presente in organelli cellulari MITOCONDRI, per quanto
riguarda le cellule animali e CLOROPLASTI, per quanto riguarda le cellule vegetali.
Dal punto di vista evolutivo, l’origine dei cloroplasti e dei mitocondri, può essere descritta mediante la
- Teoria dell’Endosimbiosi teoria proposta nel 1883 da Shimber per i cloroplasti;
nel 1922, fu Wallin ad estendere la teoria anche ai mitocondri (in questo caso, i simbionti erano
perlopiù batteri purpurei non sulfurei Gram -).
La teoria descrive una relazione simbiotica, nella quale esiste un simbionte che vive all’interno di un
ospite.
La teoria dell’Endosimbiosi, venne ignorata per diverso tempo;
solo dopo gli anni ’50, quando oltre alla scoperta del DNA, si scoprì che all’interno di Mitocondri e
Cloroplasti ci fosse del materiale genetico, l’ipotesi venne riproposta.
A supporto di questa Teoria, c’erano due osservazioni fondamentali:
1. Cloroplasti e mitocondri, presentano cromosomi circolari simili a quelli presenti nei batteri;
2. I geni degli organelli sono molto più simili ai geni batterici, rispetto ai geni nucleari delle cellule
eucariotiche.
Proprio grazie a queste importanti osservazioni, oggi la Teoria dell’origine Endosimbiotica dei Mitocondri e
dei Cloroplasti è stata accettata.
CARATTERISTICHE:
La posizione in cui si trovano i cromosomi circolari, all’interno di Mitocondri e Cloroplasti, prende il
nome di NUCLEOIDE DELL’ORGANELLO, un po' come lo era nei batteri.
Inoltre, contengono dei geni, che vengono definiti EXTRA-NUCLEARI proprio perché al di fuori
del nucleo e presenti negli organelli, nel citoplasma; per questo vengono anche denominati GENI
CITOPLASMATICI.
Le diverse specie, posseggono quantità di organelli differenti, dalla Tetrahymena con un solo
Mitocondrio, al Topo che presenta da 1 a 3 Mitocondri per cellula, fino alle Piante superiori nelle
quali il numero degli organelli aumenta di molto, fino a 12-25 organelli per cellula.
Ogni organello, può contenere più di un cromosoma;
dalla Tetrahymena con un solo mitocondrio ma da 6 a 8 cromosomi, fino alle Piante superiori con
addirittura 60 cromosomi.
È stato dimostrato, come nei Cloroplasti esista un numero maggiore di cromosomi rispetto ai
Mitocondri.
In particolare, il DNA mitocondriale è caratterizzato da dimensioni differenti a seconda delle specie;
per cui, mentre negli animali (Uomo, Drosophila) ha una dimensione di circa 71-18 Kb; nei funghi
nelle alghe e nei protisti, la dimensione diventa intermedia (fino a 78 Kb); nelle piante le dimensioni
sono nettamente maggiori (fino a 2000 Kb).
La differenza della dimensione del DNA negli animali, che è piuttosto piccolo, rispetto a quello delle piante,
nettamente più grande, è data dal fatto che:
quasi tutto il genoma di Mitocondri animali è codificante, a differenza del genoma mitocondriale di
funghi e piante che contiene una grande quantità di DNA che non codifica per alcun prodotto genico.
il cDNA (DNA del cloroplasto), nelle piante, è 10 volte più grande rispetto a quello presente nei mitocondri
delle cellule animali.
In particolare, il DNA del cloroplasto della pianta del Tabacco, raggiunge una dimensione di 156 Kb
ed è caratterizzato da un certo numero di geni, diversi, importanti sempre per la sintesi dell’RNAr e
dell’RNAt, e molti di questi, anche per il processo di fotosintesi.
anche nel caso del Cloroplasto, come per il Mitocondrio, molte proteine vengono codificate da geni
nucleari.
Altra interessante differenza, riguarda il Codice Genetico, il quale sappiamo essere “quasi Universale”,
proprio perché:
Ancora, nel caso del DNA mitocondriale, a differenza di quello che accade per il DNA nucleare, NON
esistono meccanismi di riparazione ecco perché il tasso di mutazioni del DNA mitocondriale, è maggiore
di circa 10 volte, rispetto a quello del DNA mitocondriale.
EREDITÀ NON MENDELIANA
I geni presenti negli organelli, dimostrano un tipo di eredità definita anche come Eredità
EXTRA-NUCLEARE o CITOPLASMATICA.
Un’importante caratteristica è che:
La progenie, erediterà i geni degli organelli, esclusivamente da UN SOLO GENITORE e non dall’altro.
Significa, che tutta la progenie, sia maschile che femminile, avrà il fenotipo di uno solo dei genitori,
generalmente della MADRE: motivo per cui, si parla anche di Eredità MATERNA.
EREDITÀ NUCLEARE Mendel prese in considerazione un solo carattere “colore del seme” ed incrociò
gameti femminili di una pianta che produceva semi gialli x gameti maschili provenienti da una pianta che
produceva semi verdi.
Alla F1, otteneva un solo fenotipo: tutte le piante producevano semi gialli;
dedusse che il colore giallo dei semi fosse dominante sul verde.
Effettuò allora, l’INCROCIO RECIPROCO incrociò il gamete femminile di una piante che produceva semi
verdi x il gamete maschile di una pianta che produceva semi gialli.
Nella F1 ottenne però sempre lo stesso risultato.
Mendel dimostrò così, che da incroci reciproci, le F1 manifestano lo stesso fenotipo.
Se avviene un incrocio tra una Neurospora mutante, denominata Poky a crescita molto più lenta
rispetto al fenotipo wild tipe; crescita lenta che dipende da una mutazione che si verifica nell’RNAr del DNA
mitocondriale.
PRIMO INCROCIO:
una cellula femminile, Poky x una cellula maschile, normale:
la progenie, sarà tutta a fenotipo simile a quello della linea femminile Poky
INCROCIO RECIPROCO:
una linea femminile normale x una linea maschile mutante, Poky:
si formerà uno Zigote diploide, che alla fine delle divisioni, darà origine alle 8 cellule, tutte a fenotipo
normale perché si rispecchia il fenotipo materno, normale.
In questo caso, il fenotipo Poky quindi, si eredita solo dal genitore femminile tutta la progenie mostra
il fenotipo materno.
SEGREGAZIONE CITOPLASMATICA
Esistono delle cellule, definite Eteroplasmiche, che contengono al loro interno alcuni organelli mutanti, altri
normali.
Quando la cellula va incontro a divisione, è possibile che si formino cellule sempre Eteroplasmiche, ma è
possibile anche che avvenga una SEGREGAZIONE CITOPLASMATICA:
tutti gli organelli normali si distribuiranno in una cellula e tutti gli organelli mutanti in una seconda
cellula.
Questa situazione, si potrà riflettere a livello fenotipico.
Infatti, un tipo di eredità materna è stata dimostrata per i cloroplasti;
in particolare, fu Collins a scoprire che nella Mirabilis jalapa
(la cosiddetta “Bella di notte”), la pigmentazione delle foglie
è determinata da un gene che ha un tipo di eredità NON Mendeliana.
Infatti, la variegazione delle foglie può far sì che in una stessa pianta, siano
presenti:
- Rami completamente verdi, che contengono cellule che all’interno presentano cloroplasti in grado
quindi di produrre clorofilla; CLOROPLASTI SELVATICI.
- Rami completamente bianchi, il che significa che è avvenuta una mutazione, per cui i cloroplasti
non sono in grado di produrre clorofilla; CLOROPLASTI MUTATI.
- Rami con effetto a mosaico, una variegazione per cui il fenotipo può essere verde e bianco. In
questo caso, vi sarà la presenza di cellule Eteroplasmiche.
Non si troveranno mai delle piante a foglie e fusto bianco, perché non avrebbero clorofilla e ciò
risulterebbe nella non vitalità della pianta.
1° INCROCIO:
gamete femminile fiore presente su un ramo a foglie bianche x
gamete maschile fiore presente su un ramo a foglie verdi.
Tutta la progenie risultò bianca manifesta il fenotipo materno.
INCROCIO RECIPROCO:
gamete femminile fiore presente su un ramo a foglie verdi x
gamete maschile fiore presente su un ramo a foglie bianche.
Tutta la progenie risultò verde manifesta il fenotipo materno.
2° INCROCIO:
gamete femminile fiore presente su un ramo a foglie variegate x
gamete maschile fiore presente su un ramo a foglie verdi.
La progenie poteva essere verde, bianca o variegata.
INCROCIO RECIPROCO:
La progenie risultava tutta verde.
Correns spiegò il risultato del secondo incrocio, con la SEGREGAZIONE CITOPLASMATICA:
Se la cellula uovo era Eteroplasmica, in seguito alla fecondazione da parte di un qualsiasi gamete
maschile, si formava una cellula Eteroplasmica progenie variegata;
quando questa andava incontro a divisone cellulare però, poteva andare incontro a SEGREGAZIONE
CITOPLASMATICA per cui, casualmente può accadere che si formino due cellule, di cui una
presenterà cloroplasti normali foglie verdi
L’altra presenterà cloroplasti mutati foglie bianche.
1° INCROCIO
Cellula 𝑚𝑡 +, streptomicina resistente 𝑠𝑚𝑅 x
cellula 𝑚𝑡 − , streptomicina sensibile 𝑠𝑚 𝑆
Nella F1, metà delle cellule erano 𝒎𝒕+ , l’altra metà 𝒎𝒕− ; ma tutte erano 𝒔𝒎𝑹
Quindi:
- Per quanto riguarda il tipo sessuale (mating type), seguiva una segregazione mendeliana
- Sembrava che il carattere 𝑠𝑚𝑅 , fosse stato ereditato solo dal parentale 𝑚𝑡 + .
INCROCIO RECIPROCO
Cellula 𝑚𝑡 +, streptomicina sensibile 𝑠𝑚 𝑆 x
cellula 𝑚𝑡 − , streptomicina resistente 𝑠𝑚𝑅
nella F1 metà delle cellule erano 𝒎𝒕+ , l’altra metà 𝒎𝒕− ; ma tutte erano 𝒔𝒎𝑺
Successivamente, si è scoperto che il gene responsabile del carattere 𝑠𝑚𝑅 , mappava sul genoma del
cloroplasto.
Si poté in questo modo dimostrare, come prendendo in considerazione un gene presente sul cloroplasto,
questo possa essere ereditato solamente da uno dei due parentali.
2° INCROCIO:
Ceppo selvatico x ceppo mutante petite soppressivo;
La progenie avrà fenotipo petite soppressivo riflette il fenotipo di uno dei due parentali.
TRA LE MALATTIE MITOCONDRIALI, vi sono diverse patologie croniche, a carico del Cervello, dei Muscoli,
del Cuore, dei Reni ed in particolare:
- Di solito gli individui affetti, possiedono delle cellule Eteroplasmiche (conterranno mitocondri con
genoma wild tipe, ed altri in cui il genoma possiede dei geni modificati).
- La gravità di queste malattie, è associata alla quantità di DNA mitocondriale mutato.
Ne sono esempi:
NEUROPATIA OTTICA EREDITARIA DI LEBER;
DEBOLEZZA MUSCOLARE NEUROGENICA;
ENCEFALOMIOPATIAMITOCONDRIALE;
MIOPATIA MITOCONDRIALE
Si tratta di malattie che dipendono da mutazioni in geni mitocondriali, che rientrano in quei geni
che codificano per le proteine della catena respiratoria (fosforilazione ox) oppure nei geni
importanti per la sintesi dell’RNAt o dell’RNAr.
EREDITÀ MATERNA
Può essere studiata attraverso l’analisi degli alberi genealogici.
Considerando, una femmina affetta da una malattia che dipende da una mutazione nel genoma
mitocondriale:
Nella F1 tutti i figli saranno affetti Si tratta di una malattia che avrà un tipo di eredità materna.
È interessante notare invece, come i risultati degli incroci reciproci, siano differenti
(Incroci reciproci, che in questo caso non si possono effettuare, per motivi etici).
Considerando un figlio maschio affetto x una femmina normale, non trasmetterà la malattia.
Considerando invece luna figlia femmina affetta x maschio sano, tutti i figli saranno affetti.
In questo caso, il citoplasma della cellula uovo (specie eterogametica) sarà trasmesso allo Zigote, per cui,
tutti i mitocondri presenti all’interno della cellula uovo, saranno trasmessi alla progenie.
Analizzando l’albero genealogico, sarà possibile capire se il carattere responsabile di una malattia, in base a
come verrà trasmesso, avrà eredità materna o meno.
ESEMPIO
- DIREZIONE DELLA SPIRALIZZAZIONE NELLA CHIOCCIOLA ACQUATICA
Si tratta di una specie ermafrodita (possiede sia organi sessuali maschili che femminili) ma può anche
rappresentare uno o l’altro sesso.
L’esperimento è stato condotto nel 1920 da Boycott, il quale scopre un gene che ha effetto materno.
Questo gene è responsabile della direzione della spiralizzazione della Chiocciola.
La spiralizzazione può essere:
Destrorsa è rappresenta la forma più comune e quindi
è la forma dominante sulla sinistrorsa
Sinistrorsa;
La direzione della spiralizzazione, una volta che la cellula uovo è
stata fecondata, dipende dall'inclinazione che assume il fuso
mitotico durante la divisione cellulare.
Per cui, nella prima divisione può essere o destrorsa o sinistrorsa.
Il fenotipo destrorso o sinistrorso dipende dal genotipo della madre quindi NON rispetta i rapporti tipici
Mendeliani, nonostante si tratti di un gene che è presente nel nucleo.
Questo effetto materno è determinato da un gene che è presente nel nucleo, all'interno della cellula uovo e
che sarà in grado di manifestarsi nel fenotipo.
1° INCROCIO
Chiocciola destrorsa x Chiocciola sinistrorsa
Nella F1 tutte le chiocciole saranno destrorse.
INCROCIO RECIPROCO
Chiocciola sinistrorsa x Chiocciola destrorsa
Nella F1 tutte le chiocciole saranno sinistrorse.
Generazione F2
(maschi e femmine)
Questo particolare rapporto, venne
descritto da Sturtevant:
la spiralizzazione della chiocciola dipende
da un gene ad effetto materno;
Generazione F3 gene indicato con:
(maschi e femmine) D dominante; spiralizzazione destrorsa.
d recessivo; spiralizzazione sinistra.
Ancora,
lasciando incrociare le chiocciole della F2 nella F3 il rapporto diventa 3:1; compare il fenotipo sinistrorso.
Questo perché, se le femmine avessero un genotipo Omozigote dominante o Eterozigote, nella progenie
avrebbero dato origine ad una torsione destrorsa.
Se invece, le femmine fossero state Omozigote recessive, indipendentemente dalla linea maschile,
mancando nella madre l’allele Dominante, la progenie manifesta il fenotipo sinistrorso della madre.
La dimostrazione della teoria, viene da esperimenti che mettono in relazione la trasmissione ereditaria di
alcuni geni con la trasmissione dei cromosomi sessuali.
I cromosomi sono i veicoli dei geni ed il comportamento dei cromosomi si può sovrapporre al
comportamento degli alleli di un gene:
1. Mendel aveva proposto che ogni gene fosse presente in due forme alternative;
1. Anche i cromosomi sono presenti in coppie di omologhi
2. Secondo il principio della segregazione bilanciata, alla meiosi, gli alleli segregano in modo che un
gamete abbia un allele e l’altro gamete avrà l’altro;
2. allo stesso modo per i cromosomi; un omologo andrà in una cellula, l’altro nella seconda cellula
3. secondo la legge dell’assortimento indipendente, gli alleli posizionati su cromosomi non omologhi
si distribuiscono in maniera casuale
3. Allo stesso modo, i geni presenti su cromosomi differenti, assortiscono in modo indipendente.
Tuttavia, NON esistevano studi reali che riuscissero a stabilire che i geni fossero localizzati sui cromosomi.
CROMOSOMI SESSUALI
Sempre nel XX secolo, i citologi osservando le cellule, si accorsero che al loro interno erano presenti dei
cromosomi che avevano un comportamento particolare.
3 diversi citologi, lavorando sugli insetti, indipendentemente, riuscirono ad ottenere la prova che particolari
cromosomi determinano il sesso di un organismo.
Nel 1905, la Stevens, studiando le CAVALLETTE,
si accorse che all’interno delle cellule, erano presenti 11 coppie di cromosomi, ma la cosa insolita fu che:
- le femmine avevano un numero pari di cromosomi (22)
- nei maschi il numero di cromosomi era dispari (23)
la ricercatrice quindi, stabilì che il cromosoma in più, presente nei maschi, dovesse essere un cromosoma
aggiuntivo che denominò CROMOSOMA EXTRA da questo la denominazione poi del cromosoma X
per cui:
il fenotipo sessuale femminile rappresentato da due cromosomi X all’interno delle
cellule. Infatti, le femmine producevano un’unica classe gametica contenente un
cromosoma X.
1° INCROCIO
Maschi ad ali scure x Femmine ad ali chiare
Nella F1 ottennero un unico fenotipo sia maschi che femmine presentavano ali scure
Si confermò così che l’allele responsabile del fenotipo ali scure, era dominante su quello ali chiare.
INCROCIO RECIPROCO
Femmine ad ali scure x Maschi ad ali chiare
Nella F1 ottennero maschi ad ali scure e femmine ad ali chiare.
Sembrava che le figlie femmine presentassero lo stesso fenotipo del padre;
e che i figli maschi presentassero lo stesso fenotipo della madre.
Questo fu il primo esperimento che correlò il carattere “fenotipo delle ali” con il sesso dell’organismo.
Mendel nei suoi incroci reciproci, indipendentemente dal genotipo delle linee parentali, nella F1 otteneva
sempre lo stesso risultato.
Quando il risultato è differente, significa che il gene responsabile del carattere, di un determinato
fenotipo, dipende da un cromosoma sessuale.
La prova della Teoria Cromosomica dell’Ereditarietà, venne fornita nel 1910, da Morgan,
il quale studiò la Drosophila Melanogaster:
oltre alle tipiche caratteristiche degli organismi modello, in Drosophila le femmine sono facilmente
riconoscibili dai maschi;
- MASCHI presentano un addome rotondeggiante oltre a pettini
sessuali nelle zampe anteriori (che sono assenti nelle femmine).
- FEMMINE presentano un addome appuntito.
Morgan,
utilizzava nei suoi esperimenti linee pure in cui il carattere “colore dell’occhio” era sempre Rosso.
Fino a quando, in una delle sue linee pure, trovò una Drosophila ad occhio Bianco che era un maschio.
Capì che si trattasse di un mutante e cercò di capire come questo fenotipo venisse trasmesso.
1°INCROCIO
Maschio ad occhi bianchi x Femmina ad occhi rossi
Nella F1 ottenne tutti moscerini, sia maschi che femmine, ad occhi ROSSI
- Dedusse quindi che il colore bianco fosse recessivo rispetto al colore rosso degli occhi.
Partendo da questa ipotesi, riuscì a determinare il genotipo dei moscerini che aveva utilizzato nel suo
esperimento:
- Il maschio aveva occhi bianchi; immaginò che il genotipo per i
cromosomi sessuali, dovesse essere XY cromosoma X con
l’allele recessivo mutato, che darà fenotipo occhio bianco
- La femmina è caratterizzata da due cromosomi X normali.
Riuscì a confermare, che il comportamento dei geni responsabili del fenotipo “colore dell’occhio” era
correlato con il comportamento dei cromosomi.
Maschio normale.
Alla F1 metà dei moscerini avevano occhi bianchi ed erano maschi, l’altra metà avevano occhi rossi ed
erano femmine: rapporto 1:1.
In questo caso, il rapporto alla F1 effettuando un incrocio reciproco era differente rispetto a quello tipico
osservato da Mendel.
Gli incroci reciproci danno delle classi fenotipiche differenti al primo incrocio, quando i geni si
trovano localizzati sul cromosoma X.
Si osservava quindi un tipo di eredità, definita CRISS-CROSS per la quale i maschi riuscivano a ricevere il
fenotipo della madre, mentre le figlie femmine, ricevevano il fenotipo del padre:
- XX femmina; avrà ricevuto un cromosoma X dal padre ed uno dalla madre.
- XY maschio; avrà ricevuto il cromosoma X dalla madre e il cromosoma Y dal padre.
A questo punto,
incrociò un maschio ad occhi bianchi della F1 x femmina ad occhi bianchi della F1
alla F2 ottenne
50% dei moscerini avevano occhi rossi e il 50% occhi bianchi ed erano
equamente ripartiti tra maschi e femmine.
Morgan, osservò che il carattere “colore dell’occhio” in Drosophila seguiva lo stesso meccanismo di
trasmissione del cromosoma X, sul quale ipotizzò si trovasse lo stesso gene.
Pertanto, ipotizzò che il gene determinante il fenotipo dell’occhio, potesse essere indicato con la prima
lettera del fenotipo mutante (bianco), per cui:
Indicò con w l’allele recessivo e 𝒘+ l’allele selvatico.
Incrociò quindi:
maschio, sul cui cromosoma X presentava l’allele recessivo w;
x
femmina ad occhi rossi, linea pura, in cui su entrambi i
cromosomi X era presente l’allele dominante 𝒘+ .
Grazie a questo esperimento, fu confermato che il gene responsabile del carattere “colore degli occhi” in
Drosophila, fosse localizzato sul cromosoma X
si otteneva un rapporto di 3:1 e dei moscerini ad occhi rossi, metà erano femmine e ¼ erano maschi;
l’ultimo ¼ era rappresentato da moscerini ad occhio bianco.
Fu questa la prova diretta a dimostrazione della TEORIA CROMOSOMICA DELL’EREDITARIETÀ.
Da qui, dedusse:
L’EREDITARIETÀ CRISS-CROSS o CROCIATA dei Cromosomi Sessuali X-Y
Per la quale l’allele X-linked recessivo (l’allele “white” in questo caso) è trasmesso da un maschio Emizigote
(ovvero in grado di produrre per il cromosoma X solo una classe gametica) alla figlia femmina, la quale
non lo manifesterà, in quanto nella F1, la figlia femmina sarà Eterozigote per quell’allele, perché avrà
ricevuto un cromosoma X dalla madre, contenente l’allele dominante.
La figlia femmina, trasmetterà poi cromosoma X con l’allele recessivo ad uno dei suoi figli maschi.
Si parla di eredità crociata proprio perché si avrà la trasmissione, dal padre alla figlia femmina
nella F1 e dalla figlia femmina ad una parte dei figli maschi della F2.
Sappiamo che in una meiosi normale partendo da una cellula 2n, i due cromosomi X daranno origine, alla
fine della meiosi, a 4 gameti aploidi, ognuna delle quali avrà un cromosoma X.
Se si dovesse verificare una NON disgiunzione dei cromosomi alla meiosi, è possibile che due cromosomi X
rimangano uniti tra di loro e vadano a finire nello stesso gamete, per cui si formerebbero gameti che
presentano XX e gameti che ne sono privi del tutto.
(una stessa situazione potrebbe riguardare anche cromosomi non sessuali, gli autosomi).
Bridges a questo punto, scoprì che alla meiosi, si verificasse una NON disgiunzione delle femmine con occhi
bianchi
3. Quando il cromosoma X del gamete maschile feconda la cellula uovo priva di cromosomi X,
indicata come X0 si formeranno moscerini maschi ad occhi rossi, che avranno ereditato il
cromosoma X dal padre ma non dalla madre; questi moscerini saranno vitali ma sterili.
4. Quando il cromosoma Y del gamete maschile feconda la cellula uovo X0, si formerà la classe Y0.
I genotipi Y0 e XXX muoiono: nel primo caso perché manca X, che contiene geni fondamentali per la
sopravvivenza; nel secondo caso perché vi è un sovradosaggio mal sopportato che porta alla morte dei
moscerini.
Le classi fenotipiche che rimangono, saranno: femmine ad occhi bianchi e maschi ad occhi rossi.
Bridges riuscì così a spiegare che da un incrocio tra femmine ad occhi bianchi x maschi ad occhi
rossi, nel quale nella maggior parte dei casi, ci si sarebbe aspettati maschi ad occhi bianchi per
femmine ad occhi rossi (eredità criss-cross), è possibile ottenere in caso di
NON DISGIUNZIONE DEI CROMOSOMI X della femmina, una progenie eccezionale, determinata
dalle femmine XXY con fenotipo occhio bianco e maschi X con fenotipo occhi rossi.
Allo stesso tempo, Bridges, confermò che il gene responsabile del colore dell’occhio fosse presente sul
cromosoma X e che, da una generazione alla successiva, segue le modalità di trasmissione del cromosoma X
Riuscì a confermare questa sua ipotesi, mediante l’analisi citologica e per verificare ulteriormente la
sua scoperta, decise di incrociare:
femmina eccezionale 𝑿𝑾 𝑿𝑾 Y ad occhi bianchi x maschio selvatico
NON-DISGIUNZIONE SECONDARIA.
Nel 4% dei casi ottenne una PROGENIE ECCEZIONALE
Ipotizzò allora, che ci fosse una NON-DISGIUNZIONE SECONDARIA perché si verificava su delle femmine
eccezionali primarie, in cui alla formazione delle classi gametiche, i due X non segregavano ma rimanevano
nello stesso gamete; per cui, si formavano un gamete con i due cromosomi X che portavano i due alleli
recessivi, ed un gamete che possedeva invece il cromosoma Y.
Dall’incrocio casuale di questi gameti, si formano 4 genotipi:
RISULTATI:
- XXX, il moscerino muore perché si verifica un
sovradosaggio di geni associati al cromosoma X che
non è sopportato.
- YY, il moscerino muore perché non è presente il
cromosoma X che possiede geni fondamentali per la
sopravvivenza del moscerino stesso
Le uniche due classi fenotipiche che rimangono sono:
- moscerini femmine XXY ad occhio bianco, che
avranno ereditato i due cromosomi XX dalla madre,
per una non-disgiunzione dei cromosomi ed un
cromosoma Y dal padre
- moscerini maschi ad occhio rosso XY, che avranno
ereditato un cromosoma X che portava l’allele
dominante, dal padre ed un cromosoma Y dalla madre.
Queste due classi fenotipiche rappresentano una progenie eccezionale secondaria, in cui si ottiene una
femmina ad occhi bianchi ed un maschio ad occhi rossi.
In questo modo, Bridges,
riuscì a confermare la sua ipotesi secondo la quale, la segregazione dei cromosomi X della femmina, alla
meiosi, poteva avvenire in due modi o normalmente (si formava la progenie prevista secondo l’eredità
criss-cross), oppure secondo una NON-disgiunzione (si formava la progenie eccezionale, femmina ad occhi
bianchi e maschio ad occhi rossi).
Venne confermata la Teoria cromosomica dell’Ereditarietà: in questo caso, il gene responsabile del
colore degli occhi in Drosophila” si trova sul cromosoma X e ne segue le modalità di segregazione.
Nel caso invece dei geni associati ai cromosomi sessuali, la trasmissione avviene secondo modalità
crociata un allele recessivo presente nel maschio, verrà ereditato dalle figlie femmine e nella
generazione successiva, dai figli maschi.
Ma, nell’incrocio tra un individuo selvatico ed uno mutante: nella F1 saranno tutti selvatici, facendo il
reciproco si otterrà un rapporto di 1:1.
Da un INCROCIO RECIPROCO, secondo gli esperimenti di Mendel, nella F1 si otteneva sempre una progenie
uniforme (manifestava lo stesso fenotipo).
Quando, da un Incrocio Reciproco, nella progenie si ottengono risultati differenti vorrà dire che il
carattere preso in considerazione dipende da geni che si trovano su Cromosomi SESSUALI.
CROMOSOMI SESSUALI
Vennero scoperti grazie al microscopio ottico, quando i citologi riuscirono ad osservare nelle cellule, la
presenza di due cromosomi diversi dagli altri.
Vengono indicati come X e Y.
Sono detti ETEROSOMI:
il termine Eterosoma, indica il fatto che i due membri della coppia abbiano
una diversa dimensione, il cromosoma X è molto più grande rispetto al
cromosoma Y; a differenza degli autosomi in cui in tutte le coppie, i membri
sono indistinguibili.
Il sesso femminile è determinato dalla coppia XX
OMOGAMETICO in quanto darà sempre un’unica classe gametica
che contiene il cromosoma X
Il sesso maschile è determinato dalla coppia XY
ETEROGAMETICO in quanto produce due classi gametiche, una contenete X l’altra Y
La funzione di questi cromosomi, è legata alla DETERMINAZIONE del SESSO di ogni individuo.
CROMOSOMA X
Cromosoma sub-metacentrico di media grandezza, denominato X proprio per la posizione del centromero.
Contiene quasi 155 milioni di paia di basi, rappresenta il 5% del DNA delle cellule nella femmina ed
il 2,5 % nelle cellule del maschio.
Sul cromosoma X, sono stati identificati diversi geni che, essendo questo cromosoma presente tanto nelle
femmine quanto nei maschi, possono essere espressi in entrambi i sessi.
Il cromosoma X possiede una regione differenziale che possiede geni associati all’X e che sono specifici
dell’X, che non hanno dei corrispettivi sul cromosoma Y caratteri associati al sesso.
CROMOSOMA Y
Cromosoma acro-centrico, di dimensioni molto più piccole.
Su questo cromosoma, sono stati identificati circa 397 geni ma meno di 100 sono funzionali e, a differenza
di quelli associati al cromosoma X, sono specifici del maschio si tratta di quei geni necessari per la
fertilità e quindi fondamentali nella Spermatogenesi.
Uno di questi geni è l’SRY (Sex Determining Region of Y), che ha un ruolo fondamentale nella
determinazione del sesso.
Anche il cromosoma Y, conterrà una regione differenziali, rappresentata in realtà dalla maggior parte del
cromosoma, che possiede geni legati esclusivamente al cromosoma Y.
Nei ei mammiferi è proprio la presenza del cromosoma Y a determinare la Mascolinità.
Il maschio sarà EMIZIGOTE per i geni legati all’X vuol dire che, avendo un solo cromosoma X che
possiede un dato gene, lo manifesta direttamente nel fenotipo (perché non esiste un omologo sul
cromosoma Y).
ESEMPIO
Considerando il gene A, presente nelle due forme alternative A dominante ed a recessivo,
i genotipi saranno:
𝑋 𝐴𝑋 𝐴 𝑋 𝐴𝑋𝑎 𝑋𝑎 𝑋𝑎
𝑋 𝐴Y 𝑋𝑎 Y
Entrambi i cromosomi, (soprattutto nei maschi) esistono delle regioni altamente omologhe, presenti nelle
porzioni telomeriche di entrambi i cromosomi, denominate REGIONI PSEUDO-AUTOSOMICHE e possono
essere indicate come:
PAR-P (o 1) Rappresentano le estremità del braccio corto dei cromosomi X e Y
PAR-Q (o 2) Rappresenta le estremità del braccio lungo dei cromosomi X e Y
In queste due regioni, esistono omologie di sequenza vuol dire che durante la Meiosi gli unici punti in
cui i due cromosomi si possono appaiare, sono le estremità.
Nel caso dell’eredità associata agli autosomi eredità autosomica dominante o recessiva, in base al fatto
che il carattere dipendesse dall’allele dominante o recessivo.
Se la femmina affetta fosse stata omozigote, tutta la progenie sarebbe risultata affetta.
Considerando invece:
Maschio affetto 𝑿𝒉Y x femmina sana 𝑿𝑯 𝑿𝑯
50% femmine saranno portatrici
50% maschi normali
Il padre trasmetterà il cromosoma X con l’allele recessivo alle figlie femmine, nel
cui genotipo però è presente l’altro cromosoma X di origine materna con l’allele
dominante per cui le femmine saranno portatrici ma non manifesteranno la
malattia.
Considerando ancora:
Maschio affetto 𝑿𝒉Y x Femmina portatrice sana 𝑿𝑯 𝑿𝒉
Metà dei maschi della progenie, sarà normale l’altra metà saranno malati;
metà delle femmine della progenie saranno portatrici, l’altra metà saranno
affette.
N.B.
COME RICONOSCERE I GENI ASSOCIATI AI CROMOSOMI SESSUALI?
Gene associato all’X ha un tipo di ereditarietà Criss-Cross, ovvero la madre trasmetterà il gene al figlio
maschio ed il padre alla figlia femmina.
Geni recessivi associati all’X si manifestano principalmente nei maschi, i quali saranno Emizigoti per
quasi tutti i geni legati all’X per cui lo manifestano nel fenotipo.
Gene associato all’Y è facilmente rilevabile perché si manifesterà solo nei maschi.
Effettuando INCROCI RECIPROCI nella progenie, si otterranno risultati fenotipici differenti da quelli
previsti da Mendel (che aveva osservato caratteri che si trovavano sugli Autosomi).
In questo caso, l’omozigote recessivo, può essere Maschio o femmina nel caso precedente invece,
quando il gene era associato al cromosoma X, l’omozigote recessivo era femmina.
ESEMPI eredità X-Y LINKED
- Gene Shox (Short Stature Homebox) nell’Uomo
responsabile di una statura piuttosto bassa.
- Gene X-Y Linked Bobbed in Drosophila responsabile di setole più corte e più spesse
+
b𝒃 = SELVATICO
bb = BOBBED
Incrociando:
Femmina 𝑿+ 𝑿+ x Maschio 𝑿𝒃𝒃 𝒀𝒃𝒃
le femmine 𝑿+ 𝑿𝒃𝒃 saranno eterozigoti, ma selvatiche; i maschi 𝑿+ 𝒀𝒃𝒃 saranno eterozigoti, ma selvatici .
3 normali: 1 mutato
Maschio mutato
3 normali: 1 mutato
Femmina mutata
DETERMINAZIONE DEL SESSO
Se ne conoscono due sistemi:
- Determinazione GENOTIPICA dipende dal genotipo sessuale; saranno particolarmente
importanti i cromosomi sessuali.
- Determinazione AMBIENTALE o FENOTIPICA il fenotipo del sesso dipende dall’ambiente.
SISTEMA XY
è il sistema di determinazione del sesso nella maggior parte dei Mammiferi.
La specie Umana possiede 46 cromosomi 44 autosomi e 2 sessuali;
i maschi possiedono un cromosoma X ed un cromosoma Y sesso Eterogametico
- Il cromosoma Y determina lo sviluppo in senso maschile
le femmine possiedono due cromosomi XX sesso Omogametico
Negli anni 50’ non era ancora chiaro se la mascolinità fosse legata alla presenza del cromosoma Y oppure
all’assenza della coppia XX.
Allo stesso modo, non si sapeva se la femminilità fosse dovuta alla mancanza del cromosoma Y oppure alla
presenza dei due XX.
Solo nel 1959, quando vennero identificate delle anomalie cromosomiche nel numero dei
cromosomi delle cellule sessuali dell’uomo, si riuscì a dimostrare che:
a determinare il sesso nell’Uomo era il cromosoma Y.
È stato dimostrato che, in una situazione in cui, l’assetto dei cromosomi era anomalo, bastava
la presenza del cromosoma Y, perché il sesso dell’individuo fosse maschile.
L’assenza di Y, al contrario, determinava fenotipo femminile.
In particolare, si verificavano delle situazioni in cui, la costituzione cromosomica era determinata da un
numero diverso di cromosomi:
- 45 cromosomi ed il cromosoma sessuale
era solo X Femmina; Sindrome di Turner
- 47 cromosomi con XX e Y determina la
Sindrome di Klinefelter; Maschio.
- 47 cromosomi con XXX determina la
sindrome del Triplo-X; Femmina.
- 47 cromosomi con XXY determina la
Sindrome XXY; Maschio
SINDROME DI TURNER
È caratterizzata da un assetto di 45 cromosomi 44 Autosomi ed 1, il cromosoma X, sessuale.
Questo assetto, può essere ottenuto quando si verifica nella Meiosi, una NON-disgiunzione dei cromosomi
X, per cui si formeranno gameti femminili con XX e gameti femminili privi di X.
Se il gamete femminile privo di X, viene fecondato da un gamete maschile X, darà un assetto di 45
cromosomi con un solo X.
Sono femmine;
Rappresentano il 99% degli embrioni che muore prima della nascita, infatti sono molto rare (si riscontrano
1 ogni 2500-5000 nascite).
Fino alla pubertà questi organismi sono abbastanza normali, ma dopo la pubertà iniziano a comparire le
prime anomalie NON si sviluppano i Caratteri sessuali secondari.
Per cui, saranno Femmine con possibile intelligenza normale, Sterili, bassa statura.
SINDROME DI KLINEFELTER
è caratterizzata da un assetto di 47 cromosomi 44 Autosomi e 3, due XX ed un Y, sessuali.
Questo assetto, può essere determinato da gameti femminili che, per una NON-disgiunzione alla Meiosi,
presenteranno due cromosomi XX.
Se il gamete femminile con XX, viene fecondato da un gamete maschile Y, si avrà un assetto di 44
cromosomi con XX ed Y.
Sono maschi;
anche in questo caso l’incidenza è abbastanza bassa (1 maschio affetto, ogni 1000 nati);
Anche in questo caso la Sindrome si manifesta dopo la pubertà, in seguito alla quale NON si
svilupperanno i Caratteri sessuali secondari.
Per cui saranno sterili, potranno presentare caratteri secondari femminili.
Grazie all’osservazione degli assetti anomali, è stato scoperto che il cromosoma Y è responsabile del
fenotipo sessuale Maschio.
Significa che, conterrà una informazione in grado di far sì che la gonade si differenzi in GONADE MASCHILE.
È stato dimostrato che, nella zona differenziale del cromosoma Y è presente il gene SRY, Sex Determining
Region of Y, che codifica per il cosiddetto fattore di determinazione Testicolare, TDF indurrà il
differenziamento della gonade maschile in TESTICOLO.
Saranno poi i testicoli, a produrre un ormone (Testosterone) in grado di determinare lo sviluppo delle
caratteristiche sessuali maschili.
Nella linea femminile invece, è assente il gene SRY, per cui la gonade femminile si differenzierà in OVAIO.
Le ovaie, in assenza di Testosterone, saranno in grado di determinare lo sviluppo delle caratteristiche
sessuali femminili.
Una cellula uovo che contiene il cromosoma X, può essere fecondata da un gamete maschile che contiene il
cromosoma Y; in questo caso, si formerà uno zigote, che si svilupperà poi in embrione che avrà cromosomi
sessuali XY sesso genetico che, nei mammiferi e nell’uomo, vista la presenza di Y, determina la
mascolinità.
Questo embrione avente il cromosoma Y, presenterà il gene SRY responsabile del differenziamento delle
gonadi in gonadi maschili sesso gonadico.
Le gonadi maschili poi secerneranno ormoni, come il Testosterone, in grado di differenziare i genitali
esterni in senso maschile sesso fenotipico
Se invece la cellula uovo che contiene il cromosoma X, viene fecondata da un gamete maschile che
contiene il cromosoma X, si formerà uno zigote, che si svilupperà in embrione e che avrà cromosomi
sessuali XX sesso genetico che, vista l’assenza di Y, determina la femminilità.
Questo embrione, non presentando il cromosoma Y, non presenterà il gene SRY, per cui si avrà il
differenziamento delle gonadi in gonadi femminili sesso gonadico.
Le gonadi femminili non produrranno ormoni maschili per cui, l’orientamento dello sviluppo sarà in senso
femminile sesso fenotipico.
È stata inoltre riscontrata un’ulteriore regione, denominata XCE da X-Cromosomal Controlling Element
Quindi:
Il PROCESSO DI CONDENSAZIONE DEL CROMOSOMA X, che porta poi al famoso Corpo di Barr, avviene a
partire da un lncRNA che prende il nome di XIST che agirà sul cromosoma da cui viene prodotto.
Se invece, per un meccanismo non del tutto chiaro (probabilmente una regolazione genica) viene favorito il
gene palindromico TSIX è come se inattivasse il gene XIST, per cui il cromosoma rimarrà attivo.
- Infatti, è come se i due geni agissero in modo Antagonista.
3. MANTENIMENTO
Quando avviene la divisione di questa cellula, si formeranno due cellule che avranno:
il cromosoma X che era attivo nella cellula madre, attivo, ed il corpo di Barr che viene mantenuto tale.
FENOTIPO A MOSAICO
considerando i soli due cromosomi XX di una cellula somatica femminile,
quando questa andrà incontro a mitosi, si divide, per dare origine a cellule identiche (nella mitosi viene
mantenuto costante il numero dei cromosomi).
Al 16° giorno dopo la fecondazione, uno dei due cromosomi X verrà inattivato;
È possibile che:
sia il cromosoma X di origine MATERNA si forma il corpo di Barr e verranno espressi i geni
presenti esclusivamente nel cromosoma X di origine paterna.
Quando questa cellula andrà incontro a divisione, le nuove cellule avranno un’analoga situazione:
possiederanno il cromosoma X paterno attivo e quello materno sotto forma di Corpo di Barr,
inattivo.
L’inattivazione può però riguardare anche il cromosoma X di origine PATERNA si forma il corpo di Barr e
verranno espressi esclusivamente i caratteri presenti nei geni associati al cromosoma X materno, attivo.
Quando questa cellula andrà incontro a divisione, le nuove cellule avranno un’analoga situazione:
possiederanno il cromosoma X materno attivo e quello paterno sotto forma di Corpo di Barr,
inattivo.
Questo fenomeno, nelle femmine Eterozigoti per un gene sull’X, possono manifestare un cosiddetto
FENOTIPO A MOSAICO in quanto saranno espressi i geni presenti su uno solo dei due cromosomi
X, quello che rimane attivo.
ESEMPI INATTIVAZIONE DEL CROMOSOMA X
- Colore del mantello CALICO nel Gatto.
Il colore del mantello, dipende dall’azione di diversi geni:
dal gene O associato al cromosoma X;
nella sua forma dominante “OO” è in grado di produrre il pigmento arancione, per cui il mantello
del gatto sarà arancione;
dal gene B presente su un autosoma; responsabile del colore nero
dal gene C se presente in una condizione dominante consente l’espressione del pigmento.
Se presente invece in una condizione di omozigosi recessiva “cc”, è epistatico sugli altri due geni e
quindi impedisce che si depositi il pigmento lungo il pelo, per cui il gatto sarà bianco.
- femmine in cui rimane attivo il cromosoma X che possiede l’allele dominante “O” e che quindi
manifesteranno il colore arancione;
- se invece rimarrà attivo il cromosoma X che presenta l’allele recessivo “o”, alcune zone del corpo
avranno pelo nero altre pelo arancione.
- I maschi invece, sono Emizigoti, per cui, possono avere sul cromosoma X o solamente l’allele
dominante “O” che determinerà pelo completamente arancione; oppure, l’allele recessivo “o” che
determinerà colorazione del pelo completamente nero.
ESISTONO però GATTI MASCHI CHE HANNO colore del mantello CALICO: saranno gatti che
possiedono delle cellule somatiche in cui sono presenti due cromosomi XX (presenteranno un
assetto XXY) determinato da una NON-disgiunzione del cromosoma X.
CARATTERISTICHE SISTEMA ZW
Mediante l’analisi dei geni localizzati su questi cromosomi, è stato inoltre dimostrato che esiste una
differenza tra i cromosomi ZW e XY:
- Infatti, alcuni geni presenti sui cromosomi XY nei Mammiferi, non si trovano sui cromosomi ZW
negli Uccelli, ma piuttosto nei cromosomi 1 e 4.
- Allo stesso modo, alcuni geni presenti sui cromosomi ZW degli Uccelli, non si trovano nei
cromosomi XY ma, nei Mammiferi, saranno presenti nel cromosoma 5 e 9.
Ci si è chiesti allora come fosse possibile che alcuni geni presenti su cromosomi sessuali, si trovassero in
cromosomi differenti.
Questo, può dipendere dalla loro diversa origine evolutiva.
Infatti, i cromosomi sessuali, si sono evoluti da diverse coppie di Autosomi.
In questo caso quindi, il sesso della progenie, sarà determinato dal cromosoma W che viene
trasmesso dalla Femmina alle figlie femmine e non ai maschi.
ESEMPIO
- Determinazione del sesso negli Uccelli OPPOSTA a quella dei Mammiferi
PIUMAGGIO BARRED NEI POLLI
Considerando il gene B, che nella sua forma Dominante è un gene Z-Linked (associato quindi al
cromosoma Z), che è in grado di determinare un fenotipo piumaggio striato nei polli denominato Barred.
I maschi potranno avere, per quanto riguarda geni associati al cromosoma Z, 3 genotipi:
- Omozigote dominante, per cui entrambi i cromosomi Z avranno l’allele dominante (𝒁𝑩 𝒁𝑩 );
- Eterozigote, per cui un cromosoma Z avrà l’allele dominante, l’altro quello recessivo (𝒁𝑩 𝒁𝒃 );
- Omozigote recessivo, per cui entrambi i cromosomi Z presenteranno l’allele recessivo (𝒁𝒃 𝒁𝒃).
FENOTIPICAMENTE I maschi che saranno Omozigoti dominanti od Eterozigoti, presenteranno un
piumaggio striato.
Le femmine, essendo Emizigoti (un solo cromosoma Z), presenteranno un solo allele sul cromosoma, che si
potrà osservare direttamente nella caratteristica fenotipica.
Incrociando:
Una Femmina non striata 𝒁𝒃 W X Maschi striati 𝒁𝑩 𝒁𝑩
(è come se fosse un incrocio tra Omozigote dominante X Emizigote per
l’allele recessivo):
nella progenie:
non si osserverà un’uniformità che quindi manifesta lo stesso fenotipo,
ma piuttosto si osservano i due fenotipi dei parentali.
In particolare:
- Le figlie femmine, manifestano il fenotipo dei Padri
- I figli maschi, manifestano il fenotipo delle Madri.
SISTEMA XX-X0
Negli Insetti.
Fu la Stevens che, nel 1905, analizzando le CAVALLETTE, si accorse e venne poi successivamente
dimostrato, che nell’assetto dei cromosomi, c’erano:
- Cavallette che presentavano assetto PARI
- Cavallette che presentavano assetto DISPARI presentavano un cromosoma che definì EXTRA,
che era il cromosoma X.
Queste specie, presentano 11 coppie ci cromosomi Autosomici (22 cromosomi), più i cromosomi sessuali
che saranno:
- XX, nella Femmina
- X0, nel Maschio
ESEMPIO
- Bonellia viridis
Si tratta di un anellide marino, dotato di una proboscide boccale con due lobi.
La femmina depone delle uova, che alla schiusa daranno origine a delle larve:
- Se le larve si trovano libere in mare si differenzieranno in Femmine
- Se le larve si trovano vicino ad una femmina si differenzieranno in Maschi
ESEMPIO
- Tartarughe
Se le uova si sviluppano ad una Temperatura di 30°-33° produrranno Femmine
Se le uova si sviluppano a Temperature intorno a 27° produrranno Maschi.
ESEMPIO
- Alligatori
Ad una Temperatura di circa 30° le uova si sviluppano in Maschi
A Temperature superiori a 30° od inferiori a queste determineranno un
differenziamento sessuale in Femmine.
ASSOCIAZIONE GENETICA E MAPPATURA DEI CROMOSOMI
In generale, l’analisi genetica classica, si basa sullo studio di una progenie che proviene da incroci che
differiscono per alcuni caratteri genetici;
lo scopo è quello di determinare la frequenza con la quale, nella progenie. compaiono delle nuove
combinazioni dei caratteri presi in esame.
Geni per i quali si verificano le previsioni Mendeliane sull’Assortimento indipendente,
sono localizzati su cromosomi diversi e sono definiti come GENI INDIPENDENTI.
Tuttavia,
è stato dimostrato che, NON tutti i geni seguono la regola dell’Assortimento Indipendente di Mendel.
Infatti, esistono centinaia di migliaia di geni, che non potrebbero essere localizzati ognuno su di un
cromosoma;
infatti sappiamo che ogni specie possiede un esiguo numero di cromosomi (specie-specifico), per cui:
geni “fisicamente uniti”, presenti sullo stesso cromosoma, si definiscono GENI ASSOCIATI o CONCATENATI
o GENI IN LINKAGE Appartengono allo stesso gruppo di Associazione o Concatenazione
(ad esempio D, E, F, G).
quando i geni presentano ASSOCIAZIONE COMPLETA (si trovano molto vicini nel
cromosoma), quando avverrà la Meiosi è molto probabile che da una singola cellula si
formeranno 4 cellule aploidi, che avranno la configurazione allelica uguale a quella delle
cellule parentali
NON è stata alterata la disposizione degli alleli, il che significa che i geni sono
associati.
Inizialmente, come fece Mendel, fecero autofecondare una pianta per diverse generazioni in maniera tale
da ottenere una LINEA PURA, dopodiché incrociarono:
Da ciò dedussero che l’allele responsabile del colore porpora, fosse dominante sull’allele responsabile del
colore rosso e che la forma allungata dei granuli pollinici fosse dominante su quella rotonda.
Tuttavia, non furono in grado di trovare una spiegazione logica che potesse spiegare questo risultato, che
venne invece spiegata successivamente da Morgan, grazie ad i suoi esperimenti in Drosophila:
Morgan effettuò i suoi esperimenti utilizzando un MUTANTE
moscerino con occhi bianchi;
riuscì a dedurre la TEORIA CROMOSOMICA DELL’EREDITARIETÀ, confermata poi da Bridges.
Morgan aveva identificato un altro certo numero di geni associati all’X, tra questi:
utilizzando due geni responsabili di due caratteri mutati:
- Fenotipo occhio bianco w
- Fenotipo ali ridotte m
Decise di incrociare:
Alla F1:
osservò la modalità di trasmissione tipica dei geni associati al cromosoma X, quindi CROCIATA
le femmine manifestavano il fenotipo del padre ed i maschi (mutanti) quello della madre.
Queste sue ipotesi spiegavano perché il rapporto ottenuto negli esperimenti, fosse deviato rispetto a
quello Mendeliano.
Tanto più due geni sono vicini sullo stesso cromosoma, tanto più è improbabile che tra di essi si
possa verificare un Crossing-over, o comunque è ridotto il numero di Crossing-over che si possono
verificare.
L’incrocio che permette di capire se due geni sono associati od indipendenti, è il REINCROCIO DI PROVA.
Si effettua incrociando un Eterozigote per un Omozigote recessivo (contributo allelico nullo);
lo scopo è quello di determinare se è avvenuta o meno ricombinazione nel parentale eterozigote.
Da un reincrocio di prova, tra un diibrido ed un doppio omozigote recessivo, alla progenie si otterranno 4
classi fenotipiche:
- Se i geni assortiscono in maniera indipendente, ci si aspetterà un rapporto 1:1:1:1, ovvero 4 classi
fenotipiche in eguale proporzione.
Quando da un Reincrocio: Parentali = Ricombinanti = 50% i geni sono INDIPENDENTI
- Se i geni sono associati, si otterranno sempre 4 classi fenotipiche, ma la quantità di fenotipi
parentali è nettamente superiore a quella dei ricombinanti.
Quando da un reincrocio: Parentali >> Ricombinanti ≠ 50% i geni sono ASSOCIATI
A questo punto,
Morgan, effettuò un ulteriore esperimento utilizzando dei caratteri che dipendevano da geni presenti su
cromosomi NON sessuali, per cercare di capire se anche considerando gli Autosomi, si ottenevano risultati
che deviavano dalla seconda legge di Mendel.
Considerò come caratteri:
- Colore dell’occhio rosso (𝒑𝒓+ ) o porpora (pr)
- Grandezza dell’ala normale (𝒗𝒈+) o vestigiale (vg)
Incrociò:
Il fatto che si produceva una F1 uniforme, che manifestava solo il fenotipo dominante, significava che i
caratteri dipendevano da geni presenti sugli autosomi e non sui cromosomi sessuali.
QUANTO DEVE ESSERE LA DIFFERENZA TRA LE CLASSI PARENTALI E QUELLE RICOMBINANTI, PER ESSERE
CONSIDERATA SIGNIFICATIVA E QUINDI AFFERMARE CHE I GENI SIANO EFFETTIVAMENTE ASSOCIATI E NON
INDIPENDENTI?
Applicando il Test del 𝑿𝟐 è possibile capire se vi sia presenza o assenza di associazione tra i geni;
si basa sulle frequenze dei prodotti meiotici.
Considerando il precedente risultato dell’esperimento di Mendel:
SIMBOLOGIA
Esiste una simbologia per indicare i geni Indipendenti e quelli Associati.
Considerando i geni A e B:
- Geni ASSOCIATI sullo stesso cromosoma.
AB/ ab indica gli alleli dominanti su un cromosoma e gli alleli recessivi sull’omologo, separati da /, che
separa simbolicamente i due cromosomi omologhi.
I geni sui cromosomi devono essere scritti sempre con lo stesso ordine.
Considerando i geni A e C:
- Geni INDIPENDENTI su cromosomi differenti
A/a ; C/c sono rappresentati separati dal ;
la / indica sempre la separazione dei cromosomi omologhi, per cui l’allele dominante sarà presente su uno
e quello recessivo sull’altro.
La configurazione degli alleli sul cromosoma è molto importante, in quanto permette di capire se tra due
geni si sia verificato o meno un Crossing-over:
Morgan analizzò un gran numero di altri incroci, utilizzando altri caratteri ed altri geni, e si accorse che:
in tutti gli esperimenti, nei Reincroci di prova effettuati, le classi fenotipiche parentali erano sempre più
frequenti delle classi ricombinanti.
La conclusione fu che durante la meiosi, gli alleli di alcuni geni, si trovano così vicini da essere
trasferiti insieme (segregano insieme).
Inoltre, Morgan osservò che:
nei sui vari incroci, osservando caratteri differenti ed effettuando gli opportuni reincroci di prova, le
frequenze dei ricombinanti variavano per le differenti coppie di geni considerati.
Per cui, dedusse la frequenza dei ricombinanti potesse riflettere l’effettiva distanza tra i geni.
MAPPATURA GENETICA:
è la determinazione dell’ordine lineare e della distanza tra geni associati su uno stesso cromosoma.
3.
4.
ESEMPIO
- Mappa Genetica cromosoma 2 in Drosophila
Se due geni mappano sullo stesso cromosoma (sono associati), si dicono SINTENICI.
Se non ci fosse il Crossing-over durante la Meiosi, due geni Sintenici segregherebbero insieme.
Sturtevant inoltre, dimostrò che le distanze tra geni associati sono ADDITIVE.
Considerò 3 geni, A, B e C, associati in una regione di uno stesso cromosoma e da una mappa lineare,
basata sulla ricombinazione, riuscì a dedurre la distanza tra A e B.
Considerando i geni a due a due, è possibile costruire mappe di associazione con le posizioni
relative ai geni.
Grazie a questi due valori, è possibile conoscere la distanza tra B e C, che può essere determinata da due
mappe combinate:
Conoscendo quindi la distanza tra i primi due geni e la distanza tra il primo ed il terzo gene, è possibile
calcolare la distanza tra il secondo ed il terzo gene, mediante la costruzione di MAPPE COMBINATE.
GENI LOCALIZZATI MOLTO LONTANI SULLO STESSO CROMOSOMA
Per capire, se due geni localizzati sullo stesso cromosoma ma molto distanti tra di loro, siano associati o
meno, è fondamentale considerare un terzo gene:
Partì da un incrocio tra parentali linee pure, per ottenere il Triibrido e poi effettuare il reincrocio di prova:
Oppure
In tutti i casi, i genotipi di entrambi i parentali, saranno in grado di produrre sempre un’unica classe
gametica, che ovviamente avrà una configurazione allelica differente in base ai genotipi.
Morgan, nel suo esperimento iniziale, utilizzò:
v 𝒄𝒗+ ct
Quindi:
un singolo crossing-over porta a due classi gametiche;
ma è possibile che lo stesso crossing-over, avvenga in entrambe le regioni si parlerà in questo caso di
DOPPIO CROSSING-OVER + +
𝒗 𝒄𝒗 ct
v cv 𝒄𝒕+
Morgan osservò:
- le prime due classi, che presentavano una
combinazione elevata di parentali, perché
avevano delle configurazioni alleliche identiche
a quelle dei parentali.
- Le ultime due classi, che presentavano una
configurazione di doppi ricombinanti in
quantità molto esigua.
- 4 classi fenotipiche ricombinanti, che
provenivano dal singolo crossing-over nella
prima o nella seconda regione.
La sua ipotesi fu che i tre geni fossero localizzati su di uno stesso cromosoma, quindi tendono ad
essere trasmessi come singola unità.
In base alla disposizione degli alleli nelle classi dei doppi crossing-over, è possibile stabilire l’ordine dei geni
sul cromosoma.
(580 e 592)
Gli alleli cv e ct sono in una configurazione cis (3 e 5)
L’allele v è in una configurazione trans
Avendo identificato la configurazione allelica sui cromosomi, per stabilire l’ordine dei geni sul cromosoma,
occorre osservare l’organizzazione nei parentali e nei doppi ricombinanti.
Osservando in particolare:
Quale dei tre alleli, nei doppi ricombinanti, ha cambiato configurazione:
ct
Sarà ct quindi a trovarsi nel mezzo, per cui l’ordine dei geni diventerà v ct cv.
NUOVO ORDINE
𝒗 𝒄𝒕+ 𝒄𝒗+ 𝒗 𝒄𝒕 𝒄𝒗+
𝒗 𝒄𝒕+ 𝒄𝒗+ Se avvenisse un doppio crossing-over:
𝒗+ ct cv 𝒗+ 𝒄𝒕+ cv
𝒗+ ct cv
A questo punto, le classi rilevate, possono essere utilizzate per calcolare la Frequenza di Ricombinazione
(v-ct):
SR singoli ricombinanti
DR doppi ricombinanti
A questo punto, le classi rilevate, possono essere utilizzate per calcolare la Frequenza di Ricombinazione
(ct-cv):
3. DISEGNARE LA MAPPA
Che considera i tre geni sullo stesso cromosoma;
È possibile ottenere queste distanze perché si presuppone che si siano verificati tutti i possibili
Crossing-over in prima ed in seconda regione.
A volte però è possibile che ciò non si verifichi e che si abbia un fenomeno definito:
INTERFERENZA CROMOSOMICA o INTERFERENZA DA CHIASMA
Vuol dire che la presenza di un singolo evento di Crossing-over in una regione, può interferire
impedendo che nelle prossimità se ne verifichi un secondo.
In un incrocio a tre punti, oltre a calcolare la distanza tra i geni e quindi disegnare e costruire una mappa
genetica, è possibile calcolare l’INTERFERENZA CROMOSOMICA.
Per calcolare il numero di moscerini in cui effettivamente si è verificato il Doppio Crossing-over, occorre
moltiplicare la frequenza di ricombinanti attesi per il numero totale di moscerini:
Vuol dire che in questo reincrocio di prova a tre punti, sono avvenuti il 60% dei doppi ricombinanti
attesi e c’è stata un’interferenza del 33% (percentuale in cui non si verificheranno doppi
ricombinanti).
N.B:
Il Crossing-over è più probabile fra geni lontani che fra geni vicini.
Tuttavia,
Quando si considera un reincrocio a tre punti, è molto probabile che ci sia un certo numero di Crossing-over
che non si riescono a vedere:
Per cui, la FREQUENZA DI CROSSING-OVER
rappresentata da uno scambio fisico che avviene tra cromosomi (durante la meiosi) in una regione del
cromosoma, che non è detto coinvolga i marcatori di interesse.
non coincide con la FREQUENZA DI RICOMBINAZIONE
si riferisce alla frequenza dei ricombinanti, ovvero quei marcatori genetici che si trovano in un incrocio e
che si possono analizzare attraverso i fenotipi della progenie.
In questo secondo caso, crossing-over multipli si possono perdere e portano ad una sottostima della reale
distanza tra geni lontani.
Quando la distanza tra due geni è superiore al 20%, per riuscire ad ottenerla in maniera più accurata,
occorre effettuare il CALCOLO ACCURATO DELLA DISTANZA DI MAPPA:
questo calcolo viene effettuato utilizzando le cosiddette FUNZIONI DI MAPPA, le quali consentono
di definire una relazione corretta per crossing-over multipli, tra la distanza di mappa e la frequenza
di ricombinazione.
Esistono diverse funzioni di Mappa, che tengono conto di diverse variabili, ma quella più utilizzata è la
FUNZIONE DI HALDANE si basa su una formula matematica, che è la Distribuzione di Poisson.
LA DISTRIBUZIONE DI POISSON
è adatta a descrivere la distribuzione lungo un cromosoma durante una Meiosi corregge la distanza di
mappa, considerando gli eventuali crossing-over multipli.
ESEMPIO
- Calcolo accurato della distanza di mappa
Da un reincrocio di prova, si ottiene una frequenza di ricombinazione uguale a FR= 27,5%
Sostituendo nella funzione il valore, risolvendo per m:
A questo punti, esistono delle tabelle, che mettono in relazione il valore di 𝑒 −𝑚 con quello di m, che può
variare da 0 ad 1:
m = 0,8
vuol dire che in quella regione presa in considerazione,
in media, possono avvenire lo 0,8% di Crossing-over per
Meiosi.
Il contenuto genetico delle spore, nella tetrade ordinata, può essere facilmente determinato.
ESEMPIO
- ANALISI DELLE TETRADI ORDINATE NELLA NEUROSPORA CRASSA
Caratterizzata da due tipi coniugativi A ed a (mating-type):
le spore che portano l’allele A, presentano pigmentazione giallo-arancio;
le spore che portano l’allele a (albino), sono incolori.
Dalla fusione tra due cellule aploidi (A ed a):
2:4:2
2:4:2
In un asco, con segregazione in seconda divisione, metà delle spore sono di tipo parentale, metà saranno
ricombinanti.
ANALISI:
le prime due ottadi, presentano una segregazione di tipo M1 vista la
disposizione 4:4 nella prima e viceversa nella seconda (parentali).
Tutte le altre ottadi, hanno una disposizione differente, per cui sarà
avvenuta una segregazione di tipo M2 (ricombinanti).
È possibile allora calcolare la percentuale, su 300 aschi, di quelli che hanno una
𝑵𝑼𝑴𝑬𝑹𝑶 𝑻𝑶𝑻𝑨𝑳𝑬 𝑫𝑰 𝑨𝑺𝑪𝑯𝑰 𝑰𝑵 𝑺𝑬𝑪𝑶𝑵𝑫𝑨 𝑫𝑰𝑽𝑰𝑺𝑰𝑶𝑵𝑬
SEGREGAZIONE in SECONDA DIVISIONE 𝑵𝑼𝑴𝑬𝑹𝑶 𝑻𝑶𝑻𝑨𝑳𝑬
X 100
Che equivale alla formula:
(N ricombinanti/ N tot) x 100 (42: 300) x 100 = 14%
Per calcolare la distanza del locus dal centromero, occorre dividere ulteriormente il valore ottenuto, per 2:
(perché in ogni meiosi, quando si verifica un Crossing-over, metà saranno parentali e metà ricombinanti);
DISTANZA GENE-CENTROMERO: 14:2 7 um.
ESEMPIO:
Considerando un incrocio a b X 𝒂+ 𝒃+
1° le ascospore avranno un fenotipo parentale. Si parla di ditipo parentale, indicato come PD.
2° si sarà verificato un Crossing-over; 2 cellule con configurazione parentale, 2 saranno ricombinanti (T).
3° sarà avvenuto un doppio crossing-over; si formeranno 4 ascospore ricombinanti. Si parla di ditipo
non parentale, indicato come DNP.
- Se i geni sono localizzati su cromosomi differenti se non avviene alcun crossing-over, si
formeranno 4 ascospore di tipo parentale.
- Se si dovesse verificare un allineamento metafasico alternativo si formeranno 4 ascospore, tutte
di tipo NON parentale.
- Se si dovesse verificare invece, un crossing-over si otterrà una costituzione tetratipo (T), 2
ascospore saranno di tipo parentale, due ricombinanti.
- Se avviene un doppio crossing-over si potranno ottenere tutte e 3 i tipi di aschi.
Esempio:
Immaginando di avere 200 aschi, di cui:
140 PD, 48 T e 12 DNP.
La frequenza di ricombinazione tra i geni è:
GENETICA MOLECOLARE E DEI MICRORGANISMI
Caratteristiche dei BATTERI:
- Procarioti;
- Aploidi (vantaggio per le analisi genetiche in quanto dal fenotipo si potrà direttamente risalire al
genotipo);
- Riproduzione sessuale (no gameti; non vanno incontro a meiosi);
- Formano colonie (da una singola cellula se ne formeranno tante genotipicamente identiche);
- Ciclo riproduttivo breve (in pochi minuti);
- Varie caratteristiche tipiche degli organismi modello.
L’analisi genetica nei batteri, è possibile attraverso lo studio dei MUTANTI, che possono essere:
NUTRIZIONALI:
A loro volte distinguibili in:
- PROTOTROFI in grado di crescere in un terreno minimo (Sali inorganici, C ed 𝐻2 𝑂).
- AUXOTROFI NON in grado di crescere in un terreno minimo, ma solo in presenza di specifici
elementi essenziali.
PER SORGENTI DI CARBONIO:
indicati come:
- 𝒍𝒂𝒄+ in grado di utilizzare il lattosio per crescere (sintesi degli enzimi fondamentali per l’utilizzo
del lattosio).
- 𝒍𝒂𝒄− non in grado di utilizzare il lattosio (in un terreno in cui è presente, il batterio non sarà in
grado di crescere).
ANTIBIOTICO-RESISTENTI:
si tratta di batteri in grado di crescere in presenza di un inibitore, quale ad esempio, un antibiotico.
È possibile studiare la variabilità genetica nei batteri, mediante il TRASFERIMENTO GENICO, che avviene
sempre tra una cellula DONATRICE ed una cellula RICEVENTE.
Sono noti 3 meccanismi di trasferimento:
TRASFORMAZIONE
Prevede che un DNA esogeno, liberato nell’ambiente in seguito a morte e lisi di una cellula (donatrice),
venga assorbito ed introdotto all’interno di una cellula ricevente;
una volta all’interno, potrà riconoscere delle sequenze omologhe sul cromosoma batterico, per cui per
RICOMBINAZIONE, potrà integrarsi.
CONIUGAZIONE:
Richiede un contatto fisico tra le due cellule;
si formerà un ponte di CONIUGAZIONE (un ponte citoplasmatico) attraverso il quale sarà possibile il
trasferimento di materiale genetico.
TRASDUZIONE:
prevede l’intervento di un mediatore, che sarà un BATTERIOFAGO, in grado di trasferire l’informazione da
una cellula donatrice ad una cellula ricevente.
1. TRASFORMAZIONE
Osservata per la prima volta da Griffith, nel 1828
Nell’ESPERIMENTO legato alla scoperta del DNA, per l’osservazione di Streptococcus pneumoniae.
Il trasferimento avviene grazie a DNA esogeno, rilasciato nell’ambiente in seguito a morte della cellula
donatrice.
Ad entrare nella cellula batterica, sarà un solo filamento, mentre il secondo verrà degradato:
grazie a complessi proteici, una volta all’interno, il filamento verrà posizionato a livello di una regione
omologa e successivamente integrato per doppio crossing-over (lineare-circolare).
La cellula ricevente, che sarà diventata ETERODUPLEX o Eteroduplice in quanto possiede una doppia
informazione per quella regione, presenterà una nuova informazione permanente;
al momento della divisione però, darà luogo a:
½ cellule trasformate;
½ cellule NON trasformate.
ESEMPIO
- Bacillus subtilis
Diventa competente;
presenta recettori in grado di riconoscere e legare DNA esogeno.
1. A riconoscere il DNA saranno ComEA e ComG.
Successivamente, ComFA (proteina traslocatrice), fa passare uno dei due filamenti attraverso un
canale di ingresso, determinato da ComEC;
mentre l’altro filamento verrà degradato da nucleasi presenti tra membrana e parete.
2. Il DNA all’interno della cellula, sarà protetto da eventuali nucleasi intracellulari, dalle SS-DNA
Binding Protein.
3. A questo punto interviene una proteina il cui ruolo è fondamentale nella ricombinazione:
RecA si lega al 5’, permettendo l’appaiamento del frammento al filamento complementare sul
cromosoma batterico. Ha un ruolo fondamentale nella ricombinazione, in quanto responsabile
della formazione del Complesso Sinaptonemico (che consente la formazione del Chiasma e quindi
lo scambio di materiale genetico).
Si tratta di fatto di un meccanismo di Ricombinazione, in cui interverranno ulteriori proteine (Rec-B, Rec-C,
Rec-D), elicasi e nucleasi che interverranno nella degradazione dell’elica sostituita.
Quando il filamento lineare, per Doppio CO, si appaierà alla porzione omologa sul cromosoma
batterico, sarà avvenuto uno scambio di informazioni il nuovo filamento rimpiazza l’elica
equivalente, che verrà invece, degradata nel citoplasma.
Si formerà una cellula ETERODUPLEX
𝑎+
quando andrà incontro a divisione, 𝑎−
produrrà:
metà delle cellule trasformate (𝑎+ ),
l’altra metà no (𝑎 − ).
INDOTTA
Nei batteri Gram – E. coli,
NON esistono i fattori di competenza, per cui, questi batteri NON saranno in grado di andare incontro ad
una Trasformazione Naturale.
Le cellule devono essere rese competenti ciò avviene sempre in una fase esponenziale di crescita,
durante la quale membrana e parete sono più sensibili all’assunzione di DNA esogeno.
Perciò si utilizzano Metodi Chimici e Fisici che favoriscano l’ingresso di DNA nella cellula:
- METODI CHIMICI
CaCl a FREDDO:
verrà prodotto uno shock termico, in quanto le cellule verranno immesse prima nel ghiaccio e
successivamente portate ad una temperatura di 42°;
shock tale da determinare la formazione di PORI nella parete cellulare.
Gli ioni bivalenti 𝐶 𝑎++ invece, mascherano le cariche negative del DNA, favorendone
l’avvicinamento e l’ingresso attraverso i pori.
- METODI FISICI
ELETTROPORAZIONE
Effettuata mediante l’Elettroporatore strumento mediante il quale è possibile imprimere degli
impulsi elettrici.
In una cuvetta, verranno inseriti il frammento di DNA esogeno ed i batteri, in fase di crescita;
l’applicazione dell’impulso elettrico, determinerà una transitoria apertura dei pori che permette
l’ingresso del DNA.
Il metodo fisico è molto più efficiente del metodo chimico.
Inoltre, aumentare la concentrazione di DNA e condurre l’elettroporazione ad una temperatura compresa
tra i 0°- 4° aumenta l’efficienza della tecnica stessa.
La prova dell’avvenuta trasformazione, consiste nel piastramento dei batteri su un terreno
selettivo.
Ad esempio:
considerando un frammento di DNA donatore, che presenti nella sequenza un gene che fornisce resistenza
ad un particolare antibiotico;
e le cellule batteriche che invece siano sensibili a quello stesso antibiotico.
Andando, in seguito all’esecuzione della tecnica, a piastrare una aliquota dei batteri su di un terreno
selettivo che contiene quell’antibiotico, sarà possibile osservare come crescano solo le cellule trasformate,
che avranno quindi acquisito l’informazione di quel gene.
I frammenti di DNA però, possono contenere 1 o più geni, che specie se molto vicini, possono
essere trasferiti insieme e quindi trasformare insieme una cellula ricevente.
Considerando:
una cellula donatrice una cellula ricevente
+ + +
prototrofa per 𝑎 , 𝑏 , 𝑐 . auxotrofa per gli stessi geni, 𝑎− , 𝑏 − , 𝑐 −
la morte della cellula donatrice porterà alla liberazione del DNA nell’ambiente e quindi alla formazione di
tanti piccoli frammenti contenenti:
𝑎+
𝑏+ la cellula ricevente avrà subito una singola trasformazione per 𝑎+ , oppure 𝑏 + , oppure 𝑐 + .
𝑐+
𝑎+ e 𝑏 + la cellula ricevente avrà subito una CO-TRASFORMAZIONE (𝑎+ e 𝑏 + ) con frequenza
inversamente proporzionale alla distanza dei geni.
𝑎+ e 𝑏 + in questo caso, possono essere trasferiti insieme perché vicini sul frammento
di DNA esogeno MAPPATURA PER TRASFORMAZIONE
Partendo dal presupposto che i marcatori genetici, non saranno mai trasferiti tutti e tre
contemporaneamente, ma che è possibile (in questo esempio) osservare i due marcatori 𝑎+ e 𝑏 + , oppure
𝑏 + e 𝑐 + trasferirsi insieme:
permetterà di stabilire l’ordine dei geni presi in considerazione, che sicuramente vedranno
a e c lontani ORDINE: a, b, c
2. CONIUGAZIONE
L’esperimento per stabilire che avveniva una Coniugazione Batterica, venne effettuato da Lederberg e
Tatum (1946).
Questi, stavano studiando 2 ceppi di E. coli con richieste nutrizionali differenti.
WT
Tuttavia, questa ipotesi venne successivamente rifiutata da Bernard Davis, il quale, effettuò un ulteriore
esperimento, utilizzando il “TUBO ad U”.
A B Effettuò una
Pressione ed una
Ceppo A Ceppo B Aspirazione alternate,
(Auxotrofo) (Auxotrofo) in maniera tale che il
terreno potesse
passare da una parte
Filtro all’altra del tubo.
con pori molto piccoli, che non
permettevano il passaggio delle
cellule batteriche ma solo del
terreno.
Dopo un po' di tempo,
prelevò una piccola aliquota del ceppo B e la piastrò su di un terreno minimo ASSENZA DI CRESCITA;
lo stesso fece con il ceppo A.
Riuscì così ad escludere l’ipotesi del Nutrimento Incrociato e dimostrò che:
perché ci fosse un trasferimento di informazione genetica, era necessario un contatto fisico tra le
cellule.
A supporto di questa teoria, venne l’osservazione al Microscopio Elettronico, e nel 1953, Hayes scoprì che
esistevano cellule batteriche unite tra di loro mediante un pilo sessuale.
Per cui la coniugazione, poteva avvenire solo in alcuni ceppi batterici, come E. coli (anche se solo nel 5%
delle cellule).
Alcune cellule erano in grado di fornire il materiale genetico: DONATORI
Altre erano in grado di riceverlo: RICEVENTI.
Immaginò quindi, che le cellule Donatrici, dovessero contenere un qualche fattore, che si scoprì essere il
cosiddetto FATTORE DI FERTILITÀ, per cui vennero indicati:
- 𝑭+ Donatore; in grado di produrre il pilo sessuale.
- 𝑭− Ricevente
La Coniugazione, può in qualche modo essere considerata analoga alla Riproduzione Sessuale:
𝐹 + , linea Maschile - 𝐹 − , linea Femminile.
Avvenuto il contatto, il pilo si accorcia si forma il PONTE DI CONIUGAZIONE mediante il quale avviene
il trasferimento di materiale genetico.
Nel processo, intervengono tutta una serie di proteine Tra, prodotte dai geni presenti all’interno della
regione Tra del cromosoma del plasmide:
Tra-M prodotta dal gene TraM, riconosce la coppia di coniuganti (donatore e ricevente) che si è
venuta a formare in seguito alla produzione del ponte citoplasmatico.
Tra-Y e Tra-I insieme ad altre proteine prodotte dal batterio stesso, definite nel loro insieme IHF
(Integration Host Factor) formano nell’insieme un complesso proteico definito RILASSOSOMA.
Di questo complesso,
la proteina Tra-I, una Rilassasi, svolge delle funzioni fondamentali:
- È in grado di riconoscere ed effettuare un taglio a livello della regione Ori-T del cromosoma del
plasmide;
- Rimane legata all’estremità 5’ e svolge un’attività Elicasica, in quanto media lo srotolamento del
filamento (mentre le altre proteine del complesso vengono rilasciate).
- Viene riconosciuta da un’ulteriore proteina, un Traslocatore, che media il trasferimento attraverso
il ponte.
Ad un certo punto, completato il trasferimento:
nella cellula donatrice rimarrà il filamento integro (interno)
nella cellula ricevente si sarà trasferito il filamento esterno.
Avverrà allora la REPLICAZIONE definita a CIRCOLO ROTANTE (Rolling Circle) e quindi la sintesi dei
filamenti complementari, ad opera della DNApol3
- Anche in questo caso, la proteina Tra-I, ha un ruolo nel favorire la circolarizzazione del filamento
nella cellula ricevente.
Il risultato:
da una coniugazione 𝑭+ X 𝑭− si formeranno 𝑭+ X 𝑭+ .
Successivamente,
Luca Cavalli Sforza, scoprì un ceppo di E. coli denominato Hfr High Frequency of Recombination.
Ad alta frequenza di ricombinazione;
molto efficiente nel trasferire geni
cromosomici.
Questo ceppo deriva da ceppi 𝑭+ , per un raro
Processo di INTEGRAZIONE del fattore F nel cromosoma batterico.
Fu Campbell, a scoprire che il fattore F si integra nel cromosoma batterico di una cellula, per la presenza di
REGIONI OMOLOGHE tra il cromosoma di E. coli ed il plasmide.
Queste regioni, sono rappresentate da specifiche SEQUENZE DI INSERZIONE che coincidono con gli
ELEMENTI TRASPONIBILI IS2 IS3 γδ
(presenti sia in E. coli che nel plasmide, ma in numero differente).
Il fattore F ha diversi siti di integrazione;
integrazione che avviene mediante RICOMBINAZIONE OMOLOGA, per Singolo CO che coinvolge le
sequenze di inserzione.
Inoltre, il fattore F può integrarsi, in base all’orientamento di Ori-T, in SENSO:
ORARIO ANTIORARIO
Con Ori-T interposto tra le due regioni di inizio e fine.
CEPPI Hfr
Hayes, dimostrò che poteva avvenire una coniugazione tra un ceppo Hfr ed una cellula 𝑭− :
implica il trasferimento di una porzione di cromosoma batterico.
(Hfr possiede il fattore F, quindi tutti i geni Tra).
La cellula ricevente però, rimane comunque 𝑭− :
perché affinché avvenga il completo trasferimento del plasmide, occorrerebbe un tempo pari ad
1,5h/ 2h; il batterio però è soggetto a movimenti Browniani che determineranno la rottura
“precoce” del ponte di coniugazione e quindi l’interruzione del trasferimento.
La cellula rimane 𝑭− , ma acquisisce nuovi caratteri, per cui può essere definita
come TRANS-CONIUGANTE.
La probabilità che un marcatore genetico sia trasferito o meno, è data dalla sua posizione rispetto al
punto di origine del trasferimento (e la direzione del trasferimento dipende dall’orientamento di Ori-T);
marcatori più vicini ad Ori-T saranno presenti con maggiore frequenza.
N.B.
La Coniugazione quindi, prevede due tipi diversi di trasferimento di DNA:
- dipende dalla capacità del plasmide F di rimanere libero nel citoplasma.
Trasferimento del PLASMIDE F
Trasferimento di una PORZIONE DEL GENOMA
𝑭 + X 𝑭− 𝑭+ X 𝑭+ PLASMIDE
𝑭+ 𝒂+ X 𝑭− 𝒂− 𝑭+ 𝒂+ ; 𝑭+ 𝒂−
Hfr 𝒂+ X 𝑭− 𝒂+ Hfr 𝒂+ ; 𝑭− 𝒂+ / 𝒂−
In questo caso può acquisire o meno nuovi caratteri. FRAMMENTO
FATTORE 𝑭𝟏
Così come il fattore F riusciva ad integrarsi nel cromosoma di E. coli, formando ceppi Hfr, può distaccarsi,
per ESCISSIONE ERRATA;
in alcuni casi, molto rari, il distacco
coinvolge dei siti di ricombinazione differenti
da quelli che sono stati necessari per
l’integrazione, per cui è probabile che
il fattore F possa trasportare dei geni
che in origine si trovavano sul cromosoma
batterico (ceppo donatore)
Fattore 𝑭𝟏 :
- tale perché porta il fattore F più i geni batterici. Si verrà a determinare un’ansa e
successivamente per singolo CO, si avrà
l’escissione che porta alla formazione del
Ceppo Lfr: bassa frequenza di ricombinazione. fattore F’
Può avvenire una coniugazione 𝑭𝟏 X 𝑭− definita come SEX-DUZIONE o F-DUZIONE:
- se la cellula 𝑭− , possiede nel suo
cromosoma uno stesso gene di 𝑭𝟏 , diventa
MEROZIGOTE per quel gene e quindi un
DIPLOIDE PARZIALE.
Quindi:
INSERZIONE formazione dell’Episoma (INTEGRAZIONE); ceppo Hfr.
ESCISSIONE per un errore nel processo di escissione, il gene lac di una cellula Hfr, viene
integrato nel plasmide F, formando il Plasmide F’ lac.
Se cellula F’ che si è formata, coniuga con una cellula ricevente 𝐹 − , che presenta nel cromosoma
batterico il gene lac, per F-duzione si formerà un Diploide Parziale (la cellula F − diventerà F’).
I batteri sono aploidi, per cui, per stabilire la DOMINANZA o la RECESSIVITÀ di un allele, occorre costruire
dei diploidi parziali:
- Il Fattore F’ viene utilizzato proprio per questo.
PRELIEVI:
sottoposti ad agitazione per interrompere la coniugazione;
piastrati su terreno selettivo contenente str.
8 min 𝒂𝒛𝒊𝒓
Considerando che la cellula 𝐹 − , era sensibile all’azite esotica, vuol dire che aveva ricevuto l’informazione.
10 min 𝒕𝒐𝒏𝒓
16 min 𝒍𝒂𝒄+
Riuscirono così a mappare l’ordine dei geni sul cromosoma (in base a quello che ottenevano in seguito ad
ogni prelievo): CONIUGAZIONE INTERROTTA.
Ed a misurare la distanza tra i geni in tempo (min) impiegato dai marcatori a passare dal donatore al
ricevente.
PLASMIDI R
Si tratta di plasmidi Resistenti;
Sono stati identificati negli ospedali Giapponesi, in “Shigella” batterio responsabile di dissenteria nella
specie umana e resistente contemporaneamente a più antibiotici.
La resistenza multipla, veniva trasmessa come pacchetto unico sia a ceppi diversi che a specie correlate.
- Si tratta di plasmidi coniugativi che contengono trasposoni contenenti a loro volta i geni
responsabili della resistenza agli antibiotici; in quanto trasposoni, saranno in grado di spostarsi e
veicolare i geni responsabili della resistenza.
La RESISTENZA AGLI ANTIBIOTICI quindi, può essere trasferita oltre che per Coniugazione, anche per
Trasposizione (da un plasmide ad un altro o dal plasmide al cromosoma del batterio).
3. TRASDUZIONE
Richiede l’intervento di un intermediario, un BATTERIOFAGO in grado di compiere il trasferimento da una
cellula donatrice ad una cellula ricevente.
BATTERIOFAGI:
- Sono virus che infettano le cellule batteriche, agendo poi come parassiti (sfruttano il metabolismo
della cellula ospite per potersi replicare e sintetizzare quindi le componenti necessarie alla loro
replicazione).
- Sono di dimensioni molto ridotte; possono essere osservati al Microscopio Elettronico.
- L’informazione genetica è contenuta in una molecola di DNA o RNA, a Doppio o a Singolo
filamento, Circolare o lineare; in genere è avvolta da una struttura proteica (CAPSULA).
FASE DI ATTACCO
Durante l’infezione, le fibre della coda del batteriofago, hanno la capacità di
riconoscere dei recettori presenti sulla superficie batterica, per cui si
attaccano; dopodiché esclusivamente il materiale genetico del fago, verrà
iniettato all’interno della cellula batterica ciò avviene grazie ad una
contrazione della guaina contrattile, che introdurrà il materiale genetico del
Batteriofago all’interno del citoplasma Batterico.
CICLO REPLICATIVO
Il fago, ha la capacità di sfruttare il metabolismo della cellula batterica per potersi replicare e per
sintetizzare i costituenti fondamentali per la costituzione della nuova progenie fagica.
La sintesi di questi costituenti, avviene per gradi:
1. Innanzitutto verranno prodotti gli RNAm PRECOCI, ovvero quelli che codificano per le cosiddette
proteine precoci NUCLEASI, che andranno a degradare il cromosoma batterico e POLIMERASI,
necessarie alla replicazione del DNA virale.
2. In un secondo momento verranno prodotti gli RNAm TARDIVI, ovvero quelli che codificano per le
cosiddette proteine tardive le quali entreranno in gioco nella formazione della struttura del
batteriofago (testa, collo, fibre).
3. Solo successivamente, quando saranno state sintetizzate tutte le proteine necessarie, si avrà
l’assemblaggio e quindi la formazione di numerose particelle fagiche.
- Fagi virulenti, in seguito a ciclo litico, producono le cosiddette PLACCHE FAGICHE (o PLACCHE DI
LISI):
indicano l’avvenuta infezione di una cellula batterica (osservabili su Piastra Petri, nella quale le nuove
particelle fagiche andranno ad infettare le cellule batteriche limitrofe, portando alla formazione delle
placche). Le placche compaiono come delle zone più chiare rispetto al resto del terreno, più o meno opaco
(per la presenza degli strati di cellule batteriche non infettate).
La morfologia delle placche varia in base al tipo di fago.
- Inoltre, hanno uno specifico SPETTRO D’OSPITE i fagi possono avere una specificità d’ospite.
CICLO LISOGENICO
Una volta all’interno della cellula batterica,
FASE DI ATTACCO ed INTRODUZIONE
il materiale genetico esogeno si integra nel
del materiale genetico, avvengono in
cromosoma, portando alla formazione del
maniera analoga a quelle del ciclo litico.
PROFAGO (ciò avviene grazie alla presenza
di una INTEGRASI).
Avvenuta la co-infezione, quando i fagi si replicano, si formeranno diversi cromosomi fagici all’interno della
cellula ospite, ma può accadere che:
Due cromosomi fagici, uno proveniente da un fago che presentava sul suo cromosoma gli alleli 𝒉+ r
e l’altro dal fago h 𝒓+ , si appaiano;
se questo accade, è possibile che tra i due cromosomi si verifichi un Crossing-over e che quindi
avvenga una Ricombinazione.
Se avviene la ricombinazione, si formerà una progenie caratterizzata da fagi con configurazione
parentale e fagi con configurazione ricombinante.
A questo punto, la progenie fagica verrà piastrata su un terreno che contiene una miscela
dei due ceppi (1 e 2) di E. coli:
risulteranno visibili 4 tipi di placche (riconosciuti in base alla morfologia della placca ed alla velocità di lisi):
- Due con genotipo parentale h 𝒓+ e 𝒉+ r
- Due con genotipo ricombinante 𝒉+ 𝒓+ e hr
Dalle placche, si può calcolare la FREQUENZA DI RICOMBINAZIONE:
Si ottiene così la distanza di mappa tra i due geni.
Anche in questo caso, tanto più i geni sono vicini, tanto più sarà probabile che NON avvengano eventi di
Crossing-over multipli (che potevano portare ad un errore del calcolo della distanza di mappa dalla
frequenza di ricombinazione).
Se i geni sono abbastanza vicini, la frequenza di ricombinazione corrisponde alla frequenza del
Crossing-over che può verificarsi tra di essi e può essere convertita direttamente in unità di mappa.
Altra importante analisi genetica che può essere effettuata mediante i Batteriofagi, è:
il TEST DI COMPLEMENTAZIONE o TEST CIS – TRANS
(Già osservato nell’epistasi duplicata recessiva (fiore blu campanula) per capire se le mutazioni che
determinavano un fenotipo mutante, cadevano sullo stesso gene o su geni differenti).
Anche in questo caso, è possibile utilizzare 2 fagi mutanti in grado di co-infettare una cellula batterica
(un’infezione mista o doppia infezione) ed osservare se la progenie sarà selvatica o meno.
- Il test di Complementazione, venne effettuato negli anni 50’-60’ da Benzer, il quale utilizzò il ceppo
dei Batteriofagi T4, che avevano delle mutazioni nella regione denominata rII:
il mutante è differente dal tipo selvatico, il quale produce delle placche piccole (gene 𝑟 + ), in quanto
produrrà delle placche grandi; inoltre, il fago selvatico ha una specificità d’ospite, è in grado di
infettare e crescere nei ceppi di E. coli, B e K12λ ( così definito perché porta nel cromosoma
anche il DNA di λ), mentre il mutante NON è in grado di crescere nel ceppo K12λ:
si dice che per questo mutante, K12λ rappresenta un OSPITE NON PERMISSIVO.
I due mutanti quindi, singolarmente, non sono in grado di crescere in un ceppo K12λ di E. coli.
Quando questo ceppo, viene ad essere infettato da 2 differenti mutanti, si possono ottenere due differenti
situazioni:
1. Le mutazioni cadono su due geni differenti:
una su un gene denominato r2A, sul cromosoma di uno dei due fagi mutanti;
l’altra su un gene denominato r2B, sul cromosoma dell’altro fago mutato.
All’interno della cellula, in questo caso, erano comunque presenti una copia dell’r2A e dell’r2B
selvatici venivano sintetizzati i prodotti di A e B, e quindi era avvenuta una
COMPLEMENTAZIONE, per cui il ceppo è in grado di crescere nell’ospite non permissivo.
È possibile selezionare la progenie selvatica su un tappeto di cellule di E. coli.
Il test è denominato anche cis – trans in relazione alla configurazione che hanno le mutazioni sui
cromosomi fagici mutanti.
- Quando avviene la Complementazione, le mutazioni si trovano in una configurazione trans.
- Quando NON avviene la Complementazione, le mutazioni si trovano in una configurazione cis.
TRASDUZIONE
La scoperta della Trasduzione, risale al 1952, grazie ad un esperimento effettuato da Lederberg e Zinder, i
quali vollero capire se la coniugazione, oltre che avvenire in cellule di E. coli, poteva verificarsi anche in altre
cellule batteriche.
Utilizzarono come specie batterica Salmonella typhimurium auxotrofi per geni differenti.
1.
Da ciò, dedussero che non era stato necessario un contatto fisico tra le cellule, quindi non era
avvenuta Coniugazione; ma non era avvenuta nemmeno una Trasformazione, perché le cellule
erano vive.
Scoprirono che i due ceppi erano infetti da Batteriofagi P22 in grado, viste le loro ridotte dimensioni, di
passare attraverso il filtro e quindi trasferire l’informazione da un ceppo all’altro.
Definirono questo fenomeno come TRASDUZIONE.
I fagi che possono trasferire DNA batterico, comprendono:
- P1 e λ che infettano E. coli
- P22 che infetta Salmonella
A seconda del tipo fagico coinvolto (virulento o temperato) nel meccanismo della trasduzione, il
meccanismo di trasduzione stessa, può avvenire secondo due differenti modalità:
TRASDUZIONE GENERALIZZATA
Ogni gene batterico, può essere potenzialmente trasferito da una cellula donatrice ad una
cellula ricevente (attuata da fagi virulenti ma anche temperati).
TRASDUZIONE SPECIALIZATA
Specifici geni batterici possono essere trasferiti da una cellula donatrice ad una cellula ricevente
(attuata esclusivamente dai batteriofagi temperati).
GENERALIZZATA
Prevede un trasferimento CASUALE e si verifica per ERRORE.
o A seguito di frammentazione del cromosoma batterico (ciclo litico, formazione della nuova
progenie fagica), può succedere che durante la fase di assemblaggio, nella testa della nuova
particella fagica, per errore, venga inserito un frammento del cromosoma batterico e non DNA
virale.
o Si verrà a formare in questo modo, una particella fagica definita FAGO TRASDUCENTE
che sarà in grado di infettare un’altra cellula batterica, ma non di determinare un ciclo litico perché
non possiede DNA virale.
o Infettando un’altra cellula, introdurrà il frammento di cromosoma batterico nella nuova cellula
batterica (per doppio crossing-over in quanto lineare), che avrà acquisito nuove informazioni e che
prende il nome di BATTERIO TRASDUTTANTE.
La formazione di un fago trasducente, è comunque a frequenza bassa.
Inoltre, la quantità di DNA batterico trasportato dal fago, dipende dalla dimensione del capside (ad
esempio, il fago P1 che infetta cellule di E. coli, trasporta il 2% del cromosoma batterico).
SPECIALIZZATA
È resa possibile grazie a Batteriofagi TEMPERATI, i quali possono avere 2 cicli di vita:
- CICLO LISOGENICO (promossa da C1)
- CICLO LITICO (promossa da CRO)
La “scelta” tra i due dipende dalle risorse della cellula batterica; nel senso che:
il batteriofago, è in grado di capire la condizione di crescita del batterio attiva (risorse abbondanti) o
rallentata (risorse limitate).
In realtà questa capacità di scelta, è dettata da una regolazione dell’espressione di alcuni geni:
o Gene C1: Codifica per una proteina REPRESSORE DI λ, che reprime la crescita litica e promuove
quella lisogenica.
o Gene CRO: Codifica per un REPRESSORE che reprime la crescita lisogenica e promuove quella litica.
Quando avviene l’infezione, il DNA viene iniettato nella cellula ospite dove
CIRCOLARIZZA: grazie alla complementarietà delle estremità cos (coesive).
A questo punto, inizieranno ad essere espresse le proteine tardive, codificanti per elementi di testa e coda.
Ogni singola copia di DNA virale (Concatamero), subisce una rottura a livello dei siti cos, in maniera tale che
ogni singolo frammento venga inserito nella testa della particella fagica.
Infine, verrà aggiunta la coda si sarà formata la particella virale matura
Che a sua volta sarà in grado di infettare una nuova cellula di E. coli e di andare incontro a ciclo litico o
lisogenico.
In realtà, la regione di omologia tra le due sequenze, del fago e del batterio, è rappresentata
dall’ELEMENTO “O”.
Infatti:
- La sequenza di att-P è composta dalle regioni POP’
- La sequenza di att-B è composta dalle regioni BOB’
λ
gal BOP’ POB’ bio
Siti ibridi
Perché per metà di origine
fagica e per metà batterica
att-L att-R
(left) (right)
È possibile che,
il profago sia indotto ad escidere dal cromosoma di E. coli, da eventi che danneggiano il DNA batterico:
come spontanei fattori ambientali (UV) od agenti chimici o fisici presenti nell’ambiente.
Distaccandosi, ri-circolarizza e attua il ciclo litico.
L’escissione avviene mediante un evento di
ricombinazione sito-specifica, grazie al fatto che i due siti
ibridi saranno riconosciuti da un enzima, ESCISSIONASI,
che favorisce l’ESCISSIONE del fago λ, per singolo CO;
il cromosoma di λ, a questo punto, può andare incontro a
ciclo litico.
Occasionalmente,
È possibile, con una frequenza molto bassa, che
l’escissione avvenga in maniera imprecisa e che quindi
INGLOBI la regione in prossimità dei siti di escissione
(quindi gal o bio), lasciando una porzione del proprio cromosoma in quello batterico.
Si forma così, all’interno della cellula, una MISCELA FAGICA (fagi selvatici e fagi difettivi),
denominata LISATO Lft (Bassa frequenza di Trasduzione);
qualora questa infetti un’ulteriore cellula di E. coli, può portare alla formazione di:
o TRASDUTTANTI INSTABILI LISOGENICI:
o TRASDUTTANTI STABILI (per ricombinazione).
TRASDUTTANTI STABILI
È possibile che una particella difettiva λdgal, infetti una cellula batterica in assenza del fago λ helper.
Se non è presente il fago helper, il genoma della particella difettiva, non è in gradi di integrarsi sul
cromosoma di E. coli perché non ha il sito att-P (che riconoscerebbe il sito specifico sul cromosoma di coli).
Può succedere però, che riconosca la regione che porta il gene gal:
Si avrà un appaiamento tra le due regioni gal (del fago λdgal e del batterio), si verifica una
ricombinazione che porterà alla sostituzione di questa regione, per cui si formerà una cellula
batterica che avrà acquisito una nuova informazione (𝒈𝒂𝒍+ ).
Il trasduttante che si è formato, sarà STABILE, perché:
contiene solo il gene gal, che ha ricevuto dal genoma del λ difettivo;
non contiene geni del fago λ.
MECCANISMI DI RICOMBINAZIONE
In generale, sappiamo che la ricombinazione rappresenta un meccanismo importante nell’evoluzione:
i genomi, andando incontro a ricombinazione, possono determinare una certa variabilità genetica.
La RICOMBINAZIONE è un processo enzimatico in cui, sequenze di DNA si appaiano e subiscono delle
rotture e delle saldature per formare delle nuove combinazioni.
Ne esistono 3 diversi meccanismi:
Ricombinazione GENERALIZZATA od OMOLOGA
Lo scambio di materiale genetico, avviene tra due molecole che presentano ampie regioni di
OMOLOGIA.
RICOMBINAZIONE OMOLOGA
Si verifica in tutti gli organismi:
- Nei batteri interviene ed è principalmente importante nei meccanismi di riparazione (quando si
verificano danni al DNA); motivo per cui, viene anche definita Riparazione ricombinativa del DNA.
- Negli Eucarioti si verifica sia durante la divisione cellulare, più frequentemente durante la
Meiosi (in particolare nella Profase 1: appaiamento dei cromosomi omologhi, formazione del
complesso sinaptonemico, chiasma, scambio di materiale genetico), sia nei meccanismi di
riparazione del DNA.
La ricombinazione generalizzata od omologa (osservata grazie al M.E.) richiede:
Proteine necessarie per l’appaiamento dei cromosomi
Proteine dette scambiatrici, che favoriscono il processo di Crossing-over
Proteine che saldano le eventuali rotture.
In ORIZZONTALE:
Se il taglio, da parte della Resolvasi, avviene secondo un piano
orizzontale, verranno prodotte delle eliche che avranno delle interruzioni, saldate
dai meccanismi di riparazione del DNA (ligasi), ed alla fine si formeranno dei
cromosomi di tipo parentale detti RICOSTRUITI e DUPLEX PEZZATI.
è avvenuto lo scambio in una porzione intermedia, che non ha coinvolto i marcatori
genetici presi in considerazione.
In VERTICALE:
Se il taglio, da parte della Resolvasi, avviene secondo un piano verticale, verranno
prodotte delle eliche che avranno delle interruzioni, saldate dai meccanismi di
riparazione del DNA (ligasi), ed alla fine si formeranno dei cromosomi ricombinanti
detti DUPLEX RICOMBINANTI
La scoperta di modelli più recenti, hanno analizzato e riconsiderato la fase di inizio della ricombinazione
proposta dal modello di Holliday ritenendo improbabile che le due incisioni avvenissero nella stessa
posizione su entrambi i singoli filamenti dei due cromosomi omologhi.
2. MODELLO DI MESELSON – RADDING
Afferma che ci sia un’incisione su uno solo dei due filamenti di una molecola di DNA.
Intervengono anche in questo caso:
- Endonucleasi per il taglio
- Elicasi che favorisce la formazione dell’estremità 3’OH
- 3’OH riconosciuto da una Proteina di Scambio in grado di
dirigere il filamento all’interno del filamento di DNA
integro, alla ricerca di una regione di omologia.
- Si verrà a formare un’ansa D, interverranno i meccanismi di
riparazione e si formeranno quindi 2 Giunzioni di Holliday
le quali potranno migrare.
- Man mano che migrano si formeranno DNA Eteroduplici ed
alla fine saranno risolte mediante le Resolvasi.
In base al momento in cui avviene la risoluzione, si formeranno delle
molecole di DNA che possono essere PARENTALI o RICOMBINANTI.
L’origine della Conversione Genica, venne studiata nei Funghi, in particolare nella Neurospora Crassa,
aploide, in grado di produrre una TETRADE ORDINATA dalla quale si formava un OTTADE (4:4):
Zickler successivamente, aveva osservato Aschi con proporzioni ineguali delle spore (6:2), dovute
all’assenza di un opportuno sistema di riparazione del DNA, successivo al Crossing-over.
Nella conversione genica infatti:
un allele viene convertito nell’allele del cromosoma omologo
ESEMPIO
- Cellule aploidi di NEUROSPORA CRASSA.
SINTESI RIPARATIVA
Considerando 2 filamenti di DNA, su un filamento è presente l’allele dominante B e sull’altro, l’allele
recessivo b. immaginando che si verifichi una rottura, ad opera di una endonucleasi, nel filamento che
porta l’allele recessivo, possono intervenire delle Esonucleasi saranno in grado di degradare le porzioni
di DNA limitrofe al taglio, per cui è possibile che vadano ad eliminare l’allele recessivo b.
Se questo viene eliminato, quando il singolo filamento, sempre mediante Ricombinazione, sarà guidato
dalle proteine scambiatrici ed andrà ad invadere l’altro filamento, con la sintesi riparativa la DNApol
utilizzerà il filamento che trova (in questo caso quello contenente B), per cui dopo la risoluzione dei due
filamenti i cromosomi presenteranno entrambi B.
In questo caso, sarà avvenuta una conversione genica dell’allele recessivo in allele dominante.
RICOMBINAZIONE REPLICATIVA od ILLEGITTIMA
Lo scambio NON avviene per omologia di sequenza.
Nel genoma, sia dei Procarioti che degli Eucarioti, esistono elementi che sono in grado di muoversi si
parla infatti di ELEMENTI TRASPONIBILI o MOBILI, piccoli segmenti di DNA, che si possono spostare
all’interno del genoma, in diverse posizioni si parlerà di TRASPOSIZIONE.
Vennero identificati per la prima volta nel 1940, dalla McClintock, durante degli
studi effettuati sul Mais.
ELEMENTI TRASPONIBILI
Sono delle sequenze ubiquitarie di DNA;
vengono definiti anche come:
- Sequenze Ripetitive presenti nel genoma in numero elevato;
- Sono anche Parassiti Molecolari non portano vantaggi alla cellula,
piuttosto la sfruttano, talvolta danneggiandola.
- DNA egoista proprio perché talvolta può danneggiare la cellula fino a condurla a morte.
- Geni “jumping” letteralmente “geni che saltano”
TRASPOSIZIONE INTRAMOLECOLARE.
Gli elementi trasponibili possono spostarsi ed inserirsi in un nuovo sito della stessa molecola nella
quale si trovano.
Ad esempio nei batteri, “saltano” nello stesso cromosoma in una nuova posizione.
TRASPOSIZIONE INTERMOLECOLARE
Gli elementi trasponibili, saltano in altre molecole di DNA presenti all’interno della stessa cellula.
Nel caso dei batteri, potrebbe verificarsi il salto di un elemento trasponibile dal cromosoma batterico ad un
cromosoma plasmidico o fagico.
Nel caso degli Eucarioti, il salto di un elemento trasponibile, può avvenire su di uno stesso cromosoma o su
di un cromosoma differente.
Inoltre, gli Elementi Trasponibili, rappresentano anche il cosiddetto MOBILOMA, proprio perché si spostano
ed in particolare lo fanno da una posizione che rappresenta il cosiddetto SITO DONATORE a quella nella
quale si introducono, definita SITO ACCETTORE.
L’introduzione nel sito accettore NON richiede Omologia di Sequenza, anzi, si dirà che la Trasposizione è un
processo di Ricombinazione NON OMOLOGO:
NON esiste nessuna omologia di sequenza tra il sito Donatore e quello Accettore.
La Trasposizione, può avere alcune CONSEGUENZE, importanti in quanto possono determinare:
- cambiamenti a livello della struttura del cromosoma:
quando un elemento trasponibile escide dal genoma, determina un’interruzione del DNA, che se non viene
riparata in modo adeguato, determinerà una rottura cromosomica.
È possibile anche che si verifichi Ricombinazione omologa tra elementi trasponibili, presenti nello stesso
genoma e che si verifichino dei riarrangiamenti cromosomici.
- cambiamenti a livello dell’espressione genica
l’escissione imprecisa di un elemento trasponibile, porta ad una mutazione;
può anche accadere che un elemento trasponibile si sposti all’interno di un gene in questo caso, si
parlerà di MUTAGENESI INSERZIONALE;
o ancora, l’elemento trasponibile può anche alterare la regolazione dei geni, in quanto è possibile che si
inserisca (casualmente) a livello di un promotore di un gene in questo caso, potrà aumentare o diminuire
l’espressione di quel gene.
TN: Trasposoni.
Sono più complessi delle sequenze IS, perché intanto sono più grandi (sequenze che vanno da
2550-7000 coppie di basi), inoltre contengono i geni per la trasposizione (per cui saranno in grado
di sintetizzare la Trasposasi), ma contengono anche altre regioni addizionali.
Si dividono in:
- TRASPOSONI COMPOSITI analizzando il trasposone Tn10:
ha una lunghezza di 9.300 bp;
è caratterizzato da una porzione centrale, dove sono presenti i geni
addizionali, tra cui il gene responsabile della resistenza ad un
antibiotico, la Tetraciclina.
Questa regione centrale, è fiancheggiata da sequenze di Inserzione
denominate IS10L (a sx) e IS10R (a dx);
queste sequenze di inserzione produrranno la Trasposasi daranno
luogo alla trasposizione, effettuando un taglio una volta riconosciute le
IR del trasposone stesso.
- TRASPOSONI NON COMPOSITI analizzando il trasposone Tn3
possiede una regione centrale, in cui sono presenti una
serie di gene, tra cui:
quello responsabile della sintesi della Trasposasi;
quello responsabile della Resolvasi, che avrà un ruolo
fondamentale nel meccanismo di Trasposizione di questo
tipo di Trasposoni;
quello responsabile della resistenza agli antibiotici
β-lattamici.
Altra caratteristica è che la regione centrale, è fiancheggiata da sequenze Ripetute ed Invertite.
È possibile evidenziare gli elementi trasponibili, perché possiedono le IR alle loro estremità.
Nel momento in cui un DNA viene osservato al ME, in seguito a processi di denaturazione
(separazione della doppia elica) che determinano la formazione di singoli filamenti, le Sequenze
ripetute e invertite, si appaiano per complementarietà di basi, per cui si formano le strutture a
“lollipop” a lecca-lecca
2. TRASPOSIZIONE REPLICATIVA
Può essere indicato come meccanismo “copia e incolla”.
- In questo caso, l’elemento trasponibile,
rimane dove si trova, viene copiato ed una
sua copia sarà traslocata in una localizzazione
diversa del genoma.
- Anche in questo caso il sito bersaglio è
casuale, NON vi è alcuna omologia.
Trattandosi di Replicazione di sé stesso, vorrà dire che
aumenta il numero di Elementi trasponibili in un genoma.
Con questa modalità, traspongono il Trasposone Tn3 in E. coli ed anche il Batteriofago μ.
Questo meccanismo, determina la formazione del cosiddetto CO-INTEGRATO.
In questo caso, sono necessari 2 enzimi perché si verifichi:
- TRASPOSASI favorisce il trasferimento
- RESOLVASI
Considerando 2 plasmidi:
uno dei quali funge da Donatore e possiede il Trasposone Tn3,
l’altro funge da plasmide Bersaglio, che NON possiede il Tn3.
- Interviene la Trasposasi:
riconosce le sequenze IR che fiancheggiano il trasposone Tn3, dove determinerà il
taglio; ma, determinerà un taglio anche in un qualsiasi punto del Plasmide Bersaglio.
Si formeranno delle estremità di DNA libere, le quali si appaiano per determinare la
formazione di una struttura, che nel momento in cui interviene il meccanismo di
riparazione, prenderà il nome di CO-INTEGRATO.
Nel co-integrato, è come se l’elemento trasponibile, venisse duplicato e ciascuna copia
si troverà a livello di una giunzione tra DNA donatore e DNA ricevente.
- Interviene la Resolvasi,
il Co-integrato si risolverà e darà origine a due plasmidi, entrambi contenenti una copia
del Tn3.
ELEMENTI TRASPONIBILI NEGLI EUCARIOTI
La loro struttura è molto simile a quella degli elementi trasponibili dei procarioti;
La differenza, è rappresentata dal fatto che, oltre ad avere geni che codificano per la Trasposizione,
possono anche avere geni addizionali.
Molto studiati in diverse specie, tra cui Mais, Lievito, Drosophila e nell’ Uomo.
L’elemento AC però, è in grado oltre che di trasporre sé stesso, anche di riconoscere le sequenze
IR dell’elemento DS e quindi trasporto in un’altra posizione.
Quindi:
Il gene C, presente sul cromosoma 9, era quello in grado di
determinare la produzione del pigmento FENOTIPO VIOLA (selvatico).
È stato tuttavia osservato, che durante lo sviluppo della Cariosside, è possibile ci sia un FENOTIPO
INSTABILE per cui, improvvisamente, si potrebbe creare una situazione in cui la Cariosside assuma
fenotipicamente una COLORAZIONE A MACCHIE ciò doveva essere determinato da un’ulteriore
trasposizione:
l’elemento DS che aveva interrotto il gene C, impedendo la
produzione del colore, grazie ad una seconda trasposizione
può essere spostato in un’altra posizione del genoma,
liberando il gene C, che ritorna a produrre il pigmento.
La formazione delle macchie, può essere più o meno
grande, e ciò dipende dal
momento in cui la trasposizione avviene durante lo sviluppo:
se la seconda trasposizione avviene in una fase molto precoce dello sviluppo, la macchia è molto grande
se la seconda trasposizione avviene in una fase tardiva dello sviluppo, la macchia sarà più piccola.
o LIEVITO – TY
Si tratta di un RETRO-TRASPOSONE, per cui appartiene alla Classe 1 degli elementi Trasponibili.
È presente in numero abbastanza elevato di copie per cellula (circa 35).
È caratterizzato da:
- una struttura molto simile alle sequenze IS dei
Trasposoni Batterici;
- presenta infatti
Una porzione centrale, fiancheggiata da regioni
indicate come LTR (da Long Terminal Repeat),
ovvero Lunghe Ripetizioni Terminali, DIRETTE
(vengono indicate anche come Elemento Delta).
Sono definiti Retro-Trasposoni perché sono in grado di trasporre mediante un intermedio a RNA.
È stato dimostrato che la porzione centrale dell’elemento trasponibile, codifica per 2 proteine:
- una TRASPOSASI
- una TRASCRITTASI INVERSA
o DROSOPHILA
- ELEMENTO COPIA (Copia-Like)
Si tratta di un Retro-Trasposone;
ha una sequenza da 5 ad 8 kb, ripetute 20-60 volte nel genoma.
- ELEMENTO P
È UN Trasposone a DNA;
è in grado di produrre la Trasposasi, per cui è un elemento autonomo.
La lunghezza dei vari elementi P trasponibili, varia tra 5000-2900 bp.
I vari incroci effettuati tra i ceppi, hanno dimostrato che solamente quando si verifica un particolare
incrocio, si ha un fenomeno che prende il nome di DISGENESI DEGLI IBRIDI:
quando si verifica un incrocio tra:
Si riuscì a dimostrare che negli incroci in cui vi era ASSENZA di DISGENESI, era fondamentale il ruolo svolto
da un REPRESSORE dell’elemento P:
sembrava che, le femmine di Citotipo P, producevano l’elemento P ma erano anche in grado di
produrre il repressore dell’elemento P.
Per cui nei cromosomi delle cellule uovo era presente l’elemento P, ma nel citoplasma era
presente il REPRESSORE di P.
Quando questa cellula uovo, viene fecondata da un gamete maschile M (privo di elementi P), nella
costituzione dello zigote la maggior parte del citoplasma sappiamo provenire dalla cellula uovo, nel
cui citoplasma però era presente il Repressore dell’elemento P.
il repressore, impedirà agli elementi P di trasporre la progenie sarà NORMALE.
Nel genoma umano, questi elementi trasponibili, sono coinvolti anche in molte Patologie.
La trasposizione, può determinare l’inserimento casuale di questi elementi in geni che hanno funzioni
essenziali in questo caso, si parla di MUTAGENESI INSERZIONALE che può provocare effetti deleteri.
Fra queste:
o Una forma di EMOFILIA:
il fattore 8 è fondamentale per favorire una normale coagulazione del sangue; la presenza di un
Trasposone L-1 che si inserisce nel Fattore 8, determina la patologia.
o Sembra che le sequenze Line, abbiano anche un ruolo nella genesi di molti TUMORI.
o Una sequenza SINE, denominata ALU (perché possiede una sequenza uguale a quella dell’enzima di
restrizione ALU-1). ALU, si può inserire in alcuni geni e determinare Neurofibromatosi, avere un
ruolo nel CANCRO AL SENO (si inserisce nel gene BRCA2, che ha un ruolo fondamentale in questa
patologia).
MECCANISMO DI RETRO-TRASPOSIZIONE
Parte da un Trasposone, che viene (ad opera di una RNApol) trascritto in
RNA che sarà, da una Trascrittasi inversa trasformato in DNA a singolo
filamento prima ed a doppio poi che sarà in grado di inserirsi in una
nuova posizione del genoma grazie alla Trasposasi che effettua un taglio
sfalsato a livello del sito bersaglio il Trasposone viene inserito, ed i
singoli filamenti riempiti dalla DNApol e DNAligasi, per cui, risulterà
fiancheggiato da Ripetizioni Dirette.
ESEMPIO di RETRO-TRASPOSIZIONE
- Elemento TY nel Lievito
L’elemento Ty viene trascritto in un intermedio ad RNA interviene la Trascrittasi-inversa che genera una
copia di DNA a partire dall’intermedio ad RNA infine, la Trasposasi inserisce la copia a DNA dell’elemento
in un nuovo sito del genoma.
- Sequenza ALU nell’Uomo
Allo stesso modo, può Retro-trasporre.
N.B
È possibile che un singolo Retro-elemento, possa essere copiato in molti trascritti di RNA;
ciò vuol dire che si possono formare più retro-elementi, che si possono accumulare rapidamente, e che si
potranno andare ad inserire in diverse posizioni nel Genoma.
Ciò potrebbe determinare un meccanismo molto grave, perché aumentando il numero di Elementi
Trasponibili che si inseriscono nel genoma, aumentano anche i possibili danni che si possono verificare a
carico del DNA.
Per evitare questi danni,
nelle cellule esistono dei sistemi di REPRESSIONE degli Elementi Trasponibili:
tutti i genomi posseggono dei sofisticati meccanismi che contrastano la capacità che hanno gli Elementi
Trasponibili di spostarsi, mantenendoli in qualche modo SILENTI.
Questi meccanismi, sono:
MUTAZIONI INATTIVANTI si possono verificare delle mutazioni nei geni che sono in grado di
sintetizzare le Trasposasi, per cui se questa non viene prodotta, la Trasposizione NON avviene.
INSERZIONE MIRATA alcuni elementi trasponibili, sono in grado di individuare dei siti bersaglio
che si trovano in regioni eterocromatiche, considerate come “rifugi di sicurezza” perché se gli
Elementi trasponibili si inseriscono in questi punti, saranno molto meno dannosi per la cellula.
MUTAZIONI
MUTAZIONE è un evento casuale e stabile, che produce un cambiamento ereditabile
nel materiale genetico.
Le mutazioni, sono alla base dei cambiamenti evolutivi, in quanto principale fonte di variabilità genetica.
Già Mendel, nell’osservazione dei suoi 7 caratteri, si accorse che esistevano differenze fenotipiche,
determinate da 2 forme alternative: una più frequente nelle generazioni osservate (Dominante),
l’altra Rara definita appunto MUTANTE nella quale, si era verificata un’alterazione dell’espressione
del gene che era responsabile di quella particolare caratteristica.
La prova sperimentale, a favore dell’origine casuale delle mutazioni, fu data da alcuni esperimenti effettuati
con i batteri:
TEST DI FLUTTUAZIONE
Coltivando cellule batteriche di E. coli in presenza del Batteriofago T1, che normalmente ne causava lisi, si
osservò come queste invece erano resistenti al batteriofago stesso.
I ricercatori, capirono che la resistenza fosse dovuta ad una mutazione e ci si chiese se si trattasse di una
mutazione spontanea o se fosse determinata da un adattamento fisiologico.
Utilizzarono 4 colture separate, ognuna delle quali, si originava da una singola cellula batterica.
Solo alla quarta generazione, le colture vennero sottoposte alla presenza del fago T1:
- Se si fosse trattato di una mutazione dovuta ad un cambiamento fisiologico indotto dal fago, nella
quarta generazione, si sarebbero dovuti trovare dei mutanti resistenti, in tutte le colture e più o
meno nella stessa proporzione.
- Se si fosse trattato invece di una mutazione casuale, che può avvenire spontaneamente in qualsiasi
momento della crescita batterica, in alcuni casi la mutazione insorge indipendentemente
dall’agente mutageno (fago) già alla prima generazione.
Tanto prima insorge una mutazione, tanto è probabile che questa cellula mutata si divida e dia origine ad
un numero maggiore di cellule mutate.
Si riuscì in questo modo a capire, che nel caso del test della mutazione casuale o spontanea, nella
quarta generazione si osservavano risultati differenti dai risultati che si sarebbero potuti ottenere
con le mutazioni dovute a cambiamenti fisiologici.
Infatti, il numero dei batteri resistenti era variabile FLUTTUAVANO
In seguito ad incubazione ed ottenuta una buona crescita, prelevarono una stessa aliquota dalla coltura
massiva e da ognuna delle singole piccole colture e le piastrarono su di un terreno selettivo contenente il
batteriofago.
I risultati furono completamente diversi:
- Nelle piastre che provenivano dalle singole piccole colture, si osservava una certa variabilità; per
cui erano presenti piastre in cui era presente una piccola colonia, altre in cui non c’era alcuna
colonia mutante ed altre ancora in cui vi erano molte colonie mutanti.
Si osservava quindi una certa FLUTTUAZIONE che poteva essere determinata dal fatto che, nelle
singole colture, tanto prima si verificava l’insorgenza di una mutazione, tanto più era probabile che
la cellula mutata, dividendosi, avrebbe dato origine ad un numero di cellule mutanti che avrebbero
dato delle colonie numerose in quella piastra.
- Nelle piastre che provenivano dalla coltura massiva, si osservava un numero di mutanti più o
meno omogeneo.
Questo risultato, fu spiegato dal fatto che nella beuta della coltura massiva, era presente un gran
numero di batteri, per cui le cellule mutanti, in qualsiasi momento la mutazione fosse insorta,
potevano mescolarsi prelevando piccole quantità, era molto probabile riuscire a prelevare
aliquote nelle quali la quantità di mutanti fosse piuttosto bassa.
Grazie a questo esperimento, si riuscì a dimostrare che le mutazioni insorgono in modo spontaneo.
REPLICA PLATING
Grazie a questo ulteriore test, si riuscì a dimostrare che le mutazioni spontanee possono essere dimostrate
prima ancora di venire a contatto con l’agente selezionante (batteriofago T1).
I ricercatori, fecero crescere un certo numero di colonie su una Piastra Petri, in assenza del batteriofago T1.
Dopodiché effettuarono un cosiddetto Piastramento in Replica:
Preso un cilindro nel quale veniva posto una porzione di velluto, che avrebbe avuto
la funzione di fare da TIMBRO lo si poteva poggiare sulla superficie della piastra
contenente le colonie, in maniera tale che le colonie rimanessero adese al velluto.
- Fondamentale in questo esperimento, è orientare la piastra ed il cilindro:
significa porre un segno sulla piastra e sul cilindro, in modo tale che il timbro potrà
essere pigiato su altre piastre con lo stesso orientamento.
Cosicché avvenuta la replica mediante il timbro (premuto sulla superficie di nuove
piastre contenenti sempre il batteriofago T1), se dopo saranno presenti dei mutanti,
sarà possibile dalla posizione che occupano, risalire alla colonia batterica che era già
presente nella piastra madre.
Ottennero come risultato, un numero di mutanti che era identico e che occupava sempre la stessa
posizione e che quindi il batteriofago aveva avuto solo la capacità di selezionare i mutanti.
A questo punto, si potrà prelevare nella piastra madre la colonia risultata mutante e si può determinare un
arricchimento della colonia, ponendola in un terreno liquido completo, così da poter selezionare la colonia
batterica mutante prima ancora che venga a contatto con il batteriofago T1.
- Infatti, se la mutazione fosse stata dovuta ad un adattamento fisiologico, le mutazioni sarebbero
comparse in seguito al contatto con l’agente mutageno.
Per cui nelle piastre, le posizioni dei mutanti nelle colonie erano casuali e non sempre nella stessa
posizione.
Questo test fu la conferma definitiva dell’insorgenza spontanea delle mutazioni.
Le mutazioni possono essere classificate, in base all’ampiezza del cambiamento che determinano a livello
del DNA, in:
MUTAZIONI GENICHE Si verificano in coppie di nucleotidi;
MUTAZIONI CROMOSOMICHE Riguardano la struttura dei cromosomi
MUTAZIONI GENOMICHE Riguardano il numero dei cromosomi di un intero assetto
MUTAZIONI GENICHE
Si tratta piccole mutazioni, molto rare (puntiformi).
Riguardano coppie di basi in un singolo gene, che determinerà un cambiamento della sequenza
nucleotidica del gene per cui non verrà più prodotta una proteina normale ma si verificherà un’alterata
espressione fenotipica.
Se ne conoscono di due tipi:
o SOSTITUZIONI DI BASI: in qualsiasi punto della sequenza del DNA altera un singolo Codone
Possono a loro volta avvenire con 2 modalità:
- TRANSIZIONI: fanno sì che le basi puriniche (A-G) possano essere sostituite con altre purine;
o che le basi pirimidiniche (C-T) possano essere sostituite con altre pirimidine.
- TRANSVERSIONE: si verificano quando una purina viene sostituita con una pirimidina e viceversa.
Transizioni (4) e Transversioni (8), possono dare origine a 12 differenti cambiamenti di basi.
In base all’ORIGINE
Mutazioni SPONTANEE si verificano naturalmente.
Possono essere determinate da modificazioni chimiche che avvengono
spontaneamente a livello delle 4 basi.
Sono molto rare, perché all’interno delle cellule, esistono dei
meccanismi di riparazione che ne riducono il tasso:
tasso di mutazione Eucarioti: da 10−4 a 10−5 per gene e generazione
tasso di mutazione Procarioti: da 10−5 a 10−7 per gene e generazione
o AGENTI CHE MODIFICANO LE BASI: inducono mutazione in qualsiasi stadio del ciclo cellulare.
Sono:
- AGENTI DEAMINANTI: l’Acido Nitroso agente mutageno che ha effetti diversi sulle varie basi:
Sulla G non ha alcun effetto: la trasforma in Xantina ma si appaierà normalmente con la C.
Sulla C determina Deaminazione: in U che si appaierà con l’A; si avrà una transizione.
Sull’A determina Deaminazione: in Ipoxantina che si appaia alla C; si avrà una transizione.
- AGENTI IDROSSILANTI: l’Idrossilammina agisce sulla C, aggiungendo un gruppo OH, che
determinerà la formazione di un Idrossil-Ammino-Citosina che si appaierà con l’A;
si avrà una transizione
- AGENTI ALCHILANTI: il Metil-Metan-Sulfonato agisce sulla G, aggiungendo un gruppo metilico,
che determinerà la formazione della Metil-Guanina che si appaierà con la T; si avrà una transizione.
MUTAZIONI CROMOSOMICHE
Dette anche Aberrazioni Cromosomiche;
Come le mutazioni geniche, anche queste possono insorgere spontaneamente od essere indotte da agenti
fisici, chimici o biologici (elementi trasponibili).
Possono inoltre insorgere, nelle cellule somatiche od in quelle germinali.
In genere, la gravità di questo tipo di mutazioni, dipende dalla quantità di geni che possono essere
interessati.
Causano anomalie nel numero (perdita o acquisizione di cromosomi) e nella posizione dei geni.
Nell’Uomo rappresentano quasi il 50% degli aborti spontanei, determinano infertilità, ritardo
nell’accrescimento, ritardo mentale, neoplasie e danni molto gravi.
Sono identificabili, attraverso l’analisi del Cariotipo:
lo studio dei cromosomi, normali ma anche mutati, è dato dalla CITOGENETICA
- l’osservazione dei cromosomi al microscopio, avviene durante la metafase della mitosi o della
meiosi. Per essere però osservabile, una mutazione della struttura del cromosoma, deve
coinvolgere almeno 6x106 coppie di basi.
Anche le mutazioni cromosomiche, generano variabilità genetica.
o DUPLICAZIONE
Riguarda la ripetizione di un frammento cromosomico, rispetto ad un cromosoma normale.
Si può verificare durante la Meiosi, per Crossing-over anomalo per cui, il frammento duplicato si troverà
sul cromosoma omologo.
Generalmente i tipi di duplicazione avvengono in Tandem: vuol dire che si
verificano principalmente in modo adiacente; si può parlare di due tipi di
Duplicazione in Tandem:
1. Duplicazione TANDEM INVERSA
È determinata quando il segmento duplicato, viene invertito
rispetto all’originale (BC).
2. Duplicazione TANDEM TERMINALE
È determinata quando il segmento duplicato si trova in una
porzione telomerica (AB).
La duplicazione,
può essere determinata da Crossing-over ineguali durante la Meiosi:
Se due cromosomi omologhi si appaino in maniera scorretta, si verificherà
un Crossing-over tra due cromatidi non fratelli, che si scambieranno delle
regioni.
Gli effetti della duplicazione, possono essere evidenziati CITOLOGICAMENTE: anche in questo caso,
si avrà la formazione di un’ANSA di DUPLICAZIONE.
Gli effetti FENOTIPICI, anche in questo caso, sono correlati alle dimensioni della duplicazione.
Le duplicazioni sono meglio tollerate rispetto alle delezioni.
ESEMPIO
- Mutante BAR di Drosophila
Riguarda la duplicazione della regione 16A, sul cromosoma X:
In condizioni normali, ogni cromosoma omologo possiede una sola regione 16A.
Se si dovesse verificare un Crossing-over ineguale, dei due cromosomi, uno sarà privo della regione 16A,
l’altro ne presenterà una dose doppia ALTERATO DOSAGGIO GENICO che avrà delle conseguenze a
livello della dimensione dell’occhio, che sarà più stretto (a barra).
È stato dimostrato come, questa mutazione sia un esempio di Dominanza INCOMPLETA:
essendo associato all’X le femmine omozigote bar = occhio a barra
le femmine eterozigote bar = occhio medio
i maschi emizigoti =occhio molto piccolo.
o INVERSIONE
All’interno di uno stesso cromosoma, si possono verificare due rotture:
il frammento che si crea, viene reinserito dopo aver subito una rotazione di 180°.
L’inversione può essere:
- PARACENTRICA: non comprende il centromero.
- PERICENTRICA: coinvolge una regione che contiene il centromero.
Non si ha perdita di materiale genetico, ma nei punti in cui si verifica la rottura possono essere
presenti geni che essendo interrotti, potranno essere inattivati.
Le Conseguenze Meiotiche sono differenti, perché se l’inversione avviene in entrambi i cromosomi
omologhi (CONDIZIONE OMOZIGOTE), non si avrà alcuna conseguenza, la meiosi sarà normale.
Se invece, uno solo dei due cromosomi omologhi subisce l’inversione (CONDIZIONE ETEROZIGOTE)
le conseguenze possono essere abbastanza gravi:
in questo caso, nella Meiosi 1, si formerà l’Ansa di INVERSIONE al cui interno si può verificare un
Crossing-over, che produrrà Cromosomi SBILANCIATI.
ESEMPIO
- EFFETTO DI POSIZIONE: Occhio VARIEGATO in Drosophila
Fenotipo selvatico = occhio rosso determinato dal gene white 𝑤 + , sull’X.
In seguito ad inversione, può succedere che il gene w, venga introdotto in una regione Eterocromatica, per
cui verrà silenziato, non verrà prodotto il pigmento e si formeranno delle cellule che daranno origine a
delle zone dell’occhio bianche.
Nell’occhio si avrà un’alternanza di colore rosso (determinato dai cromosomi in cui non è avvenuta
inversione) e bianco (prodotto dalle cellule in cui i cromosomi hanno subito inversione).
o TRASLOCAZIONE
Consente lo spostamento di tratti di DNA sullo stesso cromosoma o su un cromosoma differente.
Le Traslocazioni, si distinguono in:
Traslocazioni SEMPLICI qualora il trasferimento sia uni-direzionale.
A sua volta, la traslocazione può essere:
- INTRACROMOSOMICA: se il trasferimento riguarda lo stesso cromosoma
- INTERCROMOSOMICO: se il trasferimento riguarda due cromosomi differenti.
In entrambi i casi, si parla di TRASLOCAZIONE SBILANCIATA, perché nel momento in cui avviene lo
spostamento si avrà un riarrangiamento cromosomico che a sua volta, può essere associato a delle
Patologie molto gravi.
Traslocazioni RECIPROCHE qualora il trasferimento sia bi-direzionale.
Riguarda quindi due cromosomi.
In questo caso, si verificano riarrangiamenti cromosomici che possono dare origine a TRASLOCAZIONI
BILANCIATE.
Le Conseguenze Meiotiche sono differenti:
Se la traslocazione avviene in una condizione OMOZIGOTE ed è anche una Traslocazione
RECIPROCA, la Meiosi avviene normalmente.
Se la traslocazione avviene in una condizione di ETEROZIGOSI (riguarda uno solo dei due
cromosomi omologhi), si formeranno Gameti SBILANCIATI che possono determinare la produzione
di cromosomi Duplicati o con Delezioni, che sono NON VITALI.
EFFETTI DELLA TRASLOCAZIONE
Considerando organismi Eterozigoti per una Traslocazione reciproca.
quando alla profase 1 nella Meiosi, i cromosomi si appaiano,
daranno origine ad una struttura - che deriva dalla capacità dei cromosomi di trovare regioni di omologia e
quindi di appaiarsi -
TETRAVALENTE, a croce.
Successivamente, durante l’Anafase della Meiosi 1, si possono verificare 3 tipi di Segregazione:
1. Segregazione ALTERNATA delle due cellule formate nella prima fase della meiosi,
una presenterà i 2 cromosomi traslocati e l’altra i due cromosomi normali.
2. Segregazione ADIACENTE-1 in una cellula saranno presenti il cromosoma 1 normale
ed il 2 traslocato e nell’altra cellula il cromosoma 1 traslocato ed il 2 normale.
3. Segregazione ADIACENTE-2 molto rara; in una cellula saranno presenti il
cromosoma 2 normale con il cromosoma 2 traslocato e nell’altra cellula il cromosoma
1 normale ed il cromosoma 1 traslocato.
Per quanto riguarda i prodotti meiotici (le 4 cellule):
1- Dalla segregazione alternata, si formeranno 4 cellule:
2 delle quali saranno normali, perché possiedono i cromosomi 1 e 2 nella loro interezza;
le altre 2 porteranno la traslocazione condizione si SEMI-STERILITÀ in quanto metà dei gameti
sono vitali, l’altra metà portatori di traslocazioni
2- Dalle segregazioni Adiacente 1 e 2, si formeranno 4 cellule, in entrambi i casi, tutte Sbilanciate.
Tutti i gameti NON sono VITALI.
Inoltre, le Traslocazioni,
possono essere responsabili di riarrangiamenti cromosomici, che nell’Uomo, possono determinare
l’insorgenza dei Tumori.
ESEMPI
- LINFOMA DI BURKITT: riguarda una traslocazione tra il cromosoma 8 ed il 14
Si tratta di un Tumore di origine virale.
Interessa le cellule B del SI e coinvolge il gene MYC (un Proto-oncogene, che ha una sua regione regolatrice)
localizzato sul cromosoma 8 ed alcuni geni per le Immunoglobuline sul cromosoma 14, anche questi sotto
il controllo di un proprio promotore.
La differenza tra questi due geni, è che le Immunoglobuline vengono sempre espresse, il gene MYC invece è
uno dei geni necessari per la proliferazione delle cellule, per cui si esprime solo in determinati momenti.
Quando si verifica una traslocazione ed il gene MYC viene traslocato sul cromosoma 14:
può accadere che il gene MYC si trovi sotto il controllo del promotore delle Immunoglobuline
(regione di regolazione di geni che sono sempre trascritti) si avrà una iperproduzione della
proteina espressa dal gene MYC che è responsabile del tumore.
- LEUCEMIA MIELOIDE CRONICA: riguarda una traslocazione tra il cromosoma 9 ed il 22
Nel cromosoma 9 è presente un proto-oncogene, ABL.
nel cromosoma 22 è presente un proto-oncogene, BCR.
Quando si verifica la traslocazione, può accadere che i due geni si ritrovino talmente vicini da fondersi
insieme, dando luogo al cosiddetto CROMOSOMA PHILAPELPHIA:
i geni BCR e ABL, fusi, determineranno la produzione di una proteina IBRIDA che sarà in grado a sua
volta di produrre, in maniera incontrollata, globuli bianchi determinando la Leucemia.
le Aneuploidie inoltre, si possono verificare a livello degli Autosomi o dei cromosomi Sessuali.
Nel caso dei cromosomi sessuali:
SINDROME DI KLINEFELTER (XXY)
SINDROME DEL TRIPLO X (XXX)
SINDROME DI TURNER (X0)
SINDROME DI JACOBS (XYY): in questo caso, l’Aneuploidia è abbastanza sopportata per cui gli
individui possono anche raggiungere l’età adulta.
L’unico problema che possono avere è l’immaturità sessuale e dei fenotipi particolari
Nel caso degli Autosomi:
tutte le Aneuploidie che si verificano nell’Uomo e che riguardano gli Autosomi, perlopiù NON sono
compatibili con la vita.
Le prime 2, (Trisomia 13 e 18) sono parzialmente compatibili con la vita, in quanto si arriva alla nascita, ma i
neonati muoiono molto presto.
TRISOMIA 13 è denominata SINDROME DI PATAU.
Ha una frequenza di circa 1 nato vivo su 6.000;
determina deficienza mentale e morte precoce (nei primi 3 mesi di vita).
TRISOMIA 21 è l’unica Aneuploidia nell’Uomo compatibile con la vita, infatti gli individui affetti
raggiungono l’età adulta.
È la cosiddetta SINDROME DI DOWN.
È determinata dal fatto che il cromosoma 21 sia presente in 3 copie.
Ha una frequenza di 1 su 1000 nati vivi;
rappresenta una delle cause più frequenti di ritardo mentale nei bambini.
Il fenotipo è caratterizzato dalla forma della testa, piuttosto piatta.
l’incidenza della Sindrome dipende anche dall’età materna infatti è stato osservato come man mano che
aumenti l’età materna, dopo i 40 anni, la percentuale di individui affetti diventa più alta.
Tuttavia, esistono delle sindromi di Down, che rappresentano il 14% (su 10.000) circa, indipendenti dall’età.
Circa nel 4% dei casi, non è detto che la Sindrome di Down sia determinata (come in genere
avviene) da una NON disgiunzione Meiotica del cromosoma 21 in questo 4% dei casi, la
sindrome può essere determinata da una traslocazione e quindi da una mutazione della struttura
dei cromosomi che prende il nome di TRASLOCAZIONE ROBERTSONIANA.
In questo caso, si parla di SINDROME DI DOWN FAMILIARE: vuol dire che uno dei genitori,
possedeva la Traslocazione Robertsoniana.
TRASLOCAZIONE ROBERTSONIANA:
Coinvolge il cromosoma 21 ed il cromosoma 14;
si verifica una rottura ed una conseguente fusione centrica si formeranno:
un cromosoma che porta la traslocazione Robertsoniana
un frammento privo di centromero che verrà perso nelle successive divisioni.
Quello che si forma in seguito alla traslocazione Robertsoniana,
è una fusione tra il cromosoma 14 ed il cromosoma 21.
GENITORE NORMALE: possiede la coppia dei cromosomi 14 e la coppia dei 21.
Alla meiosi, si formeranno gameti normali contenenti uno il
cromosoma 14, l’altro il 21.
GENITORE PORTATORE: possiede un cromosoma 14, un cromosoma 21 ed un
cromosoma con la traslocazione Robertsoniana.
Alla meiosi, si potranno verificare 3 tipi di segregazione:
1. Si formeranno gameti che presentano uno il cromosoma 21 e quello
traslocato, l’altro gamete avrà il cromosoma 14.
se il gamete contenete il cromosoma 21 ed il cromosoma traslocato, viene
fecondato da un gamete normale, si avrà la Trisomia 21 3 copie del
cromosoma 21.
Quando invece, il gamete contenete il cromosoma 14, verrà fecondato da un
gamete normale, si formerà una Monosomia saranno presenti 2 cromosomi
14 ma un solo cromosoma 21, che NON è vitale.
2. Si formeranno gameti che presentano uno il cromosoma traslocato ed il
cromosoma14, l’altro il cromosoma 21
Dopo la fecondazione, si formeranno delle situazioni NON compatibili con la vita.
3. Si formeranno gameti che presentano, uno il cromosoma traslocato e
l’altro un cromosoma 21 ed un cromosoma 14.
Dopo la fecondazione si formeranno nel primo caso la formazione di un
portatore della traslocazione, nel secondo individui normali.
Alla fine, si saranno formati zigoti:
per 1/3 saranno responsabili della sindrome di Down;
per 2/3 saranno normali
negli altri casi, non saranno vitali.
1. TRIPLOIDIA (3n).
Nell’uomo è sempre letale.
Rappresenta il 7% degli aborti.
Il 99% muoiono prima della nascita; 1 nato vivo su 10.000, con una prospettiva di vita massima 24h.
Nelle piante è una condizione compatibile con la vita, ma saranno comunque sterili.
La condizione di Triploidia, è sfruttata anche a fini economici:
Esistono alcune specie, come le ostriche (normalmente diploidi), che durante la stagione riproduttiva
hanno un sapore piuttosto sgradevole.
Si riesce a creare artificialmente delle ostriche triploidi, che saranno quindi sterili e che non andranno mai
incontro a stagione riproduttiva, commestibili tutto l’anno.
Esempio Triploidia
In natura, le specie sono in grado di riprodursi e dare origine ai triploidi (sterili), ma
È possibile creare artificialmente specie Triploidi, incrociando:
un Tetraploide (4n) x un diploide (2n):
G 2n n Triploide
VANTAGGIO In alcune piante, i triploidi sterili, possono produrre dei frutti privi di semi (banane, uva).
2. POLIPLOIDIA
Se ne possono riscontrare due tipi:
ALLOPOLIPLOIDIA: Riguarda assetti cromosomici che provengono da specie diverse ma che sono
strettamente affini, parzialmente omologhi OMEOLOGHI.
La condizione dei cromosomi omeologhi, fa sì che queste specie siano sterili: non
avendo coppie di cromosomi omologhi, non possono andare incontro a meiosi.
L’assetto dell’allopoliploide, sarà dato dalla somma dei due assetti di provenienza.
Nell’UOMO:
Incidenza complessiva delle mutazioni cromosomiche
ESPRESSIONE GENICA
I batteri:
o Presentano una capacità di adattamento a diverse condizioni ambientali, che gli consentono di
crescere abbastanza bene ed esprimere i geni necessari per rispondere a degli stimoli specifici
presenti nell’ambiente.
I batteri infatti, hanno evoluto sistemi di regolazione che associano l’espressione dei prodotti
genici a sistemi sensori in grado di rilevare la presenza di un determinato composto,
nell’ambiente in cui si trovano, per poterlo utilizzare.
o Sono in grado di scegliere QUALI geni devono essere “accesi”, quindi espressi, e quali “spenti”;
QUANTI e QUANDO questi geni devono essere espressi.
I sistemi di regolazione dell’espressione genica, rappresentano un vantaggio per i batteri, in quanto, grazie
a questi sistemi i batteri riescono ad avere un risparmio energetico e allo stesso tempo a crescere più
velocemente e a migliorare l’utilizzo delle risorse disponibili.
Come in tutti gli organismi, anche nei batteri, esistono:
GENI COSTITUTIVI quei geni che le cellule sono SEMPRE in grado di esprimere. Possono essere
geni essenziali per la cellula (quelli che entrano nella sintesi degli RNAr o degli RNAt).
GENI REGOLATI quei geni, la cui attività è regolata in risposta a particolari condizioni ambientali.
Per regolare l’espressione genica, i batteri necessitano di meccanismi, che devono soddisfare due
condizioni fondamentali:
1. devono essere in grado di RICONOSCERE le condizioni ambientali nelle quali si trovano
2. devono essere in grado di ATTIVARE o REPRIMERE l’espressione coordinata di specifici geni che
sono coinvolti perlopiù nelle vie metaboliche.
La regolazione nei batteri, può agire a livello trascrizionale, a livello della stabilità ei trascritti, a livello
traduzionale, a livello della stabilità della proteina ed anche a livello dell’attività proteica.
La modalità più comune di regolazione dell’espressione genica nei batteri, si verifica all’inizio della
trascrizione.
Più nello specifico, occorre considerare le proteine coinvolte nell’utilizzo degli ZUCCHERI;
proteine appartenenti a due categorie:
- Quelle che favoriscono l’ingresso dello zucchero all’interno della cellula
- Quelle in grado di catalizzare la degradazione dello steso zucchero.
In particolare, nella regolazione dell’espressione dei geni, si deve partire da GENI REGOLATI;
Questi, possono essere regolati da proteine che fungono da
ATTIVATORI proteina che si legano al DNA, aumentando la trascrizione dei geni.
Attuano una regolazione positiva.
REPRESSORI proteine che si legano al DNA ed inibiscono la trascrizione.
Attuano una regolazione negativa.
Attivatori e repressori, sono PROTEINA ALLOSTERICHE possiedono due siti di legame, uno per il DNA,
l’altro per l’EFFETTORE (che può attivare o inattivare la proteina) e sono in grado di cambiare la
conformazione.
Inoltre, Attivatori e Repressori, si legheranno delle specifiche regioni regolative, in dipendenza alla presenza
di altre molecole, le cosiddette MOLECOLE EFFETTRICI:
- non si legheranno direttamente al DNA, ma a proteine di regolazione (Attivatori e Repressori),
influenzandone la struttura tridimensionale.
Queste, possono essere:
INDUTTORI possono funzionare in due modi:
1. legandosi ai repressori, impedendo il legame al DNA si parla di regolazione negativa
2. si legano agli attivatori, inducendo il legame al DNA si parla di regolazione positiva
i geni che sono regolati con questa modalità, sono definiti INDUCIBILI.
CO-REPRESSORI si legano ai repressori inibendo la trascrizione.
Possono inoltre esistere:
INIBITORI si legano agli attivatori, impedendone il legame con il DNA, per cui non avverrà la trascrizione.
Geni regolati in questa modalità, sono definiti REPRIMIBILI.
ADATTAMENTO ENZIMATICO
Negli anni 50’ due ricercatori, Jacob e Monod, focalizzarono la loro attenzione su questo fenomeno.
Si accorsero che, un particolare enzima compare in una cellula batterica solo quando questa è
esposta al substrato enzimatico.
Se il batterio invece, non è esposto ad una particolare sostanza, non produce gli enzimi che servono
per metabolizzarla.
Successivamente, i due ricercatori, soffermarono la loro attenzione sul Metabolismo del LATTOSIO in E. coli.
La funzione più importante nel Catabolismo del lattosio, sarà a carico dei primi due enzimi, infatti:
La Lattosio permeasi, consentirà l’ingresso del lattosio all’interno della cellula, il quale una volta
all’interno potrà essere scisso ad opera della β-galattosidasi, in galattosio e glucosio;
ma potrà anche essere isomerizzato in allolattosio, il quale comunque verrà successivamente
trasformato in Glucosio e Galattosio (sempre dalla β-galattosidasi).
Jacob e Monod, studiarono le MUTAZIONI CHE ALTERANO IL METABOLISMO DEL LATTOSIO.
In particolare studiarono 2 tipi di mutazioni:
le mutazioni nei 3 tre geni strutturali (Lac-Z, Lac-Y e Lac-A)
le mutazioni che alterano la regolazione dell’espressione genica.
MUTAZIONI POLARI: sono quelle mutazioni che mostrano un “effetto polare”, ovvero, hanno una polarità;
per cui, se avvengono su un gene, possono non solo avere un effetto sul gene in cui si
verifica ma possono modificare anche, in un operone, l’espressione dei geni che si
trovano a valle.
In questo modo, fu possibile comprendere che i 3 geni, sono trascritti in un unico RNAm che viene
denominato POLICISTRONICO o POLIGENICO.
Per meglio definire il ruolo di ciascun componente dell’Operone lac, i due ricercatori si servirono di ceppi
PARZIALMENTE DIPLOIDI (ottenuti grazie all’utilizzo di ceppi F’).
(Sappiamo che il fattore F’ può portare una regione di cromosoma di un altro batterio).
In questo caso, si tratta di ceppi F’ che portano alcuni geni dell’Operone lac sul fattore F.
Grazie ai diploidi parziali, si riuscì a definire quali mutazioni fossero Dominanti e quali Recessive;
inoltre, riuscirono a definire il ruolo svolto da ciascuna regione dell’operatore.
Sul cromosoma batterico sono presenti: Sul cromosoma del plasmide F’ sono presenti:
un gene lacI normale un gene lacI normale
un promotore normale un promotore normale
un sito operatore normale mutazione in prossimità del sito operatore 𝑶𝑪
un gene lacZ mutato un gene lacZ normale
un gene lacY normale un gene lacY mutato
La mutazione 𝒍𝒂𝒄𝑶𝑪 è in grado di agire solo su quei geni che si trovano a valle della stessa
molecola di DNA:
la C all’apice infatti, indica che la mutazione è costitutiva: vuol die che tutti i geni che si trovano a valle
saranno sempre espressi (sia in presenza che in assenza di induttore);
ma indica anche una mutazione definita CIS-DOMINANTE: agisce in cis ovvero sui geni che si trovano
sullo stesso filamento.
La descrizione di questo modello, fu ampliata grazie a delle informazioni acquisite a livello molecolare.
È stato scoperto che il gene lacI NON viene considerato come parte dell’operone;
ha un proprio promotore ed è in grado di sintetizzare, in maniera
COSTITUTIVA la proteina repressore.
I 3 geni strutturali, in ASSENZA di Lattosio, che funge da Induttore,
NON SONO ESPRESSI:
in quanto, NON essendoci l’Induttore, la proteina Repressore (Proteina Allosterica) ha un’affinità e
sarà in grado di legarsi al sito Operatore (non essendoci lattosio);
una volta che il Repressore si lega all’Operatore, BLOCCA l’RNApol che non riesce più a trascrivere i
geni che si trovano a valle.
GENE lacI
o NON viene considerato parte dell’Operone lac;
o Possiede un PROPRIO PROMOTORE (I)
o Codifica per il REPRESSORE lac espresso in maniera COSTITUTIVA a livelli piuttosto bassi;
basta comunque una piccola quantità di
questa proteina per reprimere l’Operone lac.
REPRESSORE lac
è un polipeptide di 360 AA, costituito da 4 peptidi identici.
Ha una conformazione tale, per cui riesce a legarsi all’operatore in 2
siti.
SITO OPERATORE
È la regione compresa tra il Promotore ed il primo gene strutturale.
Ha una struttura piuttosto complessa è stato dimostrato che nell’Operatore esistono 3 regioni:
o O1 rappresenta l’Operatore principale.
o O2 si trova a monte di O1 (circa a 90 pb)
o O3 si trova a valle di O1 (circa a 410 pb)
Il modello attuale dell’Operone,
prevede che il repressore codificato da lacI, si leghi
simultaneamente a due regioni dell’Operatore:
- All’operatore principale, quindi alla regione O1.
- in maniera alternata ad O3 oppure ad O2.
Questo legame è importante perché rende più stabile il repressore sulla regione lacO.
Il repressore comunque,
NON inibisce del tutto la Trascrizione dell’Operone, in quanto:
è una proteina che può andare incontro a degradazione;
quando si degrada l’RNApol che è legata al promotore può trascrivere una piccola quantità dei 3 enzimi.
Se vengono prodotti gli enzimi, quando sarà disponibile il Lattosio nel terreno, una piccola quantità potrà
essere introdotta all’interno della cellula, sarà convertito in:
ALLOLATTOSIO che rappresenta il vero induttore.
A questo punto, l’Allolattosio sarà in grado di riconoscere sul repressore il sito allosterico, per cui il
repressore si distacca dall’operatore e l’RNApol potrà sintetizzare i 3 enzimi necessari per il Catabolismo del
Lattosio.
Ad un certo punto però, il Lattosio sarà consumato:
quando sarà consumato tutto il Lattosio e verrà anche eliminato l’Allolattosio, il Repressore sarà di
nuovo in grado di legarsi all’Operatore, in modo da BLOCCARE la trascrizione dei 3 geni strutturali.
A questo punto,
si dovette dimostrare che il modello indicato spiegava i mutanti ottenuti da Jacob e Monod.
I primi mutanti, erano i 𝒍𝒂𝒄𝑶𝑪 (mutazione nel sito operatore).
Si osservò che in questi batteri, in
ASSENZA di lattosio, venivano comunque
prodotti i 3 enzimi:
vuol dire che il repressore NON era in
grado di riconoscere il sito di legame in
prossimità dell’Operatore si aveva
quindi una sintesi COSTITUTIVA dei 3
geni (sempre espressi).
Anche l’effetto sui mutanti lacI COSTITUTIVI poteva essere spiegato con questo sistema, in quanto:
se la mutazione è sul gene lacI, questo
non sarà più in grado di produrre un
repressore che funziona, ma piuttosto
un repressore INATTIVO.
Il repressore inattivo, non è in grado di
legarsi all’operatore vorrà dire che
l’RNApol, in grado di riconoscere il sito
sul promotore, potrà trascrivere i 3
geni, che saranno trascritti e tradotti,
per cui porteranno alla formazione
degli enzimi.
Anche in questo caso si avrà una sintesi COSTITUTIVA dei geni (sempre espressi).
Dopodiché, bisognava capire se anche il Modello proposto per i DIPLOIDI PARZIALI, poteva essere spiegato
allo stesso modo.
In ASSENZA DI LATTOSIO:
lacI produce il Repressore;
entrambi i geni funzionano, per cui è presente il Repressore lac.
Promotore funziona in entrambi i cromosomi, per cui l’RNApol si legherà su entrambi i filamenti
Sito O normale sul cromosoma di E. coli;
in assenza di Lattosio (Induttore), il Repressore si lega all’operatore e blocca la
trascrizione degli enzimi che servirebbero per l’utilizzo del Lattosio
sintesi INDUCIBILE dei 3 geni.
Sul cromosoma del fattore F’:
il repressore NON potrà legarsi al sito operatore, a livello del quale vi sarà la mutazione
𝑶𝑪 che impedisce che ci sia l’affinità di legame;
in questo caso i 3 geni, saranno trascritti e tradotti in maniera COSTITUTIVA.
Il cromosoma di E. coli non sarà in grado di produrre la β-galattosidasi, ma sarà in grado di produrre
la Permeasi che la Transacetilasi
La β-galattosidasi, in assenza di induttore veniva prodotta dal gene presente sul cromosoma del
segmento di F’, controllato da una sintesi costitutiva.
Nel cromosoma del fattore F’, la Permeasi non verrà prodotta perché mutato il gene lacY e non può
essere prodotta nemmeno dall’altro cromosoma, perché il Repressore ha bloccato la trascrizione
dei 3 geni.
RICORDA:
i 3 geni sono trascritti con un unico
RNAm policistronico esiste un unico
Promotore in grado di trascrivere tutti
e tre i geni.
In PRESENZA DI LATTOSIO:
Il lattosio entra all’interno della cellula, sarà isomerizzato in Allolattosio, che riconosce il sito
allosterico del repressore al quale si lega non ci sarà più repressore disponibile nella cellula,
perché possa legarsi al repressore.
L’RNApol potrà trascrivere i 3 geni.
La stessa cosa accade nel cromosoma del fattore F’.
PER CUI, in presenza di Lattosio, i Diploidi Parziali, in cui la mutazione avviene su 𝒍𝒂𝒄𝑶𝑪 , saranno in grado di
produrre la β-galattosidasi e la Permeasi:
- sul filamento di cromosoma di E. coli: la
sintesi sarà INDUCIBILE
- sul filamento di cromosoma del fattore
F’, dove è presente la mutazione 𝒍𝒂𝒄𝑶𝑪 :
la sintesi avviene in maniera
COSTITUTIVA (la sintesi dei geni avviene
sia in presenza che in assenza del
lattosio).
Il cromosoma di E. coli, presenta lacZ mutato vuol dire che non sarà in grado di produrre
la β-galattosidasi.
Sul secondo filamento lacI presenterà la mutazione non sarà in grado di produrre il Repressore
lacY è mutato.
In ASSENZA di LATTOSIO:
essendo una cellula Diploide parziale, basterà un
solo allele 𝑙𝑎𝑐𝐼 + in grado di produrre il Repressore,
che essendo una proteina diffusibile (localizzato
nel citoplasma della cellula), sarà in grado di
legarsi agli operatori di entrambi i cromosomi
(operatori che in questo caso non sono mutati).
- TRANS-DOMINANTE su 𝑙𝑎𝑐𝐼 − ,
che darà origine invece ad un
Repressore INATTIVO.
Il repressore ATTIVO, in assenza di lattosio, si lega ai 2 operatori, bloccando l’RNApol in entrambi i
cromosomi.
Per cui, in assenza di Induttore NON verranno prodotte né β-galattosidasi, né Permeasi.
In PRESENZA di LATTOSIO:
il Lattosio entra all’interno della cellula, viene
isomerizzato in Allolattosio che si lega al Repressore
cambiandone la conformazione, in maniera tale che
non abbia più la capacità di legarsi ai siti O.
in questo caso, l’RNApol NON trova alcun ostacolo
potrà trascrivere i 3 geni su entrambi i cromosomi, dopodiché
avverrà la traduzione e la sintesi delle 3 proteine.
Per cui, in presenza di Induttore:
verrà prodotta sia la β-galattosidasi che la Permeasi.
Esistono inoltre, delle mutazioni che possono verificarsi a livello del PROMOTORE:
𝑙𝑎𝑐𝑃− in questo caso, l’RNApol NON si potrà legare al Promotore e quindi non potranno essere
trascritti i geni, anche in presenza dell’Induttore.
Appena il Glucosio finisce, si osserva un tempo di LATENZA, che avrà una durata
sufficiente affinché la cellula possa sintetizzare gli enzimi necessari per l’utilizzo
del lattosio.
Arresto della crescita batterica.
Nella Repressione da Catabolita in realtà, l’effettore del sistema non è il Glucosio, ma una
piccola molecola di AMP ciclico:
- prodotto ad opera di un enzima, l’Adenilato ciclasi, a partire dall’ATP.
I livelli di Glucosio invece, hanno il compito di controllare l’Operone lac:
- quando la [Glucosio] è alta l’Adenilato ciclasi è inibito, per cui verranno ridotti i livelli cellulari di
AMP ciclico; si avrà una bassa espressione dell’Operone lac.
- quando la [Glucosio] è bassa l’Adenilato ciclasi non è inibito, funziona e quindi sarà in grado di
produrre, a partire dall’ATP, AMP ciclico; si avrà un’elevata espressione dell’Operone lac.
REPRESSIONE
Se è presente una quantità elevata di Trp, la trascrizione dell’Operone viene inibita.
Il repressore normalmente INATTIVO, una proteina allosterica prodotta dal gene TrpR, viene attivata in
seguito al legame con il Triptofano (agisce mediante un meccanismo a Feedback) reso attivo, il
repressore si lega all’operatore, impedendo la trascrizione dei geni a valle.
La repressione riduce 70 volte la trascrizione.
ATTENUAZIONE
Garantita dalla presenza della sequenza Leader, contenente l’ATTENUATORE che potrà ulteriormente
inibire la produzione di Trp, quando questo sarà presenza in alta concentrazione.
È un controllo possibile, in quanto trascrizione e traduzione nei procarioti avvengono simultaneamente:
man mano che l’RNApol trascrive la sequenza di DNA, si forma l’RNAm sul quale si lega il ribosoma.
- La trascrizione dei geni strutturali, può essere sottoposta oltre che ad un controllo trascrizionale,
anche ad un controllo traduzionale: in questo caso avranno un ruolo fondamentale i RIBOSOMI.
Normalmente, quando l’RNApol si lega all’operatore, potrà iniziare la trascrizione;
a seconda però dei livelli di Trp, la trascrizione può avere 2 destini:
1. Termina prima che sia stato trascritto l’intero RNAm policistronico
2. Se la quantità di Trp non è sufficiente, è possibile che l’RNApol riesca a continuare la trascrizione.
La regione Leader, viene trascritta in un RNAm caratterizzato da 4 regioni:
regioni che possiedono una certa complementarietà di basi,
vuol dire che la regione 1 è in grado di appaiarsi alla regione2;
la regione 2 alla 3; la regione 3 alla 4.
Nella regione 1 vi sono 2 codoni per il Trp (UGG) ed un codone di Stop (UGA);
- Se la quantità di Trp, portata dagli RNAt è sufficiente, questo codone si Stop interromperà la
sintesi e si formerà un breve peptide, detto PEPTIDE LEADER (14 AA).
- Se la quantità di Trp non è sufficiente, la trascrizione continua.
Quando si forma l’RNAm della regione Leader, si potranno formare 3 strutture alternative, dovute ad
appaiamenti diversi:
1. Appaiamento tra le regioni 1 e 2 servirà come segnale di PAUSA per l’RNApol.
2. Appaiamento tra le regioni 2 e 3 servirà come segnale di ANTI-TERMINAZIONE (l’RNApol può
continuare la trascrizione).
3. Appaiamento tra le regioni 3 e 4 servirà come segnale di TERMINAZIONE, per formazione di una
forcina che determinerà la fine della trascrizione.
Le strutture 2° quindi, dipendono dalla [Trp] trasportate dall’RNAt.
Ed è proprio grazie all’associazione tra Traduzione Trascrizione che si potrà verificare un cambiamento
conformazionale dell’RNAm.
1. Per cercare di dimostrare il modello dell’Attenuazione vennero studiati Mutanti nei quali si
effettuavano delle sostituzioni di coppie di basi nelle regioni 3 e 4 della sequenza Leader:
sostituendo alcune coppie di basi, si riuscì ad osservare come diminuisse la complementarietà tra le basi
stesse è molto più improbabile che si formi la forcina 3-4 di terminazione.
La struttura era meno stabile e quindi meno efficiente nell’interruzione della trascrizione.
2. Seconda classe di mutanti, consisteva nella sostituzione dei codoni Trp (presenti nella regione 1
della sequenza Leader) con codoni che codificavano per un AA diverso.
In questi ceppi mutanti, l’Attenuazione NON avveniva in risposata a cambiamenti del livello del Trp, ma
piuttosto avveniva in risposta a cambiamenti del livello dell’AA che era codificato dai codoni sostituiti.