Trascrizione delle lezioni dei giorni 13/10; 20/10; 27/10; 17/11; 24/11; 26/11.
Francesco Tinelli
Alessio Rivolta
Gabriele Colombo
Andrea Mereghetti
Martina Gambelunghe
Andrea Provera
Pietro Salmoirago
INTRODUZIONE
•GENOTIPO= DNA; FENOTIPO= ciò che appare: siamo diversi ognuno dall'altro
fenotipicamente ma possiamo avere parte del genotipo simile
Ormai la biologia molecolare è una disciplina che si interseca moltissimo con altre
discipline come la biologia cellulare, la genetica, l'epigenetica --> condivisione in più
discipline di concetti comuni.
La biologia molecolare è entrata a far parte di molte discipline che un tempo erano
tutte separate tra di loro: questo lo dobbiamo all'avvento della genomica (branca della
biologia molecolare che si occupa dello studio del genoma degli organismi viventi).
Attualmente siamo nel momento storico POST-GENOMICA: stanno sequenziando DNA e
noi conosciamo tutte le basi nucleotidiche del DNA di varie specie viventi. Ciò ha
permesso di creare un'altra modalità di approccio allo studio alla biologia. Anche la
modalità di cura del paziente è cambiata: vivendo nella post-genomica possiamo fare
diagnosi di malattia e curare in maniera più orientata al paziente.
CELLULA
Tutte le forme di vita condividono la stessa unità funzionale, nonostante la varietà dei
genotipi. Le cellule sono le unità fondamentali della vita. Gli organismi viventi si
riproducono trasmettendo informazione genetica alla loro progenie: tra un
organismo vivente e l'altro trasmettiamo DNA. Nonostante la varietà dei fenotipi tutte
le forme di vita condividono gli stessi meccanismi essenziali a livello della trasmissione
e dell'espressione del fenotipo.
DOGMA CENTRALE
Prima dell'era genomica il dogma centrale della biologia molecolare è stato questo:
DNA-->RNA-->PROTEINA (Watson e Crick hanno stabilito questo dogma).
Quello che si è sempre pensato in biologia molecolare è che dal DNA si passa al RNA e a
ogni RNA corrisponde una proteina.
Un'altra scoperta importante ha permesso di elaborare questa freccia tratteggiata e non
continua tra RNA e DNA (figura 1). L'esistenza dell'enzima TRASCRITTASI INVERSA che è
capace di passare da RNA a DNA.
C'è anche una freccia tratteggiata che passa dal DNA alle proteine.
Questo dogma è stato rivisto: non sempre dal RNA si passa alla proteina: esistono degli
RNA, che sono funzionalmente importanti ma non codificano proteine (miRNA, snRNA...)
GENE
Il Gene è una sequenza di DNA che codifica per una proteina e/o un RNA. Noi
sappiamo che un gene può anche codificare un RNA che non dà luogo a una proteina:
quindi questa definizione di gene non è del
tutto corretta.
Anche la definizione di gene è stata rivista: L'avvento della genomica ha messo in crisi la
tradizionale definizione di gene, che è molto dibattuta.
GENOMA
Il genoma è una lunga sequenza di DNA che
fornisce tutte le informazioni ereditarie dell’organismo. Fisicamente il genoma può
essere diviso in un numero distinto di molecole di DNA, i cromosomi. Il genoma puo’
essere definito come la sequenza d i DNA contenuta in ciascun cromosoma.
Funzionalmente il DNA è diviso in geni: ogni gene e’ una sequenza di DNA che codifica un
solo tipo di RNA o di polipeptide/proteina. (definizione dal libro GENE X)
Tenendo conto delle definizioni di geni e genoma sin qui affrontate, in che maniera
possiamo decidere se un fungo e’ parente più stretto di un vegetale o di un animale? In
base a quale parametro cioè, siamo in grado di spiegare perchè siamo organismi più
complessi di altri?
L’analisi del genoma ci ha dato un mezzo più semplice, più diretto per determinare
relazioni evolutive tra microrganismi. La sequenza completa del DNA di un organismo
definisce la specie con alta precisione e con un dettaglio esauriente: tramite questa
sequenza possiamo risolvere molte domande.
L’analisi comparata dei genomi dei diversi organismi in corso di sequenziamento sta
permettendo di comprendere meglio l’organizzazione e la funzione dei genomi. Si vede
un allineamento e paragone delle sequenze dei diversi genomi: il paragone della
sequenza di vari genomi che appartengono a specie diverse si chiama 'FILOGENESI DEI
GENOMI ASSEMBLATI' .
Un antenato comune si è separato, si è biforcato nei vari altri organismi: il verme/
moscerino della frutta e zanzara/ ascidia/ pesce palla/ uomo e topo; è sorprendente ad
esempio che il pesce palla sia abbastanza simile all'uomo e al topo; il pesce palla è più
simile all'uomo e al topo di quanto sia la scimmia, il verme o il moscerino; inoltre il
verme e il moscerino sono simili tra loro
Questa filogenesi è stata possibile proprio perché noi conosciamo esattamente la
sequenza di questi genomi: è quindi possibile allineare la sequenza dei genomi di questi
microorganismi e scoprire quale è l'antenato comune e come le specie si sono evolute.
E' possibile, inoltre, misurare il grado di identità (omologia) dei geni dei diversi genomi,
e estrapolare da quanti anni le due specie si sono separate dall’antenato comune.
ARCHEOBATTERI
Gli archeobatteri presentano una serie di caratteristiche e proprieta’ che li
differenziano dagli eubatteri:
QUALI SONO LE BASI GENOMICHE DELLA CRESCENTE COMPLESSITA' DELLE SPECIE CHE
SI SONO EVOLUTE SULLA TERRA E QUINDI DELL'UOMO?
Siamo degli organismi complessi; come si misura la complessità? Per complessità si
intende:
•N° di tipi cellulari distinti in un dato organismo, ovvero la molteplicità di destini
differenziativi
CURIOSITA': degli specialisti studiando la complessità hanno scoperto che dall'inizio del
cambriano (1miliardo di anni fa) sono comparse forme di vita a complessità crescente
Inoltre l'evoluzione delle forme di vita a maggiore complessità è stata assai rapida,
relativamente alla storia della vita sulla terra
Quali sono le basi genomiche della crescente complessità delle specie che si sono
evolute sulla terra? E quindi dell'uomo? Sulla base di cosa misuriamo la nostra
complessità? Sulle dimensioni del genoma(più grande del topo o della pianta)?
Sull'organizzazione del genoma? Sul numero e sulla funzione dei geni?
Non sembrerebbe: se esaminiamo l’ immagine (figura 2) le dimensioni del genoma sono
diverse: il virus ha un genoma di dimensione minore di un mammifero o di un batterio.
Tuttavia le piante e le alghe hanno delle dimensioni maggiori delle dimensioni del nostro
genoma.
Certamente la complessità dei metazoi prima e quindi dei vertebrati poi, correla con
la comparsa di nuovi geni e nuove funzioni (C'è un 20% comune a tutti gli eucarioti;
un 10% addizionali negli eucarioti multicellulari e un 70% specifici nel genere).
3° domanda in che modo durante l’ evoluzione si sono generati nuovi geni e nuove
funzioni?Come è stato possibile che si siano generati geni nuovi appartenenti solo a
quella specie?
Il genoma è organizzato in maniera diversa: i geni occupano circa il 25% del genoma
(per gene intendiamo la definizione solita: quel pezzo di DNA che dà forma al mRNA
e quindi a una proteina). Le sequenze codificanti proteina però sono circa l'1% del
genoma. Abbiamo un 45% che sono i trasposoni (elementi nuovi del genoma con la
proprietà di potersi spostare in posizioni diverse del genoma)
Gli pseudogeni sono lo 0.1%; Sequenze semplici ripetute sono circa il 3%; Duplicazioni di
segmenti sono circa il 5%.
•Ripetizioni intersperse
•Ripetizioni in tandem
Ad es. la famiglia delle globine in cui i vari membri di quella famiglia sono diversi,
perchè dentro la proteina ci sono degli amminoacidi diversi e quindi della basi diverse
nel DNA. Nell'ambito dei geni totali ci sono delle famiglie geniche. Il n° di geni per ogni
singola famiglia genica aumenta all'aumentare della complessità degli organismi; se noi
passiamo dal batterio e arriviamo all'uomo aumenta la complessità del numero di geni da
famiglia a famiglia genica.
FAMIGLIA GENICA(Wikipedia): gruppo di geni che mostrano una certa similarità di
sequenza di DNA e derivano tutti da una gene ancestrale comune. Tra queste famiglie
quella più studiata è quella delle globine (emoglobina, mioglobina..) i cui geni
codificano per le catene polipeptidiche delle emoglobine fetali e adulte .
Esistono:
I membri di una stessa famiglia genica possono essere localizzati in un unico cluster,
possono essere dispersi oppure possono essere localizzati su più cluster.
Per esempio i geni dell'alfa globulina sono presenti in cluster, cioè in raggruppamenti
genici; altri geni come la piruvato deidrogenasi o l'aldolasi sono dispersi in zone diverse
del genoma oppure ci sono dei geni come gli HOX, molto importanti per lo sviluppo dei
microorganismi che sono localizzati in più raggruppamenti, in più cluster.
Perché delle tubuline esistono più famiglie, e non esiste solo un tipo di tubulina ma
esiste sia l'alfa che la beta tubulina?
Queste proteine hanno funzioni diverse; perché nell'organismo è stato necessario, da
un punto di vista evoluzionistico sviluppare un'alfa e una beta tubulina? L'evoluzione
ha un senso logico: esse hanno funzioni diverse perché nella cellula è difficile
pensare che ci sia una RIDONDANZA di funzione(vuol dire che quel microrganismo
aveva bisogno di avere sia una alfa che una beta tubulina; serviva quella funzione
particolare). Sempre c'è un certo differenziamento nelle proteine, tra diverse isoforme
Nella cellula ancestrale, tanti miliardi di anni fa esisteva soltanto la tubulina; poi il gene
si è duplicato formando alfa tubulina e beta tubulina e poi si è avuta una divergenza:
esse hanno sequenze amminoacidiche diverse e quindi si è introdotta una diversità
dovuta a differenti sequenze amminoacidiche.
GENI PARALOGHI
GENI ORTOLOGHI
I geni ORTOLOGHI sono invece ad esempio all'alfa tubulina umana e l'alfa tubulina del C-
elegans, della Drosophila che sono simili.
Geni ortologhi sono i geni che, in organismi differenti(es. uomo e topo), codificano
per le stesse proteine. (Alfa tubulina umana e alfa tubulina del C.Elegans).
DUPLICAZIONE GENICA
Abbiamo detto che uno dei principali meccanismi che ha sostenuto e sostiene
l'evoluzione dei genomi è la duplicazione genica: COME PUO' LA DUPLICAZIONE DEI
GENI GENERARE DIVERSITA' BIOLOGICA??
1)Le regioni codificanti i geni duplicati subiscono nuove mutazioni generando nuove
funzioni: ad esempio il gene alfa globina nell'uomo è simili al quello del topo per l'80%
(quando si parla di queste percentuali di similitudine ci si riferisce alla sequenza delle
proteine e non alla sequenza del DNA che in realtà è molto più diversa); la diversità
quindi è dovuta, dopo l'evento di duplicazione a mutazioni che hanno prodotto il
cambiamento della sequenza di amminoacidi nelle proteine corrispondenti (MUTAZIONI
IN FATTORI DI TRASCRIZIONE).
2)I geni duplicati acquisiscono nuove sequenze regolatrici di DNA, permettendo alle
diverse copie duplicate di un gene di essere differenzialmente espresse all'interno
dell'organismo durante lo sviluppo: la diversità può quindi derivare anche dalla
modificazione dei regolatori del DNA (il promotore o delle sequenze regolatrici) che
regolano ad esempio l'espressione di un gene a valle.
•Proprietà diverse (Hb fetale γ conferisce una maggiore affinità per l’ ossigeno)
3)Il genoma è un genoma attivo e quindi dei pezzi di DNA possono anche rimescolarsi tra
di loro: la nostra diversità nella meiosi si ha nel crossing-over ad esempio e questo
permette la ricombinazione e la diversificazione dell'inidividuo che viene generato
rispetto agli individui parentali
4)Trasferimento di materiale genico tra cellula e cellula
Quesito irrisolto: perche' ad un certo punto dell'evoluzione c'è stata la necessità nel topo
di duplicare per mutazione un gene preesistente che poi si conservasse nell'uomo e che
se espresso in eccesso fosse responsabile della formazione di un tumore?
•Il C. Elegans è il verme ed è studiato perchè i meccanismi al suo interno sono meno
complessi; il C.Elegans ha 20.000 geni, la Drosophila 14.000 ma quest'ultima ha un
fenotipo più complesso del C.Elegans
•L'uomo rispetto al topo, che contiene all'incirca lo stesso numero di geni, ha degli
schemi di espressione completamente diversi e molto più numerosi
UOMO E TOPO
-Circa 25-28.00 geni
-L'80% di questi geni sono perfettamente allineabili tra topo e uomo
-Il 20% derivano da eventi di duplicazione discendenza specifici
UOMO E SCIMPANZE'
-98% dei geni sono conservati; per es. se si prendono 2 ascidie (animale marino) della
stessa popolazione i loro geni differiscono dell' 1.5%, in due popolazioni diverse del 2.5%
-Uomo, scimpanzè e topo: elevata sintenia (associazione di due o più geni in uno stesso
cromosoma)
STUDIO SCIENTIFICO SU NATURE: livelli di mRNA nel fegato dell'uomo, nello scimpanzè e
nell'orangotango: non hanno fatto un confronto sul genoma ma sull'espressione dei geni:
hanno trovato che la diversità tra la scimmia e l'uomo è nell'espressione di mRNA
rappresentativi di fattori di trascrizione. La diversità sta nell'espressione di questi fattori
di trascrizione che è diversa tra uomo e scimpanzé.
CROMATINA
Due differenze principali della trascrizione negli eucarioti e nei procarioti: nei procarioti
la trascrizione avviene su un filamento di dna stampo, negli eucarioti avviene su uno
stampo di cromatina. Questa è una prima differenza fondamentale.
Ma cosa si intende per cromatina e cosa significa che la trascrizione negli eucarioti è più
complessa e ha bisogno di un sistema più elaborato che nei procarioti?
Il fattore sigma della RNA polimerasi batterica legge il dna per trovare il suo promotore,
non ha bisogno di altre proteine. È sufficiente che trovi il promotore per iniziare a
trascrivere. La RNA polimerasi degli eucarioti non legge il dna, per cui l’ inizio della
trascrizione coinvolge numerose altre proteine che si devono pre-legare al dna per
reclutare in un secondo momento la RNA polimerasi.
All’ interno della cellula il dna è associato con proteine in un complesso chiamato
cromosoma. Parliamo di cromosoma perché ci troviamo in un momento particolare, la
metafase del ciclo cellulare. La metafase è tra l’ altro il momento in cui in citogenetica
è possibile fare un cariotipo. Il cromosoma
rappresenta un sistema particolare di condensazione del dna. I bastoncelli che vediamo
in metafase esistono perché in quel momento il dna è ripiegato in una struttura
particolare. Nelle cellule eucariotiche l’ associazione del DNA più proteina forma una
struttura chiamata cromatina. La cromatina sottintende che non stiamo parlando solo
di DNA, ma di DNA complessato con proteine.
La componente proteica svolge la funzione di condensazione del DNA che deve stare in
uno spazio molto piccolo, 10/15 micron. Per questo per stare in uno spazio così piccolo
deve essere compattato. Le proteine istoniche servono a far ripiegare il DNA e formare
la cromatina. La cromatina appare al microscopio come un filo di perle e consiste in una
serie compatta di particelle discrete, che si possono osservare all’ esame microscopico,
hanno una dimensione all’ incirca nell’ ordine dei 10 nanometri, e vengono chiamate
nucleosomi.
Più del 95% della cromatina è ritrovato in forma di scala di 200 bp. Tutto il dna è quindi
organizzato in nucleosomi. Il core dei nucleosomi è però di 146bp: inizialmente la dnasi
micrococcica taglia tra i nucleosomi, e alla fine si ottiene l’ unità minima: il core di
146bp. Il dna microsomico non è facilmente accessibile alla dnasi micrococcica, che può
solo digerire a livello del dna-linker. È però in grado di idrolizzarlo in alcune regioni
ipersensibili e queste regioni rendono possibile mapparlo.
Questi domini sono: 1) Dominio “Histone Fold” che serve proprio per ripiegare il dna ed
è importante per la formazione dei complessi intermedi (dimeri e tetrameri); 2) la
porzione N-terminale.
Le code degli istoni sono prive di ordine e fuoriescono da entrambe le faccie del
nucleosoma (come anche si vede in figura 2) e fra i due avvolgimenti del DNA e sono
accessibili da parte delle proteasi e alle modifiche trascrizionali. L’ istone viene infatti
modificato da alcuni enzimi, estremamente importanti nelle mutazioni (es: nella
leucemia si è identificata un’ anomalia in un enzima che modifica le code degli istoni).
Queste code sono quindi libere e modificabili. A seconda di dove viene modificata la
coda istonica e a seconda del tipo di modificazione, il gene può essere acceso o spento.
Può quindi essere una modificazione che regola la trascrizione del gene, in modo
positivo o negativo.
Una particolarità ad esempio è che gli istoni del core appena sintetizzati hanno uno
specifico schema di acetilazione che viene rimosso dopo che gli istoni sono assemblati
nella cromatina (figura 5). Queste modificazioni sono aggiunte o rimosse dai nucleosomi
incorporati nella cromatina per regolare la trascrizione: quando i residui degli istoni
sono acetilati il gene è attivo; quando sono deacetilati il gene è inattivo.
Ogni modificazione svolge una funzione ben precisa. Esiste un codice istonico che
può essere letto da proteine coinvolte nell’ espressione genica, regolando in senso
positivo o negativo la trascrizione.
Le code degli istoni modificati possono anche servire a reclutare sulla cromatina
specifiche proteine (acetilasi, metilasi, demetilasi ecc.). Le proteine che vengono
reclutati possiedono ulteriori domini proteici (bromodomini, cromodomini, domini
TUDOR e PHD) riconoscono specifiche forme modificate e specifiche delle code
istoniche. In altre parole, la proteina che ad esempio possiede un bromodominio, è
quella che riconosce una coda acetilata, e fa si che possa essere regolata la trascrizione
eliminando quelle proteine che invece la impediscono. In genere l’ acetilazione
aumenta la trascrizione mentre la metilazione inibisce la
trascrizione. Oltre agli eventuali bromodomini, cromodomini, domini
TUDOR o PHD, le proteine reclutate possiedono anche altri domini: ad
esempio la proteina Snf2 oltre ad un bromodominio possiede anche un
dominio di “Elicasi C”.
•La fibra da 30 nm è un’ elica doppia formata da due file di nucleosomi avvolte in
solenoide o a zig-zag (eterocromatina). L’ istone H1 non fa parte del core del
nucleosoma, ma si può legare esternamente al nucleosoma promuovendo la
formazione della fibra da 30nm (folded chromatin).
Ricordiamoci inoltre che sulla superficie del nucleosoma la struttura del DNA varia:
•Il DNA nucleosomale mostra regioni in cui è curvato in modo regolare e regioni con
piegature;
Figura 6
•Sulla superficie del nucleosoma il DNA è avvolto a 10,2 bp/
giro invece che 10,5 bp/giro in soluzione acquosa (è meno
avvolto).
L’ unità più piccola del nucleosoma è di 146 basi. Un nucleosoma non si può quindi
posizionare se si hanno a disposizione ad esempio 50 basi. Lo spazio minimo di
posizionamento dei nucleosomi è di 146 basi.
Esiste inoltre la possibilità per alcune proteine di legarsi al nucleosoma. Una volta
legate al DNA facilitano la deposizione del nucleosoma in posizione adiacente alle
proteine stesse. In nucleosomi si formano di preferenza sul DNA curvo e le sequenze A-T
sono più inclini ad avvolgersi in un nucleosoma.
3.Gli ottameri istonici non sono mantenuti durante la replicazione mentre sono
conservati i tetrameri e i dimeri.
La replicazione della cromatina, in ogni caso, non vede alcun LUNGO periodo in cui il
DNA è privo di istoni, poiché è estremamente rapida. Il passaggio della forca re
plicativa rimuove gli ottameri istonici del DNA e questi si dissociano nei tetrameri H3/
H4. I tetrameri e i dimeri sono trasferiti dietro le forche di replicazione e quindi
reinseriti nel nuovo DNA (figura 7).
Figura 8
L’ RNA polimerasi è più grande del nucleosoma e per questo deve esistere questo
meccanismo perché potesse accedere al DNA e attivare la trascrizione.
I nucleosomi sono strutture che si modificano durante la replicazione e si devono
modificare affinchè il DNA venga duplicato e trascritto. Il DNA in seguito alla presenza
di questo complesso proteico non sarebbe accessibile (l'unica parte accessibile sarebbe il
DNA-linker presente tra un nucleosoma e l'altro). I nucleosomi vengono dunque rimossi e
riassemblati durante la replicazione.
RNA polimerasi non può accedere al DNA anche perchè più grande del nucleosoma stesso
(500 KDa RNA pol vs 300 Kda nucleosomi). Dopo la replicazione le cellule si dividono
generando cellule figlie, dunque la struttura deve ricomporsi come nella cellula madre.
Si deve dunque ereditare non solo l'informazione genetica ma anche quella
epigenetica. Per EPIGENETICA si intende tutto ciò che regola la funzione di un gene.
CONCETTI:
1) La maggior parte dei geni trascritti mantiene organizzazione nucleosomica anche se
l'organizzazione della cromatina cambia durante la trascrizione.
2) RNA pol rimuove gli ottameri istonici durante la trascrizione, ma si riassociano al DNA
non appena la polimerasi è passata
3)I passaggi sono i seguenti: RNA pol lega il promotore, libera iò DNA dalla struttura del
nucleosoma, passa, trascrive e poi il nucleosoma si riforma in una nuova posizione.
Un rimodellatore presenta tante subunità con funzioni diverse, che possono a loro volta
regolare geni particolari o positivamente o negativamente regolandone la funzione. Es:
regolazione di visione cellulare, regolazione degli oncogeni, regolazione di vie di
segnalazione...ecc.
Queste proteine dunque favoriscono o meno il sito di inizio di geni diversi che hanno
funzione diverse.
MODIFICATORI
I modificatori hanno funzioni importanti, quali la regolazione della trascrizione
attraverso modificazione della cromatina. Per fare questo è necessario modificare le
proteine istoniche che fanno parte dei nucleosomi e che poi dicono ai geni se
cominciare o inibire la trascrizione.
Due modificazioni importante sono l' ACETILAZIONE o DEACETILAZIONE, ad opera di due
enzimi:
•ISTONE ACETIL TRANSFERASI (HAT) per l'acetilazione
Si può avere in clinica un utilizzo pratico di inibitori per HAT per la cura della leucemia
promielocitica o per la cura di linfomi.
IMPORTANTE: HAT acetila e attiva l'espressione genica; HDAC toglie residui acetilati
dagli istoni e inibisce la trascrizione
HAT acetila sui residui di Lisina.
APPLICAZIONE CLINICA: vi sono delle proteine oncogeniche appartenenti ad un
adenovirus che legano una proteina P300 impedendo l'attività di HAT e quindi impedendo
la trascrizione di geni che regolano negativamente la proliferazione cellulare; la cellula
prolifera secondo un processo tumorigenico. Quindi possiamo dire che la regolazione
dell'attività delle HAT è importante per lo sviluppo di alcune patologie tumorali.
CONCETTO: HAT non solo acetila ma si può legare ai residui acetilati degli istoni.
I complessi di repressione sono composti da varie unità, quindi da varie proteine che
interagiscono tra loro.
RPD3 e SIN3 e i loro omologhi costituiscono grossi complessi multimolecoari di
repressione trascrizionale, fra cui MAD/MAX della famiglia dei MYC. Sono importanti
perchè regolano la proliferazione cellulare.
SITI IPERSENSIBILI DELLA CROMATINA
Esistono anche dei siti ipersensibili che rappresentano zone della cromatina in cui il DNA
non è organizzato nella solita struttura nucleosomica. A livello dei promotori dei geni
espressi, così come nelle origini di replicazione e nei centromeri si trovano siti
ipersensibili.
Questi sono regolati dal legame di proteine regolatrici che escludono gli ottameri
istonici. Un dominio contenente un gene trascritto è definito da un'aumentata sensibilità
alla degradazione da parte della DNAasi (enzima che digerisce DNA e come tale deve
essere accessibile al DNA).
Si può misurare la sensibilità delle DNAasi determinando la velocità con cui scompare
una banda di DNA contraddistinta con sonde specifiche. Se un gene è trascritto vuol dire
che il DNA è libero e quindi accessibile alle DNAasi; se non è trascritto vuol dire che non
è accessibile alle DNAasi.
La sensibilità alle DNAasi rivela cambiamenti della struttura della cromatina. La
struttura della cromatina a sua volta determina buona parte dei meccanismi epigenetici.
La struttura della cromatina è anche importante per determinare l'accessibilità del DNA
che si vuole trattare Es: vedi slide--> geni della globina in una cromatina de condensata.
EREDITA' EPIGENETICA
Per eredità epigenitica si intende l'esistenza di una struttura molecolare che si
autoperpetua e non dipende dalla sequenza del DNA. E' sostanzialmente il
mantenimento di strutture proteiche durante la replicazione. Questo concetto è
diverso dall'eredità intesa in senso generale, la quale è definibile come DNA che si
trasmette da una cellula madre alle cellule figlie.
Per avere la giusta eredità epigenitica bisogna ritornare ad una situazione nella cellula
figlia identica a quella della cellula madre. Così facendo non si ha l'eredità della sola
struttura del DNA ma anche dell'eterocromatina (le proteine associate al DNA)--> questa
è l'eredità epigenetica.
Se così non fosse infatti si avrebbero delle cellule figlie diverse dalla cellula madre,
quindi in sostanza la regolazione epigenetica del genoma consiste nella trasmissione di
specifiche strutture della cromatina, che è conservata come informazione epigenetica e
trasmessa durante la mitosi.
L'eredità epigenetica è l'eredità di un apparato di proteine che però può modificare la
funzione di quella determinata cellula. E' un fenotipo dunque che risulta da
modificazione di un cromosoma in assenza di alterazione nella sequenza del DNA. Una
condizione epigenetica stabilmente ereditabile può dipendere da un fattore:
EPIGENETOR--> segnali dell'ambiente extracellulare.
I fattori che possono modificare l'ereditarietà epigenetica possono dunque essere fattori
ambientali, stress ossidativo, radiazioni UV, ipossia, tutto ciò che proviene dall'esterno.
Il microambiente in cui viviamo quindi può non solo provocare modificazioni a carico del
DNA (mutazioni) ma possono anche provocare delle mutazioni epigenetiche che poi
possono essere trasmesse e possono determinare malattie
ISOLE CpG
Le modificazioni trascrizionali possono influenzarsi reciprocamente. Gli istoni infatti,
come già detto, possono essere metilati o acetilati e la metilazione può influenzare
l'acetilazione e a loro volta possono interagire con la metilazione del DNA.
Il DNA è metilato in Citosina ed in particolare ci sono zone dette CpG Island in cui il
dinucleotide Citosina-Guanina è presente con una frequenza del 20%; in realtà questa
frequenza è minore di quella attesa, sulla base di quante coppie di guanina e citosina
sono presenti nel genoma. La frequenza è minore appunto perchè molte di queste
coppie CG sono metilate. (immagine in basso)
In seguito a metilazione la
Citosina diventa metil-citosina e
quello che si può verificare è
una mutazione: la metilCitosina
può essere deamminata e
trasformata in Timina.
Le isole CPG sono regioni in cui
la densità è circa 5 volte
maggiore rispetto al resto del
genoma e il contenuto medio di GC del 50%. Nel genoma umano ci sono circa 45.000
CpG Island, concentrate generalmente a 5' di un promotore e spesso metilate in modo
regolare. Esse regolano la conformazione delle cromatina; la trascrizione di molti geni
mostra uno schema di metilazione costante.
La metilazione di un'isola impedisce l'attivazione di un promotore al suo interno
impedendo la trascrizione di un gene.
METILAZIONE: evento epigenetico che serve ad evidenziare l'inattivazione di uno dei
due alleli del cromosoma X.
L'AZACITIDINA, analogo non metilabile della citidina, viene utilizzata in alcune terapie
incorporata al posto della citidina e impedisce la metilazione della citidina stessa,
promuovendo cambiamenti dello stato differenziativo della cellula attivando dei geni del
cromosoma X che era silente.
L'enzima che metila è la DNMT. Se si genera un Knock-out, ovvero un topo costruito con
meccanismi di ricombinazione genica, in modo tale che le cellule del topo in questione
non abbiano più un determinato gene, si può eliminare la funzione di quel gene e quella
proteina.
L'eliminazione del gene che codifica per la DNMT è incompatibile con la vita. Nell'umano
mutazioni per il gene che codifica DNMT impediscono la metilazione con conseguente
instabilità cromosomica e sviluppo di patologie.
N.B. Quando il DNA si duplica, deve essere mantenuto anche lo stato di metilazione.
Il DNA delle cellule figlie deve essere metilato. Tutto ciò è permesso da delle metilasi
di mantenimento: si associano al DNA mantenendo lo stato di metilazione. La
metilazione è un'eredità epigenetica.
METILASI DE-NOVO
Metila a vari livelli, per metilare hanno bisogno di altre proteine, esempio EZH2; la DNA
metil-transferasi è reclutata contestualmente ad un istone metil-transferasi, che
metilando gli istoni recluta proteina HP1 che è inibitoria per la trascrizione.
La metilazione del DNA può reclutare al DNA metilato proteine specifiche come il
repressore MeCp2 che possono a loro volta reclutare altri repressori come le deacetilasi.
IN SOSTANZA la metilazione del DNA recluta altri complessi di rimodellamento della
cromatina.
In sintesi il procedimento è il seguente: iston- metil-transferasi metila l'istone-->
recluta HP1 (inibitore della trascrizione)--> HP1 recluta DNMT1--> DNMT1 metila il
DNA--> DNMT1 recluta altre proteine inibitorie come MECP2
APPLICAZIONE CLINICA
Esistono patologie legate a mutazioni dei rimodellatori della cromatina. Es: RETT
syndrom (vedi slide) malattia che si sviluppa nelle bambine con conseguenti effetti
neurologici causati da mutazioni di questa metilasi.
La metilazione del DNA è responsabile di un imprinting epigenetico. Nelle cellule
germinali primordiali vi erano metilasi e quindi geni non espressi. Queste metilasi e le
loro metilazioni sono state rimosse durante la gametogenesi, avviando un nuovo schema
di metilazione specifico per ciascun sesso. Per cui nei gameti femminili alcune metilasi
sono state attivate, mentre altre nei gameti maschili no.
Questo processo, tra la fecondazione e la blastocisti, si verifica negli embrioni a carico
delle XEN-Cells che vanno incontro a demetilazione eccetto per alcuni geni. Se si
alterano questi processi si hanno conseguenze negli individui che si formano.
Nei diversi stadi si hanno quindi attivazioni ed inattivazioni diverse a seconda delle
metilasi o delle demetilasi determinando così differenziamento.
Epigenetica: modificazioni fenotipiche che sono ereditarie ma che non sono dovute
alla comparsa di mutazioni nella sequenza di DNA.
Differenze nei pattern di metilazione del DNA. C’è un enzima che è in grado di acetilare
il DNA di cellule normali a cellule tumorali. Nelle cellule tumorali il DNA può essere
metilato con una deacetilasi e quindi se la regolazione è negativa potremo abolire la
trascrizione dei geni che servono a inibire la proliferazione tumorale.
Esistono dei geni che sono frequentemente mutati o ipermetilati nel cancro.
TRASCRIZIONE
Due differenze principali tra la trascrizione degli eucarioti e quella dei procarioti. Nei
procarioti la trascrizione avviene su un filamento di DNA stampo. Mentre negli eucarioti
avviene su uno stampo di cromatina. Affinchè la trascrizione di un gene avvenga, questo
deve essere in una conformazione cromatinica precisa. L’RNA polimerasi dei procarioti
non riconosce il DNA, l’inizio della trascrizione coinvolge altre proteine che si devono
attaccare al DNA per poi reclutare la RNA polimerasi. Le RNA polimerasi sono diverse e
dipendono da altri cofattori. I promotori dei geni si possono trovare in vari tipi di
configurazione cromatinica. Possono essere chiusi o aperti. Esistono 3 RNA polimerasi
1-2-3. Noi parliamo della 2 che codifica Mrna, smRNA, miRNA.
Altra differenza: i procarioti hanno numerosi fattori di inizio della trascrizione; mentre
gli eucarioti esiste solo il fattore SIGMA. RNA polimerasi deve riconoscere la sequenza di
DNA che deve trascrivere. E’ importante sapere cosa è un promotore.
Enhancers
Regione di circa 100 basi, contiene parecchi siti di legame. Abbiamo il promotore
dove inizia la trascrizione. La separazione può essere di 100 basi(vicino) o migliaia di
basi(lontano) dove si inseriscono proteine per la loro regolazione. Un gene per essere
trascritto ha bisogno di un promotore, con sequenza nucleotidica posta a monte o a
valle del sito di trascrizione. Tale sequenza di 40-60 basi è sovrapposta al sito di inizio
della trascrizione e serve da sito di riconoscimento per l’RNA polimerasi.
TBP è una proteina importante che si lega al segmento TATA, questa proteina
chiamata “tata binding protein”, è un componente di fattore di posizionamento
necessario ad ogni tipo di RNA polimerasi per legarsi al promotore così da iniziare la
trascrizione del gene.
La TATA box binding protein è un fattore universale che permette alla RNA polimerasi
di legare il proprio promotore. Il DNA ha delle curvature che permettono il
posizionamento delle proteine.
TATA binding protein è 800 KDa,costituito da 14 fattori che si associano a TBP. Il nucleo
soma deve disassemblarsi permettere la trascrizione.
TAF1 è una proteina che contiene 2 bromodomini: permettono l’interazione con lisine
istoniche acetilate e partecipa all’
attivazione del promotore. Colabora con
TF2A e TF2B (TATA BINDING ASSOCIATED
FACTORS). La cromatina deve essere
eucromatina. I geni quindi devono essere
trascrivibili. Ogni fattore di trascrizione
deve essere reclutato ed agire con un
altro.
Il rilascio del promotore è il segnale dell’evento che possa essere trascritto. Il fattore
energia scompone la catena del DNA. I fattori possono non essere saputi. Hanno delle
sub unità con attività DNA elica e ATP-asica, così da esporre il filamento stampo.
Gli activator factors ricordano gli istoni. Legano il DNA. La TATA binding protein è
costituita da un complesso di proteine. I fattori di trascrizione sono necessari per
denaturare il DNA e permettere il movimento della polimerasi. Si ha la fosforilazione
della coda della DNA polimerasi 2. La fosforilazione è necessaria per l’inizio della fase di
allungamento. Complesso di pre-inizio, ATP e fosforilazione vengono rilasciati tutti
tranne la TBP. L’evento determinante per determinare se un gene sarà espresso è il
rilascio del promotore. Transizione verso la fase di allungamento. Il complesso di
trascrizione è costituito da RNA polimerasi 2, fattori basali e fattori di allungamento.
Fosforilazione della coda nell’RNA polimerasi fa si che la polimerasi 2 si sistemi qui. Gli
enhancers contengono degli elementi bidirezionali. Anche loro intervengono nella
sequenza di inizio. Sono importanti per regolare la trascrizione. Sono legati al 5’ del
gene della trascrizione e anche al 3’.
I fattori di trascrizione hanno un dominio che si lega al DNA e un dominio che attiva
la trascrizione del DNA. Di solito questi domini sono conservati. Ci sono sequenze
consensus con diversi fattori. La trascrizione di un gene dipende dall’interazione di
attivatori e repressori della trascrizione. I fattori di trascrizione possono agire in
maniera sinergica, quindi regolano l’effetto della trascrizione. Alcuni fattori di
trascrizione sono ubiquitari, cioè sono espressi in tutte le cellule dell’organismo, altri
solo in alcuni tipi cellulari. Complesso di pre-inizio della trascrizione è costituito da 20
subunità, più di 7 sono conservate. Fa da ponte il mediatore tra il fattore di trascrizione
e RNA polimerasi. Complesso formato da tante sub unità proteiche. (immagine in basso)
TRASCRIZIONE
La trascrizione è assistita da un complesso costituito da tante sub unità proteiche (circa 20)
(oleoenzima) detto mediatore che interviene per facilitare l’interazione dell’RNA polimerasi con gli
altri componenti che regolano la trascrizione (acetilasi, deacetilasi, metilasi, modificatori di
metilazione degli istoni ecc..).
Non esiste soltanto la malattia genetica ma anche quella epigenetica, in questo periodo sono stati
identificati dei fattori che rappresentano la malattia epigenetica coinvolti nella trascrizione e
regolazione di RNA. Queste proteine regolano negativamente un tratto di DNA che codifica per
proteine convolte nei processi di proliferazione, dato che queste proteine sono modificate il
fenomeno di proliferazione è molto aumentato (situazione tumorale).
Il complesso del mediatore mette in comunicazione altre proteine (regolatrici) con l’RNA
polimerasi. Il DNA si può ripiegare, grazie a ciò il mediatore è in grado di mettere in
comunicazione anche proteine a grande distanza (il mediatore fa da ponte molecolare tra
fattori e RNA polimerasi). Le varie subunità del mediatore possono avere anche funzioni diverse,
ad esempio alcune possono avere funzione chinasica.
Un esempio di mediatore è il TATA binding box. Una proteina gestita da questo mediatore può
essere ad esempio un enhancer che regolerà in modo positivo la funzione di RNA polimerasi.
Esistono proteine che vengono chiamate proteine architettoniche proprio perché controllano la
struttura del DNA ( HMG). HMG legano il DNA permettendo la formazione di anse/ripiegature
cosicché componenti distanti tra loro possano comunicare. Queste proteine intervengono per far si
che altri componenti possono interagire tra di loro. (immagine sotto)
!
I fattori di trascrizione reclutano e regolano i rimodellatori della cromatina e i modificatori degli
istoni. Il complesso di rimodellamento è reclutato dai fattori di trascrizione e rimodellando la
cromatina ne permette l’accesso ai fattori basali della trascrizione. La struttura dei nucleosomi
deve essere distrutta se il dna è associato ai nucleosomi e per poter essere trascritto.
Ci sono diverse strategie adottate per rimodellare la cromatina: scorrimento dei nucleosomi,
modificazione della spaziatura e rimozione dei nucleosomi (vedi immagine a fianco).
Gli istoni acetilati interagiscono con il bromodominio di alcune sub-unità dei complessi dei fattori
basali della trascrizione e del mediatore. In tutto ciò gli istoni sono deacetilati quindi non vengono
trascritti.
•Un co-repressore
Il meccanismo può avvenire in maniera diretta o indiretta. Quindi quando si deve bloccare la
repressione possiamo bloccare a vari livelli per ottenere lo stesso effetto finale. C’è il DNA e
tutte queste proteine che possono avere un’attività inibitoria nella trascrizione di un gene, facciamo
finta che questo gene sia la parte di DNA che possa avere come risultato trascrizione. Se può avere
trascrizione i meccanismi che dovrebbero essere coinvolti perché questo DNA non trascriva
possono essere: il DNA può essere metilato (grazie a dna metil transferasi) o gli istoni legati al dna
possono essere deacetilati.
Se io voglio accendere il gene che chiamo “gene A” perché io so che quando questo è spento la
cellula muore. Il mio risultato è che il gene A venga trascritto così la cellula torna ad essere
normale. Per far ciò posso usare più vie, il complesso è fatto da tante proteine (posso inibire
l’enzima che deacetila, posso inibire dna metil transferasi, posso inibire CTK ecc..). Molto spesso
bisogna intervenire inibendo più fattori (bisogna intervenire in vari punti perché tanti componenti
sono simili tra loro).
Ad esempio in seguito a infezione virale/batterica o stress grazie alla subunità P65 di NFkB che è
citoplasmatica e quando viene fosforilata va nel nucleo ed attiva dei geni che sono responsivi ad
NFKB e che servono alla cellula per difendersi da stress e/o infezioni batteriche. Questa B65
normalmente è legata ad un’altra sub-unità che si chiama I-kB, quando P65 non ha stimolo è legata
a quest’altra subunità e non viene fosforilata. Quando arriva lo stimolo I-kB si dissocia da P65,
viene fosforilata e quindi degradata nei proteasomi, mentre P65 che viene fosforilata entra nel
nucleo.
P65 è una componente della via di segnalazione di NFKB.
P65 nel nucleo riconosce sequenze specifiche per il legame
che sono sequenze NFKB responsive --> quindi si ha
trascrizione del gene. (immagine a lato)
I fattori di trascrizione, solitamente, oltre ad avere un dominio legante il DNA hanno anche un
dominio di trans-attivazione che serve per legare altre proteine che sono importanti per la
trascrizione.
Esistono delle classi strutturali di fattori di trascrizione, cioè dei fattori di trascrizione che si
possono distinguere tra di loro a seconda dell’appartenenza ad una classe su basi strutturali.
Le classi sono 4:
•elica-ansa-elica,
• elica-giro-elica,
• zink finger
• cerniere di leucina.
Alla classe elica-giro-elica appartengono delle proteine omeotiche che sono proteine molto
conservate sia nel dominio dna binding che nel dominio transattivante.
Hanno questo nome in quanto hanno un particolare omeodominio di 60 amminoacidi. Queste classe
di fattori regolano geni omeotici che sono quei geni espressi durante lo sviluppo embrionale.
La funzione dei diversi fattori di trascrizione può essere costitutiva (non è regolabile, ovvero il
fattore di trascrizione è sempre presente nella cellula indipendentemente da fattori esterni)
oppure può più frequentemente essere regolata da diversi segnali.
Le elica-ansa elica sono una classe di fattori chiamati così proprio perché formano un’ansa tra due
eliche. Esistono bHLH che presentano residui basici all’estremità n-terminale e sono in grado di
legare il DNA mentre i fattori di trascrizione che appartengono a questa famiglia e sono privi di
residui basici non legano DNA e sono detti HLH.
Questi fattori di trascrizione possono formare omodimeri (per funzionare si associano tra di loro)
oppure possono formare eterodimeri (si associano tra fattori di trascrizione delle stessa famiglia
simili, ad esempio un bHLH e un HLH).
La MYO-D è importante per la proliferazione muscolare, quando questo fattore di trascrizione lega
ID, mioD non può più legare il DNA. In questo caso la formazione dell’eterodimero può cambiare
in senso negativo la funzione del fattore.
Anche MYC appartiene a questa classe e se espressa in grande quantità funziona come oncogene:
induce trasformazione cellulare. Esistono anche altre forme di MYC come MYC-N che è
importante per lo sviluppo del neuroblastoma. Si esprime MYC perché le cellule passino dalla fase
G1 alla fase S del ciclo cellulare. MYC può anche formare oltre omodimeri anche eterodimeri con
un’altra proteina che è MAD o MNT attraverso una proteina mediatrice: MAX. Quando MYC
forma eterodimeri con MAD possiamo avere come effetto biologico una diminuzione della
proliferazione.
Nella classe con cerniera di leucina è presente un’ansa data dai residui di leucina. C’è un dominio
che lega il DNA e uno elica-ansa-elica in estremità c-terminale. Si possono formare anche in questo
caso omodimeri ed eterodimeri. A questa classe appartengono proteine quali c-jun e c-fos. C-fos è
un regolatore del ciclo cellulare, la sua concentrazione aumenta quando la cellula passa dalla fase
G1 alla fase S del ciclo cellulare. C-fos a differenza di Mic non fa omodimeri.
La classe dei fattori a zink finger è molto diffusa. In questo caso il dominio
legante il DNA è un’alfa elica stabilizzata da interazioni con uno zinco mediante 2
istidine, gli altri legami di coordinazione dello zinco sono impegnati con due
cisteine. Essi riconoscono delle sequenze contigue di 3 basi associandosi ad esse.
SP1 è un esempio di zink finger protein. Gli zink finger con le alfa eliche si
inseriscono nella scanalatura principale del DNA. Alcuni attivatori di zink finger
protein sono recettori per gli ormoni steriodei o tiroidei.
MicroRNAs
Nell'ambito della biologia molecolare, il miRNA è una tra le scoperte più recenti (20 anni
fa). I miRNA sono degli RNA importanti soprattutto a livello diagnostico, ma
potrebbero essere veicolati con l'uso di particelle a livello terapeutico. Ad esempio,
in patologie come tumori polmonari, sarebbe possibile fare una diagnosi precoce e
vedere se un soggetto è predisposto alla comparsa di quel determinato tumore proprio
dosando quel determinato miRNA (centri specializzati svolgono questo lavoro).
Tipi di RNA:
-Coding: mRNA (messenger)
Gli snRNA sono importanti per lo splicing, effettuato da proteine che si servono dei
piccoli RNA che sono non-coding e che aiutano in questo processo. Proteine mutate
che non sono in grado di far fare lo splicing correttamente causano malattie.
Gli snoRNA aiutano nella sintesi del rRNA.
La struttura di un mRNA
Esiste una coding region e untraslated regions.
Quando si parla di un mRNA si parla:
•di una parte di RNA che ha una sequenza 5'UTR (dove vi è CAP, modifica che subisce
l'mRNA nel nucleo prima di passare nel citoplasma),
•una sequenza codificante (a questa sequenza corrispondono poi le triplette e gli
amminoacidi della proteina che viene codificata)
•una sequenza 3' UTR (funzionalmente molto importante ma a cui non corrisponde la
codifica di amminoacidi) con poly(A).
Questi piccoli RNA devono appaiarsi e modificare gli mRNA di un gene target, quindi
devono cercare una sequenza a loro complementare nel 3' UTR. Per cui questi
piccoli RNA funzionano senza essere tradotti in una proteina. Quando miRNA
aumentano o diminuiscono molto, vi è comparsa di un tumore. Espressione dei miRNA è
importante per la trasformazione della cellula in cellula tumorale.
Housekeeping ncRNA
RNA non codificante espresso nello stesso modo in tutte le cellule. Ad esempio, la
glucosio 6-fosfato deidrogenasi è un gene housekeeping, ovvero è una proteina-gene
espressa in tutte le cellule dell'organismo e non ha un'espressione particolare in un
distretto. Altro esempio: actina. Un gene housekeeping, viene espresso in tutte le
cellule dell'organismo, non solo a livello muscolare.
Lin-4 è un piccolo micro RNA. Non codificava per una proteina ma per dei trascritti di
22-61 nucleotidi (RNA piccoli) e complementari all'UTR di un mRNA che produce una
proteina di nome lin-14. Per cui il gene lin-4 produceva un piccolo RNA il quale si
appaiava in modo complementare all'mRNA di un altro target di nome lin-14. Questo
piccolo RNA, che non era né rRNA né tRNA, aveva una funzione regolatoria di un mRNA
specifico.
Lin-4 è il primo gene identificato in C elegans con esperimenti chiamati
"transformation rescue", ovvero con utilizzo di mutanti di C elegans con alterazioni del
corretto sviluppo temporale dell'embrione. Il DNA in grado di sopprimere queste
mutazioni non codificava per proteine ma per trascritti di 22 e 66 nucleotidi.
Nell’ immagine in basso vengono riportati gli stadi di sviluppo dalla larva fino
all'adulto, che sono L1, L2, L3, L4. Quando non c'è lin-4, non abbiamo il passaggio da L1
a L4, ma lo sviluppo è bloccato a L1. Usati mutanti in cui si era a conoscenza che lin-4
era deleto o lin-14 presente.
Negli anni precedenti altri studiosi avevano trovato evidenze in altri organismi
dell'esistenza di questo meccanismo di soppressione genetica ma queste scoperte non
sono state considerate importanti. Infatti, un gruppo di ricerca di Napoli aveva scoperto
nelle petunie l'esistenza di un fenomeno simile all'RNA interferance. Stavano studiando
un enzima importante per la sintesi dei flavonoidi, un enzima per la colorazione delle
petunie. Iniettando grosse quantità di questo enzima, in modo inaspettato si accorsero
che invece di ottenere petunie viola avevano ottenuto fiori bianchi. Avevano ipotizzato
che l'iniezione dell'enzima avesse ridotto l'espressione dell'enzima endogeno e quindi il
suo funzionamento. Allora poteva esistere un meccanismo per cui si inoculava un
composto (che era RNA) dall'esterno e questo poteva regolare l'espressione dell'mRNA
endogeno. Però erano solo teorie, non avevano capito il meccanismo di RNA
interferance.
Un altro gruppo dell'Università La Sapienza di Roma aveva descritto un meccanismo
simile nella Neurospora. Non si era riusciti a entrare nei dettagli del meccanismo, ma si
era capito che introducendo un gene dall'esterno veniva inattivato lo stesso gene
endogeno. Per questo motivo si era parlato di "quelling" (spegnimento).
Vengono utilizzati termini alternativi per indicare l'RNA interference proprio per queste
scoperte avvenute in precedenza: silenziamento genico post-trascrizionale,
cosopressione, quelling oppure silenziamento indotto da virus.
Fu dimostrato che tale meccanismo era presente in tutti gli organismi, dagli eucarioti
inferiori fino alle piante e all'uomo. Poteva inoltre essere utilizzato per spegnere
l'espressione di qualunque gene endogeno mediante siRNA artificiali.
La scoperta di questo meccanismo ha sconvolto il modo di fare ricerca perchè prima per
studiare la funzione di un gene, ad esempio p53, all'interno di una cellula si doveva o
eliminare, e quindi vedere cosa succede all'interno della cellula quando elimino la
proteina corrispondente, oppure crearne molta, inducendo una situazione artificiale per
cui invece di 1 kg di proteine nella cellula ce ne sono 4 kg. Queste due situazioni non
fisiologiche sono state scelte e decise dallo sperimentatore. L'interesse però è sull'uomo:
è necessario riportare quella scoperta nell'ambito umano. Prima che si scoprisse l'RNA
interference, la ricerca disponeva solo della possibilità di creare la seconda situazione,
ovvero un aumento di quella determinata proteina nella cellula umana perchè non vi era
nessuna possibilità di eliminare la funzione di un gene. Per studiare dunque l'abolizione
della funzione della proteina, era necessario l'utilizzo del topo. Era solo possibile infatti
la produzione di un topo knock-out di un gene. Ad esempio, il topo p53 -/- presenta un
tumore (il 50% dei tumori umani ha p53 mutato, indipendentemente dal tipo). Studiando
la funzione di p53 si potranno trovare cure.
Con l'RNA interference, i ricercatori possono spegnere l'espressione di un gene in
una cellula umana. In questo modo si può studiare quel determinato tumore
partendo direttamente dal paziente.
A tal proposito un lavoro pubblicato su Nature denota la possibilità di inoculare dei
piccoli RNA di 21 nucleotidi per mediare la RNA interference in cellule di mammifero in
coltura.
Per spegnere una proteina in laboratorio: prendo la sequenza 3' UTR della proteina,
scelgo 20 nucleotidi, creo sequenza nucleotidica complementare a quei 20 nucleotidi del
target, lo clono in un vettore come RISC e vedo se si è raggiunto l'effetto desiderato.
Non tutto infatti potrebbe avvenire nel modo sperato: quando disegno un siRNA perfetto
per eliminare un target, in natura potrebbe accadere che quel douplex si possa appaiare
in maniera non perfettamente complementare con target indesiderati. Quindi esistono
poi meccanismi e modalità per dimostrare che la riduzione del target è specifica e
dipende da quel piccolo RNA introdotto da noi nella cellula. Un problema quindi è la
specificità.
Quel piccolo RNA potrebbe spegnere in questo modo anche altri target non voluti.
Si parte dal DNA, arriva la RNA polimerasi II che sintetizza filamento con struttura a
stem loop e si chiama Pri-miRNA (primary), ovvero un miRNA primario molto lungo (per
esempio 80-90 basi). Poi intervento di proteine, RNAsi come Drosha, che devono
degradare Pri-miRNA in un Pre-miRNA (precursor) e rimane struttura a stem loop. Siamo
ancora nel nucleo, questa molecola deve passare nel citoplasma. Essendo grande, deve
attraversare un poro servendosi di un sistema di nome Exportin 5 che necessita di idrolisi
di GTP. Nel citoplasma viene ancora modificato da Dicer (altra RNAsi) e diventa un
douplex più piccolo di 21-22 basi che è identico a quello che noi chiamiamo dsRNA.
Viene reclutata una elicasi che separa i filamenti, di cui uno verrà degradato e l'altro si
appaierà al 3' UTR dell'mRNA target utilizzando un altro complesso proteico di nome
RISC.
•deadenilazione e decapping
miRNA e siRNA:
Differenze:
•miRNA sono endogeni, siRNA principalmente esogeni anche se possono esistere come
meccanismo endogeno
•target: siRNA perfetta complementarietà, miRNA non perfetta complementarietà
Applicazioni siRNA:
Nella ricerca:
Nell'uomo e nel topo l'espressione dei miRNA è tessuto specifica, quindi è plausibile
che alterazioni del loro pattern di espressione possano essere causa di patologie. A
seconda del tessuto che studiamo dunque, ad esempio quello del cervello o del
polmone, sono espressi determinati miRNA che non riscontriamo in altri, come cuore o
reni.
Alcuni miRNA hanno determinate funzioni nel cervello che sono diverse da quelle che
esplicano nel polmone. La loro diversa espressione può essere responsabile di patologie
perchè, a seconda dei geni che vengono regolati, i vari miRNA possono avere funzioni
diverse (miRNA che regolano geni coinvolti nell'apoptosi, nella proliferazione cellulare,
nel metabolismo cellulare).
N.B: miRNA derivano da trascrizioni di geni che possono trovarsi negli introni oppure
negli esoni di altri geni deputati a codifica di mRNA. Possono esistere dei cluster di
miRNA, ovvero dei miRNA la cui trascrizione dipende dallo stesso promotore oppure
la cui trascrizione dipende da promotori indipendenti.
Esistono dei database di miRNA, fino ad ora sono stati identificati circa 3000 miRNA negli
esseri umani, 500 circa in Drosophila e circa 500 in C elegans.
TUMORI
Tumore
Per tumore si intende tumefazione, venne coniata su base macroscopica in quanto
veniva notata massa anomale presente in un determinato organo. E' dovuto ad una
proliferazione incontrollata di cellule che porta a tumefazione.
Neoplasia
Per neoplasia si prende in considerazione la composizione cellulare della massa
tumorale, visione microscopica.
Cancro
Il termine cancro fu coniato perché cellule formano propaggini (come il granchio), che
attaccano cellule limitrofe (definizione che si tende ad eliminare).
La mutazione avviene sempre a carico della singola cellula, infatti si parla di clone
neoplastico, ossia una massa cellulare (tumorale) deriva da una singola cellula
mutata.
Il tumore affinché possa formarsi richiede processi di mutazione multipli (almeno 6,7,8):
per questo il tumore è detto poligenico. Quindi una singola mutazione non è sufficiente
per poter parlare di tumore.
Si è inoltre osservato che l'incidenza della malattia aumenta con l'avanzare dell'età;
ciò può essere spiegato perché con il passare del tempo le mutazioni a carico di una
singola cellula possono accumularsi, e quindi una volta che le mutazioni provocate
nel genoma sono sufficienti a provocarlo ecco che si manifesta la malattia.
L’ iniziazione è dovuta da azione di iniziatori (UV, virus, fumo ecc.): essi non portano
obbligatoriamente a formazione di neoplasie, ma predispone le cellule a svilupparle
(cellule più deboli).
La promozione è dovuta all’ azione di promotori (fattori di crescita, ormoni, fattori di
trascrizione) che se alterati o prodotti in eccesso inducono la cellula a trasformarsi con
aumento della proliferazione per esempio. Gli iniziatori e i promotori se colpiscono una
stessa cellula aumentano la probabilità di instaurare tumore. Entrambi inducono a
instabilità genetica.
La progressione è la fase in cui si sommano le mutazioni indotte dai primi fattori
indicati. Le mutazioni tumorali interessano soprattutto geni che controllano nascita e
morte delle cellule si distinguono quindi Oncogeni e Oncosoppressori, responsabili di
lesioni geniche. Un accumulo di alterazioni a carico di questi geni sono i maggiori
responsabili della formazione di tumore.
Oncogeni
Identificati in virus che portano a mutazione nelle cellule bersaglio; si è notato che essi
avevano una loro controparte genica (Proto oncogene) ,nella stessa cellula la quale però
svolgeva funzioni regolate e normali. Il proto oncogene è un gene che normalmente
funziona in modo regolato; lo stesso proto oncogene è però potenzialmente un
oncogene; infatti quando viene mutato il gene del proto oncogene ecco che si ha la
formazione di un oncogene (MICH classico esempio) con conseguente modificazione
cellulare.
Per essere più chiari, un oncogene è un proto oncogene mutato.
Oncosoppressori
Gli oncosoppressori sono identificati in seguito a mutazione o delezione
cromosomica. La perdità dell’ attività di geni i cui prodotti, in condizioni normali,
inibiscono la crescita cellulare, può provocare il tumore. Questo porta a concludere
che esistono geni che regolano negativamente la proliferazione, e positivamente la
morte cellulare; questi geni, se mutati, portano a perdita del sistema di controllo
che viene utilizzato normalmente dalla cellula per rispondere alla formazione di
tumore.
Come dice lo stesso termine essi sono coinvolti nella soppressione del tumore. Perchè si
sviluppi il tumore la mutazione a carico di oncosoppressori deve essere presente su
entrambi gli alleli, quindi in caso di omozigosi i pericoli sono maggiori( mentre in
eterozigosi si è più protetti a questo livello).
P53
RB
Una cellula staminale normale si automantiene, divisione asimmetrica, crea una cellula
staminale ed un progenitore (che non si automantiene e da il via alla linea germinale)
cellula staminale pull genetico invariato essa è ferma in p0, essa entra nel ciclo quando
serve, la staminale tumorale fa divisione simmetrica creando due cellule staminale ed
alterando il pull genetico,tumore più ricco di cellule staminale che poi generano anche
cellule differenziate, i farmaci antimitotici agiscono su questi ultimi che sono in
accrescimento, ma non sulle statiche staminali tumorali. La ricerca sta cercando
marcatori di superficie per identificare le staminali tumorali, quali il CD133. La
quiescenza della cellula staminale è dovuta al fatto che essa può dividersi 80-200 volte
nell’arco della vita e non devono andare subito esaurendosi, una normale staminale può
essere trapiantata 3volte mentre la staminale tumorale non esaurisce la sua capacita
rigenerativa, può generare nuovi tumori e cellule aberranti cioè non in linea con
l’evoluzione di una staminale normale in quel tessuto.