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I. Il paradigma genetico
II. Il paradigma delle neuroscienze
III. Il paradigma cognitivo comportamentale
IV. Fattori che tagliano i paradigmi
V. Diatesi-Stress: un paradigma integrativo
Paradigma
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AUTISM,
ASTHMA
BIPOLAR DISORDERS
Nature Nurture
VS
Nature
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Nel 1990, al lancio dello Human Genome Project, ci si attendeva che il sequenziamento del genoma umano
avrebbe rivelato all'incirca 100.000 geni. Siamo un organismo complesso, si diceva, dunque dovremmo avere tanti
geni.
I primi risultati dello Hgp furono sorprendenti: le prime stime attestarono che gli umani hanno tra i 30.000 e i
40.000 geni funzionali. Il che equivaleva a dire che il genoma umano è solo due volte più grande di quello di un
verme o di un moscerino.
Le analisi successive abbassarono ancora la quota, fino a fissare un totale di circa 20.000 geni. Ma c'è di più.
L'intero genoma (codificante e non) di una cipolla conta circa 16 miliardi di paia di basi, più di 5 volte la misura del
genoma umano (3 miliardi di paia di basi). Cosa se ne fa una cipolla di tutto questo DNA?
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Ereditarietà:
Indica in che misura la variabilità di un comportamento o
disturbo all’interno di una popolazione può essere spiegato
da fattori genetici
La Genetica Comportamentale
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• Polimorfismo
– Differenza nella sequenza del DNA su un gene che si
verifica in una popolazione
• Studi knockout
– Rimozione di geni specifici negli animali per
osservare l'effetto sul comportamento
Ad esempio, se le sequenze individuate in due pazienti sono AAGCCTA e AAGCTTA, è presente uno SNP
che differenzia i due alleli C e T
Questi studi normalmente mettono a confronto il DNA di due gruppi di persone: gli individui che
presentano la malattia e individui sani il più possibile simili ai malati. Vengono prelevati dei campioni
cellulari, ad esempio con un tampone orale. Da queste cellule viene estratto il DNA che è poi analizzato
tramite un microarray, in grado di leggere milioni di sequenze. Questi chip vengono studiati al computer con
tecniche bioinformatiche. Invece di leggere intere sequenze geniche, questi sistemi individuano di
solito SNP marcatori di gruppi di variazioni geniche (aplotipi).
Se alcune variazioni genetiche sono significativamente più frequenti negli individui malati, allora le
variazioni si dicono "associate" con la malattia. Queste variazioni sono poi considerate come indicative della
regione in cui è probabile che si trovi anche la mutazione che causa la malattia.
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Gene-Environment Interaction
• Interazione gene-ambiente
– La risposta a uno specifico evento ambientale è influenzata dai geni
• Epigenetica
– Studio di come l'ambiente può alterare l'espressione o la funzione
genica
– Metodo di promozione incrociata degli adottati
• I ratti nati da madri con scarse capacità genitoriali che sono state allevate da
madri con elevate capacità genitoriali hanno mostrato livelli inferiori di
reattività allo stress (Francis et al., 1999)
• L'ambiente (la maternità) era responsabile dell'accensione (o dell'accensione)
dell'espressione di un particolare gene
EPIGENETIC
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Epigenetica
Definita come lo studio dei meccanismi responsabili di cambiamenti ereditabili nelle
funzioni del genoma senza alcuna modificazione nella sequenza del DNA
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Epigenetica
Caratteristiche Epigenetiche
Epigenetic marks can be influenced by
the ENVIRONMENT
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BEHAVIORAL EPIGENETICS
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BEHAVIORAL EPIGENETICS
#StopChildAbuse
#PretermInfant
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TRICHOSTATINA A
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Neuroni e neurotrasmettitori
Neurons
• Cells of the nervous system
Four major parts
• Cell body
• Dendrites
• Axons
• Terminal buttons
Nerve Impulse
• Dendrites or cell body
stimulated
• Travels downs axon to terminal
Synapse
• Gap between neurons
Neuroni e neurotrasmettitori
Neurotransmitter
• Sostanze chimiche che permettono ai
neuroni di inviare un segnale attraverso
la sinapsi a un altro neurone
I siti recettori sul neurone
postsinaptico assorbono il
neurotrasmettitore
• Eccitatorio
• Inibitorio
Reuptake
• Riassorbimento del neurotrasmettitore
residuo da parte del neurone
presinaptico
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Neuroni e neurotrasmettitori
• Il segnale elettrico che circola lungo il canale emittente
(assoni dei neuroni) si interrompe pertanto
momentaneamente tra un neurone e l'altro a livello delle
sinapsi e viene convertito in segnale chimico.
• Quando l'influsso nervoso arriva alla sinapsi, provoca lo
scoppio in superficie delle vescicole che contengono i
neurotrasmettitori. Questi si diffondono fino all'altro neurone
ricevente che gli è vicino ed attivano i suoi recettori.
L'impulso nervoso può allora proseguire nel neurone
ricevente.
• Una volta il messaggio traghettato da un neurone all'altro, i
neurotrasmettitori vengono ricaptati (riassorbiti) dal primo
neurone per essere distrutti oppure immagazzinati.
• I neurotrasmettitori si legano a specifici recettori chiamati ●)
post-sinaptici e ●) pre-sinaptici (recettori che si trovano sui
neuroni e che regolano la quantità di neurotrasmettitore che
viene ulteriormente liberato).
• Serotonina e dopamina
– Implicato nella depressione, mania e schizofrenia
• Noradrenalina
– Implicato nell'ansia e in altri disturbi legati allo stress
• Acido gamma-amminobutirrico (GABA)
– Inibisce gli impulsi nervosi
– Implicato nell'ansia
• Possibili meccanismi
– Livelli eccessivi o inadeguati
– Ricaptazione insufficiente
– Numero o sensibilità eccessivi dei recettori postsinaptici
– I secondi messaggeri aiutano i neuroni a regolare la sensibilità dei recettori dopo
periodi di alta attività
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Lobo parietale. È localizzato nella parte superiore del cervello e contiene l’area somestesica primaria a cui afferiscono gli
stimoli tattili, dolorifici, pressori e termici. La parte sinistra è dominante e controlla: la comprensione del linguaggio
parlato e scritto; la memoria delle parole; le capacità matematiche. Il lobo parietale destro controlla le attività visuospaziali,
ovvero attività non verbali come: la ricostruzione di un’immagine visiva e la capacità di orientarla nello spazio e di farla
ruotare; la percezione della traiettoria di un oggetto in movimento e della posizione delle varie parti del corpo.
Lobo temporale. È situato nella parte inferiore degli emisferi cerebrali ed è sede dell’area acustica. Elabora l’affettività,
la vita di relazione, le reazioni e i comportamenti istintivi, il riconoscimento visivo, la percezione uditiva e la memoria. Il
lobo temporale sinistro comprende il linguaggio parlato e sceglie le parole (area di Wernicke). Il lobo temporale destro
permette invece di comprendere l’intonazione del discorso e la sequenza dei suoni. Parte integrante dei lobi temporali è il
sistema limbico.
Lobo occipitale. È situato nella parte posteriore del cervello e la sua attività principale è quella di elaborare la visione. Vi
risiedono moltissimi neuroni specializzati nel riconoscimento e nell’elaborazione dei particolari di un’immagine. Nei lobi
occipitali vengono integrate tutte le informazioni visive, comprese quelle che influenzano la postura e l’equilibrio.
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Amigdala
Morfologicamente simile a una mandorla, l'amigdala è un agglomerato di nuclei nervosi costituiti da sostanza grigia
(ossia neuroni privi di mielina), che si trova poco sotto la corteccia cerebrale del lobo temporale.
L'amigdala è connessa all'ippocampo, al talamo, al tronco encefalico e al sistema olfattivo.
Funzioni dell’Amigdala
L'amigdala è la componente del sistema limbico che presiede a:
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Ippocampo
Morfologicamente simile al cavalluccio marino, l'ippocampo è una formazione a base di sostanza grigia,
che, esattamente come l'amigdala, risiede nella regione sottocorticale del lobo temporale.
Funzioni dell’Ippocampo
L'ippocampo è la componente del sistema limbico implicata in
processi come: il consolidamento delle informazioni provenienti
dalla memoria a breve e a lungo termine, l'elaborazione delle
mappe spaziali, la memoria spaziale e l'apprendimento di nuove
informazioni e movimenti.
Pare, inoltre, che l'ippocampo abbia un ruolo chiave
nell'associazione dei ricordi ai vari sensi (per esempio, sarebbe
responsabile di associazione come quella tra il Natale e il profumo
del pan di zenzero)
Funzioni dell’Ipotalamo
Come elemento del sistema limbico,
l'ipotalamo partecipa alla memoria,
all'apprendimento e alla risposta agli
stimoli olfattivi; inoltre, controlla i
cosiddetti comportamenti motivati,
come per esempio i comportamenti
difensivi.
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Ipofisi
Ormone adrenocorticotropo
Ghiandole
surrenali
Ormone adrenocorticotropo o ACTH: prodotto dalle cellule corticotrope, stimola il rilascio di ormoni che
agiscono nella porzione corticale del surrene, stimolando la secrezione di glicocorticoidi, come il cortisolo,
che partecipano alla regolazione del metabolismo glucidico.
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Cognitive Behavioral
Desensibilizzazione sistematica
Prima fase: il paziente nel corso della prima fase del trattamento viene addestrato all’uso delle
tecniche di rilassamento, quali il rilassamento muscolare progressivo e la respirazione
diaframmatica. Lo scopo di queste tecniche è quello di addestrare il paziente ad utilizzare il
rilassamento per ridurre le sensazioni fisiche legate all’ansia (come i tremori, la tachicardia,
l’iperventilazione etc.) e riuscire quindi a controllare la propria reazione fobica davanti all’oggetto o
alla situazione temuta.
Seconda fase: il secondo passo consiste nell’indagare lo stimolo fobico. Il paziente guidato dal
terapeuta creerà una gerarchia di situazioni disturbanti, che partono dalla situazione meno ansiogena
per arrivare a quella più temuta. Allo scopo di lavorare per gradi all’estinzione della risposta fobica.
Terza fase: in terapia il paziente guidato dal terapeuta inizierà ad affrontare, prima a livello
immaginifico o virtuale fino all’esposizione in vivo, le situazioni temute a partire dal gradino più
basso della scala gerarchica che lui stesso ha creato.
L’obiettivo di questa tecnica è quello di insegnare al paziente un modo alternativo di rispondere ad un determinato stimolo
fobico mediante l’uso delle tecniche di rilassamento apprese. Attraverso l’esposizione progressiva allo stimolo e la
conseguente risposta controllata, il soggetto arriva al pieno controllo della situazione fino all’estinzione dei sintomi,
situazione nella quale il rilassamento sostituisce la risposta ansiosa.
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Desensibilizzazione sistematica
Desensibilizzazione sistematica
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Cognitive Science
L’agente di
Il disoccupato
borsa
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ESEMPIO
Beck’s Cognitive Therapy
Differenza
Emotions Feelings
• Componente biologica •Componente Psicologica
• Ambito neurofisiologico ed •Ambito soggettivo, cognitivo
espressvo motorio esperenziale
•Schemi individuali e fattori
• Programmazione genetica
evolutivi
• Mediazioni delle strutture •Mediazioni delle strutture
limbiche e subcorticali neocorticali
• Indicatori non verbali •Indicatori verbali
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SVILUPPOO AFFETTIVO
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• Nel primo mese di vita pianto e sorriso non sono sociali né possono essere considerati
segnali che indicano delle emozioni vere e proprie, in quanto non si basano su
un’elaborazione del contenuto di un evento: non c’è alcuna valutazione cognitiva dello
stimolo.
• Per poter dire che un bambino prova un’emozione è necessario che si verifichi una
risposta complessa, che implica:
• Risposte fisiologiche (aumento del battito cardiaco);
• Risposte tonico-posturali (tensione del corpo nel caso di paura);
• Risposte motorie (irrequietezza);
• Risposte espressive (pianto, mimica facciale).
SVILUPPOO AFFETTIVO
Konrad Lorenz: l’imprinting
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SVILUPPOO AFFETTIVO
Harry Harlow-
Esperimento sulle • Harlow: scimmiette appena nate passavano il
scimmie tempo necessario per prendere il latte da un
poppatoio su una “madre” di ferro, mentre
manifestavano un comportamento di attaccamento
per una “madre” sempre di ferro ma ricoperta di
pezza e dunque più morbida
• Se nella gabbia veniva introdotto qualche oggetto
minaccioso che spaventava la scimmietta, essa
correva subito a rassicurarsi sulla madre di pezza.
Caratteristiche che rendono la figura oggetto di
imprinting filiale: morbidezza associata al calore
• Bowlby rifacendosi al concetto etologico di
imprinting e agli esperimenti di Harlow sulle
scimmie rhesus, critica la posizione psicoanalitica e
comportamentista del legame alla madre come
“interessato” o come motivazione secondaria.
SVILUPPOO AFFETTIVO
John Bowlby (Londra, 1907-1990)
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SVILUPPOO AFFETTIVO
ATTACCAMENTO
• Predisposizione biologica del piccolo verso la figura che gli assicura la sopravvivenza
prendendosi cura di lui.
SVILUPPOO AFFETTIVO
Sistema Comportamentale esplorativo
• L’attaccamento sicuro può essere considerato vantaggioso per lo sviluppo di una serie di
capacità cognitive e sociali. Di contro, il sistema della paura attiva il sistema
dell’attaccamento e la disponibilità del caregiver riduce la reattività del bambino a
stimoli che sarebbero altrimenti percepiti come pericolosi (Bowlby,1973)
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SVILUPPOO AFFETTIVO
Modelli Operativi interni (MOI)
• I comportamenti di attaccamento sono inizialmente indifferenziati, successivamente si
indirizzano verso persone specifiche e con lo sviluppo dell’intenzionalità si attivano in
funzione dell’obiettivo. Inoltre il bambino sviluppa dei Modelli Operativi interni (MOI)
che gli permettono di rappresentarsi mentalmente il legame di attaccamento.
Attraverso venti minuti di osservazione in cui si trovano in una stanza il bambino, la mamma ed un
estraneo, si possono osservare i diversi comportamenti e le reazioni emotive del bambino in
presenza della madre, al momento della separazione da questa ed in compagnia di un estraneo.
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Strange Situation
Insicuro
Molto turbato alla separazione e difficilmente consolabile al
resistente/ambivale ricongiungimento. Contemporaneamente cerca e rifiuta il contatto
nte
Insicuro
Grave disorganizzaizone del comportamento
disorganizzato
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Stili di Attaccamento
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Stili di Attaccamento
Stili di Attaccamento
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Sviluppo Psichico
Sviluppo Psicopatologico
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Sviluppo Psicopatologico
L'Infant Research
• Stern è stato uno dei principali promotori e dei maggiori contributori dell'infant research,
quel filone di ricerche sullo sviluppo psichico infantile che «ha trovato, in origine, una
delle sue spinte propulsive e di guida proprio nella psicoanalisi, cioè nel suo interesse e
nelle sue scoperte sull'infanzia e sulla attività mentale precoce, per poi distaccarsene fino
a contrapporvisi. Il pressante invito che l'infant research rivolge alla psicoanalisi è quello
di utilizzare modelli concettuali coerenti con l'"evidenza empirica" da loro prodotta.
Sull'onda di questi risultati, alcuni ricercatori da un lato, alcuni psicoanalisti dall'altro,
hanno iniziato a criticare e a tentare di sostituire quelle teorie e quei concetti psicoanalitici
che non si "armonizzano" con le scoperte dell'infant research: tra gli altri, il narcisismo e
l'onnipotenza infantile, l'autismo e la simbiosi, l'organizzazione dell'esperienza secondo le
categorie 'buono-cattivo', la presenza della scissione.»
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modello ambientale
modello transazionale
o interazionale s
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-Questo tratto potrebbe avere base innata oppure genetica o ancora potrebbe essere
acquisito dall'individuo attraverso l'apprendimento. Il tratto non ha un carattere
interattivo e non è influenzato dall'ambiente.
Le influenze ambientali - in termini di rischi prossimali - intervengono nello sviluppo cerebrale, quindi considerevolmente nel periodo
prenatale e nei primi anni di vita. A proposito dell’influenza ambientale sullo sviluppo cerebrale possiamo distinguere le expectant
experiences dalle dependent experiences: le prime sono iscritte nel nostro patrimonio genetico e sono dei possibili circuiti cerebrali
che vengono stabilizzati dalle esperienze ambientali (ad esempio possiamo parlare in questo caso della predisposizione del neonato
all’attaccamento che però si stabilizza solo nel momento in cui il bambino interagisce con l’altro e che ha base nella corteccia orbito-
frontale), mentre le seconde sono esperienze nuove e impreviste (ad esempio potremmo parlare delle esperienze con i pari che
comportano la creazione di nuovi circuiti cerebrali).
Per quanto riguarda le influenze ambientali sul comportamento individuali si possono distinguere le influenze condivise (shared) da
quelle non condivise (not shared): le prime riguardano le influenze familiari sui figli (come il clima affettivo, la condizione economica,
le regole familiari) mentre le seconde riguardano le influenze vissute in modo specifico dal singolo individuo (come la frequenza
scolastica, i compagni e gli amici, un trauma specifico o un ricovero in ospedale). Resta da stabilire quali di queste esperienze
influenzino maggiormente lo sviluppo dell’individuo e quindi abbiano un peso maggiore nell’insorgere di una psicopatologia: per il
momento non c’è una risposta unitaria, si pensa più che altro a un’interazione tra le varie esperienze, anche se la maggior parte delle
ricerche ha privilegiato lo studio delle influenze condivise e solo recentemente si è pensato maggiormente a quelle non condivise.
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• Una sensibilità poco adeguata genera il fatto che il bambino non strutturi adeguate competenze che
riguardano le proprie sfumature di bisogno: ciò quindi è un problema anche a livello del sé del
bambino. Dicevamo che alcuni autori hanno definito alcune delle caratteristiche che soprattutto
l’adulto deve avere quando entra in interazione con un bambino.
Sensitivity
• La prima caratteristica è
la cioè la sensibilità
ovvero la capacità di
cogliere le richieste del
bambino e di
comprenderne il
significato. Il concetto di
sensibilità rimanda
all’idea di un adulto come
una sorta di lettore
accurato dei segnali
provenienti dal bambino,
cioè qualcuno che sa
capire quando il bambino
sta facendo delle
richieste.
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Responsivity
• La seconda caratteristica
adattiva che dovrebbe
possedere un adulto che
interagisce con un
bambino è la responsivity
cioè la responsività
ovvero la capacità
dell’adulto di rispondere
adeguatamente alle
richieste del bambino.
L’adulto può provare a
rispondere se ha capito la
domanda, quindi se c’è
una carenza di sensibilità,
la responsività non sarà
buona. Ma cosa significa
essere capaci a
rispondere?
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Ed Tronick: il
paradigma
still face
https://www.youtube.com/watch?v=abn5uvVvjX8
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Ed Tronick: il misunderstanding
Cosa accade quando viene utilizzato lo still face? Come si comporta un bambino? Quando un piccolo si ritrova
improvvisamente con una mamma immobile e impassibile, mette innanzitutto in atto meccanismi di auto
consolazione che, non sufficienti a compensare la frustrazione, vengono seguiti immediatamente da tentativi di
recuperarsi la madre. Il bambino cerca di ritornare lì dove la relazione si è interrotta, cerca di riparare
il misunderstanding, l’incomprensione nella comunicazione, cerca di riparare il fallimento nella relazione della
diade. Ed Tronick dice, infatti, che non è il misunderstanding, l’incomprensione, la frustrazione, le esperienze di
rifiuto a dare una connotazione psicopatologica alla personalità umana, quanto l’impossibilità di aver potuto riparare
i fallimenti comunicativi: quando il sé del bambino riesce a riparare la relazione, allora riesce anche ad investire in
questa, ma quando la riparazione del misunderstanding non avviene, il rischio è un ritiro profondo del sé, un ritiro in
meccanismi auto consolatori.
Pensiamo, per esempio, ai bimbi, o anche a noi stessi se ne abbiamo avuto esperienza, che hanno avuto
accanto mamme depresse: non impiegano una vita a tentare di recuperare il loro sguardo finché, stanchi, non posano le
armi e si ritirano nella parte più profonda del loro animo? Però dobbiamo dire una cosa: Ed Tronick parla di diade
madre-bambino, ma si dimentica, forse, che esiste un padre. Esiste un padre ed esiste una funzione paterna che può
aiutare, quando viene attivata, a cambiare le carte in tavole. Ma questa è un’altra storia!
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Precipizio
Visivo”
• https://www.youtube.com/watch?v=Q1Kbd
rDQYqE
Psicopatol
ogia dello
sviluppo
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Caso Clinico
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Il lutto
Stato psicologico conseguente alla perdita di un oggetto significativo
che ha fatto parte integrante dell’esistenza.
Si caratterizza per la presenza di uno stato di sofferenza intima
spesso imponente, che fa seguito al decesso del congiunto.
Il lutto e la perdita
• Ogni perdita è una perdita multipla: parte di noi stessi, passato e
futuro
• Il lutto può scatenarsi anche per una minaccia di perdita in grado
di riattivare esperienze di perdita pregresse
Il lutto
Oltre alla perdita fisica di una persona, si possono vivere esperienze di lutto
in relazione a: separazioni e divorzi, passaggi del ciclo di vita, cambiamenti
del posto di lavoro...
• «In ogni separazione si concretizza una morte. Separarsi da una persona o
da una situazione comporta comunque una ridefinizione della propria
esistenza e del proprio modo di continuare ad essere».
• La fine di una relazione, di un'epoca evolutiva, influenza comunque la
crescita successiva, sia dell'individuo che del sistema relazionale coinvolto.
Non si può curare il lutto, nel senso che non è una malattia, ma una combinazione
di pensieri, sensazioni fisiche, emozioni e comportamenti che rendono possibile
la sopravvivenza dopo una perdita.
• Ognuno vive il lutto in modo diverso e con emozioni anche molto differenti:
non c’è giusto/sbagliato, non ci sono tempi definiti
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Lutto patologico
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FASE DELLA NEGAZIONE O DEL RIFIUTO: il paziente rifiuta la verità e ritiene impossibile di avere
proprio quella malattia. “Non posso crederci”, “Non sta succedendo davvero”.
FASE DELLA RABBIA: dopo la negazione iniziano a manifestarsi emozioni forti quali rabbia e paura, che
esplodono in tutte le direzioni. “Non è giusto”, “Cos’ho fatto di male per meritarmi questo?”.
FASE DEL PATTEGGIAMENTO: la persona inizia a verificare cosa è in grado di fare, ed in quali progetti
può investire la speranza; riprende il controllo della propria vita cercando di riparare il riparabile.
“Superare questo momento mi renderà più forte”, “Se ne esco, giuro che non farò più gli stessi errori”
FASE DELLA DEPRESSIONE: il paziente inizia a prendere consapevolezza delle perdite che sta subendo
o che sta per subire e di solito si manifesta quando la malattia progredisce ed il livello di sofferenza
aumenta. “La mia vita è un inferno”, “Non c’è via d’uscita”
FASE DELL’ACCETTAZIONE: quando il paziente ha avuto modo di elaborare quanto sta succedendo
intorno a lui, arriva ad un’accettazione della propria condizione ed a una consapevolezza di quanto sta
per accadere. È andata così”, “È ora di voltare pagina”.
Ciascuna fase è piuttosto sfumata rispetto alle altre e possono esserci delle
oscillazioni fra l’una e l’altra.
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La ricerca e lo struggimento per la figura perduta. E’ la fase nella quale chi subisce il lutto inizia a rendersi conto,
anche se a tratti, di quanto è accaduto. Il dolore provato si manifesta con la sensazione di essere trafitti, con angoscia
e singhiozzi disperati. Questi ultimi possono fare riferimento al pianto di un bambino che, separato dalla madre, tenta
proprio con il pianto di attrarre la sua attenzione, sperando di richiamarla sé, anche per il tramite di un’altra persona.
Tradiscono quindi quanto il soggetto non abbia ancora fatto propria la verità e tenda a negarla. La speranza che la
persona perduta ritorni si rende manifesta anche nell’interpretare rumori ‘abituali’ come il segno di una possibile
presenza del defunto e nella sua ricerca in maniera più o meno consapevole.
In questa fase, compaiono anche l’insonnia e un generale stato di irrequietudine, indici dello stravolgimento di un
equilibrio e dell’irrompere di una realtà che non si riesce a cogliere nella sua interezza. La manifestazione emotiva
prevalente in questa fase del lutto è tuttavia la rabbia. Si può esprimere contro la persona deceduta perché la si
ritiene responsabile della sua morte; con i medici che non l’hanno curata a dovere; con chi ha comunicato
inadeguatamente la notizia; con chi cerca di offrire il suo aiuto e riporta, in questo modo, alla realtà dell’accaduto; con
i ricordi dei momenti di vita passati insieme al defunto per liberarsene ed evitare così il dolore; e, infine, contro se
stessi.
I modelli di comportamento adottati in precedenza vanno rivisitati e si ha spesso la sensazione di non essere in grado
di farlo, con il risultato che si può cadere nella disperazione, nel timore di non farcela, di non riuscire a salvare nulla
del passato e di cadere nella depressione o nell’apatia. Non si possono ideare piani né progetti futuri, fino a quando la
consapevolezza dell’accaduto procede a tratti.
A questo riguardo, Bowlby ritiene normali anche i sogni del defunto o le illusioni sensoriali, cioè la percezione di
sentire o di vedere, in alcuni momenti, la persona scomparsa e di trarne conforto. Questo tuttavia, non impedisce al
superstite di essere in contatto con il cambiamento ineluttabile che è avvenuto nella sua vita: accetta la realtà. E’
quindi possibile riacquisire il proprio ruolo, rispettare gli obblighi familiari, sociali e professionali, con l’opportunità di
nuovi attaccamenti affettivi e la ricerca di nuove dimensioni nella propria esistenza che si arricchisce di nuove
motivazioni.
Può anche accadere di rendersi conto che si stanno facendo delle cose nello stesso modo in cui le avrebbe fatte chi
non è più oppure di iniziare attività che erano peculiari della persona morta.
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Fornire consigli Dire al paziente ciò che deve o Nega la possibilità del paziente di
non deve fare. condividere le decisioni con
l’operatore.
Dare giudizi Approvare o disapprovare i Crea dipendenza dall’operatore.
comportamenti del Soddisfa bisogni narcisistici di
(risposte paziente,esprimendo i propri autoapprovazione dell’operatore.
moralizzanti) valori su ciò che è giusto o Difficile creare un rapporto fondato
sbagliato usando parole come sulla reciprocità.
“buono” o “cattivo”.
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IL DOLORE
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Di cosa ha bisogno?
• Tempo, prendersi cura di qualcosa/qualcuno, distrazione,
riposo, rilassamento, progettualità, sicurezza, speranza,
relazioni positive con soggetti significativi
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Le
emozioni
PRIMARIE SECONDARIE
Da zero a 18 mesi Compaiono verso i 18 mesi epossono
dirsi complete verso i 3anni
paura, disgusto, rabbia, tristezza, colpa, vergogna, orgoglio, imbarazzo,
sorpresa, gioia, rammarico, disprezzo, timidezza
- Geneticamentedeterminate - Non sono presenti in altre specie
- Uguali in ogni contestoculturale - Differiscono a seconda della cultura
- Non presuppongono un’identità di sé d’appartenenza
- Presuppongono un’identità di sé
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Le risposte comportamentali
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IL DISGUSTO
• Di disgusto si parla raramente. Al massimo lo si raccontain
riferimento al cibo: «Ho mangiato qualcosa di disgustoso».
• La pubblicità parla della gioia, della paura, della rabbia mamai
del disgusto.
• Com’è possibile che uno stato d’animo nominato così
raramente in pubblico e spesso collegato a fatti sfavorevoli
personali sia un’emozione di base?
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LA GESTUALITA’ DELDISGUSTO
Il corpo del disgusto è il corpo che starifiutando:
- dichiara un «no»
- si sottrae, si allontana dall’offerta, dalla
possibilità di fare
- crea una distanza, allontana
l’oggetto rifiutato
• Scuotere la testa
• Allontanarsi di scatto «dalpiatto»
• Allontanare da sé «il piatto»
• Scuotere il dito per indicareno
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LA RITIRATA POSTURALE
• È segnata da gesti emblematici, più o meno frammentati, a
seconda di quanto essa sia accompagnata da altre emozioni
che ne ostacolano l’emergere:
– Spostare il piede all’indietro,o solo la punta;
– Indietreggiare con il corpo o compiere una leggera oscillazione
indietro con il busto, per poi spostarlo nuovamente avanti;
– Alzare una o entrambe le spalle;
– Muovere gambe e piedi oppure irrigidire imuscoli.
DISGUSTOEDISPREZZO
• Seil disgusto si rivolge a cose ed oggetti inanimati, il disprezzo
è rivolto alle persone.
• Il disprezzo si manifesta come una variazione della
bocca disgustata a labbra serrate.
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LARABBIA
• La rabbia inizia dove finisce il disgusto
• Il disgusto rifiuta ciò che non ci va
bene: è un «no» di rifiuto;
• La rabbia attiva contro ciò che sta
accadendo: è un «no» attivo, apre ad
azioni pratiche,
costruttive e finalizzate.
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La rabbia è speranza
• La rabbia funzionale è attaccamento, segnale d’interesse per le
persone per le quali si prova o per ciò che la suscita.
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• Una persona triste non avrà mai il petto in fuori e la testa alta.
• Il suo corpo è appesantito dalla consapevolezza di una verità
scomoda, da un dolore intimo, da una ferita interna.
• Il suo corpo parla dunque di fragilità, del suo essere raccolto in
se stesso e rispetto all’ambiente circostante.
La postura della
tristezza
• Una persona triste difficilmente si siede in
vista a un tavolo o nel mezzo di una stanza
e magari, priva di energie, preferisce
sedersi che stare in piedi.
• In piedi potrebbe avere una posizione
asimmetrica, oscillante, specchio del suo
stato momentaneamente sbilanciato,
mancante di qualcosa.
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La voce della
tristezza
• Quando la voce della paura e della rabbia si alza, in coerenza
ad un corpo teso e pronto all’azione per raggiungere gli altri
anche a distanza, la voce della tristezza, coerentemente con la
sua corporeità molle, è caratterizzata da una tono e da un
timbro bassi e contenuti.
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Senso di colpa
Può derivare:
• Dallo squilibrio tra il proprio benessere e la percezione della
sofferenza altrui
• Per l’aver fatto qualcosa di vietato
• Perché l’immagine che di sé non è abbastanza vicina all’immagine
ideale
Vergogna
• Da un punto di vista fenomenologico, la vergogna è descritta come un
senso improvviso e sgradevole di nudità, di trasparenza: ci si
sente scoperti, smascherati e da qui nasce il desiderio di diventare
invisibili, di sparire dalla vista deglialtri.
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Qui ed ora
“Ora, una parola curiosa per esprimere tutto un mondo e tutta una vita.”
-Ernest Hemingway-
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