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Current Paradigms in Psychopathology

I. Il paradigma genetico
II. Il paradigma delle neuroscienze
III. Il paradigma cognitivo comportamentale
IV. Fattori che tagliano i paradigmi
V. Diatesi-Stress: un paradigma integrativo

Paradigma

• Obiettivo: studiare scientificamente il comportamento


anormale
• La scienza mira all'obiettività
• Paradigma (Thomas Kuhn)
– Prospettiva o quadro concettuale all'interno del quale opera uno
scienziato
• Non possiamo mai essere totalmente obiettivi; fattori soggettivi
interferiscono
• Nessun paradigma sufficiente per spiegare completamente
la psicopatologia

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Current Paradigms: Genetic


Weight
Height
IQ
Depression in Man
Political Party
Language of origin

AUTISM,
ASTHMA
BIPOLAR DISORDERS

Nature Nurture

Current Paradigms: Genetic

VS
Nature

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Current Paradigms: Genetic


I nucleotidi (G=guanina, A=adenina, C=citosina, T=timina; l'Rna contiene U=uracile al posto di T) sono le “lettere” che formano
le istruzioni per far funzionare il nostro organismo e si danno in coppia: G sta C e A sta con T (o con U). Il nostro DNA conta più di 3
miliardi di coppie di basi nucleotidiche.

Nel 1990, al lancio dello Human Genome Project, ci si attendeva che il sequenziamento del genoma umano
avrebbe rivelato all'incirca 100.000 geni. Siamo un organismo complesso, si diceva, dunque dovremmo avere tanti
geni.

I primi risultati dello Hgp furono sorprendenti: le prime stime attestarono che gli umani hanno tra i 30.000 e i
40.000 geni funzionali. Il che equivaleva a dire che il genoma umano è solo due volte più grande di quello di un
verme o di un moscerino.

 Le analisi successive abbassarono ancora la quota, fino a fissare un totale di circa 20.000 geni. Ma c'è di più.
L'intero genoma (codificante e non) di una cipolla conta circa 16 miliardi di paia di basi, più di 5 volte la misura del
genoma umano (3 miliardi di paia di basi). Cosa se ne fa una cipolla di tutto questo DNA?

Current Paradigms: Genetic


Quando il medesimo fenotipo è espresso da due o più geni si parla di eredità poligenica. Ciascun gene, con i suoi alleli dominanti contribuisce
sommativamente al fenotipo. Si tratta di uno dei casi di interazione genica. Altri ne vedremo più avanti.

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Current Paradigms: Genetic

Ereditarietà:
Indica in che misura la variabilità di un comportamento o
disturbo all’interno di una popolazione può essere spiegato
da fattori genetici

Fattori ambientali condivisi


Eventi ed esperienze che i membri della famiglia hanno in
comune
Fattori ambientali non condivisi
Eventi ed esperienze uniche per ogni membro della
famiglia

La Genetica Comportamentale

• Studio del grado in cui geni e fattori ambientali influenzano


il comportamento
• Genotipo
– Materiale genetico ereditato da un individuo
– Inosservabile
• Fenotipo (es.òivelli d’amsia)
– Materiale genetico espresso
– Comportamento e caratteristiche osservabili
– Dipende dall'interazione del genotipo e dell'ambiente

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Chemical Bases of DNA

• Identifica geni particolari e le loro


funzioni
– Alleli
• Diverse forme dello stesso gene

• Polimorfismo
– Differenza nella sequenza del DNA su un gene che si
verifica in una popolazione

• SNP (polimorfismi a singolo


nucleotide)
– Identifica le differenze nella sequenza dei geni

• CNV (variazioni del numero di


copie)
– Identificare le differenze nella struttura dei geni;
possono essere aggiunte o delezioni nel DNA
all'interno dei geni

• Studi knockout
– Rimozione di geni specifici negli animali per
osservare l'effetto sul comportamento

SNP Between Two People

Ad esempio, se le sequenze individuate in due pazienti sono AAGCCTA e AAGCTTA, è presente uno SNP
che differenzia i due alleli C e T

Questi studi normalmente mettono a confronto il DNA di due gruppi di persone: gli individui che
presentano la malattia e individui sani il più possibile simili ai malati. Vengono prelevati dei campioni
cellulari, ad esempio con un tampone orale. Da queste cellule viene estratto il DNA che è poi analizzato
tramite un microarray, in grado di leggere milioni di sequenze. Questi chip vengono studiati al computer con
tecniche bioinformatiche. Invece di leggere intere sequenze geniche, questi sistemi individuano di
solito SNP marcatori di gruppi di variazioni geniche (aplotipi).

Se alcune variazioni genetiche sono significativamente più frequenti negli individui malati, allora le
variazioni si dicono "associate" con la malattia. Queste variazioni sono poi considerate come indicative della
regione in cui è probabile che si trovi anche la mutazione che causa la malattia.

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Gene-Environment Interaction
• Interazione gene-ambiente
– La risposta a uno specifico evento ambientale è influenzata dai geni

• Epigenetica
– Studio di come l'ambiente può alterare l'espressione o la funzione
genica
– Metodo di promozione incrociata degli adottati
• I ratti nati da madri con scarse capacità genitoriali che sono state allevate da
madri con elevate capacità genitoriali hanno mostrato livelli inferiori di
reattività allo stress (Francis et al., 1999)
• L'ambiente (la maternità) era responsabile dell'accensione (o dell'accensione)
dell'espressione di un particolare gene
EPIGENETIC

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Epigenetica
Definita come lo studio dei meccanismi responsabili di cambiamenti ereditabili nelle
funzioni del genoma senza alcuna modificazione nella sequenza del DNA

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Epigenetica

Caratteristiche Epigenetiche
Epigenetic marks can be influenced by
the ENVIRONMENT

Epigenetic marks can be transmitted to


Multiple Generations

Epigenetic marks can accumulate


AFTER BIRTH

Epigenetic changes are REVERSIBLE

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Epigenetic marks can be influenced by


the ENVIRONMENT

Early-life DNA Behavioral


stress methylation outcomes

Epigenetic marks can be influenced by the


environment

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Epigenetic marks can be transmitted to multiple


generations

Epigenetic marks can be transmitted to multiple


generations

Dutch Hunger Winter

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Epigenetic marks can


accumulate after birth

Moshe Szyf, biologo Michael Meaney,


molecolare e genetista. neurobiologo (Owen
(McGill University) Egan/McGill
University)

GENE RECETTORE GLUCORTICOIDE NELL’IPPOCAMPO

BEHAVIORAL EPIGENETICS

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BEHAVIORAL EPIGENETICS

• Esperienze traumatiche del nostro


passato , lascerebbero delle cicatrici
molecolari sul nostro DNA.

• Teoria dei primi 1000 giorni, secondo la


quale le condizioni ambientali alle quali è
esposto il bambino sia durante la vita in
utero sia nei suoi primi due anni
plasmano in modo significativo il suo
stato di salute futuro, anche a lungo
termine, modulando il rischio di
sviluppare alcune malattie.

Epigenetica e sviluppo umano a rischio

#StopChildAbuse

#PretermInfant

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Epigenetic changes are reversible

TRICHOSTATINA A

Current Paradigms: Neuroscience

• Esamina il contributo della struttura e della


funzione cerebrale alla psicopatologia
– I disturbi mentali sono collegati a processi nel cervello.
• Tre componenti principali:
1. Neuroni e neurotrasmettitori
2. Struttura e funzione del cervello
3. Sistema neuroendocrino

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Neuroni e neurotrasmettitori

 Neurons
• Cells of the nervous system
 Four major parts
• Cell body
• Dendrites
• Axons
• Terminal buttons
 Nerve Impulse
• Dendrites or cell body
stimulated
• Travels downs axon to terminal
 Synapse
• Gap between neurons

Neuroni e neurotrasmettitori

 Neurotransmitter
• Sostanze chimiche che permettono ai
neuroni di inviare un segnale attraverso
la sinapsi a un altro neurone
 I siti recettori sul neurone
postsinaptico assorbono il
neurotrasmettitore
• Eccitatorio
• Inibitorio
 Reuptake
• Riassorbimento del neurotrasmettitore
residuo da parte del neurone
presinaptico

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Neuroni e neurotrasmettitori
• Il segnale elettrico che circola lungo il canale emittente
(assoni dei neuroni) si interrompe pertanto
momentaneamente tra un neurone e l'altro a livello delle
sinapsi e viene convertito in segnale chimico.
• Quando l'influsso nervoso arriva alla sinapsi, provoca lo
scoppio in superficie delle vescicole che contengono i
neurotrasmettitori. Questi si diffondono fino all'altro neurone
ricevente che gli è vicino ed attivano i suoi recettori.
L'impulso nervoso può allora proseguire nel neurone
ricevente.
• Una volta il messaggio traghettato da un neurone all'altro, i
neurotrasmettitori vengono ricaptati (riassorbiti) dal primo
neurone per essere distrutti oppure immagazzinati.
• I neurotrasmettitori si legano a specifici recettori chiamati ●)
post-sinaptici e ●) pre-sinaptici (recettori che si trovano sui
neuroni e che regolano la quantità di neurotrasmettitore che
viene ulteriormente liberato).

Neurotransmitters and Psychopathology

• Serotonina e dopamina
– Implicato nella depressione, mania e schizofrenia
• Noradrenalina
– Implicato nell'ansia e in altri disturbi legati allo stress
• Acido gamma-amminobutirrico (GABA)
– Inibisce gli impulsi nervosi
– Implicato nell'ansia
• Possibili meccanismi
– Livelli eccessivi o inadeguati
– Ricaptazione insufficiente
– Numero o sensibilità eccessivi dei recettori postsinaptici
– I secondi messaggeri aiutano i neuroni a regolare la sensibilità dei recettori dopo
periodi di alta attività

• I farmaci agonisti stimolano i siti recettoriali dei neurotrasmettitori


• I farmaci antagonisti attenuano i siti recettoriali dei neurotrasmettitori

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Struttura e funzione del cervello

 Two cerebral hemispheres


• Connected by corpus callosum
 Sulci (fissures) define regions or
lobes of the cerebrum (gray
matter):
• Frontal (Reasoning, Problem Solving,
Emotion Regulation)
• Parietal (Sensory-Spatial)
• Occipital (Vision)
• Temporal (Sounds)

Struttura e funzione del cervello


Lobo frontale. Costituisce la parte anteriore del cervello e contiene l’area corticale motoria e la corteccia premotoria.
Qui, inoltre, sono elaborati i pensieri e le idee, ossia le attività psichiche superiori. Il lobo frontale partecipa ai processi di
apprendimento e memoria, mentre nella parte sinistra (area di Broca) si formano e si controllano le parole. Pertanto nella
parte anteriore del lobo frontale (corteccia prefrontale) si svolgono funzioni cognitive superiori mentre nella parte
posteriore si comandano e modificano i movimenti.

Lobo parietale. È localizzato nella parte superiore del cervello e contiene l’area somestesica primaria a cui afferiscono gli
stimoli tattili, dolorifici, pressori e termici. La parte sinistra è dominante e controlla: la comprensione del linguaggio
parlato e scritto; la memoria delle parole; le capacità matematiche. Il lobo parietale destro controlla le attività visuospaziali,
ovvero attività non verbali come: la ricostruzione di un’immagine visiva e la capacità di orientarla nello spazio e di farla
ruotare; la percezione della traiettoria di un oggetto in movimento e della posizione delle varie parti del corpo.

Lobo temporale. È situato nella parte inferiore degli emisferi cerebrali ed è sede dell’area acustica. Elabora l’affettività,
la vita di relazione, le reazioni e i comportamenti istintivi, il riconoscimento visivo, la percezione uditiva e la memoria. Il
lobo temporale sinistro comprende il linguaggio parlato e sceglie le parole (area di Wernicke). Il lobo temporale destro
permette invece di comprendere l’intonazione del discorso e la sequenza dei suoni. Parte integrante dei lobi temporali è il
sistema limbico.

Lobo occipitale. È situato nella parte posteriore del cervello e la sua attività principale è quella di elaborare la visione. Vi
risiedono moltissimi neuroni specializzati nel riconoscimento e nell’elaborazione dei particolari di un’immagine. Nei lobi
occipitali vengono integrate tutte le informazioni visive, comprese quelle che influenzano la postura e l’equilibrio.

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Subcortical Structures of the Brain

Limbic System (outdated term):

 una parte relativa alla corteccia e una parte


subcorticale più profonda.
 Della parte corticale fanno parte il giro del
cingolo, il paraippocampo, l'ippocampo
(memoria) e la corteccia relativa ai nuclei
septali.
 Le aree subcorticali comprendono invece
l'amigdala (stimoli emozionali), la formazione
reticolare, il nucleo anteriore del talamo, parte
dell'ipotalamo (sudorazione, temperatura
metabolismo, appetito) e i nuclei abenulari.

Subcortical Structures of the Brain

Amigdala
Morfologicamente simile a una mandorla, l'amigdala è un agglomerato di nuclei nervosi costituiti da sostanza grigia
(ossia neuroni privi di mielina), che si trova poco sotto la corteccia cerebrale del lobo temporale.
L'amigdala è connessa all'ippocampo, al talamo, al tronco encefalico e al sistema olfattivo.

Funzioni dell’Amigdala
L'amigdala è la componente del sistema limbico che presiede a:

La formazione di ricordi associati ad aventi emotivi. Per esempio, è


grazie all'amigdala che l'essere umano ricorda i traumi infantili e i
momenti di sofferenza vissuti nel passato;
Il consolidamento della paura, ossia il processo di apprendimento
che permette all'essere umano, in seguito a ripetute esperienze, di
imparare a temere qualcosa. Questa funzione collega l'amigdala
all'istinto di sopravvivenza.
L'elaborazione delle emozioni, come rabbia, piacere, tristezza,
paura, aggressività, senso d'ansia ecc.

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Subcortical Structures of the Brain

Ippocampo
Morfologicamente simile al cavalluccio marino, l'ippocampo è una formazione a base di sostanza grigia,
che, esattamente come l'amigdala, risiede nella regione sottocorticale del lobo temporale.

Funzioni dell’Ippocampo
L'ippocampo è la componente del sistema limbico implicata in
processi come: il consolidamento delle informazioni provenienti
dalla memoria a breve e a lungo termine, l'elaborazione delle
mappe spaziali, la memoria spaziale e l'apprendimento di nuove
informazioni e movimenti.
Pare, inoltre, che l'ippocampo abbia un ruolo chiave
nell'associazione dei ricordi ai vari sensi (per esempio, sarebbe
responsabile di associazione come quella tra il Natale e il profumo
del pan di zenzero)

Subcortical Structures of the Brain


Ipotalamo
L'ipotalamo è l'importante struttura del diencefalo che prende posto appena sotto il talamo e che è nota
soprattutto per dirigere l'attività dell'ipofisi, una ghiandola endocrina maggiore fondamentale alla vita e
al benessere dell'essere umano.

Funzioni dell’Ipotalamo
Come elemento del sistema limbico,
l'ipotalamo partecipa alla memoria,
all'apprendimento e alla risposta agli
stimoli olfattivi; inoltre, controlla i
cosiddetti comportamenti motivati,
come per esempio i comportamenti
difensivi.

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The HPA Axis of the Neuroendocrine System

Fattore di rilascio della carticotropina, CRF

Ipofisi

Ormone adrenocorticotropo

Ghiandole
surrenali

•Ormone dello stress


•Da 20 ai 40 sec per il picco
•Fino ad 1 ora per equilibrio

Ormone adrenocorticotropo o ACTH: prodotto dalle cellule corticotrope, stimola il rilascio di ormoni che
agiscono nella porzione corticale del surrene, stimolando la secrezione di glicocorticoidi, come il cortisolo,
che partecipano alla regolazione del metabolismo glucidico.

Neuroscience Approaches to Treatment

• Gli psicofarmaci alterano l'attività dei


neurotrasmettitori
– Antidepressivi (aumento della serotonina, inibizione del
riassorbimento)
– Antipsicotici (dopamina e serotonina)
– Benzodiazepine (stimolazione dei neuroni GABAergici,
riduzione degli ANX)

Una visione delle neuroscienze non esclude interventi


psicologici

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Cognitive Behavioral

•Radici nei principi di apprendimento e nelle scienze cognitive


•Il comportamento (problematico e non) è rafforzato dalle
conseguenze
Attenzione
Fuga o evitamento
Stimolazione sensoriale
Accesso a oggetti o eventi desiderabili
•Per alterare il comportamento, modificare le conseguenze
Time out
•Desensibilizzazione sistematica
Relax più esposizione
Trattamento importante per i disturbi d'ansia

Desensibilizzazione sistematica
Prima fase: il paziente nel corso della prima fase del trattamento viene addestrato all’uso delle
tecniche di rilassamento, quali il rilassamento muscolare progressivo e la respirazione
diaframmatica. Lo scopo di queste tecniche è quello di addestrare il paziente ad utilizzare il
rilassamento per ridurre le sensazioni fisiche legate all’ansia (come i tremori, la tachicardia,
l’iperventilazione etc.) e riuscire quindi a controllare la propria reazione fobica davanti all’oggetto o
alla situazione temuta.

Seconda fase: il secondo passo consiste nell’indagare lo stimolo fobico. Il paziente guidato dal
terapeuta creerà una gerarchia di situazioni disturbanti, che partono dalla situazione meno ansiogena
per arrivare a quella più temuta. Allo scopo di lavorare per gradi all’estinzione della risposta fobica.

Terza fase: in terapia il paziente guidato dal terapeuta inizierà ad affrontare, prima a livello
immaginifico o virtuale fino all’esposizione in vivo, le situazioni temute a partire dal gradino più
basso della scala gerarchica che lui stesso ha creato.

L’obiettivo di questa tecnica è quello di insegnare al paziente un modo alternativo di rispondere ad un determinato stimolo
fobico mediante l’uso delle tecniche di rilassamento apprese. Attraverso l’esposizione progressiva allo stimolo e la
conseguente risposta controllata, il soggetto arriva al pieno controllo della situazione fino all’estinzione dei sintomi,
situazione nella quale il rilassamento sostituisce la risposta ansiosa.

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Desensibilizzazione sistematica

Desensibilizzazione sistematica

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Cognitive Science

• il comportamentismo è stato criticato per aver ignorato


pensieri ed emozioni
• Cognizione
– Un processo mentale che include:
• Percepire, riconoscere, concepire, giudicare e ragionare
• Schema
– Rete organizzata di conoscenze precedentemente accumulate
– Interpretiamo attivamente le nuove informazioni
• Ruolo dell'attenzione in psicopatologia
– Individui ansiosi più propensi a prestare attenzione a minacce o
pericoli

L’agente di
Il disoccupato
borsa

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Cognitive Behavior Therapy (CBT)


•pensieri, emozioni e comportamenti si influenzano gli uni
Si occupa di pensieri, percezioni, giudizi, con gli altri. Pensieri disfunzionali negativi come “non piaccio
autoaffermazioni e supposizioni inconsce a nessuno” oppure “sono una persona antipatica” possono
portare la persona a sentirsi più triste o scoraggiata (emozioni
negative) e portarla a ridurre le occasioni di socialità e
rinchiudersi in casa (comportamenti disfunzionali).

•Nello stesso momento il comportamento di isolarsi e


rinchiudersi in casa rinforza il pensiero “non piaccio a
nessuno” perché non può essere confutato dall’esperienza
(uscendo di casa ci si potrebbe accorgere di piacere a
qualcuno). Inoltre la riduzione delle relazioni sociali favorisce
l’emergere di sentimenti di tristezza che favoriscono
l’isolamento sociale e l’inattività.

Lo scopo della psicoterapia cognitivo


comportamentale quindi è quello di aiutare il paziente a
riconoscere questi meccanismi che si autosostengono e agire
per modificarli. Il trattamento si muove, appunto, sia a livello
cognitivo (con analisi e ristrutturazione cognitiva) che
comportamentale (con prescrizioni comportamentali, ad es
“deve uscire di casa almeno tre sere a settimana”).

Cognitive Behavior Therapy (CBT)


Ristrutturazione cognitiva

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Cognitive Behavior Therapy (CBT)


Ristrutturazione cognitiva: domande stimolo
– Di cosa realmente abbiamo paura possa accadere?
– Quanto è veramente grave ogni cosa?
– Quali sono i criteri con i quali è stabilita questa gravità?
- QUANTO È PROBABILE CHE L’EVENTO TEMUTO SI
VERIFICHI?
Ristrutturare le risorse: convenienza e supporto
Ma, a questo punto, possiamo chiederci:
– Se la probabilità è così bassa (per esempio, lo 0,000000001%, ha senso preoccuparsicosì tanto?
– In che modo, preoccuparsi a questo livello, potrebbe aiutarci?
– Se mettiamo sui due piatti della bilancia il fatto di preoccuparsi molto e quello di accettare questa minima probabilità, da
che parte pende?
Inoltre, si può lavorare anche sulle risorse individuali e sociali esterne della persona per affrontare la minaccia temuta. Per
esempio, si potrebbe chiedere:
– Quali sono le risorse su cui può far leva per difendersi da questo pericolo?
– Ci sono delle persone o delle situazioni che potrebbero aiutare?
– Quante volte abbiamo provato ad affrontare una situazione simile? Come è andata? Cosa ci ha aiutato? Perché non
potrebbe aiutarci anche questa volta?
– Quanto sono facilmente accessibili queste risorse?

Beck’s Cognitive Therapy

• Inizialmente sviluppato per la depressione


• Depressione causata da pensieri distorti
– Niente va mai bene per me!
• Bias di elaborazione delle informazioni
– Attenzione, interpretazione e richiamo di informazioni
negative e positive distorte nella depressione
– Aiuta i pazienti a riconoscere e modificare i modelli di
pensiero disadattivi

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ESEMPIO
Beck’s Cognitive Therapy

Differenza
Emotions Feelings
• Componente biologica •Componente Psicologica
• Ambito neurofisiologico ed •Ambito soggettivo, cognitivo
espressvo motorio esperenziale
•Schemi individuali e fattori
• Programmazione genetica
evolutivi
• Mediazioni delle strutture •Mediazioni delle strutture
limbiche e subcorticali neocorticali
• Indicatori non verbali •Indicatori verbali

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SVILUPPOO AFFETTIVO

• Emozioni e affetti rappresentano due aspetti inscindibili del funzionamento umano ed a


loro volta si intrecciano con lo sviluppo cognitivo e sociale.
• È proprio nell’interazione sociale che le emozioni hanno modo di emergere e di
manifestarsi, ed il bambino impara progressivamente a manifestarle, a controllarle e a
regolarle.
• Se da un lato la relazione con la madre favorisce lo sviluppo e regolazione delle
emozioni, dall’altro l’esperienza emozionale che il bambino fa alimenta tale rapporto
diadico, creando un legame privilegiato tra i partner.

La Funzione delle Emozioni


• Darwin (L’espressioni delle emozioni nell’uomo e negli
animali,1872) sottolineava la funzione comunicativa e il
ruolo nell’adattamento all’ambiente sociale.
• La funzione sociale delle emozioni viene compresa dal
bambino con il passare del tempo; egli diviene sempre più
consapevole dell’esistenza di rapporti di causa – effetto tra
ciò che lui segnala e la risposta dell’adulto.

Impara a dare significato alle azioni del caregiver e a


modulare le emozioni e la loro espressione sulla base delle
sue aspettative al riguardo

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Quando nascono le Emozioni?

• Nel primo mese di vita pianto e sorriso non sono sociali né possono essere considerati
segnali che indicano delle emozioni vere e proprie, in quanto non si basano su
un’elaborazione del contenuto di un evento: non c’è alcuna valutazione cognitiva dello
stimolo.
• Per poter dire che un bambino prova un’emozione è necessario che si verifichi una
risposta complessa, che implica:
• Risposte fisiologiche (aumento del battito cardiaco);
• Risposte tonico-posturali (tensione del corpo nel caso di paura);
• Risposte motorie (irrequietezza);
• Risposte espressive (pianto, mimica facciale).

SVILUPPOO AFFETTIVO
Konrad Lorenz: l’imprinting

•Nelle specie animali esiste un periodo critico in


cui i piccoli apprendono e memorizzano le
caratteristiche della figura allevante.
•Oche  “prontezza” del piccolo a seguire il primo
oggetto in movimento (nelle prime 48h di vita)
•obiettivo: mantenere la prossimità con la propria
madre,che assicura la sopravvivenza.
•Lorenz: prima figura in movimento vista dagli
anatroccoli  anatroccoli indirizzano a Lorenz le
loro richieste di accudimento e ignorano la madre
vera

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SVILUPPOO AFFETTIVO
Harry Harlow-
Esperimento sulle • Harlow: scimmiette appena nate passavano il
scimmie tempo necessario per prendere il latte da un
poppatoio su una “madre” di ferro, mentre
manifestavano un comportamento di attaccamento
per una “madre” sempre di ferro ma ricoperta di
pezza e dunque più morbida
• Se nella gabbia veniva introdotto qualche oggetto
minaccioso che spaventava la scimmietta, essa
correva subito a rassicurarsi sulla madre di pezza.
Caratteristiche che rendono la figura oggetto di
imprinting filiale: morbidezza associata al calore
• Bowlby rifacendosi al concetto etologico di
imprinting e agli esperimenti di Harlow sulle
scimmie rhesus, critica la posizione psicoanalitica e
comportamentista del legame alla madre come
“interessato” o come motivazione secondaria.

SVILUPPOO AFFETTIVO
John Bowlby (Londra, 1907-1990)

•Bowlby (1969; 1973; 1980, attaccamento, separazione e


perdita) richiamò l’attenzione sul ruolo della madre
nell’organizzazione emozionale del bambino e sul ruolo
importante del legame affettivo madre-bambino nello
sviluppo della competenza sociale e dell’autonomia.
•Attaccamento: sistema di schemi comportamentali a base
innata, guidato da una motivazione intrinseca (primaria),
basata sulla necessità del bambino di stabilire uno stretto
contatto fisico con la madre.
•Comportamenti di attaccamento: messa in atto di
comportamenti volti a favorire e mantenere la vicinanza
con la figura di attaccamento (es. piangere, aggrapparsi,
sorridere). Considerati da Bowlby schemi pre-programmati

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SVILUPPOO AFFETTIVO
ATTACCAMENTO

• Predisposizione biologica del piccolo verso la figura che gli assicura la sopravvivenza
prendendosi cura di lui.

• L’ attaccamento può essere definito come un legame di lunga durata emotivamente


significativo con una persona specifica, che generalmente ricambia sentimenti, in modo
che  il legame sia emotivamente significativo per entrambi.

• Bowlby contrasta la teoria freudiana secondo la quale il legame madre-bambino si basa


solo sulla necessità di nutrimento del piccolo, infatti ritiene che il legame che unisce il
bambino alla madre non è una conseguenza del soddisfacimento del bisogno di
nutrizione, bensì è un bisogno primario, geneticamente determinato, la cui funzione è
garantire la crescita e la sopravvivenza biologica e psicologica del bambino.

SVILUPPOO AFFETTIVO
Sistema Comportamentale esplorativo

• Il sistema comportamentale esplorativo è sottilmente interconnesso con quello


dell’attaccamento, nel senso che è la figura d’attaccamento a fornire la base sicura per
l’esplorazione (Ainsworth,1963).

• Il comportamento esplorativo del bambino subisce un brusco arresto quando il caregiver


è temporaneamente assente (Rajecki, Lamb, Obmascher, 1978). L’assenza della figura
d’attaccamento inibisce l’esplorazione.

• L’attaccamento sicuro può essere considerato vantaggioso per lo sviluppo di una serie di
capacità cognitive e sociali. Di contro, il sistema della paura attiva il sistema
dell’attaccamento e la disponibilità del caregiver riduce la reattività del bambino a
stimoli che sarebbero altrimenti percepiti come pericolosi (Bowlby,1973)

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SVILUPPOO AFFETTIVO
Modelli Operativi interni (MOI)
• I comportamenti di attaccamento sono inizialmente indifferenziati, successivamente si
indirizzano verso persone specifiche e con lo sviluppo dell’intenzionalità si attivano in
funzione dell’obiettivo. Inoltre il bambino sviluppa dei Modelli Operativi interni (MOI)
che gli permettono di rappresentarsi mentalmente il legame di attaccamento.

• Il bambino diventa capace di tollerare livelli di separazione progressivamente più


lunghi; diventa sempre più capace di tener presente le intenzioni degli altri e di formare
legami più equilibrati e flessibili.

• Rappresentano le caratteristiche proprie delle figure di attaccamento e del tipo di


relazione che si è sviluppato con quella persona

• Sono rappresentazioni mentali che comprendono sia le componenti emozionali che


quelle cognitive

Mary Ainsworth (1978) : Strange Situation

Ingresso nella Permanenza nella Ingresso di un Rimane con


stanza stanza con madre estraneo estraneo

Riunione con la Rimane solo


ingresso estraneo Riunione con madre
madre

Attraverso venti minuti di osservazione in cui si trovano in una stanza il bambino, la mamma ed un
estraneo, si possono osservare i diversi comportamenti e le reazioni emotive del bambino in
presenza della madre, al momento della separazione da questa ed in compagnia di un estraneo.

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Strange Situation

Strange Situation: Tipi di Attaccamento

Ricerca la madre ma non in maniera “urgente”. È turbato alla separazione ma


Sicuro contento al ricongiungimento; si lascia consolare.

Mostra poca ricerca della madre, indifferenza alla separazione e evita il


Insicuro evitante contatto al ricongiungimento.

Insicuro
Molto turbato alla separazione e difficilmente consolabile al
resistente/ambivale ricongiungimento. Contemporaneamente cerca e rifiuta il contatto
nte

Insicuro
Grave disorganizzaizone del comportamento
disorganizzato

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Stili di Attaccamento

• Stile Sicuro: modello di Sé positivo e dell’Altro positivo. Basso


esitamento, bassa ansia. Alta coerenza, alta fiducia in se stesso, approccio
positivo con gli altri, alta intimità nelle relazioni.

• Stile Preoccupato: è assimilabile allo stile insicuro ansioso ambivalente


(Ainsworth). Modello di Sé negativo e dell’Altro positivo. Il modello
negativo che l’individuo preoccupato ha di sé lo porta ad avere una bassa
autostima tendente alla dipendenza del giudizio degli altri. Invece, il
modello positivo che ha dell’altro lo porta alla continua ricerca di
compagni e di attenzione.

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Stili di Attaccamento

• Stile Distanziante: è assimilabile allo stile Evitante (Ainsworth).


Modello di Sé positivo, dell’Altro negativo. Il modello positivo
dell’individuo distanziante lo porta ad avere alta fiducia in se
stesso senza interessarsi del giudizio degli altri anche se pensa
di essere considerato arrogante, furbo, critico, serio e riservato.

• Stile Timoroso-Evitante: è assimilabile allo stile disorientato-


disorganizzato (Ainsworth). Modello di Sé negativo, dell’Altro
negativo. Il modello negativo che l’individuo timoroso-evitante ha
di se stesso lo porta ad avere bassa autostima e molte
incertezze verso se stesso e verso gli altri.

Stili di Attaccamento

Greenberg (1999): la teoria dell’attaccamento può informare gli studi


sulla psicopatologia evolutiva in due modi.
• A. Certi pattern di attaccamento atipici della prima infanzia possono essere
considerati disordini primari o incipienti forme di psicopatologici

• B. Qualità dell’attaccamento come possibile fattore predisponente allo


sviluppo di successive forme di disturbo psichico

Attaccamento come fattore che incrementa il rischio di psicopatologia oppure come


“fattore protettivo”.

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Sviluppo Psichico

• lo sviluppo psichico della persona si origina all’interno di un


sistema intersoggettivo primario

Bowlby: modelli operativi interni

Stern: sintonizzazione affettiva

Sviluppo Psicopatologico

• presenza di traumi relazionali in età precoce nelle persone


che soffrono di una qualunque forma di patologia affettiva
(Meares, 2005; Bifulco, 2007);

• trascuratezza emotiva, maltrattamento fisico, violenza


sessuale e/o psicologica: dimensioni propriocettive,
emotive escluse dalla consapevolezza e immagazzinate in
un sistema di memoria ‘traumatica’ implicita.

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Sviluppo Psicopatologico

L'Infant Research
• Stern è stato uno dei principali promotori e dei maggiori contributori dell'infant research,
quel filone di ricerche sullo sviluppo psichico infantile che «ha trovato, in origine, una
delle sue spinte propulsive e di guida proprio nella psicoanalisi, cioè nel suo interesse e
nelle sue scoperte sull'infanzia e sulla attività mentale precoce, per poi distaccarsene fino
a contrapporvisi. Il pressante invito che l'infant research rivolge alla psicoanalisi è quello
di utilizzare modelli concettuali coerenti con l'"evidenza empirica" da loro prodotta.
Sull'onda di questi risultati, alcuni ricercatori da un lato, alcuni psicoanalisti dall'altro,
hanno iniziato a criticare e a tentare di sostituire quelle teorie e quei concetti psicoanalitici
che non si "armonizzano" con le scoperte dell'infant research: tra gli altri, il narcisismo e
l'onnipotenza infantile, l'autismo e la simbiosi, l'organizzazione dell'esperienza secondo le
categorie 'buono-cattivo', la presenza della scissione.»

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Modelli e definizioni della psicopatologia dello


sviluppo

Modelli e definizioni della psicopatologia dello


sviluppo

Il modello dei tratti

modello ambientale

modello transazionale
o interazionale s

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Modelli e definizioni della psicopatologia dello


sviluppo
• Il modello dei tratti si fonda sul presupposto che un tratto di personalità
evidenziato durante l'infanzia dell'individuo permetta di prevedere il suo
sviluppo successivo.

-Questo tratto potrebbe avere base innata oppure genetica o ancora potrebbe essere
acquisito dall'individuo attraverso l'apprendimento. Il tratto non ha un carattere
interattivo e non è influenzato dall'ambiente.

-è impossibile in questo modello riconoscere una relazione causale tra il tratto e il


successivo esito psicopatologico perché entrano in gioco molteplici fattori che si
inseriscono nella relazione: si parla quindi di interazione tra questi fattori e non
di relazione causa-effetto.

Per poi rapportare lo stato psicopatologico rivelabile nell'infanzia e l'esito


psicopatologico rilevabile nel corso della vita bisogna prendere in causa due
situazioni distinte: ci si riferisce a una continuità omotipica nel momento in cui le
manifestazioni hanno le stesse caratteristiche cliniche nei due diversi momenti,
mentre ci si riferisce a una continuità eterotipica nel momento in cui il quadro
clinico si modifica nel tempo.

Modelli e definizioni della psicopatologia dello


sviluppo
 Il modello ambientale si sviluppa sul presupposto che l’ambiente influenzi lo sviluppo dell’individuo e provochi l’insorgenza
della psicopatologia.

 Le influenze ambientali - in termini di rischi prossimali - intervengono nello sviluppo cerebrale, quindi considerevolmente nel periodo
prenatale e nei primi anni di vita. A proposito dell’influenza ambientale sullo sviluppo cerebrale possiamo distinguere le expectant
experiences dalle dependent experiences: le prime sono iscritte nel nostro patrimonio genetico e sono dei possibili circuiti cerebrali
che vengono stabilizzati dalle esperienze ambientali (ad esempio possiamo parlare in questo caso della predisposizione del neonato
all’attaccamento che però si stabilizza solo nel momento in cui il bambino interagisce con l’altro e che ha base nella corteccia orbito-
frontale), mentre le seconde sono esperienze nuove e impreviste (ad esempio potremmo parlare delle esperienze con i pari che
comportano la creazione di nuovi circuiti cerebrali).

 Per quanto riguarda le influenze ambientali sul comportamento individuali si possono distinguere le influenze condivise (shared) da
quelle non condivise (not shared): le prime riguardano le influenze familiari sui figli (come il clima affettivo, la condizione economica,
le regole familiari) mentre le seconde riguardano le influenze vissute in modo specifico dal singolo individuo (come la frequenza
scolastica, i compagni e gli amici, un trauma specifico o un ricovero in ospedale). Resta da stabilire quali di queste esperienze
influenzino maggiormente lo sviluppo dell’individuo e quindi abbiano un peso maggiore nell’insorgere di una psicopatologia: per il
momento non c’è una risposta unitaria, si pensa più che altro a un’interazione tra le varie esperienze, anche se la maggior parte delle
ricerche ha privilegiato lo studio delle influenze condivise e solo recentemente si è pensato maggiormente a quelle non condivise.

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Psicopatologia dello sviluppo


Il modello transazionale o interazionale si fonda sul presupposto secondo il quale lo sviluppo
del bambino è determinato sia dalla caratteristiche dello stesso bambino sia dall’ambiente.
Avviene quindi una sorta di trasformazione: infatti i tratti e l’ambiente interagiscono e
producono comportamenti nuovi e che si trasformano (modello trasformazionale). Si definisce
modello trasformazione perché ci si riferisce a un pattern interazionale circolare per cui il
bambino influisce sull’ambiente e a sua volta l’ambiente influisce sul bambino.

Un esempio di questo modello è la comunicazione madre-lattante: i pattern interattivi


costituenti sono il continui e reciproco adattamento degli interagenti, la co-regolazione, la
condivisione delle espressioni emozionali e i comportamenti ripetuti. La co-regolazione diadica
consiste in pattern d’interazione condivisa che tendono a ricorrere e a divenire relativamente
stabili, acquisendo un significato condiviso dai due partner. Queste cornici di significato
dell’esperienza intersoggettiva costituiscono i frame che sono definiti dalla direzione
dell’attenzione di ciascuno dei due partner, dal luogo in cui avviene l’interazione, dalla distanza
o lontananza fisica tra i due partner, dall’orientamento posturale reciproco dei partner e
dall’attività congiunta.

• Il modello interattivo relazionale è caratterizzato da più


interazioni precoci, le quali influenzano tutta la vita del
Psicopatologi soggetto, si svolgono dentro a un modello interattivo
asimmetrico (interazioni adulto-bambino dove l’adulto ha il
a dello ruolo di chi cura e il bambino è colui che riceve le cure) e
sono fortemente orientate sulle competenze dell’adulto che
sviluppo determinano la qualità delle interazioni, che però si devono
adeguare alle caratteristiche del bambino.

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Psicopatologia dello sviluppo


Asimmetria madre bambino

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Psicopatologia dello sviluppo


• La prima caratteristica fondamentale che devono avere gli adulti che interagiscono con un bambino è la
sensibilità: la sensibilità ha a che vedere con il fatto che l’adulto sia uno strumento preciso e affidabile
di misura delle segnalazioni del bambino.

• L’altra è la responsività ed è la capacità dell’adulto di rispondere adeguatamente alle richieste e ai


bisogni del bambino. I concetti di sensibilità e responsività sono legati: infatti se si fallisce nella
sensibilità è probabile che si fallisca anche nella responsività. Capire il segnale è la base poi si può
discutere sulla qualità della risposta data a questo segnale. All’interno dell’interazione, una buona
sensibilità e responsività indicano un adulto che comprende diverse sfumature e struttura il set di
sfumature del bambino.

• Una sensibilità poco adeguata genera il fatto che il bambino non strutturi adeguate competenze che
riguardano le proprie sfumature di bisogno: ciò quindi è un problema anche a livello del sé del
bambino. Dicevamo che alcuni autori hanno definito alcune delle caratteristiche che soprattutto
l’adulto deve avere quando entra in interazione con un bambino.

Sensitivity
• La prima caratteristica è
la cioè la sensibilità
ovvero la capacità di
cogliere le richieste del
bambino e di
comprenderne il
significato. Il concetto di
sensibilità rimanda
all’idea di un adulto come
una sorta di lettore
accurato dei segnali
provenienti dal bambino,
cioè qualcuno che sa
capire quando il bambino
sta facendo delle
richieste.

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Responsivity
• La seconda caratteristica
adattiva che dovrebbe
possedere un adulto che
interagisce con un
bambino è la responsivity
cioè la responsività
ovvero la capacità
dell’adulto di rispondere
adeguatamente alle
richieste del bambino.
L’adulto può provare a
rispondere se ha capito la
domanda, quindi se c’è
una carenza di sensibilità,
la responsività non sarà
buona. Ma cosa significa
essere capaci a
rispondere?

• La sintonizzazione degli affetti o affettiva è l’altra caratteristica centrale


per definire l’adeguatezza delle interazioni adulto-bambino: è un
Sintonizzazione concetto introdotto da Stern e si tratta della capacità dell’adulto di
mettersi in sintonia con gli affetti e le emozioni espressi dal bambino. Il
concetto di sintonizzazione non è sinonimo di contagio emotivo. La
sintonizzazione è la capacità di rimandare al bambino una corretta
percezione di quello che gli sta accadendo e una corretta tonalità
emotiva: ha a che vedere con la capacità di mettersi in linea con l’altro.

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Psicopatologia dello sviluppo

• Consideriamo le interazioni una delle basi fondamentali dei processi


evolutivi a lungo termine dell’individuo: l’ipotesi centrale di questo
approccio (interattivo-relazionale) è che la qualità di queste
interazioni sia uno dei fattori predominanti che influenza i
processi evolutivi a breve e a lungo termine, prendendo in
considerazione anche le caratteristiche individuali.

• L’idea generale è che un adulto incapace di costruire buone relazioni


con il bambino è un adulto che ha sperimentato nella sua storia
precoce interazioni non funzionali, non soddisfacenti, inadeguate.
Gli adulti inadeguati nei confronti dei bambini sono adulti che hanno
dentro di loro un bambino che è stato mal curato. Il problema della
trasmissione dei modelli relazionali è che questi si muovono sul
modello delle rappresentazioni e non su quello del comportamento.

Psicopatologia dello sviluppo


Ci sono però delle variabili che intervengono in questi passaggi e possono influenzarli affinchè non si crei un circolo vizioso
intergenerazionale.
o Una prima variabile è la resilienza: la resilienza è una caratteristica individuale ed è tecnicamente la capacità di resistere alle
avversità. Le persone resilienti sono le persone che si risollevano: la resilienza è una sorta di risorsa individuale che aiuta l’individuo
a risollevarsi rispetto alle difficoltà che attraversa o a trovare soluzioni (infatti la resilienza è legata alle capacità di coping). La
resilienza consiste nel dosaggio delle difficoltà e delle risorse a disposizione perché è la capacità di farcela di un individuo, la capacità
di resistere.
o Un altro aspetto consiste nel bilanciamento tra i fattori di rischio e i fattori protettivi. Dobbiamo tracciare un equilibrio tra i fattori di
rischio che possono influenzare in negativo e i fattori di protezione che possono aiutare o ridurre il danno. Quando parliamo di questi
fattori (sia di rischio sia di protezione) parliamo di variabili probabilistiche: il fatto di avere fattori di rischio non significa avere sintomi
patologici ma essere esposti a sintomi di questo tipo. I fattori di rischio possono influenzare negativamente il percorso di vita del
bambino ma non necessariamente lo fanno. La quantità dei fattori di rischio e la durata (la cronicità di questi secondo alcuni autori è il
fattore di rischio peggiore) sono delle determinanti importanti. Infatti i fattori di rischio che perdurano nel tempo sono quelli che
espongono l’individuo al più alto rischio. Anche il periodo evolutivo in cui il fattore di rischio interviene è una determinante. L’ultimo
aspetto relativo ai fattori di rischio è costituito dal legame che c’è tra il bambino e il fattore di rischio. Se c’è una coincidenza tra le
figure di riferimento del bambino e il fattore di rischio si va incontro alla situazione più grave perché il bambino vive in una situazione
in cui il suo contesto quotidiano si sovrappone al pericolo. Ne è un esempio la situazione in cui il genitore abusa o maltratta il bambino
o anche nel momento in cui la vittima non è il bambino direttamente ma egli si trova in un contesto di abuso o maltrattamento.

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Ed Tronick: il
paradigma
still face

https://www.youtube.com/watch?v=abn5uvVvjX8

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10/28/2021

Ed Tronick: il paradigma still face


Ed Tronick: il face to face
Ed Tronick, è un ricercatore che ha dedicato gran parte della sua vita allo
studio dell'interazione madre-bambino. Già negli anni '70 Tronick cominciò a studiare le
interazioni face to face., per comprendere il funzionamento dello sviluppo della personalità
umana. Si rese conto ben presto che la comunicazione non avviene a senso unico, anche quando
il piccolo è un neonato: lo scambio avviene sempre, il neonato è attivo durante le interazioni
ed è co-responsabile del tono affettivo della comunicazione. La regolazione emotiva è un
processo intersoggettivo

Ed Tronick: lo still face


La procedura consiste nel filmare una normale interazione madre-bambino in cui una madre
partecipe cognitivamente e affettivamente gioca con il suo bambino. Ma cosa accade se
improvvisamente la madre "sparisce" affettivamente? Cosa succede se il suo volto rimane
improvvisamente immobile, impassibile ed inespressivo interrompendo, così, la comunicazione con il
piccolo?. L'obiettivo della ricerca è quello di comprendere se e cosa un bambino mette in atto per
riconquistare lo sguardo della madre, per riprendersi la madre e lo scambio emotivo che fino a
qualche minuto prima aveva avuto con lei e quali processi affettivi spianano la strada verso lo sviluppo
di un tipo di personalità piuttosto che un altro.

Ed Tronick: il paradigma still face

Ed Tronick: il misunderstanding
Cosa accade quando viene utilizzato lo still face? Come si comporta un bambino? Quando un piccolo si ritrova
improvvisamente con una mamma immobile e impassibile, mette innanzitutto in atto meccanismi di auto
consolazione che, non sufficienti a compensare la frustrazione, vengono seguiti immediatamente da tentativi di
recuperarsi la madre. Il bambino cerca di ritornare lì dove la relazione si è interrotta, cerca di riparare
il misunderstanding, l’incomprensione nella comunicazione, cerca di riparare il fallimento nella relazione della
diade. Ed Tronick dice, infatti, che non è il misunderstanding, l’incomprensione, la frustrazione, le esperienze di
rifiuto a dare una connotazione psicopatologica alla personalità umana, quanto l’impossibilità di aver potuto riparare
i fallimenti comunicativi: quando il sé del bambino riesce a riparare la relazione, allora riesce anche ad investire in
questa, ma quando la riparazione del misunderstanding non avviene, il rischio è un ritiro profondo del sé, un ritiro in
meccanismi auto consolatori.

Pensiamo, per esempio, ai bimbi, o anche a noi stessi se ne abbiamo avuto esperienza, che hanno avuto
accanto mamme depresse: non impiegano una vita a tentare di recuperare il loro sguardo finché, stanchi, non posano le
armi e si ritirano nella parte più profonda del loro animo? Però dobbiamo dire una cosa: Ed Tronick parla di diade
madre-bambino, ma si dimentica, forse, che esiste un padre. Esiste un padre ed esiste una funzione paterna che può
aiutare, quando viene attivata, a cambiare le carte in tavole. Ma questa è un’altra storia!

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10/28/2021

Precipizio
Visivo”
• https://www.youtube.com/watch?v=Q1Kbd
rDQYqE

• Questo particolare studio


dimostra il ruolo che la
comunicazione non verbale ha nel
determinare il comportamento del
bambino in un determinato
contesto.Un bambino che si trovi di
fronte a qualcosa di ambiguo,
incertoguarderà generalmente alla
persona per lui importante che ha di
fronte: la madre, il padre, un nonno
o la tatain modo da capire cosa
fare.I bambini a partire dagli 11-12
mesi quindi fanno già ciò che tutti
noi facciamo quando ci imbattiamo
in qualcosa di inusuale:ci guardiamo
intorno per conoscere la reazione
degli altri.

Psicopatol
ogia dello
sviluppo

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Caso Clinico

Attaccamento e l’elaborazione del lutto


“stato psicologico conseguente alla perdita di un oggetto
significativo che ha fatto parte integrante dell’esistenza. La
perdita può essere di un oggetto esterno, come la morte di una
persona, la separazione geografica, l’abbandono di un luogo, o
interno, come il chiudersi di una prospettiva, la perdita della
propria immagine sociale, un fallimento personale e simili. Dal
Lutto, che comporta sempre un’identificazione con l’oggetto
perduto, si esce attraverso un processo di elaborazione
psichica, o “lavoro sul Lutto” come dice S. Freud, che prevede
uno stato di diniego in cui il soggetto rifiuta l’idea che la perdita
abbia avuto luogo, uno stadio di accettazione in cui la perdita
viene ammessa, e uno stadio di distacco dall’oggetto perduto
con reinvestimento su altri oggetti della libido ad esso legata.

Il lavoro del Lutto richiede un certo tempo per il ritiro degli


investimenti libidici, e l’umanità ha sempre provveduto a
occupare questo tempo con cerimonie e pratiche rituali. Un
blocco nel lavoro del Lutto porta alla melanconia, che insorge
quando il soggetto sente l’oggetto perduto come una parte
ineliminabile di sé da cui non può separarsi se non separandosi
da se stesso. In questo caso il dolore del Lutto da normale
diventa patologico”. [Galimberti, U., 1992]

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Il lutto
Stato psicologico conseguente alla perdita di un oggetto significativo
che ha fatto parte integrante dell’esistenza.
Si caratterizza per la presenza di uno stato di sofferenza intima
spesso imponente, che fa seguito al decesso del congiunto.

Il lutto e la perdita
• Ogni perdita è una perdita multipla: parte di noi stessi, passato e
futuro
• Il lutto può scatenarsi anche per una minaccia di perdita in grado
di riattivare esperienze di perdita pregresse

Il lutto
Oltre alla perdita fisica di una persona, si possono vivere esperienze di lutto
in relazione a: separazioni e divorzi, passaggi del ciclo di vita, cambiamenti
del posto di lavoro...
• «In ogni separazione si concretizza una morte. Separarsi da una persona o
da una situazione comporta comunque una ridefinizione della propria
esistenza e del proprio modo di continuare ad essere».
• La fine di una relazione, di un'epoca evolutiva, influenza comunque la
crescita successiva, sia dell'individuo che del sistema relazionale coinvolto.

Non si può curare il lutto, nel senso che non è una malattia, ma una combinazione
di pensieri, sensazioni fisiche, emozioni e comportamenti che rendono possibile
la sopravvivenza dopo una perdita.
• Ognuno vive il lutto in modo diverso e con emozioni anche molto differenti:
non c’è giusto/sbagliato, non ci sono tempi definiti

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10/28/2021

Fattori che influenzano il lutto


• Legati alle circostanze della perdita (es. improvvisa/lunga malattia)
• Legati alla relazione con il deceduto (es. attaccamento, situazioni non
risolte)
• Legati alle caratteristiche personali (precedenti esperienze di perdita,
stato psicologico, relazioni sociale, età: bambini pensiero più concreto,
adolescenti più rabbia, anziani più depressione...)

Lutto patologico

La reazione al lutto fisiologica copre un arco di


tempo della durata di 8-12 mesi.
Si parlerà di lutto complicato o patologico
quando il processo si prolunga.

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Lutto fisiologico e lutto patologico


Lutto fisiologico Lutto patologico

Evento di perdita Consapevolezza A volte non evidenziabile

Reazione Iniziale intensa, poi variabile Intensa e persistente

Umore Labile, tristezza,pianto aumentato Persistenza di umore depresso


dal pensare alla perdita

Rabbia Spesso espressa Non espressa, rivolta verso sé

Ideazione Preoccupazione, stati confusionali Disperazione, senso di inutilità,


e idee suicidarie transitorie idee suicidarie persistenti, senso
di colpa
Comportamento Variabile,ambivalenza tra Ritiro pressochè totale, perdita di
desiderio di conforto e di interesse per tutte o quasi le
solitudine, ritiro dalle attività attività
quotidiane di durata limitata
Storia personale Assenza di disturbi psichici Presenza frequente di altri episodi
pregressi depressivi pregressi

Disturbi del sonno Variabili e periodici Insonnia, risveglio precoce


mattutino

Reazioni di fronte alla perdita

Il modello a cinque fasi della Kubler-Ross (1970)

Si tratta di un modello a fasi, e non a stadi, per cui le fasi


possono anche alternarsi, presentarsi più volte nel corso
del tempo, con diversa intensità, e senza un preciso
ordine, dato che le emozioni non seguono regole
particolari, ma anzi come si manifestano, così svaniscono,
magari miste e sovrapposte.

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Fasi di reazione alla prognosi organica grave

FASE DELLA NEGAZIONE O DEL RIFIUTO: il paziente rifiuta la verità e ritiene impossibile di avere
proprio quella malattia. “Non posso crederci”, “Non sta succedendo davvero”.

FASE DELLA RABBIA: dopo la negazione iniziano a manifestarsi emozioni forti quali rabbia e paura, che
esplodono in tutte le direzioni. “Non è giusto”, “Cos’ho fatto di male per meritarmi questo?”.

FASE DEL PATTEGGIAMENTO: la persona inizia a verificare cosa è in grado di fare, ed in quali progetti
può investire la speranza; riprende il controllo della propria vita cercando di riparare il riparabile.
“Superare questo momento mi renderà più forte”, “Se ne esco, giuro che non farò più gli stessi errori”

FASE DELLA DEPRESSIONE: il paziente inizia a prendere consapevolezza delle perdite che sta subendo
o che sta per subire e di solito si manifesta quando la malattia progredisce ed il livello di sofferenza
aumenta. “La mia vita è un inferno”, “Non c’è via d’uscita”

FASE DELL’ACCETTAZIONE: quando il paziente ha avuto modo di elaborare quanto sta succedendo
intorno a lui, arriva ad un’accettazione della propria condizione ed a una consapevolezza di quanto sta
per accadere. È andata così”, “È ora di voltare pagina”.

John Bowlby: Lutto

Ciascuna fase è piuttosto sfumata rispetto alle altre e possono esserci delle
oscillazioni fra l’una e l’altra.

Le fasi di elaborazione del lutto per Bowlby sono le seguenti:


•lo stordimento;
•la ricerca e lo struggimento per la persona perduta;
•la disorganizzazione e la disperazione;
•la riorganizzazione.

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10/28/2021

John Bowlby: Lutto


Lo stordimento. Che si tratti di una morte annunciata da una grave malattia o improvvisa, la reazione immediata alla
notizia della perdita di una persona cara lascia sempre attoniti, inebetiti e con la convinzione della propria incapacità
di accettare l’accaduto. La prima fase del lutto può durare da alcune ore a una settimana e può essere caratterizzata
da intense emozioni di rabbia, dolore e sconforto. Si alternano al continuare a svolgere la propria vita in modo
automatico o alla sensazione di essere in compagnia della persona amata, come se nulla fosse accaduto. Non sono rari
attacchi di panico che inducono a ricercare la compagnia di amici, né stati di tensione e di apprensione.

La ricerca e lo struggimento per la figura perduta. E’ la fase nella quale chi subisce il lutto inizia a rendersi conto,
anche se a tratti, di quanto è accaduto. Il dolore provato si manifesta con la sensazione di essere trafitti, con angoscia
e singhiozzi disperati. Questi ultimi possono fare riferimento al pianto di un bambino che, separato dalla madre, tenta
proprio con il pianto di attrarre la sua attenzione, sperando di richiamarla sé, anche per il tramite di un’altra persona.
Tradiscono quindi quanto il soggetto non abbia ancora fatto propria la verità e tenda a negarla. La speranza che la
persona perduta ritorni si rende manifesta anche nell’interpretare rumori ‘abituali’ come il segno di una possibile
presenza del defunto e nella sua ricerca in maniera più o meno consapevole.
In questa fase, compaiono anche l’insonnia e un generale stato di irrequietudine, indici dello stravolgimento di un
equilibrio e dell’irrompere di una realtà che non si riesce a cogliere nella sua interezza. La manifestazione emotiva
prevalente in questa fase del lutto è tuttavia la rabbia. Si può esprimere contro la persona deceduta perché la si
ritiene responsabile della sua morte; con i medici che non l’hanno curata a dovere; con chi ha comunicato
inadeguatamente la notizia; con chi cerca di offrire il suo aiuto e riporta, in questo modo, alla realtà dell’accaduto; con
i ricordi dei momenti di vita passati insieme al defunto per liberarsene ed evitare così il dolore; e, infine, contro se
stessi.

John Bowlby: Lutto


La disorganizzazione e la disperazione. E’ la fase in cui si vive il tormento emotivo che il lutto comporta, quella in cui
si smette di chiedersi perché è accaduto e di essere arrabbiati, per arrivare ad ammettere che la perdita si è verificata
e che la propria vita deve essere ristrutturata e riorganizzata di conseguenza.

I modelli di comportamento adottati in precedenza vanno rivisitati e si ha spesso la sensazione di non essere in grado
di farlo, con il risultato che si può cadere nella disperazione, nel timore di non farcela, di non riuscire a salvare nulla
del passato e di cadere nella depressione o nell’apatia. Non si possono ideare piani né progetti futuri, fino a quando la
consapevolezza dell’accaduto procede a tratti.

La riorganizzazione. Quando la consapevolezza dell’accaduto è definitiva, la persona tenta di comportarsi in maniera


diversa. Prova ad acquisire capacità e competenze nuove, a rivestire nuovi ruoli in alternativa a quelli perduti. Più
questo avviene più la persona acquisisce fiducia in se stessa e nelle sue capacità, benché rimanga viva una profonda
sensazione di solitudine che si manifesta soprattutto la notte. Molto spesso, anche un anno dopo la perdita della
persona amata, si continua a pensarla e, a volte, a credere che ci sia ancora.

A questo riguardo, Bowlby ritiene normali anche i sogni del defunto o le illusioni sensoriali, cioè la percezione di
sentire o di vedere, in alcuni momenti, la persona scomparsa e di trarne conforto. Questo tuttavia, non impedisce al
superstite di essere in contatto con il cambiamento ineluttabile che è avvenuto nella sua vita: accetta la realtà. E’
quindi possibile riacquisire il proprio ruolo, rispettare gli obblighi familiari, sociali e professionali, con l’opportunità di
nuovi attaccamenti affettivi e la ricerca di nuove dimensioni nella propria esistenza che si arricchisce di nuove
motivazioni.
Può anche accadere di rendersi conto che si stanno facendo delle cose nello stesso modo in cui le avrebbe fatte chi
non è più oppure di iniziare attività che erano peculiari della persona morta.

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Le tecniche che facilitano la comunicazione


Categoria di risposta Definizione Valore terapeutico

Ascolto Processo attivo per capire Empatia,riconoscimento,dis


ponibilità verso il paziente.

Silenzio Periodo di non comunicazione Utile per riflettere e


organizzare idee e concetti
da esprimere.

Riflettere o Rinviare al paziente emozioni, Legittima il vissuto del


rispecchiare idee e significati che sta paziente permettendogli
comunicando riflessione e
consapevolezza
Focusing Incoraggiare il paziente a non Dirigere la comunicazione
divagare verso aspetti importanti

Chiarificare Chiarire il messaggio del Esprime il desiderio di


paziente,stabilire se il comprendere la
messaggio trasmesso coincide comunicazione del paziente
con quello ricevuto

Le tecniche che non facilitano la comunicazione

Categoria di Definizione Valore terapeutico


risposta
Falsa rassicurazione Utilizzare frasi stereotipate prive Nega la paura, i sentimenti, il
(banalizzazione) di significato nel tentativo di significato della comunicazione del
rassicurare il paziente. paziente.

Fornire consigli Dire al paziente ciò che deve o Nega la possibilità del paziente di
non deve fare. condividere le decisioni con
l’operatore.
Dare giudizi Approvare o disapprovare i Crea dipendenza dall’operatore.
comportamenti del Soddisfa bisogni narcisistici di
(risposte paziente,esprimendo i propri autoapprovazione dell’operatore.
moralizzanti) valori su ciò che è giusto o Difficile creare un rapporto fondato
sbagliato usando parole come sulla reciprocità.
“buono” o “cattivo”.

Cambiare Dirigere l’interazione in un’area Genere ansia e rabbia per il mancato


personale piuttosto che seguire riconoscimento dei sentimenti provati
argomento il discorso del paziente. dal paziente.
Insuccesso Non ascoltare il messaggio del Disinteresse, negazione dell’altro. I
paziente, non prestare bisogni dell’operatore vengono prima
nell’ascolto attenzione. di quelli del paziente.

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IL DOLORE

Il dolore è una esperienza che coinvolge


l’individuo nella sua globalità apportando
una
CON-FUSIONE TOTALE
tra le componenti fisiche, psichiche e
relazionali.

Nel rapporto con la persona in lutto, l’operatore si trova


di fronte a emozioni difficili nell’altro, ma anche in sé.
• Persona in lutto • Operatore
• incredulità e shock, • Paura di generare dolore nell’altro
• negazione, • Paure dell’incertezza (di dire “non
• paura e ansia, so”)
• Rabbia e accusa • Paura di identificarsi
• senso di colpa e • Paura di sentirsi accusati
ingiustizia, • Paura del fallimento terapeutico
• pianto, • (onnipotenza)
• speranza/disperazion • Paura di esprimere emozioni
e • (distanziamento)
• tristezza • Paure personali relativi alla
perdita ealla morte
• solitudine,
• senso di vuoto,
• rimpianto.

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Di cosa ha bisogno?
• Tempo, prendersi cura di qualcosa/qualcuno, distrazione,
riposo, rilassamento, progettualità, sicurezza, speranza,
relazioni positive con soggetti significativi

L’accettazione delle emozioni


nell’elaborazione del lutto
• L'evento luttuoso quando viene emotivamente vissuto e
affrontato, nella sua dimensione della rabbia prima, del dolore
poi e della graduale differenziazione, consente il riattivarsi
delle risorse individuali che restituiscono al soggetto la forza di
andare avanti nel proprio percorso di vita, mantenendo vivo il
ricordo della persona scomparsa.

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Le
emozioni
PRIMARIE SECONDARIE
Da zero a 18 mesi Compaiono verso i 18 mesi epossono
dirsi complete verso i 3anni
paura, disgusto, rabbia, tristezza, colpa, vergogna, orgoglio, imbarazzo,
sorpresa, gioia, rammarico, disprezzo, timidezza
- Geneticamentedeterminate - Non sono presenti in altre specie
- Uguali in ogni contestoculturale - Differiscono a seconda della cultura
- Non presuppongono un’identità di sé d’appartenenza
- Presuppongono un’identità di sé

Paura è uguale a “proteggersi”

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Le risposte comportamentali

La paura serve a proteggerci dalle minacce attraverso due modalità,


entrambe efficaci:
• irrigidimento
• fuga

• L’ irrigidimento e la fuga diventano il punto di partenza per


individuare i segnali corporei che identificanola paura.
I gesti emblematici:
irrigidimento
• Schienae busto d’irrigidiscono i corpo, assumendo una posizione
forzatamente eretta.
• Il movimento è di solito più visibile da seduti, ma lo si agisce anche in
posizione eretta.

• Trovarsi con le mani strette attorno ai braccioli, tanto che le nocche


diventano bianche.
• In questo caso l’irrigidimento è accompagnato da un altrosegnale
fisico: il cercare appiglisicuri.

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IL DISGUSTO
• Di disgusto si parla raramente. Al massimo lo si raccontain
riferimento al cibo: «Ho mangiato qualcosa di disgustoso».
• La pubblicità parla della gioia, della paura, della rabbia mamai
del disgusto.
• Com’è possibile che uno stato d’animo nominato così
raramente in pubblico e spesso collegato a fatti sfavorevoli
personali sia un’emozione di base?

Riconoscere cosa non ci piace


• Forse state provando disgusto per …per il disgusto. Infatti
questa emozione serve a rifiutare ciò che non ci piace. Siprova
disgusto quando s’incontra qualcosa che non si vuole, non si
desidera.
• Si prova disgusto molto più spesso di quanto si pensi e sidica:
è frequente perché èfunzionale.

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LA GESTUALITA’ DELDISGUSTO
Il corpo del disgusto è il corpo che starifiutando:
- dichiara un «no»
- si sottrae, si allontana dall’offerta, dalla
possibilità di fare
- crea una distanza, allontana
l’oggetto rifiutato

• Scuotere la testa
• Allontanarsi di scatto «dalpiatto»
• Allontanare da sé «il piatto»
• Scuotere il dito per indicareno

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LA RITIRATA POSTURALE
• È segnata da gesti emblematici, più o meno frammentati, a
seconda di quanto essa sia accompagnata da altre emozioni
che ne ostacolano l’emergere:
– Spostare il piede all’indietro,o solo la punta;
– Indietreggiare con il corpo o compiere una leggera oscillazione
indietro con il busto, per poi spostarlo nuovamente avanti;
– Alzare una o entrambe le spalle;
– Muovere gambe e piedi oppure irrigidire imuscoli.

DISGUSTOEDISPREZZO
• Seil disgusto si rivolge a cose ed oggetti inanimati, il disprezzo
è rivolto alle persone.
• Il disprezzo si manifesta come una variazione della
bocca disgustata a labbra serrate.

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Rabbia è uguale a "cambiare le cose"

LARABBIA
• La rabbia inizia dove finisce il disgusto
• Il disgusto rifiuta ciò che non ci va
bene: è un «no» di rifiuto;
• La rabbia attiva contro ciò che sta
accadendo: è un «no» attivo, apre ad
azioni pratiche,
costruttive e finalizzate.

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• Quando si è arrabbiati si sente l’esigenza di attivarsi; sitrova


insostenibile stare fermi e non farenulla.
• Le azioni della rabbia sono tese a cambiare trasformare,
aggirare le difficoltà.

Sapersi arrabbiare equivale a esseredeterminati

• La rabbia è la capacità di attivarsi contro ciò che sta


accadendo, contro qualcosa di diverso da ciò che è
desiderato.
• È attivazione funzionale a raggiungere l’obiettivo
perso o ancora non raggiunto.

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La rabbia è speranza
• La rabbia funzionale è attaccamento, segnale d’interesse per le
persone per le quali si prova o per ciò che la suscita.

LA MIMICA DELLA RABBIA


• LE SOPRACCIGLIA
• GLI OCCHI E LE
PALPEBRE
• LA BOCCA

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Tristezza è uguale ad "accettare i vincoli, i limiti”

Spazio e gestualità della



tristezza
Quando una persona è triste, rallenta e si chiude, anche
fisicamente.
• Lo spazio circostante si trasforma in uno spazio di riflessione,
interiore.
• Lo sguardo di una persona triste non cerca stimoli esterni e
non vuole distrazioni: è uno sguardo fisso che trova il
necessario raccoglimento spesso rivolgendosi verso il basso
o di lato.

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• Una persona triste non avrà mai il petto in fuori e la testa alta.
• Il suo corpo è appesantito dalla consapevolezza di una verità
scomoda, da un dolore intimo, da una ferita interna.
• Il suo corpo parla dunque di fragilità, del suo essere raccolto in
se stesso e rispetto all’ambiente circostante.

La postura della
tristezza
• Una persona triste difficilmente si siede in
vista a un tavolo o nel mezzo di una stanza
e magari, priva di energie, preferisce
sedersi che stare in piedi.
• In piedi potrebbe avere una posizione
asimmetrica, oscillante, specchio del suo
stato momentaneamente sbilanciato,
mancante di qualcosa.

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I gesti manipolatori della


tristezza
• Una persona che prova tristezza,
sta attivando cure verso se stessa e
si sta prendendo cura del suo
dolore.
• Il prendersi il busto tra le braccia, le
mani tra le mani, abbracciarsi le
spalle sono tutte modalità di
coccolare se stessi e accogliere la
propria emozione.

La voce della
tristezza
• Quando la voce della paura e della rabbia si alza, in coerenza
ad un corpo teso e pronto all’azione per raggiungere gli altri
anche a distanza, la voce della tristezza, coerentemente con la
sua corporeità molle, è caratterizzata da una tono e da un
timbro bassi e contenuti.

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Vergogna e senso di colpa


Sono emozioni secondarie legate
all’autoconsapevolezza, generate dalla
combinazione di due fattori:
• il senso di responsabilità percepito
per le azioni commesse
• l’intensità dell’emozione scatenata
dalla percezione di inadeguatezza o di
mancanza.

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Senso di colpa
Può derivare:
• Dallo squilibrio tra il proprio benessere e la percezione della
sofferenza altrui
• Per l’aver fatto qualcosa di vietato
• Perché l’immagine che di sé non è abbastanza vicina all’immagine
ideale

Coloro che sono afflittiripetutamente dal senso di colpa ruminano su


un evento passato e sono totalmente invasi da questo stato emotivo
negativo da rimanere bloccati in una situazione di stallo.

Vergogna
• Da un punto di vista fenomenologico, la vergogna è descritta come un
senso improvviso e sgradevole di nudità, di trasparenza: ci si
sente scoperti, smascherati e da qui nasce il desiderio di diventare
invisibili, di sparire dalla vista deglialtri.

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Le sensazioni multiformi della vergogna


• La vergogna può riguardare il passato, il presente e il futuro.
Quindi, si tratta di un’emozione intensa ed estremamente
multiforme che genera dolore, anche molto profondo.
• La persona che si vergogna prova un profondo turbamento,
si sente confusa, disorientata e preda soprattutto di un
desiderio di fuga, perché sente di essere inadeguato.
• Chi prova vergogna
percepisce l’altro come giudicante e di conseguenza
sperimenta una situazione di disagio che crea un
blocco nella comunicazione.

Qui ed ora
“Ora, una parola curiosa per esprimere tutto un mondo e tutta una vita.”
-Ernest Hemingway-

• La vita non aspetta, non attende né pianifica, la vita accade in questo


esatto istante, nel qui e ora. È in questo momento che tutto accade,
che germogliano le opportunità e i treni si fermano alle stazioni
avvertendo di un arrivo che non si ripeterà più. Ricordate, dobbiamo
vivere nel qui e ora senza rimandare a domani la felicità che
meritiamo oggi.
• Questo messaggio, che è di per sé stimolante oltre che veritiero,
contiene una sfumatura a cui forse non avevamo pensato prima. La
maggior parte di noi sa che le migliori opportunità accadono nel
momento presente; tuttavia non sempre le vediamo, o peggio
ancora, non ci sentiamo preparati per coglierle, ci manca una certa
audacia, un certo coraggio per superare la linea della paura.
• Apprezzare il qui e ora per investire nella felicità

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