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INTRODUZIONE.
Tutti i tessuti e gli organi del corpo umano sono costituiti da cellule. Le funzioni delle cellule e il
loro modo di interagire specificano la funzione dei vari organi. Il cervello è l’organo più
complesso, costituito da due tipi di cellule: i neuroni e la glia che a loro volta si differenziano
per struttura, chimica e tipo di funzioni svolte. I neuroni sono le cellule più importanti: rilevano
i cambiamenti nell’ambiente, comandano le risposte del corpo alle sensazioni. La glia, o cellule
gliali, contribuiscono isolando, sostenedo e nutrendo i neuroni vicini.
IL NEURONE PROTOTIPICO.
Il Soma: la parte centrale del neurone composta da citosol ed organuli.
- Citosol: soluzione salina, ricca di potassio, interna alla cellula e separata dall’esterno
dalla membrana neuronale;
- Citoplasma: tutto quanto si trova all’interno della cellula ad esclusione del nucleo;
- Nucleo: contenuto all’interno di un doppio involucro chiamato membrana nucleare.
Nel nucleo ci sono i cromosomi che contengono il materiale genetico, il DNA (acido
desossiribonucleico). Il DNA presente nei neuroni è lo stesso di ogni altra cellula, ciò
che lo distingue sono le specifiche porzioni di DNA che vengono utilizzate per
assemblare le cellule. Questi segmenti sono chiamati geni. La “lettura” del DNA viene
chiamata espressione genetica e il prodotto finale è la sintesi di particolari molecole, le
proteine, che avviene nel citoplasma. Poichè il DNA non lascia mai il nucleo, il
trasporto avviene attraverso una molecola chiamata mRNA (acido ribonucleico
messaggero). Le molecole di RNA sono sintetizzate dall’RNA polimerasi. Il processo di
trascrizione inizia nella regione promotrice del gene e finisce nella sequenza di
terminazione. L’iniziale RNA deve essere tagliato e ricucito (splicing) per mantenere gli
esoni ed eliminare gli introni (frammenti di DNA che non codificano per le proteine).
Successivamente l’mRNA passa dal nucleo al citoplasma dove viene usato per la sintesi
proteica, verrà cioè tradotto dai ribosomi del RE rugoso o dai ribosomi liberi, in
proteine.
La Biologia molecolare studia questo processo, così riassunto:
DNA trascrizione mRNA traduzione Proteina.
- Reticolo endoplasmatico rugoso (RE rugoso): gruppi di membrane cosparse di
strutture globulari chiamate ribosomi. La presenza di RE rugosi nei neuroni è molto
alta rispetto la glia o le altre cellule non neuronali. Il RE rugoso è il sito dove avviene la
gran parte della sintesi proteica dei neuroni. Gli RNA trascritti si legano ai ribosomi e
questi traducono le istruzioni contenute nell’mRNA per assemblare una molecola
proteica.
TIPI DI NEURONI.
Il tentativo di comprendere il contributo di una categoria di cellule rispetto la singola cellula, ha
prodotto svariate classificazioni:
- Classificazione sul numero di neuriti;
- Classificazione sui dentriti: cellule piramidali, cellule stellate. Neuroni con dendriti che
presentano o meno spine (spinosi e non spinosi);
- Classificazione sulle connessione;
- Classificazione sulla lunghezza dell’assone;
- Classificazione sul neurotrasmettitore.
La Glia:
- Astrociti: cellule di riempimento dello spazio tra i neuroni. Il loro ruolo principale è
quello di regolare il contenuto chimico di tale spazio cellulare. Limitano la diffusione di
molecole di neurotrasmettitore rilasciate avvolgendo le giunzioni sinaptiche,
attraverso speciali proteine rimuovono molti neurotrasmettitori dallo spazio
intersinaptico, controllano la concentrazione extracellulare da sostanze ostacolo alla
funzione neuronale, in particolare degli ioni potassio.
- Oligodendroglia (SN centrale, mielinizza più assoni) e cellule di Schwann (SN
periferico, mielinizza un solo assone): forniscono strati si membrana che isolano gli
assoni avvolgendoli a spirale. Tale guaina chiamata mielina, serve a rendere più veloce
la propagazione degli impulsi lungo l’assone e si interrompe periodicamente in regioni
chiamate nodi di Ranvier.
- Cellule ependimali: forniscono il rivestimento dei ventricoli del cervello, determinano
la direzione della migrazione di cellule nella fase di sviluppo cerebrale.
- Microglia: cellule che rimuovono gli avanzi del neurone e di glia morti o in via di
degenerazione.
- Parte vascolare: arterie e capillari.
INTRODUZIONE.
Il neurone conduce le informazioni per una certa distanza usando segnali che si muovono
rapidamente lungo l’assone. La carica elettrica è condotta nel citoplasma dell’assone da atomi
(ioni) elettricamente carichi e non da elettroni liberi (come nei fili elettrici). Il citosol è pertanto
un conduttore peggiore del filo di rame. In più, l’assone non è particolarmente isolato ed è
immerso nel fluido extracellulare salato che conduce elettricità. La membrana assonica è però
capace di condurre un particolare tipo di segnale, l’impulso nervoso o potenziale d’azione. Le
cellule capaci di generare e condurre potenziali d’azione (cellule nervose e muscolari) si dice
che possiedono una membrana eccitabile. In un neurone a riposo, la membrana eccitabile non
sta generando impulsi e il citosol adiacente alla membrana è carico negativamente rispetto
l’esterno (potenziale di membrana a riposo). Il potenziale d’azione è l’inversione di questa
condizione per un istante, sufficiente a far si che il versante interno della membrana diventi
carico positivamente rispetto l’esterno.
I COSTITUENTI CHIMICI.
I tre attori principali sono: i fluidi ricchi di sali su entrambe le facce della membrana, la
membrana stessa e le proteine che attraversano la membrana:
Il citosol e il fluido extracellulare:
- Acqua: principale costituente del fluido intracellulare ed extracellulate. La proprietà
principale della molecola d’acqua è la sua ineguale distribuzione di carica elettrica
(H2O). I due atomi di idrogeno e l’atomo di ossigeno sono tenuti insieme da un legame
polare (O carica positiva e H carica negativa) covalente (condividono gli elettroni).
Questa polarità rende l’acqua un solvente efficace verso altre molecole cariche o
polari.
- Ioni: atomi o molecole che hanno carica elettrica netta. La carica elettrica di un atomo
dipende dalla differenza tra il numero di protoni e di elettroni (differenza 1,2,... >
monovalente, bivalente,...). Gli ioni con carica positiva sono detti cationi, quelli con
carica negativa anioni. Gli ioni particolarmente importanti per la neurofisiologia
cellulare sono i cationi monovalenti Na+ (sodio) e K+ (potassio), il catione bivalente
Ca2+ (calcio) e l’anione monovalente Cl- (cloro)
La membrana fosfolipidica: le sostanze con carica elettrica diversa si dissolveranno in acqua
(idrofile), le sostanze unite da legami covalenti non polari (condividono lo stesso numero di
elettroni) saranno idrorepellenti (idrofobe). I lipidi, costituenti la membrana, sono una classe di
molecole insolubili in acqua.
- Doppio strato fosfolipidico: disposizione fissa che isola il citosol dal fluido
extracellulare composta da un doppio strato di fosfolipidi formati da una lunga catena
non polare formata da atomi di carbonio legati ad atomi di idrogeno e una testa polare
idrofila. Le catene sono rivolte una all’altra mentre le teste sono esposte verso gli
ambienti esterno ed interno della cellula.
Le proteine: tutto il mondo del neurone dipende dai diversi tipi e funzioni di proteine.
- Struttura delle proteine: sono assemblate partendo da 20 differenti aminoacidi. Ogni
aminoacido contiene un atomo centrale di carbonio (carbonio alfa), legato
covalentemente a quattro gruppi molecolari: un atomo di idrogeno, un gruppo
aminoacidico (NH3+), un gruppo carbossilico (COO-) e un gruppo residuo variabile
(gruppo R). Nella sintesi delle proteine nei ribosomi, gli aminoacidi si uniscono tramite
legami peptidici (collegano il gruppo aminico di un aminoacido con il gruppo
carbossilico di un altro) in una catena denominata polipeptide. La struttura della
proteina si sviluppa su 4 livelli:
o struttura primaria: sequenza di aminoacidi del polipeptide;
o struttura secondaria: il polipeptide si avvolge a formare un’alfa elica;
o struttura terziaria: ripiegamento tridimensionale del polipeptide;
o struttura quaternaria: legame tra differenti peptidi a formare una proteina più
grande.
- Canali ionici: classi di proteine a forma di bastone con gruppi polari alle estremità e
gruppi idrofobici nella porzione mediana. 4/6 molecole proteiche simili assemblate a
formare un poro di diametro e gruppo R variabili in relazione alla loro selettività
ionica. Altra proprietà è la dipendenza che determina l’apertura o la chiusura in
relazione ai cambiamenti del microambiente locale della membrana.
- Pompe ioniche: gruppi di proteine che, mediante l’uso di ATP, trasportano ioni
attraverso la membrana.
I canali del potassio shaker della membrana neuronale del moscerino della frutta, sono
composti da 4 subunità disposte come le doghe di una botte a formare un poro. Una parte
della catena polipeptidica forma una curva a forcina che si ripiega sul poro divenendo il filtro
critico del canale. Mutazioni che coinvolgaono anche solo un aminoacido in questa regione
possono gravemente alterare la funzionalità neuronale. L’aumento della permeabilità al sodio
fa in modo che il potenziale di membrana del neurone diventi meno negativo, danneggiando
così la funzione neuronale. Molti disturbi neurologici ereditari nell’uomo, come alcune forme
di epilessia, possono essere spiegati da mutazioni in specifici canali del potassio.
La regolazione della concentrazione esterna di potassio è un altro fattore di rilievo. Un
aumento di dieci volte, innalzerebbe il potenziale di membrana portandolo da -65mv a -17mv
depolarizzando i neuroni. La sensibilità all’innalzamento dei livelli del potassio ha portato
all’evoluzione di meccanismi di regolazione:
- la barriera ematoencefalica è una specializzazione delle pareti capillari cerebrali per
limitare il movimento del potassio nel fluido extracellulare del cervello;
- il tampone spaziale del potassio, è la regolazione da parte degli astrociti, i quali
assorbono il potassio per liberarlo in altre aree.
Non tutte le cellule sono però protette da incrementi del potassio (es. cellule muscolari)
4. IL POTENZIALE D’AZIONE.
INTRODUZIONE.
Il citosol del neurone a riposo risulta caricato negativamente rispetto il fluido extracellulare. Il
potenziale d’azione (o impulso nervoso) è un rapido cambiamento di questa situazione, tanto
che, per un istante l’interno della membrana si carica positivamente rispetto l’esterno. Tali
segnali, generati da una cellula, sono simili in ampiezza e durata e non si riducono mentre si
propagano lungo l’assone. La frequenza e la struttura dei potenziali d’azione, costituiscono il
codice usato dai neuroni per trasferire l’informazione da un luogo a un altro.
Il potenziale d’azione è generato dall’apertura di migliaia canali del sodio che si attivano
quando la depolarizzazione raggiunge un livello critico (soglia). Mutazioni di un singolo
aminoacido nelle regioni extracellulari di un canale del sodio, possono causare nei bambini una
malattia ereditaria, nota come epilessia generalizzata con crisi febbrili. Le mutazioni rallentano
i meccanismi di inattivazione del canale del sodio, prolungando il potenziale d’azione. Gli
attacchi
epilettici derivano da un’esplosiva e altamente sincronizzata attività elettrica cerebrale.
La tetrodotossina (TTX) ostruisce il canale permeabile agli ioni Na+ legandosi ad un sito
esterno al canale. Blocca tutti i potenziali d’azione sodio-dipendenti e quindi risulta fatale se
ingerita.
Anche la saxitossina, contenuta nei molluschi bivalvi, i mitili e altri crostacei, agisce similmente
così come le tossine prodotte da scorpioni e anemoni di mare.
Altre tossine determinano invece l’apertura inappropriata dei canali del sodio come la
batracotossina (rana colombiana), veratridina (gigli), aconitina (ranucoli).
Per spiegare l’aumento transitorio di gK che rende più rapido il ritorno alla negatività del
potenziale di membrana, venne proposta l’esistenza di “cancelli” per il potassio che, come
quelli del sodio si aprono in risposta alla depolarizzazione della membrana. Questi cancelli
però, si aprono dopo 1msec, un ritardo che serve per rettificare il potenziale di membrana.
Il canale voltaggio-dipendente selettivo per il potassio, è una proteina simile a quella del
canale per il sodio, composta da 4 subunità che danno origine al poro. Queste proteine sono
sensibili ai cambiamenti del campo elettrico attraverso la membrana: la depolarizzazione
modifica la loro struttura e consente al potassio di attraversare il poro.
Caratteristiche del potenziale d’azione:
- soglia, il potenziale di membrana raggiunge i valori di soglia e i canali voltaggio-
dipendenti selettivi del sodio si aprono; il sodio è favorito riapetto il potassio.
- fase crescente, l’ingresso di ioni sodio attraverso i canali, causa una rapida
depolarizzazione della membrana.
- potenziale a punta, il potenziale di membrana si sposta a un valore vicino a E Na che è
superiore a 0mV.
- fase decrescente, i canali selettivi per il sodio si inattivano e si aprono i canali per il
potassio che viene spinto al di fuori riportando il potenziale di membrana a un valore
negativo.
- iperpolarizzazione, i canali voltaggio-dipendenti per il potassio si aggiungono alla
restante permeabilità al potassio della membrana, riportando il potenziale di
membrana verso EK causando una iperpolarizzazione relativa fino a che i canali per il
potassio si chiudono di nuovo.
- periodo refrattario assoluto, i canali per il sodio restano inattivi fino a che il potenziale
di membrana non diventa sufficientemente negativo da attivarli nuovamente.
- periodo refrattario relativo, il potenziale di membrana rimane iperpolarizzato fino a
che i canali per il potassio si chiudono. È pertanto necessaria una maggiore corrente
depolarizzante per portare il potenziale di membrana al livello di soglia.
5. LA TRASMISSIONE SINAPTICA.
INTRODUZIONE.
Affinchè i potenziali d’azione possano, una volta propagati attraverso i canali voltaggio-
dipendenti lungo i nervi sensitivi, integrarsi con altre parti del SN, è necessario che siano
trasmessi ad altri neuroni (motoneuroni, neuroni del cervello e del midollo spinale) che
presiedono alla coordinazione delle risposte riflesse. L’informazione viene trasferita attraverso
la sinapsi e viene detta trasmissione sinaptica.
I TIPI DI SINAPSI.
Una sinapsi è una giunzione specializzata nella quale un terminale assonico prende contatto
con un altro neurone o qualche altra cellula. L’informazione tende ad essere unidirezionale.
- Le sinapsi elettriche si rinvengono in siti chiamati giunzioni comunicanti (3,5nm), dove
le membrane delle due cellule sono separate da un sottile spazio attraversato da
speciali proteine (connessine). Sei connessine formano un connessone che, unito a
quello dell’altra cellula, forma il canale della giunzione comunicante il quale, consente
agli ioni di passare direttamente dal proprio citoplasma a quello dell’altra cellula. Gran
parte delle giunzioni comunicanti consente alla corrente di viaggiare in entrambe le
direzioni, pertanto a differenza delle sinapsi chimiche, quelle elettriche sono
bidirezionali.
Quando due neuroni sono connessi elettricamente, un potenziale d’azione nel
neurone presinaptico provoca una piccola quantità di corrente ionica (1mv) che fluisce
sul neurone postsinaptico causando un potenziale d’azione postsinaptico.
Generalmente le sinapsi elettriche sono presenti dove la funzione normale richiede
che l’azione dei neuroni vicini sia altamente sincronizzata, veloce e sicura.
- Le sinapsi chimiche rappresentano la maggior parte della trasmissione del SN. Le
membrane presinaptiche e postsinaptiche sono separate da uno spazio detto fessura
sinaptica. La terminazione presenta delle vescicole sinaptiche (50nm) contenenti il
neurotrasmettitore e, a volte, dei granuli secretori (100nm) contenenti proteine
solubili. Entrambe i versanti della fessura sinaptica presentano densi accumuli di
proteine chiamate specializzazioni di membrana (I TIPO DI GRAY, specializzazioni di
membrana più dense sul lato postsinaptico (eccitatorie) - II TIPO DI GRAY,
specializzazioni di membrana simmetriche (inibitorie)).
Le proteine associate alle membrana presinaptica si presentano a forma di piramide e
si configurano come la zona attiva dove avviene il rilascio del neurotrasmettitore. La
proteina che attraversa la membrana postsinaptica (densità postsinaptica), contiene i
recettori per il neurotrasmettitore, i quali convertono il segnale chimico intercellulare
in segnale intracellulare (chimico o elettrico).
Nel SNC possono essere distinti differenti tipi di sinapsi a seconda di quale parte del
neurone vada a costituire l’elemento postsinaptico rispetto il terminale assonico:
assodendritica (dendriti), assosomatica (soma), assoassonica (assone). In alcuni casi i
dendriti formano invece sinapsi tra di loro (dendrodendritica).
Sinapsi chimiche si ritrovano anche tra assoni dei motoneuroni del midollo spinale e
dei muscoli scheletrici o nel SNA dove innervano ghiandole, muscoli lisci e cuore
(giunzione neuromuscolare). Si tratta di una delle sinapsi più grandi del corpo. La
membrana postsinaptica (placca motrice) contiene una serie di pieghe nelle quali sono
allineate le zone attive ed i recettori, garantendo un alto rapporto tra rilascio di
neurotrasmettitore e chemiocettori associati.
Malattie, farmaci o veleni che interferiscono con queste sinapsi hanno effetti diretti
sulle funzioni vitali dell’organismo.
su oltre 400, codificato in modo errato che può produce un canale del cloro che si apre meno
frequentemente quando esposto al neurotrasmettitore (glicina); nella seconda (specie bovina e
topi mutanti spastici), i recettori sono normali ma in numero inferiore al normale. Le mutazioni
del sistema neurotrasmettitore della glicina assomigliano agli effetti di una potente tossina
vegetale, la stricnina che agisce come antagonista della glicina a livello del suo recettore. A
basso dosaggio, aumenta il trasalimento facendola assomigliare all’iperplessia; ad alto
dosaggio elimina l’inibizione dipendente dalla glicina nei circuiti del midollo spinale e del tronco
dell’encefalo comportando così: crisi incontrollate, sfrenate contrazioni muscolari, spasmi e
paralisi dei muscoli respiratori e infine morte per soffocamento. Poichè la glicina non è un
neurotrasmettitore localizzato nei livelli superiori del cervello, la stricnina non danneggia le
funzioni cognitive e sensoriali.
6. I SISTEMI NEUROTRASMETTITORI.
Per i sistemi colaminergici non esiste un enzima degradativo veloce come l’AChE. La
ricaptazione selettiva dello stesso neurotrasmettitore viene svolta dai trasportatori
Na+ dipendenti (questo passaggio è sensibile a molte droghe; l’anfetamina e la
cocaina, ad esempio, bloccano la ricaptazione delle catecolamine prolungando l’azione
del neurotrasmettitore). Una volta all’interno del terminale assonico, le catecolamine
possono essere reinserite nelle vescicole o degradarsi per mezzo dell’enzima
monoaminossidasi (MAO) che si trova nella membrana dei mitocondri.
- Neuroni serotoninergici. La serotonina (5-HT) deriva dall’aminoacido triptofano. I
neuroni serotoninergici non sono numerosi ma giocano un ruolo importante nel
cervello regolando i l tono dell’umore, il comportamento emozionale e il sonno. Come
la DA, la serotonina viene sintetizzata in due passaggi. Il triptofano viene convertito in
5-HTP tramite l’enzima triptofano idrosillasi. Il 5-HTP diventa poi 5-HT grazie all’azione
dell’enzima 5-HTP decarbossilasi.
La sintesi di serotonina è limitata dalla quantità di triptofano disponibile nel fluido
extracellulare dei neuroni che arriva dal sangue.
Dopo il rilascio dal terminale assonico, la 5-HT viene rimossa dallo spazio intersinaptico
da uno specifico trasportatore. Il processo di ricaptazione, come per le catecolamine, è
sensibile alle droghe: molti antidepressivi come la fluoxentina (prozac), sono degli
inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina. Una volta all’interno del terminale
assonico, la serotonina viene reinserita nelle vescicole o degradata per mezzo
dell’enzima monoaminossidasi (MAO).
- Neuroni aminoacidi. Gli aminoacidi glutammato (Glu), glicina (Gly) e acido gamma-
aminobutirrico (GABA) servono da trasmettitori in gran parte delle sinapsi del SNC.
Il glutammato e la glicina vengono sintetizzati dal glucosio e da altri precursori che
usano gli enzimi preesistenti nelle cellule. La differenza tra le cellule è
prevalentemente in termini di quantità. Nei terminali assonici glutamminergici, ma
non in altri, il trasportatore del glutammato concentra la sostanza nelle vescicole
sinaptiche fino ad alte concentrazioni.
Siccome il GABA non fa parte dei 20 aminoacidi che danno origine alle proteine, viene
sintetizzato solo dai neuroni che lo usano come neurotrasmettitore. Il precursore del
GABA è il glutammato e l’enzima che lo sintetizza è la decarbossilasi dell’acido
glutammico (GAD). I neuroni GABAergici sono la sorgente principale dell’inibizione
sinaptica nel SN. Inoltre, straordinariamente, in un solo passaggio il maggior
neurotrasmettitore eccitatorio nel cervello è convertito nel maggior
neurotrasmettitore inibitorio.
- Altri neurotrasmettitori e messsaggeri intercellulari . Oltre le amine e gli aminoacidi
esistono altre molecole che fungono da messaggeri chimici tra i neuroni.
L’ATP, molecola chiave del metabolismo cellulare funziona anche da
neurotrasmettitore, risulta infatti concentrato in molte vescicole del SNC e del SNP e
viene rilasciata in modo Ca2+ dipendente come i classici trasmettitori.
Il ruolo dei recettori CB1 è quello di ridurre l’apertura dei canali del calcio che si
trovano nel versante presinaptico, compromettendo la capacità di questo versante di
rilasciare neurotrasmettitore (GABA o Glu). Quindi quando un neurone postsinaptico è
molto attivo rilascia endocannabinoidi che sopprimono l’azione eccitatoria o inibitoria
sul neurone.
Il monossido d’azoto (NO) è una molecola gassosa tra i più instabili messaggeri chimici
per la comunicazione cellulare. Sintetizzato dall’aminoacido arginina in molte cellule
del corpo, ha un ruolo significativo nella regolazione della circolazione del sangue. Nel
SN è un altro esempio di messaggero retrogrado (poichè la molecola è di piccole
dimensioni come gli endocannabinoidi).
Una sostanza chimica serve generalmente per due cose: mediare la comunicazione nel SN e
compiere funzioni completamente diverse in altre parti del corpo. Gli aminoacidi sono i
principali costruttori delle proteine; l’ATP è la fonte principale di energia per tutte le cellule;
l’NO viene rilasciato dalle cellule endoteliali e provoca il rilassamento dei muscoli lisci che
rivestono le vene (erezione del pene); le cellule con il più alto livello di ACh sono quelle della
cornea oculare dove non esistono recettori per l’Ach; i livelli più alti di serotonina si trovano
nelle piastrine.
I CANALI TRASMETTITORI-DIPENDENTI.
L’attività di un sistema neurotrasmettitore si divide in due fasi: la prima si svolge nella parte
presinaptica e culmina nell’aumento della concentrazione del neurotrasmettitore nello spazio
intersinaptico, la seconda, si verifica con la generazione di segnali elettrici e biochimici nel
neurone postsinaptico. Gli attori principali sono i canali dipendenti dal trasmettitore e i
recettori associati alla proteina G.
La struttura di base dei canali trasmettitori-dipendenti (il più studiato è il recettore nicotinico
ACh dei muscoli scheletrici) è un pentamero di 5 subunità proteiche (2 alfa, beta, gamma,
delta), composte da 4 alfa eliche. Il legame simultaneo su ciascuna subunità alfa è necessario
per l’apertura del canale (anche il recettore nicotinico Ach sui neuroni è un pentamero ma
comprende solo unità alfa e beta). Vi sono molte somiglianze sulla struttura delle unità di base
di molti canali trasmettitori-dipendenti presenti nel cervello. Tra le più importanti eccezioni
rientrano i canali glutammatergici costituiti da 4 subunità con la regione M2 formata da una
serie di ripiegamenti che entrano ed escono dal versante interno della membrana, simile a
quella del canale del potassio. I recettori purinergici (ATP) hanno anch’essi una struttura
inusuale, ogni subunità contiene solo due segmenti che attraversano la membrana.
I canali dipendenti per gli aminoacidi, mediano la maggior parte della trasmissione sinaptica
veloce nel SNC e sono fondamentali in ambiti quali i sistemi sensoriali, la memoria e la
malattia.
- i canali dipendenti per il glutammato, prendono il nome dai loro agonisti selettivi:
o i canali AMPA sono permeabili a Na+ e K+ e generalmente non al Ca 2+.
L’effetto della loro attivazione è quello di far entrare ioni Na+ causando una
rapida depolarizzazione. Perciò essi mediano la trasmissione eccitatoria nelle
sinapsi del SNC più o meno come i recettori nicotinici mediano l’eccitazione
sinaptica nelle giunzioni muscolari;
Altre cascate del secondo messaggero possono ramificarsi: la proteina G può stimolare
la fosfolipasi C (PLC) che agisce su un fosfolipide della membrana (PIP2) dividendolo in
due molecole che fungono da secondo messaggero, diacilglicerolo (DAG) e inotolo-
1,4,5-trifosfato (IP3). Il DAG che è liposolubile rimane presso la membrana dove attiva
un enzima “a valle” detto protein-chinasi C (PKC). Nello stesso tempo, IP3, che è
solubile in acqua si diffonde nel citosol legandosi a recettori del RE liscio e di altri
organuli. Questi recettori, sono canali IP3 selettivi per il calcio. Come detto, l’aumento
di calcio nel citosol provoca effetti a lungo termine, uno di questi è l’attivazione
dell’enzima protein-chinasi dipendente dalla calcio-calmodulina (CaMK) implicato nei
meccanismi molecolari della memoria.
- Gli enzimi “a valle”, indispensabili in molte cascate dei secondi messaggeri, sono
protein-chinasi (PKA, PKC, CaMK). Queste trasferiscono il fosfato ATP che galleggia nel
citosol, alle proteine, in una reazione chimica chiamata fosforilazione in grado di
cambiare la conformazione di una proteina e quindi l’attività stessa della proteina.
Se la protein-chinasi (PKA, PKC, CaMK) stimolata dal trasmettitore, fosse libera di
fosforillare senza controllo, per controllare il processo, tutte le proteine verrebbero
saturate dai fosfati e un’ulteriore regolazione risultererbbe impossibile. Gli enzimi
denominati protein-fosfatasi risolvono questo problema rimuovendo i gruppi fosfato.
Il grado di fosforilazione del canale in ogni istante dipende dall’equilibrio della
fosforilazione della chinasi e della defosforilazione della fosfatasi.
- La trasmissione che coinvolge i recettori associati alla proteina G è lenta e complessa. Il
vantaggio è l’amplificazione del segnale, l’attivazione di un recettore associato alla
proteina G, può portare all’attivazione di moltissimi canali ionici in ogni fase del
processo di cascata, generando processi chimici di lunga durata (base della durata
memoria).
INTRODUZIONE.
Il nostro cervello è essenzialmente una variante di un’organizzazione comune ai cervelli di tutti
i mammiferi. Il cervello umano sembra complicato perchè viene ripiegato in seguito alla
crescita selettiva di alcune parti entro i confini del cranio e dal fatto che stiamo su due gambe
anzichè quattro zampe.
corporea. È forse la parte più primitiva del cervello ma la più importante: una lesione
in questa parte solitamente porta alla morte.
- il midollo spinale è racchiuso nella spina dorsale e collegato al tronco dell’encefalo. È il
principale mezzo di trasporto delle informazioni dalla pelle, dalle giunture e dai
muscoli del corpo al cervelletto e viceversa. Una frattura al midollo spinale provoca
anestesia della pelle (assenza di sensazione) e paralisi dei muscoli caudali alla frattura
(i muscoli non possono essere controllati dal cervello). Il midollo comunica con il corpo
attraverso i nervi spinali (SNP) che fuoriescono attraverso incavi posizionati tra
ciascuna vertebra e si uniscono al midollo spinale attraverso la radice dorsale (porta
informazioni al midollo) e la radice ventrale (porta informazioni dal midollo).
Il sistema nervoso periferico (SNP) comprende le parti del SN esclusi cervello e midollo:
- il SNP somatico, comprende i nervi spinali che innervano la cute, le giunture e i
muscoli posti sotto il controllo volontario. Gli assoni motori somatici provengono dai
motoneuroni del midollo spinale ventrale, i cui corpi, si trovano nel SNC ma hanno
assoni nel SNP. Gli assoni somatosensitivi penetrano nel midollo spinale dorsale ma i
loro corpi si trovano fuori, in ammassi detti gangli delle radici dorsali (rigonfiamenti).
- il SNP viscerale detto anche sistema nervoso autonomo (SNA) è costituito da neuroni
che innervano gli organi interni, i vasi sanguigni e le ghiandole. Reazioni emozionali che
non sono sotto il nostro controllo, sono mediate dal SNA.
Oltre ai nervi che fuoriescono dal midollo spinale e innervano il corpo, esistono 12 paia di nervi
cranici che nascono dal tronco dell’encefalo ed innervano principalemente il capo. Alcuni
fanno parte del SNC altri del SNP somatico altri ancora del SNP viscerale.
Il SNC racchiuso nel cranio e nella colonna vertebrale non è in diretto contatto con le ossa che
lo rivestono ma protetto da 3 membrane chiamate meningi:
- la dura madre, il rivestimento più esterno, forte ed anaelastico (simile al cuoio);
- la membrana aracnoidea, simile alla tela di un ragno sottostante la dura madre;
- la pia madre, una membrana sottile aderente al cervello attraverso la quale passano i
vasi sanguigni che alla fine si immergono nella sostanza del cervello sottostante. Lo
spazio subaracnoideo è riempito da una sostanza liquida detta liquido cerebrospinale
(LCS)
Il sistema ventricolare è composto dalle cavità ed i canali del cervello pieni di liquido
cerebrospinale prodotto da uno speciale tessuto, il plesso coroideo, contenuto nei ventricoli. Il
LCS esce dal sistema ventricolare per entrare nello spazio aracnoideo attraverso piccole
aperture nei punti di contatto tra cervelletto e tronco dell’encefalo. Nello spazio aracnoideo, il
LCS viene assorbito dai vasi sanguigni in speciali strutture chiamati villi aracnoidei.
LA CORTECCIA CEREBRALE.
I canali sulla superficie dell’encefalo sono detti solchi, mentre le protuberanze sono chiamate
giri. Entrambe sono il risultato della notevole estensione della superficie della corteccia
cerebrale. L’encefalo si divide in lobo frontale (parte rostrale), lobo parietale parte centrale
successiva al solco centrale), lobo occipitale (parte caudale) e lobi temporali (parti laterali
sottostanti la scissura di Silvio).
I tipi di corteccia cerebrale:
i corpi cellulari dei neuroni sono sempre orgsanizzati in strati paralleli alla superficie del
cervello. Lo strato più vicino alla superficie è separato dalla pia madre da uno strato
molecolare (privo di neuroni I strato), almeno uno strato contiene cellule piramidali che
emettono grossi dendriti (apicali) che si estendono sino al I strato.
Brodmann intuì che le aree corticali aventi aspetti differenti sottendono funzioni differenti.
Durante l’evoluzione, è cambiata la quantità di corteccia con l’inserimento di nuove aree, ma
non la sua struttura di base. I suoi studi suggeriscono che la neocorteccia primordiale fosse
divisa in 3 tipi: aree sensoriali primarie, le prime a ricevere i segnali dalle vie sensoriali; aree
sensoriali secondarie interconnesse con le prime e aree motorie preposte al movimento
volontario. Quanto si è evoluto si individua nelle regioni che si trovano in mezzo a queste aree.
liberando energia. La capacità dei nuclei atomici di assorbire energia dalle radio-onde
viene detta risonanza magnetica nucleare. Si possono rilevare:
o differenze nel contenuto d’acqua dei tessuti (lesioni cerebrali);
o concentrazioni di ferro evidenziando aree come i nuclei della base, il globo
pallido, la substantia nigra e il nucleo rosso (morbo di Parkinson, distonia,
emorragia intracranica);
o concentrazioni di sodio (ictus, alterazione neoplastica) e fosforo (produzione di
energia ATP);
o
Tecniche funzionali ad alta risoluzione temporale.
- elettroencefalografia (EEG), rileva l’attività elettrica dei giri.
- potenziali evocati, stimoli a intervalli regolari che producono oscillazioni dell’EEG.
- magnetoencefalografia (MEG), rileva le attività dei solchi attraverso campi magnetici
debolissimi prodotti dal cervello;
- transcranial doppler sonografy (fDTS), utilizza ultrasuoni (parti molli scatola cranica);
- transcranial magnetic simulation (TMS) campo elettrico indotto magneticamente;
- transcranial current stimulation (tDCS), induzione di corrente che sposta ioni K.
Tecniche miste.
- TAC + PET;
- fMRI + RM;
- correlazione volume-cognizione.
9. L’OCCHIO.
INTRODUZIONE.
Il sistema visivo parte dall’occhio. Sul lato posteriore dell’occhio si trova la retina (una parte
del cervello) che contiene fotorecettori specializzati nel convertire l’energia luminosa in attività
neurale. Gli assoni dei neuroni retinici si uniscono a formare i nervi ottici: questi trasmettono
l’informazione visiva, sottoforma di potenziali d’azione, a diverse strutture cerebrali che
eseguono funzioni differenti. La prima stazione sinaptica si trova in un gruppo di cellule del
talamo dorsale chiamato nucleo genicolato laterale, da cui le informazioni risalgono sino alla
corteccia dove vengono interpretate e memorizzate.
LA STRUTTURA DELL’OCCHIO.
L’occhio è un organo specializzato per la detenzione, la localizzazione e l’analisi della luce.
La pupilla è l’apertura che permette alla luce di entrare nell’occhio e raggiungere la retina;
appare nera a causa dei pigmenti della retina che assorbono la luce. Le dimensioni della pupilla
sono controllate da un muscolo circolare: l’iride. La pupilla e l’iride sono ricoperte dalla
superficie esterna vitrea e trasperente dell’occhio: la cornea. La cornea continua nella sclera,
la parte bianca e dura del globo oculare. I muscoli extraoculari, inseriti nella sclera muovono il
globo oculare nella cavità ossea. Questi muscoli non sono visibili perchè sono sotto la
congiuntiva, una membrana ripiegata che nasce dalla parte interna delle palpebre e si
congiunge alla sclera. Il nervo ottico che trasporta gli assoni della retina, fuoriesce dal retro
dell’occhio, passa attraverso l’orbita e raggiunge il cervello alla sua base, in prossimità
dell’ipofisi.
Nel mezzo di ciascuna retina si trova una regione più scura, di colore giallognolo e priva di vasi
sanguigni, detta macula, la parte della retina deputata alla visione centrale. Sempre nella
retina è presente una macchia scura, la fovea, una piccola fossa (zona più sottile della retina)
rappresentante il centro della retina.
Il cristallino, localizzato dietro l’iride è sostenuto da legamenti sospensori uniti ai muscoli
ciliari, i quali sono connessi alla scela formando un anello all’interno dell’occhio.
L’umor acqueo è il fluido acquoso che si trova tra cornea e cristallino, l’umor vitreo è il liquido
più viscoso e gelatinoso che si trova tra cristallino e retina; con la sua pressione mantiene la
forma sferica del globo oculare. Modificazioni nella forma del cristallino permettono ai nostri
occhi di aggiustare la messa a fuoco alle diverse distanze.
LA FOTOTRASDUZIONE.
I fotorecettori convertono o trasducono, l’energia luminosa in modificazioni del potenziale di
membrana.
La fototrasduzione nei bastoncelli.
In completa oscurità, il potenziale di membrana del segmento esterno dei bastoncelli è di -
30mV a causa del continuo ingresso, attraverso specifici canali, di ioni Na+ (corrente al buio)
stimolati ad aprirsi da un secondo messaggero intracellulare, il guanosinmonofosfato ciclico
(GMPc). La luce riduce il GMPc causando la chiusura dei canali per il sodio e abbassando così il
potenziale di membrana ( -60 mv). Quindi, i fotorecettori si iperpolarizzano in risposta alla luce.
La rodopsina, il fotopigmento che assorbe le radiazioni elettromagnetiche, è costituita
dall’opsina, una proteina recettrice composta da 7 alfa eliche, e dal retinale, l’agonista chimico
ad essa associato. In presenza di luce, il retinale cambia conformazione attivando l’opsina
(sbiancamento). Questo processo stimola una proteina G presente sulla membrana dei dischi
(trasducina) che a sua volta attiva l’enzima effettore fosfodiesterasi (PDE) il quale riduce
drasticamente la concentrrazione di GMPc con la conseguente chiusura dei canali Na+. Questo
processo viene amplificato: ogni molecola di pigmento attiva molte proteine G e ogni enzima
PDE disattiva più di una molecola di GMPc.
La fototrasduzione nei coni.
La visione diurna dipende interamente dai coni i cui fotopigmenti hanno bisogno di una
maggiore quantità di energia per sbiancare. Il processo di fototrasduzione è lo stesso dei
bastoncelli, l’unica differenza consiste nel tipo di opsina dei dischi membranosi dei segmenti
esterni dei coni. Parleremo pertanto di coni blu, verdi e rossi a seconda della lunghezza d’onda
della loro attivazione (sensibilità spettrali diverse).
La perceazione del colore è determinata dall’attivazione relativa dei coni blu, verdi e rossi del
segnale della retina. Secondo la teoria tricromatica, il cervello attribuisce il colore in base alle
risposte dei tre tipi di coni, quando tutti i tre tipi sono ugualmente attivi percepiamo il bianco.
Se i coni fossero interamente responsabili della percezione dei colori, non potremmo
percepire differenze di colore quando i coni sono inattivi (luce notturna).
L’adattamento al buio, ovvero l’abituarsi all’oscurità richiede circa 20 minuti. La sua principale
componenete è la rigenerazione di rodopsina (che era sbiancata) ed una convergenza delle
informazioni portate dai bastoncelli sulle cellule gangliari. il passaggio dal buio alla luce implica
circa 5 minuti, nei quali gli occhi vanno incontro ad un adattamento alla luce.
Il calcio sembra influenzare i fotopigmenti e la fosfodiesterasi in modo da ridurre la risposta
alla luce, registrando i cambiamenti relativi dei livelli di luminosità anche se l’informazione,
rispetto i valori assoluti viene persa.
INTRODUZIONE.
Il nostro sistema visivo consente una visione unificata del mondo che ci circonda che deriva da
molteplici caratteristiche: la forma, il colore la posizione di oggetti nello spazio, il loro
movimento. In più, percepiamo nella corteccia visiva due immagini dello stesso oggetto che
vengono unificate. Da 100 milioni di fotorecettori, solo un milione di assoni lasciano l’occhio.
Ciò che percepiamo del mondo circostante dipende quindi da quali informazioni vengono
estratte dalla retina e da come queste informazioni vengono analizzate e interpretate dal resto
del SNC.
LA PROIEZIONE RETINICA.
La via neurale che parte dall’occhio e arriva al tronco dell’encefalo, viene chiamata proiezione
retinofuga (che si allontana dalla retina). Essa attraversa: i nervi ottici, escono da entrambe gli
occhi presso i dischi ottici, attraversano le orbite craniche e i fori del pavimento cranico, il
chiasma ottico, che giace alla base del cervello, dove solo gli assoni originati nelle emiretine
nasali si incrociano (decussazione parziale). Successivamente, gli assoni entrano nei tratti ottici
che corrono sotto la pia madre lungo le superfici laterali del diencefalo.
Il campo visivo totale è quella regione dello spazio (misurata in gradi) che può essere vista da
entrambe gli occhi quando lo sguardo viene tenuto fermo su un punto. Immaginando di
dividere a metà il campo visivo, otteniamo l’emicampo visivo destro e l’emicampo visivo
sinistro. chiudendo alternativamente gli occhi la parte centrale di entrambe gli emicampi resta
visibile (campo visivo binoculare). Gli oggetti appartenenti all’area binoculare dell’emisfero
sinistro verranno proiettati sulla porzione della retina nasale dell’occhio sinistro e sulla retina
temporale dell’occhio destro. Di conseguenza alla decussazione nel chiasma ottico, l’emicampo
visivo sinistro “viene visto” dall’emisfero destro e l’emicampo visivo destro “viene visto”
dall’emisfero destro.
Proiezioni del nervo ottico.
Un piccolo numero di assoni del tratto ottico si allontana per fare sinapsi con cellule
dell’ipotalamo (importanti nella sincronizzazione di vari ritmi biologici), un altro (10%) supera il
talamo per innervare il mesencefalo e la gran parte (90%) innerva il nucleo genicolato laterale
(NGL) del talamo dorsale. I neuroni del NGL danno origine ad assoni che proiettano sulla
corteccia visiva primaria (radiazione ottica). Quest’ultima via rappresenta la percezione visiva
cosciente.
Se il nervo ottico sinistro viene resecato si perderà completamente la vista dall’occhio sinistro
(perdita della vista periferica sinistra). Se il tratto ottico di sinistra viene resecato, si perderà la
visione dei campi visivi destri di entrambe gli occhi (perdita dell’emicampo visivo destro). Se il
chiasma ottico viene diviso nel punto mediale, verranno danneggiate le fibre che si incrociano
(perdita delle visioni periferiche destra e sinistra).
Circa il 10% delle cellule gangliari nella retina proiettano ad una parte del tetto del
mesencefalo chiamata collicolo superiore. Nel collicolo superiore un gruppo di neuroni
comanda i movimenti degli occhi e della testa eseguiti per portare sulla fovea l’immagine di
questo punto nello spazio.
La via extrastriata è comunque determinata da input di particolari vie in V1 piuttosto che una
loro estensione.
La via dorsale (dove).
Sembra esserci una progressione di aree nelle quali si sviluppa una rappresentazione visiva via
via più complessa o specializzata. Dall’area V1, l’informazione proietta in aree chiamate V2 e
V3.
- area MT o V5, dove ha luogo una elaborazione specializzata dell’informazione relativa
al movimento degli oggetti; i neuroni sono selettivi per diversi tipi di movimento, come
lo spostamento improvviso di punti luminosi che non sono stimoli ottimali per le
cellule in altre aree.
- area MST,ci sono cellule selettive per i movimenti lineari, movimenti radiali e
movimenti circolari.
via dorsale: V1 V2 V3 V5 (MT) MST
INTRODUZIONE.
Il sistema motorio centrale è strutturato in una gerarchia divisa in tre livelli. Il livello alto
comprende le aree della corteccia associativa e i gangli della base e riguarda la capacità del
cervello di produrre strategie motorie (scopo del movimento). Il livello intermedio, che
comprende la corteccia motrice e il cervelletto, riguarda la tattica, cioè le sequenze spazio-
temporali delle contrazioni muscolari per giungere in modo accurato e omogeneo allo scopo. Il
livello basso, costituito dal tronco dell’encefalo e dal midollo spinale, riguarda l’esecuzione
motoria, cioè l’attivazione di gruppi di motoneuroni ed interneuroni che generano il
movimento diretto allo scopo e permettono ogni aggiustamento della postura corporea.
L’aprassia indica l’incapacità selettiva di compiere atti motori complessi (semplici si).
IL CERVELLETTO.
Il cervelletto è una struttura che domina la parte dorsale del cervello. Importante per il
controllo motorio (contrazioni muscolari sincronizzate ed estremamente precise) è diviso in
due emisferi e una regione mediana chiamata verme.
Una volta che il cervelletto ha ricevuto un segnale che implichi l’intenzione di attuare un
movimento, esso invia le istruzioni alla corteccia motrice primaria circa la direzione, la
sincronizzazione e la forza del movimento specifico pianificato. Per i movimenti balistici, tali
istruzioni sono basate completamente sulle previsioni del risultato (movimenti veloci). Tali
previsioni sono basate sull’esperienza passata, ovvero, vengono apprese. Il cervelletto è
dunque molto importante per l’apprendimento motorio e per le successive modificazioni
compensatorie. Una volta acquisite specifiche sequenze motorie (guidare l’auto) non
necessitiamo più di un controllo di tipo cosciente.
Lesioni del cervelletto provocano dei movimenti non coordinati e imprecisi noti come atassia.
L’incapacità di muovere le articolazioni in maniera sequenziale si definisce come disinergia,
caratterizzata da movimenti dismetrici (simili agli effetti dell’etanolo) che non consentono il
raggiungimento del bersaglio.
INTEGRAZIONE (Rosenzweig).
Gli ormoni sono sostanze chimiche secrete nella circolazione sanguigna da parte di cellule
specializzate e trasportate in altre parti del corpo dove agiscono su cellule bersaglio per
produrre effetti fisiologici specifici. Gli organi che producono la maggior parte degli ormoni
sono le:
- ghiandole esocrine (lacrimali, salivari, sudoripare) che secernono i loro prodotti
all’esterno del corpo attraverso dotti;
- ghiandole endocrine, che secernono i loro prodotti all’interno del corpo.
La comunicazione chimica nell’organismo e tra organismi avviene in diverse modalità:
- comunicazione sinaptica, il segnale chimico dopo il rilascio si diffonde provocando un
cambiamento nella polarizzazione della membrana postsinaptica;
- comunicazione autocrina, implica il rilascio o la secrezione di un ormone che
successivamentre agisce sulla stessa cellula che lo rilascia regolandone l’attività;
- comunicazione paracrina, il segnale chimico si diffonde e agisce su cellule bersaglio
adiacenti attraverso lo spazio extracellulare;
- comunicazione endocrina, il segnale chimico è rilasciato nel flusso sanguigno e
raccolto selettivamente dagli organi bersaglio posti anche a grande distanza dal sito di
rilascio;
- attraverso i feromoni, ormoni rilasciati all’esterno del corpo per influenzare altri
individui della stessa specie;
- attraverso gli allomoni, ormoni rilasciati da membri di una specie per influenzare il
comportamento di individui di un’altra specie.
Epifisi (ghiandola pineale) è una struttura singola, posta al di sopra del tronco encefalico,
sormontata dagli emisferi cerebrali. In risposta all’attività delle cellule del ganglio cervicale
superiore, secerne un ormone amminico:
- melatonina, prodotto quasi esclusivamente di notte. L’ipotalamo risponde alla
prolungata esposizione alla melatonina divenendo molto sensibile all’effetto del
feedback negativo degli steroidi prodotti dalle gonadi, rilasciando meno GnRH
determinando così l’atrofia delle gonadi.
Pancreas, è posto nel retro della cavità addominale. All’interno gruppi di cellule (isole di
Langerhans) secernono ormoni direttamente nel sangue con effetti potenti e contrastanti nella
regolazione del glucosio.
- insulina, viene rilasciata quando il livello di glucosio cresce sopra una certa soglia,
comportando l’aumento dell’assorbimento di glucosio da parte di muscoli e altri tessuti
in modo da ridurre il rilascio di questo zucchero da parte del fegato e la sua presenza
nel sangue.
- glucagone, antagonista rispetto l’insulina, aumenta i livelli di glucosio.
L’azione reciproca dei due ormoni e quindi gli effetti sulla glicemia, sia all’interno del
pancreas che nella via endocrina, contribisce a mantenere il livello di glucosio entro valori
necessari per il giusto funzionamento del cervello e degli altri organi.
LE SECREZIONI IPOTALAMICHE.
L’ipotalamo giace sotto il talamo, lungo le pareti del terzo ventricolo. Esso è connesso
attraverso un peduncolo all’ipofisi, che è sospesa sotto la base del cervello, sopra il palato.
L’ipotalamo integra le risposte viscerali e somatiche conformemente alle necessità del cervello.
Una piccola lesione può provocare sconvolgimenti drammatici e spesso fatali delle funzioni
corporee.
- L’omeostasi, ovvero il mantenimento di un ambiente interno relativamente costante,
è il processo attraverso il quale l’ipotalamo regola meccanismi fisiologici come la
temperatura corporea, la pressione e la presenza, entro certi intervalli, di molte
sostanze chimiche disciolte nel sangue (salinità, acidità, ossigeno, glucosio).
Ciascun lato dell’ipotalamo è suddivso in 3 zone funzionali: laterale, mediale e periventricolare
(posta di fianco al terzo ventricolo). All’interno di quest’ultima zona si trovano neuroni che
svolgono varie funzioni: il controllo dei ritmi circadiani di luce-buio (cellule del nucleo
soprachiasmatico che ricevono informazioni dall’innervazione retinica), il controllo del SNA, la
regolazione dell’innervazione simpatica e parasimpatica degli organi viscerali, l’invio di assoni
sino al peduncolo ipofisario (neuroni secretori).
L’ipofisi si configura come la struttura attraverso la quale l’ipotalamo comunica con il corpo e
presenta due lobi controllati in modo differente:
- le più grandi cellule secretrici dell’ipotalamo, i neuroni neurosecretori magnocellulari
inviano i loro assoni giù verso il peduncolo ipofisario e dentro l’ipofisi posteriore
rilasciando due principali neurormoni:
o l’ossitocina, provoca le contrazioni uterine e facilita l’espulsione del nascituro,
stimola l’eiezione di latte dalle ghiandole mammarie;
o la vasopressina (ormone antidiuretico ADH) regola il corretto volume e la
concentrazione salina del sangue. Quando la quantità di acqua del corpo si
riduce, il volume sanguigno diminuisce e la concentrazione di sali aumenta. Il
rilascio di vasopressina agisce sui reni portando ad una ritenzione idrica e
riducendo la produzione di urina.
- l’ipofisi anteriore è sotto il controllo di cellule della zona periventricolare
dell’ipotalamo; i neuroni neurosecretori parvocellulari, non inviano i loro assoni
all’ipofisi ma comunicano con questa, attraverso il rilascio di ormoni ipofisiotropici nel
flusso sanguigno, in piccoli vasi che discendono lungo il peduncolo ipofisario. Una volta
legati ai recettori posti sulla superficie dell’ipofisi anteriore, attivano la regolazione
ormonale nella circolazione generale.
spinale e del tronco dell’encefalo, e i neuroni superiori (postgangliari) i cui corpi cellulari
giaccioni all’esterno del SNC in gruppi di cellule detti gangli autonomi.
- Le divisioni simpatica e parasimpatica operano in parallelo. I loro effetti fisiologici
sono generalmente opposti, quando l’attività di una è alta, l’altra tende ad esser bassa
grazie all’inibizione da parte del SNC della parte non attiva. La divisione simpatica
tende ad essere più attiva durante una crisi reale o percepita, riassumibile in 4 parole:
attacco, fuga, paura, sesso. La divisione parasimpatica facilita vari processi non
riconducibili a questo schema.
Gli assoni pregangliari della divisione simpatica emergono dal terzo mediano del
midollo spinale (segmento toracico e lombare) e inviano i loro assoni attraverso le
radici ventrali in gangli collaterali (nella cavità toracica) o alla sinapsi del ganglio della
catena simpatica (in prossimità della colonna vertebrale). Gli assoni pregangliari della
divisione parasimpatica emergono dal tronco encefalico e dai segmenti inferiori
(sacrali) e i loro assoni viaggiano entro diversi nervi cranici e del midollo spinale.
Le afferenze pregangliari di entrambe le divisioni utilizzano come neurotrasmettitore
l’ACh. L’innervazione postgangliare simpatica utilizza NA, quella parasimpatica sempre
ACh.
- La divisione enterica del SNA è un unico sistema neurale inserito nel rivestimento
dell’esofago, dell’intestino, del pancreas e della cistifellea. È composta da nervi
sensitivi, interneuroni e motoneuroni divisi in due complesse reti, una esterna
chiamata plesso mioenterico (di Auerbach) e una interna chiamata plesso submucoso
(di Meissner). Essa opera con un certo grado di indipendenza in molti processi
fisiologici coinvolti nel trasporto e nella digestione del cibo, dall’orifizio orale a quello
anale.
- Il controllo centrale del SNA. L’ipotalamo integra le diverse informazioni che riceve
sulle condizioni del corpo, anticipa alcune necessità e provvede a un insieme di
efferenze sia neurali che ormonali. Essenziali al controllo autonomo sono le
connessioni periventricolari con il tronco encefalico e con i nuclei del midollo spinale
contenenti i neuroni pregangliari della divisione simpatica e parasimpatica. Il nucleo
del tratto solitario, situato nel bulbo e connesso con l’ipotalamo è un altro centro di
controllo autonomo (alcune funzioni autonome si espletano anche senza la
connessione con strutture sovrastanti, incluso l’ipotalamo).
Le droghe psicoattive, quei composti che producono “stati mentali alterati” agiscono tutte sul
SNC, la maggior partre di esse interferendo con la trasmissione sinaptica.
- Gli allucinogeni. La struttura chimica dell’acido lisergico dietilamide (LSD) essendo
simile alla serotonina, agisce come un potente agonista a livello dei recettori di
serotonina nelle terminazioni nervose dei nuclei del rafe inibendone la frequenza di
scarica. L’effetto è una riduzione del flusso del sistema modulatorio diffuso
serotoninergico del cervello (caratteristica della fase onirica del sonno).
- Gli stimolanti. I potenti stimolanti del SNC, la cocaina e l’anfetamina, esercitano i loro
effetti sulle sinapsi dei sistemi dopaminergici e noradrenergici. Conferiscono sensazioni
di vigilanza e sicurezza, senso di allegria ed euforia e una diminuzione dell’appetito.
Entrambe sono simpaticomimetiche: aumentano la frequenza cardiaca, la pressione
sanguigna, la dilatazione della pupilla e così via. Sia la cocaina che l’anfetamina
bloccano il riassorbimento delle catecolamine nella fessura sinaptica, prolungano e
intensificano gli effetti di DA e NA liberate. La cocaina agisce sul riassorbimento di DA
in maniera più selettiva rispetto a NA, l’anfetamina blocca il riassorbimento di DA e NA
e stimola la liberazione di DA. Entrambe condividono anche un insidioso aspetto
comportamentale: la forte dipendenza psicologica (assuefazione). Le sensazioni
piacevoli dovute all’uso di queste droghe attiva il sistema dopaminergico
mesocorticolimbico coinvolto nel rinforzo dei comportamenti adattivi.
L’amigdala e la paura.
In molte specie, lesioni all’amigdala hanno come conseguenze l’appiattimento dell’emozione in
modo analogo alla sindrome di Kluver-Bucy. La rimozione bilaterale dell’amigdala riduce
notevolmente l’aggressività e la paura negli animali. Non c’è però ancora accordo su quali
emozioni possano essere coinvolte. Il sintomo più comunemente associato a lesioni
all’amigdala è una inabilità a riconoscere la paura nelle espressioni facciali.
La serotonina e l’aggressività.
I neuroni contenenti serotonina sono localizzati nei nuclei del rafe del tronco encefalico, e
risalgono sino all’ipotalamo e le varie strutture limbiche interessate nelle emozioni.
Ci sono molti sottotipi di recettori per la serotonina, quelli più interessanti sono i recettori
5-HT1A e 5-HT1B presenti in alte concentrazioni proprio nei nuclei del rafe. Molti di questi sono
autorecettori. La loro attivazione inibisce globalmente il rilascio di serotonina, ovvero utilizzano
un sistema a feedback negativo (il rilascio di serotonina attiva i neuroni del rafe che riducono
un ulteriore rilascio).
Gli antagonisti della serotonina aumentano l’agressività, al contrario, gli agonisti dei recettori
5-HT1A e 5-HT1B diminuiscono l’ansia e l’aggressività (esperimento con topini knock-out).
L’assenza di recettori 5-HT1A e 5-HT1B porta invece ad una maggiore ansia ed aggressività. In
particolare, l’assenza dei recettori 5-HT1B, presenti anche nell’amigdala, nella sostanza grigia
periacquedottale e nei gangli della base, porta ad un aumento dell’aggressività solo in
condizioni stressanti.
L’ELETTROENCEFALOGRAMMA.
L’elettroencefalogramma (EEG), è una misura indicativa dell’attività generalizzata della
corteccia cerebrale. È utilizzato come ausilio nella diagnosi di particolari condizioni
neurologiche (crisi epilettiche) e scopi di ricerca (studi del sonno).
La registrazione delle onde cerebrali.
Attraverso l’uso di elettrodi accoppiati è possibile misurare, in regioni differenti del cervello,
piccole fluttuazioni di voltaggio della corrente che scorre nella corteccia durante l’eccitazione
sinaptica dei dendriti di molti neuroni piramidali. Sono necessari migliaia di neuroni attivati
contemporaneamente per generare un segnale EEG abbastanza grande da poter essere
rilevato. L’ampiezza del segnale dipende dalla sincronizzazione dell’attività neurale.
I ritmi EEG.
I ritmi EEG variano e sono spesso correlati con particolari stati di comportamento (livelli di
attivazione, il sonno, la veglia) e di patologia (accessi o coma). I ritmi sono categorizzati sulla
base dell’intervallo di frequenza entro cui variano:
I ritmi ad alta frequenza e bassa ampiezza sono associati a stati di vigilanza e di veglia, i ritmi a
bassa frequenza e alta ampiezza sono associati con gli stati di sonno in cui non si sogna o a
coma.
20. IL LINGUAGGIO.
INTRODUZIONE.
L’elaborazione del cervello tra sistemi sensoriali e motori rappresenta l’essenza del linguaggio,
sistema di comunicazione esclusivo del genere umano.
Broca si convinse che il linguaggio è controllato solo da un emisfero, quasi sempre il sinistro,
teoria avvalorata dalle indagini con la tecnica di Wada (anestesia di un emisfero). La regione
del lobo frontale sinistro dominante, che Broca ritenne fondamentale per l’articolazione del
linguaggio, prende il nome di area di Broca (parte inferiore area 9).
Un’altra area, situata sulla superficie superiore del lobo temporale, tra la corteccia uditiva e il
giro angolare, prende il nome di area di Wernicke (aree 41-42-22). Lesioni in questa regione
portano a disturbi del linguaggio parlato.
I TIPI DI AFASIA.
La necessità di distinguere diversi tipi di afasia suggerisce che il linguaqggio viene elaborato a
diversi livelli e in diverse aree cerebrali.
L’afasia di Broca (afasia motoria o nonfluente).
I pazienti hanno difficoltà nel parlarte e fanno spesso pause, come per cercare la parola giusta
(questa incapacità è chiamata anomia). È caratterizzata da uno stile telegrafico nel quale si
usano soprattutto parole di contenuto. Nonostante le difficoltà di articolazione del discorso, la
comprensione è in genere abbastanza buona.
L’afasia di Wernicke.
I pazienti presentano un linguaggio parlato scorrevole ma la comprensione è compromessa.
Non si riscontrano problemi nell’uso di parole di contenuto e funzionali, tuttavia il contenuto
non ha alcun senso. Risulta un miscuglio di cose senza senso e di stupidaggini con molti più
errori parafasici (tetti anzichè letti) rispetto all’afasia di Broca. I pazienti semplicemente non
capiscono sia quello che dicono, sia quello che viene detto loro. L’area di Wernicke potrebbe
avere un ruolo fondamentale nel mettere in correlazione i suoni in arrivo con il loro significato.
È quindi un’area di ordine superiore nel riconoscimento dei suoni.
L’afasia e il modello di Wernicke-Geschwind.
I punti chiave del modello sono l’area di Broca, l’area di Wernicke, il fascicolo arcuato (fascio di
assoni che collega queste due aree corticali) e il giro angolare oltre alle aree sensoriali e
motorie specializzate nel ricevere e produrre linguaggio.
Danni all’area di Broca interferiscono con la produzione di un discorso perchè la corteccia
motrice non riceve più segnali corretti e la comprensione è relativamente normale perchè
l’area di Wernicke non viene attivata.
Danni all’area di Wernicke creano grossi problemi di comprensione perchè in quest’area
avviene la trasformazione dei suoni in parole e non ci sono problemi di linguaggio perchè l’area
di Broca riesce ancora a comandare i muscoli preposti ad essa.
Questo modello presenta però errori e semplificazioni: il linguaggio scritto, ad esempio, non
deve essere tradotto in risposte pseudouditive e l’afasia è influenzata da danni alle strutture
subcorticali come il talamo e il nucleo caudato che non sono presenti nel modello.
L’afasia di conduzione. Deriva da lesioni al fascicolo arcuato e ad aree della corteccia parietale
che lasciano intatte, ma disconnesse, le aree di Broca e Wernicke.
L’afasia negli individui bilingui e nella sordità . Alcuni studi hanno evidenziato come il
linguaggio appreso più fluentemente nel corso della vita tende a essere più conservato.
Lesioni all’emisfero sinistro negli individui che usano il linguaggio dei segni sembra causare
deficit linguistici simili a quelli dei pazienti afasici dal punto di vista verbale: pur rimanendo
intatta la capacità di muovere le mani, queste vengono usate in modo scorretto.
I DISTURBI D’ANSIA.
La paura è espressa da una risposta automatica d’attacco e fuga mediata dalla divisione
simpatica del SNA. Molte paure sono innate e specie-specifiche. Una espressione non
appropriata di paura è ciò che caratterizza il disturbo d’ansia.
Gli attacchi di panico sono sentimenti improvvisi d’intenso terrore. Fanno parte dei sintomi
palpitazioni, sudorazione, dolore al torace, vertigini, sensazioni di prurito, gelo o rossore,
avvertendo la paura di impazzire o morire. La condizione psichiatrica di disturbo di panico è
caratterizzata da ricorrenti attacchi di panico senza causa apparente e da un timore persistente
d’avere altri attacchi.
L’agorafobia è caratterizzata da una grave ansia di trovarsi in situazioni nelle quali fuggire può
essere difficile o imbarazzante che conduce all’evitamento delle situazioni percepite come
minacciose.
Il disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) è caratterizzato dalla presenza di pensieri e idee
ricorrenti e intrusivi o impulsi percepiti come non appropriati, grotteschi o proibiti (ossessioni).
Questi pensieri sono riconosciuti come estranei e provocano un’ansia considerevole. Le
compulsioni sono comportamenti ripetitivi o atti mentali stereotipati, messi in atto per ridurre
l’ansia associata con le ossessioni.
Le basi biologiche del disturbo d’ansia. La paura è normalmente evocata da uno stimolo
minaccioso e si manifesta in una risposta di stress. Ciò che contraddistingue il disturbo d’ansia
è la comparsa di una risposta inadeguata da stress sia quando lo stimolo non è presente, sia
quando non è immediatamente minaccioso. Risposta da stress:
- comportamento d’evitamento (sostanza grigia);
- aumento della vigilanza e dell’attivazione mentale (sistemi modulatori diffusi);
- attivazione della divisione simpatica del SNA (ipotalamo);
- rilascio di cortisolo dalle ghiandole surrenali (asse ipotalamo-ipofisi-surrenale).
L’ormone cortisolo è rilasciato dalla corteccia surrenale in risposta ad un aumento dei livelli
del’ormone adrenocorticotropo (ACHT) nel sangue. L’ACHT è rilasciato dall’ipofisi anteriore in
risposta all’ormone rilasciante corticotropina (CRH). La CHR è rilasciata nel sangue della
circolazione portale da neuroni parvocellulari (ipotalamo).
Asse ipotalamo-ipofisi-surrenale. I neuroni dell’ipotalamo contenenti CHR sono regolati da
due strutture: l’amigdala e l’ippocampo. L’informazione sensoriale proveniente dal talamo
(informazione sensoriale ascendente) e dalla neocorteccia (informazioni discendenti) giunge
all’amigdala basolaterale dove è analizzata e inviata ai neuroni del nucleo centrale. Quando il
nucleo centrale dell’amigdala diviene attivo da origine alla risposta da stress.
L’asse ipotalamo-ipofisi-surrenale è regolata anche dall’ippocampo. L’ippocampo contiene
numerosi recettori glucocorticoidei che rispondolo al cortisolo rilasciato dalle ghiandole
surrenali in risposta all’attivazione del sistema ipotalamo-ipofisi-surrenale inibendo il rilascio di
CHR, e il successivo rilascio di ACHT e di cortisolo quando il livello in circolo diviene troppo alto
(feedback).
L’esposizione continua a cortisolo (stress cronico) può causare il deperimento e la morte dei
neuroni ippocampali, producendo una risposta da stress sempre più pronunciata e portando
ad un rilascio di cortisolo maggiore e ad un danno ippocampale più vasto. I disturbi d’ansia
sono stati quindi correlati sia ad una iperattività dell’amigdala, che a una diminuita attività
dell’ippocampo oltre che ad una elevata attivazione della corteccia prefrontale.
I DISTURBI AFFETTIVI.
I disordini affettivi o disturbi dell’umore sono caratterizzati da disturbi della sfera emozionale.
La depressione maggiore è il più comune disturbo dell’umore; i sintomi tipici sono una
riduzione dell’umore e una diminuzione dell’interesse o del piacere nelle attività quotidiane
caratterizzati da: perdita o aumento dell’appetito, insonnia o ipersonnia, fatica, sentimento di
preoccupazione e colpa, diminuzione della concentrazione, pensieri ricorrenti di morte.
Il disturbo bipolare è una patologia ricorrente dell’umore e consiste in episodi ripetuti di
mania e depressione (disturbo maniaco-depressivo). Mania è un periodo limitato di umore
anormale, elevato, espansivo o irritabile caratterizzato da: eccessiva autostima o grandiosità,
ridotta necessità di sonno, aumento dell’eloquio, fuga delle idee, distraibilità, aumento
dell’attività diretta a un obiettivo, ridotta capacità di giudizio.
Le basi biologiche dei disturbi affettivi.
- l’ipotesi delle monoamine, indica la depressione come conseguenza di un deficit dei
sistemi modulatori diffusi noradrenergico e serotoninergico. Nasce dall’osservazione
dell’effetto di alcuni farmaci sui sistemi modulatori diffusi. La reserpina introdotta per
controllare la pressione sanguigna causava depressione in molti pazienti esaurendo le
catecolamine e la serotonina a livello centrale e interferendo con il loro
immagazzinamento nelle vescicole sinaptiche. Altri farmaci usati per il trattamento
della tubercolosi inibivano la monoaminossidasi (MAO), l’enzima che distrugge le
catecolamine e la serotonina. L’imipramina introdotto come antidepressivo, inibisce il
riassorbimento della serotonina e della noradrenalina rilasciate aumentandone
l’azione nella fessura sinaptica.
- l’ipotesi della diatesi da stress, indica l’ereditarietà e la predisposizione genetica alla
malattia (diatesi) come fattori determinanti i disturbi dell’umore. Nella depressione
maggiore, a causa della distruzione della funzionalità dell’ippocampo (inibizione
retroattiva), vi è una iperattività dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrenale, i livelli di
cortisolo nel sangue sono elevati come la concentrazione di CRH nel fluido
cerebrospinale.
Il trattamento dei disturbi affettivi, prevede diverse terapie efficaci:
- la terapia elettroconvulsiva (ETC), utilizza la stimolazione elettrica localizzata del lobo
temporale, la quale scatena scariche epilettiche nel cervello nella regione
ippocampale. Viene utilizzata in forme gravi di depressione con alto rischio suicidario.
- la psicoterapia, efficace nei casi di depressione lieve o moderata.
- i farmaci antidepressivi, più popolari sono i triciclici come l’imipramina che blocca il
riassorbimento sia della noradrenalina che della serotonina da parte dei trasportatori,
gli SSRI come la fluoxetina che agisce sui terminali serotoninergici, gli inibitori del
riassorbimento della noradrenalina come la reboxetina, gli inibitori delle MAO come la
fenelzina che riduce il degrado enzimatico della serotonina e della noradrenalina. Tutti,
innalzano il livello dei neurotrasmettirori monoaminici nel cervello agendo
LA SCHIZOFRENIA.
La schizofrenia è caratterizzata da una perdita di contatto con la realtà e da una distruzione del
pensiero, della percezione, dell’umore e del movimento. Tipicamente il disturbo si manifesta
durante l’adolescenza o nella prima età adulta e abitualmente persiste per tutta la vita. I
sintomi si dividono in due categorie:
sintomi positivi (pensieri e comportamenti anormali):
- illusioni, allucinazioni, eloquio disorganizzato, comportamento disorganizzato e
caotico.
sintomi negativi (assenza di risposte normalmente presenti):
- espressione ridotta delle emozioni, povertà di linguaggio, difficoltà ad iniziare un
comportamento finalizzato, disturbo di memoria;
Le basi biologiche della schizofrenia.
La comprensione delle basi biologiche della schizofrenia rappresenta una sfida per le
neuroscienze in quanto coinvolge numerosi aspetti che ci contraddistinguono come esseri
umani: il pensiero, la percezione, l’autocontrollo.
- i geni e l’ambiente: alcuni dati sono fortemente a favore di una base genetica del
disturbo, la probabilità di diventare schizofrenici, infatti, diminuisce con il diminuire di
geni condivisi con un membro della famiglia con questo disturbo. Fattori ambientali,
infezioni virali durante lo sviluppo fetale e postnatale, malnutrizione, stress ambientali
nel corso della vota sono in grado di esacerbare il disturbo. Gli schizofrenici
presentano spesso ventricoli laterali allargati, difetti della guaina mielinica a livello
della corteccia cerebrale, raggruppamenti anomali di neuroni,
- l’ipotesi dopaminergica: l’associazione della dopamina alla schizofrenia avviene per
due ragioni. La prima: l’anfetamina aumenta la trasmissione a livello delle sinapsi che
utilizzano catecolamine e causano il rilascio di noradrenalina. L’assuefazione alle
anfetamine porta all’aumento del consumo (overdose) con conseguenti episodi
psicotici con sintomi positivi indistinguibili dalla schizofrenia. La seconda: farmaci
neurolettici (antipsicotici) come la clorpromazina, usata inizialmente come
antistaminico, prevengono i sintomi positivi della schizofrenia in quanto potenti
antagonisti dei recettori della dopamina, specialmente del recettore D 2.
- l’ipotesi del glutammato: un’indicazione che la spiegazione dopaminergica non possa
essere la sola deriva dagli effetti della feniciclidina (PCP), introdotta come anestetico e
conosciuta come “polvere degli angeli”, la quale procurava in casi di intossicazione
molti sintomi di schizofrenia sia positiva che negativa. La PCP influenza le sinapsi che
usano glutammato come neurotrasmettitore, agendo come inibitore dei recettori
NMDA diminuendone l’attivazione.
Il trattamento della schizofrenia.
Sfortunatamente i farmaci hanno anche molti effetti collaterali in particolare nell’azione
dell’input dopaminergico allo striato che arriva dalla substantia nigra. I sintomi del blocco dei
recettori della dopamina nello striato assomigliano a quelli della malattia di Parkinson. La
terapia cronica con neurolettici può far emergere una discinesia tardiva, caratterizzata da
movimenti involontari delle labbra e della mascella. Molti effetti collaterali possono essere
evitati con l’uso di neurolettici atipici come la clozapina e il risperidone perchè non agiscono
direttamente sui recettori della dopamina dello striato.
INTRODUZIONE.
Dal nostro primo respiro, gli stimoli sensoriali di cui facciamo esperienza modificano il nostro
cervello ed influenzano il nostro comportamento. Impariamo cose semplici e cose astratte,
alcune facilmente esprimibili con un racconto altre che rappresentano pattern motori
l’immagine di Chiara con pesi equamente distribuiti. Una volta ripetuta l’esposizione alle
immagini, possiamo individuare quale immagine è stata presentata in base alla cellula output
attivata. In un sistema di memoria distribuita invece, ogni cellula immagazzina le tre immagini
con pesi differenti. La presentazione di un’immagine, attiva pertanto tutte le tre cellule; la
cellula A avrà una risposta maggiore per l’immagine di Anna e così per le altre cellule output.
Quanti più neuroni sono coinvolti in una memoria distribuita, tanto minori saranno le
conseguenze della perdita di una singola cellula.
- Un caso di studio: N.A. Colpito da un fioretto al talamo dorsomediale che gli procurò
un’amnesia retrograda di circa due anni ed un’amnesia anterograda simile ad H.M.
- La sindrome di Korsakoff si riscontra generalmente nell’alcolismo cronico ed è
caratterizzata da confusione, confabulazione, grave deterioramento della memoria
(amnesia anterograda e retrograda) ed apatia. La deficienza di tiamina porta numerosi
sintomi tra cui movimenti anormali degli occhi, perdita di coordinazione e tremori. Se
non viene trattata entro una certo tempo il deficit di tiamina diviene irreversibile con
ampi danni strutturali al cervello.
Le funzioni mnemoniche dell’ippocampo.
Un importante ruolo dei lobi temporali mediali consiste nell’elaborazione o nel
consolidamento della memoria dichiarativa. Uno stesso stimolo riceve una risposta più ampia
quando è familiare rispetto quando non lo è. L’attività ippocampale potrebbe riflettere il
riconoscimento.
- Gli effetti di lesioni ippocampali nel ratto . Sembra che i ratti apprendano il compito ma
non siano in grado di ricordare quali percorsi sono già stati fatti.
INTEGRAZIONE: definizioni.
- Neuropsicologia: settore delle neuroscienze che studia la base neurale delle funzioni
mentali correlando i deficit specifici dei pazienti con le corrispondenti lesioni cerebrali
(metodo anatomo-clinico). Utilizza tecniche non invasive (PET e fMRI) come la
psicofisiologia.
- Neuroscienze: sistema integrato di discipline che ha per oggetto lo studio del cervello e
del SN degli organismi viventi a livello molecolare, biochimico e genetico. Scopo delle
neuroscienze è quello di evidenziare la base biologica delle espressioni mentali e
comportamentali dell’animale e dell’uomo a partire dalle singole cellule nervose.
- Psicologia fisiologica: settore delle neuroscienze che studia le relazioni tra fisiologia e
comportamento mediante tecniche invasive sugli animali. Induce alterazioni
fisiologiche per studiare i cambiamenti comportamentali che ne derivano.