Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
N.B. La subunità è la subunità principale dei canali ionici. Essa è coadiuvata da subunità accessorie,
importanti sia per definirne la sua localizzazione membranale sia per regolarne le proprietà biofisiche.
L’estremità carbossi-terminale della subunità di alcuni canali al Ca2+ può operare come fattore di
trascrizione.
I residui amminoacidici che contengono i gruppi carbonilici e carbossilici e che costituiscono il filtro di
selettività sono differenti tra i diversi canali ionici.
A livello dell’ansa P troviamo:
Canali al K+: Gly – Tyr – Gly, (Gly coordinano lo ione K+);
Canali al Na+: Asp – Glu – Lys – Ala (Asp e Glu coordinano lo ione Na +);
Canali al Ca2+: Glu – Glu – Glu – Glu (il Ca2+ essendo uno ione
bivalente necessita di maggiore energia).
N.B. I canali v.d. al Ca2+ di tipo L, responsabili del p.d.a. ventricolare, presentano una inattivazione che non
dipende dal persistere dello stimolo depolarizzante ma dallo ione Ca 2+.
N.B. La cinetica delle gates di attivazione è più veloce rispetto a quella
delle gates di inattivazione.
Esistono diversi tipi di inattivazione voltaggio dipendente:
- Inattivazione rapida di tipo N: spiegata attraverso il modello
“BALL ADN CHAIN” applicato ai canali v.d. al K+ di tipo A. Questi
canali differiscono profondamente dai canali al K + di tipo delayed
rectifer, in quanto sono caratterizzati da una rapida attivazione
seguita da un altrettanto rapida inattivazione.
L’inattivazione rapida di tipo N richiede la presenza di un peptide inibitorio all’estremità N-
terminale del canale KA.
Il peptide inibitorio (ball) contiene residui carichi positivamente che interagiscono con aa carichi
negativamente presenti nell’imboccatura intracellulare del poro del canale, ed in particolare, nelle
sequenze che precedono S1 e nell’ansa citosolica che connette S4 e S5. Ciascun peptide inibitorio è
collegato alla proteina canale da un tratto flessibile della catena polipeptidica (chain).
In presenza di uno stimolo depolarizzante, la variazione del campo elettrico spinge il peptide
inibitorio verso il poro del canale dove stabilisce interazioni elettrostatiche con i residui sopra citati.
Il meccanismo di inattivazione rapida è analogo nei canali al Na + e al Ca2+, varia solo la posizione del
peptide inibitorio.
- Inattivazione lenta: è a sua volta mediata da due diversi meccanismi, l’inattivazione di tipo P e
l’inattivazione di tipo C. Quest’ultima è stata scoperta per prima,
grazie all’uso della pronasi, e consiste in una restrizione del filtro di
selettività che impedisce il flusso degli ioni.
L’inattivazione lenta di tipo P, invece, consiste in una modifica
conformazionale evocata dalla variazione del Vm, e coinvolge l’ansa
di collegamento tra S5 ed S6. Quest’ansa, prima di invaginarsi nel
doppio strato fosfolipidico e formare l’ansa P, sporge nel mezzo extracellulare. Questa porzione
sporgente può essere considerata come una porta di inattivazione esterna che si richiude sul poro
del canale al persistere della depolarizzazione, ostruendo il passaggio degli ioni.
Prima prevale l’aumento della conduttanza (aumenta l’ampiezza della corrente); dopo prevale il gradiente
elettrochimico (si riduce l’ampiezza della corrente).
N.B. Questa peculiare relazione corrente-voltaggio è
tipica anche dei canali v.d. al Ca2+.
Nei canali v.d. al Na+, il peptide inibitorio responsabile dell’inattivazione rapida di tipo N (descritta dal
modello BALL AND CHAIN) è localizzato nell’ansa citosolica che collega il III ed il IV dominio transmembrana.
I siti di attracco, cui si lega il peptide inibitorio, si trovano nell’ansa citosolica che
collega S4 ad S5 dei domini III e IV e all’estremità COOH-terminale, in prossimità di
S6.
Nocicezione
Il dolore neuropatico, anche noto come nevralgia, è un dolore acuto o cronico causato da una lesione o
disfunzione del sistema nervoso periferico o centrale. Al contrario del dolore nocicettivo, che origina da un
insulto fisico o da un processo infiammatorio e costituisce un normale meccanismo di difesa, il dolore
neuropatico non segue la via fisiologica di trasmissione del dolore, ma origina all’interno del sistema
nervoso costituendo, in tal modo, un fenomeno patologico causa di sindromi dolorose difficili da curare.
Il dolore neuropatico può manifestarsi sotto forma di:
- Iperalgesia: condizione di aumentata sensibilità al dolore causato da stimoli lievi;
- Allodinia: condizione di ipersensibilità al dolore causato da stimoli innocui.
Sia il dolore infiammatorio che quello neuropatico sono caratterizzati da una ipersensibilizzazione delle vie
sensoriali del dolore, causata essenzialmente da una iperattivazione dei canali ionici depolarizzanti. In
particolare, delle isoforme Nav1.7 e Nav1.8 localizzate a livello dei neuroni sensoriali nocicettivi.
Quindi, se aumenta l’eccitabilità delle fibre sensoriali nocicettive, queste scaricano p.d.a. più facilmente, di
conseguenza, si prova maggiore dolore.
Il dolore neuropatico è una sindrome neurologica causata da lesioni delle fibre sensoriali nocicettive,
dovute a danni alla spina dorsale, sclerosi multipla, neuropatie indotte da HIV, metastasi o tumori primari.
Inizialmente, nelle vie sensoriali danneggiate viene sovraespresso Nav1.7 (subunità che media correnti al
Na+ transienti). Successivamente, nelle vie sensoriali adiacenti (non direttamente interessate dalla lesione)
viene sovraespresso Nav1.8 (subunità che media correnti Na + persistenti). Così facendo, aumenta
significativamente la sensibilità delle vie direttamente recise e di quelle adiacenti non danneggiate.
Lo stesso avviene nel caso di un trauma, di artriti e di dolore postoperatorio.
La mutazione (gain of function) di Nav 1.7 determina la trasformazione del canale da: canale che media una
corrente al Na+ ad inattivazione rapida ad uno che media una corrente al Na + ad inattivazione persistente.
Ciò causa eritromelalgia, una rara malattia autonomia dominante nella quale i pazienti affetti hanno crisi di
dolore ripetuto, eritema e riscaldamento degli arti periferici. L’eritromelalgia è correlata ad allodinia.
La patologia più famosa associata ai canali v.d. al Na + è l’epilessia. L’epilessia è un disturbo neurologico
caratterizzato da crisi epilettiche ricorrenti. Una crisi epilettica è una scarica parossistica, ossia improvvisa, e
ipersincrona, generata da una popolazione di neuroni ipereccitabili che contraggono tra loro sinapsi
reciproche. Le crisi epilettiche si dividono essenzialmente in crisi focali (originano da un focolaio
epilettogeno in una regione della corteccia cerebrale, cioè da un’area che possiede un’anomala eccitabilità)
e crisi generalizzate (a differenza di quelle parziali, coinvolgono invece tutta la corteccia cerebrale e
provocano normalmente una completa perdita di coscienza).
L’epilessia può essere causata da un tumore celebrale o da un trauma cranico, tuttavia, una frazione minore
è dovuta a mutazioni genetiche che colpiscono due isoforme di canali v.d. al Na +: Nav1.1 e Nav1.2.
Esistono diversi tipi di epilessie genetiche.
Due sono dovute a mutazioni a carico di Nav1.1:
GEFS+ (epilessia generalizzata con crisi febbrili plus) è una malattia autosomica dominante. Può
essere causata da almeno 20 mutazioni, distribuite uniformemente lungo tutta la subunità , senza
accumularsi in particolari hot spots o in particolari domini. Generalmente si tratta di mutazioni
missenso che comportano sia il gain (compromissione dell’inattivazione e comparsa di una corrente
Na+ persistente e dunque maggiore eccitabilità) che il loss of function della proteina canale. Le
mutazioni loss of function non riguardano i neuroni piramidali della corteccia ma gli interneuroni
GABAergici (neuroni inibitori) per cui, se viene meno l’attivazione degli interneuroni inibitori, questi
non rilasciano GABA e i neuroni piramidali continuano a scaricare p.d.a.
SMEI (epilessia severa mioclonica dell’infanzia) è una malattia autosomica dominante. Può essere
causata da almeno 150 mutazioni, distribuite uniformemente lungo tutta la subunità . Si tratta di
mutazioni missenso che riguardano gli interneuroni inibitori, e come prima comportano il loss of
function della proteina canale.
Alcune mutazioni della SMEI piuttosto che Nav1.1 colpiscono
Nav1.2. Tali mutazioni sono meno abbondanti, riguardano i
neuroni piramidali e quindi comportano il gain of function della
proteina canale e la comparsa di correnti Na + persistenti.
La sindrome del QT lungo è un’aritmia, una condizione in cui il cuore impiega più tempo del normale a
rilassarsi tra una contrazione e l’altra. Un allungamento dell’intervallo QT nel ECG corrisponde ad un
allungamento della fase di plateau nel p.d.a. ventricolare.
La sindrome del QT lungo, inizialmente associata a mutazioni che colpiscono i canali al K + e che
determinano una loro inattivazione (quindi un’iperpolarizzazione ritardata), è
causata anche da una depolarizzazione prolungata dovuta all’inattivazione dei
canali al Na+.
Nel p.d.a. cardiaco, Nav1.5 è responsabile della fase di rapida depolarizzazione
che fa seguito all’arrivo delle correnti elettrotoniche generate dal sistema di
conduzione. Nav1.5 normalmente media una corrente Na + a rapida
inattivazione, tuttavia, in presenza di mutazioni (che colpiscono proprio Nav1.5
e comportano il gain of function del canale) le correnti al Na+ diventano persistenti. Dunque, la fase di
plateau non è più mediata solo dai canali al Ca 2+ di tipo L ma anche dai canali Nav1.5 che non si sono
inattivati, per cui aumenta lo stimolo depolarizzante e la fase di plateau dura più a lungo. Inoltre,
l’inattivazione di Nav1.5 comporta delle depolarizzazioni postume (alla fine del plateau) che scatenano
eventi di tachicardia ventricolare che sfociano in sincope o arresto cardiaco.
La sindrome del QT lungo di tipo 3 è la più rara ma responsabile delle morti nel sonno.
I canali voltaggio dipendenti si trovano anche in cellule non eccitabili (che non generano p.d.a) come:
astrociti, cellule endoteliali (dove sono coinvolti nell’angiogenesi), macrofagi (dove facilitano l’acidificazione
degli endosomi nel passaggio a lisosomi), fibroblasti, cheratinociti, eritrociti e per fino linfociti T (dove
stimolano la migrazione).
Negli ultimi anni si è riscontrata la presenza di canali v.d. al Na + anche in numerosi tipi di cellule tumorali. In
queste cellule risulta overespressa l’isoforma cardiaca Nav1.5, che pare abbia un ruolo fondamentale nel
processo di diffusione delle metastasi.
Studi condotti sul carcinoma mammario hanno messo in
evidenza come le cellule del tumore primario devono
rompere la matrice extracellulare ed entrare nel circolo
sanguigno per raggiungere gli organi secondari. Uno
degli organi secondari più facilmente raggiungibile dalle
metastasi, poiché riccamente vascolarizzato, è il
polmone.
Nelle cellule tumorali, i canali al Na+ v.d. si trovano
prevalentemente a livello degli invadopodi, protusioni
della membrana plasmatica che affondano nella matrice
extracellulare guidate dalla polimerizzazione dei
filamenti di actina. Nav1.5 è coinvolto nella formazione
degli invadopodi. Nav1.5, infatti, è colocalizzato a livello
delle caveole con uno scambiatore Na+/H+ e stimola quest’ultimo a rilasciare protoni nello spazio
extracellulare, acidificandolo. Contestualmente, la cellula tumorale rilascia sul versante extracellulare degli
enzimi idrolitici attivati dal pH acido, le catepsine, che digeriscono la matrice extracellulare garantendo lo
spazio necessario alla cellula tumorale per avanzare mediante gli invadopodi. Tuttavia, la formazione degli
invadopodi richiede anche la polimerizzazione dell’actina. In questo contesto, Nav1.5 stimola la Src chinasi
(sarc) che fosforila la Cortactina, ed insieme inducono la polimerizzazione dei filamenti di actina, facilitando
l’estrusione degli invadopodi.
È possibile inibire la migrazione del tumore primario mediante l’uso di bloccanti dei canali Na (come TTX e
Ranolazina) ma, l’impiego di queste molecole potrebbe interferire con altri canali Nav1.5 situati ad esempio
nel cuore. A questo proposito si sta brevettando un anticorpo capace di legare Nav1.5 solo quando
accoppiato allo scambiatore Na+/H+ e in grado di impedirne l’interazione con lo stesso, così che lo spazio
extracellulare non venga acidificato.