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Neuroscienze
Università degli Studi di Sassari (UNISS)
90 pag.
L’encefalo è costituito dal cervello (diviso in telencefalo e diencefalo), dal tronco encefalico (bulbo,
ponte e mesencefalo) e dal cervelletto.
Il primo a visualizzare i neuroni fu Golgi. creò un nuovo metodo di colorazione, attraverso il quale
però non si colorano tutti i neuroni. Inoltre Golgi era convinto che tutti i neuroni fossero collegati
fisicamente tra di loro (teoria reticolare o sinciziale), quindi che ci fosse un’enorme rete di cellule
tutte attaccate le une alle altre. Cajal sviluppò la neuron doctrine; ossia nega la teoria reticolare e
afferma che i neuroni sono unità singole che comunicano con gli altri neuroni attraverso punti di
contatto e che il neurone sia l’unità funzionale del SNC. Grazie a Golgi sappiamo comunque che
esistono tanti tipi differenti di neuroni, ma derivano tutti dalla stessa cellula attraverso la
neurogenesi; la forma ci permette di distinguerli in diverse famiglie; alcune famiglie neuronali
sono più presenti di altre nel nostro encefalo (neurone piramidale corteccia cerebrale, cellule di
Golgi corteccia cerebellare).
NEURONI: I neuroni sono semipermeabili, solo alcuni ioni possono attraversare i canali presenti
sulla membrana. Ha delle precise caratteristiche:
SINAPSI:
La sinapsi rappresenta la metodologia comunicativa del neurone. Esistono due tipi di sinapsi,
quella chimica e quella elettrica. Entrambe, in base alla loro localizzazione geografica, possono
essere definite assodendritiche, assosomatiche o assosoniche.
Caratteristiche S. chimica:
-Amplifica il segnale
-Elabora il segnale per sommazione (una maggiore
rilascio di vescicole contenenti
neurotrasmettitori daranno vita un messaggio piu’
“forte” e viceversa)
-Bassa velocita’ di trasmissione (se paragonata a
quella elettrica)
-Affaticabilita’ (se le vescicole terminano serve del
tempo perche’ si riformulano) -Vulnerabilita’ (una
sostanza diversa dal neurotrasmettitore puo’
“assumere le sembianze”
del neurotrasmettitore ed essere recepito dal recettore di riferimento al suo posto).
Caratteristiche S. Elettriche:
-Semplicita’ strutturale
-Elevata velocita’ di trasmissione
-Basso consumo energetico
-Bidirezionalita’ del segnale (al contrario di quelle chimiche) -Staticita’ (non cambiano le
loro “performance”)
Il Potenziale d’Azione:
I canali ionici sono delle proteine che - penetrate all’interno della membrana cellulare-
fungono da “varco” e consentono il passaggio degli ioni tra l’ area intracellulare e quella
extracellulare (e viceversa).
Ogni ione ha il proprio canale ionico di riferimento (gli NA+ non possono circolare nei canali
ionici K+ e viceversa)
Le pompe ioniche consentono il passaggio di alcuni ioni ma NON sono dei canali ionici,
hanno infatti delle caratteristiche differenti: consumano ATP e gestiscono un flusso ionico da
100 a 100.000 volte inferiore a quello dei canali ionici.
Esistono dei canali ionici PASSIVI (che sostanzialmente sono sempre aperti) importantissimi
soprattutto per il mantenimento del gradiente di concentrazione.
La cellula non riceve afferenze (e’ a riposo), il suo potenziale e’ di -70mV, i canali passivi del
NA+ sono aperti e la pompa sodio/potassio trasporta NA+ all’esterno della cellula e K+
all’interno della cellula.
I canali voltaggio dipendenti sono chiusi. Quelli passivi del K+ aperti.
Delle afferenze (stimoli) possono portare ad una variazione del numero degli ioni all’interno
della cellula. Ciò causa una depolarizzazione della membrana.
E sodio entra all'interno della cellula portandola a circa +40 mV. L’inversione della Carica
consente Inoltre l'apertura dei canali voltaggio dipendente K+ (I quali sono però più lenti ad
aprirsi di quelli del NA+).
Dal punto 3 fino a circa meta’ del punto 6 la cellula e’ in una condizione di refrattarieta’
assoluta. Cio’ significa che non puo’ rispondere ad alcuno stimolo (proprio a causa del fatto
che i canali del NA+ sono inattivi).
Dalla meta’ del punto 6 alla fine del punto 8 e’ invece in refrattarieta’ relativa. Cio’ significa che
il neurone e’ diventato nuovamente eccitabile ma per raggiungere il valore di soglia (che
convenzionalmente abbiamo indicato in
-50mV) e per avere la possibilita’ di sparare un altro P.A , dovra’ subire uno stimolo maggiore.
POTENZIALE GRADUATO
Il potenziale graduato o potenziale locale è la continua variazione del potenziale di membrana
rispetto al potenziale d’azione (esempio di potenziale graduato è il potenziale sinaptico, prodotto a
livello dei siti postsinaptici in risposta al rilascio del neurotrasmettitore da parte del terminale
presinaptico.
Le cellule gliali si riproducono anche nell’età adulta, a differenza dei neuroni hanno funzione di
sostegno meccanico e isolamento elettrico (oligodendrociti e cellule di Schwann ) hanno
funzione di “spazzini”: fagocitosi di microbi e detriti cellulari (microglia) produzione del liquido
cefalorachidiano (cellule ependimali) guidano la rigenerazione delle fibre danneggiate
CELLULE ECCITABILI
In condizioni di riposo la membrana delle cellule eccitabili è polarizzata (potenziale di riposo).
Quando la membrana viene eccitata si assiste ad una modifica del suo stato elettrico
(potenziale
d’azione) che ritorna poi alle condizioni iniziali (potenziale di riposo). La polarizzazione della
membrana trae origine da una diversa distribuzione delle cariche (ioni) a cavallo della
membrana e da un differente flusso delle stesse attraverso la membrana medesima. Il flusso
degli ioni attraverso la membrana dipende da 4 fattori:
NEUROTRASMETTITORE
Un neurotrasmettitore è una sostanza chimica in grado di legarsi a recettori specifici presenti
sulla membrana della cellula bersaglio.
Liberato generalmente dalle terminazioni presinaptiche, rigonfiamenti specializzati dell’assone
che, in genere, contengono da 100 a 200 vescicole sinaptiche, ciascuna delle quali contiene
parecchie migliaia di molecole di neurotrasmettitore.
Le vescicole si accumulano in zone della membrana specializzate per il loro rilascio, dette zone
attive.
AMINOACIDI AMMINE
Nella sinapsi elettrica il segnale di tipo bioelettrico passa da una cellula all’altra, restando segnale
bioelettrico. Nella sinapsi chimica, invece, il segnale bioelettrico viene trasformato quando arriva
alla parte presinaptica in un segnale chimico, il neurotrasmettitore appunto, che viene rilasciato e
che arriva nella cellula postsinaptica ridiventando segnale bioelettrico, diverso da quello originale:
se prima si trattava di potenziale d’azione, adesso è un potenziale graduato. Le tappe della
neurotrasmissione sono:
⤿arrivo del potenziale d’azione al bottone presinaptico
⤿apertura dei canali Ca2+ voltaggio dipendenti (cambiano il loro stato a seconda del voltaggio di
membrana)
⤿il Ca2+ fa fondere le vescicole sinaptiche con la membrana plasmatica e il neurotrasmettitore
viene liberato in uno spazio tra due cellule, lo spazio sinaptico (più calcio entra, più vescicole
vengono liberate) interagisce un recettore della cellula postsinaptica il neurotrasmettitore si lega al
recettore sinaptotagmina e quest’ultimo cambia il suo stato (ligando dipendente) ciò apre un flusso
ionico: viene indotto un potenziale graduato nella cellula postsinaptica il neurotrasmettitore libero
viene eliminato attraverso esocitosi (può essere riciclato o distrutto da enzimi).
>Il potenziale d’azione trasporta un’info, questo potenziale è dovuto all’apertura dei canali voltaggio
dipendenti (sodio e potassio, per un valore soglia), che portano all’inversione della polarità della
membrana (in tutto l’assone) e quando ciò arriva al terminale presinaptico causa l’apertura dei
canali del calcio.
>L’acido glutammico apre un canale per il sodio, quindi il recettore per il glutammato è un canale
per il sodio; normalmente la membrana non è permeabile al sodio, ma quando il glutammato si
lega al suo recettore, quest’ultimo cambia conformazione, facendo aprire il canale e fluire il sodio.
L’acido gamma amino butirrico (GABA) fa la stessa cosa per il cloro, aprendo il canale, mentre la
dopamina apre il canale per il potassio.
Il potenziale di membrana varia a seconda dei canali ionici che si aprono (tende verso i valori
negativi in particolare, quindi verso il potenziale di equilibrio di Cl-, Na+, K+). Se la membrana
invece di depolarizzarsi si iperpolarizzasse, il campo elettrico ci sarebbe comunque, facendo
passare però una corrente iperpolarizzante. Nel caso della sinapsi chimica essa è però specifica:
se c’è una sinapsi glutammatergica, è una sinapsi eccitatoria, in quanto apre i canali per il sodio
che rende l’interno della cellula positivo; se c’è una sinapsi gabaergica che governa il canale per il
cloro, questa è inibitoria; se c’è una sinapsi dopaminergica che apre il canale per il potassio, allora
il segnale è specifico.
SPINE DENDRITICHE
Le spine dendritiche sono coinvolte nei processi di memorizzazione, sono specifiche e sono sede
di afferenze eccitatorie (glutammatergiche); non esistono spine dendritiche inibitorie. Inoltre non
hanno una morfologia fissa, bensì una che cambia costantemente nel tempo. Esse influenzano lo
stato del neurone, che, anche se di fronte a uno stesso stimolo, con la modifica della densità delle
spine risponde in modo diverso (state coding).
Queste si muovono all’interno dell’asse dendritico, cambiano forma e si adattano e possono avere
delle alterazioni congenite o acquisite
Alla nostra nascita i neuroni sono ricchi di spine dendritiche, rispetto all’età adulta fenomeno del
pruning (potatura), che rimodella i circuiti cerebrali per rafforzare le sinapsi cerebrali e per
consentirle di sopravvivere al processo di selezione che serve per mantenere le sinapsi più
efficienti, eliminando quelle inefficienti e poco utilizzate.
L’informazione viene codificata ma non espressa nella forma del potenziale d’azione. Perché
esistano i messaggi che passano attraverso le fibre di connessione è necessario il potenziale
d’azione, ma perché quei messaggi devono essere codificati. Il codice di comunicazione neuronale
è l'insieme delle regole di corrispondenza con cui i neuroni codificano l’informazione ricevuta,
elaborata e trasmessa.
Il codice ha una componente spaziale che definisce quali cellule sono attivate in risposta ad uno
stimolo e una componente temporale che descrive le regole di corrispondenza con cui l’attività
elettrica di un neurone codifica i segnali con cui viene stimolato.
Abbiamo tre tipi di codifica, l’ensemble coding (complesso, il modo in cui i neuroni collaborano per
formare un codice), lo state encoding (quale aspetto del neurone è rilevante) e il temporal coding
(segnali interpretati sul tempo, rate coding of frequency coding).
Ensemble coding
Partiamo dall’esempio delle informazioni acustiche, che dall’orecchio, dopo alcuni step, finiscono in
un punto preciso della corteccia. Il suono non è altro che una forma di compressione delle onde
che viaggiano in un fluido (l’aria). Queste onde di compressione fanno vibrare un sistema che parte
dal timpano e finisce nella coclea (orecchio interno). La coclea è quindi un traduttore
elettromagnetico che vibrando fa muovere le ciglia di alcune cellule. Le varie frequenze che
compongono un suono fanno quindi vibrare delle zone precise della coclea e queste vibrazioni
vengono trasformate in potenziale d’azione, trasportato in seguito in un punto preciso della
corteccia e verranno lette come informazioni di tipo acustico. Tutti i potenziali d’azione che arrivano
da vie acustiche per finire in un punto specifico della corteccia sono informazioni di natura uditiva.
C’è una via specifica anche per la vista, per l’olfatto, il gusto e così via. C’è quindi una struttura
anatomica che dà un senso alle informazioni, le codifica.
Differenti fibre raggiungono differenti zone della corteccia, come le vibrisse degli animali, che sono
collegate a punti specifici della corteccia. Negli umani accade invece che ascoltando un
determinato suono/nota musicale si attivi una precisa corrispondenza nella corteccia.
State encoding
Non si osserva più la struttura anatomica, ma si guarda un unico neurone, che non è una struttura
fissa, è plastico. Il neurone davanti allo stesso input risponde in maniera differente (anche se
sempre attraverso un potenziale d’azione) a seconda delle situazioni. È importante distinguere
quello che è lo stato del neurone e quello che è il suo output (PA). Per poterlo fare è necessario
studiare il processo del calcio.
Temporal coding
Il temporal coding aiuta l’encefalo a rilevare il ritmo della sua attività elettrica. È una codifica in due
stati. C’è inoltre una relazione lineare tra la frequenza dei potenziali d’azione di una fibra nervosa
e la contrazione muscolare. La frequenza ci dà la visione quantitativa di uno stimolo: con
l'ensemble coding e lo state coding abbiamo un’idea qualitativa del messaggio, l’ampiezza del
suono viene riconosciuta appunto dal temporal coding. Tanto più l’onda sonora è ampia più la
frequenza di scarica dei potenziali d’azione sale. Possiamo codificare due stati; il potenziale
d’azione c’è o non c’è.
Se consideriamo il frequency coding possiamo codificare tre stati: uno in cui il PA arriva ad uno
stato normale, uno in cui i PA sono in una frequenza superiore e uno in cui i PA sono in una
frequenza molto inferiore. A seconda della frequenza abbiamo un’informazione di tipo quantitativo
che va a sommarsi con un’informazione di tipo qualitativo, i neuroni quindi comunicano in FM
La struttura cerebrale è composta da sei strati e le info giungono nel quarto. Ognuno di questi
strati ha inoltre un’organizzazione somatotopica, esiste quindi una correlazione geografica tra un
punto della corteccia e uno dell’organismo.
Il cervello presenta 4 lobi superficiali in
ogni emisfero. I lobi prendono il nome
dall’osso cranico sotto il quale si
trovano. Esistono due lobi profondi: il
lobo limbico e il lobo dell’insula. La
corteccia cerebrale è specializzata in
aree sensoriali per la percezione, aree
motorie che dirigono il movimento e
aree di associazione che integrano
l’informazione. A queste due zone in
particolare corrispondono l’homunculus
sensitivo e l’homunculus motorio.
Ad aree adiacenti dello spazio recettivo
corrispondono gruppi di neuroni
adiacenti in un’area corticale, per la
corteccia motoria in particolare gruppi di neuroni adiacenti governano muscoli anatomicamente
adiacenti.
L’homunculus, che sia sensitivo o motorio, è dismorfico, perché la rappresentazione è in termini di
superficie della corteccia dedicata a quella particolare funzione. L’homunculus motorio ha mani e
lingua enormi, soprattutto se confrontati al piede, in quanto a livello di queste zone abbiamo un
controllo motorio (soprattutto nelle dita) molto più fine e di conseguenza abbiamo bisogno di tanta
corteccia per controllare il movimento, il braccio invece è rappresentato molto piccolo in quanto non
serve per compiere movimenti fini. L’homunculus sensitivo invece ha mani enormi, in quanto la
mano è molto sensibile e riesce a capire cosa tocca senza vederlo, abbiamo sensibilità
millimetrica, come nella lingua. Anche le gengive hanno una sensibilità loro, però non avendo
muscoli sono rappresentate solo nel secondo homunculus.
Alterazioni alla struttura encefalica (malformazioni congenite):
>Il campo magnetico generato nel coil attraversa la cute e il cranio e raggiunge facilmente il
tessuto cerebrale sottostante, inducendo un campo elettrico che ha la capacità di depolarizzare
la membrana degli elementi cerebrali eccitabili.
Profondità: pochi cm, non può raggiungere strutture profonde.
>La TMS è stata sviluppata per scopi clinici (valutare l’integrità della via corticospinale), ma poi
è divenuto un utile strumento di ricerca grazie alla capacità di alterare la normale attività di una
regione specifica della corteccia . In Modo simile, degli studi basati su lesioni, le conseguenze
comportamentali prodotte dalla stimolazione possono essere utili per far luce sul funzionamento
normale dell’area trattata.
EEG – ELETTROENCEFALOGRAMMA
L’EEG misura un derivato dell’attività elettrica, che dipende dai potenziali post sinaptici e riflette
l’attività dei gruppi neuronali. La registrazione di questo derivato dell’attività elettrica si svolge con
gli elettrodi. Il potenziale elettrico che si registra sulla superficie del cranio proviene dai neuroni, ma
non è il potenziale d’azione: dipende appunto dai potenziali post sinaptici che possono essere
eccitatori o inibitori. In entrambi i casi essi vanno a formare un dipolo (una parte carica
positivamente e l’altra carica negativamente) che va a creare un campo elettrico. Si tratta
dell’attività di gruppi di neuroni, in particolare di quelli piramidali, che sono allineati in fila sulla
corteccia (divisa a sua volta in lobi), poiché la corteccia è la parte più vicina e che meglio può
interagire con l’elettrodo. Il dipolo può essere letto in diversi modi a seconda della parte che
osserviamo: possiamo vederne la parte positiva o negativa, oppure nessuna delle due.
>Ritmi dell’attività elettrica → registrando il campo elettrico dell’encefalo si scopre che esso ha
natura oscillatoria, perché i neuroni eccitatori attivano gli inibitori a livello corticale (i neuroni
eccitatori sono legati tra loro e il firing si attiva grazie agli eccitatori e si spegne grazie agli
inibitori).
>Natura oscillatoria →frequenze lente, più ampie, oppure più frequenti ma meno ampie. La
frequenza degli stati oscillatori varia a seconda dello stato d’animo o di determinate patologie.
>I tracciati EEG ottenuti in una serie di prove vengono mediati tra loro sincronizzando le
registrazioni rispetto ad un evento esterno, es: la comparsa di uno stimolo o di una risposta. Gli
ERP sono risposte molto piccole, nascoste nel flusso dell’EEG corrente. Calcolando la media
delle tracce EEG si possono estrarre le risposte, che riflettono l’attività neurale specificatamente
collegata a un particolare evento sensoriale, motorio, cognitivo.
MIDOLLO SPINALE
E’ la principale via in cui le informazioni corrono bidirezionalmente tra encefalo e periferia. I
neuroni del midollo spinale indirizzano le informazioni dai recettori periferici all'encefalo e gli
“ordini” dall’encefalo agli effettori (muscoli e ghiandole). Inoltre contiene le reti neurali
responsabili della locomozione.
IPOTALAMO
È un'area che si affaccia sulla superficie inferiore dell'encefalo. è collocato sotto il talamo e
l’ipofisi; prende i contatti con: encefalo/ tronco dell'encefalo/ sistema limbico/ midollo spinale
Funzioni:
-Media gli stimoli per la sopravvivenza
-Responsabilità di elaborazione delle emozioni
-Controllo del sistema nervoso autonomo
-Agisce sul sistema endocrino
ANATOMIA DELL’OCCHIO
La pupilla è un’apertura che permette alla luce di entrare nell’occhio e raggiungere la retina. Le
dimensioni della pupilla sono controllate da un muscolo circolare: l’iride (colore dell’occhio),
contiene due muscoli uno che quando si contrae restringe la pupilla, l’altro la ingrandisce. La
pupilla e l’iride sono ricoperte dalla superficie esterna vitrea e trasparente dell’occhio: la cornea.
La cornea prosegue nella sclera, «il bianco dell’occhio», la parte dura del globo oculare. Nella
sclera sono inseriti tre paia di muscoli che fanno muovere il globo oculare nell’orbita ossea.
Questi non sono visibili perché giacciono sotto la congiuntiva, una membrana ripiegata che
nasce dalla parte interna delle palpebre e si congiunge alla sclera. Il nervo ottico, che trasporta
gli assoni della retina, fuoriesce dal retro dell’occhio. Passa attraverso l’orbita e raggiunge il
cervello alla sua base, in prossimità dell’ipofisi.
· Statica: consente grazie alla propria pressione il mantenimento della forma e del volume
del globo oculare
· Trofica: interviene nel nutrimento delle strutture avascolari (cornea, cristallino) fornendo
ossigeno e glucosio e allontanando impurità (mosche volanti)
La cavità anteriore è lo spazio tra cristallino e cornea dove si trova l’umore acqueo, liquido
acquoso trasparente che rifornisce di sostanze nutritive queste due strutture.
L’umor acqueo è prodotto dai processi ciliari nella camera posteriore (posta tra cristallino e
iride) e fluisce nella camera anteriore attraverso la pupilla.
Per una normale visione è necessario che i mezzi ottici dell’occhio siano trasparenti e cornea e
cristallino sono due esempi di specializzazione tissutale formidabili per questo scopo. Oltre a
garantire un’efficiente trasmissione della luce, la funzione principale delle componenti
dell’occhio è quella di ottenere la formazione di un’immagine a fuoco sulla superficie della
retina.
La cornea e il cristallino sono i maggiori responsabili della deviazione (rifrazione) dei raggi
luminosi sulla retina. Di conseguenza si ha la formazione di un’immagine a fuoco sulla retina →
cornea (indice rifrazione simile a quello dell’acqua).
Coni) sono impiegati per la visione diurna e il riconoscimento dei colori. sono concentrati
principalmente nella fovea retinica e sono determinanti per la qualità visiva.
-3 tipi: corrispondenti al colore rosso, verde e blu
Bastoncelli) più numerosi, hanno un elevata sensibilità alla luce e consentono la visione anche
con scarsa illuminazione. (visione notturna)
1. Epitelio pigmentato
2. Segmenti esterni dei fotorecettori: contiene gli elementi fotosensibili della retina. I segmenti
esterni sono immersi nell’epitelio pigmentato
3. Strato nucleare esterno: contiene i corpi cellulari dei fotorecettori
4. Strato plessiforme esterno: contiene i contatti sinaptici tra i fotorecettori e le cellule bipolari
e orizzontali
5. Strato nucleare interno: contiene i corpi cellulari delle cellule bipolari, orizzontali ed
amacrine
6. Strato plessiforme interno: contiene i contatti sinaptici fra le cellule bipolari, amacrine e
gangliari
7. Strato delle cellule gangliari: contiene i corpi cellulari delle cellule gangliari
8. Strato delle fibre nervose
EPITELIO PIGMENTATO
A prima vista, la disposizione spaziale degli strati retinici sembra contro intuitiva, poiché i raggi
di luce devono passare attraverso vari elementi della retina non sensibili alla luce, nonché
attraverso la coroide della retina (vascolarizzazione della retina) che si ramifica ampiamente
sulla sua superficie interna prima di raggiungere i segmenti esterni dei fotorecettori, in cui i
fotoni vengono assorbiti.
La ragione di questa curiosa caratteristica dell'organizzazione retinica risiede nella relazione
speciale che esiste tra i segmenti esterni dei fotorecettori, l'epitelio del pigmento e la coroide
sottostante.
I capillari nella coroide sottostante all'epitelio pigmentato sono la fonte primaria di nutrimento
per i fotorecettori retinici. Queste considerazioni funzionali spiegano presumibilmente il motivo
per cui bastoncelli e coni si trovano nello strato più esterno piuttosto che più interno della
retina.
La retina è in stretto rapporto con l’epitelio pigmentato, le cui cellule contengono grandi
quantità di melanina, un pigmento nero che assorbe la luce che non è stata trattenuta dalla
retina e impedisce che possa essere riflessa su altre parti della retina stessa, con
conseguente deterioramento delle immagini visive.
I segmenti esterni dei fotorecettori contengono dischi membranosi che ospitano il
fotopigmento sensibile alla luce e altre proteine coinvolte nel processo di trasduzione. Questi
dischi si formano vicino al segmento interno del fotorecettore e si spostano verso la punta del
segmento esterno.
L'epitelio pigmentato svolge un ruolo essenziale nel fagocitare le estremità del segmento
esterno facilitandone il ricambio; questo non è un compito da poco, poiché tutti i dischi nei
segmenti esterni vengono sostituiti ogni 12 giorni. Inoltre, l'epitelio pigmentato contiene i
macchinari biochimici necessari per rigenerare le molecole di fotopigmento dopo che sono
state esposte alla luce.
RETINITE PIGMENTOSA
I capillari nella coroide sottostante all'epitelio pigmentato sono la fonte primaria di nutrimento
per i fotorecettori retinici. Queste considerazioni funzionali spiegano perché le interruzioni
nelle normali relazioni tra l'epitelio del pigmento e i fotorecettori retinici come quelli che si
verificano nella retinite pigmentosa hanno gravi conseguenze per la vista.
FOTORECETTORI A CONFRONTO
Sia i coni che i bastoncelli sono formati da due porzioni: segmento interno e segmento
esterno. Il segmento esterno contiene invaginazioni della membrana che formano strati simili
a dischi membranosi che contengono il fotopigmento. Il segmento interno contiene il nucleo
cellulare e i vari organuli cellulari. All’estremità del segmento interno si trova il terminale
sinaptico ricco di vescicole sinaptiche contenenti il neurotrasmettitore.
VISIONE
Nelle cellule bipolari non si ha ancora potenziale d'azione e l'impulso elettrico, iperpolarizzante
o depolarizzante, generato dai canali sensibili al glutammato, viene condotto
elettrotonicamente. Se una cellula bipolare viene depolarizzata, essa secernerà
neurotrasmettitori eccitatori alle cellule gangliari, poste più internamente, nelle quali si genererà
il potenziale d'azione.
Le cellule orizzontali ricevono afferenze dai fotorecettori e proiettano i loro neuriti lateralmente
per influenzare le circostanti cellule bipolari e i fotorecettori.
Diverse cellule amacrine ricevono afferenze dalle cellule bipolari e proiettano lateralmente per
influenzare le circostanti cellule gangliari, le cellule bipolari e le cellule amacrine.
FOTOTRASDUZIONE
è quel processo tramite il quale la luce viene convertita da segnali nervosi. Avviene tramite
delle molecole chiamate fotopigmenti → si trovano all’interno dei fotorecettori che occupano la
parte posteriore della retina.
-da un punto di vista anatomico un bastoncello possiede un segmento esterno e uno interno.
Nel segmento esterno troviamo dei piccoli dischi che si originano dalla membrana plasmatica e
contengono i fotopigmenti.
nella membrana è incastonata una proteina di transmembrana ovvero il fotopigmento che nel
caso dei bastoncelli si chiama rodopsina:
-opsina = proteina/ 11-cis retinale = molecola organica.
la luce colpisce la rodopsina che viene assorbita dall’11- cis retinale, che grazie alla luce
subisce un combiamento strutturale, si isomizza diventando retinale tutto trans. Tutto ciò
provoca un cambiamento conformazionale anche dell’ospina e così tutta la molecola di
rodopsina grazie alla luce si converte in metarodopsina = molecola chiave nel processo di
fototrasduzione.
La metarodopsina va a contattare una proteina “g” che si chiama trasducina. Appena si forma il
legame tra la metarodopsina e la trasducina, la subunità alpha della proteina g, si stacca e
contatta un enzima di membrana = la fosfodiesterasi → catalizza la reazione che converte il
-di conseguenza all’interno della cellula avremo una iperpolarizzazione perché canali cationici
del Na e del Ca sono chiusi, prendono il dominio i canali del K. Avremo un afflusso di K, esce
dalla cellula e la rende più negativa.
Il retinolo tutto-trans (vitamina A) è il precursore del retinale 11- cis. I suoi precursori come la
vitamina A non vengono sintetizzati dall’uomo e devono essere assunti con la dieta. La carenza
di VIT-A porta alla cecità notturna.
Dopo la fotoisomerizzazione il retinale tutto-trans è convertito in retinolo tutto-trans ed è
trasportato ad opera della proteina chaperon IRBP (Interphotoreceptor retinoid binding protein)
nell’epitelio pigmentato. Qui, in un processo a più tappe è riconvertito a retinale 11-cis e
trasferito nuovamente (sempre tramite la IRBP) al segmento esterno del fotorecettore dove si
ricombina con l’opsina.
Una delle caratteristiche importanti di questa complessa cascata biochimica avviata dalla
cattura di fotoni è che fornisce un'enorme amplificazione del segnale.
È stato stimato che: una singola molecola di rodopsina attivata dalla luce può attivare 800
molecole di trasducina, circa l'8% delle molecole di trasducina sulla superficie del disco.
Sebbene ogni molecola di trasducina attivi solo 1 molecola di fosfodiesterasi, ognuna di queste
è a sua volta in grado di catalizzare la rottura di ben 6 molecole di cGMP. Di conseguenza,
l'assorbimento di un singolo fotone da parte di una molecola di rodopsina provoca la chiusura di
circa 200 canali ionici (circa il 2% del numero di canali in ciascun bastoncello). La chiusura di
questo numero di canali provoca una variazione netta del potenziale di membrana di circa 1
mV.
È importante sottolineare che questa cascata di amplificazione viene interrotta una volta
completato il ciclo visivo e le molecole tornano al loro stato inattivato: la rodopsina attivata viene
fosforilata da una rodopsina chinasi e questa modifica consente a un'altra proteina, chiamata
arrestina, di unirsi alla rodopsina. Il complesso rodopsina-arrestina non può attivare la
trasducina, quindi la cascata di fosforilazione viene interrotta.
RIASSUMENDO
IL RUOLO DEL Ca 2+
Differenze strutturali e funzionali tra bastoncelli e coni. Sebbene generalmente simili nella
struttura, bastoncelli e coni differiscono per dimensioni e forma, così come per la disposizione
dei dischi membranosi nei loro segmenti esterni e per le caratteristiche delle loro connessioni
sinaptiche.
LA VISIONE TRICROMATICA
· Protanopia (primo difetto del colore): confondono il rosso e il verde. Esse vedono il mondo
in sfumature di giallo e blu; sia il rosso che il verde appaiono giallastri ai loro occhi. La loro
acuità visiva è normale. Sono privi dei coni sensibili alle lunghezze d’onda lunghe (rossi).
· Deuteranopia (secondo difetto del colore): confondono il rosso e il verde e la loro acuità
visiva è normale. In questo caso sono privi dei coni sensibili alle lunghezze d’onda medie
(verdi).
· Tritanopia (terzo difetto del colore): vedono il mondo in rosso e verde, l’azzurro è verde
chiaro e il giallo appare rosa. Sono privi dei coni sensibili alle lunghezze d’onda corte (blu).
cellule orizzontali = vanno a collegare i coni ad altri coni portando un effetto inibitorio
°il campo recettivo di una cellula gangliare è dato dalla somma dei campi recettivi di tutti i coni
che convergono su di essa
>i campi recettivi delle cellule gangliari hanno un centro e una periferia. Alcuni coni formano il
centro del campo recettivo, altri la periferia.
coni verticali → formano il centro → tutti quei coni che fanno sinapsi sulle bipolari, che fanno
sinapsi sulle gangliari.
coni che formano la periferia → coni coinvolti in una connessione orizzontale
- il campo recettivo di una gangliare può essere al centro ON e alla periferia OFF
oppure centro off e periferia on
↓
centro on: risponde bene alla luce > on = luce / off = buio
periferia off: risponde belle al buio
perché c’è on e off => perché esistono due tipi di cellule bipolari → bip. on / bip. off
cambia il tipo di recettore del glutammato.
i coni rilasciano glut. quando si trovano al buio → quando arriva la luce, il rilascio di glut.
diminuisce. bip. on → glut. effetto inibitorio quindi se ce n’è meno non avrò una inibizione ma
darò spazio ad una depolarizzazione e in modo graduale rilascia neurotrasmettitore che va
sulla cellula gangliare.
periferia off → colpita del buio → il cono rilascia più glut → effetto eccitatorio sulle cellule
orizzontali → queste inibiscono i coni e le cellule bipolari; se un cono viene inibito rilascia
meno glutammato → la bipolare si depolarizza di più.
i campi recettivi delle cellule gangliari sono fatti per rispondere ai contrasti
se vi è luce nel centro e buio in periferia rispondono bene perché c’è contrasto.
Il risultato di questo circuito è la soppressione dei segnali provenienti dalla periferia del campo
ricettivo di una cellula gangliare centrale.
Risposte dei vari tipi cellulari alla presentazione di uno stimolo luminoso al centro del campo
ricettivo seguito dall‘illuminazione della periferia. La stimolazione luminosa della periferia
causa l'iperpolarizzazione delle cellule orizzontali e alla riduzione del rilascio del trasmettitore
inibitorio (GABA) sui terminali del fotorecettore.
L'effetto netto è di depolarizzare il terminale del cono centrale, compensando gran parte
dell'iperpolarizzazione indotta dalla cascata di trasduzione nel segmento esterno del cono
centrale.
LE VIE CENTRALI
Le informazioni visive fornite dalla retina danno origine a interazioni tra diverse aree
dell’encefalo che culminano nella percezione cosciente della scena visiva e allo stesso tempo,
stimolano i riflessi più comuni come quelli relativi all’aggiustamento della dimensione della
pupilla, all’orientamento degli occhi verso gli oggetti di interesse e alla regolazione delle
risposte omeostatiche legate al ciclo giorno/notte.
La componente visiva più studiata è la via visiva primaria che va dalla retina al nucleo
genicolato laterale del talamo e da questo alla corteccia visiva primaria. Nell’ambito di questa
via diverse classi di neuroni codificano vari aspetti dell’informazione visiva: luminanza,
differenze spettrali, orientamento e movimento, che costituiscono ciò che noi vediamo.
L’elaborazione continua nelle vie corticali che si estendono oltre la corteccia visiva primaria e
raggiungono numerose aree visive nei lobi: occipitale, parietale e temporale.
1. Via retino-genicolo-striata
2. Via retino-ipotalamica
3. Via retino-pretettale
4. Via retino-collicolare
Proiezione di un'immagine sulla superficie della retina. Il passaggio dei raggi luminosi
attraverso la pupilla dell'occhio produce immagini che sulla retina sono capovolte e invertite
destra/sinistra.
Quadranti retinici e loro relazione con l'organizzazione di campi visivi monoculari e binoculari,
visti dalla superficie posteriore degli occhi. Le linee verticali e orizzontali tracciate attraverso il
centro della fovea definiscono i quadranti di ciascuna retina (in basso).
Linee analoghe tracciate attraverso il punto di fissazione definiscono i quadranti del campo
visivo (al centro). I diversi colori indicano le corrispondenze tra
i quadranti della retina e i quadranti del campo visivo.
VISIONE BINOCULARE
I punti nella parte binoculare del campo visivo sinistro (B) cadono sulla retina nasale
dell'occhio sinistro e sulla retina temporale dell'occhio destro.
Una volta arrivate nelle aree corticali bersaglio, le terminazioni degli assoni che decorrono nel
tratto ottico, si dispongono ordinatamente a creare mappe accurate dell’emicampo
controlaterale. Nella via visiva primaria, la mappa dell’emicampo controlaterale ricostruita nel
nucleo genicolato laterale è conservata nelle proiezioni di questo nucleo alla corteccia striata.
La corteccia visiva primaria occupa gran parte del lobo occipitale. L'area della visione centrale
(la fovea) è rappresentata su una parte sproporzionatamente grande della porzione caudale
del lobo, mentre la visione periferica è rappresentata più anteriormente. Il campo visivo
superiore è rappresentato sotto la scissura calcarina, il campo inferiore sopra la scissura
calcarina.
1. Aspetto della corteccia visiva primaria sottoposta a una colorazione istologica per mettere
in evidenza i corpi cellulari dei neuroni. Nei primati, lo strato 4 può essere ulteriormente
suddiviso (strati 4A, 4B, 4C).
2. Le cellule piramidali, con i loro prominenti dendriti apicali e basali sono il tipo cellulare più
numeroso nella neocorteccia; questi sono presenti in tutti gli strati ad eccezione del 4C. Lo
strato 4C è dominato da neuroni spinosi, i cui dendriti restano all’interno di questo strato.
3. Organizzazione laminare delle afferenze dal nucleo genicolato laterale (LGN). Gli assoni
dei neuroni residenti nel LGN terminano per la maggior parte negli strati 4C e 4A, mentre
innervano in maniera più dispersa gli strati 1, 2/3 e 6; nello strato 2/3 queste terminazioni sono
organizzate in «chiazze».
L’integrazione, a livello della corteccia striata, dei segnali provenienti dai due occhi è alla base
della stereopsia. La stereopsia è la sensazione di profondità che ci deriva dal guardare oggetti
vicini con due occhi invece che con uno soltanto.
Far cells: si attivano in risposta alle disparità retiniche rilevate oltre il piano di fissazione.
Near cells: rispondono alle disparità retiniche relative a punti davanti al piano di fissazione.
Tuned zero: rispondono selettivamente a punti che giacciono sul punto di fissazione.
La conservazione delle risposte binoculari dei neuroni corticali dipende dalla normale attività dei
due occhi durante la prima vita postnatale. Tutto ciò che crea uno squilibrio nell'attività dei due
occhi, ad esempio l'allineamento anormale degli occhi durante l'infanzia (strabismo), può ridurre
in modo permanente l'efficacia di un occhio di attivare efficacemente i neuroni corticali e quindi
compromettere la capacità di utilizzare le informazioni binoculari come indizio di profondità. La
diagnosi precoce e la correzione dei problemi visivi è quindi essenziale per la normale funzione
visiva in età adulta.
Nucleo genicolato laterale: strato magnocellulare (M), parvicellulare (P) e coniocellulare (K)
Le cellule M rispondono in modo transitorio alla presentazione di stimoli visivi, mentre le cellule
P rispondono in modo prolungato.
Le cellule gangliari P possono trasmettere informazioni sul colore, le cellule M no, perché le
aree periferiche e centrali dei loro campi recettivi sono attivate da differenti classi di coni.
Alcune cellule gangliari P ricevono al centro del loro campo recettivo input da coni sensibili di
lunghezza d'onda lunga ("rosso") mentre alla periferia del loro campo recettivo ricevono input
da coni di lunghezza d'onda media ("verde") e viceversa. Di conseguenza, le cellule P sono
sensibili alle differenze nelle lunghezze d'onda della luce che colpiscono il centro e la periferia
del loro campo recettivo.
Le cellule M non sono in grado di differenziare il tipo di segnale proveniente dai coni.
Le informazioni visive trasmesse dal flusso parvocellulare sono particolarmente importanti per
la visione ad alta risoluzione spaziale: l'analisi dettagliata della forma, delle dimensioni e del
colore degli oggetti.
Il sistema magnocellulare appare fondamentale per le attività che richiedono un'alta risoluzione
temporale, come la valutazione della posizione, della velocità e della direzione di un oggetto in
rapido movimento.
Il danno agli strati magnocellulari ha scarso effetto sull'acuità visiva o sulla visione dei colori, ma
riduce nettamente la capacità di percepire stimoli in rapido cambiamento. Al contrario, il danno
agli strati parvocellulari non ha alcun effetto sulla percezione del movimento ma compromette
gravemente l'acuità visiva e la percezione del colore.
In termini fisici, il suono si riferisce alle onde di pressione generate dalle molecole d'aria che
vibrano (erroneamente, il termine suono viene usato più comunemente per riferirsi a una
percezione uditiva). Le onde sonore sono molto simili alle increspature che si irradiano verso
l'esterno quando una pietra viene lanciata in una pozza d'acqua. Tuttavia, invece di verificarsi
su una superficie bidimensionale, le onde sonore si propagano in tre dimensioni, creando
alternate cicliche compressioni e rarefazione.
Importante è il mezzo, senza il quale il suono non esisterebbe.
Come tutti i fenomeni ondulatori, le onde sonore hanno delle caratteristiche principali: forma
d'onda, ampiezza (solitamente espressa come decibel, dB abbreviato) e frequenza (espressa
in cicli al secondo o Hertz, abbreviata Hz).
Per l’ orecchio umano, l'ampiezza e la frequenza di una variazione della pressione sonora
corrispondono rispettivamente al volume e all'intonazione.
L’oscillazione dei rebbi del diapason si trasmette alle molecole d’aria circostanti inducendo
una serie di cicliche compressioni e rarefazioni.
Questi fenomeni possono essere descritti in un grafico che riporta l’andamento della pressione
nel tempo e nello spazio e permette di quantificare alcuni parametri:
L’uomo può udire frequenze nel range 20Hz-20kHz. Si noti come, in tutti i casi, l'intensità
dello stimolo (in decibel) necessaria per evocare una certa intensità di sensazione sia
minore per le frequenze intermedie (all'incirca fra 1.000 e 4.000 Hz) e aumenti spostandosi
verso le alte o le basse frequenze.
L'orecchio esterno è composto da: pinna, conca (o padiglione auricolare) e meato uditivo,
raccoglie l’energia sonora e la convoglia verso il timpano o membrana timpanica.
Rende gli esseri umani particolarmente sensibili a frequenze comprese tra 2 e 5 kHz, e
spiega perché le perdite di udito siano intorno a questo ambito di frequenza in seguito a
esposizione a forti rumori. La sensibilità del sistema uditivo umano in questa gamma di
frequenze sembra sia correlata alla percezione del linguaggio.
Altra importante funzione della pinna e padiglione auricolare è quella di filtrare le diverse
frequenze allo scopo di fornire informazioni relative all’altezza in cui si trova la sorgente
sonora. La pinna ha una conformazione per trasmettere un maggior numero di componenti
ad alta frequenza da una fonte sonora elevata che dalla stessa fonte è situata a livello
dell’orecchio.
ORECCHIO MEDIO
è costituito da:
· Membrana timpanica;
· Catena dei tre ossicini: martello, incudine,
staffa;
· Muscoli tensore del timpano e stapedio;
(aria orecchio esterno; acqua orecchio interno)
ORGANO DI CORTI
Le cellule ciliate interne sono i veri e propri recettori sensoriali. Le fibre delle cellule ciliate
esterne sono tutte costituite da assoni efferenti provenienti dal complesso olivare superiore.
Svolgono funzione di modulazione dei movimenti della membrana basilare e costituiscono
un'importante componente cocleare.
Il movimento della membrana basilare, crea un'onda che genera uno sfregare tra le cellule
cigliate esterne e la m. tettoria. Per via di questo movimento le cellule cigliate esterne
toccano la membrana tettoria, le loro ciglia si muovono con una direzione preferenziale che
porta a una depolarizzazione poi della cellula e invia il segnale nervoso al sistema nervoso.
TONOTOPIA
Georg von Békésy dimostrò che una membrana che varia sistematicamente in larghezza e
flessibilità vibra in maniera massimale nelle diverse posizioni in funzione della frequenza
dello stimolo.
Utilizzando modelli tubolari e coclee umane prelevate da cadaveri, egli scoprì che uno
stimolo acustico avvia un'onda viaggiante nella coclea della stessa frequenza nella coclea,
che si propaga dalla base verso l'apice della membrana basilare, crescendo in ampiezza e
rallentando la velocità fino a raggiungere il punto massimo di spostamento. Questo punto
massimo di spostamento è determinato dalla frequenza del suono e persiste vibrando allo
stesso modo per tutta la durata del suono. I punti che rispondono alle alte frequenze sono
alla base della membrana basilare dove è più rigida, i punti che rispondono alle basse
frequenze sono all'apice, dando origine a una rappresentazione topografica delle frequenze
(cioè alla tonotopia).
CELLULE CILIATE
La cellula ciliata è una conquista evolutiva che risolve il problema di trasformare l’energia
vibrazionale in un segnale elettrico. Sono in grado di rilevare movimenti delle dimensioni di
un atomo e di rispondere nel giro di pochi millisecondi. Sono capaci di adattarsi con rapidità
a stimoli costanti, permettendo all’ascoltatore di distinguere determinati segnali dai rumori
di fondo.
I fasci di ciglia qui raffigurati sono simili a quelli della coclea, ad eccezione della presenza
del chinociglio, che nella coclea dei mammiferi scompare poco dopo la nascita.
Chinociglio:
TIP LINK
Quando il fascio di ciglia si piega verso lo stereociglio più alto, si aprono canali ionici
specifici per cationi in prossimità delle punte delle stereociglia, che consentono l’entrata di
K⁺.La conseguente depolarizzazione causa l’apertura dei canali per il Ca²⁺ voltaggio
dipendenti nel soma cellulare, permettendo al Ca²⁺ di entrare ed innescare l’esocitosi del
neurotrasmettitore nelle terminazioni del nervo acustico.
La frequenza caratteristica dei neuroni del ganglio di Corti è determinata dalla loro
relazione esclusiva con una sola cellula recettrice (codice di posizione).
L'attività elettrica di questi neuroni è spesso in relazione con la fase dello stimolo (il
potenziale d'azione insorge più facilmente in corrispondenza del massimo dell'onda sonora,
quando il recettore è depolarizzato).
L'attività (frequenza dei potenziali d'azione) di un neurone del ganglio di Corti è
proporzionale all'intensità dello stimolo. In particolare, si osserva un brusco incremento in
coincidenza con l'inizio dello stimolo (burst); poi l'attività si assesta su un livello più basso
(plateau), che resta costante per tutta la durata della stimolazione.
Un singolo neurone può misurare variazioni di intensità in un ambito di circa 40 dB. L'intera
gamma delle intensità udibile (120 dB) è segnalata attraverso il reclutamento di più neuroni
dotati di diverse soglie di attivazione (codice di popolazione).
Curve tonali di frequenza registrate da sei diverse fibre del nervo acustico. Ogni grafico
rappresenta, per tutte le frequenze a cui la fibra risponde, il livello minimo di intensità
sonora necessario per aumentare la frequenza di scarica della fibra al di sopra del suo
livello di scarica spontanea. Il punto più basso del tracciato rappresenta l'intensità sonora
più debole alla quale il neurone risponde. La frequenza in questo punto è chiamata
frequenza caratteristica del neurone.
Curve tonali di frequenza delle fibre del nervo acustico sovrapposte e allineate con i loro
relativi punti di innervazione lungo la membrana basilare (rappresentata come una linea
nera all'interno della coclea srotolata).
Il primo stato dell'elaborazione uditiva centrale nel cervello avviene nel nucleo cocleare
(parte rostrale del bulbo nel mesencefalo, formato da tre parti distinte), il bersaglio iniziale
degli assoni nel nervo uditivo che portano l’informazione generata nella membrana
basilare. È la sola stazione della via acustica che riceve informazioni monoaurali
dall’orecchio ipsilaterale.La proiezione che origina dai nuclei cocleari è complessa e
costituita da vie parallele distinte.
La funzione meglio conosciuta e più intensamente studiata tra quelle mediate dai nuclei
uditivi del tronco encefalico, è la corretta localizzazione dei suoni.
Gli umani usano almeno due diverse strategie per localizzare la posizione orizzontale delle
sorgenti sonore, a seconda delle frequenze nello stimolo.
Per frequenze inferiori a 3 kHz (che possono essere seguite secondo la modalità di
sincronizzazione di fase), le differenze di tempo interaurali sono utilizzate per localizzare la
fonte sonora; al di sopra di 3 kHz vengono utilizzate differenze di intensità interaurale.
Percorsi paralleli che originano dal nucleo cocleare rispondono a ciascuna di queste
strategie di localizzazione dei suoni.
La capacità umana di rilevare differenze di tempo interaurali è notevole. Le più lunghe
differenze di tempo interaurale, che sono prodotte da suoni che sorgono direttamente
lateralmente a un orecchio, sono dell'ordine di soli 700 µs (valore dato dalla larghezza della
testa diviso per la velocità del suono nell'aria, circa 340 m/s ). Gli esseri umani possono
rilevare differenze di tempo interaurali di appena 10µs; due suoni presentati attraverso
auricolari, separati da differenze di tempo interaurali così piccole sono percepiti come
provenienti dalla direzione del lato dell'orecchio stimolato per primo. Questa sensibilità si
traduce in una precisione di localizzazione del suono di circa 1 grado.
La rappresentazione dello spazio uditivo esterno viene costruita lungo la via acustica
centrale analizzando le differenze di tempo e intensità con cui ogni stimolo arriva alle due
orecchie.
Uno stimolo proveniente da una sorgente sonora posta a sinistra del soggetto giungerà
prima all'orecchio sinistro rispetto a quello destro. Inoltre, dato che la testa riflette una parte
dello stimolo, esso giungerà anche leggermente attenuato all'orecchio destro. Questo
effetto di ombra sonora è maggiore per le alte frequenze e, perciò, le differenze di intensità
binaurale sono il parametro fondamentale per la localizzazione spaziale di stimoli ad alta
frequenza.
1. Lo stimolo che giunge all’orecchio sinistro con maggiore intensità attiva la LSO
di sinistra.
2. Questo stimolo inibisce la LSO di destra tramite un interneurone del MNTB.
3. L’attivazione sinistra è maggiore dell’inibizione destra, con il risultato di
un’attivazione netta verso i centri superiori.
4. L’attivazione sinistra è maggiore dell’inibizione destra, con il risultato di
un’attivazione netta a destra e assenza di segnali verso i centri superiori.
Un secondo importante gruppo di vie che partono dal nucleo cocleare oltrepassa l'oliva
superiore e termina nei nuclei del lemnisco laterale sul lato controlaterale del tronco
encefalico. Queste particolari vie trasportano informazioni acustiche che arriva ad un solo
orecchio e sono quindi definite monoaurali.
Alcune cellule dei nuclei del lemnisco laterale segnalano l'inizio del suono,
indipendentemente dalla sua intensità o frequenza.
Altre cellule dei nuclei del lemnisco laterale elaborano altri aspetti temporali del suono,
come la durata.
Il ruolo preciso svolto da queste vie nell'elaborazione delle caratteristiche temporali del
suono non è ancora noto. Come le vie dei nuclei olivari superiori, le vie che hanno origine
dai nuclei del lemnisco laterale convergono a livello del mesencefalo.
Le vie acustiche che salgono passando attraverso il complesso dei nuclei olivari e
lemniscali, insieme ad altre proiezioni che nascono direttamente dal nucleo cocleare,
proiettano al collicolo inferiore il centro acustico del mesencefalo.
Nell'esaminare come avviene l'integrazione nel collicolo inferiore, è di nuovo utile ricorrere
al meccanismo uditivo più completamente analizzato, il sistema binaurale per localizzare il
suono. Come già notato, non esiste una mappa topografica dello spazio sulla superficie dei
Dal collicolo inferiore, i flussi di informazioni uditive che arrivano dall’oliva superiore e dalle
altre vie parallele arrivano al talamo sensoriale.
Il nucleo uditivo del talamo è il complesso genicolato mediale.
Il complesso genicolato mediale proietta alla corteccia uditiva primaria, situata nel lobo
temporale.
IL TALAMO ACUSTICO
Il complesso genicolato mediale (MGC) del talamo è una stazione obbligatoria di transito e
di trasmissione di tutte le informazioni uditive ascendenti destinate alla corteccia.
La maggior parte dell'input all'MGC deriva dal collicolo inferiore, sebbene alcune fibre
acustiche provenienti dalle aree inferiori dal tronco encefalico aggirino il collicolo inferiore e
raggiungano direttamente il talamo acustico.
L'MGC è distinto in varie parti, tra cui la parte ventrale, che funziona come principale
stazione di ricezione e trasmissione delle informazioni a livello talamo-corticale e le parti
dorsale e mediale, che sono disposte come una fascia attorno alla divisione ventrale.
In alcuni mammiferi, l’organizzazione rigorosamente tonotopica delle aree inferiori del
tronco encefalico viene realizzata mediante convergenza sui neuroni dell’ MGC,
generando:
ORGANIZZAZIONE FUNZIONALE
NUCLEI COCLEARI
Tutte le afferenze provenienti da questo ganglio faranno sinapsi a livello di nucleo cocleare
ventrale, in alcuni casi queste afferenze cederanno una collaterale anche per il nucleo
cocleare dorsale.
> queste fibre che si porteranno ventralmente formeranno quella che verrà chiamata stria
acustica ventrale
→ Vi sarà sempre che si originerà nel nucleo cocleare ventrale interiore stria = stria
acustica intermedia
> le fibre che originano dal nucleo si porteranno In un primo momento dorsalmente quindi
the correndo dietro a quello che è il peduncolo cerebellare Inferiore e passando Attraverso
al nucleo cocleare dorsale
→ A livello più o meno del 4 ventricolo si porteranno nuovamente mentalmente per fare sti
ragazzi nel nucleo olivare Superiore controlaterale.
-Per quanto riguarda il n.c.d vi saranno anche qui delle fibre che formeranno la stria
acustica dorsale.
funzioni:
-nucleo cocleare ventrale: darà informazioni inerenti all’intensità
-nucleo cocleare dorsale: darà informazioni inerenti alla frequenza
-complesso olivare superiore: darà informazioni inerenti alla posizione
ORGANIZZAZIONE FUNZIONALE
I neuroni sensibili alla combinazione sono sintonizzati su più di una frequenza e sono
specializzati per riconoscere suoni complessi specie specifici e per estrarre informazioni
che sono fondamentali per la sopravvivenza.
Questa sensibilità alle combinazioni di semplici elementi sonori sembra essere una
proprietà universale dei neuroni per la percezione di suoni complessi da parte di molte
specie animali, come rane, pipistrelli ,uccelli, primati non umani e umani.
I SENSI CHIMICI
I sensi chimici sono il sistema olfattivo, gustativo e chemiosensoriale del trigemino, che
hanno in comune la capacità di riconoscere gli stimoli chimici presenti nell’ambiente.
Tutti e tre questi sistemi chemiosensoriali dipendono da recettori nella cavità nasale, nella
bocca o sul viso che interagiscono con le rispettive molecole presenti nell’ambiente,
generando potenziali di azione e trasmettendo così informazioni sugli stimoli chimici ad
appropriate regioni del sistema nervoso centrale.
GUSTO
Il sistema gustativo riconosce le sostanze saporite presenti negli alimenti, che sono
soprattutto molecole idrosolubili o liposolubili. Queste molecole forniscono informazioni
sulla qualità, la quantità e l’eventuale pericolosità del cibo ingerito.
OLFATTO
Da un punto di vista evolutivo, i sensi chimici - in particolare l'olfatto - sono considerati i
sistemi sensoriali “più antichi”; tuttavia, rimangono per molti modi i meno compresi delle
modalità sensoriali.
Il sistema olfattivo elabora informazioni sull'identità, la concentrazione e la qualità di
un'ampia gamma di stimoli chimici volatili trasportati dall’aria, chiamati sostanze odorose.
Questi interagiscono con i neuroni olfattivi situati in un foglio epiteliale - l'epitelio olfattivo -
che riveste la superficie interna del naso.
Quando ai soggetti vengono presentati sette odori comuni, la stragrande maggioranza degli
individui "normali" è in grado di identificare correttamente tutti e sette gli odori (in questo
caso, borotalco, cioccolato, cannella, caffè, naftalina, burro di arachidi, e sapone). Alcune
persone, tuttavia, hanno difficoltà a identificare anche questi odori comuni.
· disturbi alimentari
· disturbi psicotici (in particolare la schizofrenia)
· diabete
· assunzione di determinati farmaci
· malattia di Alzheimer
BULBO OLFATTIVO
I recettori olfattivi trasmettono tramite i loro assoni, i potenziali d'azione con le informazioni
relative alle sostanze odorose direttamente al cervello. Appena gli assoni lasciano l’epitelio
olfattivo si uniscono a formare un elevato numero di fasci che nel loro insieme costituiscono
il nervo olfattivo (I nervo cranico). Ogni nervo olfattivo proietta omolateralmente nel bulbo
olfattivo: struttura pari, di forma ovale, localizzata sotto la superficie ventrale del lobo
frontale.
GLOMERULI
Sono strutture sferiche dove avvengono le sinapsi eccitatorie (glutammato) tra le afferenze
del recettore olfattivo e le cellule mitrali.
In ogni glomerulo arrivano informazioni da circa > 20.000 neuroni recettoriali olfattivi (25
cellule mitrali).
Interazioni inibitorie:
· all’interno dei glomeruli
· tra glomeruli distinti
GUSTO
La funzione principale del gusto è di tipo nutritivo ed agisce di concerto con i sistemi
olfattivo e trigemino, indica se il cibo deve essere ingerito.
Le cellule del gusto trasducono questi stimoli e forniscono ulteriori informazioni sull'identità,
la concentrazione e la qualità piacevole o spiacevole della sostanza. Questa informazione
prepara anche il sistema gastrointestinale a ricevere cibo causando salivazione e
deglutizione (o la costrizione riflessa della faringe e il vomito se le sostanze sono nocive).
Le informazioni sulla temperatura e la consistenza del cibo (viscosità e contenuto di grassi)
vengono trasdotte ad opera dei recettori somatosensoriali del trigemino e di altri nervi
cranici e tramite questi nervi vengono trasmessi dalla lingua e dalla bocca al talamo e alle
cortecce somatosensoriali.
Una volta in bocca, i componenti chimici del cibo interagiscono con i recettori delle cellule
gustative situate in strutture specializzate dell’ epitelio linguale chiamate bottoni gustativi.
Il gusto dipende anche da fattori culturali e psicologici. Il cibo non viene semplicemente
consumato per valore nutritivo.
In quale altro modo si può spiegare perché a così tante persone piace consumare sostanze
piccanti o bevande dal sapore amaro?
STIMOLI GUSTATIVI
La maggior parte degli stimoli gustativi sono molecole non volatili, idrofile solubili nella
saliva.
Alcuni esempi sono:
MECCANISMI MOLECOLARI
La selettività cationica di Na+ sensibile all'amiloride rispetto al canale protonico sensibile
all'H+ fornisce la base per la specificità dei sapori salati e acidi. In ogni caso, la corrente
positiva attraverso il canale cationico porta alla depolarizzazione della cellula. (PDK:
malattia renale policistica).
Per i sapori dolci, aminoacidi (umami) e amari, diverse classi di recettori accoppiati alle
proteine G mediano la trasduzione. Per il dolce, i complessi eterodimerici dei recettori
T1R2 e T1R3 trasducono gli stimoli attraverso un meccanismo mediato da PLCᵦ₂ ,
dipendente da IP3 che porta all'attivazione del canale TRPM5per il Ca²⁺(PLCᵦ₂ : isoforma
della fosfolipasi C). Per gli aminoacidi, i complessi eterodimerici dei recettori T1R1 e T1R3
trasducono gli stimoli attraverso lo stesso meccanismo dipendente da PLCᵦ₂ / IP₃ / TRPM5
I sapori amari vengono trasdotti attraverso un insieme distinto di recettori accoppiati alle
proteine G, i sottotipi del recettore T2R (ad oggi sono noti 30 sottotipi T2R). I recettori T2R
sembrano associati alla proteina G specifica per le cellule gustative: gustoducina che non
si trova nelle cellule del gusto che esprimono i recettori degli aminoacidi o dolci. Tuttavia, la
Esiste anche un'area di gusto corticale secondaria nella corteccia orbitofrontale nella parte
caudale, in cui i neuroni rispondono alle combinazioni di stimoli visivi, somatosensoriali,
olfattivi e gustativi.
Le proiezioni reciproche che collegano il nucleo del tratto solitario attraverso il ponte
all'ipotalamo e all'amigdala, presumibilmente influenzano aspetti affettivi dell'appetito, della
sazietà e altre risposte omeostatiche associate all'alimentazione.
La parte caudale del nucleo del tratto solitario riceve anche innervazione da rami
subdiaframmatici del nervo vago, che controllano la motilità gastrica. Gli interneuroni che
collegano le regioni rostrale e caudale del nucleo rappresentano la prima interazione tra
stimoli viscerali e gustativi e questo circuito può essere considerato la componente
sensoriale di un arco riflesso gustativo-viscerale.
LA CAPSAICINA
Se applicata alla mucosa orale agisce da irritante innescando reazioni di protezione:
lacrimazione, bruciore, sudorazione.
Una varietà di risposte fisiologiche mediate dal sistema chemiosensoriale trigemino sono
innescate dall'esposizione a sostanze irritanti. Questi includono:
SISTEMA SOMATOSENSORIALE
cellula recettoriale: elemento chiave di tutte le modalità sensoriali
- questi recettori hanno la caratteristica di essere specializzati per una data modalità
sensoriale
>recettori specializzati per gli stimoli luminosi, per le vibrazioni…
- all’interno della modalità sensoriale per cui questi recettori sono specifici, troviamo
che ci sono delle sottotipologie di recettori che sono particolarmente sensibili per
certi ambiti.
Recettori sensoriali:
· stimoli ai quali possono rispondere
· vie sensoriali che ritrasmettono informazioni dai recettori alla corteccia cerebrale
INFORMAZIONE SENSORIALE
Informazione sensoriale: attività nervosa che prende origine dalla stimolazione di cellule
recettoriali disposte in particolari sedi corporee. Le sensazioni destate da questi recettori
comprendono i 5 sensi e altre modalità sensoriali che non erano riconosciute nell’antichità
ma che sono essenziali per le funzioni dell’organismo:
SENSIBILITÀ
è il concetto per cui un recettore risponde maggiormente ad uno stimolo; se esso ricade
nella gamma per cui è più specifico.
Il sistema sensitivo comprende:
· Recettori: funzionano da trasduttori. Percepiscono stimoli provenienti
dall’ambiente esterno (esterocettori), da organi interni (enterocettori) e da
articolazioni e muscoli (propriocettori) e li trasformano in segnali interpretabili
dal SNC (potenziale d’azione).
· Neuroni sensitivi primari: in rapporto con i recettori inviano l’informazione
relativa alle caratteristiche dello stimolo ai centri nervosi attraverso le fibre
afferenti sensoriali.
INFORMAZIONI CONSCE
Sensi speciali:
· Vista
· Udito
· Gusto
· Olfatto
· Equilibrio
Sensi somatici:
· Tatto-pressione
· Temperatura
· Dolore
· Propriocezione
INFORMAZIONI INCONSCE
Stimoli somatici:
· Lunghezza
· Tensione muscolare
Stimoli viscerali:
· Pressione arteriosa
· pH del liquido cerebrospinale
· Inflazione polmonare
· Temperatura
PROPRIETÀ GENERALI DEI SISTEMI SENSORIALI
I recettori sono strutture nervose (semplici o complesse) deputate a captare le diverse
forme di energia (stimoli) che agiscono sull’organismo (interno e/o esterno) e a trasformare
(trasduzione) queste ultime in segnali nervosi che vengono convogliati da apposite vie
nervose afferenti ai centri dove viene elaborata la risposta.
Stimolo → Recettore (via afferente) → Centro nervoso sensitivo
Meccanocettori -Tattili
Chemiocettori -Olfattivi
- Gustativi
-Dei glomi aortici e carotidei
Fotorecettori -Coni
-Bastoncelli
Fotorecettori -fotoni
Caratteristiche morfologiche:
1. Modalità: definisce una classe generale di stimoli in base al tipo di energia che
gli stimoli trasmettono.
Tutti i sistemi sensoriali, nonostante la diversità delle sensazioni, quando vengono stimolati
ritrasmettono segnali concernenti i 4 attributi elementari degli stimoli.
IL SISTEMA SOMATOSENSITIVO
Le informazioni somatiche vengono fornite da recettori disposti in tutto il corpo.
funzioni principali:
Alcune componenti del tatto richiedono una componente motoria attiva. Le componenti
sensitiva e motoria sono connesse dal punto di vista anatomico a livello del SNC e sono
importanti per la guida del comportamento. Comprende anche:
- i sensi termici del caldo e del freddo: importanti per mantenere il controllo del
comportamento e per mantenere la temperatura corporea vicino ai 37˚C.
- nocicezione:
risposta a eventi esterni che recano danno all’organismo. Meccanismo alla
base dei comportamenti motivati necessari per la sopravvivenza: fuga o combattimento.
Tutte le sensazioni somatiche sono mediate da una sola classe di neuroni sensitivi: i
neuroni dei gangli delle radici dorsali.
TATTO
Il tatto è quella modalità sensoriale rappresentata dalla meccanocezione superficiale, vale
a dire da recettori sensibili a stimoli meccanici che si trovano a livello cutaneo. La
meccanocezione comprende tre qualità: pressione (intensità e tempo), tatto in senso stretto
(velocità), vibrazione (accelerazione).
I meccanocettori sono connessi a fibre di tipo Aβ di grande diametro e alta velocità di
conduzione garantendo una rapida trasmissione delle informazioni al SNC. Le fibre Aβ non
sono altro che gli assoni periferici dei neuroni a T (neuroni sensitivi primari) dei gangli delle
radici dorsali.
MECCANOCETTORI
· Corpuscolo di Ruffini: si trovano in profondità della cute, nei legamenti e nei tendini.
Hanno un lento adattamento (LA2) e loro forma allungata a fuso li rende adatti a
registrare la tensione prodotta dai movimenti delle dita e degli arti. Hanno un pattern di
scarica simile ai SAI: alta frequenza di stimolo all’inizio che diminuisce lentamente.
SISTEMA AFFERENTE
1. Gli assoni afferenti primari portano l’informazione dai recettori sensoriali somatici
(distribuiti in tutto il corpo) al midollo spinale o al tronco encefalico.
IL DERMATOMERO
Tra l’organizzazione segmentale dei nervi spinali e l’innervazione sensoriale della pelle vi è
una correlazione. La regione cutanea innervata dalle radici dorsali di destra e di sinistra è
chiamata dermatomero, con corrispondenza univoca tra i dermatomeri e i segmenti spinali.
Quando la radice dorsale è tagliata, il dermatomero corrispondente non perde tutte le
sensazioni, perché le radici dorsali adiacenti innervano aree sovrapposte.
Si può mappare la pelle innervata dagli assoni della radice dorsale in caso di herpes zoster
(Fuoco di Sant’Antonio).
Se mappati,i dermatomeri disegnano una serie di zone sulla superficie corporea.
LE VIE TRIGEMINALI
La sensazione somatica del volto, è dovuta alle tre branche trigeminali (oftalmica,
mascellare, mandibolare), che arriva al SNC a livello del ponte. È il V paio di nervi cranici,
innerva la faccia, l’area periorale e i due terzi più esterni della lingua.
Le connessioni sensoriali del nervo trigemino sono analoghe a quelle delle radici dorsali.
Gli assoni sensoriali a largo diametro del nervo trigemino recano informazioni tattili dai
meccanocettori cutanei. Essi fanno sinapsi nei neuroni di secondo ordine nel nucleo
trigeminale ipsilaterale, che analogo al nucleo della colonna dorsale. Gli assoni del nucleo
IL TALAMO
Di forma ovale nella parte dorsale del diencefalo, ritrasmette le informazioni sensoriali alle
aree sensoriali primarie della corteccia cerebrale.
Alcuni ricevono informazioni specifiche relative a una sola modalità sensoriale e proiettano
a una specifica area del neocortex: es nucleo ventrale postero laterale, a livello del quale
termina il lemnisco mediale, elaborano informazioni sensitive e i loro assoni proiettano alla
corteccia somatosensitiva primaria.
Altri nuclei prendono parte a funzioni motorie, ritrasmettendo informazioni dal cervelletto e
dai nuclei della base alle regioni motorie del lobo frontale.
La sua funzione non è semplicemente di centro di trasmissione ma filtra le informazione in
arrivo. Impedisce o potenzia il passaggio alla corteccia cerebrale di informazioni specifiche
a secondo dello stato comportamentale dell’animale.
Gli assoni delle cellule del talamo che proiettano alla neocorteccia decorrono nella capsula
interna: cospicuo fascio di fibre costituito per la maggior parte di fibre che lasciano o
raggiungono gli emisferi cerebrali.
Le connessioni con il lobo frontale lo portano ad avere un ruolo nei processi cognitivi es.
memoria, attenzione.
Il nuclei del talamo vengono classificati in 4 gruppi: anteriore, mediale, ventrolaterale e
posteriore; facendo riferimento alla lamina midollare interna, che è un fascio di fibre di
forma laminare che decorre per tutta l’estensione rostro-caudale del talamo.
Il nucleo reticolare (che forma una sorta di rivestimento esterno) non proietta alla corteccia
ma è costituito da neuroni inibitori. Questi ricevono afferenze dalle collaterali di fibre che
fuoriescono dal talamo, si portano al neocortex e proiettano a loro volta ad altri nuclei
talamici.
CAMPI RECETTIVI
Esiste una relazione molto stretta tra rappresentazione centrale e campi recettivi. Maggiore
è la parte del corpo minore è la dimensione dei campi recettivi.
I polpastrelli hanno campi recettivi molto piccoli (pochi mm di diametro) mentre il torace ha
campi recettivi molto grandi (diversi cm).
Quelle parti del corpo che devono servire ad esplorare l’ambiente circostante devono avere
molti recettori e una grande rappresentazione nel cervello con neuroni con campi recettivi
piccoli per aumentare il contrasto degli oggetti esplorati.
L’acuità tattile è la capacità di distinguere due stimoli tattili, ad esempio due punte di
compasso separate l’una dall’altra.
INIBIZIONE LATERALE
L’attivazione di un neurone secondario più vicino alla sede in cui ha agito lo stimolo induce
due effetti:
Es. Il neurone sensitivo secondario B, quando attivato, invia segnali inibitori alle adiacenti
vie A e C tramite collaterali. Questa inibizione diminuisce l’attività della via A e C e, per
contrasto, fa sembrare maggiore l’intensità dello stimolo a livello di B.
BARREL CORTEX
Le sviluppate vibrisse dei roditori meritano un ampia zona della S-I. I segnali sensoriali
provenienti da ciascun follicolo della vibrissa si dirigono versi definiti gruppi neuronali detti
HOMUNCULUS PLASTICO
Le mappe sensoriali della superficie corporea presenti in corteccia non sono fisse, ma si
modificano, anche nell’adulto, in misura variabile da un individuo all’altro in base
all’esperienza.
Espansione della rappresentazione corticale delle dita interessate dall’addestramento.
SISTEMA SOMATOSENSORIALE A - B
Il sistema somatosensoriale, costituito da recettori e neuroni che si occupano di registrare e
trasmettere tutte le informazioni corporee. Si divide in sistema A e sistema B; ognuno di
essi ha una parte periferica e una centrale.
>le fibre Aalfa e Abeta fanno sinapsi nel SNC sulle lamine 3-4 dl midollo spinale.
[queste fibre non trasportano l’info dolorifica, esse trasportano l’info del danno
tissutale => infatti ci si riferisce a questo genere di info con il termine di nocicezione]
>le fibre Adelta e C fanno sinapsi nelle lamine 1-2 del midollo spinale. Da queste lamine
parte il fascio spinotalamico laterale che fa sinapsi sul tronco dell’encefalo, da qui si passa
per il talamo e si arriva a livello della corteccia anteriore del cingolo e sull’insula.
PROPRIOCEZIONE
Per propriocezione (sensibilità profonda, sensibilità chinestesica) si intende la percezione
della posizione e del movimento degli arti e del corpo nello spazio.
La propriocezione possiede tre qualità:
· Senso della posizione
· Senso del movimento
· Senso della forza e della lunghezza muscolare
I propriosensori sono coinvolti in numerose attività motorie coscienti ed incoscienti.
Alla percezione della posizione del nostro corpo nello spazio partecipano tutte le
informazioni afferenti dai meccanosensori di tutti gli organi che vengono influenzati,
direttamente o indirettamente, dalle forze, dalle posizioni o dalle variazioni della posizione,
nonché dalla gravità.
PROPRIOCETTORI
Muscolo Fuso neuromuscolare
FUSO NEUROMUSCOLARE
La regione centrale o equatoriale è priva di miofibrille e non può contrarsi.
Le terminazioni dei nervi sensitivi avvolgono la regione centrale e si attivano quando la
regione equatoriale viene stirata.
Le estremità, o regioni polari, contengono miofibrille che costituiscono la parte contrattile
del fuso.
Le miofibrille si contraggono in risposta ai comandi motori dei motoneuroni gamma, che le
innervano.
Le normali fibre muscolari contrattili vengono dette anche fibre extrafusali.
Gli organi tendinei di Golgi sono posti al confine tra muscolo e tendine.
I motoneuroni gamma, il cui corpo cellulare si trova nel SNC, innervano le fibre intrafusali. I
neuroni sensoriali tonicamente attivi inviano informazioni al SNC.
Le fibre intrafusali si trovano entro i fusi neuromuscolari.
DOLORE
DEFINIZIONE
Il dolore è una esperienza sensoriale ed emotiva sgradevole che è collegata ad un danno
tissutale attuale o potenziale o comunque descritta nei termini di un tale danno.
Al pari di altre modalità sensitive, il dolore svolge un’importante funzione protettiva, in
quanto mette in guardia da danni ai tessuti che quindi devono essere evitati o corretti.
Tuttavia il dolore è diverso dalle altre modalità sensoriali in quanto presenta delle
caratteristiche di urgenza e primordialità che sono responsabili degli aspetti affettivi ed
emozionali della percezione del dolore.
· Dolore nocicettivo fisiologico: azione di stimoli nocivi sui nocicettori di un tessuto sano.
· Dolore nocicettivo patologico: alterazione fisiopatologica di tessuti ed organi (es.
infiammazione).
· Dolore neuropatico: da attività nervosa anormale (da lesione dei nervi o del SNC,
oppure da riorganizzazione funzionale del sistema nervoso).
· Termici
· Meccanici
· Polimodali
· Nocicettori silenti
NOCICETTORI TERMICI
· Nocicettori termici: vengono attivati da livelli estremi di temperatura corporea. Sono
costituite da terminazioni periferiche di fibre mieliniche sottili Aδ che conducono i
potenziali d’azione alla velocità di 5-30m/s
Le prime tre classi di nocicettori si distribuiscono estensivamente sia alla cute che ai tessuti
profondi e spesso operano insieme.
Dolore di tipo puntorio (primo dolore): immediato, acuto e ben localizzato seguito da un
senso di indolenzimento, dolore non ben definito, diffuso e sordo che a volte diventa un
vero e proprio dolore di tipo urente (secondo dolore).
Il dolore puntorio viene trasmesso dalle fibre Aδ , che ritrasmettono in modo più veloce
informazioni dai nocicettori termici e meccanici, mentre il dolore sordo, lento, viene
trasmesso dalle fibre C (segnali dai nocicettori polimodali).
Gli stimoli nocivi depolarizzano le terminazioni nervose libere afferenti e generano
potenziali d’azione che si propagano verso il SNC. Come avviene?
La membrana dei nocicettori contiene recettori che convertono l’energia termica,
meccanica e chimica degli stimoli nocivi in un potenziale elettrico depolarizzante. Una di
queste proteine fa parte di una grande famiglia proteica quella dei canali ionici del tipo TRP
(potenziale di recettore provvisorio).
· TRPM8 attivato da temperature basse e da sostanze chimiche come il mentolo.
· TRPV1 espresso selettivamente da nocicettori media le azioni dolorose della
capsaicina e di molte altre sostanze chimiche piccanti. Attivato anche da stimoli termici
nocivi e in generale è responsabile dell’insorgenza della sensazione di dolore da stimoli
termici elevati e riduzione del pH.
· TRPV2 espresso prevalentemente dalle terminazioni di Aδ ed attivato da T molto
alte.
Altri recettori e canali ionici che prendono parte alla trasduzione degli stimoli nocivi sono:
· Canali Na⁺ (Es: SCN9A una sua mutazione è responsabile dell’insensibilità
congenita al dolore;
· PTX3 (attivato da lesioni tissutali);
· recettori accoppiati a proteine G. Tutti questi diversi tipi di recettore costituiscono il
bersaglio per lo sviluppo di farmaci contro il dolore.
I segnali provenienti dai nocicettori vengono trasmessi a neuroni del corno dorsale del
midollo spinale.
Altri neuroni secondari vengono detti ad ampio spettro dinamico e ricevono afferenze sia
dalle fibre nocicettive Aδ e C sia da Aβ, comprendendo un ampio spettro di informazioni
questi si trovano principalmente nella V lamina. I neuroni sensitivi secondari che ricevono
le afferenze non nocicettive Aβ sono invece localizzati principalmente nelle lamine II e IV.
I neuroni della lamina V ricevono afferenze anche dai nocicettori viscerali. Afferenze
nocicettive somatiche e viscerali sui neuroni della lamina V può spiegare il «dolore riferito».
DOLORE RIFERITO
Il dolore degli organi interni viene di solito percepito sulla superficie del corpo nelle regioni
indicate. Questa sensazione è definita dolore riferito.
Una teoria sull’origine del dolore riferito afferma che i nocicettori localizzati in sedi diverse
convergono su un singolo tratto ascendente del midollo spinale. Poiché i segnali dolorosi
cutanei sono più comuni di quelli derivati dagli organi interni, il cervello ha imparato ad
associare l’attivazione della via dolorifica viscerale con l’attivazione della via del dolore di
una regione cutanea. Quando la via viene attivata dal dolore in un organo interno, il
cervello associa comunque il dolore con la struttura a cui lo associa di solito, cioè la cute.
Un’altra spiegazione può essere di tipo anatomico basata sul fatto che alcuni neuroni
nocicettivi a livello periferico si ramificano e innervano sia territori cutanei sia territori
viscerali.
Il ruolo dei nocicettori non è solo quello di trasmettere informazioni afferenti ma anche
quello di secernere sostanze per la neurotrasmissione e neuromodulazione.
I nocicettori sono anche capaci di indurre una infiammazione neurogena perché dipende
dall’attività nervosa, tramite la liberazione periferica di peptidi (Sostanza P, CGRP) dalle
terminazioni periferiche delle fibre C.
SENSIBILIZZAZIONE CENTRALE
In condizione di grave danno tissutale le fibre C scaricano in modo ripetitivo e la risposta
dei neuroni delle corna dorsali aumenta progressivamente detto: caricamento e si ritiene
che per la sua genesi siano implicati recettori per il Glu (AMPA e NMDA).
Meccanismi simili a quelli che inducono potenziamento a lungo termine delle risposte
sinaptiche, che inducono cambiamenti a lungo termine della risposta dei neuroni nel corno
dorsale. Queste modificazioni prolungate dell’eccitabilità costituiscono una sorta di
memoria dello stato delle fibre afferenti C.
In alcune condizioni patologiche le alterazioni dell’eccitabilità dei neuroni del corno dorsale
possono provocare una diminuzione della soglia per il dolore e la comparsa di dolore
spontaneo → dolore dell’arto fantasma
LE VIE ASCENDENTI
Le informazioni nocicettive vengono ritrasmesse da cinque vie ascendenti:
Anterolaterale Posteriore
Spinoreticolare
Spinomesencefalico
SPINOTALAMICO
Ha un’importanza fondamentale nella trasmissione degli stimoli nocicettivi. Via più
sviluppata del midollo spinale (MS). È costituita dagli assoni di neuroni nocicettivi specifici,
termosensibili e ad ampio spettro dinamico delle lamine Ie V-VII del corno dorsale. Gli
assoni attraversano la linea mediana del midollo spinale a livello del segmento spinale da
cui originano e ascendono nel cordone anterolaterale per terminare nel talamo. Una parte
diretta al talamo mediale (paleospinotalamico) e una parte diretta al talamo laterale
(neospinotalamico).
SPINORETICOLARE E SPINOMESENCEFALICO
Spinoreticolare: assoni dei neuroni di proiezione delle lamine VII e VIII. Ascende anch’esso
nel quadrante anterolaterale e termina nella formazione reticolare e nel talamo
Spinomesencefalico: neuroni delle lamine I e V. Prende parte all’elaborazione della
componente affettiva del dolore. Decorre nel quadrante anterolaterale e proietta alla
formazione reticolare e alla sostanza grigia periacqueduttale e al nucleo parabrachiale che
proietta all’amigdala, formazione chiave per l’elaborazione degli stati emotivi.
TALAMO E NOCICEZIONE
La caratteristica principale della proiezione nocicettiva all’area S-I è l’organizzazione
somatotopica e la capacità di discriminazione dell’intensità e della durata dello stimolo. In
altre parole, questa proiezione è responsabile delle capacità discriminative, vale a dire, la
localizzazione, la durata e l’intensità di uno stimolo nocivo.
Per semplificare la complessità anatomica delle vie dolorifiche, le vie ascendenti
organizzate somatotopicamente che proiettano ai nuclei più laterali del talamo e da qui alla
corteccia S-I, vengono definite sistema laterale.
I neuroni dei nuclei mediali del talamo proiettano invece a diverse strutture, specialmente
quelle appartenenti al sistema limbico, come la corteccia orbitofrontale e il giro del cingolo,
nonché all’area somestesica (o somatosensitiva) II (S-II), all’insula e all’operculum
parietale.
Tutte queste strutture non mostrano un’organizzazione somatotopica precisa. Esse sono
responsabili della componente affettiva ed emotiva del dolore, cioè quella sensazione con
connotato negativo che fa percepire il dolore come qualcosa di spiacevole da evitare. In
altre parole, si potrebbe dire che le diverse regioni del sistema limbico, a cui i nuclei del
SISTEMI DISCENDENTI
Sistema di controllo discendente del dolore:
· Corteccia cerebrale
· Ipotalamo
· Tronco encefalico
La stimolazione di queste aree determina un’inibizione dei neuroni nocicettivi presenti nel
midollo spinale con diminuzione della frequenza di scarica.
Corteccia parietale e prefrontale (CCA, orbitofrontale, S-I e S-II).
Sottocorticali: amigdala, ipotalamo, talamo.
Tronco encefalico: sostanza grigia periacqueduttale, tegmento pontomesencefalico
dorsolaterale, bulbo rostroventromediale (→ rafe magno)
OPPIOIDI ENDOGENI
Le sostanze attive dell’oppio sono una classe di alcaloidi vegetali, il più abbondante dei
quali è la morfina, ancora oggi uno degli analgesici più efficaci in uso.
I ligandi endogeni per i recettori degli oppiacei, ora identificati, sono una famiglia composta
da più di venti peptidi che vengono raggruppati in tre classi:
· Endorfine
· Encefaline
· Dinorfine
IL PRURITO
Sensazione cutanea molesta, che provoca il desiderio di grattarsi, ed evoca stimoli
meccanici, termici e chimici. La scarsa localizzabilità e la persistenza della sensazione
dopo la rimozione dello stimolo, che lo accomunano al dolore, del quale è stato per anni
considerato una submodalità.
Oggi il prurito e il dolore sono considerati due sensazioni diverse: evocano reazioni motorie
diverse, nella stessa regione cutanea il prurito è evocato da stimoli di lieve entità, il dolore
da stimoli intensi. Prurito e dolore possono essere percepiti contemporaneamente nella
stessa regione. Sembra essere mediato da una classe di fibre C, scoperta recentemente
caratterizzata da bassa velocità di conduzione.
EMOZIONI
Le emozioni sono l’insieme di risposte fisiologiche che si manifestano in modo più o meno
cosciente quando il cervello rileva situazioni particolarmente impegnative a particolari tipi di
stimoli; sono presenti in tutte le specie.
Le emozioni sono un misto di:
· attivazione fisiologica
· modificazione del comportamento
· esperienza soggettiva
MODELLO DI JAMES-LANGE
L'esperienza di una emozione è la consapevolezza delle risposte fisiologiche agli stimoli
capaci di suscitarla. Si propone che l’esperienza emotiva cosciente derivi dai cambiamenti
fisiologici nel corpo. IL corpo crea l’emozione → l’info dal corpo raggiunge la corteccia →
nella corteccia si crea l’emozione cosciente
MODELLO DI CANNON-BARD
Gli stimoli capaci di suscitare emozione innescano allo stesso tempo:
· risposte fisiologiche
· esperienza personale della emozione
Per lui l’esperienza emotiva e l’espressione emotiva non sono due variabili che si
influenzano - ma sono due entità separate.
IPOTALAMO
Ruolo strategico e di particolare rilievo sul controllo delle funzioni vegetative. Esso riceve
segnali dal tutto il corpo che riguardano informazioni: viscerali, visive, termiche, dolorifiche.
Dall’interno delle strutture ipotalamiche nascono inoltre segnali relativi alla temperatura del
sangue, all’osmolarità plasmatica, alla concentrazione ematica di glucosio e di molti
ormoni. L’insieme delle informazioni interne e/o afferenti verrebbero poi confrontati con i
diversi livelli di riferimento per far scaturire risposte intese a mantenere l’omeostasi di
STRUTTURE EFFETTRICI
Sistema Nervoso Autonomo o Vegetativo è quella parte del sistema nervoso che provvede
alla regolazione delle funzioni viscerali dell’organismo.
Esso è essenzialmente un sistema effettore che presiede al controllo della muscolatura
liscia, di quella cardiaca e delle funzioni ghiandolari. Coadiuvato in molti casi dal sistema
endocrino, esplica una funzione modulatrice sulla gittata cardiaca e sulla pressione
arteriosa, sull’attività gastrica e intestinale, sulle secrezioni ghiandolari e su molte altre
funzioni viscerali, ha un elevata velocità di reazione, essendo capace di rispondere nel giro
di pochi secondi alle variazioni dell’ambiente interno, garantendo un rapido ripristino delle
condizioni di stabilità.
↓
Omeostasi:
Tendenza naturale al raggiungimento di una relativa stabilità (proprietà chimico-fisiche
interne che comportamentali), che accomuna tutti gli organismi viventi, per i quali tale
regime dinamico deve mantenersi nel tempo, anche al variare delle condizioni esterne,
attraverso precisi meccanismi autoregolatori.
OMEOSTASI
Il mantenimento della costanza della composizione dell’ambiente interno dell’organismo -
omeostasi - è una delle principali funzioni del sistema nervoso autonomo (SNA).
CIRCUITO DI PAPEZ
le aree che fanno parte di questo circuito sono la:
corteccia del cingolo / ippocampo / ipotalamo/ nuclei talamici anteriori
↪sede dell’esperienza emotiva ↪sede dell’espressione emotiva
INSULA
Coinvolta negli aspetti valutativi espressivi degli strati emotivi generati internamente.
Lesioni alla corteccia dell’insula, soprattutto emisfero sinistro, possono comportare la
scomparsa temporanea di comportamenti dovuti a stati di dipendenza. Il ruolo funzionale
nei processi di associazione fra segnali esterni ed interni come il desiderio e il piacere.
Lesioni dei nuclei basolaterali dell'amigdala aboliscono la capacità di associare il tono con
la scarica elettrica. L'animale non si immobilizza più né mostra alterazioni fisiologiche in
risposta al tono, sebbene continui a mostrare una normale risposta fisiologica alla scarica
elettrica.
LA SINDROME DI KLÜVER–BUCY
Lesione bilaterale del lobo temporale mediale (inclusi i nuclei amigdaloidei):
· Iperfagia
· Ipersessualità
· Iperoralità
· Agnosia visuale
CORTECCIA PREFRONTALE
Pazienti con questo tipo di lesioni non riescono a mantenere il posto di lavoro, non riescono
a intrattenere relazioni sociali stabili, violano le convenzioni sociali e non riescono a
mantenersi indipendenti dal punto di vista finanziario.
In condizioni sperimentali controllate, le valutazioni morali di questi pazienti possono
essere incrinate.
LINGUAGGIO
Il linguaggio è una caratteristica esclusiva dell’uomo ed è la nostra capacità più elevata e la
nostra massima acquisizione.
Il linguaggio verbale rappresenta la facoltà mentale che ci permette di codificare le proprie
idee e stati d’animo in simboli intelligibili, come suoni articolati, segni grafici e gesti, a scopo
di comunicazione interpersonale → vita sociale.
Sembra che il linguaggio verbale sia una funzione mentale che interessi la sola specie
umana; negli animali inferiori esistono pure forme di comunicazione sociale ma esse
apparentemente mancano di un contenuto simbolico astratto e dell’arbitrarietà,
caratteristiche tipiche del linguaggio umano.
LINGUAGGIO
Una delle più straordinarie funzioni corticali nell'uomo è la capacità di associare simboli
arbitrari a significati specifici per esprimere pensieri ed emozioni a noi stessi e agli altri
attraverso il linguaggio scritto e parlato. L’eloquio e la scrittura sono solo due dei possibili
sistemi di codificazione linguistica.
APPARATO VOCALE
Gli organi che producono la parola includono:
· i polmoni, che fungono da riserva d'aria;
· la laringe, che è la sede della qualità degli stimoli periodici che costituiscono i
suoni delle parole;
· la faringe, le cavità orali e nasali e le loro strutture incluse (lingua, denti e
labbra), che modificano (o filtrano) i suoni emessi dall’oratore.
la laringe è la "fonte" dei suoni vocali e il resto del tratto vocale funge da filtro che modula
l'energia sonora della sorgente.
Fonazione: emissione della voce
Fonetica: articolazione dei fonemi
FONAZIONE
FONETICA
La fonetica è produzione e percezione di suoni linguistici (fonemi), e le loro caratteristiche.
L’articolazione dei fonemi avviene durante il transito dell’aria emessa dalla glottide
nell’apparato di risonanza formato da faringe, bocca e naso (tratto vocale), che
costituiscono cavità di ampiezza variabile in relazione alla posizione della lingua.
I fonemi vengono prodotti perché porzioni diverse del tratto vocale entrano in risonanza con
alcune frequenze emesse dalla glottide, dette formanti, che vengono rafforzate in intensità.
Le diverse porzioni del tratto vocale cambiano di configurazione con la posizione della
mandibola, lingua denti labbra, a ogni configurazione corrispondono diverse frequenze
formanti. Formazioni di consonanti (gutturali, labiali, dentali).
· Faringe, bocca, naso, denti, lingua
· I muscoli del tratto vocale sono innervati dai nervi trigemino, facciale,
glossofaringeo, vago, accessorio e ipoglosso.
IL PAZIENTE LEBORGNE
molteplici problemi neurologici, presentava gravi problemi al linguaggio che durarono fino
alla sua morte. Ogni volta che tentava di pronunciare una frase o rispondere a una
domanda, poteva solo produrre un'unica sillaba ripetitiva, "Tan", che ripeteva di solito due
volte di seguito L'autopsia rivelò una lesione sulla superficie del lobo frontale sinistro, come
sospettava Broca.
IL PAZIENTE LELONG
In seguito ad un ictus di mostrava difficoltà nel discorso produttivo. Questo paziente di 84
anni poteva dire solo cinque parole. L'autopsia rivela anche una lesione
approssimativamente nella stessa regione del lobo frontale e Broca conferma la
localizzazione del linguaggio in quest'area. Broca capì che l'integrità della terza
convoluzione frontale sembrava indispensabile per l'esercizio della facoltà del linguaggio
ANALISI DISTRIBUITA
Wernicke ipotizzò che il programma motorio, che coordina i movimenti della bocca
necessari per l’emissione corretta della parole, sia localizzato nell’ area di Broca, che è
particolarmente ben situata per questa funzione in quanto è posta immediatamente davanti
all’area motoria che controlla la bocca, lingua, palato e corde vocali.
AFASIA DI CONDUZIONE
Essa si origina a causa di lesioni delle fibre che connettono l’area di Wernicke con l’area di
Broca (fascicolo arcuato). Questi pazienti sono in grado di capire le parole che sentono e
non hanno difficoltà motorie nell’emissione di parole, ma non riescono a parlare
correttamente.
Caratteristiche dell’afasia di conduzione:
· eloquio fluente
· comprensione discreta
· difficoltà a ripetere frasi (dovuta alla disconnessione tra il centro della
produzione e quello della comprensione del linguaggio)
Nuove evidenze:
· Lesioni del giro temporale superiore sx (AB 39)
· Lobo parietale inferiore (AB 40)
· Area Spt localizzata tra area 39 e 40 fornisce sia risposte motorie che uditive
NORMAN GESCHWIND
Uno sforzo per perfezionare la categorizzazione delle afasia del diciannovesimo secolo fu
intrapreso dal neurologo americano Norman Geschwind negli anni '50 e nei primi anni '60.
Basandosi su dati clinici e anatomici provenienti da un gran numero di pazienti e su una
migliore comprensione della connettività corticale ricavata da studi sugli animali,
Geschwind ha concluso correttamente che molte altre regioni delle cortecce parietale,
temporale e frontale sono criticamente coinvolte nel linguaggio.
Fondamentalmente, ha dimostrato che il danno a queste aree aggiuntive porta a deficit
linguistici identificabili, anche se più sottili.
Il suo chiarimento delle definizioni dei disturbi del linguaggio è stato in gran parte
confermato dall'imaging cerebrale funzionale in soggetti normali e rimane la base per molti
lavori clinici contemporanei su linguaggio e afasia.
AFASIE
Afasia di Broca (motoria, espressiva o di produzione):
Afasia globale:
Perdita di ogni capacità di comprensione, ripetizione e fluenza. I discorsi sono ridotti all’
emissione di qualche parola. I pazienti ripetono la stessa parola, sia essa appropriata o
meno nel vano tentativo di comunicare ciò che pensano. Possono ancora pronunciare in
modo automatico espressioni di uso corrente, sono in grado di contare o elencare i giorni
della settimana.
La comprensione della parola udita si limita a poche parole ed espressioni comuni. Si
accompagna a paresi della parte destra della faccia ed è dovuta a:
· Lesioni parte anteriore del linguaggio
· Nuclei della base e dell’insula
· Lesioni delle aree corticali uditive
· Lesioni nelle regioni posteriori del linguaggio
Nonostante questo predominio sinistro per gli aspetti "lessicali" del linguaggio, il contenuto
emotivo (affettivo) del discorso è governato in gran parte dall'emisfero destro.
Lesioni all’emisfero destro corrispondenti all’area di Broca e di Wernicke determinano
aprosodie: perdita del ritmo, accentuazione e variazioni di tono del discorso. Incapacità di
esprimere la ricchezza di sfumature del linguaggio usato ogni giorno.
MEMORIA
DEFINIZIONI
è una funzione del SNC, non ha una precisa sede all'interno dell'encefalo, guida il
comportamento a interagire con l'ambiente.
è un meccanismo di codifica, immagazzinamento e recupero delle informazioni apprese.
APPRENDIMENTO
Un cambiamento del comportamento relativamente permanente che si verifica in risposta
all’esperienza.
Apprendimento non associativo (= 1 solo stimolo):
· Abituazione (o assuefazione)
· Sensibilizzazione
Apprendimento associativo (= relazione tra eventi):
· Condizionamento Classico (o associativo propriamente detto) è basato
sull’associazione di stimoli
· Condizionamento Operante (o strumentale) è basato sull’associazione
stimolo-risposta-conseguenze
CONDIZIONAMENTO CLASSICO
Capacità di produrre una risposta nuova a uno stimolo precedentemente neutro (stimolo
condizionato, SC) dopo che SC è stato abbinato ripetutamente a uno stimolo che induce
sempre la stessa risposta (stimolo incondizionato, SI).
Formazione di una relazione predittiva fra due stimoli piuttosto che la loro semplice
sequenza.
MEMORIA DICHIARATIVA
· Memoria semantica → Memoria degli avvenimenti
· Memoria episodica → Memoria autobiografica
IL PAZIENTE H.M.
Nel 1957 H. M. fu trattato chirurgicamente per epilessia intrattabile del lobo temporale con
asportazione bilaterale dell’ippocampo e dell’amigdala e parte della corteccia temporale.
H.M. soffrì da quel momento di un grave disturbo della memoria a breve termine. Memoria
a lungo termine per eventi avvenuti prime dell’intervento erano intatti.
SISTEMA LIMBICO
Il lobo limbico include la corteccia della parte mediale degli emisferi cerebrali che forma
una sorta di bordo “limbo”, attorno al corpo calloso e al diencefalo e comprende il giro
cingolato e il giro paraippocampale.
IPPOCAMPO
L’ippocampo è una struttura accolta nella compagine della circonvoluzione interna di ogni
lobo temporale. Svolge il ruolo centrale in quella che è la formazione di nuovi ricordi.
Lesioni all'ippocampo causano amnesia anterograda.
Afferenze dell’ippocampo:
· corteccia entorinale
· amigdala
· ippocampo contro laterale
· locus coerulus
Efferenze dell’ippocampo:
Le efferenze si portano soprattutto alle aree associative dei lobi frontale, parietale,
occipitale e temporale. Attraverso il fornice le informazioni provenienti dall’ippocampo
raggiungono i corpi mammillari, il nucleo anteriore e mediodorsale del talamo.
LA PLASTICITÀ NEURONALE
La plasticità neuronale fa sì che “eventi” cerebrali, in risposta a stimoli esterni, possano
determinare modificazioni importanti e persistenti dei circuiti cerebrali. La plasticità
neuronale è alla base dello sviluppo funzionale del SNC, della memoria,
dell’apprendimento.
frequenza) è il modo che ha il nostro SNC per dare valore di importanza ad un messaggio
neuronale. Quanto è più alta la frequenza di scarica di un neurone tanto più quel
messaggio ha un qualcosa di importante da dire.
trasmissione del messaggio) arriva u PA nel bottone sinaptico → si aprono i canali del
sodio e poi quelli del potassio → a livello del bottone sinaptico = canali voltaggio
dipendenti si aprono gli altri canali del calcio
LA SINAPSI GLUTAMMATERGICA
Recettore AMPA: è un canale ligando dipendente che a seguito del suo legame dal
glutammato fa passare il sodio, è una corrente intensa ma breve. Quando si apre a seguito
del legame con il glutammato permette al sodio di muoversi tra l’esterno verso l'interno.
· Canale per il Na+
· Media affinità per il GLU
Recettore NMDA:
· Permeabile al Ca2+
· Alta affinità per il GLU
· Normalmente bloccato dal Mg2+
· La depolarizzazione della membrana sblocca il canale
L'induzione dell’ LTP richiede l'attività concomitante nel neurone sia presinaptico sia
postsinaptico, secondo il modello proposto da Hebb → Rivelatore di coincidenza
LTP
1. il GLU si lega ai recettori AMPA e NMDA;
· Distorsione: alterazioni e inserimenti inconsci nella memoria;il passato viene alterato per
renderlo conforme alle esperienze attuali). Basi neurali sconosciute.
AMNESIA
Condizione patologica caratterizzata dalla perdita di informazioni precedentemente
acquisite e/o dall’incapacità di immagazzinare nuove informazioni:
· anterograda: deficit nell’apprendere nuove informazioni
· retrograda: deficit in richiamare informazioni precedentemente apprese
SISTEMA MOTORIO
I sistemi sensoriali forniscono gli input ai processi cognitivi e i sistemi motori trasmettono
l’output fisico comportamentale che esprime gli scopi cognitivi.
tutti i movimenti corporei sono generati dalla stimolazione delle fibre muscolari scheletriche
da parte dei motoneuroni inferiori, i cui corpi cellulari sono localizzati nel midollo spinale e
cefalico
la corteccia motoria si trova all’interno del lobo frontale ed è costituita da tre aree:
corteccia motoria primaria/ corteccia premotoria/ Area motoria supplementare
controllo motorio
I centri nervosi responsabili del movimento operano su tre livelli:
midollo spinale/sistemi discendenti del tronco-encefalico/ corteccia cerebrale
> nella parte mediale ci sono quelli che innervano i muscoli prossimali, i muscoli distali
↳Nella parte intermedia ci sono gli Inter-neuroni che proiettano a vari livelli dai la stessa
metà del corpo e alla parte controlaterale in modo da regolare la postura
L’attività dei motoneuroni inferiori è coordinata dai interneuroni di circuiti locali; e si sono
regolati da proiezioni discendenti dei motoneuroni superiori della corteccia cerebrale
encefalico.
le aree motorie superiori sono monitorate allora volta da altri due sistemi fondamentali:
→cervelletto: corregge gli errori del movimento in atto e permette di imparare nuove abilità
motorie
→gangli della base: regolano i comandi motori e facilitano forme semplici di apprendimento
> movimenti volontari = A differenza dei riflessi i movimenti volontari non sono semplici
risposte a stimoli ambientali ma possono essere generati da programmi motori interni.
inizio XX sec:
-Charles Sherrington: pubblica mappe motorie sulle scimmie antropomorfe usando la
stimolazione elettrica focale.
-Wilder Penfield: dimostra la mappa muscolotopica stimolando la corteccia motoria umana.
CORTECCIA PREMOTORIA
I neuroni della corteccia premotoria influiscono sul comportamento motorio:
-indirettamente → estese connessioni reciproche con M1
-direttamente → attraverso fibre che scendono nel fascio corticospinale
l’esistenza di connessioni dirette mette in dubbio l’ipotesi che la corteccia premotoria sia
gerarchicamente superiore alla corteccia motoria primaria.
>utilizza le informazioni provenienti da altre aree corticali per selezionare elementi adatti al
contesto dell’azione —> scelta dell’azione
-area p. Laterale: scelta sulla base degli elementi esterni
-area p. Mediale: scelta sulla base degli elementi interni
NEURONI SPECCHIO
-i gangli della base forniscono un ponte tra corteccia cerebrale e talamo con ritorno alla
corteccia. Tutto questo sistema è deputato alla regolazione del movimento. I gangli della
base non generano il movimento, essi si attivano solo a movimento iniziato per controllarlo
e regolarlo; identificano l’obiettivo del movimento nello spazio.
>il talamo manda connessioni eccitatorie alla corteccia per far avvenire le azioni. Il nucleo
GPi di base inibisce sempre il talamo; lo striato riceve connessioni eccitatorie dalla
corteccia e a sua volta va ad inibire lo GPi.
↳se l GPi è inibito non esiste più l’inibizione sul talamo.
>il GPe inibisce il GPi, che a sua volta è inibito dallo striato. L’azione inibitoria del GPe sul
GPi non esiste più.
↳il nucleo subtalamico è eccitato dalla corteccia ed eccita il GPi. Di base il GP inibisce il
nucleo subtalamico.
MOTRICITÀ CORTICALE
La corteccia motrice controlla i motoneuroni spinali direttamente attraverso il fascio
cortico-spinale laterale (via piramidale) e indirettamente attraverso vie che originano dai
centri motori del tronco encefalico (via non piramidali).
SISTEMA EXTRAPIRAMIDALE
È costituito da numerose strutture anatomiche e vie motorie che hanno un ruolo
fondamentale: nell’iiniziativa motoria/ nell’esercitazione di gesti ritmici/ mantenimento della
postura
FORMAZIONE RETICOLARE
La posizione della formazione reticolare In relazione ad altri principali punti di riferimento a
diversi livelli del tronco encefalico i neuroni Nella formazione reticolare sono sparsi tra i
fasci di assoni che passano attraverso la parte mediale del pon, il mesencefalo, il midollo.