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Neurofisiologia

Neurone

È l’unità morfofunzionale del sistema nervoso. E’ una cellula di dimensioni molto variabili una
delle più variabili del nostro organismo. È composta da alcune parti che in certi tipi di neuroni
possono anche mancare.
● Corpo cellulare (soma): è la parte che contiene il nucleo e dove si sintetizzano molecole.
Ha anche una funzione elettrica e riceve informazioni da altre cellule attraverso il soma
(ruolo di integrazione delle info).
● Dendriti: possono essere pochi/molti e poco/molto ramificati. Servono ad aumentare la
sfera d’azione del neurone, infatti ne aumentano anche le dimensioni. I dendriti raccolgono il
segnale da altre cellule (di solito da altri neuroni).
● Assone (o neurite o cilindrasse): prolungamento con diametro maggiore. Parte dal corpo
cellulare attraverso il cono di emergenza del corpo cellulare (o monticolo assonico). Il monticolo
assonico è importante infatti è il punto dove nasce l'informazione. Gli assoni hanno dimensioni
svariate (da pochi micron a decine di centimetri). Alla fine dell'assone c'è una terminazione
presinaptica che si divide in molte sinapsi: strutture che permettono ad un neurone di
comunicare con un’altra cellula (trasmissione di info). L’assone può essere ricoperto da una
guaina mielinica, che accelera la velocità di trasmissione dell’impulso nervoso. I neuroni
possono comunicare con poche cellule (effettrici):
● Altri neuroni: crea reti nervose molte complesse
● Muscoli (striati, lisci o cardiaci)
● Ghiandole I neuroni possiedono
diverse forme:
● Neurone di invertebrato (neurone semplice): presenta assoni che funzionano anche da
dendriti con un corpo cellulare privo di essi.
● Cellula bipolare: presentano un corpo cellulare tondeggiante con 2 prolungamenti, uno è
un assone e uno invece si ramifica in dendriti (molto presenti nella retina)
● Cellula pseudounipolare: uno dei più presenti nel nostro organismo.Un ​neurone
pseudounipolare​, o ​neurone T​, è un neurone costituito da un corpo cellulare tondeggiante
e da un unico assone che si biforca dando origine a due prolungamenti, uno periferico ed
uno diretto al sistema nervoso centrale, assetto che conferisce al neurone la tipica forma a
"T", da cui il nome. Come i neuroni bipolari, anche i neuroni a T hanno la sola funzione di
conduzione del segnale elettrico, che può avvenire in entrambi i sensi, ma a differenza dei
neuroni bipolari, i neuroni pseudounipolari risultano più efficienti e rapidi, dal momento che il
segnale può passare da una biforcazione all'altra senza dover necessariamente attraversare
il soma.
● Cellule multipolari che possono essere per esempio:
1. Motoneuroni spinali 2. Cellula piramidale dell’ippocampo 3. Cellula del Purkinje del
cervelletto: costituita da una lamina di dendriti fitti. I corpi cellulari formano la sostanza grigia (​e
vengono raccolti in gruppi, formando i nuclei nel SNC, mentre sono detti gangli nel SNP)​ ,
mentre gli assoni formano la sostanza
bianca; gli assoni decorrono raggruppati in fasci formando ​i tratti della colonna nel SNC,
mentre nel SNP vengono detti nervi.

Le vertebre delimitano un canale intervertebrale, che lateralmente delimitano un foro


intervertebrale dal quale escono dei fasci di assoni che fanno quindi parte del sistema nervoso
periferico. Ci sono radici anteriori e radici posteriori che si uniscono per formare il nervo spinale,
la radice posteriore ha un ganglio. Essendo il neurone pseudounipolare a T un neurone
sensitivo, le radice posteriori sono sensitiva/sensoriale e quindi afferenti. Le radici anteriori sono
motorie e sono efferenti.

Il midollo spinale è formato da sostanza grigia e sostanza bianca: la sostanza grigia è


raggruppata in una forma ad H che presenta quindi 2 paia di corna: ​quella posteriore è
sensitiva, mentre quella anteriore è di tipo motoria ​(dove troviamo gli alpha-motoneuroni). Il
midollo spinale corre fino alle vertebre lombari e ad ogni foro intervertebrale rilascia i nervi
spinali. Arrivati a livello delle vertebre lombari diventa molto piccolo (fini a L1) successivamente
forma la cauda equina (tratto terminale del midollo). I neuroni si dividono 3 categorie a seconda
delle funzioni:
● Afferenti (centripeti) se trasportano informazioni dalla periferia al centro
● Efferenti (centrifughi) se trasportano informazioni dal centro all periferia
● Interneuroni che si occupano del collegamento fra i vari neuroni e hanno solo dendriti. Nel
sistema nervoso non si trovano soltanto neuroni, le cellule non nervose del sistema nervoso
hanno una importantissima funzione metabolica per la funzione neuronale:
● Cellule di Schwann: l’unica cellula non nervosa nel SNP e formano la guaina mielinica che
può essere molto spessa o molto sottile. Questa cellula avvolge l’assone più volte, contiene
la mielina una sostanza lipidica che ha funzione isolante. La guaina mielinica presenta punti
di interruzione (​i nodi di Ranvier​).
● Oligodendrociti: nel SNC e forma la guaina mielinica. Possiede un corpo cellulare e dei
prolungamenti al termine dei quali c’è un pezzettino della guaina mielinica di un assone. Un
oligodendrociti può formare la guaina mielinica intorno a più di un assone
● Astrociti: producono neurotrofine (indispensabili per la plasticità neuronale, quindi la
capacità di creare nuovi circuiti/connessioni) che guidano i neuroni nel loro sviluppo.
Particolarmente presenti nell’ippocampo, nella neocorteccia e nel cervelletto. Sono cellule
che collegano il vaso, il corpo cellulare e tutte le cellule presenti, perché raccolgono
sostanza dal sangue per poterle distribuire alle altre cellule del nervoso. La barriera
ematoencefalica è una barriera di protezione che protegge le cellule del nervoso ed è
soprattutto costituita dagli astrociti.
● Cellule ependimali: cellule che rivestono i ventricoli e ​producono il liquor ​detto anche fluido
cerebrospinale (un filtrato del sangue che serve per idratare e nutrire il tessuto nervoso)
● Microglia: sono dei macrofagi, cellule che quindi cercano di difendere il sistema nervoso. Le
cellule della glia sono cellule di sostegno. ​A livello del midollo allungato (bulbo) ci sono i
nuclei delle funzioni vegetative. ​La corteccia cerebrale ha delle pieghe dette circonvoluzioni
che servono per aumentare la superficie. Nell'uomo queste circonvoluzioni presentano dei
solchi (o scissure) più profonde:
la scissura di Silvio, ​che separa il lobo temporale dal parietale, e ​la scissura di Rolando, c​ he
separa il lobo frontale dal parietale. Le aree associative integrano i segnali di altre aree e
producono la risposta.

Proprietà elettriche del neurone.

Il neurone è una delle cellule eccitabili del nostro organismo, cioè cellule in grado di rispondere
a uno stimolo con una variazione del potenziale di membrana (potenziale d’azione), perché
presenta a riposo un alto potenziale di membrana (-70 mV). La negatività delle cellule non
eccitabili è data dalla presenza di ioni negativi all’interno della cellula (soprattutto proteine),
mentre quelle eccitabili possono far aumentare il loro potenziale di membrana.

Il potenziale d’azione del neurone è dovuto dalla pompa sodio-potassio (​pompa elettrogenica​).
Per ogni molecole di ATP consumata, vengono portati dentro 2 ioni K e fuori 3 ioni Na. Ciò
significa che ad ogni ciclo la cellula perde una carica positiva (catione) ed è per questo che
viene generato potenziale elettrico. Il gradiente di concentrazione tra K e Na è utile per la
genesi del potenziale: abbiamo più K dentro alla cellula (circa 10 volte) e più Na fuori (sempre
circa 10 volte). Gli ioni Na e K sono spinti da gradienti che li spingono contro la membrana
(gradiente elettrico e chimico).
● Gradiente chimico per il K è verso l’esterno della membrana, mentre il gradiente elettrico
sposta il K verso l’interno. Quindi questi 2 gradienti sono all’equilibrio quando siamo in stato
di riposo.
● Sia il gradiente chimico che il gradiente elettrico spostano il Na dentro al cellula. Però a
riposo la cellula è impermeabili al sodio, perché gli ioni attraversano la membrana solo
grazie a dei canali che in condizioni di riposo sono chiuse.

Equazione di Nernst:

Permette di calcolare il potenziale di


equilibrio di uno ione.
I canali ionici

I canali ionici sono degli spazi delimitati da proteine e possono essere nella conformazione
aperta/chiusa in maniera passiva/attiva. Quelli attivi possono essere chiusi/aperti e possono
essere ligando-dipendenti e voltaggio-dipendenti.
● Nei ligando-dipendenti ci vuole una molecola chimica per esempio un neurotrasmettitore.
● I voltaggio-dipendenti come quelli del sodio si aprono e si chiudono a seconda del
potenziale di membrana.
I canali per il sodio hanno 2 porte/cancelli. Quando uno stimolo riesce a portare la membrana a
-50mV il cancello di attivazione del canale si deforma e si apre così da poter far entrare
liberamente il sodio. Il cancello di inattivazione viene attivato dallo stesso impulso che aveva
precedentemente aperto quello di attivazione (uno si apre e uno si chiude). Il cancello di
attivazione è rapidissimo e quello di inattivazione è più lento a chiudersi: in quell’intervallo di
tempo piccolissimo il sodio riesce a passare modificando il potenziale di membrana.

Il potenziale d’azione.

Il potenziale d’azione è una risposta derivante da uno stimolo. La corrente sulla superficie di un
neurone può essere di due tipi:
● ​Passiva:​ questo tipo di corrente si chiama elettrotonica e scorrendo si attenua fino a
scomparire.
● ​Attiva:​ è il potenziale d’azione che si differenzia dalla corrente elettrotonica perché dipende
dall’apertura dei canali del sodio→ quindi movimento di ioni. Per generare un pot d’azione
bisogna raggiungere un potenziale di soglia che viene raggiunto da una moltitudine di stimoli
elettrotonici che si sommano (se raggiungono i -50/55 mV il potenziale diventa di tipo attivo,
cioè potenziale d’azione). ​Quindi bisogna passare dai -70mV del potenziale di riposo o di
membrana ai -50/55mV del potenziale di soglia​, ciò causa l’apertura dei canali del sodio che
entra in quantità grazie al gradiente: il potenziale diventa positivo e arriva fino a +35mV e
continuerebbe ad innalzarsi se non fosse per due fenomeni:
● la chiusura dei canali del sodio stessi.
● la cellula, diventando positiva, permette l’uscita del K dalla cellula che si ripolarizza (torna
negativa perché escono cariche positive). Questo processo di fuoriuscita del K è addirittura
eccessivo e si parla di ​iperpolarizzazione.​

Da quando la cellula inizia a depolarizzarsi fino allo stato di iperpolarizzazione si ha il ​periodo


refrattario assoluto, ​cioè la cellula non può essere stimolata da altri impulsi. Quando la cellula
è iperpolarizzata si ha il ​periodo refrattario relativo ​perché la cellula può essere stimolata
ulteriormente, ma serve un impulso ovviamente più forte perché si possa raggiungere il pot. di
soglia. I primi canali del sodio si aprono a livello del ​monticolo assonico o cono di
emergenza​, dove i vari stimoli derivanti dai dendriti si sommano, infatti è proprio dove nasce il
potenziale d’azione. La corrente elettrotonica presenta una costante di tempo (che determina la
durata dell’impulso) e una costante di spazio. Esse influenzano l’attività dei neuroni. Sommando
molte correnti elettrotoniche si possono ottenere degli impulsi sufficienti a stimolare il potenziale
d’azione che segue la legge “del tutto o del nulla”, infatti un neurone viene sempre stimolato fino
al raggiungimento del pot. di soglia.

Le correnti elettrotoniche dai dendriti possono essere positive e negative, cioè eccitatorie o
inibitorie:
● Eccitatorie EPSP (potenziale postsinaptico eccitatorio)
● Inibitorie IPSP (potenziale postsinaptico inibitorio)
Le correnti elettrotoniche eccitatorie e inibitorie si sommano (alcune negative e alcune positive)
e, se raggiungono il potenziale di soglia fanno partire il potenziale d’azione.

Giunzioni neuromuscolari: ​punto di contatto tra un alfa-motoneurone e un muscolo scheletrico.


Generalmente un solo stimolo non è sufficiente per eccitare un neurone, per questo sono
necessari più stimoli.

Fibre nervose

Le fibre nervose dei mammiferi sono divise in gruppi A, B e C. Gli assoni di tipi A e di tipo B
hanno la guaina mielinica, mentre quelle di tipo C sono amieliniche. Il gruppo A è ulteriormente
suddiviso in 4 gruppi (che diventano sempre più piccole in diametro):
● A-alfa: sono le più grandi e quindi sono quelle che trasportano l’impulso più velocemente
(120 m/s). Sono le responsabili della sensibilità propriocettiva (i propriocettori sono situati
nel muscolo, nei tendini e ci permettono di sapere in ogni momento dove si trovano le parti
del corpo e cosa stanno facendo).
● A-beta: sono sensibili alla pressione e al tatto.
● A-gamma: sono fibre motrici per i fusi neuromuscolari.
● A-delta: sono fibre sensibili al dolore, tatto e temperatura.
Un nervo è un fascio di assoni periferico che non contiene mai un singolo assone, ma sono
fasci di fibre nervose efferenti e/o afferenti. La stimolazione di un nervo misto provoca la
generazione di un potenziale d’azione composto: i nervi sono caratterizzati da diverse fibre con
diverse velocità, quindi il potenziale d’azione è dato dai diversi potenziali delle singole cellule.
Le fibre di diametro maggiore trasmettono gli impulsi nervosi a velocità più elevata ed
hanno anche una più alta eccitabilità rispetto agli assoni con diametro minore.​ La
propagazione dell’impulso nervoso è resa possibile da un feedback positivo.

Conduzione dell’impulso

● Nelle fibre amieliniche la conduzione è di tipo ​punto a punto: ​la fibra amielinica è riempita
di canali per il sodio; un canale per il sodio aperto, diventa lo stimolo per il canale vicino.
Questa conduzione è lenta, ma presenta un vantaggio: quando il potenziale d’azione arriva
infondo all’assone è perfettamente uguale al potenziale d’azione iniziale, questo perché
viene rinnovato in ogni punto.
● Nelle fibre mieliniche la conduzione è di tipo ​saltatorio: ​la guaina mielinica è interrotta dai
nodi di Ranvier. In questi assoni i canali per il sodio sono presenti solo nei nodi. Nel nodo
nasce il potenziale che diventa una corrente elettrotonica che scorre sull’assone sotto la
cellula di Schwann: questa corrente elettrotonica viene mantenuta costante dalla mielina
(collagene che conserva la corrente e le permette di correre al di sotto della cellula di
Schwann). La corrente elettrotonica scorre passivamente e velocemente, arrivando al nodo
di ranvier successivo con una potenza sufficiente per aprire il successivo nodo di Ranvier.
Leggi della conduzione

● Legge della conduzione isolata: ​stimolando un solo assone di un nervo, si può registrare il
potenziale d’azione del solo assone stimolato, l’impulso decorre isolato come in un cavo
elettrico, in ogni fibra nervosa.
● Legge della conduzione indifferente: ​un assone è potenzialmente in grado di produrre il
potenziale d’azione nei due sensi (conduzione anterograda se va in avanti, conduzione
retrograda se va indietro).
● Legge della conduzione senza decremento: ​quando il potenziale d’azione nasce, si ripete
uguale per tutta la lunghezza dell’assone
● Legge degli effetti costanti: ​stimolando una via nervosa in un qualsiasi punto, si ottiene
sempre lo stesso effetto (es. se si stimola una qualsiasi via nervosa che trasporta il dolore
proveniente dai recettori dell’indice della mano destra, avrò come effetto lo stesso effetto, il
dolore all’indice). Le informazioni viaggiano lungo le vie nervose grazie a processi di
convergenza e divergenza. Nel midollo spinale vi sono meno assoni rispetto a quelli presenti nei
nervi, quindi si convergono molti assoni periferici in pochi assoni spinali. Dopo si ha la
divergenza che ne modifica il segnale. Esistono poi i fenomeni di facilitazione e di occlusione.
● Facilitazione: ​è un fenomeno secondo cui due stimoli contemporanei (generalmente di
intensità piuttosto bassa) determinano una risposta che è superiore a quella che è
riscontrabile somministrando i due stimoli separatamente.
● Occlusione: ​l'occlusione è un fenomeno più o meno opposto. In questo caso uno stimolo
contemporaneo determina l'attivazione di un numero minore di neuroni rispetto a quella che
è la somma dei neuroni attivati con i singoli stimoli. ​Le azioni del sistema nervoso sono
regolate da circuiti di feedback:
● Feedback negativo entro una singola cellula o tra interneuroni
● Feedback positivo
Molte volte i circuiti nervosi necessitano e presentano un controllo inibitorio.
Sinapsi

I neuroni comunicano tra di loro tramite le sinapsi, ovvero zone specializzate che pongono in
contatto una cellula nervosa con un’altra e dove vengono trasmesse informazioni da una cellula
all’altra.
● Golgi diceva che i neuroni erano collegati fisicamente l’un l’altro
● Cajal invece diceva che tra un neurone ed un altro vi è uno spazio Entrambi avevano
ragione infatti i neuroni sono separati da una ​fessura sinaptica c​ he non permette il passaggio
del potenziale d’azione se non tramite un neurotrasmettitore.
● Sinapsi elettriche: sinapsi in cui canali mettono in comunicazione il citoplasma e
permettono il passaggio di potenziale d'azione. Sono sinapsi semplici, rapide e bidirezionali
e possono solo essere o aperte o chiuse.
● Sinapsi chimiche: richiedono l’utilizzo di un messaggero. Normalmente sono asso-dendriti
tramite le spine. Esistono anche le sinapsi asso-somatiche e le sinapsi asso-assoniche. Le
sinapsi chimiche hanno diversi vantaggi, ma il principale è la loro possibilità di regolare la
velocità della sinapsi stessa in base a quanti neurotrasmettitori vengono liberati (es. tanti
neurotrasmettitori, sinapsi veloce). In più:
- Sono sinapsi unidirezionali, infatti permette il passaggio dal neurone
presinaptico al neurone postsinaptico. - Sono plastiche, cosa fondamentale per
l’apprendimento, la memoria e lo sviluppo, ma anche della degradazione di sinapsi
già esistenti (non solo patologicamente, ma anche fisiologicamente; es l’oblio) -
Sono sensibili ai farmaci: i recettori presenti nella cellula postsinaptica possono
essere attivati o bloccati da altre molecole oltre al neurotrasmettitore, come i farmaci.
- Sono anche inibitorie: la prima cellula inibisce la seconda. Nel SNC ci sono
più neuroni inibitori che eccitatori, soprattutto per il sistema motorio. - 1 solo
neurotrasmettitore può avere più recettori

Vescicole sinaptiche:

Contengono il neurotrasmettitore. Vengono prodotte nel soma e vengono poi trasportate lungo i
microtubuli fino alle terminazioni sinaptiche, grazie alle proteine motrici tra cui la kinesina. Le
vescicole sono fatte della stessa materia della membrana, quindi quando entrano in contatto
con i fosfolipidi di un’altra membrana, si fondono. Quando il neurone è inattivo, le vescicole
sono legate ad una rete di filamenti proteici che le tiene ferme, impedendole di circolare ed
urtare. In questi filamenti proteici vi sono dei recettori per il calcio, mentre sulla membrana
presinaptica troviamo i canali per il calcio. Quando arriva il potenziale d'azione i canali per il
calcio si aprono, permettendo l’ingresso del calcio ed il suo legame con i recettori. Le vescicole
vengono quindi attirate dalla membrana, si rompono e versano il loro contenuto nella fessura
sinaptica. ​La funzione della sinapsi dipende dall’ingresso del calcio. ​I canali per il calcio
vengono bloccati da degli agenti, tra cui il cobalto.

I recettori dei neurotrasmettitori possono essere di tipo:


● Ionotropici: sono canali che possono essere aperti o chiusi quando il neurotrasmettitore si
lega a loro. Sono molto rapidi.
● Metabotropici: sono lenti perché il canale è a forma di serpentina (proteina che attraversa la
membrana più volte) e perché dipende da un secondo messaggero, infatti questo recettore è
collegato ad una via metabolica intracellulare che è costituito di solito da una proteina G,
formando alla fine l’AMPc. Questo agisce su un canale ionico, modificando la permeabilità della
membrana. Il risultato dell’attivazione di una sinapsi è la variazione della sua permeabilità in
membrana e quindi genera una differenza di potenziale della membrana. Questa differenza può
essere depolarizzante nel caso delle sinapsi eccitazione, mentre è iperpolarizzante nel caso
delle sinapsi inibitorie. Come già detto se il potenziale di membrana sale verso la soglia senza
mai raggiungerla si parla di EPSP (excitatory post-synaptic potencial), mentre nelle IPSP
(inibition post-synaptic potencial) il potenziale di membrana si allontana dalla soglia.

Inibizione

● ​Postsinaptica:​ più antica e il neurone inibitorio agisce dopo la sinapsi. Funzione con il
cloro che entra nella cellula postsinaptica e la iperpolarizza (potenziale di membrana che si
allontana dalla soglia, rendendo difficile la sua eccitazione), inibendola. Molte volte un
neurone si auto-inibisce per limitare la sua attività. Il tempo che passa dall’attivazione dello
stimolo e la sua inibizione dipende da quanti neuroni ci sono. Il neurotrasmettitore di questa
sinapsi è la ​glicina​. (Inibizione o tutto o nulla)
● Presinaptica: i​ l neurone inibitorio agisce prima della sinapsi, quindi nel primo neurone del
circuito. Il neurotrasmettitore di questo tipo di sinapsi è il ​GABA.​ Può regolare la quantità di
neurotrasmettitore che viene liberato, meccanismo molto avanzato. Vi sono 3 recettori
GABA (2 sicuri), quindi si vede che un neurotrasmettitore ha più di un recettore che molte
volte porta ad avere risultati diversi (cosa vera soprattutto per il sistema nervoso vegetativo).
Questi recettori sono:
- Recettore GABA-A: agiscono sui canali del calcio, riducendo l’ampiezza del
potenziale d’azione e quindi il numero di canali di calcio che si aprono. Entra meno
calcio, portando ad una diminuzione della fuoriuscita di neurotrasmettitore. -
Recettore GABA-B: agiscono sui canali del potassio. Determinano anche in questo
caso un minor ingresso di calcio, ma soprattutto anticipano la ripolarizzazione. -
Recettore GABA-C: si trovano nella retina e agiscono inibendo direttamente il
meccanismo di liberazione dei neurotrasmettitori, quindi agiscono sulle proteine che
attirano le vescicole verso la membrana.

Facilitazione presinaptica: n ​ euroni facilitatori che aumentano l’attività della sinapsi facendo
entrare più calcio nella sinapsi. Utilizzano come neurotrasmettitore la serotonina.

Neurotrasmettitori

Sono 5 i punti in cui si usano i neurotrasmettitori: a livello del muscolo scheletrico, la via
nervosa ortosimpatica e la via nervosa parasimpatica. Le vie vegetative (orto- e parasimpatica)
sono però date da 2 neuroni ed il punto di incontro tra il primo neurone ed il secondo neurone è
un ganglio (massa di corpi cellulari) → il primo neurone è detto neurone pregangliare, il
secondo è postgangliare.
I neurotrasmettitori del SNP sono 2:
● Acetilcolina (ACh): usata quasi sempre tranne nella giunzione postgangliare nel SNA
ortosimpatico. L’acetilcolina come anche la noradrenalina possiedono tanti recettori. Quelli
per l’acetilcolina sono 2:
- Recettore nicotinico: recettori ionotropici a canale (recettori nelle giunzioni
neuromuscolari). - Recettore muscarinico: stimola i recettori muscarinici dell’acetilcolina.
Sono
recettori metatropici.
● Noradrenalina (NA): presente solo in un punto, nella giunzione postgangliare del SNA
ortosimpatico. 2 recettori:
- Alpha:

1. Alpha 1 2. Alpha 2 - Beta: ​1. Beta 1

presenti nel cuore,


2. Beta 2 nel muscolo liscio bronchiale. Nel
SNC ci sono tantissimi neurotrasmettitori divisi in:
● Neurotrasmettitore classici: sono pochi
- Acetilcolina - Amine (tra cui adrenalina e
noradrenalina) - Aminoacidi eccitatori (glutammato e
aspartato) - Aminoacidi inibitori (glicina e GABA)
● Neurotrasmettitori peptidici: sono tantissimi. Molti ormoni nel SNC sono utilizzati come
neurotrasmettitori.
- Sostanza P (serve solo come neurotrasmettitore) - Vasopressina - Dopamina -
Endomorfine - Glucagone - Insulina - Angiotensina - Ecc.. Vi sono anche dei gas che
funzionano come neurotrasmettitori, come per esempio NO e CO.

Recettore GABA

Ha diversi siti di legame:


● Sito del GABA
● Sito per i barbiturici (usati come depressori nel sistema nervoso)
● Sito che lega le benzodiazepine (che sono tranquillanti)
● Sito della picrotossina (lega l’alcool/l’etanolo che ha un effetto depressivo proprio grazie ai
recettori GABA)
● Sito dello steroide, prevalentemente il progesterone.

Sistema nervoso centrale (SNC)

È formato dall’encefalo, dal cervelletto, dal tronco encefalico e dal midollo spinale. I segnali di
input, cioè il sistema afferente, trasportano:
● la sensibilità somatica
● sensibilità viscerale
● le informazioni degli organi di senso. Il sistema efferente si divide in due rami:
somatico e autonomo (detto anche vegetativo).
● Somatico controlla la muscolatura scheletrica
● Autonomo controlla le vie ortosimpatiche e parasimpatiche. Possono essere rivolti verso
organi o ghiandole, oppure verso un altro sistema, tra cui il sistema nervoso enterico che
controlla il tratto gastrointestinale. Il sistema nervoso agisce quasi sempre su base riflessa
(recettori→ SNC→ effettori). Ogni via riflessa riconosce 5 parti:
● Recettore che deve raccogliere uno stimolo
● Via nervosa afferente
● Centro di integrazione: quella parte del sistema nervoso che elabora una risposta
● Via nervosa efferente
● Effettore
Sistema sensitivo (afferente)

I recettori si dividono in 3 classi:


1. Neuroni a T (​somatosensoriale)​ : comprende quasi tutti i recettori ​(corpo cellulare nel
ganglio della radice posteriore)​. Questi neuroni hanno l’assone centrale che entra nel
corno posteriori e l’assone periferico molto lungo e variabile:
- Semplice (terminazioni libere); - Complesso con strutture accessorie di tipo
connettivale e ne migliorano la
sensibilità verso uno stimolo specifico; 2. Recettori dell’orecchio interno (​uditivi e
vestibolari​): sono cellule ciliate. Lo stimolo
viene percepito quando le ciglia vengono piegate. 3. Recettori visivi (​coni e bastoncelli)​ :
sono cellule che si modificano strutturalmente, quando vengono a contatto con un'onda
elettromagnetica, provocando lo stimolo.

Il recettore è in grado di comunicare l’intensità (data dalla frequenza) dello stimolo. Un neurone
sensitivo può essere molto ramificato e più sinapsi vengono utilizzate, più l’intensità dello
stimolo è alto. Alcuni recettori possono anche adattarsi: ciò significa che se lo stimolo è
prolungato, il recettore può ridurre la scarica fino ad azzerarla. Ci sono recettori a lento
adattamento, a rapido adattamento e altri che non si adattano mai (continuano a scaricare,
anche se lo
stimolo è prolungato; es. lo stimolo del dolore). Alcuni recettori a rapidissimo adattamento,
rispondono solo alle variazione principali dello stimolo (on-off; questi sono presenti per esempio
nei corpuscoli di Pacini).

Sensibilità tattile epicritica o discriminativa

Se abbiamo due stimoli abbiamo due possibili percezioni: se il campo recettivo è grande
percepiamo un solo stimolo, se invece il campo recettivo è piccolo (molti neuroni, ma con
ramificazioni scarse) vengono percepiti come due stimoli. Quindi ​tanto più piccoli sono i
campi ricettivi, tanto maggiore è la capacità percettiva. ​Nella cute priva di peli vi sono
tantissimi recettore
● Terminazioni libere: sono recettori del dolore e non si adattano
● Corpuscolo di Pacini: terminazione nervosa di un neurone a T avvolto da una serie di
strati concentrici di materiale connettivale e contenenti un liquido tra i vari strati. Questa
struttura accessoria serve ad esaltare lo stimolo che il corpuscolo deve percepire, che è la
vibrazione: tramite il corpuscolo di Pacini possiamo percepire se una superficie è rugosa o
liscia.
● Corpuscolo di Meissner: terminazione nervosa che deriva da un neurone a T avvolta in
una capsula contenente un liquido. Questo corpuscolo è sensibili alla pressione
(meccanocettore della cute glabra).
● Corpuscolo di Ruffini: terminazione nervosa avvolta da una struttura connettivale messa in
parallelo con la superficie cutanea. È un recettore sensibile allo stiramento della cute.
● Dischi di Merkel: sono terminazioni nervose di neuroni a T che terminano a forma di disco,
dove dentro si trova la cellula di Merkel. Quest’ultima è un recettore tattile di tipo statico, quindi
serve per riconoscere la forma degli oggetti. Inoltre sono sensibili alle variazioni
elettromagnetiche. Nella cute pelosa la sensibilità è data anche dal recettore del follicolo
pilifero.
La coscia, il dorso ed il braccio sono le aree dove la sensibilità è minore (avvertiamo 2 stimoli
se sono lontani di almeno 6 cm). Le dita e le labbra la sensibilità è massima (avvertiamo 2
stimoli se sono lontani 2 mm).
Dermatomeri: ​sono le regioni cutanee innervate da una singola radice spinale posteriore
(sensitiva) di un nervo spinale.

Vie sensitive:
1. Vie antero-laterali: ​via antica, che trasporta ​il dolore, la temperatura, il solletico, prurito e
tratto grossolano​; quindi sensibilità base. Il tratto grossolano, il solletico ed il prurito entrano
nel corno posteriore di destra e risalgono attraverso il tratto spinotalamico laterale. Il dolore
e la temperatura entrano nel corno posteriore sinistro e risalgono il midollo attraverso il tratto
spinotalamico anteriore. Entrambe le vie incrociano nel midollo spinale. ​2. Vie delle colonne
dorsali: ​più moderna e trasposta la ​sensibilità vibratoria, propriocettiva e la sensibilità
epicritica​. Il neurone a T (il 1°) entra nel midollo spinale e lo risale attraverso le colonne
dorsali (sono grandi e trasportano molte fibre nervose). Al livello del bulbo vi è il 2° neurone,
che incrocia e risale fino al talamo attraverso il tratto ​lemnisco mediale ​fino alla corteccia.
Sono entrambe costituite da 3 neuroni: 1° neurone a T, 2° neurone che risale il midollo/bulbo
fino al talamo, 3° neurone dal talamo alla corteccia. Il talamo è il punto di passaggio di tutte le
vie afferenti che vanno alla corteccia. Entrambe le vie si incrociano: i segnali che entrano a sx
arrivano alla corteccia a dx, e viceversa. Differenza importante è il punto di contatto tra il 1° ed il
2° neurone: nelle vie antero-laterali la sinapsi avviene nel punto di ingresso del 1° neurone,
mentre nelle vie delle colonne dorsali il 2° neurone si trova nel bulbo (nel nucleo gracile o nel
nucleo cuneato).

Nervo trigemino (V).

Si occupa dell’innervazione della faccia. Presenta un ganglio ​(il ganglio del trigemino)​ . Sono
neuroni a T che entrano nel tronco dell’encefalo (precisamente nel ponte) in cui vi è il
complesso trigeminale (diversi nuclei del trigemino). Da qui abbiamo il 2° neurone che incrocia
e risale fino al talamo, da dove parte il 3° neurone.

La corteccia sensitiva è situata dietro la scissura di Rolando (​corteccia postrolandica)​ . Qui i


neuroni sono sistemati in modo somatotopico, ovvero i neuroni sono ordinati (​organizzazione
somatotopica)​ in base alla zona del corpo da cui provengono gli stimoli (​vedere l’omuncolo
sensitivi​).

Traumi parziali del midollo: ​un paziente con una lesione monolaterale parziale del midollo può
avere diversi sintomi. Es. Lesione a livello T10 parziale. Questa lesione comporta la perdita di
tutta la sensibilità sul lato destro del dermatomero. La sensibilità termica e dolorifica è persa a
sinistra. La sensibilità tattile, epicritica e vibratoria viene persa dal lato destro (perché questa
sensibilità si incrocia a livello del bulbo, quindi successivamente). Al di sopra della lesione
ovviamente non si hanno deficit sensoriali.

Dolore

L’uomo dispone di due meccanismi di analgesia endogena per contrastare il dolore: la teoria del
cancello e le vie discendenti.
● Teoria del cancello: ​le vie nervose midollari (quelle percorse dal 2° neurone della via
sensitiva) sono condivise da una fibra C (quella che trasporta il dolore, nocicettore) e una
fibra Aβ (che trasporta il tatto, fibra tattile). L’attivazione delle fibre Aβ inibisce la
trasmissione del dolore attivando l’interneurone inibitorio. Il secondo neurone sensitivo della
via è condiviso, cioè riceve informazioni sia dalle vie dolorifiche ( fibre C del nocicettore) sia
dalle fibre tattili non dolorose (fibre Aβ mielinizzate): grazie ad una rete di interneuroni
presente nelle corna posteriori quando passa lo stimolo dolorifico insieme a quello tattile,
prevale quello tattile ​(si chiude quindi il cancello del dolore) i​ nibendo quello dolorifico.
Da questa teoria è nato il TENS ossia un apparecchio con elettrodi che fornisce stimoli
solo alle fibre Aβ (tattili) inibendo il dolore cronico. Se agli interneuroni arrivano stimoli
sia dalla fibra C che dalla fibra A beta essi chiudono il cancello della fibra C (NO dolore)
e lasciano aperto il cancello della fibra Aβ (Si tatto):,
● Vie discendenti: ​nel tronco encefalico abbiamo dei centri che attenuano il dolore. Mentre il
2° neurone sale dal talamo rilascia dei collaterali, fino al ​nucleo periacqueductale ​(vicino
all’acquedotto di Silvio) e al locus coeruleus. Qui sono presenti neuroni che proiettano verso
il basso (via discendente). L’informazione dolorosa dal nucleo periacqueductale va al nucleo
del rafe magno, collocato al livello del bulbo. I neuroni discendenti arrivano fino al punto di
ingresso del 1° neurone. Qui si collegano ad un interneurone inibitorio che blocca il
passaggio di dolore grazie al rilascio di endorfine (che hanno un potente effetto inibitore).
Le vie del dolore sono collegate con le vie dell’emotività, infatti l’amigdala è collegata con le
aree centrali dell’analgesia endogena. ​Scrambler terapia: ​è una terapia che dovrebbe far
cessare il dolore.

Orecchio

L’orecchio interno contiene sia gli organi dell’udito, sia gli organi vestibolari. Il suono è una
sequenza di onde e rarefazione dell’atmosfera. Queste onde trasportano la frequenza (che
stabilisce l’ampiezza del suono), la forma (che caratterizza il timbro del suono) e l’energia (che
caratterizza l’intensità del suono e quindi il suo volume). L’orecchio umano può percepire suoni
compresi tra 20 e i 20000 Hz. L’unità di misura del suono è il decibel e stabilisce la pressione
sonora dell’onda.
● ​Orecchio esterno d ​ ato dal padiglione auricolare e dal canale uditivo. Quest'ultimo è chiuso
da una membrana: il timpano (membrana molto innervata). È la membrana che segna il
confine tra l'orecchio esterno e l’orecchio medio.
● ​Orecchio medio​: cavità piccola situata nell’osso temporale del cranio. Qui vi è un canale
(la tuba di Eustachio) che collega l’orecchio medio con la rinofaringe e permette di
equilibrare la pressione tra ambiente interno ed esterno. Nell’orecchio medio è presente la
catena degli ossicini che si chiamano martello, incudine e staffa. Questa è incastrata nella
finestra ovale. Gli ossicini possono vibrare (vibrazione che deriva dalle onde sonore). Le
vibrazioni degli ossicini sono regolate dal muscolo ​stapedio ​e dal ​tensore del timpano​. Sul
fondo dell’orecchio medio si ha un altro foro: la finestra rotonda coperta da una membrana.
La catena degli ossicini è un trasformatore di impedenza (l’impedenza è la facilità con cui
una corrente alternata passa in un circuito elettrico, è quindi una forma di inerzia→ se
l’impedenza tra due sistemi non è uguale, la propagazione viene riflessa). La catene degli
ossicini mette d’accordo due sistemi: l’aria e l’acqua (che ha un'impedenza maggiore), infatti
adatta l’impedenza dell’aria con l’impedenza dell’acqua che si trova nell’orecchio interno.
● Orecchio interno: costituito da una parte uditiva (Coclea) e una vestibolare.
- Coclea: canale conico a forma di spirale. Contiene i recettori acustici.
L'interno della coclea è diviso in 3 aree da 2 membrane ripiene di liquido:
a. La scala vestibolare (subito dopo la finestra ovale) b. La scala timpanica
(subito dopo la finestra rotonda) c. La scala media dove si trovano i recettori
acustici. La staffa trasmette le vibrazioni alla scala vestibolare formando delle
onde. Queste percorrono tutta la scala vestibolare fino all’apice della Coclea e
attraverso un forellino (elicotrema) tornano indietro fino alla scala timpanica.
Questa termina in corrispondenza della finestra rotonda, che come detto
precedentemente è chiusa da una membrana elastica che smorza la vibrazione.
Nella scala media vi è una membrana connettivale che ha un’estremità libera
(quindi può vibrare): è la membrana tectoria, sotto la quale si trovano i recettori
acustici, che sono recettori di 2° classe, ovvero cellule ciliate. La membrana
tectoria tocca queste ciglia e quando vibra, le piega facendo partire il segnale
che viene raccolto dalle fibre del nervo acustico. La membrana basilare (dove
poggiano i recettori acustici) è sensibile alla frequenza del suono. È larga e
sottile alla base e stretta e spessa all’apice. Questa conformazione comporta
diverse variazioni in base alla frequenza del suono:
● Suoni ad alta frequenza deformano principalmente la base
● Suoni a media frequenza deformano principalmente la parte intermedia.

● Suoni a bassa frequenza deformano principalmente l’apice ​.


Con l’invecchiare si perde la capacità di percepire i suoni a basse frequenze.

- Vestibolo: l’orecchio interno presenta due piccole cavità (2 organi vestibolari) che
prendono il nome di Utricolo e Sacculo, in comunicazione grazie alla scala media. ​I
canali semicircolari regolano i movimenti lineari della
testa, mentre l’utricolo e il sacculo regolano i movimenti anteriore e
posteriori della testa. ​I canali terminano con delle espansioni dette ampolle. I
recettori sono situati qui e sono anch’essi cellule ciliate che inviano stimoli
quando vengono piegate: i movimenti della testa muovono il liquido situato
all’interno dei canali, piegando così le ciglia. Per favorire il piegamento delle
ciglia è stata aggiunta una cupola di materiale gelatinoso, che è molto sensibile
ai movimenti del liquido dei canali semicircolari. Questi ondeggiamenti della
cupola posso registrare anche i movimenti di accelerazione e decelerazione.
L’apparato vestibolare è in grado di registrare i movimenti nei tre piani dello
spazio. Nel sacculo del vestibolo vi sono altri recettori ciliari che sono sensibili
all'accelerazione ciliare. Gli otoconi (o otoliti) sono sali di calcio che si trovano nel
sacculo. Gli organi vestibolari formano un ramo del nervo ottico che arriva fino al
tronco dell’encefalo dove ci sono i nuclei vestibolari collegati ad una parte del
cervelletto (elementi del riflesso vestibolo oculare → movimento dell’occhio che
ruota in senso contrario alla rotazione della testa). Gli organi vestibolari sono
anche alla base di un fenomeno detto ​nistagmo:​ oscillazione involontaria e
associata ai globi oculari, più o meno rapida, in senso verticale, orizzontale e
rotatori; può verificarsi a riposo (nistagmo statico) o durante i movimenti di
rotazione dei globo oculari (nistagmo dinamico).

Muscolo scheletrico

Il muscolo è formato da cellule muscolari raccolte in fascicoli avvolti dell'endomisio, l'insieme di


fascicoli danno fasci più grandi che sono ricoperti da una membrana connettivale, il perimisio,
mentre il muscolo è coperto dall'epimisio. Queste 3 membrane all'estremità convergono nel
tendine.

Il reticolo sarcoplasmatico corrisponde al reticolo endoplasmatico delle normali cellule, esso è


delimitato dai tubuli T (trasversi) che insieme ad altri due tubuli, detti cisterne terminali del
reticolo sarcoplasmatico (appartenenti a due reticoli sarcoplasmatici contigui) disposti
lateralmente, formano il sistema delle triadi. Il sarcoplasma corrisponde al citoplasma di una
normale cellula. Le striature sono date dall'alternanza di filamenti sottili (actina) e filamenti
spessi (miosina). Dai filamenti spessi sporgono delle protuberanze “le teste di miosina”. Ogni
subunità è formata da una testa ed una coda, le code sono intrecciate ad elica con le altre code
delle molecole di miosina, e formano il corpo centrale. Il muscolo scheletrico ha oltre 200
proteine diverse, ma per la contrazione ne servono solamente 4→ miosina,actina, troponina e
tropomiosina. In più servono il calcio e l’ATP. L’unità funzionale della cellula muscolare è il
sarcomero (parte della cellula muscolare compresa fra 2 dischi Z).
● I filamenti spessi sono composti solo da miosina: presenta due cardini che si possono
piegare. Uno è alla base della testa e contiene il sito di per l’ATP. L’altro si trova a circa 2⁄3
del corpo. Quando l’ATP si lega, la miosina assume una conformazione a bassa energia
(forma piegata). Quando l’ATP ha ceduto la sua energia alla miosina, questa assume la
conformazione ad alta energia (forma lineare). Sulla testa della miosina vi è anche il sito di
legame per l’actina.
● I filamenti sottili sono composti da actina, tropomiosina e troponina.
- Il filamento di actina (actina F) è data da due componenti dell’actina G avvolte ad
elica. Ogni molecola di actina G presenta un sito di legame per la miosina: questi siti
di legame sono disposti in maniera regolare. - La tropomiosina è una proteina
filamentosa avvolta all’actina in modo tale da
coprire tutti i siti di legame per la miosina presenti. - La troponina è una proteina composta
da 3 subunità disposta in maniera regolare (​ogni 40 micron​) lungo la tropomiosina. La subunità
C permette il legame con il calcio, la subunità T è ancorata alla tropomiosina e la subunità I è la
subunità che inibisce il legame tra actina e miosina. Per iniziare la contrazione serve il calcio,
che legandosi alla subunità C della troponina, causa una deformazione conformazionale (si
piega). Questo comporta l’inattivazione della subunità I e lo spostamento della tropomiosina,
liberando così i siti di legame per la miosina. Tutto questo permette il legame tra actina e
miosina. Il legame tra actina e miosina è favorita dall’energia che l’ATP ha ceduto alla miosina,
piegando la propria testa e spostando i filamenti sottili. I filamenti spessi e sottili rimangono
sempre della stessa lunghezza durante la contrazione. La contrazione dunque non avviene per
accorciamento ma per scivolamento. Le teste di miosina di uno stesso filamento sono centinaia
e l’accorciamento avviene in momenti diversi; se avvenisse contemporaneamente
l’accorciamento sarebbe minimo. Altre proteine con funzione nota sono:
● Nebulina che mantiene rettilineo il filamento sottile e ne stabilisce la lunghezza giusta
● Titina che unisce i dischi Z con la linea M. È un sistema di sicurezza che impedisce un
eccessivo stiramento del sarcomero.
● Creatina-chinasi: trasferisce energia dall’ ATP aalla testa di miosina

Quando una nuova molecola di ATP arriva e si lega alla testa della miosina, questa si stacca,
tornando in conformazione ad alta energia. L’ATP quindi non serve solo per la contrazione, ma
anche per il rilassamento. La riserva di ATP finisce dopo la morte.

Giunzione neuro-muscolare o placca motrice.

I muscoli scheletrici sono volontari quindi si contraggono se sono innervati da un


α-motoneurone. L’α-motoneurone utilizza acetilcolina come neurotrasmettitore e la cellula
postsinaptica presenta recettori nicotinici, quindi a canale. Per far aprire un recettore nicotinico
servono 2 Ach. I recettori nicotinici sono canali di tipo ionico, non selettivo, quindi fa passare
ioni (sodio entra, potassio esce così da far aumentare la velocità di polarizzazione). Per far
contrarre il muscolo il calcio deve entrare nella membrana. Il calcio è conservato nel reticolo
sarcoplasmatico. Quando arriva il segnale dall’α-motoneurone si ha una corrente che scorre in
maniera elettrotonica (che scorre passivamente), che parte dalla giunzione neuro-muscolare
per tutto il sarcolemma. Quando arriva ad un poro presente su di esso entra in un tubulo a T,
permettendo l’ingresso della corrente elettrotonica all'interno della cellula muscolare. Siccome i
tubuli T sono uniti alle cisterne terminali, quando il potenziale elettrico scorre nei tubuli T attiva
dei recettori che aprono i canali del calcio presenti sopra la
cisterna terminale stessa. Questo recettore sensibile alla corrente è il ​recettore rianodinico per
la diidropiridina.​ Quando il calcio esce dal reticolo sarcoplasmatico incominciano a lavorare
delle pompe che lo riportano dentro. All’ interno del sarcoplasma il calcio si lega alla subunità C
della troponina. Quando il calcio viene richiamato dentro avviene il processo inverso.

Fibre muscolari

● Fibre bianche: ​contrazione rapida e sono facilmente affaticabili ed hanno diametro


maggiore. Hanno poca mioglobina e quindi hanno poco ossigeno e pochi mitocondri. In
compenso hanno molti lipidi e molto glicogeno (glicolisi anaerobia).
● Fibre rosse: ​sono fibre a contrazione lenta e sono resistenti alla fatica. Presentano molta
mioglobina, numerosi mitocondri e poco glicogeno. La composizione di un muscolo è dato dalla
genetica e può essere variato di poco con l’allenamento. I muscoli che contengono più fibre
bianche sono i muscoli estrinseci dell’occhio, invece i muscoli posturali contengono molte fibre
rosse. Quando si passa da una condizione di riposo ad esercizio o viceversa cambia la richiesta
di ossigeno del muscolo e all’inizio dell’esercizio si ha un aumento graduale del consumo di
ossigeno che andrà a creare un debito di ossigeno (​deficit​) che verrà ripagato alla fine
dell’esercizio con una discesa graduale con velocità condizionata dalle capacità fisiche della
persona. La zona dove si ripaga il debito di ossigeno è l’EPOC (excess post-exercise oxygen
consumption) divisa in una componente rapida alattacida (che rinvigorisce la fibra muscolare) e
una componente lenta lattacida (che elimina l’acido lattico). Il recupero da esercizi molto intensi
può durare anche molte ore.

Unità motorie

Unità motoria: motoneurone + cellule muscolari innervate dal motoneurone stesso.


a) Ci sono muscoli che hanno unità motorie piccole: hanno pochissime cellule muscolari e sono
i muscoli che eseguono i movimenti più fini (es. i muscoli di occhio, dita, lingua, labbra). Ogni
motoneurone innerva uno o poche cellule. b) Unità motorie grandi: ogni motoneurone innerva
moltissime cellule muscolari e sono quei muscoli che hanno attività motorie molto elevate (es.
muscoli del collo, del tronco, muscoli posturali). Il nostro sistema nervoso centrale è in grado di
reclutare solo le fibre necessarie al movimento da attuare. Per esempio se la contrazione è
molto lunga, allora il SNC riesce a sostituire le unità motorie durante la contrazione. La forza
sviluppata dal muscolo in contrazione può essere regolata in maniera molto ampia. Anche per il
muscolo abbiamo un fenomeno elettrico (molto rapido) e un fenomeno meccanico:
- il fenomeno elettrico è dato dalla depolarizzazione e dalla ripolarizzazione della
cellula - il fenomeno meccanico è dato dalla contrazione e successivo rilassamento del
muscolo.
​ opo un piccolo intervallo di latenza si
1. Quando la fibra riceve una ​scossa semplice d
ha la contrazione e successivamente il rilassamento. 2. Se ho due stimoli ravvicinati accade
che, se il secondo stimolo viene dato prima che il muscolo abbia completato il rilassamento, ho
una seconda contrazione che però parte da un livello superiore rispetto alla prima e raggiunge
un livello di tensione superiore ed una sommazione temporale. 3. Quando la fibra riceve stimoli
ripetuti, ma lontani fra loro si ottengono serie di scosse semplici che però creano comunque un
miglioramento della forza di contrazione (​fenomeno della scala​) perché le singole contrazioni
scaldano il sistema e facilitano il passaggio del calcio. 4. Quando la frequenza degli stimoli è
alta si ha una contrazione continua del muscolo, chiamata ​tetano fisiologico ​di durata
differente a seconda del muscolo colpito (successivamente appare l'affaticamento). Un tetano
completo sviluppa una forza molto superiore rispetto ad una scossa semplice. Periodo di
latenza: il sarcolemma si depolarizza e la miosina si lega all’actina.

Il muscolo scheletrico striato segue la legge del cuore (relazione tensione lunghezza): la forza
sviluppata durante la contrazione è proporzionale alla lunghezza del muscolo a riposo. La
posizione ottimale alla quale il muscolo produce più forza si ha quando i filamenti di actina
coprono perfettamente i filamenti di miosina. Se lo distendo troppo l’actina non copre
completamente le teste della miosina e la forza sviluppata diminuisce.

Motilità e sistema motorio

I sistemi motori sono i più complessi del SNC, frutto dell’evoluzione a seguito di sovrapposizioni
successive che però conservano alcuni residui dei circuiti arcaici.
● Movimenti riflessi: sono movimenti che si compiono automaticamente e a volte in modo
inconscio. Sono evocati da uno stimolo e possono comprendere sia muscolatura scheletrica
che viscerale.
● Movimenti posturali: sono aggiustamenti muscolari di origine riflessa che ci permettono di
mantenere la postura, ovvero la posizione del corpo nello spazio.
● Movimenti volontari o finalizzati o movimenti di raggiungimento: nascono dalla motivazione,
quindi nascono da impulsi interni. Le vie motorie sono organizzate in maniera gerarchica, quindi
la struttura che sta più in alto governale strutture sottostanti. In alto si ha la corteccia motoria.
Sotto si hanno le strutture sottocorticali, successivamente le strutture del tronco dell’encefalo ed
infine si ha il midollo spinale, che è la struttura dove convergono tutti i segnali provenienti dalle
strutture superiori. Il midollo spinale contiene i motoneuroni che consentono la contrazione della
muscolatura scheletrica: questi sono gli alpha-motoneuroni situati nel corno anteriore della
sostanza grigia del midollo spinale. Gli alpha-motoneuroni sono il punto di raccolta di tutti i
segnali che provengono dalle strutture gerarchicamente superiori. Questi segnali possono
arrivare in maniera diretta oppure in maniera indiretta attraverso le strutture intermedie. Le
afferenze sono i segnali che dal midollo spinale risalgono verso l’alto, permettendo una verifica.
● La corteccia motoria si occupa della strategia, quindi di pianificare il movimento e di
progettarlo.
● Le strutture intermedie sottocorticali o tronco encefaliche si occupano della tattica, ciò di
stabilire in che modo deve avvenire il movimento, quali gruppi muscolari devono essere
utilizzati e quindi contratti e quali devono essere inibiti.
● Il midollo spinale si occupa dell’esecuzione pura del movimento e il controllo della
contrazione muscolare.
● La fase della verifica è un fase continua. ogni nostro movimento viene controllato durante
l’esecuzione stessa del movimento e viene modificato nel caso in cui il movimento realmente
eseguito non coincida con il movimento progettato. ​Nucleo rosso: ​nucleo grande del tronco
encefalico che è utile in caso di lesione della corteccia, infatti può mantenere una certa funzione
motoria. I circuiti motori principali partono dal nucleo rosso e passano attraverso una serie di
nuclei tronco encefalico: formazione reticolare pontina, bulbare, nucleo vestibolare, mediale,
laterale. La formazione reticolare bombarda in continuazione la corteccia di segnali elettrici, per
mantenerla sveglia (stop segnali → sonno). L’organizzazione può essere sia in parallelo che in
serie:
● Organizzazione in parallelo: le vie motorie che connettono i centri intermedi al midollo spinale
sono organizzate in parallelo e successivamento convergono con i neuroni motori delle corna
anteriori del midollo spinale. Una caratteristica del SNC esaltata dal sistema nervoso motorio è
la ​ridondanza: v​ i è un gran numero di vie discendenti implicate nel controllo di diversi
motoneuroni spinali. Ciò è dovuto al fatto che il livello di eccitabilità dei motoneuroni dipende
dalla somma di tutti i segnali che pervengono dalle differenti vie discendenti, nessuna delle quali
è però critica per la loro attivazione La ridondanza è un meccanismo di garanzia per mantenere
l’attività motoria anche dopo lesioni importanti.

Insieme alle vie discendenti (che sono complesse alcune dirette,altre indirette, alcune in
parallelo altre in serie) esiste un enorme sisteme di vie ascendenti (e quidni afferenti) che
connettono le strutture motorie dal midollo spinale in sù e che partecipano al controllo del
movimento eseguito. I propriocettori sono molto importanti per la motilità perché informano il
sistema nervoso motorio di ciò che il corpo sta facendo (sensibilità propriocettiva).

In alto nell’immagine troviamo la corteccia ed il nucleo rosso (la corteccia di riserva),


successivamente le strutture inferiori che convergono sugli alpha-motoneuroni del midollo
spinale, che sono infatti il punto di arrivo di tutti i circuiti motori. Gli alpha-motoneuroni sono
organizzati in maniera ordinata per gruppi muscolari con distribuzione:
● Medio-laterale: i motoneuroni posti mediamente controllano i muscoli del tronco e dei
segmenti prossimali degli arti (braccio e coscia), mentre quella laterale occupa i segmenti
distali degli arti
● Dorso-ventrale: i motoneuroni posti dorsalmente controllano i muscoli flessori e quelli ventrali
controllano i muscoli estensori. Nucleo intermedio laterale: contiene i neuroni pregangliari.

Preparati e rigidità

I preparati sperimentali sono utilizzati per lo studio delle funzioni motorie e prevedevano il taglio
completo di tutte le connessioni nervose tra le varie parti che contengono i centri di controllo
motorio. Sono il preparato decerebrato (o cervello isolato), il preparato spinale (o
encefalo isolato), il preparato decorticato ed un altro. Il ricercatore dopo aver tagliato andava ad
osservare il comportamento del sistema motorio e la comparsa di rigidità o flaccidità della
muscolatura.
● Nel preparato decerebrato veniva sezionato il tronco dell’encefalo subito davanti ai
tubercoli quadrigemini. Nel preparato decerebrato si è osservata una differenza in base a 2
tipi di taglio, in cui il 1° in rosso permette la deambulazione spontanea dell’animale, mentre il
2° in blu avviava la regione locomotoria mesencefalica. Negli animali a quattro zampe vi
sono 2 centri spinali che permettono il movimento alternato, ritmico ed automatico degli arti:
1) nel midollo cervicale che controlla gli arti anteriori; 2) nel midollo lombare che controlla gli
arti posteriori. Nell’uomo questa ricerca è più difficile, ma dovrebbe avere anch’esso 2 centri
spinali a memoria della storia evolutiva.
● Un altro preparato non indicato con il taglio tra i 4 tubercoli quadrigemini (quindi tra i due
superiori ed i due inferiori)
● Nel preparato spinale il taglio viene fatto tra il tronco dell’encefalo ed il midollo spinale
● Preparato decorticato: veniva sezionata selettivamente la corteccia motoria.

I preparati sperimentali sono serviti per spiegare il comportamento di pazienti che hanno subito
lesioni al SNC. una lesione delle vie motorie può provocare paralisi flaccida oppure può
provocare rigidità. Esistono due tipi di rigidità.
● Una lesione nella parte inferiore del mesencefalo o nella parte superiore del ponte
determinano ​rigidità da decerebrazione​: si manifesta con contrazione spastica delle
muscolature estensorie sia degli arti superiori che degli arti inferiori. I piedi sono rivolti verso
l’interno, le estremità superiori sono estese, le dita flesse e le braccia prone.
● Una lesione più alta a livello del mesencefalo è definita ​rigidità decorticata​. gli arti
inferiori sono estesi con i piedi rivolti verso l'interno, gli arti superiori sono flessi e i polsi
piegati.

Circuito gamma:

Spiega il perché si hanno diversi tipi di rigidità in base al tipo di lesione. Linea A: sezione
trasversale completa intercollicolare (tra i tubercoli quadrigemini). Questa sezione permette alle
vie che partono dal tronco dell’encefalo di funzionare indipendentemente dalle afferenze
provenienti dalle strutture cerebrali gerarchicamente superiori. Questo è il preparato
decerebrato intercollicolare. ​Questa lesione interrompe tutte le fibre che dalla corteccia
proiettano verso il tronco dell’encefalo e taglia anche il nucleo rosso. Mentre le vie reticolari
eccitatorie ed inibitorie soprattutto dirette ai muscoli posturali ed estensori rimangono intatte. Un
effetto stimolante delle vie ascendenti sensoriali sulle via reticolare eccitatoria porta ad una
iperattività dei muscoli estensori di tutte e 4 le estremità. ​Questo è il motivo della rigidità da
decerebrazione. I​ n patologia ciò avviene per un aumento della massa che provoca un ernia
corticale e una compressione delle vie sottocorticali. Linea B: la sezione eseguita a livello delle
radici posteriori provoca un eliminazione immediata della rigidità dei muscoli estensori. ​Questo
suggerisce che la rigidità da decerebrazione sia una spasticità dovuta da una
facilitazione del riflesso miotatico, da
una iperattività dei fusi e dei motoneuroni gamma. I​ motoneuroni gamma sono iperattivi
perché il taglio non permette la loro inibizione. Questo tipo di rigidità non ha come responsabili
solo i neuroni gamma, ma la rigidità da decerebrazione può essere conseguenza di un
attivazione diretta di un alpha-motoneurone. Questo tipo di rigidità si può avere anche
attraverso una sezione a livello del cervelletto (linea c); se si tagliano anche le connessione tra
la corteccia cerebellare e i nuclei profondi del cervelletto (in particolare il nucleo del fastigio), si
ha ​rigidità da cerebellazione, c​ on mancanza dell’attività inibitoria del cervelletto. La differenza
tra la rigidità da sezione intercollicolare (linea A) e la rigidità da sezione cerebellare (linea c), sta
nel fatto che quest’ultima non viene modificata dal taglio delle radici posteriori.

Se si provoca una lesione selettiva della corteccia motoria (linea d), si ha ​rigidità da
decorticazione.​ In questo tipo di lesione il nucleo rosso non viene incluso. La flessione degli
arti superiori può essere spiegata dall’eccitazione, provocata dal nucleo rosso, dei muscoli
flessori degli arti superiori. L’iperestensione degli arti inferiori è causata dalle stesse lesioni che
avvengono a seguito di una sezione intercollicolare (quindi linea A). La rigiditè da
decorticazione può avvenire a seguito di emorragie, molte delle quali avvengono a livello della
capsula interna.

Capsula interna: sede di frequenti lesioni vascolari. Probabilmente, a causa dell’anatomia dei
vasi arteriosi cerebrali, le arterie della capsula interna sono portate a rottura o ostruzione.

Shock Spinale

Quando viene lesionato il midollo spinale, in tutto o in parte, avviene lo shock spinale. Si hanno
2 tipi di alterazioni: definitive o reversibili, la cui durata dipende dal grado di evoluzione
dell’organismo (l’uomo ha uno shock spinale più prolungato).
● Alterazioni definitive:
○ La paralisi che è l’incapacità di compiere movimenti volontari di tutti i muscoli al di
sotto della lesione.
○ Perdita di azioni automatiche o riflesse i cui centri sono sopra al taglio. I riflessi più
semplici hanno il centro di integrazione nel midollo spinale,quindi se il circuito deve
attraversare la zone di lesione per andare in strutture superiore, allora il riflesso
viene perso.
○ Anestesia cutanea e viscerale delle zone innervate da segmenti sotto il taglio.
● Alterazioni reversibili:sono caratterizzate da una fase iniziale e da una fase regressiva,
dove alcune funzioni ricompaiono, anche se alcune volte non completamente.
○ Nella fase iniziale si riconosce atonia (ovvero perdita del tono muscolare) con
paralisi flaccida e ariflessia somatica e viscerale (anche nei riflessi i cui centri di
integrazione si trovano al di sotto della lesione midollare). Questa fase iniziale
(conosciuta come shock spinale) dipende dalla perdita improvvisa del controllo
sovraspinale; quindi gli alpha-motoneuroni sono in parte in grado di
agire in modo autonomo, ma necessitano di un controllo superiore, che qui
manca, cosa che non permette il loro funzionamento.
○ Dopo un periodo di tempo (che nell’uomo dura diverse settimane) inizia la fase regressiva con
la ricomparsa del tono muscolare. Purtroppo questo tono aumenta eccessivamente e porta allo
sviluppo di spasticità (quindi muscolo rigido, dure e gli arti flessi). I movimenti riflessi i cui centri
di integrazione si trovano al di sotto della lesione ricompaiono,come tutti gli automatismi spinali.
tuttavia mancando il controllo sovraspinale, i riflessi non danno una singola risposta, ma una
catena di risposte riflesse (​la risposta cronica​). M
​ ovimenti riflessi

Riflesso→ r​ isposte automatiche, stereotipate, rapide ed involontarie che fanno seguito a stimoli
sensoriali. La maggior parte dei movimenti riflessi sono prodotti nel midollo spinale perché
considerate semplici dal SNC, ma alcuni riflessi importanti presentano il centro di integrazione
nel tronco dell’encefalo. Per ottenerne un riflesso serve: un recettore, una via afferente sensitiva
(che entra nel midollo spinale attraverso le radici posteriori; è un neurone a T che ha il corpo nel
ganglio della radice posteriore), un centro di integrazione del riflessi (in particolare le corna
anteriori), una via efferente, un effettore (muscoli o ghiandole). Vi sono dei riflessi che sono
innati, ma che scompaiono dopo qualche settimana perché finiscono sotto il controllo delle
strutture superiori che li sopprimono. Ci sono riflessi semplici con solo due neuroni che sono
detti riflessi monosinaptici (un neurone afferente ed uno efferente). Oppure riflessi complessi
che richiedono l’intervento di centri superiori come la corteccia. I riflessi più complessi sono
quelli condizionati, studiati da Pavlov. Il sistema nervoso (ed in particolare il motorio) ha una
serie di circuiti standard, che permettono di elaborare i segnali. I sistemi hanno la funzione di
amplificare un segnale (divergenza) oppure il contrario facendo convergere molti segnali su una
via finale comune (un esempio è l’alpha-motoneurone punto di incontro delle vie superiori). Altri
circuiti servono per invertire il segnale: per fare ciò servono gli interneuroni inibitori che sono
molto presenti nel midollo spinale. Poi vi sono i circuiti di riverberazione che fermano/limitano il
flusso di informazione o al contrario possono prolungare l’attività di una via nervosa. Altro
circuito importante è ​l’inibizione reciproca o l’innervazione reciproca ​perché permette
l’inibizione per esempio degli estensori se devo flettere il braccio ed in più quando si attiva un
muscolo flessore o estensore devono essere eccitati tutti i muscoli agonisti. I riflessi spinali sono
adattabili. L’adattabilità dei riflessi si basa su diversi principi ed è frutto della modulazione
proveniente dai centri superiori.

I recettori dei riflessi spinali di tipo muscolare sono i propriocettori. Essi servono per informare il
sistema nervoso centrale sulla posizione dei nostri segmenti corporei nello spazio.
Comprendono i fusi neuromuscolari, gli organi tendinei del Golgi e i recettori articolari. ​Fusi
neuromuscolari I​ fusi neuromuscolari è il recettore più complesso perché richiede numerose
innervazioni; ciò permette però di registrare molti tipi di stimolo. Sono recettori sensibili allo
stiramento e per
questo sono disposti in parallelo rispetto alle fibre muscolari scheletriche. Ha forma affusolata e
presentano una guaina fibrosa che presenta diverse fibre intrafusali. Queste fibre intrafusali
sono caratterizzate da una porzione centrale non striata e da estremità striate (la striatura è la
stessa delle fibre extrafusali) che sono in grado di contrarsi. Le fibre intrafusali sono di due tipi:
● fibra a sacco nucleare (spesse): le loro cellule contengono molti nuclei (sincizio cellulare)
che sono raggruppati al centro a formare il sacco o borsa nucleare.
● fibra a catena nucleare (sottili): hanno molti nuclei messi in fila lungo la fibra intrafusale. In
entrambi i casi la parte recettoriale è quella centrale (ovvero quella che non si contrae). Le fibre
intrafusali presentano sia innervazione sensitiva che motoria. Ci sono due tipi di innervazione
sensitiva:
● una in cui l’assone periferico del neurone a T avvolge a spirale la parte centrale delle fibre
intrafusali; sono dette ​terminazioni primarie ​o ​anuro-spirali​. Queste appartengono alle
fibre nervose di tipo Ia.
● Le ​terminazioni secondarie, a fiorame​, sono confinate prevalentemente nelle fibre a sacco
e nelle fibre a catena nucleare e rappresentano le terminazioni ramificate delle fibre afferenti
mieliniche del II gruppo. La prima classificazione delle fibre afferenti (prima delle classificazione
A, B, C) comprendeva 4 gruppi:
- gruppo I: fibre delle terminazioni anuro-spinali, con assoni A-alpha (V=120 m/s, molto
veloci) - gruppo II: fibre con terminazioni a
fiorame - gruppo III - gruppo IV

Questi due tipi di afferenze servono per trasportare 2 tipi diverse di sensibilità:
● Le terminazioni primarie (o anuro-spinali) sono sensibili sia a stiramenti tonici/statici
(ovvero prolungato nel tempo) che fasici/dinamici (di breve durata).
● Le terminazioni secondarie (o a fiorame) sono sensibili solo agli stiramenti tonici.
Come già detto i fusi neuromuscolari hanno una innervazione motoria propria (caso unico di
recettori sia sensitivi che motori). Sono i ​gamma-motoneuroni c​ he sono più piccoli degli
alpha-motoneuroni e più lenti, che appartengono alla classificazione delle Agamma. I
gamma-motoneuroni innervano le estremità striate del fuso. Quando un muscolo viene stirato,
esso viene rilevato dalle fibre intrafusali che scaricano impulsi ed attivano il riflesso spinale che
determina la la contrazione del muscolo stimolato. quando il muscolo si accorcia, il fuso
neuromuscolare perde la sua tensione e si affloscia. Se il fuso neuromuscolare rimanesse così,
un successivo allungamento del muscolo, non verrebbe registrato dal muscolo ed è per questo
motivo che intervengono i gamma-motoneuroni. Essi facendo contrarre le estremità dei muscoli,
riportano i fusi in tensione, anche con il muscolo accorciato. Quindi un successivo allungamento
del muscolo,può essere registrato dal fuso neuromuscolare. ​Il gamma motoneurone serve ad
adattare la lunghezza del fuso alla lunghezza del muscolo ed a mantenere il fuso sempre
in tensione, c​ osì da poter registrare ogni movimento. Uno stiramento del muscolo lo stimolo
viene registrato dalle terminazioni primarie e secondarie che vanno al midollo spinale passando
dalle radici posteriori. Entrano nelle corna posteriori, vanno nelle corna anteriori dove incontrano
i motoneuroni alpha e gamma. Stimolano prevalentemente i motoneuroni alpha, permettendo
così l’accorciamento del muscolo, ma stimolano anche contemporaneamente i
gamma-motoneuroni che fanno accorciare di pari passo i fusi neuromuscolari.

La risposta statica da stiramento lento è una risposta prolungata e proporzionale delle


terminazioni nervose primarie e secondarie, mentre la risposta dinamica da stiramento rapido è
una risposta breve (avviene durante lo stiramento) delle sole terminazioni primarie.

Organi tendinei del Golgi: g ​ li organi tendinei del Golgi sono fibre nervose miste a fibre
collagene intrecciate nel tendine sensibile alla tensione muscolare e hanno un ruolo nella
distribuzione omogenea della forza contrattile delle diverse fibre del muscolo, contribuiscono al
riflesso miotatico inverso che protegge il tendine e l’osso da contrazioni elevate (inibisce il
muscolo stimolato e i suoi agonisti con contrazione dei muscoli antagonisti). Insieme ai fusi
neuromuscolari informano i centri superiori delle variazioni istantanee di tensione e lunghezza
che si verificano nei muscoli. I ​recettori articolari ​permettono di identificare il movimento dei
legamenti.

Riflessi semplici

● Riflesso miotatico
● Riflesso miotatico inverso
● Riflesso flessorio
● Riflesso estensorio crociato
● Riflesso di Babinski

Riflesso da stiramento o miotatico

Il riflesso più semplice è quello da stiramento: presenta una solo sinapsi (monosinaptico). Lo
stiramento si ottiene allungando un muscolo in maniera breve, ma rapida. Il riflesso è pilotato
dai fusi neuoromuscolare.
Colpendo il tendine rotuleo con il martelletto, vengono stimolati le fibre intrafusali del muscolo
quadricipite femorale. L'interneurone inibitorio grazie a innervazione post-sinaptica inverte il
segno, il fuso muscolare diventa eccitatorio. Questo tipo di riflesso può essere di diversi tipi:
riflesso bicipitale, tricipitale, rotuleo, achilleo, supinatore, pronatore-ulnare ecc..

Riflesso miotatico inverso

Riflesso protettivo che utilizza i recettori tendinei del Golgi (recettori semplici). Le fibre sensitive
sono terminazioni nervose libere che appartengono alla categoria Ib intrecciate con le fibre
collagene che formano il tendine. Quando questo si tende, le fibre collagene schiacciano le fibre
nervose, stimolandole. I recettori del Golgi sono poco sensibili, per questo è un riflesso
protettivo, perché protegge il muscolo da un eccessivo stiramento. Il muscolo ha
potenzialmente la forza per rompere lo scheletro o per staccare il tendine dalla sua inserzione o
per strappare il tessuto muscolare. Questo avviene, ad esempio, nei soggetti che hanno
‘pompato’ troppo la massa muscolare perché la massa muscolare aumenta, ma il tendine non
aumenta e non regge più il muscolo. Il riflesso miotatico inverso è semplice, ma non
monosinaptico. Abbiamo come tutte le vie ascendenti il recettore e la via sensitiva. Il centro di
integrazione è nel midollo spinale, punto in cui il neurone a T incontra un interneurone inibitorio
che inverte il segno, quindi trasforma un’eccitazione in un’inibizione. Gli interneuroni inibitori
inibiscono gli alpha-motoneuroni diretti ai muscoli degli organi tendinei stimolati ed inibisce la
contrazione. Poi vi sono azioni collaterali: l’attivazione degli organi tendeini del Golgi inibisce la
contrazione dei muscoli agonisti ed eccitano contemporaneamente i muscoli antagonisti.

Riflesso flessorio (o di evitamento) associato al riflesso estensorio crociato

Il circuito è complesso e si parla infatti di riflessi polisinaptici, che richiedono sia neuroni
eccitatori che inibitori. il riflesso parte da un nocicettore (recettore del dolore), quindi non da un
propriocettore. Lo stimolo dolorifico attiva il nocicettore, la cui via afferente arriva fino alla
corteccia sensitiva, per poter comunicare la sensazione di dolore al SNC, ma mentre transitano
nel midollo, attivano il riflesso flessorio (o di evitamento). Si verifica così una flessione dell’arto
stimolato, attivando e contraendo i muscoli flessori e contemporaneamente inibendo i muscoli
estensori. Questo riflesso non interessa solo la parte ipsilaterale (ovvero la parte stimolata), ma
ha anche una componente controlaterale. Questo comporta l’estensione dei muscoli e
l’inibizione dei muscoli flessori dell’arto non stimolato.

Riflesso di Babinski

È un riflesso cutaneo plantare che si evoca strisciando una punta lungo il margine laterale della
pianta del piede. In un soggetto adulto sano le dita si contraggono (flessione plantare del
piede), mentre in presenza di una lesione a carico delle vie piramidali compare il riflesso di
Babinski, ovvero la flessione dorsale del piede. Questo riflesso è presente in maniera fisiologica
nei neonati. Il neonato (fino a quasi 1 anno di vita) non è ancora piramidalizzato,
ma è extrapiramidale poiché il suo sistema motorio è regolato dalle vie extrapiramidali e quindi il
suo riflesso plantare cutaneo è normalmente in estensione dorsale.

I fusi neuromuscolari non intervengono solo quando c’è un allungamento, ma lavorano in


continuazione ed esercitano un’azione di smorzamento impedendo oscillazioni e scosse,
rendendo sequenziali e fluidi i movimenti. Inoltre stabilizzano la posizione del corpo durante
intense contrazioni muscolari. Gli organi del Golgi contribuiscono al controllo della tensione
muscolare e hanno un ruolo nella distribuzione omogenea della forza di contrazione tra le
diverse fibre di un muscolo. Fusi neuromuscolari e organi tendinei del Golgi informano i centri
superiori delle variazioni istantanee di lunghezza e tensione che si verificano nei muscoli.

Riflessi di postura e locomozione


I riflessi di postura e locomozione sono quelli che permettono di mantenere una precisa
posizione nello spazio.
● Riflesso di raddrizzamento: tipico dei gatti in caduta con zampe rivolte in alto.
● Reazione positiva di sostegno: sono riflessi innati e congeniti visibili nel neonato.
Scompaiono con lo sviluppo e poi ricompaiono inseriti in riflessi più complessi che si
imparano nei primi anni di vita e soprattutto nelle persone anziane o con malattie
neurodegenerative. Una pressione sulla pianta del piede evoca l’estensione dell’arto in
opposizione alla pressione. Attivazione di un circuito di interneuroni simile a quelli del
riflesso flessorio e estensorio crociato;
● Reazione del magnete: il piede del bambino segue la fonte dello stimolo.
● Movimenti del passo e della deambulazione: attività oscillante tra i muscoli flessori ed
estensori, che sembra dipendere da circuiti di inibizione reciproca interni al midollo spinale;
● Riflesso tonico asimmetrico del collo: collo ruotato su un lato e arti corrispondenti estesi
con flessioni degli arti del lato opposto;
● Riflesso di Moro: abduzione ed estensione delle braccia evocate da una caduta all’indietro
(se assente o incompleto si può optare a diagnosi di lesioni motorie);
● Riflessi spinali: provocano lo spasmo di un muscolo in seguito a fratture ossee, peritonite
e crampi muscolari;
● Riflesso del galoppo in alcuni animali;
● Reazione di piazzamento: a seconda delle informazioni cutanee, se si urta un ostacolo
durante un trasferimento si ha una flessione e dopo il superamento dell’oggetto, se si
appoggia sull’oggetto, si ha un rinforzo dell’attività estensoria.

I riflessi posturali provocano due tipi di tono:


● il tono muscolare cioè quello stato di lieve contrazione che mantengono i muscoli a riposo
(spasticità) e dipende dal SNC e dal SNP. è un tipico riflesso miotatico.
● Il tono posturale ossia la condizione di contrazione di alcuni muscoli scheletrici che
permettono il mantenimento della stazione eretta o di altre posizioni corporee. Anch’esso è
un fenomeno di riflesso miotatico.

Vie discendenti dal tronco encefalico

Le vie discendenti sono fasci di fibre motorie proveniente dalla corteccia. Ci sono molte vie
discendenti che sono frutto dell’evoluzione e quindi di sovrapposizioni di strutture.
Le vie discendenti dal tronco dell’encefalo si dividono in vie mediali e vie laterali, che passano in
fasci completamente distinti e separati della sostanza grigia del midollo.
● Vie mediali:
○ via vestibolo-spinale laterale
○ via vestibolo-spinale mediale
○ via reticolo-spinale mediale
○ via tetto spinale (Le vie nervose si chiamano in base al loro punto di partenza e di
arrivo come si può vedere). Le vie mediali controllano la muscolatura del tronco e dei
muscoli prossimali, perché sono vie che arrivano a livello del corno anteriore del midollo
spinale, ma alla sola porzione mediale, che contine gli alpha-motoneuroni destinati ai
muscoli del tronco e i muscoli prossimali degli arti (braccio e coscia). Quindi dei muscoli
che prevalentemente si occupano della postura e non compiono movimenti
particolarmente fini o complessi. ​Via vestibolo-spinale: ​è una via molto importante che
deriva dai nuclei vestibolari, ovvero quei nuclei encefalici che ricevono le informazioni
dagli organi vestibolari (canali semicircolari, sacculo e utricolo) situati nell’orecchio
interno. Queste due vie (via vestibolo-spinale laterale e mediale) si occupano ad
esempio di risposte motorie posturali (le vie laterali) oppure della coordinazione dei
movimenti di testa-collo-occhi (le vie mediali).
● Vie laterali:
○ via del nucleo rosso
○ via reticolo-spinale laterale Queste vie decorrono nella parte laterale della sostanza
bianca del midollo e arrivano alle porzioni laterali delle corna anteriori della sostanza
grigia. In questa zona della sostanza grigia sono contenuti gli alpha-motoneuroni
destinati ai muscoli distali degli arti, quei muscoli che compiono movimenti fini, di
precisione e complessi.
Il nucleo rosso è molto importante ed è la parte più evoluta dei nuclei del tronco encefalico. Il
nucleo rosso è una specie di sostituto della corteccia motoria, sopperendo parzialmente ad
essa in caso di lesioni. ​Vie discendenti dalla corteccia cerebrale

● Via cortico-spinale o piramidale


● Via cortico-sottocorticale

Vie piramidali

Via importante con 1 milione di fibre nervose per lato. La via cortico-spinale parte dalla corteccia
motoria che si trova davanti alla scissura di Rolando nell’emisfero frontale e scende nel tronco
dell’encefalo. In alcuni casi invia dei collaterali verso i nuclei tronco encefalici e poi continua fino
al midollo spinale a livello delle corna anteriori dove trova gli alpha-motoneuroni. Questa via è
affiancata dalla ​via cortico-sottocorticale (​ con sottocorticale si intendono quelle strutture che
si trovano immerse nella sostanza bianca che si trova subito al di sotto della corteccia). La via
piramidale è una via che incrocia quasi totalmente a livello del tronco, poco prima di iniziare a
percorrere il midollo spinale. Il punto di incrocio delle vie piramidali si chiama ​decussazione
delle vie piramidali. ​Le vie piramidali non si incrociano completamente: un 10% delle fibre
piramidali rimane ipsilaterale e decorre in 2 rami diversi un ramo cortico-spinale anteriore ed un
ramo cortico-spinale laterale. I fasci delle vie piramidali originano dalle cellule giganti di Betz
(dette anche motoneurone superiore) del V strato della corteccia motoria.

Via cortico-sottocorticale

è una via parallela e più piccola della via piramidale. Serve a coordinare l’attività delle strutture
sottocorticali, in modo da evitare che comandi di segno opposto possano avvenire
contemporaneamente (quindi permette un meccanismo di sicurezza e protezione).
Il movimento volontario
Il movimento volontario, quindi un movimento finalizzato che non deriva da uno stimolo esterno,
si compone di 3 fasi:
1. motivazione 2. ideazione e programmazione 3. esecuzione ​Motivazione: s​ caturisce da aree
extramotorie distribuite sulla corteccia cerebrale (sensitive, tattili, dolorifiche ecc) oppure dalla
memoria e dal sistema limbico. La motivazione può provenire da diversi punti del sistema
nervoso centrale. ​Ideazione e programmazione: a ​ vviene in aree motorie accessorie che si
trovano affiancata all’area 4 di Brodmann (corteccia motoria). Queste aree motorie accessorie
sono l’area premotoria e l’area motoria supplementare, che si occupano dell’ideazione e della
programmazione e quindi stabiliscono l'obiettivo da raggiungere e decidono quali muscoli e
quali segmenti corporei dobbiamo mettere in movimento per ottenere l’azione programmata.
Esecuzione: c​ ompito lasciato agli alpha-motoneuroni spinali, che però non sono liberi di agire
in totale autonomia, ma sono controllati in ogni istante tramite meccanismi di feedback, in cui il
cervelletto svolge un ruolo importante.

La corteccia motoria primaria

è situata al davanti della scissura di Rolando nel lobo frontale. La corteccia motoria è divisa in
strati come tutta la corteccia cerebrale e nel V strato troviamo le cellule piramidali o cellule
giganti di Betz. La corteccia motoria ha una distribuzione dei neuroni di tipo somatotopico, come
quella della corteccia sensitiva, per cui i neuroni sono distribuiti in maniera regolare, sulla base
delle aree motorie che controllano e la quantità di neuroni presenti è proporzionale al numero di
alpha-motoneuroni presenti nel midollo spinale. Quindi è proporzionato alla complessità e
finezza dei movimenti che le diverse aree del corpo possono fare (è per questo che le dita
hanno un gran numero di neuroni e sono disegnate molto grandi nell'homunculus)

I gangli (o nuclei) della base

I nuclei della base sono un gruppo di nuclei sottocorticali con una funzione importante,
nell’aiutare la corteccia motoria nel programmare ed eseguire i movimenti. I nuclei della base
sono collocati nel profondo della sostanza bianca degli emisferi cerebrali.
● Corpo striato: ​nucleo situato in prossimità del talamo. è composto da 3 parti:
○ Putamen
○ Globo pallido esterno
○ Globo pallido interno
● Sostanza nera
● Nucleo subtalamico
● Nucleo caudato
● Alcune parti del talamo, come il nucleo ventro-anteriore, il nucleo ventro-laterale ed
il centro mediano del talamo.

Modalità operativa dei gangli della base:


i gangli della base formano 2 complessi circuiti con azioni opposte, una eccitatoria ed una
inibitoria. Un segnale motoria parte dalla corteccia, entra nel circuito dei gangli della base e
attraverso il talamo torna alla corteccia, nell’area motoria accessoria. Quindi i segnali nervosi
(nonostante la complessità del circuito) non escono dall’encefalo, infatti partono dalla corteccia,
girano nei nuclei della base ed tornano alla corteccia, da dove poi percorrerano le vie piramidali,
per poi andare fino al midollo spinale. ​Quindi a cosa servono i nuclei della base? Servono
per controllare l’esecuzione dei movimenti e renderli fini. L ​ e lesioni a livello dei gangli della
base provano 3 diverse alterazioni motorie: i disturbi ipercinetici, i disturbi ipocinetici e la
sindrome di Tourette.
● I disturbi ipocinetici rallentano l’esecuzione dei movimenti. Il più famoso di questi disturbi è
il morbo di Parkinson, caratterizzato da una lentezza dei movimenti, da una difficoltà da
parte dei pazienti di iniziare il movimento. Il parkinson all’inizio viene controllata all’inizio
fornendo il levodopa, il precursore della dopamina (neurotrasmettitore utilizzato dalla
sostanza nera), che tuttavia perde sensibilità ed efficacia progressivamente, fino ad essere
quasi totalmente inefficace.
● I disturbi ipercinetici. Il disturbo più famoso è la corea di Huntington, caratterizzata da
movimenti continui, lenti, sinuosi e inarrestabili. Un altro esempio è il ballismo, malattia in cui
il paziente lancia in avanti gli arti superiori ed inferiori (se il disturbo interessa solo 1 dei due
lati si parla di emiballismo)
● La sindrome di Tourette è caratterizzata di alterazioni piuttosto curiose, in parte motorie ed in
parte no. Si verificano movimenti involontari degli arti inferiori, il tutto associato da inspirazioni
profonde ed improvvise e da turpiloquio (linguaggio volgare) I gangli della base sono posti in
sistema ravvicinata al sistema limbico (sistema cognitivo delle emozioni e della memoria).
Questo spiega perché tutti i disturbi a livello dei nuclei della base inizino a livello motorio e poi
sfociano nella demenza in maniera progressiva ed incontrollabile.

Il cervelletto

Il cervelletto contiene più della metà dei neuroni del SNC, ma non è indispensabile per la vita. è
formato da solo 5 tipi di neuroni, che formano un circuito di base, che viene ripetuto sempre. Il
cervelletto è il frutto dell’evoluzione. Presenta delle pieghe fitte sulla sua corteccia. Il cervelletto
è suddiviso in 3 parti:
● Vestibolocerebello (quella più antica)
● Spinocerebello
● Cerebrocerebello Questi nomi derivano dai segnali che arrivano e dalle fibre che
inviano a diverse parti del SNC (dopo vengono spiegati). Il cervelletto presenta un rilievo
centrale, chiamato verme cerebellare. è collegato con il tronco dell’encefalo attraverso i 3
peduncoli cerebellari, che fanno passare enormi quantità di assoni e di fibre nervose.

La ​corteccia cerebellare ​presenta 3 strati:


1. Strato molecolare 2. Strato cellulare del Purkinje, dove tutte le
cellule sono allineate
3. Strato dei granuli Le cellule del Purkinje hanno un albero dendritico fittissimo che viene
posto in un unico piano. Il cervelletto presenta 2 tipi di suddivisione, una anatomica e una
funzionale.
● Suddivisione anatomica: presenta un lobo anteriore, un lobo posteriore ed un lobo
flocculonodulare, se la sezione è orizzontale. Mentre se la sezione è trasversale si divide il
verme, formando i 2 emisferi. Ogni emisfero può essere diviso in una parte mediale e in una
parte laterale.
● Suddivisione filogenetica e funzionale.
a. ​Archicerebello (vestibolocerebello): ​parte più arcaica e poco evoluta.
Anatomicamente corrisponde al lobo flocculonodulare. è quella parte del cervelletto
che riceve ed invia segnali ai nuclei vestibolari del tronco dell’encefalo, ovvero quei
nuclei che ricevono informazioni dai canali semicircolari di sacculo ed utricolo. b.
Paleocerebello (spinocerebello): ​riceve ed invia segnali al midollo spinale. Riceve
le afferenze propriocettive dal midollo spinale e dal nervo trigemino, ma anche dalla
corteccia somato-sensitiva e dalla corteccia motoria. Riceve anche le afferenze
visive ed uditive. Quindi le afferenze arrivano sia da strutture superiori che da
strutture inferiori. Invece le efferenze sono tutte rivolte al midollo spinale,
principalmente agli alpha-motoneuroni sia dei muscoli prossimali che distali. ​c.
Neocerebello (cerebrocerebello): ​mantiene rapporti sia come afferenze che
efferenze solo con la corteccia cerebrale. Riceve informazioni dalla corteccia
somato-sensitiva e motoria, che invia i segnali al nuclei pontini per poi essere ripetuti
al cervelletto. Mentre le efferenze sono dirette al talamo per arrivare alla corteccia
premotoria e motoria.

La corteccia cerebellare non invia nessuna via nervosa al di fuori del cervelletto, infatti
tutti i neuroni si fermano a livello dei nuclei profondi. Questi sono nuclei immersi nella
sostanza bianca sottocorticale del cervelletto.

Nuclei profondi

● Nucleo dentato
● Nucleo del fastigio
● Nucleo globoso
● Nucleo emboliforme Il nucleo globoso e il nucleo emboliforme formano insieme il
nucleo interposito, perché collocati tra il nucleo dentato che è laterale ed il nucleo fastigio che è
mediale. Questi nuclei hanno precise connessioni anatomiche, infatti i neuroni cerebellari che
appartengono al verme proiettano fibre al nucleo del fastigio; i neuroni della corteccia
cerebellare della zona mediale degli emisferi proiettano fibre al nucleo interposito; i neuroni
della corteccia cerebellare della cona laterale degli emisferi proiettano fibre al nucleo dentato.

Corteccia cerebellare

Ricordiamo che è costituita da soli 3 strati. Nello strato molecolare oltre ad esserci gli alberi
dendritici delle cellula del Purkinje, contiene 2 tipi di neuroni: le cellule a canestro e le cellule
stellate. Nello stato granulare, quello più interno, ci sono i granuli e le grosse cellule di Golgi. Di
tutti questi 5 tipi di neuroni, gli unici che ricevo informazioni e che mandano informacioni al di
fuori della corteccia sono le cellule del Purkinje, mentre tutti gli altri sono degli interneuroni che
modificano il comportamento delle prime. Le cellule di Golgi, le cellule a canestro e le cellule
stellate sono cellule inibitorie, mentre i granuli sono cellule eccitatorie.
● ​Afferenza eccitatoria e fibre muscoidi: ​i granuli ricevono informazioni dall’esterno del
cervelletto, prevalentemente dai nuclei troncoencefalici, che a loro volta ricevono
informazioni dalla corteccia sensitiva e motoria e dal midollo spinale. Quindi i segnali
arrivano o dal midollo o dalla corteccia, vengono inviati dai nuclei troncoencefalici,
principalmente dal nucleo olivare inferiore, e le sue fibre muscoidi entrano nella corteccia
cerebellare prendendo contatto con i granuli. Da questi partono degli assoni che con un
decorso rettilineo e perpendicolare alla corteccia, arrivano fino allo strato molecolare, dove
si dividono a T formando le fibre parallele. Queste creano delle strisce di eccitazione che
coinvolgono migliaia delle cellule del Purkinje.
● Afferenze delle fibre rampicanti: ​le fibre rampicanti prendono direttamente rapporto con
l’albero dendritico delle cellule del Purkinje.

In questo schema le connessioni eccitatorie sono in rosso, mentre quelle inibitorie sono in nero.
Le cellule inibitrici utilizzano il neurotrasmettitore GABA. L’attività inibitoria del cervelletto è
molto importante. Le cellule del Purkinje sono cellule inibitorie che agiscono inibendo le cellule
dei nuclei profondi. (vedere anche negli appunti di anatomia)

Funzioni del cervelletto

Il cervelletto ha 3 modalità operative:


● A livello motorio
● A livello dell’apprendimento e dell’adattamento
● A livello non motorio attraverso funzioni cognitive o tattile esplorative Il cervelletto
agisce da comparatore (funzione di paragone motorio), paragonando il progetto del movimento
con il movimento realmente eseguito. Infatti riceve il progetto ideato dalla
corteccia e contemporaneamente riceve informazioni dai propriocettori sul movimento eseguito
realmente. Confronta le informazioni che arrivano dal SNC e dal SNP e quando c’è qualcosa
che non va, riesce a fornire degli aggiustamenti e delle correzioni del movimento. Il livello di
sofistazione è talmente spinto, che il cervelletto possiede dei circuiti di ritardo che gli
permettono di compensare il ritardo con cui i segnali arrivano dalla periferia e che possono
prevedere la posizione dell’arto quando il segnale arriva al cervelletto. ​Il circuito cerebellare
primario è quindi molto semplice: afferenze periferiche e centrali, che vanno ai nuclei
profondi fino a tornare o al midollo spinale o alla corteccia. ​Il circuito cerebellare accessorio
invece coinvolge milioni di neuroni. Le afferenze filtrate dai 4 tipi di interneuroni arrivano ai
neuroni del Purkinje che integrano i segnali e controllano le attività nei nuclei profondi.

● Il vestibolocerebello riceve afferenze vestibolari dai canali semicircolari e dagli organi


otolitici e anche afferenze visive, controlla i nuclei vestibolari e provvede al controllo
dell’equilibrio, dei movimenti oculari e della coordinazione tra movimenti del capo e degli
occhi (il riflesso vestibolo-oculare).
● Lo spinocerebello è quello che mantiene rapporti con la corteccia e con il midollo spinale.
Controlla l’esecuzione del movimento e regola il tono muscolare. Contiene 2
rappresentazioni somatotopiche del corpo: una in posizione frontale ed una in posizione
laterale
● Il cerebrocerebello è quella parte che mantiene rapporti solo con la corteccia. è quella
parte che compie il lavoro più fine e preciso, controllando la sinergia dei movimenti e
controlla l’articolazione del linguaggio.

Lesioni cerebellari

● Lesioni del vestibolo cerebello


○ Atassia del cammino o andatura atassica. Il paziente oscilla molto mantenendo le
gambe aperte per non perdere l’equilibrio.
○ Nistagmo. Scosse dei globi oculari
○ Disturbi dell’equilibrio
● Lesioni dello spinocerebello
○ Ipotonia muscolare
○ Tremore muscolare che è intenzionale ovvero appare durante il movimento. è una
serie di scosse
○ Titubazione. è un oscillazione del tronco.
● Lesioni del cerebrocerebello
○ Asinergia dei movimenti con dismetria (incapacità di calcolare le distanza tra
l’oggetto e il paziente) e astenia (perdita di forza)
○ Adiadococinesia. Incapacità di compiere movimenti ritmici alternati.
○ Disartria. è una cattiva sinergia dei muscoli del linguaggio.

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