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Università Mercatorum
Neuropsicologia
Università telematica Universitas Mercatorum (UNIMERCATORUM)
80 pag.
Approccio delle alterazioni cerebrali: Il nesso causale ci permette di dire che una perturbazione occorsa
allo stadio neurale comporta una variazione della prestazione a un compito o rispetto al livello cognitivo
prima della lesione, o rispetto a un gruppo di controllo.
Approccio del neuromonitoraggio (o neuroimaging): Nel neuroimaging si ha una modulazione della
cognizione, ovvero si mette il soggetto in una certa modalità cognitiva e si guarda come al variare del
processo cognitivo varia la misura neurale oggetto dello studio. Questo significa che siamo noi a manipolare
il processo cognitivo.
Tecniche che permettono di rilevare e riprodurre graficamente, in termini anatomici e funzionali,
l’attività cerebrale. Tecniche di imaging anatomico sono MRI e DTI. Tecniche di imaging funzionale sono:
EEG/ERP, PET/SPECT, fMRI e MEG.
La tecnica di Risonanza Magnetica per Immagini (o MRI) viene utilizzata per produrre immagini ad
alta definizione dell'interno del corpo umano, in particolare dei tessuti molli. Essa rappresenta una
metodica innocua poiché utilizza campi magnetici senza radiazioni ionizzanti e si basa sul principio
di Risonanza Magnetica Nucleare (RMN), ossia sfrutta le proprietà fisiche dell’atomo di idrogeno
sottoposto a campi magnetici ed impulsi a radio-frequenza.
La risonanza magnetica con tensore di diffusione (DTI) è una tecnica di risonanza dove il tensore di
diffusione permette di ottenere immagini basandosi sull’analisi del movimento delle molecole
d’acqua presenti nei tessuti cerebrali. L’acqua si muove preferenzialmente in una direzione nella
mielina (idrofoba) che funge da isolante. Questa tecnica viene usata per misurare l’integrità della
materia bianca e per individuare i fasci nervosi e la loro direzione.
L’Elettroencefalografia (EEG) è la registrazione dell’attività elettrica dell’encefalo. È un’acquisizione
dei dati sull’attività spontanea del cervello, non legata a eventi specifici.
I Potenziali Evento-correlati (ERP) rappresentano modificazioni del segnale EEG (variazioni del
potenziale elettrico) che fanno seguito ad uno stimolo. L’ERP è una risposta cerebrale misurabile
che si forma direttamente come risultato di un pensiero o di una percezione. L’EEG studia l’attività
spontanea, gli ERP dipendono da specifici stimoli o stati d’animo.
La tomografia a emissione di positroni (PET) è una tecnica utilizzata per la produzione di
bioimmagini (immagini del corpo). L’esame si basa sulla somministrazione endovenosa di
radiofarmaci, caratterizzati dall’emissione di particelle chiamate positroni. Lo scopo è quello di
L’ induzione neurale è un processo mediante il quale alcune cellule del foglietto più esterno dell'embrione,
ectoderma, cominciano a trasformarsi in tessuto nervoso. Dal mesoderma ha origine la notocorda che
formerà le ossa del sistema nervoso centrale, tra le quali la colonna vertebrale. La notocorda induce la
formazione del sistema nervoso differenziando tramite fattori chemioattvi le cellule dell’ectoderma in
cellule cutanee e neuroblasti.
o Il primo atto della formazione del sistema nervoso è la formazione della placca neurale.
o La placca neurale forma un’invaginazione che scende sotto la superficie dell’embrione con la
formazione di pieghe neurali che prendono il nome di creste neurali.
o Le creste neurali si uniscono e si fondono formando il tubo neurale.
Appena il tubo neurale si chiude la cavità si riempie di liquido cerebrospinale e le cellule cominciano a
dividersi a grande velocità. Comincia il processo proliferativo, un rapido moltiplicarsi delle cellule per
mitosi. La cessazione del processo mitotico innesca la successiva migrazione: un movimento ameboide, su
un substrato, verso la destinazione definitiva. Durante la migrazione le cellule iniziano il processo di
differenziazione conferendo l’indirizzo definitivo.
La morte cellulare programmata serve alla formazione di sinapsi stabili e veloci.
Dopo essersi formato il tubo neurale, caudalmente diverrà sistema nervoso periferico, medialmente
midollo spinale mentre rostralmente genererà 3 vescicole encefaliche:
Romboencefalica → cervelletto, ponte, midollo allungato;
Mesencefalica: fa sì che l’encefalo curvi dalla polarità rostro-caudale ad una dorso-ventrale →
acquedotto cerebrale, peduncoli cerebrali, lamina quadrigemina, substanzia nigra;
Proencefalica → telencefalo, diencefalo.
All’estremità anteriore del tubo neurale si costituiscono tre importanti aree encefaliche:
Proencefalo
Diencefalo
Telencefalo
Mesencefalo
Romboencefalo
Metencefalo
Mielencefalo
Successivamente queste tre aree si dividono ulteriormente. Questo processo è chiamato encefalizzazione.
Alla nascita il cervello non è completamente sviluppato, esso è solo un terzo di quello adulto. Il suo sviluppo
prosegue per tutto il primo anno. Le aree associative prefrontali raggiungeranno la piena maturità soltanto
a 20 – 25 anni.
Alla nascita le fibre nervose non sono rivestite di mielina e il neonato non è in grado di controllare i
propri movimenti ma reagisce ai rumori e segue con gli occhi gli oggetti in movimento
Amnesia Dissociativa (Amnesia Psicogena): uno o più episodi di incapacità a ricordare dati
personali importanti;
Fuga dissociativa: restringimento del campo di coscienza con successiva amnesia per l’episodio di
allontanamento;
Personalità Multipla: amnesia completa o parziale per una o più delle personalità assunte;
Amnesia Globale Transitoria: grave perdita di memoria non dovuta ad una condizione organica,
spesso indotta da forte stress con un totale e completo ripristino della funzione mnemonica dopo
circa 24 ore;
Sindrome di Ganser: forma dissociativa con amnesia per il periodo nel quale si manifestano i
sintomi. Si verifica una produzione volontaria di sintomi psicologici che tende al peggioramento
quando il paziente è consapevole di essere osservato.
Altre alterazioni psicogene:
Alterazioni di memoria in corso di DPTS: in cui l'evento traumatico viene rivissuto
persistentemente attraverso ricordi spiacevoli ricorrenti e intrusivi dell'evento, che comprendono
immagini, pensieri, o percezioni;
Vuoti di memoria indotti da ansia: possono verificarsi in forma transitoria e occasionale in soggetti
sani;
Confabulazione fantastica a contenuto persecutorio: si verifica in corso di schizofrenia,
depressione, stati ossessivi;
False Memory Syndrome: fenomeno spesso conseguente ad amnesia psicogena.
I geni svolgono un ruolo importante nello sviluppo dell’ADHD. I geni sono coinvolti nella trasmissione
familiare dell’ADHD. La regolazione epigenetica di trasmissione dei segnali neurobiologici nell’ADHD si basa
sui neurotrasmettitori dopamina, noradrenalina, serotonina.
Fattori ambientali che modulano l’effetto dei fattori genetici nel rischio di ADHD: instabilità familiare,
conflitto genitoriale, disturbi psicologici dei genitori, rapporto negativo bambino-genitori, esposizione a
stress o traumi.
Studi di Brain Imaging evidenziano come, nei bambini con ADHD, il SNC maturi in modo normale, ma con un
ritardo medio di 3 anni. Le regioni cerebrali più coinvolte riguardano quelle che interessano l’attenzione,
nonché regolazione delle emozioni e motivazione.
Test delle Campanelle modificato: consiste in una prova di barrage: il bambino deve barrare più
velocemente possibile tutte le campanelle individuate in un foglio con stimoli diversi. Il test fornisce 2
indici:
Rapidità: totale delle campanelle individuate nei primi 30'';
Accuratezza: totale di tutte le campanelle individuate.;
Il test valuta attenzione selettiva e attenzione sostenuta.
Trail Making Test o TMT-B: Viene presentato al soggetto un foglio dove sono rappresentati numeri e
lettere disposti in modo casuale. Il soggetto deve compiere simultaneamente due compiti: collegare, sia in
ordine progressivo che alternato, numeri e lettere (cioè: 1-A-2-B-3-C- ecc...), unendo, quindi, in maniera
alternata, i numeri (dall’1 al 13) e le lettere (dalla A alla N). Il punteggio è basato sul numero di secondi
impiegati per completare il test. Vengono ottenuti tre punteggi (parte A; parte B; differenza B – A). Il test
valuta l'attenzione divisa e lo shifting attentivo.
Claridge 1 e 2: è costituito da una serie random di numeri semplici, che l’esaminatore deve leggere in tre
minuti. Il paziente deve battere un colpo sul tavolo ogni volta che si presentano un numero pari seguito da
due numeri dispari ed uno pari. Il punteggio viene calcolato sommando il numero di risposte corrette, che
va da 0 a 9, il numero di falsi allarmi e di omissioni. Il Claridge è un test per la valutazione dell’attenzione
sostenuta.
Test di barrage di una lettera dell'alfabeto: il test prevede la presentazione al soggetto di un foglio di carta
bianca sul quale, in modo casuale, sono scritte le lettere dell'alfabeto. L'esaminatore colloca il foglio di
fronte al soggetto, si accerta che riesca a leggere alcune lettere e poi dice: "Faccia un segno su tutte le
lettere A che trova su questo foglio". Il test valuta l'attenzione selettiva.
Test delle matrici attentive: vengono mostrate al soggetto tre matrici; ciascuna di esse è costituita da 13
righe di 10 numeri da 0 a 9 ciascuna, disposti in una sequenza casuale. Il soggetto deve sbarrare tutti i
numeri uguali a quelli stampati in cima alla matrice. Viene calcolato il numero di risposte esatte, il numero
di falsi allarmi e le omissioni.
Paced auditory serial addition task o PASAT: vengono presentati dei numeri oralmente; il soggetto deve
sommare coppie di numeri, sommando ogni numero al precedente. Test di valutazione dell’attenzione
divisa uditivo-verbale; nell’esecuzione del compito sono anche coinvolte l’attenzione selettiva e sostenuta.
Test of everiday attention (TEA): misura, in situazioni tipiche della vita quotidiana, tutte le componenti
dell’attenzione (l'attenzione selettiva, l'attenzione sostenuta, lo switching attentivo e l'attenzione divisa).
Shifting attentivo visivo: prevede il conto visivo dei piani in ascensore; la ricerca del piano è
effettuata con conteggio di una serie di simboli visivi che rappresentano i piani, ma la direzione
dell’ascensore in salita o in discesa può variare e viene indicata da frecce;
Nonostante non esista una diagnosi specifica di deficit delle funzioni esecutive, numerosi sono i quadri
clinici nei quali palese è una difficoltà di programmazione, organizzazione, controllo comportamentale o
flessibilità nell’adattarsi a situazioni nuove. Oggetto di particolare attenzione ed approfondimento in
letteratura è il funzionamento esecutivo di bambini ed adolescenti con i seguenti quadri clinici:
Disturbo da deficit dell’attenzione ed iperattività (ADHD);
Disturbi specifici dell’apprendimento (DSA);
Disturbi generalizzati dello sviluppo (DGS);
Sindrome di Gille de la Tourette.
Un deficit a carico del dominio inibitorio sembrerebbe caratterizzare tutti i quadri clinici; accanto ad esso è
possibile osservare:
compromissione di memoria di lavoro e vigilanza in bambini ed adolescenti con ADHD;
problemi a carico di flessibilità cognitiva, pianificazione e memoria di lavoro in bambini ed
adolescenti con DGS;
cadute specifiche della performance in prove volte alla valutazione della memoria di lavoro in
bambini ed adolescenti con diagnosi di DSA.
Una valutazione neuropsicologica del funzionamento del soggetto risulta dunque fondamentale per
coglierne punti di forza e di debolezza e quindi per delineare un trattamento riabilitativo che sia:
La valutazione neuropsicologica del QI diventa fondamentale in tutte le diagnosi e gli interventi nell’ambito
della psicologia dello sviluppo. Ad esempio, è necessaria nei casi di diagnosi di disturbi specifici
dell’apprendimento (DSA); conoscere il QI del bambino, infatti, serve per escludere che la condizione di DSA
sia la conseguenza di una disabilità intellettiva. Nell’ambito della psicologia dell’invecchiamento diventa
centrale la valutazione del QI del paziente psicogeriatrico, in quanto un declino cognitivo comporta sempre
una menomazione funzionale la quale, di conseguenza, aumenta il rischio di complicanze e ne diminuisce la
sopravvivenza. Più nello specifico, conoscere il QI dell’anziano ed il livello di deterioramento mentale aiuta
ad effettuare una diagnosi di demenza e a discriminare clinicamente tra le demenze degenerative quella di
cui il paziente potrebbe essere affetto.
Il Disturbo Post Traumatico da Stress (PTSD) è un grave quadro clinico che nella sua forma cronica si
sviluppa solo in una piccola parte di sopravvissuti a un trauma. Successivamente all’evento traumatico i
sintomi del disturbo post traumatico da stress più frequenti sono:
Sintomi intrusivi associati all’evento come: ricorrenti e involontari ricordi spiacevoli dell’evento
traumatico; ricorrenti sogni spiacevoli in cui il contenuto e le emozioni del sogno sono collegati all’evento
traumatico; flashback in cui il soggetto sente o agisce come se l’evento traumatico si stesse ripresentando.
Marcata reattività associata all’evento traumatico: ipervigilanza e forti risposte di allarme; problemi di
concentrazione; difficoltà relative al sonno.
Evitamento persistente degli stimoli associati all’evento traumatico: tentativi di evitare ricordi spiacevoli,
pensieri o sentimenti relativi o strettamente associati all’evento traumatico; tentativi di evitare fattori
esterni che suscitano ricordi spiacevoli relativi all’evento traumatico.
Alterazioni negative di pensieri ed emozioni associati all’evento traumatico: incapacità di ricordare
qualche aspetto importante dell’evento traumatico; persistenti ed esagerate convinzioni o aspettative
negative relative a se stessi, ad altri o al mondo; persistente stato emotivo negativo.
Un fenomeno che si riscontra spesso nei pazienti con DPTS è la dissociazione.
Dissociazione: i ricordi traumatici non sono integrati nella memoria narrativa ma vengono archiviati come
stati affettivi o come frammenti residui, che si riaffacciano alla coscienza quando un evocatore qualunque li
riattiva. Durante un’esperienza traumatica, la dissociazione consente di osservare l’evento da spettatore, di
non provare dolore o stress o di provarlo in misura limitata, proteggendo il soggetto dalla consapevolezza
della vera portata di ciò che ha subito. Esistono strumenti di valutazione della componente dissociativa del
PTSD:
Peritraumatic Dissociation Experiences Questionnaire – PDEQ. È un questionario per la valutazione della
sola componente dissociativa nella risposta ad un trauma in coincidenza o nelle immediate vicinanze del
trauma stesso. Questionario composto da 10 items, che includono derealizzazione, amnesia, esperienze di
estraneazione dal corpo ed alterata percezione del tempo.
Presso la Cattedra di Psichiatria dell’Università degli Studi di Siena è stato inoltre elaborato un
questionario in autovalutazione per il DPTS. Il questionario è diviso in due parti:
La prima parte del test comprende gli item relativi alle seguenti dimensioni: reazione soggettiva all’evento;
sintomi legati al "rivivere" l’evento (RI), in forma di ricordi ricorrenti, sogni, flashback, disagio di fronte a
stimoli collegati all’evento; evitamento delle situazioni collegate all’evento.
Nella seconda parte del test sono valutati gli item relativi a: sintomi di "numbing" (NU), ossia attenuazione
della reattività generale, in forma di distacco dall’ambiente, dalle persone care, perdita di interesse in
attività significative, sensazione di un futuro già abbreviato; iperarousal (IP), comprendente ipervigilanza,
esagerate risposte d’allarme; sintomi neurovegetativi; irritabilità, disturbi del sonno e sintomi dissociativi
(DI): depersonalizzazione, derealizzazione.
Il Training of Affect Recognition (TAR). È un intervento strutturato basato sull’utilizzo del computer, che si
focalizza primariamente sui deficit di riconoscimento delle espressioni facciali. I principi sui quali si basa il
TAR sono l’apprendimento senza errori, l’over-learning, il feedback positivo e l’astrazione.
Il Social Cognition and Interaction Training (SCIT). Oltre ad esercizi sulla percezione delle emozioni, include
esercizi specifici per la sospettosità, per i meccanismi del tipo jumping to conclusion, per l’attributional
style, e per la capacità di distinguere i fatti dalle supposizioni.
Metodi di riabilitazione delle amnesie basati sull’uso di mnemotecniche (ausili interni attivi).
Ausili interni = si basano sull’uso di metodi utilizzati dal soggetto, cioè sono delle strategie mentali
elaborate ed applicate dal paziente stesso per facilitare la memorizzazione.
Attivi = gli ausili vengono applicati mentalmente dal paziente, sono, cioè, metodiche di ordine mentale.
Metodiche riabilitative: le mnemotecniche sono degli artifici intesi ad ordinare mentalmente i memoranda
in modo tale da facilitare la ritenzione e potenziare le capacità mnesiche.
Metodi di tipo verbale:
Metodo delle iniziali: formazione di parole con le iniziali, formazione di una filastrocca in
rima con le parole o le iniziali delle parole da ricordare;
Metodo delle parole associate in rima: si accoppiano le parole in modo che l’una aiuti a
rievocare l’altra;
Metodo delle storie: inserimento delle parole da rievocare nel contesto di un racconto
comico.
Metodi di tipo visuospaziale:
Metodo delle immagini assurde: collocazione dell’oggetto in una raffigurazione fantastica.
Metodi di recupero di un deficit selettivo della memoria verbale con visualizzazione spaziale: si usa in
pazienti con deficit selettivi di memoria verbale, in cui la memoria visuo-spaziale (relativamente integra)
può supplire alle difficoltà nell'apprendere o rievocare informazioni verbali.
Visual Imagery (Peg System): apprendimento di liste di parole se queste sono connesse a
formare una storia per immagini.
Metodi di recupero di un deficit selettivo della memoria visuo-spaziale con verbalizzazioni: si usa in
pazienti con deficit selettivi di memoria visuo-spaziale, in cui la memoria verbale (relativamente integra)
può supplire alle difficoltà nell'apprendere o rievocare informazioni visive.