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Capitolo 4
Le cellule del sistema nervosoIl volume, la posizione e la complessità strutturale del nostro cervello
hanno da sempre impedito la comprensione delle specifiche relazioni che intercorrono tra attività
celebrale e psiche. Nel corso degli ultimi due secoli la nascita e lo sviluppo delle moderne neuroscienze
hanno permesso di ottenere acquisizioni che hanno confermato l’esistenza di radici biologiche nei nostri
processi mentali e nelle nostre azioni, e a posto alla base della loro esistenza le cellule nervose o anche
dette neuroni controllano in maniera diretta o indiretta la maggior parte delle funzioni del nostro
organismo.
Gli istologi del tempo però non si resero conto che la struttura del tessuto nervoso presentava l’esistenza
di cellule distinte. Il comprendere l’inesattezza di questa teoria fu il medico spagnolo Santiago Ramòn y
Cajal, affermò che c’è discontinuità tra cellule nervose.
TEORIA CELLULARE O NEURONALE: ciascun neurone è separato dai neuroni circostanti e ognuno di questi
è in grado di comunicare con altri neuroni attraverso particolari punti di connessione chiamati, dal medico
inglese Charles Sherrington, sinapsi.
Oggi sappiamo che il nostro sistema nervoso presenta i neuroni che formano tra di loro una rete di
collegamenti e le cellule gliali, delle cellule accessorie, le quali supportano i neuroni dal punto di vista
metabolico/ funzionale.
Le cellule neuronali
- Soma (pirenoforo) o corpo cellulare: regione contenente il nucleo e una cospicua quantità di
citoplasma, nella quale avvengono le principali attività biosintetiche; contiene nucleo, mitocondri,
RER, apparato del Golgi e neurofibrille;
- Dendriti: processi cellulari ramificati, presenti in numero variabile a seconda del tipo neuronale,
prendono origine dal corpo cellulare e se ne allontanano per una certa distanza. CARATTERISTICHE:
In genere multipli
Emergono da vari punti del corpo cellulare
Sono relativamente più brevi dell’assone
Si ramificano ripetutamente rimanendo nelle vicinanze del pirenoforo
Contengono tutti gli organuli (tranne il Golgi)
Ricevono gli stimoli
Funzionalmente morfologicamente espansioni del corpo cellulare
E sono talvolta provvisti di specializzazioni chiamate spine dendritiche sono strutture
specializzate dove i dendriti ricevono il contatto sinaptico da altre cellule neuronali, sono il punto di
entrata delle informazioni da una sinapsi eccitatoria;
- Assone: prende origine dal corpo cellulare in corrispondenza di una regione detta Monticolo
assonico, può sfioccarsi in rami collaterali e termina con le specializzazioni giunzionali, le sinapsi.
Conduce l’impulso nervoso lontano dal neurone che lo ha generato; il suo diametro è normalmente
tra i 2 e i 20 micron. Al termine, l’assone solitamente si ramifica e quindi termina a contatto con le
altre cellule nervose mediante altre strutture specializzate chiamate bottoni sinaptici (O
terminazioni sinaptiche o terminali sinaptici)
Questo principio esclusa la possibilità di interazioni caotiche fra neuroni e costituì la base teorica per
l’ipotesi dell’esistenza di circuiti nervosi ordinati, all’interno dei quali neuroni presenti determinate regioni
del sistema nervoso trasferiscono in maniera specifica l’informazione a neuroni presenti in regioni diverse,
ipotesi anch’essa confermata negli ultimi decenni.
La superficie dei dendriti di un neurone raccoglie, insieme a quella del corpo cellulare, le informazioni
provenienti dall’esterno data la presenza di sinapsi: - sinapsi AFFERENTI: portano informazioni ad un
neurone
- Sinapsi EFFERENTI: poste nelle terminazioni assoniche inviano informazioni ad altre cellule
Le informazioni in arrivo sul neurone possono essere di tipo eccitatorio o inibitorio. Mentre le prime hanno
la capacità di indurre l’attività nervosa del neurone, le seconde la deprimono, in un processo di sedazione.
Quando le informazioni eccitatoria sovrastano quelli inibitori, risultante di tale processo di elaborazione è
una condizione in grado di indurre l’attività nervosa. In queste attività il ruolo di misuratore è svolto dal
Monticolo assonico. L’impulso, originato proprio dal Monticolo assonico, inizia percorrere la superficie
dell’assone ed è rapidamente condotto fino alle estremità, dove l’esistenza delle giunzioni sinaptiche
permette il trasferimento dell’informazione alla cellula bersaglio (impulso unidirezionale). In
corrispondenza di tali giunzioni si verifica il trasferimento dell’informazione dal neurone in attività, che
rappresenta l’elemento presinaptico, alla cellula bersaglio, che rappresenta l’elemento postsinaptico. le
membrane delle due cellule sono separate da una stretta fessura, detta fessura sinaptica.
LA MIELINA guaina isolante che riveste l’assone, prodotta da cellule gliali specializzate. La presenza di
mielina rende più rapida la conduzione assonica dell’impulso nervoso
Come classificare i neuroni:
- Dimensioni: diametro del soma da 10micron a 100 micron
- La forma: il cervelletto ha l’albero dendritico più grande
1. Neurone unipolare
2. Neurone bipolare
3. Neurone pseudounipolare
4. Neuroni multipolari le cellule del Purkinje collegano il cervelletto alle altre parti del corpo. Le
cellule del cervelletto, possiedono un’arborizzazione dendritica estremamente estesa e complessa
che nasce però da un numero limitato di emergenze del corpo cellulare
- Lunghezza dell’assone: 2° tipo del Golgi e 1° tipo di Golgi
I neuroni sono eccitabili in quanto rispondono a stimoli esterni e sono conduttori poiché trasmettono
impulsi.
Negli adolescenti si formano nuove sinapsi che mettono in comunicazione tra loro neuroni vicini; le sinapsi
non utilizzate vengono eliminate per rafforzare altri canali comunicativi (efficienza funzionale). Questo
fenomeno è chiamato sinaptogenesi o pruning.
TESSUTO NERVOSO
È costituito da:
• Cellule nervose o neuroni (100 - 1000 miliardi)
– Ricevono informazioni
– Le elaborano e le integrano eccitabilità
– Conducono e trasmettono gli impulsi nervosi conduttività
– Sono cellule secernenti (messaggeri chimici)
– Sono cellule perenni (non si dividono, non sono in grado di fare mitosi)
– Danni cerebrali irreversibili
CELLULE GLIALI il termine neuroglia o glia indica un insieme di cellule diverse che partecipano con i
neuroni alla costituzione del sistema nervoso. Svolgono varie funzioni di supporto all’attività dei neuroni:
Li separano tra loro, isolando elettricamente gli assoni
Li nutrono
Regolano la composizione ionica dell’ambiente extracellulare
Guidano la crescita e la ricrescita delle cellule neuronali
Riparano i tessuti difendono dai patogeni (sostituendo il sistema immunitario)
Difendono (microglia)
Il cervello di Einstein aveva più cellule gliali rispetto al normale.
Le cellule gliali comprendono astrociti, microglia, cellule ependimali e infine le cellule produttrici di mielina,
oligodendrociti nel sistema nervoso centrale e cellule di Schwann e nel sistema nervoso periferico.
MACROGLIA: astrocitisono cellule stellate che avvolgono i neuroni, formano isole sinaptiche, sono a
contatto da un lato con i capillari sanguigni e dall’altro con i neuroni
• Prendono il loro nome dalla loro forma a stella
• Svolgono molte funzioni importanti:
– Nutrono i neuroni e contribuiscono a formare la barriera emato-encefalica
– Tamponano la concentrazione extra-cellulare del K+
– Catturano i neurotrasmettitori che fuoriescono dalla fessura sinaptica e li metabolizzano
– Producono i growth factors
--producono colesterolo
--Danno nutrimento che prendono dal sistema circolatorio
--costruiscono la barriera emato-encefalica (non devono entrare agenti patogeni):
--Mantenere costante la concentrazione di ioni nel liquido extracellulare dei tessuti del SNC (infatti le
variazioni nella concentrazione ionica che si osservano nel sangue non sarebbero compatibili con il
funzionamento dei neuroni)
– Evitare il contatto dei neuroni con molte sostanze presenti nel sistema circolatorio che hanno un forte
effetto sui neuroni
In gran parte del corpo le cellule che rivestono i capillari non aderiscono fra loro in modo stretto. In questo
modo molte sostanze possono liberamente fluire dai capillari ai tessuti circostanti. Nel SNC ciò non
avviene.
Oligodendrociti producono guaina mielinica. Dato che tutti i nervi appartengono al sistema nervoso
periferico, quando il nervo viene lesionato essere normalmente in grado di rigenerare. Il tempo necessario
di acquisire la funzionalità è quello necessario per la ricrescita degli assoni che costituiscono il nervo. Al
contrario gli oligodendrociti del sistema nervoso centrale non sono in grado di svolgere questa funzione.
Quando ad esempio viene lesionato il midollo spinale, i vuoti lasciati dagli assoni degenerati vengono
presto riempiti dalle cellule gliali rendendo impossibile la ricrescita degli assoni. Per questo, lesioni alla
colonna vertebrale comportano deficit difficilmente reversibili. Quando si ha un recupero delle funzioni,
questo solitamente dovuto all’utilizzo di via nervose alternative che sono rimaste intatte.
Nel SNC la rigenerazione avviene in maniera più limitata, e la situazione è resa ancor più complicata dal
fatto che:
-gli astrociti formano un tessuto cicatriziale che impedisce la crescita assonale nell’area danneggiata
-gli astrociti secernono sostanze chimiche che bloccano la rigenerazione reazione autoimmunitaria
eccessiva che porta a distruggere le cellule sane
La maggior parte degli assoni sono ricoperti da un rivestimento, la guaina mielinica che serve ad isolare
l’assone e ad aumentare la velocità della trasmissione dei segnali elettrici
La mielina che costituisce la guaina è composta per l’80% di lipidi (idrofobi) e per il 20% di proteine. Guaina
fatta da neuroni. Nel sistema nervoso Centrale (SNC) la mielina è formata dagli Oligodendrociti
(macroglia)
Nel sistema nervoso Periferico (SNP) la mielina è formata dalle Cellule di Schwann (macroglia)
La modalità con la quale queste due tipi di cellule formano la mielina è differente
La mielina deriva dagli avvolgimenti della membrana plasmatica.
Durante il processo di formazione della mielina, i processi di oligodendrociti o le intere cellule di Schwann
si appiattiscono, riducono drasticamente la quantità di citoplasma mettendo in tal modo a contatto le
superfici di membrana, e si avvolgono a spirale intorno ad un tratto assonico. Poiché ogni cellula gliale ha
una sua lunghezza molto limitata rispetto a quella dell’assone, essa formerà solo un breve tratto di Mielina.
La guaina mielinica che riveste un assone risulta perciò costituita da tante brevi porzioni detti internodi, e
presenta tratti molto più brevi di discontinuità, nei quali la membrana assonica è priva di isolamento
Nodi di Ranvier permettono di far passare sicuramente il segnale (lo rigenerano), sono privi di guaina
mielinica.
Dal punto di vista funzionale, la presenza di mie Lina rende la conduzione del segnale nervoso lungo
l’assone notevolmente più rapida. Tale modalità di conduzione viene detta conduzione saltatoria.
Durante l’adolescenza i ragazzi sono dominati dall’Area limbica che si occupa di GRATIFICAZIONE
MICROGLIA: ripara i tessuti danneggiati fagocitando quel che rimane delle cellule morte. Questa cellula ha
la capacità di muoversi per tastare l’ambiente circostante, cambia forma. È una vera e propria sentinella
Il movimento lo attuano grazie alle estroflessioni. In caso di processo infiammatorio inviano messaggi errati
ai neuroni. Possono fagocitare anche neuroni sani, questo può portare all’insorgenza dell’Alzheimer. È
coinvolta nel processo di eliminazione e rimodellamento delle sinapsi o l’elimina (sinaptogenesi)
Cellule ependimali: fanno scorrere il liquido cerebrospinale con il battito delle loro ciglia, delimitano le
cavità del SNC, producono il liquido cerebrospinale. La glia aiuta la migrazione del neurone. Liquidò
cerebrospinale è un fluido corporeo trasparente e incolore. In qualsiasi momento ne sono presenti circa
125 ml e goni giorno ne vengono generati 500 ml. Il LCR agisce come cuscinetto per il cervello, fornendo
una protezione meccanica e immunologica di base
LE CELLULE SATELLITI sono piccole cellule che delimitano la superficie esterna del pirenoforo dei
neuroni del sistema nervoso periferico. Quest’ultime regolano gli scambi di sostanze notifica vive tra i
pirenofori e il liquidò extracellulare e cooperano, inoltre, nelle isole il neurone da stimoli diversi da quelli
prodotti a livello delle sinapsi.
POTENZIALE D’AZIONE
Solo quando arriva un segnale elettrico al terminale presinapticoEsocitosi, dall’interno all’esterno
rilascio dei neurotrasmettitori
Endocitosi, dall’esterno all’interno
Negli anziani flammasoma
MIELINA E PROTEINE Sia nel sistema nervoso centrale che nel periferico, la Mielina contiene diverse
proteine o classi di proteine specifiche: una di tali proteine è la glicoproteina associata alla mielina (MAG),
che presenta una struttura omologo a quella delle immunoglobuline. Un’altra classe di proteine,
denominate proteine basiche della Mielina (MBP), è coinvolta nel processo di comportamento delle lamine
membranose. Negli oligodendrociti, una proteina molto abbondante e anche essa a probabile funzione di
comportamento, la proteina proteolipidica (PLP).
Mutazione del gene PROTEINA MBP, proteine basiche della mielina per il compattamento delle lamine
membranose. L’importanza della Mielina per i normali processi di conduzione dei potenziali d’azione è
mostrata dall’identificazione di numerosi disturbi sia nell’uomo che in modelli animali, dovuti ad alterazioni
della sua struttura. Tra le mutazioni igieniche ad effetto neurologico vi è quella identificata nel topo è
denominata sulla base del fenotipo prodotto, Shiverer. Tale mutazione consiste nella perdita di funzione
del gene che codifica le emme BP e il cui effetto cellulare e la mancata posizione dei versanti citoplasmatici
degli strati membranosi che formano la Mielina. L’animale affetto in omozigoti, detto Shiverer mouse, si
muove con difficoltà e continui tremori.
Espressione genica deve essere finemente modulata. Anche l’eccesso di un gene porta ad una mutazione,
non solo per la mancanza.
- Un ELEMENTO CHIMICO è una sostanza pura della quale non è possibile ottenere, mediante gli ordinari
mezzi chimici, sostanze più semplici es: Na, K, Mg
- La più piccola particella di un elemento che sia capace di esistere si chiama ATOMO es: protoni,
neutroni...
- Un COMPOSTO è una sostanza costituita da due o più elementi in proporzione definita. L’acqua, H2O, è
un composto con 2 H e 1 O.
Atomo: protone carica positiva, hanno una massa più pesante dell’elettrone. Il numero dei protoni di
un dato atomo è detto numero atomico ed è indicato con la lettera Z. Gli atomi sono neutri dal punto di
vista elettrico, poiché il numero degli elettroni eguaglia il numero dei protoni; pertanto, il numero atomico
dell’atomo indica anche il numero degli elettroni.
Neutrone senza carica, massa leggermente maggiore del protone
Elettrone carica negativa
ISOTOPI stesso numero atomico ma diverso numero di massa (uguale valore di Z ma diverso valore A).
L’idrogeno naturale è in massima parte costituito da atomi con un protone ed un elettrone. In piccola
percentuale troviamo atomi dii idrogeno con un protone, un elettrone ed uno o due neutroni. Questi sono
chiamati isotopi.
GLI ORBITALI E I LEGAMI CHIMICI le proprietà chimiche di un atomo derivano dal numero e dalla
distribuzione dei suoi elettroni nello spazio che circonda il nucleo. A seconda dell’energia di cui sono dotati,
i vari elettroni di un atomo si distribuiscono su diversi livelli energetici. Gli elettroni con meno energia sono
più vicini al nucleo atomico e si dicono appartenente al primo livello energetico. Nell’ambito di ciascun
livello energetico gli elettroni si muovono intorno al nucleo, venendoci a trovare con maggior probabilità in
regioni di forma definita dette orbitali. Ogni orbitale può cogliere un massimo di due elettroni, aventi spin
(una proprietà degli elettroni è analoga alla rotazione di un pianeta intorno al suo asse) di direzione
opposta. Allora volta, e vari livelli energetici possono accogliere un numero di orbitali sempre più grande
con l’aumentare della distanza del livello energetico dal nucleo dell’atomo.
I gas nobili elementi dell’ottavo gruppo, hanno scarsa tendenza a legarsi con altri atomi perché hanno il
guscio di valenza completo, ovvero otto elettroni nell’ultimo livello.
I LEGAMI CHIMICI E LE MOLECOLE la condizione di massima stabilità energetica e quando tutti gli
orbitali di livello elettronico più esterno sono completamente saturi di elettroni. Pertanto, tutti gli atomi
tendono interagire con altri atomi, sia dello stesso elemento che tra loro diversi; da tali interazioni
consegue la formazione dei cosiddetti legami chimi. gli atomi isolati, tranne i gas nobili, avendo livelli
energetici esterni incompleti, sono instabili e di conseguenza hanno un’elevata energia. Per aumentare la
stabilità e diminuire la loro energia, modificano la loro configurazione elettronica esterna, formando
legami chimici con atomi dello stesso tipo o diversi. I legami chimici sono forze attrattive che si
stabiliscono tra gli elettroni del livello energetico esterno (elettroni di legame) e i nuclei di due o più atomi
uguali o diversi. Gli atomi interagiscono tra di loro a formare molecole.
Gli elettroni esterni, di valenza, sono implicati nel legame chimico (compartecipazione due ioni).
Esistono legami primari:
– Se gli elettroni vengono trasferiti si ha legame ionicosi forma tra atomi di metalli e atomi di non
metalli. All’inizio i due atomi sono elettricamente neutri ma instabili e fortemente reattivi. Il legame ionico
si realizza per il trasferimento di elettroni tra atomi con un’elevata differenza di elettronegatività (ΔEn). La
differenza di elettronegatività tra atomi di un metallo e di un non metallo deve essere maggiore di 1,9.
Tra berillio e alluminio e gli alogeni ΔEn è minore di 1,9 quindi non si stabilisce un legame ionico ma
covalente polare.
Il sodio ha un elettrone ‘in più’ rispetto al numero che serve per completare il guscio elettronico esterno e
assumere una configurazione stabile (8 elettroni), è un metallo e tende a perdere un elettrone
trasformandosi nello ione Na+
Al cloro invece manca un elettrone per raggiungere la configurazione stabile con 8 elettroni nel guscio
esterno. È un non metallo che tende ad acquistare un elettrone trasformandosi in Cl-.
La reazione tra sodio e cloro permette ad entrambi di ottenere una condizione stabile con otto elettroni
nel guscio esterno; Il cloro “strappa” un elettrone al sodio. la forza di attrazione elettrostatica che si
stabilisce tra i due ioni di carica opposta è il legame ionico.
Uno ione è un atomo o molecola che acquisisce o cede un elettrone. Le cariche non saranno più bilanciate
avrà quindi una carica elettrica prevalente.
Un atomo o molecola che perde un elettrone si chiama catione e sarà carico positivamente.
Un atomo o molecola che acquisisce un elettrone si chiama anione e sarà carico negativamente.
I composti ionici: es NaCl sono solidi cristallini, sono costituiti da un reticolo tridimensionale e ordinato
di cationi e anioni che si dispongono in modo da annullare le cariche opposte.
A seguito di questo trasferimento di elettroni, gli atomi assumono la configurazione elettronica stabile dei
gas nobili acquisiscono una carica (ioni). Un tipico esempio è il cloruro di sodio: il Na cede un elettrone
divenendo ione positivo (Na+) e il Cl lo acquista divenendo ione negativo (Cl-).
Ioni di carica elettrica opposta si attraggono per effetto dell’interazione coulombiana.
PH E L’ACQUA un eccesso di ioni idrogeno porta la soluzione essere acida. pH<7 soluzione acida.
Un acido è una sostanza che aumenta la concentrazione di ioni H+ in una soluzione.
Un eccesso di ioni ossidrile porta la soluzione ad essere basica. pH>7 soluzione basica (o alcalina).
Una base è una sostanza che aumenta la concentrazione di ioni OH- in una soluzione.
ACIDI E BASI composti che in acqua danno luogo a dissociazione elettrolitica (definizione di
Arrehenius 1887).
TEORIA DI BRONSTED-LOWRY:
acido sostanza che è capace di cedere uno o più ioni idrogeno (H+) ad un’altra sostanza in una reazione
chimica
base sostanza che accetta uno più ioni idrogeno dall’acido
L’acqua e altre sostanze mostrano un comportamento anfotero
Le sostanze ANFOTERE (anfoliti), sono in grado di cedere o accettare protoni. L’acqua ne è un esempio
Alcune molecole o ioni possono agire come acidi o come basi, assecondo della sostanza con cui vengono
miscelati. L’acqua reagisce con il cloruro di idrogeno e si comporta da base, acquistando un protone dalla
molecola HCl. Al contrario, l’acqua si comporta da acido quando reagisce con la base debole ammoniaca:
Capitolo 2
LE MOLECOLE BIOLOGICHE
Quando gli aminoacidi entrano a far parte di una catena polipeptidica, i loro gruppi amminico e carbossilico
vengono ambedue impegnati nella formazione del legame peptidico (È un legame covalente molto
resistente). In queste condizioni sono invece i gruppi R dei vari amminoacidi a sporgere nell’ambiente
circostante, determinando le proprietà fisico-chimiche del tratto di catena polipeptidica nel quale si
trovano.
GRUPPPI IONICI positivi (basici), negativi (acidi). Le cariche sono importanti per capire la funzione delle
proteine.
Oltre al generico ruolo di rendere idrofobi le regioni della proteina in cui essi sono abbondanti, alcuni
aminoacidi costituenti questo gruppo presentano anche delle proprietà o di ruoli biologici particolari. Tra
questi è la glicina, il cui gruppo R consiste in un solo atomo di idrogeno. Dato le ridotte dimensioni della
sua catena laterale, la glicina permette alla catena polipeptidico di cui fa parte di ripiegarsi strettamente,
come ad esempio può osservarsi nella proteina detta collagene. Quando, come nella malattia genetica
detta osteogenesi imperfetta, una delle glicine del collagene viene sostituita da un altro amminoacido, i
ripiegamenti della proteina non sono più possibile da ciò deriva una serie di danni che causano una
notevole fragilità dell’apparato scheletrico. Di particolare interesse sono anche i due aminoacidi di cui il
gruppo R contiene un atomo di zolfo; nel caso della metionina, la tomo di zolfo è posto tra un metile e il
resto della catena laterale. Poiché questo metile può essere facilmente distaccato dal resto della molecola,
metionina svolge, soprattutto nel fegato, il ruolo di donatore di metile. inoltre, la particolarità di essere
l’aminoacido di inizio della traduzione, cioè quello utilizzato, sia nei procarioti che negli eucarioti, per
iniziare il processo della sintesi di tutte le proteine. Per quanto riguarda invece la cisteina, essa svolge un
ruolo molto particolare nella struttura delle proteine. La catena laterale di questo amminoacido contiene
un sulfidrile che, nelle condizioni ossidanti dell’ambiente cellulare, tende a reagire chimicamente con il
solfidrile di un’altra cisteina. Da tale reazione chimica deriva la formazione di ponti disolfuro, un legame
covalente che mantiene unite le porzioni della catena polipeptidica.
CONDENSAZIONE O POLIMERIZZAZIONE
la struttura primaria di una proteina è la sequenza degli amminoacidi che la compongono, a partire dal
gruppo -NH2 iniziale (n-terminale) sino al gruppo -COOH terminale (c-terminale).
La funzionalità di una proteina deriva dal legame peptidico.
DIPEPTIDI 2 amminoacidi
OLIGOPEPTIDI fino a 20 amminoacidi
POLIPETIDI >20 amminoacidi
PROTEINE sono composte da una o più catene polipeptidiche. Presentano una grande complessità
strutturale, da cui discendono enorme varietà di funzioni. A seconda di tali funzioni, proteine vengono
convenzionalmente raggruppati in categorie relativamente omogenei, anche se spesso arbitraria, quali: le
proteine strutturali; gli enzimi; le proteine di membrana; i fattori di trascrizione.
Le proteine sono polimeri lineari di piccole molecole, gli aminoacidi, legate tra loro con legame peptidico. Il
termine proteina viene di norma utilizzato per indicare la macromolecola completamente formata e dotata
di tutte le sue caratteristiche strutturali e funzionali, la catena elementare costituita dall’insieme di
aminoacidi e di norma indicata con il termine di “catena polipeptidica”. Le proteine in base alla loro
composizione possono dividersi in:
1) Proteine semplici formate da soli aminoacidi
2) Proteine coniugate che contengono gruppi chimici diversi come parte integrante della loro
struttura. Se la parte non proteica è essenziale alla funzione della proteina, prende il nome di
gruppo prostetico.
- I termini proteine e polipeptidi si usano in modo intercambiabile quando si parla di singole catene
polipeptidiche
- Sono molecole composte da una o piu catene polipeptidiche
- Le proteine polimeriche possono contenere un solo tipo fi polipeptide o più
- Le proteine polimeriche sono indicate con lettere greche e pedici per caratterizzare la loro
composizione polipeptidica
STRUTTURA PRIMARIA la sequenza degli aminoacidi che costituiscono una determinata catena
polipeptidica È definita come la struttura primaria della proteina. Ogni proteina ho una propria
caratteristica struttura primaria, determinata dalla sequenza nucleotidica del gene che la codifica. Si parte
da -NH2 (N-terminale) sino al gruppo -COOH terminale (C-terminale).
STRUTTURA SECONDARIA gli avvolgimenti di una catena polipeptidi Cup mediati dalla formazione di
legami idrogeno livello dello scheletro della molecola sono detti struttura secondaria delle proteine. La
conseguenza della formazione di questi legami è che la catena polipeptidica si avvolge a spirale su se stessa
come una scala a chiocciola con andamento destrorso formando una cosiddetta alfa-elica. Quest’ultimo
assume una forma di cilindro rigido te la cui superficie sporgono ordinatamente i gruppi R degli aminoacidi
che la costituiscono. Il carattere di idrofilia o di idrofobia della superficie dell’Alfa-elica dipende dal tipo di
gruppo R dei suoi amminoacidi. Esempio quello di un alfa elica contenente con regolarità un amminoacido
idrofobo ogni quattro.
Esempi di strutture ad alfa elica
Proteine: Fibrose Insolubili in acqua Utilizzate per tessuti connettivi Seta, collagene, cheratina
1) Hanno catene polipeptidiche disposte lunghi fasci o in foglietti
2) In genere rappresentano l’unico tipo di struttura secondaria
3) Sono insolubili in acqua per la presenza di elevate concentrazioni di AA idrofobici
4) Ruoli strutturali
Proteine globulari Solubili in acqua Usate per proteine cellulari. Hanno una struttura tridimensionale
complessa.
1) Le catene polipeptidiche sono ripiegate ed assumono forma compatta, sferica o globulare
2) Contengono più tipi di struttura secondaria
3) Le proteine globulari comprendono: enzimi, proteine di trasporto, proteine regolatrici,
immunoglobuline
4) Contengono aminoacidi con catene polari e cariche
5) Le interazioni sono dovute a ponti di solfuro, la polarità o meno dei gruppi R, e alla capacità di
formare legami a idrogeno
Le interazioni che stabilizzano le strutture secondaria e terziaria della proteina
Anche se si ritiene che l’acquisizione delle strutture secondarie terziarie dipenda fortemente dalla struttura
primaria, in realtà in molti casi è necessario l’intervento di proteine accompagnatrici denominate
CHAPERONINE, che interagiscono con la catena polipeptidica nascente favore nel corretto avvolgimento. Il
problema della relazione tra struttura primaria e conformazione tridimensionale della proteina matura è
stato oggetto di molti studi, che molti casi sono passati sulla possibilità di sottoporre una proteina nativa a
un processo di denaturazione (perdita dell’attività biologica della proteina; alcune volte un processo
reversibile). La proteina così che naturata e poi fatto ritornare alla iniziale condizione nativa (Processo di
Rinaturazione), dimostrando in tal modo che la struttura primaria di una catena polipeptidi che è
sufficiente per l’acquisizione delle strutture secondarie terziarie.
STRUTTURA QUATERNARIA più strutture terziarie
Es: emoglobina
Base della struttura: associazione di più polipeptidi per formare una proteina multimerica
Le macromolecole si sanno auto assemblare
EVENTI POST-TRADUZIONALI—> specifici segnali, contenuti nella sequenza amminoacidica delle proteine,
le dirigono alle loro destinazioni cellulari finali.
LA DEGRADAZIONE DELLE PROTEINE: etichetta proteica e si chiama UBIQUITINA che si lega Alla proteina
che deve essere degradata.
Molte malattie sono dovute al difettoso ripiegamento di una proteina; in altri casi mutazioni puntiformi
generano proteine che non sono più in grado di svolgere la loro funzione perché incapaci di legare i loro
substrati. Es: anemia falciforme
I LIPIDI molecole molto eterogenea nella struttura chimica e nelle funzioni. Hanno in comune una
spiccata idrofobia dell’intera molecola che è dovuta al fatto che queste molecole contengono un elevato
numero di legami C-H che sono apolari. Sostanze grasse che non fanno legami idrogeno con le altre
molecole; hanno una doppia valenza e presentano proprietà comuni come idrofobicità e solubilità nei
solventi organici (lipofilicità). Da un punto di vista fisiologico sono distinguibili in:
- lipidi di deposito: con funzione energetica e protettiva rappresentati principalmente da trigliceridi
- Lipidi strutturali: costituenti fondamentali delle membrane cellulari ed intracellulari (fosfolipidi,
bilico lipidi e colesterolo)
Struttura chimica dei trigliceridi: tre molecole di acidi grassi sono legati ad una molecola di glicerolo.
Quest’ultimo è una piccola molecola a tre atomi di carbonio, mentre gli acidi grassi sono costituiti da
lunghe molecole. Trigliceridi il legame si forma tra il gruppo COOH (carbossilico) dell’acido grasso e il
gruppo OH del glicerolo; PRENDE IL NOME DI LEGAME DIESTERE.
GLICEROLO E ACIDI GRASSI SONO SOLUBILI IN ACQUA. TUTTAVIA, DOPO LA REAZIONE DI CONDENSAZIONE
LA MOLECOLA DIVENTA APOLARE.
Acidi grassi: sono acidi mono carbossilici, la cui molecola contiene una lunga catena alifatica che conferisce
loro una marcata idrofobicità. Essi hanno formula generale: CH3(CH2)nCOOH. Ci sono due categorie di
acidi grassi:
- Saturi: le molecole di trigliceridi si dispongono in modo ordinato e lipidi sono solidi a temperatura
ambiente (burro), tendono a depositarsi nelle arterie
- insaturi: le molecole di trigliceridi si dispongono in modo disordinato e lipidi sono liquidi (olio
D’oliva)
In acqua le interazioni delle code idrofobiche e delle teste idrofiliche generano un doppio strato fosfolipidi
co. Le teste sono dirette verso l’esterno, dove interagiscono con l’acqua che le circonda. Le code sono
rivolte verso l’interno.
Acidi grassi posseggono più di un doppio legame nella loro catena e in questo caso si definiscono
polinsaturi.
LIPIDI POLARI: FOSFOLIPIDI (polari): la testa (polare) corrisponde al gruppo fosfato e al glicerolo, mentre la
quota è rappresentata dalle due catene di acidi grassi (apolari); tendono a disporsi con le teste IDROFILE
VERSO L’ACQUA e le code IDROFOBE RIVOLTE UNA CONTRO L’ALTRA. I fosfolipidi in acqua possono
formare spontaneamente tre strutture:
MOVIMENTO DEI FOSFOLIPIDI: quando le molecole anfipatiche hanno una forma piuttosto cilindrica, gli
aggregati molecolari che ne risultano a contatto con l’acqua sono dei doppi strati molecolari, consistente in
un insieme di molecole lipidiche fittamente affiancate le une alle altre. Nel doppio strato molecolare, le
molecole lipidiche entrano perpendicolarmente le due superfici del doppio strato, rivolgendo le teste
idrofile verso l’acqua e le code idrofobi verso le code dello strato molecolare opposto. I doppi strati
molecolari lipidici rappresentano la struttura di base di tutte le membrane cellulari, sia nei procarioti che
negli eucarioti, incluse la membrana plasmatica e quella del reticolo endoplasmatico, dell’apparato del
Golgi e dei mitocondri, nonché le membrane che costituiscono la Mielina che riveste le fibre nervose.
[I saponi hanno la capacità di formare micelle, sono molecole antipatiche e capaci di solubilizzare
nell’acqua altre molecole idrofobe. Tipici esempi di saponi sono gli acidi grassi originati dalla scissione dei
trigliceridi del grasso animale mediante un trattamento con una sostanza basica come la soda]
Proteine periferiche o estrinseche non interagiscono con la porzione centrale idrofobica del doppio
strato, ma sono legata alla membrana attraverso interazioni deboli con le proteine integrali e con le teste
polari dei lipidi; Sulla superficie esterna per esempio: le proteine della matrice cellulare extracellulare
Sulla superficie esterna per esempio: enzimi coinvolti nella trasduzione del segnale
PROTEINE DI MEMBRANA ANCORATE AI LIPIDI: interagiscono con legami covalenti con i lipidi di membrana
CITOSCHELETRO: la struttura non deve essere molle ma deve avere uno “scheletro”
TRASPORTO DI MEMBRANA MEDIA - assunzione di sostanze nutrienti essenziali (es: glucosio)
- Regolazione delle concentrazioni interne ed esterne di ioni (Na+, K+, Cl-,Ca2+, H+)
- Eliminazione dei prodotti metabolici di rifiuto (CO2)
FUNZIONE DELLE MEMBRANE:
1) Contorno e barriera di permeabilità
2) Organizzazione e localizzazione della funzione
3) Processi di trasporto
4) Rilevamento del segnale
5) Comunicazione cellula-cellula
DIFFUSIONE: processo di spostamento casuale verso uno stato di equilibrio: le particelle si muovono sino al
raggiungimento dell’equilibrio. Si muove il soluto e per GRADIENTE DI CONCENTRAZIONE (da + a –
concentrazione)
4) Semplice: membrana permeabile alle molecole e si crea un equilibrio statico, non saturabile perché
la membrana è permeabile sia a dx che sx
5) Facilitata: perché le molecole sono grandi e hanno bisogno di facilitatori, lo scopo è raggiungere
l’equilibrio a dx e sx. È saturabile.
DIFFUSIONE SEMPLICE: le molecole si diffondono attraverso la membrana cellulare (piccole molecole
apolari come ossigeno e anidride carbonica). non saturabile (può andare avanti all’infinito), si arriva
all’equilibrio ovvero stessa concentrazione di soluto da una parte all’altra della membrana.
DIFFUSIONE FACILITATA: le molecole si diffondono attraverso proteine transmembrana (es: molecole
grandi o polari come il glucosio). Si forma il canale attraverso il quale passa sia il soluto che il solvente.
Quando la membrana è permeabile solo al solvente e non al soluto, allora abbiamo il fenomeno
dell’osmosi.
OSMOSI: si muove il solvente, va da dove è – a dove c’è + soluto, e bisogna raggiungere l’equilibrio di
soluto. Può modificare la forma delle cellule. MOVIMENTO DI ACQUA. Si verifica quando la membrana è
permeabile al solvente ma non al soluto. L’acqua si muove secondo il suo gradiente di concentrazione.
Praticamente è la diffusione dell’acqua attraverso la membrana cellulare e riguarda molecole che non
riescono ad attraversare la membrana. Diffusione di solvente (acqua) attraverso la membrana permeabilità
selettiva da un ambiente ipotonico verso l’ambiente ipertonico.
La cellula per sopravvivere bilancia costantemente la propria concentrazione, poiché deve trovarsi in una
soluzione isotonica sempre.
SOLUZIONE IPERTONICA: TANTO SOLUTO, quando una cellula viene posta in una soluzione ipertonica, sia
un movimento netto di acqua verso l’esterno della cellula e la cellula si disidrata e si raggrinzisce:
SOLUZIONE IPOTONICA: POCO SOLUTO, quando la cellula viene posta in una soluzione ipotonica, sia un
movimento netto di acqua verso l’interno della cellula che ne causa il rigonfiamento. La cellula potrebbe
anche scoppiare.
SOLUZIONE ISOTONICA: quando la cellula viene posta in una soluzione isotonica, le molecole d’acqua
passano dentro e fuori dalla cellula, ma con un movimento netto pari a zero.
GRADIENTE: camminare avanzare—> gradiente chimico ed elettrico
ENDOCITOSI ED ESOCITOSI: (fusione delle membrane vescicolare e plasmatica) (ci sono anche nelle
sinapsi). Interessa fortemente le sinapsi e il neurone. Attraverso esocitosi vengono rilasciati i
neurotrasmettitori per poi essere recuperati attraverso endocitosi.
I TRASPORTATORI DI MEMBRANA
UNIPORTO: trasferisce una certa sostanza in una certa direzione
SIMPORTO: trasferisce due sostanze diverse nella stessa direzione
ANTIPORTO: trasferisce due sostanze diverse, una in direzione opposta all’altra
L’esistenza della d.d.p. implica una diseguale distribuzione di cariche elettriche (ioni) tra interno ed
esterno, e suggerisce che la membrana si comporti come una barriera con permeabilità selettiva, che
separa due soluzioni (liquido intra ed extra cellulare) a composizione chimica diversa.
Le molecole si spostano seguendo queste regole:
- Dimensione
- Differenza di concentrazione
- polarità
I vari tipi di canali ionici e la pompa Na+ - K+ costituiscono i principali strumenti che i neuroni utilizzano per
generare la condizione di bilanciamento tra cariche elettriche alla base del potenziale di membrana a
riposo. Gli impulsi nervosi, che sono segnali elettrici, consistenti nei potenziali d’azione che percorrono la
membrana assonale e sono trasformati in segnali chimici dalle molecole di neurotrasmettitore rilasciati a
livello delle giunzioni sinaptiche o sinapsi chimiche. La membrana plasmatica è impermeabile al Na+ e
permeabile al K+ e al Cl- grazie alla presenza di canali di fuga di questi ioni.
Il potassio entra ed esce continuamente dalla cellula, grazie al gradiente di concentrazione(esce), di base si
trova nella cellula; è perennemente in equilibrio, entra per pressione elettrostatica (gradiente elettrico).
Il sodio è positivo; poiché il potenziale di membrana a riposo è -70 mV è molto vicino al potassio e al cloro,
ma non al sodio che invece è in disequilibrio. Presente più all’esterno che all’interno, entra secondo
gradiente elettrico (cariche opposte), gradiente chimico vorrebbe entrare ma non ci riesce perché non ci
sono i canali. Inverte il potenziale d’azione e lo fa passare da negativo a positivo, la sua presenza è
massiccia all’esterno della cellula e infatti appena si aprono dei canali, entra nella cellula in maniera
abbondante e crea dei canali sodio.
Il Cl- si trova più all’esterno che all’interno si muove secondo gradiente chimico (concentrazione); quindi,
entra però esce subito dalla cellula perché la zona è della stessa carica e quindi si respingono, questo ione
sta all’equilibrio (esce ed entra sempre). Poiché la membrana plasmatica è permeabile soprattutto al K+, il
potenziale di membrana a riposo di un neurone si avvicina al valore del potenziale all’equilibrio del K+ (-89
mV)
DA COSA È FORMATA dal punto di vista strutturale, la pompa sodio potassio è composta da due
subunità, dette subunità Alfa e subunità beta delle quali la Alfa lega l’ATP, e gli ioni Na+ e K+, e la
beta e invece il responsabile della localizzazione della pompa sulla membrana plasmatica ed è
anche necessaria per l'attivazione della subunità alfa.
1. Il potenziale di riposo
A riposo, l’interno di un neurone è elettricamente negativo, mentre l’ambiente extracellulare è
carico positivamente. Nei neuroni, il potenziale di riposo della membrana varia tipicamente tra i -
60 mV e i -70 mV.
Il potenziale di riposo è determinato dalla diversa concentrazione degli ioni ai due lati della
membrana. Il liquido interstiziale è ricco di ioni sodio (Na+) e di ioni cloruro (Cl-); nel citoplasma i
principali ioni positivi sono gli ioni potassio (K+), mentre i tipi predominanti di ioni negativi sono
fosfati legati a macromolecole organiche (ATP, acidi nucleici e proteine).
Nelle cellule nervose, la concentrazione del sodio e del potassio è regolata da tre proteine di
membrana:
1. I canali del potassio;
2. I canali del sodio;
3. La pompa sodio potassio.
Il flusso di ioni potassio Poiché́ la concentrazione di K+ dentro la cellula è molto più alta di
quella esterna e poiché́ la membrana possiede moltissimi canali per il potassio, gli ioni K
diffondono all’esterno della cellula. A mano a mano che gli ioni escono dal citoplasma, il versante
interno della membrana diventa sempre più negativo e quello esterno più positivo. Questo flusso
di ioni K è il primo responsabile dell’esistenza del potenziale di riposo ma esiste, tuttavia, un altro
fattore che contribuisce a caricare negativamente all’interno della cellula: la maggior parte degli
ioni negativi presenti nel citoplasma si trovano legati a proteine o ad altre macromolecole troppo
grandi per attraversare la membrana.
Il flusso di ioni sodio
La permeabilità̀ della membrana al sodio è molto bassa, perché́ i canali del sodio sono pochi; ciò
nonostante gli ioni Na+ tendono a diffondere verso il citoplasma.
Il ruolo della pompa sodio potassio Il lento ingresso di Na+ nel citoplasma e la fuoriuscita di K+
verso l’esterno vengono, compensate dall’attività̀ della pompa sodio-potassio, una proteina che
trasporta attivamente gli ioni Na+ all’esterno, scambiandoli con gli ioni K+ che si riversano
all’interno della cellula. Poiché́ agisce contro il gradiente di concentrazione, la pompa sodio
potassio ha bisogno di ATP per compiere il proprio lavoro.
I canali ionici ad accesso regolato
Oltre ai canali ionici, nelle cellule esistono anche altri tipi di proteine canale che si comportano
come “porte” capaci di aprirsi e chiudersi a comando:
- i canali regolati dal voltaggio, o voltaggio dipendenti, si aprono o si chiudono in risposta a
cambiamenti del potenziale di membrana;
- i canali regolati chimicamente si aprono si chiudono in seguito al legame di un messaggero
chimico;
- i canali regolati meccanicamente si aprono e si chiudono in risposta all’applicazione di una
forza meccanica sulla membrana plasmatica.
Sulla membrana plasmatica dei neuroni sono presenti i canali voltaggio dipendenti per il sodio, il
potassio e il calcio, particolarmente importanti per la generazione e la propagazione di potenziali
d’azione. La loro apertura o chiusura determina il potenziale di membrana:
- Se si aprono i canali voltaggio dipendenti per il sodio, lo ione Na diffonde all’interno della
cellula rendendo meno negativo il potenziale di membrana, fino a farlo diventare positivo
quando si scatena il potenziale d’azione; in questo caso la membrana si dice depolarizzata;
- Se si aprono i canali voltaggio dipendenti per il potassio, K diffonde all’esterno rendendo
ancora più negativo di -60 mV l’interno della cellula; in questo caso la membrana si dice
iperpolarizzata.
La generazione del potenziale d’azione e la sua propagazione
Il potenziale d’azione consiste in una sequenza di eventi estremamente rapidi che diminuiscono o
annullano il potenziale di membrana, per poi riportarlo allo stato di riposo. Tale sequenza si attiva
in seguito a uno stimolo. Se lo stimolo innesca una depolarizzazione superiore a un livello chiamato
valore di soglia (portando il potenziale di membrana intorno ai -50 mV) si genera un potenziale
d’azione che si trasmette lungo l’assone e che genera una serie di cambiamenti che modificano la
permeabilità della membrana plasmatica del neurone. Durante ciascun ciclo, la pompa estrude
dalla cellula tre ioni sodio e fa entrare due ioni potassio.
- Per effetto dello stimolo, la membrana subisce una lieve depolarizzazione che si propaga
fino al cono di emergenza. Qui sono concentrati i canali voltaggio dipendenti per il Na.
- Quando la depolarizzazione raggiunge il valore di soglia, i canali voltaggio dipendenti per il
Na si aprono per circa 1 ms e lo ione fluisce all’interno dell’assone, secondo il gradiente di
concentrazione creato nella cellula a riposo dalla pompa sodio potassio.
- L’ingresso di sodio provoca l’apertura di altri canali del sodio, con un effetto a feedback
positivo che accentua la depolarizzazione fino a invertire il potenziale di membrana (circa
+50 mV).
LA COMUNICAZIONE NERVOSA
I neuroni sono cellule specializzate nella comunicazione nervosa.
Eccitabili: rispondono a stimoli esterni
Conduttori: trasmettono impulsi
La fase di salita: consiste in una forte e rapida depolarizzazione (data dall’apertura dei
canali voltaggio dipendenti del sodio) del potenziale di membrana tipicamente
caratterizzata da un’inversione di segno da negativo a positivo.
L’ improvvisa apertura dei suddetti canali, rende la membrana stessa altamente permeabile
agli ioni sodio; questi ioni entrano rapidamente nella membrana plasmatica causando una
variazione del potenziale di membrana da -55mV a valori fortemente positivi come +40 mV
che tipicamente tendono al POTENZIALE ALL’EQUILIBRIO DEL Na+.
La fase di discesa: è mediata dalla refrattarietà dei canali del sodio e della concomitante
apertura dei canali potassio è caratterizzata dall’uscita di ioni potassio dal neurone, con
conseguente iperpolarizzazione del potenziale di membrana. Consiste nella ripolarizzazione
del potenziale di membrana dal valore positivo massimo raggiunto (il picco del potenziale
d’azione) ha un valore fortemente negativo, perché tende al potenziale all’equilibrio del
potassio (-89 mV). La fase di discesa è dovuta alla sovrapposizione temporale di due diversi
processi: da una parte i canali voltaggio-dipendenti del sodio passano dalla condizione di
apertura a quella di refrattarietà; dall’altra si aprono i canali voltaggio-dipendenti del
potassio.
La fase di recupero: causata dalla refrattarietà dei canali voltaggio-dipendenti del potassio e
dal ritorno del potenziale di membrana il suo normale valore a riposo, mediato dalla pompa
sodio-potassio.
LA PROPAGAZIONE DEL POTENZIALE D’AZIONE nelle fibre amieliniche la conduzione del lo
stimolo nervoso e continua. Nelle fibre mieliniche essa è invece saltatoria.
La guaina mielinica deriva dalla cellula che si avvolge intorno all’assone
MICROTUBULII microtubuli sono tubi cavi formati da una proteina denominata tubulina, la quale
consiste a sua volta di dimeri di due polipeptidi correlati fra loro, detti a-tubulina e B-tubulina.
Con un diametro di 25nm sono molto più rigidi dei filamenti di actina e dei filamenti intermedi.
Sono lunghi e dritti in genere hanno un’estremità attaccata ad un singolo centro organizzatore dei
microtubuli chiamato centrosoma.
FUNZIONI: -guidano i movimenti dei cromosomi quando si divide la cellula
-contribuiscono al posizionamento degli organuli nella cellula, ma soprattutto li guidano nei loro movimenti
all’interno del citoplasma.
Proteine associate ai microtubuli il movimento delle vescicole o degli organelli cellulari all’interno della
cellula dipende dai microtubuli e dalle proteine ad essi associate (MAP)
Nei neuroni sono state identificate DUE CLASSI DI MAP:
1) MAP motrici chinesina (si muove verso la porzione positiva del microtubulo) : appartiene a una
super famiglia di proteine formate da catene pesanti e catena leggera. Le catene pesanti possiedono
il dominio motore e un dominio filamentoso ad alfa elica. Nei neuroni è molto abbondante la
chinesina 1 le cui catene pesanti formano un omodimero simile a quello della miosina, con le teste
catalitiche e le regioni ad alfa elica avvolte fra loro.
dineina (si muove verso quella negativa): costituita da un omodimero di catene pesanti e diverse catene
leggere ed intermedie. La porzione globulare di testa delle catene pesanti interagisce con il microtubulo e
genera forze di trazione mediante idrolisi di ATP. La direzione di spostamento del complesso è verso
l’estremità negativa del microtubulo. L’estremità delle porzioni filamentose e le altre catene associate
formano il dominio di aggancio della struttura cellulare da trasportar
TESTE GLOBULARI: catene pesanti legano i microtubuli e ATP; dette anche motore ad ATPasi
Il legame e l’idrolisi dell’ATP permettono il movimento
ZONE DELLA CODA: catene leggere legano gli organelli cellulari o le vescicole da movimentare
2) MAP non motrici in grado di coordinare l’organizzazione dei microtubuli nel citoplasma,
Cambiano la loro conformazione terziaria.
E la proteina tau, la quale è particolarmente abbondante nelle lesioni encefaliche presenti nei
malati di Alzheimer (troppa produzione di gruppi fosfato dopo la traduzione [modifiche post-
traduzionali]. Il neurone muore poiché le cellule dell’alzheimer sono tossiche.
È importante il citoscheletro, il trasporto assonale deriva dai microfilamenti, filamenti intermedi e
microtubuli.
Trasporto assonale gli assoni presentano, come tutte le cellule del corpo umano, il citoscheletro.
COME CAMBIA IL TERMINALE ASSONICO DURANTE LA FORMAZIONE DEL NEURONE.
Le GIUNZIONI SINAPTICHE O SINAPSI CHIMICHE- sono costituite dalla membrana presinaptica, dallo
spazio intersinaptico e dalla membrana postsinaptica;
- mediano il trasferimento dello stimolo nervoso in modo unidirezionale;
- presentano una modalità di trasmissione dello stimolo nervoso di tipo chimico (È deputata alla
conversione degli stimoli nervosi elettrici, rappresentati dei potenziali d’azione, in stimoli nervosi chimici,
consistenti in molecole di neurotrasmettitore)
- mettono in connessione la terminazione dell’assone di un dato neurone con la terminazione di un
dendrite di un altro neurone (sinapsi asso-dendritica)
Possono essere eccitatorie o inibitorie (a seconda di come funziona il neurone): di norma ciascuna sinapsi
eccitatoria o inibitoria ma naturalmente lo stesso neurone riceve molteplici contatti sinaptici sia eccitatori
che inibitori; alcuni neurotrasmettitori sono esclusivamente eccitatori, ad esempio, il glutammato; altri
sono esclusivamente inibitori, ad esempio, il GABA e la glicina. Molti neurotrasmettitori possono essere sia
eccitatori che inibitori a seconda del tipo di recettore o canale ionico presente nella membrana post-
sinaptica.
La sinapsi chimica consiste di tre distinte componenti, denominate membrana presinaptica, membrana
post-sinaptica e spazio Intersinaptico, anche detto fessura sinaptica o chiave sinaptica.
La membrana presinaptica corrisponde alla porzione di membrana plasmatica della porzione terminale
dell’assone cui giungono i potenziali d’azione; la membrana post-sinaptica rappresenta invece la
corrispondente porzione di membrana plasmatica del neurone cui giungono le molecole di
neurotrasmettitore; infine, lo spazio Inter sinaptico rappresenta l’ambiente extracellulare.
I NEUROTRASMETTITORI sono prodotte rilasciate nello spazio extracellulare da uno dei due neuroni,
facendo sì che esse, raggiungono il secondo neurone. Poiché il complesso necessario per il rilascio del
neurotrasmettitore è presente solamente nel neurone presinaptico, la sinapsi funge da elemento
polarizzatore dello stimolo nervoso. Modificano le proprietà elettriche della cellula post-sinaptica; devo far
capire alla cellula se lo stimolo è inibitorio (non si aprono i canali del calcio) o eccitatorio (si aprono i canali
del calcio)
Caratteristiche:
- Suddivisi in due grandi categorie (a basso peso molecolare): neurotrasmettitori o molecole piccole
(classici);
neuropeptidi (proteine prodotte dai ribosomi)
- Neurotrasmettitori ad alto peso molecolare: neuropeptidi
Endorfine
- Legandosi a recettori specifici possono modificare le proprietà elettriche della membrana del
neurone ricevente
- Sono sintetizzati nel citoplasma del terminale presinaptico
- Sono trasportati all’interno delle vescicole sinaptiche da specifici trasportatori attivi di membrana
- Si legano a specifici recettori
- Sono rilasciati in modo quantico nello spazio Inter sinaptico
- Sono rapidamente eliminati nello spazio Inter sinaptico da meccanismi di degradazione enzimatica
NB: La quantità di neurotrasmettitore rilasciato dipende dalla frequenza dei potenziali d’azione
Rilascio di neurotrasmettitore
- ogni vescicola libera una quantità fissa o “quanto” di neurotrasmettitore
- lI numero di vescicole che si fondono con la membrana presinaptica per liberare li neurotrasmettitore
dipende dalla concentrazione di ioni Ca2+ nel terminale.
- Una maggiore concentrazione di ioni calcio nel terminale determina la fusione di un numero maggiore di
vescicole e la liberazione di più neurotrasmettitore nella fessura sinaptica
Rilascio di neurotrasmettitore e Ca2+
> La concentrazione di Ca2+ nel citoplasma dipende dalla frequenza di potenziali d'azione nel neurone
presinaptico.
> Infatti, dopo l'arrivo del potenziale d'azione, il rilascio del neurotrasmettitore si arresta in pochi
millisecondi, in quanto i canali voltaggio dipendenti del Ca2+ si chiudono immediatamente dopo l'apertura
e il C a 2 viene attivamente pompato all'esterno del terminale assonale per riportare le concentrazioni di
tale ione a livelli basali.
> Quanto maggiore è la frequenza di potenziali d'azione in arrivo al terminare presinaptico, tanto maggiore
sarà la concentrazione di Ca2+ e nel terminale assonico e, di conseguenza, tanto maggiore sarà la quantità
di neurotrasmettitore rilasciato.
NB: di qualsiasi tipo sia la sinapsi, il neurotrasmettitore non entra mai nella cellula post- sinaptica. Esso,
infatti, viene rilasciato nella fessura sinaptica, agisce dall’esterno sulla cellula post-sinaptica e finisce poi
per ritornare direttamente o indirettamente dentro la cellula che lo ha rilasciato.
SINTESI DEI NEUROTRASMETTITORI A MOLECOLA PICCOLA il trasmettitore amore con la piccola viene
concentrato nella vescicola sinaptica
IL TERMINALE PRESINAPTICO: Si svolgono varie funzioni chiave della trasmissione sinaptica. Esso
costituisce non solo il punto di arrivo del potenziale d’azione che vi giungono dall’assone, ma anche il sito
dove gli stimoli nervosi elettrici sono tramutati in stimoli nervosi chimici. Inoltre, nel terminale si svolgono
anche i processi della sintesi e dell’immagazzinamento dei neurotrasmettitori classici all’interno delle
vescicole sinaptiche.
LE VESCICOLE SINAPTICHE: organuli membranosi prodotte nel corpo cellulare del neurone a livello
dell’apparato del Golgi; già dotate dei trasportatori di membrana e degli enzimi necessari al loro funzione,
sono trasportati poi dal flusso a sonico fino al terminale presinaptico dove, dopo una cappa di
maturazione, diventano disponibili per essere riempite con le molecole di neurotrasmettitore per meglio
descrivere i processi di sintesi di trasporto vescicolare dei neurotrasmettitore a livello del terminale
presinaptico, può essere utile riferirsi alla sinapsi colinergica, cioè la sinapsi chimica che utilizzano il
neurotrasmettitore acetilcolina (ACh)
Vescicole sinaptiche per neurotrasmettitori a basso peso molecolare e vescicole per neuropeptidi
Le vescicole sinaptiche contenenti neurotrasmettitori classici e quelle contenenti neuropeptidi
differiscono fra loro per le dimensioni. Le prime hanno un diametro di 50 nm e ciascuna vescicola contiene
circa 5000 molecole di neurotrasmettitore.
I neuropeptidi sono immagazzinati in vescicole con un diametro di 100 mm, e li loro rilascio è
relativamente lento e meno massiccio rispetto ai neurotrasmettitori classici, visto che tali molecole sono
attive anche a basse concentrazioni.
assonico
- Una volta raggiunte le vicinanze della cosiddetta zona attiva nel terminale presinaptico, cioè la
regione della membrana presinaptica dove si svolge il processo dell’esocitosi delle vescicole
sinaptiche, i potenziali d’azione non possono più rigenerarsi ulteriormente, poiché questa regione
della membrana assonale e privo di canali voltaggio-dipendenti del sodio e del potassio. Tuttavia,
sono qui presenti dei Canali voltaggio-dipendenti del calcio (di solito sono chiusi), si aprono
quando la membrana che li circonda si depolarizza fino al valore soglia in conseguenza dell’arrivo di
un potenziale d’azione; però poi si richiudono subito; [ciò fa aprire la vescicola, avvia la fusione
della vescicola con la membrana presinaptica (sono tutte e due della stessa natura ovvero
fosfolipidi), escono i neurotrasmettitori]. Gli ioni calcio svolgono funzioni di messaggero
intracellulare attivando una serie molto ampia di fenomeni, inclusa quella dell’esocitosi delle
vescicole sinaptiche. Tutto questo non avviene se non arriva lo stimolo elettrico. L’esocitosi delle
vescicole sinaptiche richiede l’intervento di varie proteine ed è attivato dal legame della
SINAPTOTAGMINA con gli ioni Ca2+.
L’esocitosi: fusione della membrana di una vescicola intracellulare con la faccia interna della membrana
plasmatica, riversando il contenuto vescicolare nell’ambiente esterno.
Nel caso dell’esocitosi delle vescicole sinaptiche, possiamo distinguere tre fasi:
1) NUCLEAZIONE, vescicola sinaptica si aggancia alla faccia interna della membrana presinaptica;
2) CHIUSURA A CERNIERA/ZIPPERING, la vescicola viene tirata verso la faccia interna della membrana
presin. Le proteine vescicolari e presinaptiche interagiscono secondo un modello a chiusura lampo
(zippering) che consente la fusione delle due membrane.
3) FUSIONE
La quantità di neurotrasmettitore rilasciato dipende dalla frequenza dei potenziali d’azione nel neurone
presinaptica. Se non arriva un ulteriore potenziale d’azione, il rilascio di neurotrasmettitore si arresta in
pochi millisecondi perché i canali voltaggio-dipendenti per il calcio si chiudono immediatamente dopo
l’apertura ed il calcio citoplasmatico viene attivamente pompato all’esterno del bottone sinaptico per
riportare le concentrazioni di tale ione ai valori base.
Più potenziale d’azione ho, più vescicole faccio sciogliere, aumenta il numero di neurotrasmettitori e
recettori nella membrana post-sinaptica. (Canale del sodio ionico, voltaggio-dipendente)
Le vescicole secretorie (incluse le vescicole sinaptiche, le quali contengono i neurotrasmettitori) si
originano a livello del reticolo endoplasmatico rugoso.
Quindi si staccano e migrano all'apparato del Golgi dove maturano per migrare infine alla loro destinazione
finale (che sono le sinapsi, nel caso delle vescicole sinaptiche)
.
La cellula gliale riconosce il neurotrasmettitore e lo fa entrare al contrario del recettore postsinaptico
LE VESCICOLE: i precursori delle vescicole sono inizialmente prodotti nel soma del neurone (reticolo
endoplasmatico e apparato del Golgi). Il riciclaggio è funzionale
La funzione di canale ionico e di recettore per il NT sono svolte da un’unica molecola proteica
Indiretta: il NT va ad agire su un recettore di membrana, il quale da inizio ad una serie di eventi interni alla
cellula che hanno come effetto ultimo la modifica della permeabilità di un canale ionico
La funzione di canale ionico e di recettore per il NT sono svolte da due distinte molecole proteiche.