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BIOLOGIA

Capitolo 4
Le cellule del sistema nervosoIl volume, la posizione e la complessità strutturale del nostro cervello
hanno da sempre impedito la comprensione delle specifiche relazioni che intercorrono tra attività
celebrale e psiche. Nel corso degli ultimi due secoli la nascita e lo sviluppo delle moderne neuroscienze
hanno permesso di ottenere acquisizioni che hanno confermato l’esistenza di radici biologiche nei nostri
processi mentali e nelle nostre azioni, e a posto alla base della loro esistenza le cellule nervose o anche
dette neuroni controllano in maniera diretta o indiretta la maggior parte delle funzioni del nostro
organismo.

Le cellule nervose furono inizialmente studiate da Camillo Golgi e Santiago Ramòn y


Cajal il sistema nervoso rappresenta una sorta di mistero istologico a causa delle difficoltà di
visualizzazione al microscopio delle sue cellule costituenti, le quali risultavano non colorabili. nella seconda
metà del XIX secolo, il medico italiano Camillo Golgi produsse una svolta in questo campo sviluppando un
metodo di colorazione istologica dei neuroni basato sull’impregnazione con sali di argento visibile al
microscopio l’architettura delle cellule. La sua attività produsse il metodo di colorazione definito reazione
nera, che permette di visualizzare le singole cellule nervose, i loro processi e anche le loro strutture
intracellulari. Utilizzando questo metodo, Golgi si rese subito conto che i neuroni sono cellule dalla
morfologia complessa:
-corpo cellulare o soma
-numerosi prolungamenti che si intrecciano con neuroni vicini
1873 TEORIA RETICOLARE: proponeva che l’encefalo fosse costituito da neuroni strutturalmente
collegati gli uni agli altri in modo da formare un reticolo cellulare ininterrotto o sincizio attraverso il quale
era trasmessa l’informazione nervosa.

Gli istologi del tempo però non si resero conto che la struttura del tessuto nervoso presentava l’esistenza
di cellule distinte. Il comprendere l’inesattezza di questa teoria fu il medico spagnolo Santiago Ramòn y
Cajal, affermò che c’è discontinuità tra cellule nervose.
TEORIA CELLULARE O NEURONALE: ciascun neurone è separato dai neuroni circostanti e ognuno di questi
è in grado di comunicare con altri neuroni attraverso particolari punti di connessione chiamati, dal medico
inglese Charles Sherrington, sinapsi.

Oggi sappiamo che il nostro sistema nervoso presenta i neuroni che formano tra di loro una rete di
collegamenti e le cellule gliali, delle cellule accessorie, le quali supportano i neuroni dal punto di vista
metabolico/ funzionale.
Le cellule neuronali
- Soma (pirenoforo) o corpo cellulare: regione contenente il nucleo e una cospicua quantità di
citoplasma, nella quale avvengono le principali attività biosintetiche; contiene nucleo, mitocondri,
RER, apparato del Golgi e neurofibrille;
- Dendriti: processi cellulari ramificati, presenti in numero variabile a seconda del tipo neuronale,
prendono origine dal corpo cellulare e se ne allontanano per una certa distanza. CARATTERISTICHE:
 In genere multipli
 Emergono da vari punti del corpo cellulare
 Sono relativamente più brevi dell’assone
 Si ramificano ripetutamente rimanendo nelle vicinanze del pirenoforo
 Contengono tutti gli organuli (tranne il Golgi)
 Ricevono gli stimoli
 Funzionalmente morfologicamente espansioni del corpo cellulare
E sono talvolta provvisti di specializzazioni chiamate spine dendritiche sono strutture
specializzate dove i dendriti ricevono il contatto sinaptico da altre cellule neuronali, sono il punto di
entrata delle informazioni da una sinapsi eccitatoria;

- Assone: prende origine dal corpo cellulare in corrispondenza di una regione detta Monticolo
assonico, può sfioccarsi in rami collaterali e termina con le specializzazioni giunzionali, le sinapsi.
Conduce l’impulso nervoso lontano dal neurone che lo ha generato; il suo diametro è normalmente
tra i 2 e i 20 micron. Al termine, l’assone solitamente si ramifica e quindi termina a contatto con le
altre cellule nervose mediante altre strutture specializzate chiamate bottoni sinaptici (O
terminazioni sinaptiche o terminali sinaptici)

Il termine neurone è stato introdotto nel 1891:


- Codifica il segnale
- Conduzione a distanza (intracellulare): fenomeno elettrico
- Trasmissione ad altra cellula (extracellulare): fenomeno
chimico
ACCOPPIAMENTO ELETTROCHIMICO

La polarizzazione morfologica di un neurone si riflette nella sua polarizzazione


funzionale principio di polarizzazione dinamica: il flusso di informazione che percorre il neurone
seguono via unidirezionale: l’informazione arriva sui dendriti o sul corpo cellulare del neurone. Se i segnali
in ingresso sono tali da eccitare il neurone al di sopra di un certo valore di soglia, essi producono allora
un’informazione in uscita che si incanala, in forma di impulso nervoso, lungo l’assone. L’informazione
percorre completamente l’assone fino alle sue terminazioni, è infine trasmessa alla cellula bersaglio
attraverso le strutture sinaptiche.

Questo principio esclusa la possibilità di interazioni caotiche fra neuroni e costituì la base teorica per
l’ipotesi dell’esistenza di circuiti nervosi ordinati, all’interno dei quali neuroni presenti determinate regioni
del sistema nervoso trasferiscono in maniera specifica l’informazione a neuroni presenti in regioni diverse,
ipotesi anch’essa confermata negli ultimi decenni.

La superficie dei dendriti di un neurone raccoglie, insieme a quella del corpo cellulare, le informazioni
provenienti dall’esterno data la presenza di sinapsi: - sinapsi AFFERENTI: portano informazioni ad un
neurone
- Sinapsi EFFERENTI: poste nelle terminazioni assoniche inviano informazioni ad altre cellule

La natura dell’informazione nervosa può essere:


- Primaria: consiste nell’insieme di input ambientali che sono trasdotti direttamente in impulsi
nervosi dai recettori sensoriali e trasmessi dalla periferia al SNC
- Elaborata: prodotta dalla maggior parte dei nostri neuroni in risposta alla ricezione di impulsi
nervosi

Le informazioni in arrivo sul neurone possono essere di tipo eccitatorio o inibitorio. Mentre le prime hanno
la capacità di indurre l’attività nervosa del neurone, le seconde la deprimono, in un processo di sedazione.
Quando le informazioni eccitatoria sovrastano quelli inibitori, risultante di tale processo di elaborazione è
una condizione in grado di indurre l’attività nervosa. In queste attività il ruolo di misuratore è svolto dal
Monticolo assonico. L’impulso, originato proprio dal Monticolo assonico, inizia percorrere la superficie
dell’assone ed è rapidamente condotto fino alle estremità, dove l’esistenza delle giunzioni sinaptiche
permette il trasferimento dell’informazione alla cellula bersaglio (impulso unidirezionale). In
corrispondenza di tali giunzioni si verifica il trasferimento dell’informazione dal neurone in attività, che
rappresenta l’elemento presinaptico, alla cellula bersaglio, che rappresenta l’elemento postsinaptico. le
membrane delle due cellule sono separate da una stretta fessura, detta fessura sinaptica.

LA MIELINA guaina isolante che riveste l’assone, prodotta da cellule gliali specializzate. La presenza di
mielina rende più rapida la conduzione assonica dell’impulso nervoso
Come classificare i neuroni:
- Dimensioni: diametro del soma da 10micron a 100 micron
- La forma: il cervelletto ha l’albero dendritico più grande
1. Neurone unipolare
2. Neurone bipolare
3. Neurone pseudounipolare
4. Neuroni multipolari le cellule del Purkinje collegano il cervelletto alle altre parti del corpo. Le
cellule del cervelletto, possiedono un’arborizzazione dendritica estremamente estesa e complessa
che nasce però da un numero limitato di emergenze del corpo cellulare
- Lunghezza dell’assone: 2° tipo del Golgi e 1° tipo di Golgi

- Tipo di neurotrasmettitore: neuroni colinergici (acetilcolina), neuroni dopaminergici (dopamina)


- Funzione: neuroni sensoriali acquisiscono le informazioni provenienti dall’ambiente e le
convogliano il sistema nervoso, stimolando gli interneuroni e i motoneuroni
Interneuroni integrano gli stimoli provenienti dai neuroni sensoriali e diretti verso i motoneuroni
Motoneuroniproducono stimoli motori diretti all’apparato muscolare
gli stimoli provenienti dall’esterno sono percepiti dai recettori sensoriali e vengono trasmessi,
tramite neuroni sensoriali, al SNC, che elabora le risposte e le invia tramite neuroni motori agli
organi effettori

I neuroni sono eccitabili in quanto rispondono a stimoli esterni e sono conduttori poiché trasmettono
impulsi.

(domanda possibile all’esame)

DIREZIONE FLUSSO SEGNALI ELETTRICI: DENDRITI SOMA ASSONETERMINAZIONI PRESINAPTICHE


Plasticità capacità del sistema nervoso di adattarsi alle modificazioni dall’ambiente esterno e/o
interno
Plasticità dei neuroni e dei circuiti Assoni e dendriti possono cambiare configurazione in funzione
dell’esperienza, dell’età e delle influenze chimiche. è un aspetto positivo per sopravvivere ai cambiamenti
Nuove connessioni sinaptiche si formano in continuazione, mentre altre cessano di funzionare.
Il neurone può rimodulare la sua conformazione.

Negli adolescenti si formano nuove sinapsi che mettono in comunicazione tra loro neuroni vicini; le sinapsi
non utilizzate vengono eliminate per rafforzare altri canali comunicativi (efficienza funzionale). Questo
fenomeno è chiamato sinaptogenesi o pruning.

Ogni uomo, se lo decide, può essere lo scultore del proprio cervello.


Santiago Ramo’n y Cajal

3 caratteristiche del neurone: polarizzazione (aggiungi altre)

TESSUTO NERVOSO
È costituito da:
• Cellule nervose o neuroni (100 - 1000 miliardi)
– Ricevono informazioni
– Le elaborano e le integrano eccitabilità
– Conducono e trasmettono gli impulsi nervosi conduttività
– Sono cellule secernenti (messaggeri chimici)
– Sono cellule perenni (non si dividono, non sono in grado di fare mitosi)
– Danni cerebrali irreversibili

• Cellule gliali o nevroglia (10 volte più numerose dei neuroni)

CELLULE GLIALI il termine neuroglia o glia indica un insieme di cellule diverse che partecipano con i
neuroni alla costituzione del sistema nervoso. Svolgono varie funzioni di supporto all’attività dei neuroni:
 Li separano tra loro, isolando elettricamente gli assoni
 Li nutrono
 Regolano la composizione ionica dell’ambiente extracellulare
 Guidano la crescita e la ricrescita delle cellule neuronali
 Riparano i tessuti difendono dai patogeni (sostituendo il sistema immunitario)
 Difendono (microglia)
Il cervello di Einstein aveva più cellule gliali rispetto al normale.
Le cellule gliali comprendono astrociti, microglia, cellule ependimali e infine le cellule produttrici di mielina,
oligodendrociti nel sistema nervoso centrale e cellule di Schwann e nel sistema nervoso periferico.

La glia differisce dei neuroni per diversi aspetti:


1) I neuroni hanno due tipi di processi, la glia ne ha 1
2) Neuroni possono generare potenziali d’azione, le cellule gliali no
3) I neuroni maturi non si dividono, le cellule gliali si
4) Ci sono molte più cellule gliali che neuroni (10-50 volte in più)
IL RUOLO DELLE CELLULE GLIALI DURANTE IL SONNO con la carenza cronica di sonno il cervello rischia di
autodistruggersi l’insonnia cronica rende il cervello cannibale e lo spinge a divorare se stesso. Un
meccanismo che sarebbe la base di malattia come l’Alzheimer.

MACROGLIA: astrocitisono cellule stellate che avvolgono i neuroni, formano isole sinaptiche, sono a
contatto da un lato con i capillari sanguigni e dall’altro con i neuroni
• Prendono il loro nome dalla loro forma a stella
• Svolgono molte funzioni importanti:
– Nutrono i neuroni e contribuiscono a formare la barriera emato-encefalica
– Tamponano la concentrazione extra-cellulare del K+
– Catturano i neurotrasmettitori che fuoriescono dalla fessura sinaptica e li metabolizzano
– Producono i growth factors
--producono colesterolo
--Danno nutrimento che prendono dal sistema circolatorio
--costruiscono la barriera emato-encefalica (non devono entrare agenti patogeni):
--Mantenere costante la concentrazione di ioni nel liquido extracellulare dei tessuti del SNC (infatti le
variazioni nella concentrazione ionica che si osservano nel sangue non sarebbero compatibili con il
funzionamento dei neuroni)
– Evitare il contatto dei neuroni con molte sostanze presenti nel sistema circolatorio che hanno un forte
effetto sui neuroni

In gran parte del corpo le cellule che rivestono i capillari non aderiscono fra loro in modo stretto. In questo
modo molte sostanze possono liberamente fluire dai capillari ai tessuti circostanti. Nel SNC ciò non
avviene.

Oligodendrociti producono guaina mielinica. Dato che tutti i nervi appartengono al sistema nervoso
periferico, quando il nervo viene lesionato essere normalmente in grado di rigenerare. Il tempo necessario
di acquisire la funzionalità è quello necessario per la ricrescita degli assoni che costituiscono il nervo. Al
contrario gli oligodendrociti del sistema nervoso centrale non sono in grado di svolgere questa funzione.
Quando ad esempio viene lesionato il midollo spinale, i vuoti lasciati dagli assoni degenerati vengono
presto riempiti dalle cellule gliali rendendo impossibile la ricrescita degli assoni. Per questo, lesioni alla
colonna vertebrale comportano deficit difficilmente reversibili. Quando si ha un recupero delle funzioni,
questo solitamente dovuto all’utilizzo di via nervose alternative che sono rimaste intatte.

Cellule di Schwann si trovano nel SNP


-Quando un assone viene lesionato esso degenera (mentre il soma della cellula rimane integro)
-Al contrario le cellule di Schwann che circondavano l’assone rimangono nella loro posizione
-Dopo un po' il soma produce un nuovo abbozzo di Assone.
-Durante la ricrescita dell’assone, le cellule di Schwann fanno da guida segnalando la via precedentemente
occupata.
-Dopo la ricrescita esse daranno origine nuovamente alla guaina mielinica

Nel SNC la rigenerazione avviene in maniera più limitata, e la situazione è resa ancor più complicata dal
fatto che:
-gli astrociti formano un tessuto cicatriziale che impedisce la crescita assonale nell’area danneggiata
-gli astrociti secernono sostanze chimiche che bloccano la rigenerazione reazione autoimmunitaria
eccessiva che porta a distruggere le cellule sane
La maggior parte degli assoni sono ricoperti da un rivestimento, la guaina mielinica che serve ad isolare
l’assone e ad aumentare la velocità della trasmissione dei segnali elettrici
La mielina che costituisce la guaina è composta per l’80% di lipidi (idrofobi) e per il 20% di proteine. Guaina
fatta da neuroni. Nel sistema nervoso Centrale (SNC) la mielina è formata dagli Oligodendrociti
(macroglia)
Nel sistema nervoso Periferico (SNP) la mielina è formata dalle Cellule di Schwann (macroglia)
La modalità con la quale queste due tipi di cellule formano la mielina è differente
La mielina deriva dagli avvolgimenti della membrana plasmatica.
Durante il processo di formazione della mielina, i processi di oligodendrociti o le intere cellule di Schwann
si appiattiscono, riducono drasticamente la quantità di citoplasma mettendo in tal modo a contatto le
superfici di membrana, e si avvolgono a spirale intorno ad un tratto assonico. Poiché ogni cellula gliale ha
una sua lunghezza molto limitata rispetto a quella dell’assone, essa formerà solo un breve tratto di Mielina.
La guaina mielinica che riveste un assone risulta perciò costituita da tante brevi porzioni detti internodi, e
presenta tratti molto più brevi di discontinuità, nei quali la membrana assonica è priva di isolamento
Nodi di Ranvier permettono di far passare sicuramente il segnale (lo rigenerano), sono privi di guaina
mielinica.
Dal punto di vista funzionale, la presenza di mie Lina rende la conduzione del segnale nervoso lungo
l’assone notevolmente più rapida. Tale modalità di conduzione viene detta conduzione saltatoria.
Durante l’adolescenza i ragazzi sono dominati dall’Area limbica che si occupa di GRATIFICAZIONE

MICROGLIA: ripara i tessuti danneggiati fagocitando quel che rimane delle cellule morte. Questa cellula ha
la capacità di muoversi per tastare l’ambiente circostante, cambia forma. È una vera e propria sentinella
Il movimento lo attuano grazie alle estroflessioni. In caso di processo infiammatorio inviano messaggi errati
ai neuroni. Possono fagocitare anche neuroni sani, questo può portare all’insorgenza dell’Alzheimer. È
coinvolta nel processo di eliminazione e rimodellamento delle sinapsi o l’elimina (sinaptogenesi)

Cellule ependimali: fanno scorrere il liquido cerebrospinale con il battito delle loro ciglia, delimitano le
cavità del SNC, producono il liquido cerebrospinale. La glia aiuta la migrazione del neurone. Liquidò
cerebrospinale è un fluido corporeo trasparente e incolore. In qualsiasi momento ne sono presenti circa
125 ml e goni giorno ne vengono generati 500 ml. Il LCR agisce come cuscinetto per il cervello, fornendo
una protezione meccanica e immunologica di base
LE CELLULE SATELLITI sono piccole cellule che delimitano la superficie esterna del pirenoforo dei
neuroni del sistema nervoso periferico. Quest’ultime regolano gli scambi di sostanze notifica vive tra i
pirenofori e il liquidò extracellulare e cooperano, inoltre, nelle isole il neurone da stimoli diversi da quelli
prodotti a livello delle sinapsi.

LA BARRIERA EMATO-ENCEFALICA viene controllato grazie anche al lavoro degli astrociti il


passaggio di tutte le molecole (dagli ioni alle macromolecole) all’interno del sistema nervoso centrale. Le
funzioni principali sono:
- Evitare che virus e batteri penetrano nel SNC
- Mantenere costante la concentrazione di ioni nel liquidò extracellulare dei tessuti del SNC
(Infatti, le variazioni nella concentrazione ionica che si osservano nel sangue non sarebbero compatibili
con il funzionamento dei neuroni)
- Evitare il contatto dei neuroni con molte sostanze presenti nel sistema circolatorio che hanno un
forte effetto sui neuroni

POTENZIALE D’AZIONE
Solo quando arriva un segnale elettrico al terminale presinapticoEsocitosi, dall’interno all’esterno
rilascio dei neurotrasmettitori
Endocitosi, dall’esterno all’interno
Negli anziani flammasoma

MIELINA E PROTEINE Sia nel sistema nervoso centrale che nel periferico, la Mielina contiene diverse
proteine o classi di proteine specifiche: una di tali proteine è la glicoproteina associata alla mielina (MAG),
che presenta una struttura omologo a quella delle immunoglobuline. Un’altra classe di proteine,
denominate proteine basiche della Mielina (MBP), è coinvolta nel processo di comportamento delle lamine
membranose. Negli oligodendrociti, una proteina molto abbondante e anche essa a probabile funzione di
comportamento, la proteina proteolipidica (PLP).
Mutazione del gene PROTEINA MBP, proteine basiche della mielina per il compattamento delle lamine
membranose. L’importanza della Mielina per i normali processi di conduzione dei potenziali d’azione è
mostrata dall’identificazione di numerosi disturbi sia nell’uomo che in modelli animali, dovuti ad alterazioni
della sua struttura. Tra le mutazioni igieniche ad effetto neurologico vi è quella identificata nel topo è
denominata sulla base del fenotipo prodotto, Shiverer. Tale mutazione consiste nella perdita di funzione
del gene che codifica le emme BP e il cui effetto cellulare e la mancata posizione dei versanti citoplasmatici
degli strati membranosi che formano la Mielina. L’animale affetto in omozigoti, detto Shiverer mouse, si
muove con difficoltà e continui tremori.

Espressione genica deve essere finemente modulata. Anche l’eccesso di un gene porta ad una mutazione,
non solo per la mancanza.

Maturazione del cervello


Capitolo 1
LE MACROMOLECOLE

Polimerizzazione: unione delle piccole molecole.


Legame debole e legame forte, nel DNA le due eliche sono tenute insieme da legami deboli, mentre le
singole eliche presentano legami forti.

BIOELEMENTI servono a creare macromolecole


Sono: ossigeno
carbonio scheletro delle macromolecole, crea 4 legami e combinazioni infinite di strutture differenti
sodio, potassio, cloro nella forma ionica, fondamentali per l’attività elettrica
idrogeno è presente in tutti i composti organici; è un componente dell’acqua.
Azoto
calcio ione fondamentale nella trasmissione sinaptica, fa conversione tra stimolo elettrico e chimico,
concentrazione finemente regolata

- Un ELEMENTO CHIMICO è una sostanza pura della quale non è possibile ottenere, mediante gli ordinari
mezzi chimici, sostanze più semplici es: Na, K, Mg
- La più piccola particella di un elemento che sia capace di esistere si chiama ATOMO es: protoni,
neutroni...
- Un COMPOSTO è una sostanza costituita da due o più elementi in proporzione definita. L’acqua, H2O, è
un composto con 2 H e 1 O.

Atomo: protone carica positiva, hanno una massa più pesante dell’elettrone. Il numero dei protoni di
un dato atomo è detto numero atomico ed è indicato con la lettera Z. Gli atomi sono neutri dal punto di
vista elettrico, poiché il numero degli elettroni eguaglia il numero dei protoni; pertanto, il numero atomico
dell’atomo indica anche il numero degli elettroni.
Neutrone senza carica, massa leggermente maggiore del protone
Elettrone  carica negativa

Numero di massanumero totale dei protoni e neutroni, si indica con A


L’atomo è la più piccola unità di materia che mantiene le proprietà di un elemento. Ogni elemento è
costituito da un solo tipo di atomo. Gli atomi sono a loro volta composti di particelle subatomiche (le
stesse compongono gli atomi di tutti gli elementi). Anche se gli elettroni sono molto più piccoli dei
protoni essi posseggono entrambi carica elettrica unitaria (ma di segno opposto).

ISOTOPI stesso numero atomico ma diverso numero di massa (uguale valore di Z ma diverso valore A).
L’idrogeno naturale è in massima parte costituito da atomi con un protone ed un elettrone. In piccola
percentuale troviamo atomi dii idrogeno con un protone, un elettrone ed uno o due neutroni. Questi sono
chiamati isotopi.
GLI ORBITALI E I LEGAMI CHIMICI le proprietà chimiche di un atomo derivano dal numero e dalla
distribuzione dei suoi elettroni nello spazio che circonda il nucleo. A seconda dell’energia di cui sono dotati,
i vari elettroni di un atomo si distribuiscono su diversi livelli energetici. Gli elettroni con meno energia sono
più vicini al nucleo atomico e si dicono appartenente al primo livello energetico. Nell’ambito di ciascun
livello energetico gli elettroni si muovono intorno al nucleo, venendoci a trovare con maggior probabilità in
regioni di forma definita dette orbitali. Ogni orbitale può cogliere un massimo di due elettroni, aventi spin
(una proprietà degli elettroni è analoga alla rotazione di un pianeta intorno al suo asse) di direzione
opposta. Allora volta, e vari livelli energetici possono accogliere un numero di orbitali sempre più grande
con l’aumentare della distanza del livello energetico dal nucleo dell’atomo.

i gusci sono formati da orbitali atomici.


A) I gusci hanno dimensioni ed energia diverse. Il volume e l’energia del guscio aumentano all’aumentare
della distanza dal nucleo;
B) ogni guscio può contenere un numero limitato di elettroni, che dipende dalle dimensioni del guscio.
Il numero di elettroni che può essere contenuto in un dato guscio è uguale per tutti gli atomi;
C) il primo guscio può contenere al massimo 2 elettroni, il secondo e il terzo guscio 8, il quarto e il quinto
guscio 18, il sesto e il settimo 32, anche se effettivamente viene completato con 26 elettroni.
D) gli elettroni occupano i gusci a partire da quello a energia inferiore, cioè da quello più vicino al nucleo.
Se un guscio risulta completo gli eventuali altri elettroni devono essere contenuti nel guscio
immediatamente successivo.
Perché due atomi si legano? Gli elettroni dello strato più esterno sono chiamati elettroni di valenza o di
legame, i gas nobili hanno una configurazione elettronica costituita da otto elettroni esterni, ad eccezione
dell’elio che ne ha solo due.
REGOLA DELL’OTTETTO G. Lewis enuncia questa regola nel 1916: un atomo è particolarmente stabile
quando ha 8 elettroni nello strato di valenza. La valenza rappresenta il numero di elettroni che un atomo
guadagna, perde o mette in comune quando si lega con altri atomi; corrisponde quindi, al numero di
legami che l’atomo è in grado di formare.

I gas nobili elementi dell’ottavo gruppo, hanno scarsa tendenza a legarsi con altri atomi perché hanno il
guscio di valenza completo, ovvero otto elettroni nell’ultimo livello.

I LEGAMI CHIMICI E LE MOLECOLE la condizione di massima stabilità energetica e quando tutti gli
orbitali di livello elettronico più esterno sono completamente saturi di elettroni. Pertanto, tutti gli atomi
tendono interagire con altri atomi, sia dello stesso elemento che tra loro diversi; da tali interazioni
consegue la formazione dei cosiddetti legami chimi. gli atomi isolati, tranne i gas nobili, avendo livelli
energetici esterni incompleti, sono instabili e di conseguenza hanno un’elevata energia. Per aumentare la
stabilità e diminuire la loro energia, modificano la loro configurazione elettronica esterna, formando
legami chimici con atomi dello stesso tipo o diversi. I legami chimici sono forze attrattive che si
stabiliscono tra gli elettroni del livello energetico esterno (elettroni di legame) e i nuclei di due o più atomi
uguali o diversi. Gli atomi interagiscono tra di loro a formare molecole.
Gli elettroni esterni, di valenza, sono implicati nel legame chimico (compartecipazione due ioni).
Esistono legami primari:
– Se gli elettroni vengono trasferiti si ha legame ionicosi forma tra atomi di metalli e atomi di non
metalli. All’inizio i due atomi sono elettricamente neutri ma instabili e fortemente reattivi. Il legame ionico
si realizza per il trasferimento di elettroni tra atomi con un’elevata differenza di elettronegatività (ΔEn). La
differenza di elettronegatività tra atomi di un metallo e di un non metallo deve essere maggiore di 1,9.
Tra berillio e alluminio e gli alogeni ΔEn è minore di 1,9 quindi non si stabilisce un legame ionico ma
covalente polare.
Il sodio ha un elettrone ‘in più’ rispetto al numero che serve per completare il guscio elettronico esterno e
assumere una configurazione stabile (8 elettroni), è un metallo e tende a perdere un elettrone
trasformandosi nello ione Na+
Al cloro invece manca un elettrone per raggiungere la configurazione stabile con 8 elettroni nel guscio
esterno. È un non metallo che tende ad acquistare un elettrone trasformandosi in Cl-.
La reazione tra sodio e cloro permette ad entrambi di ottenere una condizione stabile con otto elettroni
nel guscio esterno; Il cloro “strappa” un elettrone al sodio. la forza di attrazione elettrostatica che si
stabilisce tra i due ioni di carica opposta è il legame ionico.

Uno ione è un atomo o molecola che acquisisce o cede un elettrone. Le cariche non saranno più bilanciate
avrà quindi una carica elettrica prevalente.
Un atomo o molecola che perde un elettrone si chiama catione e sarà carico positivamente.
Un atomo o molecola che acquisisce un elettrone si chiama anione e sarà carico negativamente.

I composti ionici: es NaCl sono solidi cristallini, sono costituiti da un reticolo tridimensionale e ordinato
di cationi e anioni che si dispongono in modo da annullare le cariche opposte.
A seguito di questo trasferimento di elettroni, gli atomi assumono la configurazione elettronica stabile dei
gas nobili acquisiscono una carica (ioni). Un tipico esempio è il cloruro di sodio: il Na cede un elettrone
divenendo ione positivo (Na+) e il Cl lo acquista divenendo ione negativo (Cl-).
Ioni di carica elettrica opposta si attraggono per effetto dell’interazione coulombiana.

Il legame ionico è a direzionale (uguale in tutte le direzioni


intorno all’unione); ciò implica che nella condizione di stabilità ogni ione positivo sia circondato da ioni
negativi e viceversa. Il legame ionico è il legame maggiormente presente nei materiali ceramici ed è
caratterizzato da un’energia di legame molto alta (temperature di fusione alte).
– Se gli elettroni sono in compartecipazione si ha legame covalente si forma quando due atomi
mettono in comune una coppia di elettroni. Il legame covalente si forma tra atomi di non metalli uguali o
diversi.
Se i due atomi sono identici il legame è covalente puro (apolare).
Atomi natura diversa possono mettere in compartecipazione loro elettroni di valenza, ma esercitano sugli
elettroni di legame è una diversa forza attrattiva e si forma così un legame covalente polare.
Due atomi di ossigeno hanno 6 elettroni esterni e, per raggiungere l’ottetto, ciascuno mette in comune 2
elettroni.
I due atomi condividono due coppie elettroniche e il legame è un legame doppio.
Due atomi di azoto hanno 5 elettroni esterni e, per raggiungere l’ottetto, ciascuno mette in comune 3
elettroni. I due atomi condividono tre coppie elettroniche e il legame è un legame triplo.

LA SCALA DELL’ELETTRONEGATIVITÀ E I LEGAMI


Il centro delle cariche positive non coincide più con il centro delle cariche negative si forma un dipolo.
Quanto maggiore è la differenza di Elettro negatività fra i due atomi che formano il legame, tanto maggiore
è la coralità del legame che li unisce.
Esistono legami secondari:
Legame idrogeno (forza intermolecolare) questo legame è anche detto ponte idrogeno,
poiché in esso un atomo di H reso positivo dal legame covalente con un atomo elettronegativo viene
attratto elettrostaticamente da un altro atomo elettronegativo. In questo modo, l’idrogeno funge da ponte
tra i due atomi elettronegativi. In biologia i legami idrogeno hanno una grandissima importanza: ad
esempio come vedremo in seguito, legami idrogeno si formano tra le molecole dell’acqua e tra vari gruppi
funzionali contenenti ossigeno azoto. Essi stabilizzano la struttura delle proteine degli acidi nucleici.

L’ACQUA è un costituente essenziale ed ubiquitario della materia vivente. È un esempio di LEGAME


COVALENTE POLARIZZATO. Le molecole polari sono caratterizzate da una distribuzione asimmetrica della
loro nube elettronica.
La molecola dell’acqua è costituita da due atomi di idrogeno legati covalentemente ad un atomo di
ossigeno. A causa della disposizione spaziale dei propri orbitali esterni, le conferisce una forma a V con un
angolo di legame di 104,5°. Poiché gli orbitali esterni di tre atomi sono tutti saturi di elettroni, la molecola è
molto stabile e complessivamente neutra anche se, a causa dell’Elettronegatività dell’ossigeno, la nube
elettronica della molecola stessa è fortemente simmetrica e l’acqua si comporta come dipolo. Essendo un
dipolo, l’acqua è un ottimo solvente sia degli anioni che dei cationi. Le molecole idrofile (molecole polari)
sono attratte dall’acqua, mentre le molecole apolari sono attratte maggiormente da molecole simili ma
non dall’acqua, infatti, si dicono molecole idrofobiche. Essendo l’acqua un liquidò polare quando si
dissocia, l’acqua pura rilascia un identico numero di ioni idrogeno e di ioni ossidrile. Normalmente, soltanto
poche molecole di acqua sono nello stato dissociato. La concentrazione degli ioni H+ è uguale a quella degli
ioni OH- e corrisponde a 10 alla -7 Moli su litro.

REMINDER: STATI DELLA MATERIA


 Gas: Disordine totale; molto spazio vuoto; particelle hanno completa libertà di movimento e
sono lontane
 Liquido: disordine; le particelle gruppi di particelle hanno libertà di movimento e sono vicine
 Solido cristallino: disposizione ordinata; le particelle sono in posizioni fisse; e sono molto vicine

I legami idrogeno e la temperatura influenzano lo stato fisico dell’acqua poiché:


 Nel ghiaccio le molecole dell’acqua vengono mantenute in una struttura rigida dei legami idrogeno
Allo stato gassoso, l’acqua non forma legami idrogeno
allo stato liquido I legami idrogeno si formano si rompono continuamente mentre le molecole d’acqua si
muovono

LE FORZE/LEGAMI DI VAN DER WAALS rappresentano un tipo di interazioni deboli molto


importante anche per il mondo organico. La ragione fisica delle interazioni di questi legami e la presenza in
ogni atomo di cariche positive e negative, che genera forze attrattive tra la nuvola elettronica di un atomo
e il nucleo di un altro. Queste forze hanno un raggio d’azione estremamente breve e sono quindi attive tra
molecole molto vicine tra di loro. tengono unite la materia e, nel caso di sostanze non polari, sono
responsabili dei diversi Stati in cui essa si presenta. In un solido, tali forze tengono le molecole cui è molto
saldamente. Scaldando la sostanza, l’aumento dell’energia cinetica delle molecole indebolisce le trazioni di
Van der Walls e il solito diventa liquido.
Poiché l’intensità di queste forze e tanto maggiore quanto più grandi sono gli atomi di una molecola, le
temperature di fusione di ebollizione di una sostanza contenente atomi grandi sono più elevate rispetto a
quelle sostanze costituite da atomi più piccoli.

PH E L’ACQUA un eccesso di ioni idrogeno porta la soluzione essere acida. pH<7 soluzione acida.
Un acido è una sostanza che aumenta la concentrazione di ioni H+ in una soluzione.
Un eccesso di ioni ossidrile porta la soluzione ad essere basica. pH>7 soluzione basica (o alcalina).
Una base è una sostanza che aumenta la concentrazione di ioni OH- in una soluzione.
ACIDI E BASI composti che in acqua danno luogo a dissociazione elettrolitica (definizione di
Arrehenius 1887).
TEORIA DI BRONSTED-LOWRY:
acido sostanza che è capace di cedere uno o più ioni idrogeno (H+) ad un’altra sostanza in una reazione
chimica
base sostanza che accetta uno più ioni idrogeno dall’acido
 L’acqua e altre sostanze mostrano un comportamento anfotero
Le sostanze ANFOTERE (anfoliti), sono in grado di cedere o accettare protoni. L’acqua ne è un esempio
Alcune molecole o ioni possono agire come acidi o come basi, assecondo della sostanza con cui vengono
miscelati. L’acqua reagisce con il cloruro di idrogeno e si comporta da base, acquistando un protone dalla
molecola HCl. Al contrario, l’acqua si comporta da acido quando reagisce con la base debole ammoniaca:

LE PROPRIETÀ DELL’ACQUA sostanze molecolari si sciolgono in acqua per: formazione di legami


idrogeno, interazioni dipolo-dipolo
Tutte le sostanze che possiedono gruppi OH si sciolgono in acqua formando legami idrogeno come etanolo
e glucosio

IL CARBONIO (Z=6) il carbonio è un elemento leggero, caratterizzato dalla presenza di quattro


elettroni sul suo livello energetico esterno. Questo atomo raggiunge la condizione di saturazione formando
un massimo di quattro legami covalenti singoli con altri atomi dello stesso C.
Gli atomi dici e si possono legare tra loro, dando origine a molecole poli carboniosi di grandi dimensioni e
di forma varia, sia lineare che ciclica.

Capitolo 2
LE MOLECOLE BIOLOGICHE

AMMINOACIDI insieme di molecole che possiedono sia un gruppo acido, rappresentato da un


carbossile, che è un gruppo basico, consistente in un gruppo amminico. Nei 20 aminoacidi (11 essenziali,
che il nostro corpo riesce a sintetizzare; 9 essenziali che l’uomo deve prendere dalla dieta) che
costituiscono le proteine, questi due gruppi funzionali sono ambedue legati allo stesso atomo di carbonio e
pertanto sono posizionati l’uno rispetto all’altro a distanza di un solo atomo di C, per convenzione indicato
con la lettera greca . Gli - aminoacidi hanno una struttura caratterizzata da una porzione comune e da
una porzione variabile. La porzione comune comprende l’atomo di carbonio e il gruppo amminico, il
gruppo carbossile l’atomo di idrogeno adesso legato. La porzione variabile è invece diversa per ogni
amminoacido e consiste in una catena laterale, detta anche residuo o radicale o gruppo R
dell’amminoacido. Il più piccolo gruppo R possibile è quello costituito da un solo atomo di idrogeno, come
sia nel caso dell’amminoacido glicina.
GRUPPO CARBOSSILICO è acido, il GRUPPO AMMINICO ha una valenza basica.
Poiché gli amminoacidi dispongono sia di un centro acido sia di un centro basico si va incontro ad una
reazione acido-base che porta alla formazione di un sale interno definito ZWITTERIONE (o ione doppio).

Quando gli aminoacidi entrano a far parte di una catena polipeptidica, i loro gruppi amminico e carbossilico
vengono ambedue impegnati nella formazione del legame peptidico (È un legame covalente molto
resistente). In queste condizioni sono invece i gruppi R dei vari amminoacidi a sporgere nell’ambiente
circostante, determinando le proprietà fisico-chimiche del tratto di catena polipeptidica nel quale si
trovano.
GRUPPPI IONICI positivi (basici), negativi (acidi). Le cariche sono importanti per capire la funzione delle
proteine.
Oltre al generico ruolo di rendere idrofobi le regioni della proteina in cui essi sono abbondanti, alcuni
aminoacidi costituenti questo gruppo presentano anche delle proprietà o di ruoli biologici particolari. Tra
questi è la glicina, il cui gruppo R consiste in un solo atomo di idrogeno. Dato le ridotte dimensioni della
sua catena laterale, la glicina permette alla catena polipeptidico di cui fa parte di ripiegarsi strettamente,
come ad esempio può osservarsi nella proteina detta collagene. Quando, come nella malattia genetica
detta osteogenesi imperfetta, una delle glicine del collagene viene sostituita da un altro amminoacido, i
ripiegamenti della proteina non sono più possibile da ciò deriva una serie di danni che causano una
notevole fragilità dell’apparato scheletrico. Di particolare interesse sono anche i due aminoacidi di cui il
gruppo R contiene un atomo di zolfo; nel caso della metionina, la tomo di zolfo è posto tra un metile e il
resto della catena laterale. Poiché questo metile può essere facilmente distaccato dal resto della molecola,
metionina svolge, soprattutto nel fegato, il ruolo di donatore di metile. inoltre, la particolarità di essere
l’aminoacido di inizio della traduzione, cioè quello utilizzato, sia nei procarioti che negli eucarioti, per
iniziare il processo della sintesi di tutte le proteine. Per quanto riguarda invece la cisteina, essa svolge un
ruolo molto particolare nella struttura delle proteine. La catena laterale di questo amminoacido contiene
un sulfidrile che, nelle condizioni ossidanti dell’ambiente cellulare, tende a reagire chimicamente con il
solfidrile di un’altra cisteina. Da tale reazione chimica deriva la formazione di ponti disolfuro, un legame
covalente che mantiene unite le porzioni della catena polipeptidica.
CONDENSAZIONE O POLIMERIZZAZIONE

la struttura primaria di una proteina è la sequenza degli amminoacidi che la compongono, a partire dal
gruppo -NH2 iniziale (n-terminale) sino al gruppo -COOH terminale (c-terminale).
La funzionalità di una proteina deriva dal legame peptidico.

DIPEPTIDI 2 amminoacidi
OLIGOPEPTIDI fino a 20 amminoacidi
POLIPETIDI >20 amminoacidi

PROTEINE sono composte da una o più catene polipeptidiche. Presentano una grande complessità
strutturale, da cui discendono enorme varietà di funzioni. A seconda di tali funzioni, proteine vengono
convenzionalmente raggruppati in categorie relativamente omogenei, anche se spesso arbitraria, quali: le
proteine strutturali; gli enzimi; le proteine di membrana; i fattori di trascrizione.
Le proteine sono polimeri lineari di piccole molecole, gli aminoacidi, legate tra loro con legame peptidico. Il
termine proteina viene di norma utilizzato per indicare la macromolecola completamente formata e dotata
di tutte le sue caratteristiche strutturali e funzionali, la catena elementare costituita dall’insieme di
aminoacidi e di norma indicata con il termine di “catena polipeptidica”. Le proteine in base alla loro
composizione possono dividersi in:
1) Proteine semplici formate da soli aminoacidi
2) Proteine coniugate che contengono gruppi chimici diversi come parte integrante della loro
struttura. Se la parte non proteica è essenziale alla funzione della proteina, prende il nome di
gruppo prostetico.
- I termini proteine e polipeptidi si usano in modo intercambiabile quando si parla di singole catene
polipeptidiche
- Sono molecole composte da una o piu catene polipeptidiche
- Le proteine polimeriche possono contenere un solo tipo fi polipeptide o più
- Le proteine polimeriche sono indicate con lettere greche e pedici per caratterizzare la loro
composizione polipeptidica

STRUTTURA PRIMARIA la sequenza degli aminoacidi che costituiscono una determinata catena
polipeptidica È definita come la struttura primaria della proteina. Ogni proteina ho una propria
caratteristica struttura primaria, determinata dalla sequenza nucleotidica del gene che la codifica. Si parte
da -NH2 (N-terminale) sino al gruppo -COOH terminale (C-terminale).

STRUTTURA SECONDARIA gli avvolgimenti di una catena polipeptidi Cup mediati dalla formazione di
legami idrogeno livello dello scheletro della molecola sono detti struttura secondaria delle proteine. La
conseguenza della formazione di questi legami è che la catena polipeptidica si avvolge a spirale su se stessa
come una scala a chiocciola con andamento destrorso formando una cosiddetta alfa-elica. Quest’ultimo
assume una forma di cilindro rigido te la cui superficie sporgono ordinatamente i gruppi R degli aminoacidi
che la costituiscono. Il carattere di idrofilia o di idrofobia della superficie dell’Alfa-elica dipende dal tipo di
gruppo R dei suoi amminoacidi. Esempio quello di un alfa elica contenente con regolarità un amminoacido
idrofobo ogni quattro.
Esempi di strutture ad alfa elica

STRUTTURA SECONDARIA foglietto 


Talvolta i legami idrogeno si formano tra tratti diversi della stessa catena polipeptidico, posizionati l’uno
accanto all’altro. In questo caso la struttura secondaria assume una conformazione piana e simile a una
lamina. Nel foglietto beta i gruppi R dei vari aminoacidi sporgono in modo alterno sulle due facce del
foglietto stesso, conferendo adesso le caratteristiche di idrofilia e l’idrofobia. Le catene polipeptidiche
possono avere un andamento parallelo quando i tratti di catena che li costituiscono sono orientati nella
stessa direzione, oppure antiparallelo quando invece hanno direzione alterna, o infine ad avere un
andamento misto, quando i filamenti costituenti presentano ambedue le direzioni.

Proteine: struttura secondaria. strutture dovute ad interazioni “locali” di tipo legame-H


LA STRUTTURA TERZIARIA DELLE PROTEINE ripiegamento della struttura secondaria
La struttura terziaria di una proteina consiste nell’insieme degli avvolgimenti della catena polipeptidico
stabilizzati dalla formazione di legami tra i gruppi R degli aminoacidi. Questi legami sono il più delle volte di
tipo debole, come ad esempio legami idrogeno o le interazioni elettrostatiche tra i gruppi R con polarità
opposta. In altri casi i legami tra i gruppi R possono essere covalenti, e quindi essere molto forti e stabili,
come sia quando i residui di due cisteine appartenenti a punti diversi della catena polipeptidico Sioni
escono tra loro formando un ponte disolfuro (insieme a legami idrogeno, interazioni elettrostatiche,
interazioni idrofobiche) contribuiscono a determinare la forma tridimensionale delle proteine.

Proteine: Fibrose Insolubili in acqua Utilizzate per tessuti connettivi Seta, collagene, cheratina
1) Hanno catene polipeptidiche disposte lunghi fasci o in foglietti
2) In genere rappresentano l’unico tipo di struttura secondaria
3) Sono insolubili in acqua per la presenza di elevate concentrazioni di AA idrofobici
4) Ruoli strutturali
Proteine globulari Solubili in acqua Usate per proteine cellulari. Hanno una struttura tridimensionale
complessa.
1) Le catene polipeptidiche sono ripiegate ed assumono forma compatta, sferica o globulare
2) Contengono più tipi di struttura secondaria
3) Le proteine globulari comprendono: enzimi, proteine di trasporto, proteine regolatrici,
immunoglobuline
4) Contengono aminoacidi con catene polari e cariche
5) Le interazioni sono dovute a ponti di solfuro, la polarità o meno dei gruppi R, e alla capacità di
formare legami a idrogeno
Le interazioni che stabilizzano le strutture secondaria e terziaria della proteina

Anche se si ritiene che l’acquisizione delle strutture secondarie terziarie dipenda fortemente dalla struttura
primaria, in realtà in molti casi è necessario l’intervento di proteine accompagnatrici denominate
CHAPERONINE, che interagiscono con la catena polipeptidica nascente favore nel corretto avvolgimento. Il
problema della relazione tra struttura primaria e conformazione tridimensionale della proteina matura è
stato oggetto di molti studi, che molti casi sono passati sulla possibilità di sottoporre una proteina nativa a
un processo di denaturazione (perdita dell’attività biologica della proteina; alcune volte un processo
reversibile). La proteina così che naturata e poi fatto ritornare alla iniziale condizione nativa (Processo di
Rinaturazione), dimostrando in tal modo che la struttura primaria di una catena polipeptidi che è
sufficiente per l’acquisizione delle strutture secondarie terziarie.
STRUTTURA QUATERNARIA più strutture terziarie
Es: emoglobina
Base della struttura: associazione di più polipeptidi per formare una proteina multimerica
Le macromolecole si sanno auto assemblare

MODIFICAZIONI POST-TRADUZIONALI: le modificazioni covalenti delle proteine dopo l traduzione


includono: PROTEOLISI, rottura del polipeptide permette ai frammenti di ripiegarsi assumendo forme
differenti
GLICOSILAZIONE aggiunta di zuccheri è importante per l’indirizzo e il riconoscimento della proteina
FOSFORILAZIONE aggiunta di gruppi fosfato altera la forma della proteina

LE PROTEINE PSSONO ESSERE SEMPLICI O CONIUGATE

EVENTI POST-TRADUZIONALI—> specifici segnali, contenuti nella sequenza amminoacidica delle proteine,
le dirigono alle loro destinazioni cellulari finali.

LA DEGRADAZIONE DELLE PROTEINE: etichetta proteica e si chiama UBIQUITINA che si lega Alla proteina
che deve essere degradata.
Molte malattie sono dovute al difettoso ripiegamento di una proteina; in altri casi mutazioni puntiformi
generano proteine che non sono più in grado di svolgere la loro funzione perché incapaci di legare i loro
substrati. Es: anemia falciforme

MEMBRANA PLASMATICA: BARRIERE SELETTIVE


1) Capacità di ricevere informazione
2) Capacità di importare ed esportare molecole
3) Capacità di movimento ed espansione

I LIPIDI molecole molto eterogenea nella struttura chimica e nelle funzioni. Hanno in comune una
spiccata idrofobia dell’intera molecola che è dovuta al fatto che queste molecole contengono un elevato
numero di legami C-H che sono apolari. Sostanze grasse che non fanno legami idrogeno con le altre
molecole; hanno una doppia valenza e presentano proprietà comuni come idrofobicità e solubilità nei
solventi organici (lipofilicità). Da un punto di vista fisiologico sono distinguibili in:
- lipidi di deposito: con funzione energetica e protettiva rappresentati principalmente da trigliceridi
- Lipidi strutturali: costituenti fondamentali delle membrane cellulari ed intracellulari (fosfolipidi,
bilico lipidi e colesterolo)
Struttura chimica dei trigliceridi: tre molecole di acidi grassi sono legati ad una molecola di glicerolo.
Quest’ultimo è una piccola molecola a tre atomi di carbonio, mentre gli acidi grassi sono costituiti da
lunghe molecole. Trigliceridi il legame si forma tra il gruppo COOH (carbossilico) dell’acido grasso e il
gruppo OH del glicerolo; PRENDE IL NOME DI LEGAME DIESTERE.
GLICEROLO E ACIDI GRASSI SONO SOLUBILI IN ACQUA. TUTTAVIA, DOPO LA REAZIONE DI CONDENSAZIONE
LA MOLECOLA DIVENTA APOLARE.
Acidi grassi: sono acidi mono carbossilici, la cui molecola contiene una lunga catena alifatica che conferisce
loro una marcata idrofobicità. Essi hanno formula generale: CH3(CH2)nCOOH. Ci sono due categorie di
acidi grassi:
- Saturi: le molecole di trigliceridi si dispongono in modo ordinato e lipidi sono solidi a temperatura
ambiente (burro), tendono a depositarsi nelle arterie

- insaturi: le molecole di trigliceridi si dispongono in modo disordinato e lipidi sono liquidi (olio
D’oliva)

In acqua le interazioni delle code idrofobiche e delle teste idrofiliche generano un doppio strato fosfolipidi
co. Le teste sono dirette verso l’esterno, dove interagiscono con l’acqua che le circonda. Le code sono
rivolte verso l’interno.
Acidi grassi posseggono più di un doppio legame nella loro catena e in questo caso si definiscono
polinsaturi.
LIPIDI POLARI: FOSFOLIPIDI (polari): la testa (polare) corrisponde al gruppo fosfato e al glicerolo, mentre la
quota è rappresentata dalle due catene di acidi grassi (apolari); tendono a disporsi con le teste IDROFILE
VERSO L’ACQUA e le code IDROFOBE RIVOLTE UNA CONTRO L’ALTRA. I fosfolipidi in acqua possono
formare spontaneamente tre strutture:

MOVIMENTO DEI FOSFOLIPIDI: quando le molecole anfipatiche hanno una forma piuttosto cilindrica, gli
aggregati molecolari che ne risultano a contatto con l’acqua sono dei doppi strati molecolari, consistente in
un insieme di molecole lipidiche fittamente affiancate le une alle altre. Nel doppio strato molecolare, le
molecole lipidiche entrano perpendicolarmente le due superfici del doppio strato, rivolgendo le teste
idrofile verso l’acqua e le code idrofobi verso le code dello strato molecolare opposto. I doppi strati
molecolari lipidici rappresentano la struttura di base di tutte le membrane cellulari, sia nei procarioti che
negli eucarioti, incluse la membrana plasmatica e quella del reticolo endoplasmatico, dell’apparato del
Golgi e dei mitocondri, nonché le membrane che costituiscono la Mielina che riveste le fibre nervose.

GLICOPROTEINE: glucidi legati con legami covalenti a proteine


GLICOLIPIDI: glucidi legati con legami covalenti a lipidi
GLICOPROTEINE E GLICOLIPIDI talmente abbondanti sulla superficie esterna della membrana che la cellula
risulta ricoperta da una sorta di rivestimento glucidico, detto GLICOCALICE

Le membrane presentano diverse proprietà:


- Molto stabili grazie alla simultanea presenza di legami idrofili e idrofobi
- Sono impermeabili alle molecole polari, compresi gli ioni.
- Sono fluidi; infatti, i doppi strati molecolari lipidici delle membrane vengono dette a mosaico fluido,
con una consistenza complessiva simile a quella di un olio più o meno viscoso
- Movimenti di rotazione; in condizioni normali le singole molecole lipidiche hanno un intenso e
continuo movimento di rotazione sul loro asse
- Movimenti di diffusione laterale; in un doppio strato molecolare, una singola molecola lipidica va
incontro a continui spostamenti in tutte le direzioni del piano della membrana, insinuandosi tra le
altre molecole del monostrato a cui appartiene
- Movimenti di Flip-flop; consistono nel salto di una molecola lipidica del monostrato molecolare di
appartenenza al monostrato opposto. Tale salto comporta che la testa idrofila della molecola
anfipatica attraverso la regione idrofoba della membrana
RUOLO DEL COLESTEROLO NELLA MEMBRANA PLASMATICA - diminuisce la fluidità della
membrana temperature elevate poiché si intercala con i suoi anelli rigidi;
- Aumenta la fluidità a basse temperature perché impedisce che le catene idrocarburiche dei
fosfolipidi si assestino adeguatamente quando la temperatura si abbassa riducendo la tendenza alla
gelificazione
- Diminuisce la permeabilità della membrana e piccoli ioni poiché riempie gli spazi tra gli idrocarburi
e fosfolipidi che sono piccoli canali
I due monostrati comprendono serie di fosfolipidi e glicolipidi diverse; le proteine sono immerse nel doppio
strato con orientazione specifica.

La fluidità di membrana è determinata da:


1) Composizione lipidica
2) Stretto impacchettamento delle code idrofobiche
3) Lunghezza (dipende dal n di atomi di carbonio e Il n di doppi legami (insaturi)
4) Una coda ha un doppio legame e l’altra non ha doppi legami (satura)
5) Doppi legami=maggiore fluidità
6) Insaturazione degli acidi grassi
7) > colesterolo=< fluidità
8) Proteine diminuiscono la fluidità

[I saponi hanno la capacità di formare micelle, sono molecole antipatiche e capaci di solubilizzare
nell’acqua altre molecole idrofobe. Tipici esempi di saponi sono gli acidi grassi originati dalla scissione dei
trigliceridi del grasso animale mediante un trattamento con una sostanza basica come la soda]

STRUTTURA A MOSAICO FLUIDO mosaico=componente proteica, zuccheri e lipidica; fluido= si muove

IL RUOLO DELLE PROTEINE NELLA MEMBRANA PLASMATICA reversibilitàcaratteristica più importante


Sono anfipatiche: le regioni idrofiliche si estendono fuori dalla cellula o nel citoplasma e le regioni
idrofobiche interagiscono con le code di fosfolipidi di membrana (vale per le proteine di membrana)
proteine integrali o intrinseche sono immerse e strettamente associate con il doppio strato fosfolipidico
Aa idrofobici: interagiscono con gli acidi grassi dei fosfolipidi ancorando la parte alla membrana stessa.
Poche sono localizzate solo su un versante.
La maggior parte sono transmembrana: attraversano completamente il doppio strato ed hanno domini
idrofilici che si estendono sia su un versante che sull’altro.

Proteine periferiche o estrinseche non interagiscono con la porzione centrale idrofobica del doppio
strato, ma sono legata alla membrana attraverso interazioni deboli con le proteine integrali e con le teste
polari dei lipidi; Sulla superficie esterna per esempio: le proteine della matrice cellulare extracellulare
Sulla superficie esterna per esempio: enzimi coinvolti nella trasduzione del segnale
PROTEINE DI MEMBRANA ANCORATE AI LIPIDI: interagiscono con legami covalenti con i lipidi di membrana

LO ZUCCHERO NELLE CELLULE ruolo:


- Riconoscimento (AB0 antigene-anticorpo, recettore-ligiando, tissutale)
- Stabilizzazione strutturale (protezione)
- Comunicazione intercellulare e adesione cellulare
- Tumori e metastasi (glicocalice)
- Adesione substrato
- Interazione con organismi patogeni (virus e batteri)

CITOSCHELETRO: la struttura non deve essere molle ma deve avere uno “scheletro”
TRASPORTO DI MEMBRANA MEDIA - assunzione di sostanze nutrienti essenziali (es: glucosio)
- Regolazione delle concentrazioni interne ed esterne di ioni (Na+, K+, Cl-,Ca2+, H+)
- Eliminazione dei prodotti metabolici di rifiuto (CO2)
FUNZIONE DELLE MEMBRANE:
1) Contorno e barriera di permeabilità
2) Organizzazione e localizzazione della funzione
3) Processi di trasporto
4) Rilevamento del segnale
5) Comunicazione cellula-cellula

VANTAGGIO DELLA COMPARTIMENTALIZZAZIONE:


1) Creazione di un microambiente nel quale enzimi, substrati e cofattori sono concentrati: aumenta il
numero di interazioni
2) Controllo degli ambienti chimici: pH, concentrazione di ioni ecc
3) Attività pericolose sono sequestrate in organuli adeguati
Tutte le membrane cellulari: membrana plasmatica+membrane intracellulari che delimitano i vari
compartimenti: RE, Golgi, mitocondri, nucleo.

Hanno in comune: struttura e alcune funzioni


differenze: fini differenze strutturali soprattutto in riferimento alla componente proteica, che conferisce ad
ogni organulo prerogative funzionali

LA PERMEABILITÀ DEL DOPPIO STRATO FOSFOLIPIDICO Le molecole piccole e non cariche


riescono ad attraversate il doppio strato lipidico idrofobico; le molecole grandi e gli ioni non riescono ad
attraversare il doppio strato lip.
- I gas si diffondono rapidamente
- Col tempo, piccole molecole polari non cariche diffondono attraverso un Bilayer lipidico
- Molecole solubili nei lipidi tendono a diffondere: molecole lipofile (ormoni steroidei)
- Prossima molecole polari non cariche, molecole polari cariche ioni non permeano

DIFFUSIONE: processo di spostamento casuale verso uno stato di equilibrio: le particelle si muovono sino al
raggiungimento dell’equilibrio. Si muove il soluto e per GRADIENTE DI CONCENTRAZIONE (da + a –
concentrazione)
4) Semplice: membrana permeabile alle molecole e si crea un equilibrio statico, non saturabile perché
la membrana è permeabile sia a dx che sx
5) Facilitata: perché le molecole sono grandi e hanno bisogno di facilitatori, lo scopo è raggiungere
l’equilibrio a dx e sx. È saturabile.
DIFFUSIONE SEMPLICE: le molecole si diffondono attraverso la membrana cellulare (piccole molecole
apolari come ossigeno e anidride carbonica). non saturabile (può andare avanti all’infinito), si arriva
all’equilibrio ovvero stessa concentrazione di soluto da una parte all’altra della membrana.
DIFFUSIONE FACILITATA: le molecole si diffondono attraverso proteine transmembrana (es: molecole
grandi o polari come il glucosio). Si forma il canale attraverso il quale passa sia il soluto che il solvente.

Quando la membrana è permeabile solo al solvente e non al soluto, allora abbiamo il fenomeno
dell’osmosi.
OSMOSI: si muove il solvente, va da dove è – a dove c’è + soluto, e bisogna raggiungere l’equilibrio di
soluto. Può modificare la forma delle cellule. MOVIMENTO DI ACQUA. Si verifica quando la membrana è
permeabile al solvente ma non al soluto. L’acqua si muove secondo il suo gradiente di concentrazione.
Praticamente è la diffusione dell’acqua attraverso la membrana cellulare e riguarda molecole che non
riescono ad attraversare la membrana. Diffusione di solvente (acqua) attraverso la membrana permeabilità
selettiva da un ambiente ipotonico verso l’ambiente ipertonico.

La cellula per sopravvivere bilancia costantemente la propria concentrazione, poiché deve trovarsi in una
soluzione isotonica sempre.

CONCENTRAZIONE: rapporto tra soluto e solvente

SOLUZIONE IPERTONICA: TANTO SOLUTO, quando una cellula viene posta in una soluzione ipertonica, sia
un movimento netto di acqua verso l’esterno della cellula e la cellula si disidrata e si raggrinzisce:
SOLUZIONE IPOTONICA: POCO SOLUTO, quando la cellula viene posta in una soluzione ipotonica, sia un
movimento netto di acqua verso l’interno della cellula che ne causa il rigonfiamento. La cellula potrebbe
anche scoppiare.
SOLUZIONE ISOTONICA: quando la cellula viene posta in una soluzione isotonica, le molecole d’acqua
passano dentro e fuori dalla cellula, ma con un movimento netto pari a zero.
GRADIENTE: camminare avanzare—> gradiente chimico ed elettrico

DIVERSI MODI DI ATTRAVERSARE LA BARRIERA DELLA MEMBRANA


PLASMATICA
TRASPORTO PASSIVO: si basa sulla diffusione semplice o facilitata, avviene SECONDO GRADIENTE (di
concentrazione o elettrochimico). Una volta raggiunto l’equilibrio di concentrazione (cioè assenza di
gradiente), questo si manterrà nel tempo. Quindi nel caso del trasporto passivo il trasferimento
transmembrana di una sostanza:
1) Segue il gradiente di concentrazione della stessa sostanza;
2) Raggiunge una condizione finale di equilibrio caratterizzata dall’uguaglianza della concentrazione
della sostanza stessa nei due compartimenti separati della membrana;
3) Nel caso degli IONI LIBERI e DELLE MOLECOLE ELETTRICAMENTE CARICHE, ha come effetto finale il
raggiungimento di una condizione di equilibrio elettrochimico;
4) Non richiede spesa energetica
TRASPORTO ATTIVO: (consuma ATP) proteine trasportatrici, va contro l’equilibrio. L’equilibrio
perderebbe la polarizzazione; AVVIENE CONTRO GRADIENTE (di concentrazione o elettrochimico)

ENDOCITOSI ED ESOCITOSI: (fusione delle membrane vescicolare e plasmatica) (ci sono anche nelle
sinapsi). Interessa fortemente le sinapsi e il neurone. Attraverso esocitosi vengono rilasciati i
neurotrasmettitori per poi essere recuperati attraverso endocitosi.

I TRASPORTATORI DI MEMBRANA
UNIPORTO: trasferisce una certa sostanza in una certa direzione
SIMPORTO: trasferisce due sostanze diverse nella stessa direzione
ANTIPORTO: trasferisce due sostanze diverse, una in direzione opposta all’altra

PROTEINE DI TRASPORTO tra le principali:


 CANALI: trasportano H2O e specifici tipi di ioni secondo gradiente di concentrazione. Le proteine
che li compongono formano dei canali che attraversano la membrana. Sono di solito regolati da
stimoli specifici. Es: ACQUAPORINE, sono una famiglia di piccole proteine canale della membrana
cellulare, ben conservate in batteri, funghi, piante e animali. Regola il passaggio ad acqua per
mantenere costante il volume all’interno del nostro corpo molto numerose sulle cellule renali
deputate all’Osmoregolazione. formano pori idrofilici nella membrana attraverso cui certi ioni
possono diffondere. Più il diametro è stretto, più il canale è selettivo.
 TRASPORTATORI (CARRIER): legano ioni e molecole. Specifiche. Il legame con la molecola
trasportata provoca un cambiamento conformazione e quindi il passaggio. legano il soluto da un
lato della membrana e la trasportano dall’altro lato. Si chiamano carrier perché cambiano la loro
conformazione terziaria. Abbiamo diversi tipi: Il loro trasporto può essere attivo o passivo; quando
è attivo vengono chiamate pompe sodio-potassio (vanno contro gradiente).
POMPE (es: sodio potassio): usano energia da idrolisi dell’ATP per spostare ioni contro gradiente di
concentrazione
CANALI IONICI E PROTEINE CANALE Diffusione facilitata da proteine canale
Proteine canale: formano minuscoli pori idrofilici nella membrana, che i soluti attraversano per
diffusione. Possono essere regolate dal voltaggio
Canali ionici: mediano il passaggio di ioni attraverso la membrana plasmatica. Importanti sono le
cellule nervose e muscolari
3 proprietà fondamentali:
1) Trasporto rapido, maggiore rispetto al trasporto mediato da proteine trasportatrici
2) Selettivi: limitano il passaggio di Na+, K+, Ca2+ e Cl-
3) Non sono sempre aperti: l’apertura regolata in risposta a stimoli specifici (ligandi o
voltaggio)
Il flusso di ioni attraverso i canali di membrana dipende dall’esistenza di gradienti ionici attraverso
la membrana plasmatica.

PROTEINE CARRIER il legame con il soluto induce un cambiamento di forma della


proteina che favorisce l’entrata della sostanza. Non creano un vero e proprio canale,
cambiano di conformazione; è il legame che fa cambiare la forma.
Si saturano i carrier, saturazione del trasportatore
POTENZIALE DI MEMBRANA nel citoplasma della cellula, così come nel liquido extracellulare sono
disciolti diversi tipi di ioni. La loro concentrazione non è però uguale dei due lati della membrana
citoplasmatica. Il potenziale di membrana (Vm) corrisponde alla differenza di potenziale elettrico tra
interno ed esterno della cellula, cioè alla differenza tra interno ed esterno nel numero di cariche positive e
negative portati dagli ioni. Il potenziale di membrana si dice a riposo, nel neurone, quando non c’è una
sinapsi attiva. I segnali trasmessi da sistema nervoso sono costituiti da rapide variazioni del potenziale di
membrana delle cellule nervose. (diffusione facilitata di tipo passivo)
Forza chimica: quando la concentrazione di molecole è maggiore all’interno della cellula rispetto al liquido
extracellulare, la direzione della forza chimica è verso l’esterno. Quando la concentrazione di molecole è
maggiore nel liquido extracellulare, la direzione della forza chimica è verso l’interno. In entrambi casi, le
molecole si muoveranno passivamente secondo la direzione della forza o in altri termini, secondo il
gradiente di concentrazione
le forze agenti sugli ioni: forza elettrica generata dal gradiente elettrico per ogni ione
Il potenziale all’equilibrio di un dato ione libero (ad es. K+) è il valore del potenziale di membrana
corrispondente ad una situazione di equilibrio elettrochimico di quello ione.
In condizioni normali, gli ioni Na+ si trovano in una condizione di forte DISEQUILIBRIO, a causa sia del
gradiente di concentrazione che delle forze elettrostatiche.
La differenza di potenziale elettrico a cavallo della membrana cellulare dovuta ad una diversa
distribuzione ionica ai due lati della membrana. Il potenziale di membrana (negativo all’interno della
cellula) nelle cellule eccitabili (cellule nervose e muscolari) prende il nome di potenziale di riposo poiché
caratterizza lo stato di riposo.
Il pdm a riposo di una cellula eccitabile è
determinato da:
 Elevata permeabilità della membrana
al K+, dovuta alla presenza di canali
passivi, che consentono l’uscita di K+
sotto la spinta di un forte GRADIENTE DI
CONCENTRAZIONE contrastato dal
GRADIENTE ELETTRICO
 Impermeabilità della membrana agli
anioni proteici, che rimanendo
all’interno della cellula, determinano la
polarizzazione negativa del versante
interno della membrana
 Scarsa permeabilità della membrana al
Na+, che ne riduce l’ingresso,
nonostante la forte spinta determinata
dal gradiente elettrico e di
concentrazione
 Azione della pompa Na+/K+ che
contrasta il modesto flusso entrante di
Na+ e la conseguente fuoriuscita di K+
mantenendo inalterati i rapporti di
concentrazione degli ioni a cavallo della
membrana.

L’esistenza della d.d.p. implica una diseguale distribuzione di cariche elettriche (ioni) tra interno ed
esterno, e suggerisce che la membrana si comporti come una barriera con permeabilità selettiva, che
separa due soluzioni (liquido intra ed extra cellulare) a composizione chimica diversa.
Le molecole si spostano seguendo queste regole:
- Dimensione
- Differenza di concentrazione
- polarità
I vari tipi di canali ionici e la pompa Na+ - K+ costituiscono i principali strumenti che i neuroni utilizzano per
generare la condizione di bilanciamento tra cariche elettriche alla base del potenziale di membrana a
riposo. Gli impulsi nervosi, che sono segnali elettrici, consistenti nei potenziali d’azione che percorrono la
membrana assonale e sono trasformati in segnali chimici dalle molecole di neurotrasmettitore rilasciati a
livello delle giunzioni sinaptiche o sinapsi chimiche. La membrana plasmatica è impermeabile al Na+ e
permeabile al K+ e al Cl- grazie alla presenza di canali di fuga di questi ioni.
Il potassio entra ed esce continuamente dalla cellula, grazie al gradiente di concentrazione(esce), di base si
trova nella cellula; è perennemente in equilibrio, entra per pressione elettrostatica (gradiente elettrico).
Il sodio è positivo; poiché il potenziale di membrana a riposo è -70 mV è molto vicino al potassio e al cloro,
ma non al sodio che invece è in disequilibrio. Presente più all’esterno che all’interno, entra secondo
gradiente elettrico (cariche opposte), gradiente chimico vorrebbe entrare ma non ci riesce perché non ci
sono i canali. Inverte il potenziale d’azione e lo fa passare da negativo a positivo, la sua presenza è
massiccia all’esterno della cellula e infatti appena si aprono dei canali, entra nella cellula in maniera
abbondante e crea dei canali sodio.
Il Cl- si trova più all’esterno che all’interno si muove secondo gradiente chimico (concentrazione); quindi,
entra però esce subito dalla cellula perché la zona è della stessa carica e quindi si respingono, questo ione
sta all’equilibrio (esce ed entra sempre). Poiché la membrana plasmatica è permeabile soprattutto al K+, il
potenziale di membrana a riposo di un neurone si avvicina al valore del potenziale all’equilibrio del K+ (-89
mV)

LE MEMBRANE SONO POLARIZZATE


LA FORZA DI DIFFUSIONE: generata dal gradiente di concentrazione
LA FORZA ELETTRICA: generata da gradiente elettrico
GLI STRUMENTI DELLA RICERCA

LA POMPA SODIO-POTASSIO costituisce un essenziale meccanismo omeostatico del bilancio


ionico tra interno ed esterno della cellula.
INTRODUZIONE [Ad ogni ciclo del suo funzionamento essa causa all’uscita dalla cellula di tre ioni
sodio e il contemporaneo ingresso di due ioni potassio, facendo sì che l’ambiente intracellulare si
depauperi progressivamente di ioni sodio e allo stesso tempo si arricchisca di ioni potassio. In tutte
le cellule, il suo effetto è però controbilanciato dalla diffusione facilitata degli stessi attraverso la
membrana plasmatica sotto la spinta di loro gradienti elettrochimici. Le due forze contrapposte del
trasporto attivo e della diffusione hanno come risultato finale il raggiungimento di una condizione
di equilibrio elettrochimico. E poiché ad ogni ciclo di funzionamento, la pompa sodio-potassio
trasporta tre ioni sodio verso l’esterno della cellula e due ioni potassio verso interno, essa genera
un ambiente intracellulare elettronegativo rispetto all’esterno ed è quindi elettrogenica.
L’intera cellula è più elettronegativa dell’ambiente che la circonda soprattutto perché le
macromolecole di cui essa è costituita, essenzialmente acidi nucleici e proteine, sono diverse e
dotate di carica elettrica negativa che sovrastano nel numero quelle positive. Essendo associate a
costituenti strutturali, tali cariche elettriche negative non possono attraversare la membrana
plasmatica e sono indicate con il nome di anioni fissi; si distinguono gli ioni liberi, termine che
indica l’ioni di piccole dimensioni.
Il potenziale di equilibrio è influenzato da gradiente di concentrazione dalla differenza di voltaggio
attraverso la membrana. I neuroni concentrano attivamente il potassio all’interno della cellula. Gli
ioni potassio tendono a fluire dall’interno all’esterno della cellula a casa del loro gradiente di
concentrazione. Tuttavia, il potenziale di membrana negativo all’interno della cellula, attira gli ioni
potassio verso l’interno o impedisce che escano dalla cellula. al potenziale di equilibrio, questi due
fattori si bilanciano reciprocamente. In un tipico neurone di mammifero il potenziale di equilibrio
del potassio è pari a -89 mV.]

DA COSA È FORMATA dal punto di vista strutturale, la pompa sodio potassio è composta da due
subunità, dette subunità Alfa e subunità beta delle quali la Alfa lega l’ATP, e gli ioni Na+ e K+, e la
beta e invece il responsabile della localizzazione della pompa sulla membrana plasmatica ed è
anche necessaria per l'attivazione della subunità alfa.
1. Il potenziale di riposo
A riposo, l’interno di un neurone è elettricamente negativo, mentre l’ambiente extracellulare è
carico positivamente. Nei neuroni, il potenziale di riposo della membrana varia tipicamente tra i -
60 mV e i -70 mV.
Il potenziale di riposo è determinato dalla diversa concentrazione degli ioni ai due lati della
membrana. Il liquido interstiziale è ricco di ioni sodio (Na+) e di ioni cloruro (Cl-); nel citoplasma i
principali ioni positivi sono gli ioni potassio (K+), mentre i tipi predominanti di ioni negativi sono
fosfati legati a macromolecole organiche (ATP, acidi nucleici e proteine).
Nelle cellule nervose, la concentrazione del sodio e del potassio è regolata da tre proteine di
membrana:
1. I canali del potassio;
2. I canali del sodio;
3. La pompa sodio potassio.
Il flusso di ioni potassio Poiché́ la concentrazione di K+ dentro la cellula è molto più alta di
quella esterna e poiché́ la membrana possiede moltissimi canali per il potassio, gli ioni K
diffondono all’esterno della cellula. A mano a mano che gli ioni escono dal citoplasma, il versante
interno della membrana diventa sempre più negativo e quello esterno più positivo. Questo flusso
di ioni K è il primo responsabile dell’esistenza del potenziale di riposo ma esiste, tuttavia, un altro
fattore che contribuisce a caricare negativamente all’interno della cellula: la maggior parte degli
ioni negativi presenti nel citoplasma si trovano legati a proteine o ad altre macromolecole troppo
grandi per attraversare la membrana.
Il flusso di ioni sodio
La permeabilità̀ della membrana al sodio è molto bassa, perché́ i canali del sodio sono pochi; ciò
nonostante gli ioni Na+ tendono a diffondere verso il citoplasma.
Il ruolo della pompa sodio potassio Il lento ingresso di Na+ nel citoplasma e la fuoriuscita di K+
verso l’esterno vengono, compensate dall’attività̀ della pompa sodio-potassio, una proteina che
trasporta attivamente gli ioni Na+ all’esterno, scambiandoli con gli ioni K+ che si riversano
all’interno della cellula. Poiché́ agisce contro il gradiente di concentrazione, la pompa sodio
potassio ha bisogno di ATP per compiere il proprio lavoro.
I canali ionici ad accesso regolato
Oltre ai canali ionici, nelle cellule esistono anche altri tipi di proteine canale che si comportano
come “porte” capaci di aprirsi e chiudersi a comando:
- i canali regolati dal voltaggio, o voltaggio dipendenti, si aprono o si chiudono in risposta a
cambiamenti del potenziale di membrana;
- i canali regolati chimicamente si aprono si chiudono in seguito al legame di un messaggero
chimico;
- i canali regolati meccanicamente si aprono e si chiudono in risposta all’applicazione di una
forza meccanica sulla membrana plasmatica.
Sulla membrana plasmatica dei neuroni sono presenti i canali voltaggio dipendenti per il sodio, il
potassio e il calcio, particolarmente importanti per la generazione e la propagazione di potenziali
d’azione. La loro apertura o chiusura determina il potenziale di membrana:
- Se si aprono i canali voltaggio dipendenti per il sodio, lo ione Na diffonde all’interno della
cellula rendendo meno negativo il potenziale di membrana, fino a farlo diventare positivo
quando si scatena il potenziale d’azione; in questo caso la membrana si dice depolarizzata;
- Se si aprono i canali voltaggio dipendenti per il potassio, K diffonde all’esterno rendendo
ancora più negativo di -60 mV l’interno della cellula; in questo caso la membrana si dice
iperpolarizzata.
La generazione del potenziale d’azione e la sua propagazione
Il potenziale d’azione consiste in una sequenza di eventi estremamente rapidi che diminuiscono o
annullano il potenziale di membrana, per poi riportarlo allo stato di riposo. Tale sequenza si attiva
in seguito a uno stimolo. Se lo stimolo innesca una depolarizzazione superiore a un livello chiamato
valore di soglia (portando il potenziale di membrana intorno ai -50 mV) si genera un potenziale
d’azione che si trasmette lungo l’assone e che genera una serie di cambiamenti che modificano la
permeabilità della membrana plasmatica del neurone. Durante ciascun ciclo, la pompa estrude
dalla cellula tre ioni sodio e fa entrare due ioni potassio.
- Per effetto dello stimolo, la membrana subisce una lieve depolarizzazione che si propaga
fino al cono di emergenza. Qui sono concentrati i canali voltaggio dipendenti per il Na.
- Quando la depolarizzazione raggiunge il valore di soglia, i canali voltaggio dipendenti per il
Na si aprono per circa 1 ms e lo ione fluisce all’interno dell’assone, secondo il gradiente di
concentrazione creato nella cellula a riposo dalla pompa sodio potassio.
- L’ingresso di sodio provoca l’apertura di altri canali del sodio, con un effetto a feedback
positivo che accentua la depolarizzazione fino a invertire il potenziale di membrana (circa
+50 mV).

- Quando il potenziale di membrana raggiunge i 50 mV si ha il picco del potenziale d’azione.


- Dopo un tempo che varia tra 1 e 2 ms, i canali voltaggio dipendenti per il Na si chiudono, e
si aprono i canali voltaggio dipendenti per il K: la fuoriuscita di ioni potassio tende ad
annullare il potenziale d’azione.
- Il flusso di ioni potassio persiste fino a quando i canali voltaggio dipendenti rimangono
aperti, generando una fase di iperpolarizzazione durante la quale il potenziale di membrana
diventa ancora più negativo rispetto al livello di riposo.
- Infine, quando i canali del potassio si chiudono, grazie alla pompa sodio potassio il
potenziale torna al valore di riposo.
Per trasmettere le informazioni da una parte all’altra dell’organismo, gli impulsi devono propagarsi
dal cono di emergenza fino alla terminazione sinaptica. Questo tipo di trasmissione si chiama
propagazione che avviene in una sola direzione. Infatti, dopo essersi chiusi, i canali voltaggio
dipendenti per il sodio vanno incontro a un periodo refrattario che dura da 1 a 2 millisecondi,
durante il quale non possono aprirsi di nuovo.
Ci sono due tipi diversi di propagazione:
- La propagazione continua tipica degli assoni non mielinizzati. In questo caso ciascun
segmento adiacente di membrana plasmatica si depolarizza fino al valore soglia e genera un
potenziale d’azione che depolarizza il segmento successivo.
- La propagazione saltatoria tipica degli assoni mielinizzati. In questi assoni l’unico punto
dove può venire la conduzione del segnale sono i nodi di Ranvier; tutto il resto dell’assone,
infatti, è isolato dalla guaina mielinica. Di conseguenza quando l’impulso nervoso viaggia
lungo un assone mielinizzato la corrente salta da un nodo di Ranvier all’altro.
In generale la velocità con cui si verifica la propagazione dell’impulso nervoso dipende da due
fattori: il diametro dell’assone e la presenza della guaina mielinica. Nel corpo umano i potenziali
d’azione possono viaggiare lungo un assone rivestito di mielina a una velocità di circa 150 m/s,
senza guaina mielinica gli impulsi potrebbero viaggiare al massimo a 5 m/s.
I potenziali d’azione mostrano il fenomeno della risposta “tutto nulla”, per cui il potenziale
d’azione non si scatena se la depolarizzazione non raggiunge il valore soglia. Stimoli deboli non
determinano variazioni significative di permeabilità e provocano dunque solo una leggera
depolarizzazione, subito seguita da un ritorno al potenziale di riposo. La differenza tra uno stimolo
forte e uno stimolo debole risiede nella frequenza dei potenziali d’azione.
CANALI POTASSIO si lega all’acqua grazie al fatto che è un dipolo (acqua). I canali devono avere un filtro.
Poiché la membrana plasmatica è permeabile soprattutto al potassio, il potenziale di membrana a riposo di
un neurone, si avvicina al valore del potenziale all’equilibrio K+.

CANALI SODIO E POTASSIO:


- sono voltaggio dipendenti, sensibili al valore soglia
- Cambiano conformazione
- Sono proteine canale

CARATTERISTICHE POMPA SODIO-POTASSIO: (domande d’esame)


1. Proteina integrale
2. Carrier
3. Multimerica
4. Antiporto, cotrasporto
5. Tetramero (subunità alfa e beta)
6. Trasporto attivo primario
7. È sempre concentrativa
8. È elettrogenica

TRASPORTO ATTIVO PRIMARIO: utilizza energia chimica, scissione ATP in ADP


TRASPORTO ATTIVO SECONDARIO: energie alternative come gradiente elettrochimico di uno ione. Es:
assorbimento del glucosio nell’ epitelio assorbente intestinale

LA COMUNICAZIONE NERVOSA
I neuroni sono cellule specializzate nella comunicazione nervosa.
Eccitabili: rispondono a stimoli esterni
Conduttori: trasmettono impulsi
La fase di salita: consiste in una forte e rapida depolarizzazione (data dall’apertura dei
canali voltaggio dipendenti del sodio) del potenziale di membrana tipicamente
caratterizzata da un’inversione di segno da negativo a positivo.
L’ improvvisa apertura dei suddetti canali, rende la membrana stessa altamente permeabile
agli ioni sodio; questi ioni entrano rapidamente nella membrana plasmatica causando una
variazione del potenziale di membrana da -55mV a valori fortemente positivi come +40 mV
che tipicamente tendono al POTENZIALE ALL’EQUILIBRIO DEL Na+.

La fase di discesa: è mediata dalla refrattarietà dei canali del sodio e della concomitante
apertura dei canali potassio è caratterizzata dall’uscita di ioni potassio dal neurone, con
conseguente iperpolarizzazione del potenziale di membrana. Consiste nella ripolarizzazione
del potenziale di membrana dal valore positivo massimo raggiunto (il picco del potenziale
d’azione) ha un valore fortemente negativo, perché tende al potenziale all’equilibrio del
potassio (-89 mV). La fase di discesa è dovuta alla sovrapposizione temporale di due diversi
processi: da una parte i canali voltaggio-dipendenti del sodio passano dalla condizione di
apertura a quella di refrattarietà; dall’altra si aprono i canali voltaggio-dipendenti del
potassio.

La fase di recupero: causata dalla refrattarietà dei canali voltaggio-dipendenti del potassio e
dal ritorno del potenziale di membrana il suo normale valore a riposo, mediato dalla pompa
sodio-potassio.
LA PROPAGAZIONE DEL POTENZIALE D’AZIONE nelle fibre amieliniche la conduzione del lo
stimolo nervoso e continua. Nelle fibre mieliniche essa è invece saltatoria.
La guaina mielinica deriva dalla cellula che si avvolge intorno all’assone

LA COMUNICAZIONE NERVOSA I dendriti e il corpo cellulare di un neurone ricevono sinapsi inibitorie e


eccitatorie da migliaia di terminali assonnisci di altri neuroni la risposta dipende dalla sommatoria di tutti
i potenziali postsinaptici. Somma algebrica spaziale (tutte le sinapsi) o temporale (una sola sinapsi)
Integrazione dei segnali
IL CITOSCHELETRO Le strutture citoscheletriche svolgono ruoli importanti per la sua motilità, per la
divisione cellulare e per il movimento, o trasporto, di molecole.
Il citoscheletro è costituito da proteine che formano strutture appartenenti a tre tipi principali:
microfilamenti, filamenti intermedi e microtubuli.
I MICROFILAMENTI sono formati dall'assemblaggio di una proteina denominata actina. La rete di
microfilamenti prende contatto con la membrana plasmatica attraverso l'interazione con proteine di
membrana.
L'actina è una proteina globulare (actina G), Ogni molecola di actina G è formata da circa 375 amminoacidi.
I filamenti di actina noti come microfilamenti sono polimeri elicoidali a due filamenti della proteina actina.
Hanno l’aspetto di strutture flessibili, con un diametro di 5-9 nm organizzate in una varietà di faci lineari,
reti bidimensionali e gel tridimensionali. Sebbene i filamenti di actina siano dispersi in tutta la cellula, sono
più concentrati nella corteccia, appena sotto la membrana plasmatica. Aiutano la cellula cambiare forma.
FUNZIONI: supporto strutturale, movimento della cellula, producono la forza contrattile.
I FILAMENTI INTERMEDI I filamenti intermedi sono fibrille costituite da proteine eterogenee, distribuite
sia nel nucleo che nel citosol di tutte le cellule eucarioti, ai quali conferiscono resistenza meccanica e
integrità strutturale
Alcune di queste proteine, denominate lamine, formano la lamina nucleare. I filamenti intermedi
comprendono, tra le altre, le citocheratine delle cellule epiteliali, la desmina delle fibre muscolari, la
proteina acida fibrillare gliale delle cellule gliali, la periferina e la tripletta dei neurofilamenti nelle cellule
nervose.
Sono fibre a forma di corda con un diametro di circa 10 nm sono costituiti da proteine, costituiscono una
FAMIGLIA GRANDE E ETEROGENEA.
1) Un tipo di filamento forma un reticolo, chiamato lamina nucleare proprio sotto la membrana
interna.
2) Altri tipo si estendono attraverso il citoplasma, dando alle cellule forza meccanica e sopportando gli
stress meccanici nel tessuto epiteliale, attraversando il citoplasma da una giunzione cellulare
all’altra.
Sono formati da proteine fibrose tra cui cheratina e vimentina. Hanno funzione di rinforzo per sopportare
eventualmente tensioni e tenere fermi gli organuli nel citoplasma. I filamenti intermedi hanno ruolo
strutturale di resistenza frazionale e di stabilità meccanica. Contribuiscono all’adesione cellulare tramite
desmosomi e emidesmosomi, ed interagiscono con microtubuli e microfilamenti al consolidamento del
CITOSCHELETRO.

MICROTUBULII microtubuli sono tubi cavi formati da una proteina denominata tubulina, la quale
consiste a sua volta di dimeri di due polipeptidi correlati fra loro, detti a-tubulina e B-tubulina.
Con un diametro di 25nm sono molto più rigidi dei filamenti di actina e dei filamenti intermedi.
Sono lunghi e dritti in genere hanno un’estremità attaccata ad un singolo centro organizzatore dei
microtubuli chiamato centrosoma.
FUNZIONI: -guidano i movimenti dei cromosomi quando si divide la cellula
-contribuiscono al posizionamento degli organuli nella cellula, ma soprattutto li guidano nei loro movimenti
all’interno del citoplasma.

La vita media di un microtubulo è di soli 10 minuti.


Sono in continuo stato di assemblaggio e disassemblaggio, per poter cambiare di lunghezza e posizione.
La crescita avviene più rapidamente da un lato (chiamato estremità positiva).

Proteine associate ai microtubuli il movimento delle vescicole o degli organelli cellulari all’interno della
cellula dipende dai microtubuli e dalle proteine ad essi associate (MAP)
Nei neuroni sono state identificate DUE CLASSI DI MAP:
1) MAP motrici chinesina (si muove verso la porzione positiva del microtubulo) : appartiene a una
super famiglia di proteine formate da catene pesanti e catena leggera. Le catene pesanti possiedono
il dominio motore e un dominio filamentoso ad alfa elica. Nei neuroni è molto abbondante la
chinesina 1 le cui catene pesanti formano un omodimero simile a quello della miosina, con le teste
catalitiche e le regioni ad alfa elica avvolte fra loro.

dineina (si muove verso quella negativa): costituita da un omodimero di catene pesanti e diverse catene
leggere ed intermedie. La porzione globulare di testa delle catene pesanti interagisce con il microtubulo e
genera forze di trazione mediante idrolisi di ATP. La direzione di spostamento del complesso è verso
l’estremità negativa del microtubulo. L’estremità delle porzioni filamentose e le altre catene associate
formano il dominio di aggancio della struttura cellulare da trasportar
TESTE GLOBULARI: catene pesanti legano i microtubuli e ATP; dette anche motore ad ATPasi
Il legame e l’idrolisi dell’ATP permettono il movimento
ZONE DELLA CODA: catene leggere legano gli organelli cellulari o le vescicole da movimentare
2) MAP non motrici in grado di coordinare l’organizzazione dei microtubuli nel citoplasma,
Cambiano la loro conformazione terziaria.

E la proteina tau, la quale è particolarmente abbondante nelle lesioni encefaliche presenti nei
malati di Alzheimer (troppa produzione di gruppi fosfato dopo la traduzione [modifiche post-
traduzionali]. Il neurone muore poiché le cellule dell’alzheimer sono tossiche.
È importante il citoscheletro, il trasporto assonale deriva dai microfilamenti, filamenti intermedi e
microtubuli.

Trasporto assonale gli assoni presentano, come tutte le cellule del corpo umano, il citoscheletro.
COME CAMBIA IL TERMINALE ASSONICO DURANTE LA FORMAZIONE DEL NEURONE.
Le GIUNZIONI SINAPTICHE O SINAPSI CHIMICHE- sono costituite dalla membrana presinaptica, dallo
spazio intersinaptico e dalla membrana postsinaptica;
- mediano il trasferimento dello stimolo nervoso in modo unidirezionale;
- presentano una modalità di trasmissione dello stimolo nervoso di tipo chimico (È deputata alla
conversione degli stimoli nervosi elettrici, rappresentati dei potenziali d’azione, in stimoli nervosi chimici,
consistenti in molecole di neurotrasmettitore)
- mettono in connessione la terminazione dell’assone di un dato neurone con la terminazione di un
dendrite di un altro neurone (sinapsi asso-dendritica)
Possono essere eccitatorie o inibitorie (a seconda di come funziona il neurone): di norma ciascuna sinapsi
eccitatoria o inibitoria ma naturalmente lo stesso neurone riceve molteplici contatti sinaptici sia eccitatori
che inibitori; alcuni neurotrasmettitori sono esclusivamente eccitatori, ad esempio, il glutammato; altri
sono esclusivamente inibitori, ad esempio, il GABA e la glicina. Molti neurotrasmettitori possono essere sia
eccitatori che inibitori a seconda del tipo di recettore o canale ionico presente nella membrana post-
sinaptica.

La sinapsi chimica consiste di tre distinte componenti, denominate membrana presinaptica, membrana
post-sinaptica e spazio Intersinaptico, anche detto fessura sinaptica o chiave sinaptica.
La membrana presinaptica corrisponde alla porzione di membrana plasmatica della porzione terminale
dell’assone cui giungono i potenziali d’azione; la membrana post-sinaptica rappresenta invece la
corrispondente porzione di membrana plasmatica del neurone cui giungono le molecole di
neurotrasmettitore; infine, lo spazio Inter sinaptico rappresenta l’ambiente extracellulare.

I NEUROTRASMETTITORI sono prodotte rilasciate nello spazio extracellulare da uno dei due neuroni,
facendo sì che esse, raggiungono il secondo neurone. Poiché il complesso necessario per il rilascio del
neurotrasmettitore è presente solamente nel neurone presinaptico, la sinapsi funge da elemento
polarizzatore dello stimolo nervoso. Modificano le proprietà elettriche della cellula post-sinaptica; devo far
capire alla cellula se lo stimolo è inibitorio (non si aprono i canali del calcio) o eccitatorio (si aprono i canali
del calcio)

Caratteristiche:
- Suddivisi in due grandi categorie (a basso peso molecolare): neurotrasmettitori o molecole piccole
(classici);
neuropeptidi (proteine prodotte dai ribosomi)
- Neurotrasmettitori ad alto peso molecolare: neuropeptidi
Endorfine
- Legandosi a recettori specifici possono modificare le proprietà elettriche della membrana del
neurone ricevente
- Sono sintetizzati nel citoplasma del terminale presinaptico
- Sono trasportati all’interno delle vescicole sinaptiche da specifici trasportatori attivi di membrana
- Si legano a specifici recettori
- Sono rilasciati in modo quantico nello spazio Inter sinaptico
- Sono rapidamente eliminati nello spazio Inter sinaptico da meccanismi di degradazione enzimatica

CICLO DI VITA DEI NEUROTRASMETTITORI 4 STEPS:


1) Sono immagazzinati nelle vescicole presinaptiche
2) Liberti nello spazio sinaptico in seguito ad esocitosi delle vescicole
3) Interagiscono con recettori specifici sulla membrana postinaptica
4) Rapidamente rimossi o degradati nello spazio sinaptico

NB: La quantità di neurotrasmettitore rilasciato dipende dalla frequenza dei potenziali d’azione
Rilascio di neurotrasmettitore
- ogni vescicola libera una quantità fissa o “quanto” di neurotrasmettitore
- lI numero di vescicole che si fondono con la membrana presinaptica per liberare li neurotrasmettitore
dipende dalla concentrazione di ioni Ca2+ nel terminale.
- Una maggiore concentrazione di ioni calcio nel terminale determina la fusione di un numero maggiore di
vescicole e la liberazione di più neurotrasmettitore nella fessura sinaptica
Rilascio di neurotrasmettitore e Ca2+
> La concentrazione di Ca2+ nel citoplasma dipende dalla frequenza di potenziali d'azione nel neurone
presinaptico.
> Infatti, dopo l'arrivo del potenziale d'azione, il rilascio del neurotrasmettitore si arresta in pochi
millisecondi, in quanto i canali voltaggio dipendenti del Ca2+ si chiudono immediatamente dopo l'apertura
e il C a 2 viene attivamente pompato all'esterno del terminale assonale per riportare le concentrazioni di
tale ione a livelli basali.
> Quanto maggiore è la frequenza di potenziali d'azione in arrivo al terminare presinaptico, tanto maggiore
sarà la concentrazione di Ca2+ e nel terminale assonico e, di conseguenza, tanto maggiore sarà la quantità
di neurotrasmettitore rilasciato.

NB: di qualsiasi tipo sia la sinapsi, il neurotrasmettitore non entra mai nella cellula post- sinaptica. Esso,
infatti, viene rilasciato nella fessura sinaptica, agisce dall’esterno sulla cellula post-sinaptica e finisce poi
per ritornare direttamente o indirettamente dentro la cellula che lo ha rilasciato.

SINTESI DEI NEUROTRASMETTITORI A MOLECOLA PICCOLA il trasmettitore amore con la piccola viene
concentrato nella vescicola sinaptica

SINTESI NEUROTRASMETTITORI PEPTIDICI le vescicole contenenti i pre-peptidi sono spostati lungo i


microtubuli ad opera di proteine motrici (chinesina) che richiedono consumo di ATP. Durante il trasporto i
pre-peptidi vengono modificati da enzimi (specificità diversa da neurone al neurone) dopo la liberazione
del neurotrasmettitore, le membrane vescicolari, dopo l’endocitosi, sono di nuovo indirizzate verso il soma
e riciclate (trasporto retrogrado)
I NEUROPEPTIDI: comprendono i peptidi oppioidi, la sostanza P, la vasopressina e l’ossitocina. La sintesi ed
elaborazione dei neuropeptidi si verificano nel corpo cellulare di numerose popolazioni neuronali fino alle
terminazioni sinaptiche. Si recuperano e non si degradano.

IL TERMINALE PRESINAPTICO: Si svolgono varie funzioni chiave della trasmissione sinaptica. Esso
costituisce non solo il punto di arrivo del potenziale d’azione che vi giungono dall’assone, ma anche il sito
dove gli stimoli nervosi elettrici sono tramutati in stimoli nervosi chimici. Inoltre, nel terminale si svolgono
anche i processi della sintesi e dell’immagazzinamento dei neurotrasmettitori classici all’interno delle
vescicole sinaptiche.

LE VESCICOLE SINAPTICHE: organuli membranosi prodotte nel corpo cellulare del neurone a livello
dell’apparato del Golgi; già dotate dei trasportatori di membrana e degli enzimi necessari al loro funzione,
sono trasportati poi dal flusso a sonico fino al terminale presinaptico dove, dopo una cappa di
maturazione, diventano disponibili per essere riempite con le molecole di neurotrasmettitore per meglio
descrivere i processi di sintesi di trasporto vescicolare dei neurotrasmettitore a livello del terminale
presinaptico, può essere utile riferirsi alla sinapsi colinergica, cioè la sinapsi chimica che utilizzano il
neurotrasmettitore acetilcolina (ACh)

Nella terminazione presinaptica si distinguono due gruppi di vescicole:


1) RESERVE POOL si trovano a maggiore distanza dalla membrana presinaptica. Le vescicole del
pool di riserva sono vincolate dal citoscheletro. Ma mano che le vescicole del pool di rilascio
vengono esocitate, le vescicole del pool di riserva possono essere svincolate dal citoscheletro e
indirizzate verso le zone attive per rimpiazzare le vescicole del pool di rilascio.
2) READILY RELEASABLE POOL (RRP) – VESCICOLE PRONTE AL RILASCIO si trovano
immediatamente a ridosso della membrana presinaptica, in corrispondenza delle zone attive,
dove vengono predisposti all’apertura verso lo spazio sinaptico e al rilascio del
neurotrasmettitore in essa contenuto.
NB: il passaggio delle vescicole da RP a RRP e regolato dallo stesso aumento di calcio che provoca
l’esocitosi delle vescicole. Le vescicole di riserva sono ancorate al citoscheletro attraverso una proteina
(sinapsina) che ha alta affinità per l’actina.

Le vescicole sinaptiche sono gli organelli di deposito dei quanti di neurotrasmettitore.


> Le vescicole si fondono con la superficie interna della membrana del terminale presinaptico a livello di siti
specializzati di rilascio (zone attive).
> La liberazione delle vescicole è un fenomeno tutto o nulla.
> La probabilità di liberazione dipende dalla quantità di Ca2 che entra nel terminale durante il pda.
> L'esocitosi avviene attraverso la formazione transitoria di un poro di fusione, che attraversa la membrana
vescicolare e quella presinaptica.
> L'ingresso del Ca determina l'apertura e la successiva dilatazione dei pori di fusione preesistenti
permettendo la liberazione del neurotrasmettitore.

Vescicole sinaptiche per neurotrasmettitori a basso peso molecolare e vescicole per neuropeptidi
Le vescicole sinaptiche contenenti neurotrasmettitori classici e quelle contenenti neuropeptidi
differiscono fra loro per le dimensioni. Le prime hanno un diametro di 50 nm e ciascuna vescicola contiene
circa 5000 molecole di neurotrasmettitore.

I neuropeptidi sono immagazzinati in vescicole con un diametro di 100 mm, e li loro rilascio è
relativamente lento e meno massiccio rispetto ai neurotrasmettitori classici, visto che tali molecole sono
attive anche a basse concentrazioni.

IL TRASPORTATORE VESCICOLARE (trasporto attivo secondario): - Trasporto attivo primario contro


gradiente (serve per riempire la vescicola di protoni) e utilizzo i protoni per scambiare il
neurotrasmettitore. Ogni vescicola ha un numero definito di neurotrasmettitori (definito dal numero di
protoni entrati)
Concentro prima i protoni (H+), grazie a dei trasportatori primari, e poi li faccio interagire con il
neurotrasmettitore (portato da un trasporto secondario), successivamente si scambino i due (il
neurotrasmettitore lo deve fare perché seno non riesce ad entrare nella membrana presinaptica)

ALLONTANAMENTO DEL NEUROTRASMETTITORE Dopo il rilascio, il neurotrasmettitore deve essere


rapidamente rimosso dalla fessura sinaptica; ciò avviene attraverso tre meccanismi:
1) Diffusione fuori dalla fessura sinaptica (tutti i mediatori)
2) Degradazione enzimatica (peptidi)
3) Ricaptazione nel terminale presinaptico (neurotrasmettitori a molecola piccola)

Ricaptazione dei neurotrasmettitori da parte della membrana presinaptica


In alcune sinapsi il neurotrasmettitore viene ricaptato dallo spazio sinaptico. La ricaptazione viene operata
da meccanismi di trasporto attivo secondario, in particolare da un simporto Na*/neurotrasmettitore, che
sfrutta li gradiente elettrochimico del Na*, generato e mantenuto dalla Na*-K*-ATPasi, per accumulare li
neurotrasmettitore all'interno della terminazione presinaptica.
NB: tutto ciò vale per il neurotrasmettitore classico, mentre i neuropeptidi sono aiutati dalle proteine MAP
1)un potenziale d'azione depolarizza il terminale

assonico

2) la depolarizzazione fa aprire i canali-


voltaggio dipendenti del sodio, che
entra nella cellula
Aumento del calcio
TRANSIENTE(momentaneo), serve
soltanto all’esocitosi delle vescicole
3)l'ingresso di calcio innesca l'esocitosi del

contenuto delle vescicole sinaptiche.

4)il neurotrasmettitore si diffonde


attraverso la fessura sinaptica e si
lega ai recettori sulla cellula
postsinaptica
5) il legame del neurotrasmettitore
avvia una risposta nella cellula
postsinaptica

- Una volta raggiunte le vicinanze della cosiddetta zona attiva nel terminale presinaptico, cioè la
regione della membrana presinaptica dove si svolge il processo dell’esocitosi delle vescicole
sinaptiche, i potenziali d’azione non possono più rigenerarsi ulteriormente, poiché questa regione
della membrana assonale e privo di canali voltaggio-dipendenti del sodio e del potassio. Tuttavia,
sono qui presenti dei Canali voltaggio-dipendenti del calcio (di solito sono chiusi), si aprono
quando la membrana che li circonda si depolarizza fino al valore soglia in conseguenza dell’arrivo di
un potenziale d’azione; però poi si richiudono subito; [ciò fa aprire la vescicola, avvia la fusione
della vescicola con la membrana presinaptica (sono tutte e due della stessa natura ovvero
fosfolipidi), escono i neurotrasmettitori]. Gli ioni calcio svolgono funzioni di messaggero
intracellulare attivando una serie molto ampia di fenomeni, inclusa quella dell’esocitosi delle
vescicole sinaptiche. Tutto questo non avviene se non arriva lo stimolo elettrico. L’esocitosi delle
vescicole sinaptiche richiede l’intervento di varie proteine ed è attivato dal legame della
SINAPTOTAGMINA con gli ioni Ca2+.
L’esocitosi: fusione della membrana di una vescicola intracellulare con la faccia interna della membrana
plasmatica, riversando il contenuto vescicolare nell’ambiente esterno.
Nel caso dell’esocitosi delle vescicole sinaptiche, possiamo distinguere tre fasi:
1) NUCLEAZIONE, vescicola sinaptica si aggancia alla faccia interna della membrana presinaptica;
2) CHIUSURA A CERNIERA/ZIPPERING, la vescicola viene tirata verso la faccia interna della membrana
presin. Le proteine vescicolari e presinaptiche interagiscono secondo un modello a chiusura lampo
(zippering) che consente la fusione delle due membrane.
3) FUSIONE
La quantità di neurotrasmettitore rilasciato dipende dalla frequenza dei potenziali d’azione nel neurone
presinaptica. Se non arriva un ulteriore potenziale d’azione, il rilascio di neurotrasmettitore si arresta in
pochi millisecondi perché i canali voltaggio-dipendenti per il calcio si chiudono immediatamente dopo
l’apertura ed il calcio citoplasmatico viene attivamente pompato all’esterno del bottone sinaptico per
riportare le concentrazioni di tale ione ai valori base.
Più potenziale d’azione ho, più vescicole faccio sciogliere, aumenta il numero di neurotrasmettitori e
recettori nella membrana post-sinaptica. (Canale del sodio ionico, voltaggio-dipendente)
Le vescicole secretorie (incluse le vescicole sinaptiche, le quali contengono i neurotrasmettitori) si
originano a livello del reticolo endoplasmatico rugoso.
Quindi si staccano e migrano all'apparato del Golgi dove maturano per migrare infine alla loro destinazione
finale (che sono le sinapsi, nel caso delle vescicole sinaptiche)

.
La cellula gliale riconosce il neurotrasmettitore e lo fa entrare al contrario del recettore postsinaptico
LE VESCICOLE: i precursori delle vescicole sono inizialmente prodotti nel soma del neurone (reticolo
endoplasmatico e apparato del Golgi). Il riciclaggio è funzionale

RICICLAGGIO è funzionale alia particolare anatomia del


neurone. Può avvenire in due modi:
- Si recupera subito e viene riusata.
- Si uniscono insieme in un endosoma e poi gemmano
nuovamente per essere riempite di neurotrasmettitori.
3 METODI DI RICICLAGGIO DELLA VESCICOLA
 kiss and stay le due membrane si fondono, la
vescicola rimane li e velocemente viene richiusa e
ricaricata. E il metodo più rapido.
 kiss and runle due membrane si fondono ma
poi la vescicola si allontana velocemente, viene
ricaricata e poi torna alla membrana. Dunque, è
un metodo
più lungo.
 endosomal recycling più vescicole si fondono
insieme e formano un endosoma, struttura
formata di lipidi in grado di formare altre
vescicole.
Questi metodi di riciclo sono importanti per garantire il
rilascio del neurotrasmettitore in condizioni in cui arriva
molto potenziale d'azione.
I TIPI DI NEUROTRASMETITORI:
Classici: molecole a basso peso molecolare di varia natura: acetilcolina, Monoamine (dopamina,
adrenalina, noradrenalina, istamina, serotonina), aminoacidi (GABA, glicine, glutammato), ATP
Neuropeptidi: oppioidi, ormoni neuroipofisari, tachichinine, secretine
RECETTORI POST-SINAPTICI trasmissione sinaptica diretta e indiretta
Diretta: Il NT va ad agire su un canale ionico trasmettitore dipendente, il quale come conseguenza modifica
la propria permeabilità agli ioni

La funzione di canale ionico e di recettore per il NT sono svolte da un’unica molecola proteica

Indiretta: il NT va ad agire su un recettore di membrana, il quale da inizio ad una serie di eventi interni alla
cellula che hanno come effetto ultimo la modifica della permeabilità di un canale ionico

La funzione di canale ionico e di recettore per il NT sono svolte da due distinte molecole proteiche.

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