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Scienze biomediche

Sistema nervoso
Il sistema nervoso è l’insieme degli organi e delle strutture che
permettono di trasmettere segnali tra le diverse parti del corpo e di coordinare
le sue azioni e le sue funzioni volontarie ed involontarie, sia fisiche che
psicologiche. Esso è formato dall’encefalo, dal midollo spinale, dagli organi di
senso e da tutti i nervi che mettono in comunicazione questi organi con il resto
del corpo. Al suo interno è possibile distinguere un sistema nervoso centrale e
un sistema nervoso periferico, a loro volta suddivisibili in più componenti,
ognuno dotato di una funzione specifica.
Il sistema nervoso centrale è formato dall’encefalo e dal midollo spinale.
In un adulto il primo contiene circa cento miliardi di cellule nervose (i neuroni) e
un numero ancora più elevato di cellule gliali, che svolgono funzioni di supporto.
Localizzato all'interno della scatola cranica, è formato da due emisferi uniti fra
loro ed è in continuità diretta con il midollo spinale, che invece è una struttura
cilindrica che scorre all'interno della colonna vertebrale. Entrambi sono
circondati da una serie di membrane protettive (le meningi). A proteggerli è
anche il liquido cerebrospinale prodotto dal cervello, che scorre all'interno dello
spazio delimitato da due delle meningi (la pia madre e l'aracnoide). Da entrambi
si dipartono nervi diretti verso altre parti del corpo.
Il sistema nervoso periferico può essere diviso in due grandi parti:
il sistema nervoso autonomo e il sistema nervoso somatico. Il sistema nervoso
autonomo si suddivide a sua volta in tre parti: il sistema nervoso simpatico,
il sistema nervoso parasimpatico e il sistema nervoso enterico. A formarlo
sono neuroni il cui corpo è localizzato nel cervello o nel midollo spinale i cui
prolungamenti sono diretti verso strutture, detti gangli, a livello dei quali entrano
in contatto con il corpo di altri neuroni. I prolungamenti di questi ultimi si
dirigono verso l'organo con cui deve essere connesso il sistema nervoso
centrale. Questa particolare organizzazione permette di distinguere fibre
nervose pregangliari, formate dai prolungamenti dei neuroni il cui corpo è
localizzato nel sistema nervoso centrale, e fibre nervose postgangliari, i cui

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corpi cellulari sono localizzati nei gangli. Nel caso del sistema nervoso
somatico, invece, sono singoli neuroni a frapporsi tra il sistema nervoso
centrale e l'organo cui deve essere connesso. Il corpo cellulare di questi
neuroni può trovarsi nel cervello o nel midollo spinale; è possibile distinguerne
di due tipi: i neuroni sensitivi, i cui prolungamenti formano le fibre nervose che
inviano le informazioni provenienti dalla pelle e dagli organi di senso verso il
sistema nervoso centrale, e i motoneuroni da cui partono le fibre nervose dirette
verso i muscoli scheletrici, quelli che vengono mossi volontariamente.
Il sistema nervoso mette in comunicazione le diverse parti
dell’organismo e coordina le loro funzioni volontarie ed involontarie. In
particolare, l’encefalo e il midollo spinale integrano le informazioni provenienti
dagli altri organi e dall'ambiente esterno e pianificano opportune reazioni. Le
diverse strutture presenti nell’encefalo si occupano di funzioni specifiche e nel
loro insieme sono responsabili del pensiero, della memoria, del ragionamento,
della capacità di comprensione, del linguaggio, dei movimenti volontari e di
quelli involontari, dell'equilibrio e della postura, ma anche del respiro, del battito
del cuore e della pressione del sangue, del controllo della temperatura, delle
emozioni, della fame e della sete, dell'orologio biologico interno all'organismo e
della rielaborazione delle informazioni percepite attraverso i cinque sensi, ad
esempio la vista e l'udito. Il midollo spinale si occupa invece
di raccogliere le informazioni dirette al cervello e di smistare quelle che
quest'ultimo invia al resto del corpo. È inoltre deputato al controllo dei riflessi
muscoloscheletrici semplici.
Dal punto di vista funzionale il sistema nervoso periferico può invece
essere diviso in più vie, che possono occuparsi di portare le informazioni dalla
pelle, dai muscoli o dagli organi di senso verso il sistema nervoso centrale, di
controllare i muscoli trasmettendo loro le informazioni provenienti dal sistema
nervoso centrale, di mettere in connessione il cervello e il midollo spinale alla
periferia del corpo o di connettere gli organi interni al sistema nervoso centrale.
In questo modo il sistema nervoso autonomo controlla le ghiandole, gli organi
interni (il tratto gastrointestinale, il pancreas e la cistifellea) e i loro muscoli. In
particolare, il sistema nervoso enterico è il responsabile dell'innervazione dei

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visceri. Il sistema nervoso somatico, invece, permette al sistema nervoso
centrale di percepire le informazioni sensoriali e controlla i muscoli volontari.
Le sinapsi sono siti di contatto funzionale tra due neuroni, cioè tra due
cellule nervose. Detti anche giunzioni sinaptiche, questi punti di
raccordo permettono la trasmissione di informazioni sotto forma di segnali
elettrici. A seconda delle strutture coinvolte, tali impulsi possono essere
trasmessi da un neurone all'altro (sinapsi interneuroniche), da un recettore
sensoriale ad una terminazione nervosa (sinapsi cito-neurali) o da un neurone
ad una cellula effettrice periferica, ad esempio ad una fibra o ad una cellula
ghiandolare (sinapsi periferiche). Indipendentemente dagli elementi cellulari che
vengono in contatto, la cellula che trasmette l'informazione è chiamata
presinaptica, mentre quella che lo riceve è detta postsinaptica.
Dal punto di vista funzionale, in relazione al tipo di segnale che viene
trasmesso dalla cellula presinaptica a quella postsinaptica, si distinguono due
diversi tipi di sinapsi: le sinapsi elettriche e le sinapsi chimiche. Nelle sinapsi
elettriche la conduzione dell'impulso nervoso è particolarmente veloce e
virtualmente istantanea, grazie al passaggio diretto di corrente da una cellula
all'altra. Questo grazie all'estrema vicinanza o addirittura alla continuità
citoplasmatica tra la cellula presinaptica e quella postsinaptica, e a strutture
specializzate, le giunzioni comunicanti, che si lasciano attraversare dall'onda di
depolarizzazione del potenziale d'azione opponendo una
bassissima resistenza. La comunicazione è affidata a correnti ioniche ed è
generalmente bidirezionale, il che permette di sincronizzare le risposte di
popolazione neuroniche ed ottenere un'attivazione massiva e molto rapida.
Nelle sinapsi chimiche, di gran lunga più frequenti nel nostro
organismo, la trasmissione dei segnali viene affidata ad un mediatore chimico,
detto neurotrasmettitore. Rispetto alle precedenti, tra cellula presinaptica e
cellula postsinaptica esiste un punto di discontinuità strutturale; in questo modo
le membrane delle due cellule restano sempre distinte e separate da uno
spazio (20-40 milionesimi di millimetro) detto fessura sinaptica. Esaminandole
al microscopio, ci accorgiamo che le sinapsi chimiche comprendono tre diverse
strutture: la membrana presinaptica, la fessura sinaptica (o vallo sinaptico) e la

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membrana postsinaptica. A differenza delle precedenti, le sinapsi chimiche
sono unidirezionali e presentano un certo ritardo nella trasmissione del segnale
elettrico. Al sopraggiungere dell'impulso nervoso al bottone sinaptico,
le vescicole che esso contiene, ricche di messaggeri chimici
(neurotrasmettitori), si fondono con la membrana cellulare liberando il proprio
contenuto nella fessura sinaptica. I neurotrasmettitori vengono quindi captati da
specifici recettori posti sulla membrana postsinaptica, modificandone la
permeabilità al passaggio di ioni. Si viene così a generare un potenziale post-
sinaptico depolarizzante (apertura dei canali ionici, con risultante eccitazione)
oppure iperpolarizzante (chiusura dei canali ionici, con risultante inibizione).
Una volta trasmesso il segnale, il neurotrasmettitore viene poi riassorbito dalla
terminazione presinaptica o degradato da enzimi specifici presenti nella fessura
della sinapsi; una piccola quota può anche diffondere fuori dalla fessura ed
entrare, ad esempio, nel circolo sanguigno.
I neurotrasmettitori sono delle sostanze liberate dai neuroni a livello
sinaptico ed espletano la propria funzione su un neurone o un organo effettore.
Essi sono sintetizzati nel neurone e si trovano nella terminazione sinaptica;
sono liberati in quantità sufficiente per esercitare l’azione eccitatoria su un
neurone postsinaptico. Sono, dunque, prodotti dalla cellula trasmittente
(presinaptica) ed immessi nello spazio che la divide dalla cellula ricevente
(postsinaptica) del sistema nervoso; aderiscono alla membrana della cellula
ricevente e ne trasmettono le informazioni. Successivamente, si staccano dalla
membrana e sono distrutti o riassorbiti dalla cellula trasmittente.
I neurotrasmettitori sono prodotti utilizzando gli aminoacidi, all’interno
della cellula presinaptica, tramite il reticolo endoplasmatico e l’apparato del
golgi e sono immagazzinati nelle vescicole che vagano nel citosol della cellula
nervosa. Al sopraggiungere dell’impulso nervoso, le vescicole si fondono con la
membrana cellulare, liberando i neurotrasmettitori nella fessura sinaptica.
I neurotrasmettitori sono captati da specifici recettori, canali ionici, posti sulla
membrana della cellula postsinaptica. L’interazione fra i neurotrasmettitori e il
recettore/canale ionico scatena una risposta eccitatoria o inibitoria nel neurone
post-sinaptico. Il segnale chimico trasportato dai neurotrasmettitori è tradotto in

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segnale elettrico e quindi, dopo aver svolto la propria funzione,
i neurotrasmettitori sono rimossi dai recettori. Tale processo è chiamato
ricaptazione e vede il loro riassorbimento, ad opera della cellula presinaptica,
che li distruggerà nel citosol o li reintegrerà nelle vescicole. Senza la
ricaptazione, i neurotrasmettitori potrebbero continuare a stimolare o deprimere
il neurone post-sinaptico.
In relazione al tipo di risposta prodotta, i neurotrasmettitori possono
essere eccitatori, inibitori o soppressori, quindi possono rispettivamente
promuovere la creazione di un impulso nervoso nel neurone ricevente o
inibire l’impulso stesso.
Sostanzialmente, esistono due gruppi di neurotrasmettitori sinaptici:
quello costituito da trasmettitori a basso peso molecolare a rapida azione e il
gruppo dei neuropeptidi di dimensioni maggiori ad azione più lenta. Il primo
gruppo è composto da neurotrasmettitori responsabili della maggior parte
delle risposte rilasciate dal sistema nervoso, come la trasmissione di segnali
sensoriali al cervello e di comandi motori ai muscoli. I neuropeptidi, invece,
sono implicati negli effetti più prolungati, come le modificazioni a lungo
termine del numero di recettori e la chiusura o l’apertura prolungata di alcuni
canali ionici.
Tra i neurotrasmettitori a basso peso molecolare ritroviamo la
acetilcolina, le amine biogene (dopamina, adrenalina e noradrenalina),
l’istamina, gli aminoacidi (GABA, glicina e il glutammato) e l’ATP. Tra i
neuropeptidi vi sono gli oppioidi, gli ormoni neuroipofisari, le tachichinine, le
secretine, l’insulina, le somatostatine e le gastrine.
I recettori sono strutture molecolari mediante le quali le cellule
comunicano fra loro per regolare lo sviluppo, per controllare l’accrescimento,
per coordinare le loro funzioni. La regolazione di queste funzioni avviene in
risposta a segnali chimici provenienti dall’ambiente esterno alla cellula. Fra
questi segnalatori molecolari i più importanti sono: i neurotrasmettitori, gli
ormoni, i fattori di crescita, le droghe, i farmaci e altre molecole, come quelle
apportatrici di odori e sapori. I recettori sono capaci di riconoscere
specificamente tutte queste molecole (ligandi) e di interagire con esse. Dal

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punto di vista strutturale i recettori sono proteine della membrana cellulare,
dotate di una zona di riconoscimento e di legame con il ligando. Questo
contatto produce adattamenti morfologici della struttura tridimensionale della
proteina recettoriale (cambiamenti di conformazione) che comportano
l’attivazione di una serie di processi sul lato interno della membrana
(trasduzione del segnale). Nel sistema nervoso sia i neurotrasmettitori, che
trasmettono le informazioni fra neuroni, sia i neuromodulatori, che ne regolano
la liberazione o modificano l’eccitabilità neuronale, esercitano la loro azione
legandosi a recettori specifici, sui quali agiscono anche numerose sostanze
psicotrope (droghe, psicofarmaci).
I recettori possono essere suddivisi in due grandi categorie, a seconda
della loro localizzazione cellulare: recettori transmembrana (o più
semplicemente “recettori di membrana“) sono recettori che possiedono domini
extracellulari, transmembrana ed intracellulari; recettori intracellulari, ossia
sono localizzati all’interno della cellula, distinti in recettori citosolici o nucleari, in
base alla loro localizzazione rispettivamente nel citosol o nel nucleo della
cellula.
A loro volta i recettori transmembrana si dividono in: ionotropici, ad
azione molto rapida, costituiti da un canale per gli ioni di cui modulano
l’apertura; metabotropici, ad azione più lenta, accoppiati a una proteina G che
attiva processi di segnalazione intracellulare tramite secondi messaggeri e
quelli con attività tirosinchinasica, destinati a legare le neurotrofine.
Dei recettori ionotropici le famiglie più note sono: i recettori nicotinici
dell’acetilcolina, i recettori del glutammato, i recettori di tipo GABAA e GABAC
ed i recettori serotoninergici. Appartengono alla classe dei recettori
metabotropici: i muscarinici per l’acetilcolina, i recettori di tipo GABAB, i
recettori serotoninergici 5-HT1, 5-HT2, 5-HT4, 5-HT5, i recettori per la
dopamina, quelli adrenergici per l’adrenalina e la noradrenalina, nonché i
recettori per i cannabinoidi e gli oppioidi.
Gli effettori sono terminazione di fibre nervose efferenti, che hanno il
compito di trasmettere gli impulsi nervosi all’organo o al tessuto nel cui intimo
sono dislocate, determinandone l’attivazione. Per estensione, sono detti effettori

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qualsiasi cellula, tessuto od organo attivati da una fibra nervosa efferente; tutto
il corpo può essere considerato come l’effettore del sistema nervoso centrale. In
un meccanismo di controllo omeostatico a feedback, gli effettori ricevono i
segnali in uscita generati da un centro di integrazione (di solito il cervello) e
rispondono inducendo gli opportuni cambiamenti nel sistema; questi a loro volta
provocano un segnale (positivo o negativo) che viene rimandato all’ingresso del
sistema.
I neuroni sono strettamente connessi fra loro direttamente e
indirettamente e formano delle reti neuronali che possono essere più o meno
complesse. Tali collegamenti servono a far avere un effetto diverso sullo
stimolo trasmesso in modo da modularlo a seconda della zona in cui passa.
Questi circuiti sono formati da un numero sempre elevato di interneuroni
(complessità maggiore) e nella scala evolutiva il numero degli interneuroni
aumenta (l’uomo ne ha più rispetto ai mammiferi domestici). I circuiti neuronali
costituiscono l’hardware alla base del comportamento. Essi, a differenza dei
circuiti elettrici, collegati in modo predeterminato, non sono installate in modo
rigido. Infatti, una delle proprietà delle reti neuronali è la plasticità, cioè la
capacità di modificarsi da un punto di vista funzionale, e in parte anche
anatomico, in risposta all'esperienza.
Il più semplice circuito nervoso è rappresentato dall'arco riflesso, in cui
l'entrata sensoriale viene trasmessa attraverso un certo numero di sinapsi ad un
motoneurone che produce l'uscita motoria che determina la contrazione
muscolare. Si suppone che l'arco riflesso primordiale fosse costituito da un
recettore sensoriale che innervava direttamente una cellula effettrice. Nel corso
dell'evoluzione, i neuroni sono diventati sempre più numerosi, i circuiti nervosi
progressivamente più complessi e il sistema nervoso si è compattato e
centralizzato formando il sistema nervoso centrale. La contiguità spaziale tra i
neuroni e il sistema nervoso centrale aumentano la possibilità che si
stabiliscano connessioni tra singole cellule nervose. Inoltre, poiché molti dei
neuroni sono localizzati nel sistema nervoso centrale, recettori ed effettori
periferici sono connessi al sistema nervoso centrale attraverso lunghi assoni
sensitivi e motori.

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Nel corso dell'evoluzione, gli organismi animali sono diventati sempre
più complessi e parallelamente gli interneuroni sono diventati progressivamente
più numerosi; è aumentata di conseguenza anche la complessità del
comportamento, che è estremamente elaborato negli animali superiori.
L’uso di determinate sostanze può alterare il funzionamento dei
neurotrasmettitori, potenziandoli o inibendoli o addirittura sostituendosi ad essi.
Alcune di queste sostanze possono essere usate in medicina per alleviare la
sofferenza dei pazienti, mentre altre possono compromettere l’equilibrio
omeostatico. In questo caso si parla di disturbo da uso di sostanze,
terminologia con la quale si intende una condizione psicofisica complessa,
presente quando un individuo abusa di una o più sostanze che portano a una
moltitudine di sintomi cognitivi, comportamentali e fisiologici (DSM-5).
Questo disturbo comprende dieci classi di sostanze, tra cui
menzioniamo l’alcol, la caffeina, la cannabis, gli allucinogeni, gli oppiacei.
Queste sostanze hanno in comune l’essere psicoattive, ovvero
agiscono nel sistema cerebrale a livello neurotrasmettitoriale fornendo una
varietà di sensazioni fisiche e psichiche e attivano il sistema di ricompensa,
legato al neurotrasmettitore dopamina che è coinvolto nel rafforzamento dei
comportamenti e nella produzione dei ricordi. La sostanza, infatti, con i suoi
effetti rapidi, piacevoli e riproducibili, attiva e mantiene un ciclo di auto-rinforzo,
per cui il soggetto non riesce più a farne a meno.
Il disturbo da uso di sostanze si divide in due categorie:

 disturbo da uso di sostanze e disturbi indotti da sostanze ovvero


intossicazione, astinenza
 altri disturbi mentali indotti da sostanze (es. psicosi).

Una caratteristica importante di questo disturbo è il cambiamento


sottostante nei circuiti cerebrali che può persistere anche dopo la
disintossicazione, in particolare in individui con un disturbo più grave.
Gli effetti comportamentali di questo cambiamento sono le ripetute ricadute e un
intenso craving, ovvero il desiderio persistente e inarrestabile di una
determinata sostanza e dei suoi effetti.

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Il disturbo da uso di sostanze viene definito dipendenza in quanto tutte
le sostanze possono portare a dipendenza fisica, psicologica o ad entrambe.
La dipendenza fisica è collegata alla necessità di assumere nuovamente la
sostanza per evitare le sensazioni fisiche spiacevoli avvertite in assenza di
assunzione delle stesse. La dipendenza psicologica, invece, viene definita
come il bisogno incontrollabile di utilizzare la sostanza per modificare il proprio
umore e creare sentimenti positivi di gioia o aumentare la propria autostima.

Sistema endocrino
Il sistema endocrino è rappresentato da un insieme di ghiandole a
secrezione interna che sono distribuite in tutto l’organismo umano e che hanno
forme e funzioni diverse. Tali ghiandole sono interdipendenti e integrate tra loro
dall’asse ipotalamo-ipofisario, a cui è demandato il compito di equilibrare l’intero
sistema endocrino. Esso, in collaborazione con il sistema nervoso, gestisce il
funzionamento dell’organismo umano, per garantire il mantenimento
dell’omeostasi, attraverso l’approvvigionamento di tutti gli ormoni, nelle corrette
quantità, necessari al compimento di tutti i processi fisiologici.
Le ghiandole che costituiscono il sistema endocrino sono dette appunto
endocrine. Esse, in quanto prive di dotti, secernono gli ormoni nei liquidi
extracellulari, da cui si diffondono nella corrente sanguigna. Oltre a questa
tipologia di ghiandole, esistono anche le esocrine, ossia quelle che secernono i
loro prodotti all’interno di canali che sfociano a livello di superfici, come la pelle
o il rivestimento interno dello stomaco.
Il sistema endocrino coordina il funzionamento tra i diversi organi
attraverso gli ormoni. Una volta in circolazione, gli ormoni influenzano la
funzione dei tessuti bersaglio, che possono essere un'altra ghiandola
endocrina o un organo. Alcuni ormoni esercitano un effetto sulle cellule
dell'organo da cui essi sono stati immessi (effetto paracrino), altri anche su
cellule dello stesso tipo (effetto autocrino).
Gli ormoni possono essere:
 Peptidi (uno o più aminoacidi legati da legami chimici) di varie dimensioni

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 Steroidi (derivati da colesterolo)

 Derivati degli aminoacidi

Gli ormoni si legano selettivamente ai recettori situati all'interno o sulla


superficie delle cellule bersaglio. I recettori all'interno delle cellule sono in
grado di interagire con gli ormoni che regolano la funzione dei geni. I recettori
si legano sulla superficie cellulare con gli ormoni che regolano l'attività
enzimatica o agiscono sui canali ionici.
Le principali ghiandole endocrine dei vertebrati sono: l’ipotalamo,
l’ipofisi, la tiroide, le paratiroidi, le surrenali, il pancreas, la pineale e le gonadi.
Le funzioni delle ghiandole endocrine periferiche sono controllate, in grado
variabile, dagli ormoni ipofisari. Alcune funzioni sono controllate in misura
minima o sono indipendenti dal controllo ipofisario, mentre molte altre (ad
esempio le secrezioni di ormone tiroideo o di ormoni gonadici) sono
strettamente controllate. La secrezione degli ormoni ipofisari è controllata
dall'ipotalamo.
L’ipotalamo può essere considerato il centro di coordinamento del
sistema endocrino. E' situato alla base del cervello, sotto il terzo ventricolo e
appena sopra il chiasma ottico ed è collegato all’ipofisi dal peduncolo ipofisario.
Appartiene al sistema nervoso centrale e i suoi neuroni ricevono segnali sia
dalle strutture nervose superiori, sia dalle ghiandole del sistema endocrino, che
non sono strutture nervose. E’ la sede in cui si verificano le connessioni tra
sistema nervoso centrale e sistema endocrino. L'ipotalamo fornisce precisi
segnali all’ipofisi, stimolando la produzione e l’ingresso nel sangue degli ormoni
ipofisari. In particolare, l’asse ipotalamo-ipofisario agisce direttamente sulle
funzioni della tiroide, delle ghiandole surrenali e delle gonadi, regolando anche
l’ormone della crescita, la prolattina e l'equilibrio idrico. L'ipotalamo è anche
coinvolto in diverse importanti funzioni non endocrine, come la regolazione della
temperatura corporea, l'attività del sistema nervoso autonomo e il controllo
dell’appetito. L'anatomia e la fornitura di sangue dell'asse ipotalamo-ipofisario
sono essenziali per la sua funzione.

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L’ipofisi è una ghiandola situata alla base del cranio, nella sella turcica
dell’osso sfenoide, in prossimità del chiasma ottico ed è divisa in due lobi: lobo
anteriore (adenoipofosi) e lobo posteriore (neuroipofisi), strutturalmente e
funzionalmente diversi. L'ipofisi è accessibile chirurgicamente attraverso la
parte posteriore del naso (attraverso l'osso sfenoide). L’adenoipofisi è collegata
all’ipotalamo dai vasi sanguigni nel quale vengono immessi gli ormoni
ipotalamici che arrivano all’ipofisi e viceversa. Il plesso venoso si svuota nei
seni petrosi e poi nella circolazione periferica attraverso le vene giugulari
interne. Il sangue venoso nei seni petrosi ha una concentrazione relativamente
alta di ormoni ipofisari ed è un sito utile per valutare in casi particolari la
funzione ipofisaria, attraverso un cateterismo selettivo (andando a raccogliere
direttamente il sangue in quella sede). La neuroipofisi è una struttura nervosa
nella quale arrivano direttamente alcune sostanze prodotte dai neuroni
dell’ipotalamo, che vengono poi immesse nel circolo sanguigno ed hanno azioni
su tutto l’organismo.
Come già detto in precedenza, la funzione principale dell’apparato
endocrino e degli ormoni da esso secreti è quello di mantenere l’organismo in
una condizione di equilibrio e benessere. Il sistema metabolico è direttamente
connesso con quello endocrino, perché gli ormoni prodotti da tiroide e pancreas
garantiscono il corretto assorbimento delle sostanze nutritive durante il
processo digestivo. Malattie e disfunzioni a carico di queste ghiandole possono
contribuire allo sviluppo di malattie croniche, come il diabete, o provocare
disfunzioni di varia natura.
La tiroide è situata alla base del collo davanti alla trachea. Essa
produce tre ormoni: la tiroxina, triiodotironina, la calcitonina. I primi due
contengono iodio e unendosi agli organi bersaglio accelerano la velocità della
respirazione cellulare. La calcitonina, invece, regola il metabolismo del calcio,
abbassandone la concentrazione nel sangue e nel liquido interstiziale. Se la
tiroide rilascia quantità eccessive di ormoni nell’organismo, si parla di
ipertiroidismo. In questo caso i processi fisiologici accelerano, manifestandosi
nel battito cardiaco o nella pressione sanguigna o nel metabolismo (ad esempio
con perdita di peso). Viceversa, nel caso in cui la tiroide non funziona o

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funziona poco, si parla di ipotiroidismo. In questa situazione si verificano
rallentamenti nelle funzioni sopra menzionate, e quindi anche nel metabolismo
con conseguente aumento di peso.
Il pancreas è una ghiandola sia endocrina che esocrina, e fa parte
anche del sistema digestivo. Infatti esso secerne l’insulina e il glucagone, due
ormoni responsabili della regolazione del metabolismo del glucosio. L’insulina è
secreta dalle cellule alfa delle isole di Langerhans nel momento in cui si verifica
un aumento della concentrazione di zuccheri o amminoacidi nel sangue; la sua
funzione è quella di abbassare tale concentrazione di zucchero ematico,
stimolando l’assorbimento e l’utilizzo del glucosio delle cellule. Il glucagone,
prodotto dalle cellule beta, al contrario, favorisce un aumento dello zucchero nel
sangue, grazie alla scissione del glicogeno in glucosio nel fegato.
Le due ghiandole surrenali sono situate ognuna sull’estremità superiore
di ciascun rene. Misurano circa 5 centimetri di lunghezza per 2,5 centimetri di
larghezza, la loro forma ricorda quella di un triangolo, hanno un colore bruno-
giallastro e pesano circa 5 grammi l’una. Esse sono formate da due regioni con
diversa origine, struttura e funzioni: la parte midollare, interna e quella corticale,
esterna. La regione corticale è formata da tre porzioni stratificate
successivamente dall’esterno. Ognuna è specializzata nella produzione di
particolari ormoni steroidi: la regione glomerulare (più esterna) produce
l’aldosterone e altri ormoni mineralcorticoidi indispensabili per la regolazione del
ricambio idrosalino all’interno dell’organismo; la porzione fascicolata
(intermedia) produce cortisone, cortisolo e corticosterone; quella reticolata (più
interna) provvede alla produzione di ormoni sessuali, prevalentemente del tipo
androgeno, ma anche progesterone ed estrogeni. La regione midollare è situata
all’interno della ghiandola surrenale e risulta avvolta dalla porzione corticale. È
formata da cordoni cellulari irregolari che producono le catecolamine, tra cui la
dopamina, l’adrenalina e la noradrenalina. La secrezione degli ormoni della
corteccia surrenale, e in particolare quella dei glicocorticoidi, è controllata
dall’ormone ipofisario ACTH.
Tutti questi ormoni svolgono delle funzioni molto importanti; sono
fondamentali nelle risposte acute agli eventi stressanti e improvvisi, nello

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sviluppo dei caratteri sessuali, o addirittura nell’impedire una caduta per terra
quando si passa dalla posizione sdraiata a quella eretta. Le ghiandole surrenali,
quindi, sono indispensabili per la sopravvivenza. Infatti, chi è stato sottoposto
ad asportazione chirurgica di entrambi i surreni deve necessariamente
effettuare una terapia sostitutiva, cioè deve prendere dei farmaci che
sostituiscano, in tutto e per tutto, gli ormoni che normalmente vengono prodotti
dai surreni. Le ghiandole surrenaliche, inoltre, possono causare dei disturbi nel
caso in cui funzionino o troppo o troppo poco; le cause di queste disfunzioni
sono molteplici (ad esempio possono essere congenite oppure causate da
condizioni immunitarie, infezioni, tumori o stress) e variano dalle condizioni più
benigne a quelle più aggressive. Tra i disturbi più comuni citiamo:
 Morbo di Addison
 Sindrome di Cushing
 Iperplasia surrenalica congenita
Altre importanti ghiandole endocrine sono le gonadi. Esse sono gli
organi sessuali primari dell’apparato riproduttore (o genitale) umano, a cui
spetta l'importante funzione di secernere i gameti, ossia le cellule sessuali
necessarie alla riproduzione e gli ormoni sessuali, fondamentali per lo sviluppo
dei caratteri sessuali secondari e per il controllo dell'apparato genitale. Le
gonadi di uomo e donna sono diverse: le gonadi maschili sono i testicoli, mentre
le gonadi femminili sono le ovaie. Gli ormoni sessuali prodotti dalle gonadi
appartengono alla categoria degli ormoni steroidei. Gli ormoni steroidei sono
derivati del colesterolo. Le gonadi maschili producono ormoni sessuali che
sono, in buona parte, diversi dagli ormoni sessuali secreti dalle gonadi
femminili: ciò lo si può apprezzare negli effetti che gli ormoni sessuali maschili e
gli ormoni sessuali femminili hanno sullo sviluppo dei caratteri secondari,
rispettivamente, di uomo e donna. Conosciuti anche con il nome di androgeni, i
principali ormoni sessuali maschili sono: il testosterone, l’androstenodione,
l’androstenediolo, il diidrotestosterone. Gli ormoni sessuali femminili sono: gli
estrogeni (i più importanti e rappresentativi), il progesterone, l’androstenedione.
Tuttavia possiamo osservare che l'uomo possiede minime quantità di
estrogeni e progesterone. In modo simile, la donna possiede modeste quantità

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di testosterone. Quindi, non esiste una divisione netta tra ormoni sessuali
maschili e ormoni sessuali femminili.
Gli ormoni sessuali maschili, testosterone in primis, controllano lo
sviluppo dei caratteri sessuali secondari dell'uomo, ossia regolano: la crescita
del pene e dei testicoli; la comparsa dei peli pubici, cutanei e della barba;
l'irrobustimento della muscolatura; l'ingrandimento della prostata. Gli ormoni
sessuali femminili, estrogeni in testa, controllano lo sviluppo dei caratteri
sessuali secondari della donna, in altre parole governano: la crescita del seno e
dei peli pubici; la maturazione dell'utero e della vagina; la distribuzione
tipicamente femminile del tessuto adiposo in fianchi, gambe e seno; l'inizio
delle mestruazioni e tutti i cambiamenti a carico dell'utero, durante il ciclo
mestruale. Anche la secrezione degli ormoni sessuali da parte delle
gonadi dipende da ipotalamo e ipofisi. In pratica l’attività ormonale delle gonadi
dipende dagli ormoni FSH e LH, secreti dall'ipofisi, la cui produzione è stimolata
da un altro ormone, il GnRH, secreto dall'ipotalamo. Il controllo della secrezione
degli ormoni sessuali, da parte delle gonadi, è un esempio di regolazione a
feedback negativo, ossia lo stimolo iniziale riceve un segnale di arresto dalla
risposta finale che lo stesso stimolo iniziale ha provocato.
Concludendo questa parte dedicata al sistema endocrino è il caso di
sottolineare la sua interazione con il sistema nervoso: il nostro corpo è il
risultato di un’azione congiunta e coordinata di questi due sistemi. Come già
detto, i principali organi responsabili di questo controllo coordinato sono
l’ipotalamo e l’ipofisi. Grazie al collegamento fisico di questi organi attraverso il
peduncolo, l’encefalo stabilisce un controllo diretto sul sistema di regolazione
chimica del corpo. Certamente tra i due sistemi ci sono differenze sostanziali,
come la modalità di trasmissione delle informazioni: il sistema endocrino
completa le sue funzioni generalmente più lentamente, più diffusamente ed è
prevalentemente efferente, ossia invia segnali verso la periferia. Tuttavia si
evidenziano anche aspetti comuni, che si sovrappongono. Ad esempio
consideriamo il neurone, che pur manifestandosi elettricamente, nel passare le
informazioni ad altre cellule deve ricorrere alla via chimica, grazie alla

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liberazione di neurotrasmettitori. Pertanto, per gli aspetti comuni e
sovrapponibili, si può parlare di un unico sistema: neuroendocrino.

Sistema immunitario
Il sistema immunitario è ciò che caratterizza l’identità personale ed
anche l’appartenenza ad una determinata collettività. Entrambi gestiscono
l’informazione per plasmare e strutturare l’individuo ed entrambi contribuiscono
alla sua autoregolazione. L’immunità si basa sulla distinzione tra self e non self,
ossia tra ciò che è familiare, e quindi identitario, e ciò che è estraneo al corpo
umano. Le molecole self sono quelle che compongono l’organismo, quindi
ritenute non estranee e non dannose, in definitiva molecole da non attaccare;
le molecole non-self, sono invece quelle riconosciute come molecole estranee,
potenzialmente dannose e quindi da attaccare. Grazie alla distinzione biologica
tra familiare ed estraneo, il compito del sistema immunitario è quello di
difendere l'organismo dagli invasori esterni (virus, batteri, funghi e parassiti),
che possono penetrare al suo interno attraverso l'aria inalata, il cibo ingerito,
i rapporti sessuali, le ferite, ecc. Oltre ai patogeni (microrganismi
potenzialmente in grado di provocare malattia), il sistema immunitario combatte
anche le cellule dell'organismo che presentano anomalie, come quelle tumorali,
danneggiate o infettate da virus.
Nel suo insieme, il sistema immunitario rappresenta una complessa
rete integrata costituita da tre componenti essenziali che contribuiscono
all'immunità:
 gli organi linfatici principali, e cioè midollo osseo e timo, e organi linfatici
secondari, e cioè linfonodi, milza e tessuto linfoide associato alle mucose
(tonsille, appendice e placche intestinali di Peyer);
 cellule specializzate, chiamate globuli bianchi o leucociti, capaci di circolare
sia nel sangue che nei tessuti. Queste cellule si suddividono ulteriormente in
granulociti, monociti e linfociti;

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 proteine specializzate nel ruolo di mediatori chimici, chiamate citochine:
queste proteine orchestrano le diverse risposte immunitarie, scambiandosi
segnali tra di loro al fine di controllare il lavoro dei diversi organi e dei tessuti
linfatici.
Una normale risposta immunitaria si articola secondo diversi passaggi.
Prima di tutto l’agente esterno potenzialmente pericoloso, chiamato antigene,
viene scoperto e identificato; il sistema immunitario si attiva mobilitando tutti i
suoi difensori, o cellule; a questo punto l’antigene viene accerchiato e attaccato;
l'aggressione viene domata e conclusa.
L’organo responsabile della produzione delle cellule del sistema
immunitario è il midollo osseo. Quest’ultimo è un organo disperso, che si trova
sia all’interno di alcuni tipi di ossa del nostro corpo, e cioè all’interno di quelle
larghe e piatte, come ad esempio il bacino, sia all’interno del tessuto osseo
spugnoso.
Le cellule immunitarie più importanti sono i globuli bianchi che si
distinguono in tre categorie: granulociti, monociti e linfociti. I granulociti sono
globuli bianchi fagociti, che “mangiano” tutti gli agenti esterni pericolosi
ripulendo l’organismo. I monociti rappresentano gli “spazzini” del sangue e si
suddividono in cellule dendritiche e macrofagi. I linfociti orchestrano una
specifica risposta immunitaria e si dividono in: linfociti B, linfociti T e natural
killer. I linfociti B, che si sviluppano nel midollo osseo, sono le cellule
responsabili della produzione degli anticorpi. Gli anticorpi sono le proteine che
legano e distruggono gli agenti estranei. I linfociti T, che maturano nel timo,
coordinano l’intero sistema immunitario sconfiggendo tutte le cellule che
vengono marchiate come estranee. A loro volta i linfociti T si distinguono in T
helper (responsabili del rilascio di citochine), T Killer (che uccidono “i cattivi”), e
T regolatori (che si accertano che ciò che è proprio non sia confuso da ciò che
è estraneo). Le cellule natural killer sono linfociti che riconoscono e uccidono
velocemente cellule infettate e/o danneggiate.
Gli altri componenti del sistema immunitario appartengono al sistema
linfatico. Quest’ultimo è un sistema “a senso unico” che trasporta i fluidi da
piccoli spazi presenti tra le varie cellule dei tessuti, chiamati spazi interstiziali,

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verso il sistema circolatorio principale. Il ruolo del sistema linfatico non è solo
quello di drenare e di filtrare, ma anche di consegnare tutti gli agenti estranei
agli organi che si occupano della difesa, e cioè: la milza, i linfonodi, i vasi
linfatici.
Al fine di difendere il nostro organismo contro i patogeni esterni,
il sistema immunitario può attivare tre diversi tipi di risposta: la risposta innata,
la risposta adattativa e la risposta meccanica o chimica. La risposta innata e
quella adattativa si attivano insieme, regolandosi l’una con l’altra.
La risposta innata agisce in maniera aspecifica contro qualsiasi tipo di
agente esterno, anche mai incontrato prima. È una risposta capace di
riconoscere le strutture comuni degli agenti patogeni ed è sempre operativa. Il
suo ruolo principale è di prevenire le infezioni attivandosi in maniera molto
rapida. I globuli bianchi coinvolti in questa risposta sono i macrofagi, i
granulociti, i monociti e i le cellule natural killer.
La risposta adattativa si distingue dalla risposta innata per la sua
specificità e per la memoria. I linfociti coinvolti sono i linfociti B e T che
riconoscono l’agente esterno in maniera specifica e lo distruggono. In seguito
alla prima esposizione all’antigene, che può essere un virus, un batterio o
anche una vaccinazione, i linfociti T e B che si sono formati rimangono per anni
in circolo. Nel caso di una nuova esposizione allo stesso agente, questi linfociti
“memoria” attivano una risposta più veloce e più mirata e le cellule B producono
subito anticorpi più efficaci per distruggere velocemente lo stesso agente
patogeno.
La risposta meccanica o chimica è attivata dal nostro organismo
attraverso barriere come pelle, sudore, sebo, pH gastrico, muco e membrane
epiteliali delle vie respiratorie, riproduttive e urinarie.
Quando il sistema immunitario funziona male, può succedere
che cellule o tessuti del nostro corpo vengano scambiate per estranei, subendo
così un attacco. In questo caso si parla di malattie del sistema immunitario, che
si distinguono in:

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 malattie autoimmuni, e cioè quando il corpo innesca una risposta immunitaria
contro sé stesso. Alcuni esempi sono il diabete di tipo 1, la psoriasi o il Lupus
eritematoso;
 disturbi da immunodeficienza o immunodeficienze, e cioè quando il corpo
non è in grado di attivare una risposta immunitaria contro gli invasori esterni.
Alcuni esempi sono la Sindrome di George o la neutropenia ciclica;
 reazioni allergiche, e cioè quando il corpo sviluppa una risposta immunitaria
sproporzionata nei confronti di antigeni estranei, spesso innocui, che va a
danneggiare anche i tessuti normali. Esempi di reazioni allergiche sono
quelle scatenate dai pollini o quelle provocate da alcuni alimenti.

Tra i disturbi da immunodeficienza ci sono le malattie sessualmente


trasmissibili (MST). L'attività sessuale gioca un ruolo fondamentale nella
diffusione di queste infezioni, ma è possibile essere infettati anche senza
contatto sessuale: è quello che accade, ad esempio, nel caso di trasmissione
da madre a bambino durante la gravidanza o il parto (trasmissione verticale),
attraverso trasfusioni di sangue infetto o tramite l'uso di aghi o strumenti
chirurgici non adeguatamente sterilizzati (tatuaggi). Le infezioni sessualmente
trasmesse possono essere causate da: batteri (gonorrea, sifilide, clamidia),
virus (Papillomavirus umano, herpes genitale, Hiv, epatite A, B e C), protozoi
(come la tricomoniasi), funghi (Candida Albicans).
Le infezioni sessualmente trasmesse possono passare inosservate per
lungo tempo. Segni e sintomi possono comparire, a seconda del tipo di
infezione, da alcuni giorni ad alcuni anni dopo l'esposizione. Alcune infezioni
sono banali e si risolvono in pochi giorni (è il caso per esempio della Candida
Albicans), o qualche settimana, senza lasciare conseguenze. Altre volte (come
nel caso dell’HIV o della sifilide) la progressione della patologia può portare a
complicanze serie e alcune volte letali.
Particolare attenzione si deve prestare a determinati segni: piaghe sui
genitali, nella zona rettale o nella zona orale; bruciore o dolore alla minzione;
secrezioni dal pene; perdite vaginali ematiche; ingrossamento dei linfonodi,
soprattutto nell'area inguinale; dolori pelvici.

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La prevenzione è fondamentale per evitare l'insorgere delle infezioni
sessualmente trasmissibili. Ci sono diversi modi per evitare o ridurre il rischio di
sviluppare queste malattie: astensione dall'attività sessuale “a rischio” (evitare
rapporti sessuali occasionali, utilizzare in modo corretto il preservativo);
vaccinazioni per prevenire l'infezione da Papillomavirus umano (Hpv), da
epatite A e da epatite B è possibile vaccinarsi; evitare la condivisione di tutti
quegli oggetti – tra cui rasoi, forbici, aghi, spazzolino da denti – che possono
penetrare la cute o le mucose.
La prevenzione è fondamentale non solo per le MST, ma anche per
rafforzare tutte le difese immunitarie, anche se sono naturalmente vigili e pronte
ad intervenire in caso di emergenza per difendere l’organismo. Tuttavia semplici
regole possono essere di grande aiuto. Di seguito qualche esempio:
 seguire un'alimentazione equilibrata e soprattutto ricca di vitamine e sali
minerali. In particolare, è ottimale consumare verdure di stagione e frutta
fresca, soprattutto agrumi e kiwi, ricchissimi di vitamina C;
 svolgere una moderata attività sportiva;
 limitare lo stress, infatti, è la prima causa del calo delle difese immunitarie, in
quanto indebolisce i globuli bianchi che reagiscono meno agli stimoli esterni,
lasciando il nostro organismo maggiormente esposto alle malattie;
 una buona qualità del sonno, con un regolare ritmo sonno-veglia, rende
sicuramente il sistema immunitario più efficiente, mentre la mancanza di
sonno può diminuire la prontezza delle difese immunitarie.
La ricerca scientifica, ormai da anni, ha reso noto a tutti, come il
sistema immunitario è collegato sia con il sistema endocrino (ormonale) che
con il sistema nervoso.
Le interazioni tra cervello e sistema immunitario si attuano mediante la
partecipazione di vari sistemi interconnessi. L’ipotalamo sembra essere una
struttura di importanza basilare, dato particolarmente interessante considerando
il suo ruolo nello stress e nelle risposte emozionali. Il sistema neurovegetativo
partecipa attraverso l’innervazione ortosimpatica di milza, midollo osseo, timo e
linfonodi; in più, recettori adrenergici e colinergici sulla membrana di
cellule immunitarie modulerebbero fenomeni infiammatori. Per quanto riguarda

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il sistema neuroendocrino, quando il soggetto è sottoposto a stress emozionale
i vari assi ipotalamo-ipofisi-ghiandole periferiche vanno incontro a modificazioni
importanti che si ripercuotono successivamente sulla funzionalità del sistema
immunitario.
Il nostro cervello quindi, o meglio le sue funzioni mentali, sono in grado
di comunicare con le cellule del sistema immunitario. E’ lo stress ad avere un
ruolo importante nello studio delle risposte psico-fisiche connesse all’intreccio
dei tre apparati. Quando questo sopraggiunge, l’organismo viene invaso da
determinati ormoni, tra i quali i più importanti sono l’adrenalina e il cortisolo. Se
lo stress dura poco e si limita ad una fase acuta, l’effetto è inizialmente positivo:
il lieve rialzo ormonale potenzia l’azione immunitaria, attiva delle reazioni fisiche
di adattamento, migliora le capacità di concentrazione e di attenzione. Quando,
invece, la mente del soggetto è coinvolta emotivamente in situazioni di
sofferenza, dolore, rabbia, risentimento, sconforto o angoscia per periodi di
tempo prolungati, le sostanze rilasciate, le stesse che nella fase di stress
iniziale producono effetti positivi, diventano nocive come le tossine che
inquinano il corpo. In questo stadio, che caratterizza lo stress cronico, si
attivano dei meccanismi dannosi: tra questi, quello più importante è la
diminuzione o la soppressione della risposta immunitaria.
In conseguenza a stati di attivazione emozionale, si sono
scientificamente riscontrate consistenti variazioni dei parametri immunitari:
depressione e ritardo nella sintesi di anticorpi, fino ad arrivare a fenomeni
patologici, come lo sviluppo di autoanticorpi, evento maggiormente associato
alle malattie autoimmuni (ad esempio la tiroidite di Hashimoto o il diabete
mellito di tipo I).
Un elemento chiave dell’analisi sviluppata dalla
neuropsicoendocrinologia, è l’influenza diretta delle emozioni sul corpo. Quando
la reazione emozionale è adattativa, utile e si associa ad uno stress fisiologico,
non ha un significato patogeno; se, invece, le modalità di espressione
emozionale sono sbilanciate, si verificano reazioni disfunzionali.
Esistono substrati fisiologici ben studiati che dimostrano come la
comunicazione tra la mente e il corpo è di tipo bidirezionale: le emozioni e lo

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stress agiscono sulla salute fisica e, a sua volta, la psiche influenza l’organismo
stesso.
Il sistema immunitario è molto più reattivo di quanto si sospettava in
passato e ha una fitta e profonda comunicazione con la psiche. Quando si è
fortemente stanchi o con il morale basso, si tenderà ad ammalarsi più
facilmente e ad andare incontro ad infezioni ricorrenti o influenze, oppure a
sviluppare disturbi molto frequenti negli stati di stress, come l’herpes labiale o
altre patologie associate ad un sistema immunitario compromesso.
L’attuale attività clinica conferma che gli stati emotivi negativi del
paziente influenzano l’insorgenza e il decorso della malattia e si associano, in
generale, ad una netta diminuzione delle funzioni immunitarie.
Seguendo l’approccio della neuropsicoendocrinologia, l’apparato
immunitario, collegato a quello nervoso ed endocrino, subisce l’influenza di
molteplici emozioni come la paura, la preoccupazione, la collera, il risentimento,
la depressione, l’ansia. In tale contesto, quindi, potrebbe essere più appropriato
enfatizzare la prospettiva psicologica – letteralmente, lo studio della mente –
piuttosto che quella della neuroscienza. Una mente è composta di informazioni
e ha un substrato fisico, cioè il corpo e il cervello. Inoltre, possiede un altro
substrato immateriale che ha a che fare con il flusso di informazioni. Quindi,
forse la mente è costituita dalle informazioni che scorrono tra tutte queste parti
del corpo. Forse la mente è ciò che tiene insieme la rete.

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