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NEURONI E CELLULE ASSOCIATE

La neurobiologia è la scienza che studia la biologia del neurone per arrivare alla comprensione delle funzioni del sistema
nervoso.
Il sistema nervoso è costituito da due principali classi di cellule: neuroni e cellule gliali.
I Neuroni sono cellule caratterizzate dalla capacità di dare origine e trasmettere segnali di natura elettrica, per questa loro
proprietà sono dette cellule eccitabili. Sono connessi tra loro e formano circuiti anatomici ben definiti, all’interno dei quali viene
elaborata l’informazione nervosa. Il sistema nervoso contiene circa 100 miliardi di neuroni, formate da un corpo centrale detto
soma, dove si trova il nucleo che contiene i cromosomi formati dall’acido desossiribonucleico che contiene il patrimonio
genetico della cellula, e dai prolungamenti dai quali si dipartono i dendriti, che sono le strutture deputate al ricevimento dei
messaggi ricevuti dagli altri neuroni e l’insieme dei dendriti e delle loro ramificazioni è detto albero dendritico,e gli assoni,
deputati alla trasmissione delle informazioni all’interno del sistema nervoso, ogni neurone ha un unico assone che origina dal
soma da un punto chiamato cono di emergenza, lungo l’assone vengono trasmessi dei segnali di natura elettrica detti potenziale
d’azione, generati e trasmessi grazie alla presenza di particolari canali attivi chiamati canali voltaggio dipendenti che variano la
loro permeabilità agli ioni sodio e potassio in tempi molto rapidi, per aumentare la velocità con cui è condotto il potenziale
d’azione gli assoni sono rivestiti da strati di un materiale lipidico detto mielina, in prossimità della sua terminazione l’assone si
divide in rami sottili, formando strutture dette sinapsi, formata da una porzione presinaptica, costituita dalla parte terminale
dell’assone, e una porzione postsinaptica, rappresentata dalla regione del neurone con cui l’assone prende contatto, tra le due
porzioni si trova la fessura sinaptica che separa le due cellule, al livello della terminazione assonica ci sono le vescicole
sinaptiche che contengono molecole di neurotrasmettitori.
Soma e prolungamenti sono ricoperti dalla membrana plasmatica che contiene il citoplasma, il fluido che riempie la cellula, e gli
organuli. La membrana plasmatica è costituita da proteine e lipidi con una testa idrofilia, in grado di interagire con l’acqua,
rivolta verso l’esterno e due code idrofobiche all’interno. La membrana plasmatica è una struttura molto delicata che mantiene
la sua conformazione grazie alla forza repulsiva che il materiale acquoso extra e intracellulare esercita nei confronti dei lipidi di
membrana. Qui sono immerse delle molecole proteiche, alcune di superficie e alcune intrinseche che attraversano lo spessore
della membrana. Sono proteine intrinseche i canali di membrana, le pompe ioniche e i trasportatori di membrana. Sono
proteine di membrana anche i recettori, cui si legano molecole specifiche presenti nel liquido extracellulare. La forma
tridimensionale del neurone è determinata dalla presenza di un’impalcatura di sostegno, denominata citoscheletro che
controlla la forma del neurone e la distribuzione degli organuli all’interno del citoplasma, si riconoscono tre diversi componenti
del citoscheletro: microtubuli, molecole globulari di tubolina che formano filamenti assemblati in forma tubolare;
neurofilamenti, molecole molto stabili che formano un impalcatura di sostegno all’interno della cellula; microfilamenti, catene
di molecole globulari di actina che si suppone abbiano un ruolo nei processi che portano alla modificazione della forma di
cellula. Tutte le cellule dell’organismo contengono 23 paia di cromosomi, ciascuno dei quali è formato da una doppia elica di
DNA all’interno della quale si trovano dei segmenti, chiamati geni, la cui attivazione porta alla sintesi delle proteine.
I neuroni possono essere classificati in diversi tipi. Per quanto riguarda il numero dei prolungamenti possono venire classificati
come: neuroni unipolari, hanno un solo prolungamento che emerge da uno dei due poli della cellula; neuroni bipolari, hanno un
somma allungato che dà origine a due prolungamenti; neuroni pseudounipolari, cellule bipolari modificate in cui i due
prolungamenti emergono insieme dal soma per poi dividersi in assone periferico e assone centrale; i neuroni multipolari sono i
più comuni e hanno un assone e diversi dendriti. I neuroni possono essere classificati anche in base alla forma del nucleo e
dell’albero dendritico: cellule stellate, sono rotondeggianti i cui dendriti hanno disposizione omogeneamente diffusa attorno al
soma; cellule piramidali, approssimativamente triangolari(cellula di Purkinje,ippocampo, SNC). A seconda delle loro connessioni
funzionali i neuroni possono essere suddivisi in: neuroni sensitivi o afferenti, che trasportano informazioni dalla periferia
corporea verso il SNC; motoneuroni o efferenti, che portano comandi motori dei centri nervosi ai muscoli o alle ghiandole
esocrine; interneuroni, interposti tra neuroni sensitivi e motoneuroni e rappresentano la categoria più numerosa. I messaggi in
entrata, ovvero l’input avviene a livello del sistema nervoso periferico dove ci sono strutture (recettori sensoriali) che captano
informazioni che provengono dall’ambiente esterno.. Nel sistema nervoso periferico abbiamo i recettori sensoriali che tramite
un assone afferente portano informazioni al SNC quindi midollo spinale e qua farà sinapsi(congiunzione neuroni) con un piccolo
neurone detto interneurone che sta nel midollo e a sua volta connette un altro neurone (il terzo del circuito), detto fibra
efferente. L’informazione quando arriva nel SNC deve uscire di nuovo per raggiungere l’organo effettore ed espletare la sua
risposta. L’organo può essere un muscolo, una ghiandola qualsiasi o altro preposto ad espletare una funzione.
Le cellule gliali circondano e sostengono i neuroni, sono una parte importante, sono numerosissime e rappresentano la metà
della massa del SNC, sostengono le fibre nervose da un punto di vista strutturale e metabolico, danno nutrimento ai neuroni,
sono affiancati dai capillari sanguigni e hanno quindi un ruolo essenziale nel garantire il funzionamento del sistema nervoso. La
prima differenza tra le due categorie è che i neuroni sono eccitabili, le cellule gliali no. I neuroni conducono e trasmettono
l’impulso nervoso, le cellule gliali hanno altre funzioni: sostegno, trofiche, isolanti, difesa immunitaria.
Le cellule gliali più numerose sono gli astrociti, dotati di lunghi prolungamenti con espansioni terminali, alcuni dei quali
raggiungono la superficie esterna dei capillari cerebrali, contribuendo alla formazione della barriera ematoencefalica. Ci sono 3
tipi diversi di astrociti: astrociti fibrosi, più numerosi nella sostanza bianca, con lunghi e sottili prolungamenti; astrociti
protoplasmatici, maggiormente presenti nella sostanza grigia e dotati di prolungamenti più corti e ramificati; astrociti radiali,
posti in prossimità dei ventricoli. In primo luogo le cellule gliali regolano l’apporto energetico ai neuroni, la principale fonte
energetica del tessuto cerebrale è rappresentata dal glucosio, che viene immagazzinato sotto forma di glicogeno o
metabolizzato ad acido lattico. Gli astrociti mantengono una concentrazione stabile di acido lattico nel liquido extracellulare
garantendo un apporto energetico costante nei neuroni. Gli astrociti sono, inoltre, in grado di controllare la concentrazione di
ioni e neurotrasmettitori nel liquido extracellulare. In particolare, l’accumulo di ioni potassio prodotto dai potenziali d’azione dei
neuroni adiacenti causa una depolarizzazione degli astrociti e un incremento del metabolismo glucidico, aumenta quindi la
produzione di acido lattico, messo a disposizione dei neuroni in attività. La presenza di gap junctions fa sì che il potassio che
penetra negli astrociti adiacenti ai neuroni attivi possa spostarsi alle cellule gliali più distanti, facilitando la rimozione dell’eccesso
di ioni K.
Gli oligodendrociti sono le cellule gliali che formano la guaina mielinica degli assoni del SNC, sono uniti tra loro tramite gap
junctions e presentano recettori di glutammato. Lo spessore della guaina mielinica determina la velocità della conduzione del
potenziale d’azione lungo l’assone. Le cellule di Schwann svolgono la stessa funzione per gli assoni del SNP. Il punto lungo
l’assone dove il rivestimento di guaina mielinica formato da una cellula gliale s’interrompe e incomincia quello formato da
un’altra cellula gliale è chiamato nodo di Ranvier. Nel SNC sono presenti anche un gran numero di cellule della microglia, che
hanno il compito di rimuovere i detriti prodotti da un danno nel tessuto nervoso, infatti il loro compito principale è di
partecipare alle risposte del sistema immunitario.
NEUROGENESI
Il processo attraverso il quale vengono creati i neuroni. Si verifica soprattutto in fase pre-natale. La Neurogenesi adulta per
lungo tempo si è pensato che non si verificasse, ma recenti studi hanno stabilito che si verifica nei mammiferi, uomo
compreso. Il numero di neuroni può aumentare se ci sono gli input giusti, la prima a teorizzarlo fu Rita Levi Montalcini.
La neurogenesi non costituisce un processo biologico statico, poiché la sua velocità è variabile e dipende dall'ambiente. È noto
che l'attività fisica, gli ambienti arricchiti agiscono come regolatori positivi della neurogenesi.
Tuttavia sotto stress o in un ambiente poco arricchito, la neurogenesi diminuisce o è totalmente inibita.
POTENZIALI DI MEMBRANA, DI RIPOSO, DI AZIONE
I neuroni in quanto cellule eccitabili comunicano tra loro attraverso segnali di corrente elettrica, tutto ciò che arriva
dall’ambiente esterno dà input ai nostri neuroni tramite il potenziale d’azione. Tra l’interno e l’esterno della membrana
plasmatica c’è una differenza di cariche elettriche, tale differenza di potenziale viene indicata come potenziale di riposo.
Nella genesi del potenziale di riposo della maggior parte dei neuroni sono coinvolti gli ioni K + e Na+ . L’interno è negativo,
mentre l’esterno è positivo perché c’è più sodio. Il potenziale di riposo nelle cellule nervose è un potenziale di diffusione che si
genera perché la membrana è diversamente permeabile agli ioni K+ e Na+ inegualmente distribuiti ai suoi lati (in alcuni neuroni
anche il Cl- contribusce alla genesi del potenziale di riposo).
Il potenziale di riposo ha un valore diverso nelle differenti cellule ed è mantenuto costante dalla pompa Na+/K+
Il potenziale di membrana è la differenza di potenziale elettrico esistente a cavallo di tutte le membrane biologiche e può
essere misurato con un elettrodo di vetro con la punta sottilissima (microelettrodo) collegato ad un elettrometro. Il potenziale di
membrana può cambiare in seguito all’apertura o alla chiusura di canali ionici, quelli ad accesso variabile
FASI: 1. Depolarizzazione, il sodio entra nella membrana, che internamente si carica positivamente(veloce)
2. ripolarizzazione, un ritorno dallo stato di depolarizzazione verso il valore del potenziale di riposo
3. iperpolarizzazione(in alcuni casi), Una variazione verso valori più negativi
La continua uscita di K+ lascia dietro di sé cariche negative, perché la membrana a riposo non è permeabile agli ioni negativi.
Questa differenza di potenziale tenderebbe ad aumentare gradualmente, ma c’è un limite, perché la negatività interna che si
genera con la diffusione riattrae gli ioni K+ indietro nella cellula. Si sarà quindi raggiunto un equilibrio tra l’effetto delle
concentrazioni e l’effetto delle cariche negative interne, detto potenziale di membrana di equilibrio.
Le diverse concentrazioni interne ed esterne di Na+ e K+ nel neurone sono anche il presupposto per la generazione dei
potenziali d’azione, l’unico segnale elettrico che si propaga a distanze superiori di qualche millimetro e consiste in un
rapidissimo cambiamento del potenziale di membrana che da -70mV raggiunge +30mV per poi tornare al valore iniziale. Tutto
questo avviene in un millesimo di secondo e viene generato nell’assone della cellula nervosa grazie alla presenza di canali ionici
particolari detti canali voltaggio-dipendenti quando i primi canali di Na+ iniziano ad aprirsi, s’ instaura un circolo di feedback
positivo che fa aprire alcuni canali di Na+, il che fa salire ulteriormente il potenziale, facendo aprire altri canali Na+. L’apertura
dei canali voltaggio-dipendenti del sodio avviene in modo esplosivo ed è questo che la rende così rapida. Una volta generato il
PdA la permeabilità al sodio dovuta ai canali voltaggio-dipendenti del sodio deve cessare. La soluzione viene dal fatto che i canali
voltaggio-dipendenti del sodio posseggono una seconda porta, detta d’inattività, che funziona al contrario della prima. A questo
punto la permeabilità di membrana ritornerebbe a essere quella che c’era a riposo, in realtà la fase di ripolarizzazione così
sarebbe tropo lenta e il potenziale d’azione non riuscirebbe a completarsi con la velocità che gli è propria. La ripolarizzazione
viene accelerata dall’apertura di canali voltaggio-dipendenti di K+. Una volta terminata la ripolarizzazione, il potenziale di -70mV
fa richiudere i canali voltaggio-dipendenti del potassio.
Il potenziale d’azione é una modificazione del potenziale di riposo che si origina quando la membrana eccitabile viene
depolarizzata sino ad un valore critico (valore soglia), che consiste in una variazione del potenziale di membrana di circa 15 mV.
Tale depolarizzazione viene evocata da uno stimolo elettrico, detto liminare o soglia.
Viene definita membrana eccitabile quella delle fibre muscolari e nervose che sono le sole a dare origine a potenziale d’azione,
quando opportunamente stimolate.
Questa risposta è resa possibile dal fatto che tali membrane posseggono i canali ionici voltaggio dipendenti per Na+ e K+ .
Uno stimolo che genera un potenziale d’azione viene detto soprasogliare, al contrario dello stimolo sottosogliare, che non fa
raggiungere la soglia. Stimoli soprasogliari d’intensità diversa hanno l’identico effetto poiché si ha la legge del tutto o nulla. Con
due stimoli soprasogliari successivi, il secondo fallisce nell’evocare un potenziale d’azione, questo fenomeno è chiamato
refrattarietà. Tutto il tempo in cui la membrana è refrattaria è detto periodo refrattario. Tuttavia, rendendo il secondo stimolo
più intenso è possibile evocare il potenziale d’azione , questo fenomeno definisce il periodo refrattario relativo, se l’intervallo
tra i due stimoli è troppo breve, anche stimoli intensissimi falliscono e si parla allora di periodo refrattario assoluto. I segnali
elettrici neuronali in condizioni fisiologiche procedono in una direzione ben precisa attraverso le varie strutture del neurone: i
dendriti hanno il compito di ricevere i segnali di input, non sono eccitabili ma possono condurre il segnale fino al corpo cellulare,
che ha il compito di ricevere e integrare tutti i degnali provenienti dai dendriti ed è scarsamente eccitabile, l’assone è la
struttura eccitabile del neurone, che ha il compito di generare i segnali di output, che sono i potenziali d’azione, che nascono dal
segmento iniziale dell’assone(cono di emergenza) e si propagano per tutta la lunghezza e in tutte le sue ramificazioni, fino ad
avere effetti sulle cellule che raggiungono.
È nei nodi di Ranvier che si rigenera il PdA. Quando il PdA raggiunge un nodo, la depolarizzazione ha un effetto che porta
sicuramente a soglia almeno il nodo successivo. In pratica, il PdA nelle fibre mieliniche salta da un nodo all’altro: si parla di
conduzione saltatoria del PdA. Mentre nelle fibre prive di mielina(amieliniche)la velocità del PdA è circa 1m/s. un danno della
mielina può produrre importanti conseguenze ella vita quotidiana determinando deficit sensoriali, motori e cognitivi, come nel
caso della sclerosi multipla.
SINAPSI
I punti di giunzione neurone-neurone, neurone-effettore vengono dette sinapsi, una struttura che permette la comunicazione
fra neuroni ed è composta da tre elementi: neurone presinaptico, che presenta alla sua estremità un terminale detto bottone
sinaptico; neurone postsinaptico, il punto in cui parte la trasmissione dell’informazione verso l’elemento bersaglio
postsinaptico(altro neurone, cellula muscolare o neuroendocrina); e la fessura sinaptica.
Le sinapsi si suddividono in: Sinapsi asso-dendridica, generalmente eccitatorie, Sinapsi assosomatica, generalmente
inibitoria,Sinapsi asso-assonica, modulatrice.
Il segnale elettrico che arriva alla membrana presinaptica può dar luogo ad un segnale elettrico o ad un segnale chimico in grado
di superare lo spazio per dare origine ad un nuovo segnale elettrico nella membrana postsinaptica, in base a questo si dividono
in: sinapsi elettriche e sinapsi chimiche
Entrambe prevedono il passaggio di informazioni tra l’elemento presinaptico e quello postsinaptico, che si evidenzia come
variazione di potenziale della cellula postsinaptica. Le sinapsi elettriche sono molto più veloci e permettono scambi bidirezionali,
mentre quelle chimiche sono più lente e permettono un flusso di informazioni unidirezionale.
Le sinapsi elettriche presentano una struttura molto semplice. Le membrane dei neuroni pre e postsinaptico sono in stretto
contatto tra loro grazie a strutture specializzate dette gap junctions, costituita da particolari proteine chiamate connessine, che
unite in gruppi di sei, formano un connessone. Una particolarità funzionale delle sinapsi elettriche è la bidirezionalità della
trasmissione. Tuttavia, esistono anche sinapsi elettriche unidirezionali, che prendono il nome di sinapsi rettificanti. Altra
caratteristica è la velocità di trasmissione dell’informazione, quasi istantanea. La trasmissione dell’informazione avviene quando
un PdA nel neurone presinaptico raggiunge il terminale assonico, determinando una piccola corrente ionica attraverso la gap
junction. Il ruolo principale delle sinapsi elettriche è quello di sincronizzare l’attività elettrica tra diverse popolazioni di neuroni.
Un esempio, nell’ipotalamo è possibile trovare sinapsi elettriche responsabili della secrezione di ormoni. Sembra, inoltre, che le
sinapsi di tipo elettrico siano maggiormente presenti durante la vita embrionale, dove sarebbero coinvolte nel coordinamento di
crescita e maturazione del SNC. La prima sinapsi elettrica è stata trovata nel gambero, presenti nel circuito che permette i
comportamenti di fuga dai predatori. Proprietà delle sinapsi elettriche: Sono, con qualche eccezione, bidirezionali;Presentano
un ritardo trascurabile;Non sono affaticabili;Rispondono “colpo su colpo”
Quest’ultima proprietà rende svantaggiose le sinapsi elettriche
Che funzione hanno le sinapsi elettriche? Mediano la trasmissione sinaptica là dove è necessaria la sincronizzazione di più cellule
eccitabili
Le fibre muscolari cardiache sono connesse da sinapsi elettriche
Nelle sinapsi chimiche lo spazio sinaptico è maggiore e non sono presenti giunzioni che mettono in contatto il neurone
presinaptico e l’elemento postsinaptico. Per permettere la comunicazione tra i due elementi avviene una trasmissione mediata
da sostanze chimiche , i neurotrasmettitori, liberati dal neurone presinaptico all’arrivo di un PdA e si legano all’elemento
postsinaptico, garantendo il passaggio dell’informazione. Il neurone presinaptico mostra nella parte finale un rigonfiamento,
chiamato bottone sinaptico in cui sono presenti diversi elementi, tra cui i mitocondri, vescicole sinaptiche e canali voltaggio
dipendenti del calcio. Le vescicole sinaptiche contengono al loro interno neurotrasmettitori, cioè particolari sostanze chimiche
in grado di provocare effetti eccitatori/inibitori. La fessura sinaptica è uno spazio che separa l’elemento presinaptico dalla
membrana postsinaptica. Filamenti di cellule gliali chiudono la fessura sinaptica alle estremità. Anche il neurone postsinaptico
mostra un ispessimento nella zona rivolta verso lo spazio sinaptico dove si trovano i recettori che contengono siti legame
specifici per il neurotrasmettitore liberato dal neurone presinaptico. Vi sono due tipi di recettori: i recettori ionotropici,
garantiscono la trasmissione chimica più veloce in quanto costituiti da canali ionici la cui permeabilità è regolata direttamente
dal legame con i neurotrasmettitori, i canali ionici trasmettitori-dipendenti sono costituiti da proteine di membrana, quando
viene liberato il neurotrasmettitore nello spazio sinaptico, esso si lega a siti specifici del recettore, provocando l’apertura del
canale e la variazione del potenziale postsinaptico; i recettori metabotropici, così chiamati perché la loro attivazione da parte
del recettore innesca processi metabolici, l’attivazione di recettori metabotropici è più lenta rispetto a quella dei recettori
ionotropici, visto che include diversi processi metabolici. L’attivazione delle sinapsi chimiche richiedono più passaggi rispetto alla
trasmissione elettrica . la quantità minima di neurotrasmettitore che si libera durante la trasmissione sinaptica viene definito
quantum.
A livello della membrana postsinaptica la liberazione di un neurotrasmettitore può indurre due tipi di risposta: un potenziale
postsinaptico eccitatorio, che consiste in un aumento di permeabilità della membrana agli ioni sodio, tale da innalzare il
potenziale di membrana in modo transitorio in questo caso si parla di sinapsi eccitatoria
Caratteristiche del potenziale postsinaptico eccitatorio:è un fenomeno locale, si propaga con decremento, è graduale, la sua
ampiezza dipende dalla quantità di mediatore chimico rilasciato, non presenta inversione, può al massimo raggiungere lo zero, I
neuroni ricevono sia afferenze eccitatorie che inibitorie.
E il potenziale postsinaptico inibitorio che consiste in un aumento di permeabilità della membrana tale da determinare
un’uscita di ioni K+ o un ingresso di ioni Cloruro, entrambe condizioni che riducono la possibilità che si verifichi un potenziale
d’azione nella membrana postsinaptica, si parla quindi di sinapsi inibitoria.
In conclusione, il meccanismo di trasmissione di tipo chimico presenta importanti differenze con quello elettrico le quali
sembrerebbero tutte svantaggiose: è più lento, è unidirezionale e comporta una serie di passaggi che rendono questo tipo di
sinapsi più dispendioso dal punto di vista energetico e più vulnerabile a insulti esterni, ma è usato come modalità di trasmissione
preferenziale perché ha dei meccanismi di trasmissione dell’informazione molto variabile ha grande capacità di integrare segnali
contemporanei, favorendo le informazioni rilevanti a discapito di quelle irrilevanti, favorendo così l’apprendimento.
I mediatori chimici utilizzati sono numerosi e si legano a vari recettori postsinaptici, utilizzando sia meccanismi di trasmissione
diretta, che indiretta.
Le sinapsi responsabili della trasmissione dell’impulso nervoso da una cellula ad un’altra(neurotrasmissione) vengono dette
dirette, qui il recettore per il neurotrasmettitore fa parte di un canale ionico e viene rilasciato nella fessura , mentre nelle sinapsi
indirette, responsabili della neuromodulazione, il recettore non si trova sul canale ionico ma su altre componenti di membrana
strettamente legate al canale ionico ma che non ne fa parte.
Esistono molti tipi di messaggeri chimici, che possono essere rilasciati nello spazio sinaptico e agire direttamente nella
membrana di un neurone adiacente, neurotrasmettitori, o per diffusione a una distanza maggiore , i cosiddetti
neuromodulatori. I neurotrasmettitori, per essere definiti tali devono presentare alcune caratteristiche fondamentali: devono
essere sintetizzati all’interno del neurone presinaptico, devono essere liberati in seguito all’arrivo di un PdA al terminale
presinaptico, una volta liberati nello spazio sinaptico devono produrre un effetto a livello del neurone postsinaptico e, infine,
deve esistere un meccanismo attraverso il quale essi possono essere attivati. Una suddivisione tra i neurotrasmettitori può
essere fatta in relazione alla loro composizione chimica: neurotrasmettitori a piccole molecole come l’acetilcolina o le
monoamine quali la dopamina, la noradrenalina e l’adrenalina, neuropeptidi, che regolano le funzioni metaboliche, e
neurotrasmettitori gassosi, il gas più studiato è l’ossido nitrico, implicato nella comunicazione fra neuroni.
I neurotrasmettitori vengono rilasciati x esocitosi nella fessura tra neuroni.
Nell’elemento presinaptico c’è un evento depolarizzante,che viaggia lungo la fibra e quando arriva al bottone, le vescicole
rilasciano il contenuto nella fessura sinaptica ma l’evento depolarizzante per fare questo attiva i canali per il calcio che si trovano
nell’elemento presinaptico,quindi il calcio entra in cellula e favorisce la mobilitazione delle vescicole verso la membrana, le
vescicole si fondono(invaginazione) con la membrana grazie al calcio che ha favorito il processo e neurotrasmettitore sarà
pronto per andare a livello della fessura.
Secondo il cosiddetto principio di Dale ogni neurone produce e immagazzina un solo tipo di neurotrasmettitore, tuttavia alcuni
neuroni che hanno peptidi, contengono anche un’amina o un amminoacido. In generale i neurotrasmettitori svolgono i loro
effetti biologici attivando specifici recettori postsinaptici. Un singolo recettore viene attivato da u solo neurotrasmettitore ma un
neurotrasmettitore può legarsi a diversi sottotipi recettoriali che possono svolgere funzioni anche molto diverse a seconda del
loro meccanismo di azione.
ANATOMIA SISTEMA NERVOSO.
Il sistema nervoso è formato da due metà, destra e sinistra, unite lungo un piano di simmetria, noto come piano sagittale
mediano, e le strutture in prossimità di questo piano vengono definite mediali, quelle lontane laterali. Il piano orizzontale,
invece, divide il SNC in porzione dorsale(in alto) e porzione ventrale(in basso) e il piano coronale divide tra parte
rostrale(davanti) e parte caudale(dietro).
Il sistema nervoso viene comunemente diviso in SNC, che comprende le porzioni del sistema nervoso racchiuse nella scatola
cranica e nel canale vertebrale, e SNP, che connette SNC con il resto dell’organismo.
SNC
Formato da midollo spinale, contenuto nel canale vertebrale, ed encefalo, contenuto nella scatola cranica.
L’encefalo è a sua volta diviso in tronco dell’encefalo, cervelletto, diencefalo e telencefalo.
Il tronco dell’encefalo è situato tra il midollo spinale e il diencefalo e contiene centri importanti per il controllo delle funzioni
viscerali e centri implicati nel controllo della postura, dei movimenti finalizzati degli arti, degli occhi e del capo.
Il cervelletto occupa la fossa cranica posteriore ed è una struttura fondamentale per l’apprendimento motorio, fa sì che tutti i
movimenti automatici, volontari e involontari, vengano eseguiti correttamente. Una volta che il cervelletto ha ricevuto un
segnale contenente l’intenzione di un movimento, esso invia le istruzioni alla corteccia motoria primaria riguardo alla direzione,
alla sincronizzazione e alla forza del movimento specifico pianificato. Può essere suddiviso in tre regioni sulla base delle
connessioni funzionali: archicerebellum, parte filogeneticamente più antica (Pesci) che controlla il mantenimento dell’equilibrio;
paleocerebellum che controlla l’esecuzione dei movimenti automatici; neocerebellum controlla la motilità fine e precisa. Il
diencefalo è una struttura mediana e svolge funzioni inerenti alla regolazione delle funzioni vegetative, e le principali
componenti del diencefalo sono talamo e ipotalamo. Il talamo ritrasmette informazioni sensoriali provenienti dai recettori
periferici alle corteccie sensoriali primarie, agisce come un filtro selettivo, in grado di modulare il passaggio delle informazioni
dirette alla corteccia. L’ipotalamo è in stretta connessione con l’ipofisi, la principale ghiandola endocrina dell’organismo. È una
regione di piccole dimensioni. A livello ipotalamico convergono anche info visive, uditive, gustative e olfattive e, a sua volta,
l’ipotalamo invia efferenze alle strutture del tronco dell’encefalo che coordinano le risposte caratteristiche dei comportamenti
associati a fame, sete, aggressione. Il telencefalo rappresenta la struttura del sistema nervoso più svilupata della specie umana,
lesioni anche non estese della corteccia sono in grado di compromettere la vita sociale dell’individuo, alterando funzioni quali il
linguaggio, la percezione del sé e dell’ambiente e pianificazione e espressione del comportamento.
I gangli della base(vie di accesso di tutte le vie della sensibilità) poi si trovano lateralmente e leggermente anteriormente
rispetto al talamo. Sono implicati nel controllo della motilità, partecipando all’esecuzione delle strategie motorie, ma non hanno
connessioni dirette con il midollo spinale. Il tessuto nervoso appare formato da due componenti: la sostanza grigia, formata dai
corpi cellulari dei neuroni e le cellule nervose; la sostanza bianca, formata dai prolungamenti assonali dei neuroni e deve il suo
nome alla guaina mielinica che gli conferisce un aspetto chiaro e traslucido. Quando la sostanza grigia è disposta sulla superficie
del tessuto nervoso prende il nome di corteccia.
Il midollo spinale è la porzione del SNC contenuta nel canale vertebrale. È circondato da meningi e si continua nel bulbo, il
confine tra bulbo e midollo spinale è definito dalla decussazione delle piramidi. La sostanza grigia è raccolta nella porzione
centrale del midollo spinale ed è circondata dalla sostanza bianca. La sostanza grigia forma due masse simmetriche, a destra e a
sinistra, a forma di virgola, unite da una striscia di sostanza grigia detta commessura grigia. Il midollo spinale dunque, svolge
diverse funzioni: rappresenta la porta d’ingresso di informazioni sensoriali provenienti dal tronco, dagli arti e dai visceri che
vengono poi ritrasmesse verso i centri nervosi superiori; è la via finale comune per la generazione dei movimenti volontari e
riflessi degli arti.
SNP
Il SNP comprende la porzione di sistema nervoso esterne all’encefalo e al midollo spinale, che collega la periferia al SNC e,
viceversa. È suddiviso in: sistema nervoso autonomo e sistema nervoso somatico. Il sistema nervoso periferico somatico
comprende i nevi che innervano muscoli scheletrici, articolazioni, cute e relativi gangli. Il sistema nervoso periferico autonomo
regola l’attività degli organi interni (visceri), agendo sulle cellule che costituiscono le ghiandole, il tessuto adiposo, i vasi
sanguigni,i muscoli lisci e il muscolo cardiaco. Il SNA deve il suo nome al fatto che agisce in modo indipendente(autonomo) dalla
volontà. La sinapsi tra le terminazioni postgangliari del SNA e l’effettore è chiamata giunzione neuroeffettrice. La funzione del
sistema nervoso autonomo è il controllo dell’omeostasi, attua questa funzione tramite la liberazione di due neurotrasmettitori,
l’acetilcolina e la noradrenalina, e un neurormone, l’adrenalina. L’azione di queste sostanze dipende dai recettori espressi a
livello dell’organo bersaglio.
il SNA è suddiviso in due branche: simpatico e parasimpatico.
Il sistema nervoso simpatico (SNS) è una parte del sistema nervoso autonomo che prepara l’organismo all’azione nei momenti
di stress; consente ciò aumentando il tasso metabolico e coinvolgendo gran parte delle risorse dell’organismo per affrontare la
situazione. Questo sistema innesca le risposte “combatti o fuggi” in risposta a situazioni minacciose. Tra i principali effetti:
Aumenta la frequenza cardiaca, la pressione sanguigna, Rilassa i bronchi per aumentare il flusso d’aria ai polmoni, Provoca la
secrezione di adrenalina.
Il sistema nervoso parasimpatico (SNP) è quella parte del sistema nervoso autonomo che calma l’organismo dopo una
situazione stressante a cui ha partecipato il sistema nervoso simpatico. Alcuni dei principali effetti causati dalla sua attivazione
sono: Battito cardiaco lento, Abbassa la pressione sanguigna, Restringe i bronchi, Aumenta la salivazione.
I sistemi nervoso simpatico e parasimpatico sono antagonisti. Grazie alla loro sinergia l’organismo si mantiene equilibrato ed è
capace di adattarsi a circostanze molto diverse.
Il sistema nervoso genera da un tessuto embrionale , chiamato ectoderma. Intorno al 18° giorno di vita intrauterina
nell’ectoderma si forma la placca neurale su cui compare poi un solco detto doccia neurale con pieghe neurali su ciascun lato.
Verso la fine della terza settimana l’approfondirsi della doccia neurale e la successiva fusione delle pieghe portano alla
formazione del tubo neurale. Le aperture poste alle due estremità del tubo neurale si chiudono entro il 26° giorno , alterazioni
del processo di chiusura portano alla comparsa di malformazioni quali anencefalia(assenza di una parte del cervello o del cranio)
e spina bifida(alterato sviluppo di alcune vertebre). Le prime sinapsi iniziano a formarsi intorno alla 27° settimana di gestazione.
Il processo di sinaptogenesi non si interrompe nel periodo prenatale ma continua anche dopo la nascita e ha un picco intorno ad
un anno di vita. È proprio l’aumento massiccio delle sinapsi che determina gran parte dell’incremento del volume cerebrale che
si ha dalla nascita all’ età adulta.
CIRCOLAZIONE CEREBRALE
Nel sistema nervoso le arterie carotidi di destra e sinistra irrorano i tessuti del viso e del capo all’esterno della scatola cranica, e
le due arterie carotidi interne vascolarizzano il tessuto cerebrale. La restante parte della superficie laterale degli emisferi è
vascolarizzata dalle arterie cerebrali medie. Alla base dell’encefalo è presente una rete di vasi arteriosi che prende il nome di
circolo di Willis. Le arterie si suddividono in vasi di dimensioni progressivamente minori formando da prima le arteriole, poi i
capillari. I capillari sono vasi dotati di una parete molto sottile attraverso la quale avvengono gli scambi di gas, nutrienti e
sostanze di scarto tra sangue e tessuto. La presenza di un alto numero di capillari indica che il tessuto cerebrale ha un
metabolismo elevato e richiede un apporto continuo e cospicuo di sostanze energetiche e di ossigeno dal sangue.
I vasi cerebrali possiedono un’innervazione chiamata estrinseca, costituita principalmente da fibre del sistema nervoso
autonomo, un innervazione detta intrinseca, rappresentata da fibre nervose che originano da neuroni localizzati all’interno del
tessuto cerebrale stesso.
I neuroni che compongono il tessuto cerebrale hanno bisogno di un continuo apporto di ossigeno e di sostanze nutritive.
Esistono quindi i meccanismi che in ogni momento adattano il flusso ematico cerebrale alle necessità metaboliche del tessuto. Il
consumo energetico del tessuto nervoso è legato principalmente all’attività sinaptica, in particolare a ricaptazione e
rigenerazione dei neurotrasmettitori.
Si definisce autoregolazione la capacità del tessuto nervoso di mantenere costate il proprio flusso ematico a fronte di variazioni
anche rilevanti della pressione arteriosa sistematica. In caso di ipertensione si produce vasodilatazione intensa; quando la
pressione è troppo bassa il flusso ematico diminuisce. Sono state formulate numerose ipotesi per spiegare i meccanismi alla
base dell’autoregolazione cerebrale e le più accreditate sono quelle miogena, secondo la quale la variazione della pressione
arteriosa produrrebbe modificazione dello Stato di contrazione dei filamenti di actina e miosina nelle cellule muscolari lisce della
parete vasale e neurogena, che sottolinea invece il ruolo del sistema nervoso autonomo nell’auto regolazione cerebrale.
Variazioni del contenuto arterioso di anidride carbonica e ossigeno poi producono modificazioni di flusso ematico in tutti i
mammiferi. L’aumento del contenuto di anidride carbonica nel sangue arterioso produce marcato e progressivo incremento di
flusso ematico che si riduce invece in presenza di diminuzione della concentrazione ematica di questo gas. Il contenuto di
ossigeno nel sangue arterioso può diminuire in conseguenza di riduzione dell’ossigeno nell’aria inspirata come avviene ad
esempio respirando ad altitudini elevate o a causa di malattie polmonari, e i vasi cerebrali rispondono con una dilatazione che
determina un aumento del flusso ematico sufficiente a compensare la bassa concentrazione di ossigeno e a mantenere invariato
il metabolismo cerebrale. La vasodilatazione è probabilmente mediata da meccanismi diversi, sia nervosi, come la stimolazione
di chemiocettori, sia vascolari diretti, quali apertura di canali per il potassio e conseguente diminuzione dell’ingresso di calcio. Al
contrario, l’aumento dei livelli di ossigeno nel sangue, come in seguito a iperventilazione, induce vasocostrizione cerebrale
riflessa che riduce l’apporto ematico cerebrale arrivando a provocare sintomi quali stordimento, giramento di testa e perdita di
equilibrio.
Lo scambio di sostanze tra sangue e tessuto nervoso è regolato dalla presenza della barriera ematoencefalica la cui funzione di
mantenere costante la concentrazione di elettroliti e nutrienti nel liquido interstiziale che circonda le cellule del tessuto nervoso
e proteggere il cervello da sostanze tossiche provenienti dall’ambiente esterno. Il glucosio rappresenta la principale fonte
energetica per le cellule del sistema nervoso centrale e il trasporto di questa sostanza al cervello è garantito dalla presenza di
specifici trasportatori, la quantità di glucosio che passa dal sangue al tessuto cerebrale dipende dal suo gradiente di
concentrazione.
CONTROLLO MOTORIO
Il sistema motorio controlla i movimenti attraverso i muscoli che rappresentano gli effettori finali di ogni movimento. I
movimenti eseguiti intenzionalmente per portare a termine un’azione vengono definiti volontari, questi richiedono un controllo
cerebrale molto raffinato che termina nell’innervazione dei motoneuroni presenti nel midollo spinale. Accanto a questi esistono
altri movimenti di tipo involontario che si realizzano attraverso un controllo spinale. Fanno parte di questa categoria i
movimenti riflessi che l’organismo mette in atto automaticamente in risposta a stimoli sensoriali specifici.
MOVIMENTI RIFLESSI
I movimenti “riflessi” sono definiti come risposte involontarie, semplici e stereotipate, evocate dall’attivazione di recettori
sensoriali che si compie attraverso 5 elementi che formano l’arco riflesso: I movimenti riflessi sono generati quando uno stimolo
giunge mediante fibre afferenti sensitive provenienti da un recettore sensoriale, a un cosiddetto centro di integrazione, situato
nel midollo spinale o nel tronco dell’encefalo, dove produce, senza l’intervento de centri corticali superiori, l’attivazione dei
motoneuroni responsabili della risposta motoria. I riflessi possono essere suddivisi in due principali categorie: monosinaptici e
polisinaptici. Un riflesso è definito monosinaptico se esiste un'unica sinapsi tra il neurone sensitivo che rileva lo stimolo e il
motoneurone responsabile della risposta motoria. Quando tra il neurone sensitivo e il neurone motorio sono interposte più
sinapsi, ovvero interneuroni, il riflesso è definito polisinaptico. Il più noto riflesso monosinaptico è quello da stiramento, che
consiste nella contrazione di un muscolo provocata dal suo stesso allungamento e richiede la presenza sia di segnali sensitivi in
ingresso sia segnali motori in uscita. Un esempio classico è il cosiddetto riflesso patellare, che consiste nella risposta di
estensione della gamba dopo uno stimolo percussivo applicato al tendine patellare. Il riflesso da stiramento può essere di tipo
fasico o tonico. Il riflesso da stiramento fasico è generato da un brusco allungamento del muscolo. Il riflesso da stiramento
tonico assume particolare importanza nelle regolazioni automatiche di tipo posturale. È importante notare che la forza di gravità
rappresenta una sorta di carico costantemente applicato a tutti i muscoli che si oppongono ad essa, detti antigravitari, e che
svolgono un ruolo fondamentale nel mantenimento della postura eretta. Il più noto riflesso polisinaptico è quello flessorio di
retrazione. Esso consiste in una rapida retrazione di un arto in risposta ad uno stimolo doloroso, generalmente eseguita
contraendo tutti i muscoli flessori dell’arto stesso. Il risultato è una risposta motoria complessa, che coinvolge entrambi i lati del
corpo. La risposta motoria dell’arto controlaterale a quello stimolato si verifica solo quando l’individuo si trova in posizione
eretta.
L’attività riflessa è per lo più controllata dal midollo spinale (situato all’interno della cavità vertebrale, in sezione mostra due
regioni ben delimitate, la zona centrale a forma di farfalla è detta sostanza grigia dove avviene l’integrazione delle informazioni
in entrata e in uscita. Attorno alla sostanza grigia è presente la sostanza bianca )
Ganglio della radice dorsale del midollo spinalevia di accesso a tutte le vie della sensibilità
Lo studio dell'arco riflesso fu possibile grazie all'analisi delle risposte a livello di un animale spinale. Il soggetto di studio fu,
inzialmente, una rana alla quale veniva allontanata la parte dell'encefalo. La rana è scelta grazie alla doppia respirazione
effettuata tramite i polmoni e la cute. Dopo la separazione dell'encefalo, l'animale entrava nella fase di shock spinale durante la
quale mostrava una totale perdita di risposta riflessa, seguita da atonia muscolare. Dopo un periodo di tempo più o meno
variabile, la rana decapitata riprendeva il tono muscolare, particolarmente visibile a livello degli arti. La stimolazione, postuma
allo shock spinale, veniva regolarmente recepita dall'animale che, ad esempio, rispondeva allo stimolo dorsale con la
contrazione dei muscoli degli arti. Era, dunque, chiaro che non era l'encefalo a mediare la reazione riflessa.
La prova definitiva del ruolo del midollo nell'arco riflesso fu ottenuta con la semplice distruzione del midollo stesso, mediante un
ago inserito nella sede midollare. La rana, dopo questo trattamento, perdeva totalmente il tono muscolare ne non era più
responsiva agli stimoli che, in precedenza, determinavano il movimento degli arti.
Riflessi spinali
Propriocettivi o profondi sono prodotti dalla stimolazione dei propriocettori localizzati nei muscoli (fusi neuromuscolari), nelle
articolazioni( corpuscoli lamellari di Pacini o corpuscoli fusiformi di Ruffini ) e nei tendini (organi tendinei del Golgi). ->Riflessi
miotatici o da stiramento:Controllano la forza e la lunghezza del muscolo,La postura e la locomozione
Esterocettivi o superficiali che originano dai recettori presenti sulla cute o nella tonaca mucosa e la risposta che producono
serve a proteggere la regione che è stata stimolata->Riflesso da evitamento
Movimenti ritmiciGenerati dall’attività di circuiti conosciuti come Central Pattern Generator, localizzati nel tronco
dell’encefalo e nel midollo spinale. L’esempio più noto di comportamento generato dei CPG è la locomozione, che consiste
nell’atto di spostarsi nello spazio da un luogo ad un altro. Il cammino è la principale forma di locomozione dei mammiferi ed è un
ciclo costituito da una fase di appoggio e da una di oscillazione. Per compiere questa sequenza motoria, i muscoli sono
ciclicamente attivati secondo uno schema ritmico caratteristico.
I protagonisti del movimento riflesso o sono: Motoneurone, giunzione neuromuscolare (o placca motrice), fibra muscolare.
Per modulare l’intensità della contrazione esistono tre meccanismi:
1) RECLUTAMENTO DÌ PIU’ UNITA’ MOTORIE:Se vengono reclutate più unità motorie maggiore sarà la tensione data da più fibre
muscolari, maggiore forza.
2)VARIAZIONE DELLA FREQUENZA DI SPARO(potenziali d’azione consecutivi) DEI MOTONEURONI : Permette di regolare a forza
muscolare
3) LUNGHEZZA INIZIALE DEL SARCOMERO: la contrazione avviene perché i filamenti, scorrendo hanno fatto diminuire la
lunghezza del sarcomero. Diminuendo la lunghezza del sarcomero diminuisce la lunghezza delle miofibrille, diminuisce la
lunghezza della fibra, di conseguenza il muscolo, che è fatto di fibre, si accorcia.
Durante una situazione di riposo, il muscolo innervato e irrorato presenta un livello di contrazione basale, che si definisce tono
muscolare. Sherrington dimostrò che una sezione operata a livello del mesencefalo produceva marcata ipertonia, che si
traduceva in rigidità degli arti anteriori e posteriori tale da permettere all’animale decerebrato di mantenere una postura
antigravitaria. Si poteva con ciò concludere che la corteccia cerebrale esercitasse influenze per lo più inibitorie sui circuiti riflessi
spinali responsabili del tono muscolare e della postura antigravitaria.
Fu evidenziata la presenza nel SNC una sostanza contenente neuroni che formavano una rete: SOSTANZA RETICOLARE O RAS
che possiede due funzioni:
Eccitatoria (discendente), la cui stimolazione facilita il tono muscolare
Inibitoria (Ascendente), la cui stimolazione inibisce il tono muscolare
i segnali di movimento all’interno dell’organismo vengono trasportati dai motoneuroni, che si dividono in: motoneuroni α, che
innervano fibre muscolari extrafusali di muscolo scheletrico e sono direttamente responsabili per l'avvio della loro contrazione . I
motoneuroni αsono distinti dai motoneuroni ɣ, che innervano le fibre muscolari intrafusali dei fusi muscolari,non regolano
direttamente l'allungamento o l'accorciamento dei muscoli e hanno un ruolo importante nel mantenere tesi i fusi muscolari ,
consentendo così l' attivazione continua dei neuroni alfa, portando alla contrazione muscolare. Questi neuroni svolgono anche
un ruolo nella regolazione della sensibilità dei fusi muscolari.
MOVIMENTO VOLONTARIO
I movimenti avvengono attraverso le contrazioni dei muscoli scheletrici che son fissati alle ossa mediante i tendini. Un muscolo
la cui contrazione determina un movimento viene definito agonista, mentre il muscolo che con la sua contrazione produce il
movimento opposto viene definito antagonista. Ciascun muscolo è costituito da svariate fibre muscolari e la sua contrazione è il
risultato dell’accorciamento delle fibre che lo compongono provocato dall’insorgenza di potenziali d’azione nelle fibre stesse. I
potenziali d’azione che determinano l’accorciamento delle fibre muscolari sono causati dall’attività di specifici neuroni chiamati
motoneuroni alfa. Ogni motoneurone proietta con il suo assone a un singolo muscolo del quale innerva un numero limitato di
fibre a livello di speciali sinapsi chimiche chiamate giunzioni neuromuscolari. Ogni fibra muscolare è innervata da un solo
motoneurone. Un motoneurone costituisce con le fibre muscolari che innerva un’unità motoria. Maggiore è il numero di unità
motorie reclutate maggiore è la forza sviluppata dalla contrazione muscolare. Le unità motorie possono poi essere suddivise in
unità motorie lente che possiedono una ridotta capacità contrattile ma sono in grado di mantenersi attive durante sforzi
prolungati, in unità motorie rapide che si contraggono velocemente producendo una maggiore forza contrattile ma si affaticano
più rapidamente, e in unità motorie che presentano caratteristiche intermedie. Il processo di contrazione muscolare inizia con
un potenziale d’azione che dal cono d’emergenza di un motoneurone percorre l’assone fino alla giunzione neuromuscolare. Ogni
potenziale d’azione presinaptico causa l’insorgenza di un potenziale d’azione nella fibra muscolare . Quest’ultimo fenomeno
innesca a sua volta una catena di eventi a livello cellulare che permettono l’accorciamento della fibra stessa e quindi la
contrazione muscolare.
I muscoli contengono due tipi di recettori che forniscono info sul loro stato di allungamento o sulla loro tensione: fusi
neuromuscolari e organi tendinei del Golgi. I primi si attivano soprattutto in seguito allo stiramento del muscolo, mentre i
secondi durante la contrazione intensa.
Comando e controllo motorio esercitato dal midollo spinale:attività riflessa
Comando e controllo motorio del midollo spinale esercitato dal cervello:motilità volontaria
Per esercitare la giusta quantità di forza durante i movimenti il sistema nervoso utilizza alcuni meccanismi per controllare la
forza della contrazione in modo finemente graduato:Modulazione frequenza di sparo nel motoneurone e reclutamento del
numero di unità motorie.
Tre livelli di controllo, organizzati in modo gerarchico
Aree associative della corteccia e gangli della base(vie di accesso di tutte le vie della sensibilità): Individuano lo scopo e come
raggiungerlo
Corteccia motoria e cervelletto: Organizzano le sequenze spazio-temporali delle contrazioni per il raggiungimento dello scopo
finale
Tronco encefalico e midollo spinale: Esecuzione motoria, attivazione di gruppi di motoneuroni e interneuroni per eventuali
aggiustamenti del movimento
Nel controllo motorio occorre tener conto …..
• Le informazioni sensoriali sono necessarie alla buona esecuzione del movimento
• L’informazione sensoriale crea un’immagine mentale del corpo in relazione all’ambiente circostante
• Il sistema sensoriale viene attivato per mantenere la postura, la lunghezza muscolare e la tensione, prima e dopo ciascun
movimento volontario
Vie della motilità
Il cervello comunica con i motoneuroni del midollo spinale attraverso due vie principali: la via laterale, coinvolta nel movimento
volontario della muscolatura distale (dipende dal controllo diretto della corteccia) e la via ventromediale, coinvolta nel controllo
della postura e della locomozione (controllata dal tronco encefalico).
Via laterale: Tratto cortico-spinale , Gran parte degli assoni origina da area 4 e 6 della corteccia prefrontale,Passano da
mesencefalo e ponte,Creano un rigonfiamento nel bulbo, detto piramidi bulbari e qui decussano
Via ventromediale : Tratto vestibolo-spinale,Tratto tetto-spinale,Tratto reticolo-spinale pontino,Tratto reticolo-spinale bulbare, I
primi due mantengono la testa in posizione bilanciata, controllano i muscoli del collo e della schiena.Il tratto tetto spinale riceve
input direttamente dalla retina, perché anche l’immagine dell’ambiente circostante possa contribuire alla corretta esecuzione
del piano motorio. Gli ultimi due hanno funzione antagonista e presiedono al controllo della postura
Aree corticali
La corteccia cerebrale è composta da 6 strati e la cellula più caratteristica è la giganto-piramidale o cellula di Betz (V strato):
Dendrite molto grande che ascende verso strati superiori, L’assone emette una collaterale che riporta indietro il segnali.
Area premotoria:Organizzazione di movimenti meno elementari rispetto a quelli programmati in area primaria.Insieme alla
corteccia parietale posteriore rappresentano il punto più alto della gerarchia del controllo motorio, dove vengono prese le
decisioni su quali azioni iniziare
Area motoria supplementare: Consente l’esecuzione di movimenti di supporto rispetto a quelli fini e precisi programmati da
area primaria
GANGLI DELLA BASE(vie di accesso di tutte le vie della sensibilità) Sono formazioni grigie che sono coinvolti in funzioni motorie,
cognitive ed emotivo-motivazionali.
CERVELLETTO
Costituisce il 10 % del volume totale del cervello
Una volta che il cervelletto ha ricevuto un segnale contenente l’intenzione di un movimento, esso invia le istruzioni alla corteccia
motoria primaria riguardo alla direzione, alla sincronizzazione e alla forza del movimento specifico pianificato. Il cervelletto è
una struttura fondamentale per l’apprendimento motorio e fa sì che tutti i movimenti automatici, volontari e involontari,
vengano eseguiti correttamente.
ARCHICERVELLETTO (vestibolocerebello), parte filogeneticamente più antica (Pesci), controlla il mantenimento dell’equilibrio
PALEOCERVELLETTO (spinocerebello) (compare negli Anfibi), controlla l’esecuzione dei movimenti automatici
NEOCERVELLETTO (pontocerebello) (dagli Uccelli in poi), controlla la motilità fine e precisa.
Dal cervelletto: efferezenze: cellule purkinje
Al cervelletto: afferenze: fibre muscolari, sinapsi prima con le cellule dei granuli e poi con le cellule del purkinje; fibre rampicanti,
sinapsi direttamente con le cellule del purkinje
Le cellule del Purkinje portano le loro efferenze verso i nuclei profondi del cervelletto
Creazione di un nuovo piano motorio->Sequenza appropriata di movimento in base alla richiesta
Pazienti cerebellari con lesioni bilaterali o unilaterali del cerveletto: Atonia(scarso tono muscolare), Astenìa(diminuzione forza
muscolare), Tremore intenzionale, non a riposo.
Il sistema motorio extrapiramidale indica tutte quelle strutture che partecipano la controllo delle funzioni motorie e non fanno
parte del sistema piramidale, ne fanno parte i nuclei della base, la formazione reticolare del tronco encefalico, i nuclei
vestibolari, i collicoli superiori e spesso anche il nucleo rosso.
I nuclei(gangli) della base rappresentano una struttura sottocorticale particolarmente importante in termini anatomici e
funzionali, la loro posizione e le loro connessioni permettono di influenzare comportamento motorio, emozioni e funzioni
cognitive. I gangli della base contengono due circuiti principali: uno, denominato via diretta, ha una funzione eccitatoria in
uscita dalla corteccia; il secondo, denominato via indiretta ha funzione inibitoria sulla corteccia. Si possono includere nel sistema
extrapiramidale le fibre originate dal nucleo rosso, contenenti varie vie, attraverso queste vie avviene la trasmissione dei segnali
nervosi dalla corteccia motoria primaria al midollo spinale, attraverso il tronco encefalico.
RECETTORI E SENSIBILITà
L’uomo interagisce con i suoi simili e altri animali,comunica, esplora l’ambiente, percepisce grandezze fisiche come luce, suono,
temperatura, tutto questo è reso possibile dagli organi di senso,strutture anatomiche che si sono evolute e specializzate per
rilevare uno specifico tipo di stimolo e la cui unità funzionale è costituita dai Recettori sensoriali, strutture specializzate grazie
alle quali le informazioni provenienti dall’ambiente interno o esterno giungono al sistema nervoso centrale. Non di tutti gli
stimoli si diviene consapevoli, la percezione di uno stimolo risiede nella capacità del segnale inviato dai recettori di raggiungere
la corteccia cerebrale.
Sensazione: attivazione dei recettori sensoriali da una fonte di energia fisica. Non necessariamente si è consapevoli dello
stimolo.
Percezione: ricezione consapevole dello stimolo. La percezione si verifica solo a livello della corteccia cerebrale e comprende la
detenzione del segnale sensoriale, la sua elaborazione e, la sua interpretazione.
I recettori possono essere strutture anatomicamente semplici o organizzati in strutture complesse , a formare un vero e proprio
organo di senso, si distinguono infatti: i recettori di primo tipo , formati da fibre nervose, i recettori di secondo che fanno
sinapsi co altri recettori sensoriali e terzo tipo , costituiti da cellule specializzate collegate tramite una o due sinapsi a neuroni
da cui viene trasmesso l’impulso, un esempio sono i coni e i bastoncelli nella retina. Tali recettori si trovano sia sulla superficie
cutanea sia in zone più profonde di tutto l’organismo, per questo vengono classificati in esterorecettori e enterorecettori
I recettori sensoriali sono selettivi per avere una specifica forma di energia detta anche modalità sensoriale; altamente sensibili
agli stimoli poiché possono amplificare gli stimoli che ricevono; i recettori trasducono gli stimoli sensoriali in quanto convertono
l’energia contenuta negli stimoli stessi in impulsi nervosi.
Ogni recettore è più sensibile nei confronti di uno specifico tipo di energia. Si dice pertanto che ogni tipo di cellula recettrice
normalmente risponde solo ad uno stimolo adeguato.
Come si realizza questa selettività? Sono i meccanismi molecolari insiti nella membrana del recettore a determinare quale sia
lo stimolo adeguato di un recettore.
Es. Una cellula meccanorecettrice è dotata di una membrana che risponde ad una lieve distorsione o ad uno stiramento
(possiede canali ionici che si aprono in risposta ad uno stiramento della membrana).
La funzione dei recettori sensoriali è quella di trasdurre l’energia dello stimolo (di varia natura) in un segnale elettrico
(potenziale del recettore), lo stimolo adeguato determina variazioni di permeabilità della membrana recettoriale che produce
generalmente depolarizzazione del potenziale di membrana (potenziale del recettore).In tal modo lo stimolo di varia natura
viene trasdotto in un segnale elettrico (trasduzione). Il potenziale del recettore genera (con modalità differenti nei recettori di
primo e di secondo tipo) una scarica di potenziali d’azione nel primo punto eccitabile della fibre afferente o sensitiva
(codificazione).La frequenza dei potenziali aumenta all’aumentare dell’ intensità dello stimolo. La gamma di sensazione che noi
percepiamo sottosta alla relazione logaritmica che esiste tra intensità dello stimolo e potenziale del recettore, secondo la legge
di Weber e Fechner:Percezione di uno stimolo = 10 log(I/I 0)
In base allo stimolo adeguato i recettori vengono classificati in:
meccanorecettori (sensibili a stimoli pressori)-tatto-pressione
fotorecettori(stimoli luminosi)
chemiorecettori (stimoli chimici)
termorecettori (sensibili a stimoli termici)-sensazione termica
elettrorecettori(stimoli elettrici)
Nocicettori (sensibili a stimoli dolorifici)-sensazione dolorifica
Unità sensoriale-> neurone afferente e recettori ad esso associati
Vie che trasportano differenti modalità sensoriali terminano in differenti aree sensoriali della corteccia cerebrale.L’ acuità
sensoriale dipende dalla densità di recettori presenti in una determinata area. L’elaborazione delle informazioni che giungono
alle aree della corteccia cerebrale dà luogo ai quattro sensi speciali: olfatto, gusto, udito, vista
Il 5°senso speciale, l’equilibrio. Le vie dell’equilibrio proiettano principalmente al cervelletto
Significato fisiologico dell’adattamentoL’adattamento permette ai recettori di rispondere attivamente alle variazioni dei
segnali e di ridurre o abolire la risposta quando il segnale è stabile e abitudinario, così da evitare che il sistema nervoso centrale
venga “bombardato” da informazioni inutili (es pressione dei vestiti sulla pelle)
I recettori fasici hanno il compito di dare informazioni sull’applicazione dello stimolo e sulle sue eventuali variazioni di
intensità .Sono sprovvisti di adattamento (tonici) i recettori che devono fornire informazioni costanti al sistema centrale
(propriocettori muscolari , recettori vestibolari, etc).
Campo recettivo di un neurone sensoriale: Regione la cui stimolazione provoca una modificazione della scarica del neurone
Sensibilità somatoviscerale
La funzione del sistema somatoviscerale è rivelare le informazioni che originano da diverse parti del corpo ,sia profonde ,come i
muscoli o i visceri, sia superficiali ,come la cute, e inviarle al SNC per la successiva rielaborazione
Sensibilità somatica (termocezione , tatto, meccanocezione, propriocezione e nocicezione)
Sensibilità viscerale o enterocezione.
Nel processo di trasduzione sensoriale di uno stimolo giocano un ruolo fondamentale i canali ionici della famiglia TRP(Transient
Receptor Potential cation canne). Non sono voltaggio dipendenti ma la loro apertura determina un flusso cationico entrante e
quindi una depolarizzazione della membrana del recettore.
I sensi somatici:I termocettori sono terminazioni nervose libere che mediano le sensazioni termiche distinte.
Temperature tra 10° e 40°C attivano i recettori del freddo. Temperature tra 32° e 48°C attivano i recettori del caldo.
Temperature inferiori a 10°C e superiori a 48°C stimolano i nocicettori.
Dep. Membrana- potenziale di recettore
Via spinotalamica sensibilità sensibilità generalizzata, via filogeneticamente più antica e via ventrale veicola segnali propriocettivi dal
corpo al cervelletto.
Tatto
I recettori cutanei per il tatto sono localizzati nello spessore della cute. La densità dei recettori tattili e quindi la finezza
discriminativa sono massime (risoluzione spaziale 1-2 mm) sulla punta della lingua e sui polpastrelli e minime(40-50 mm ) sulla
cute del tronco.Un’alta densità recettoriale da origine a piccoli campi recettivi, che generano una maggiore acuità o abilità
discriminativa dell’input,tale per cui aumenta la risoluzione spaziale della regione cutanea su cui è caduto lo stimolo.
Il dolore è una percezione soggettiva: è l’interpretazione che il cervello dà alla scarica di potenziali d’azione inviata dai recettori
dolorifici. Qualunque tipo di stimolo, purchè di intensità sufficiente, può determinare dolore. I recettori sensitivi per il dolore, o
nocicettori, si trovano in tutti i tessuti del corpo, a esclusione dell’encefalo.
La percezione del dolore può essere:acuta: dolore rapido e veloce; cronica; riferita: malessere viscerale localizzato con
esattezza.
VISTA
La vista si basa sull’assorbimento della luce da parte delle cellule fotorecettrici dell’occhio. La luce entra nell’occhio passando
prima dalla cornea, poi dall’umor acqueo e dall’umor vitreo. Raggiunge la retina, la attraversa per tutto il suo spessore ed arriva
infine allo strato dei fotorecettori, costituiti da due tipi di cellule, i coni e i bastoncelli. La retina e’ un disco circolare che ricopre
la superficie posteriore dell’occhio ed è sensibile alla luce come una pellicola fotografica; essa recepisce e compone le immagini
visive e le trasmette successivamente al cervello. Sulla sua superficie sono collocate ed operano due categorie di cellule
(fotorecettori) sensibili alla luce: I CONI, così chiamati per la loro forma, che recepiscono soprattutto i particolari delle immagini
ed i vari colori. Responsabili della visione a colori.; I BASTONCELLI, dalla linea allungata ed affusolata, i quali reagiscono
prevalentemente al contrasto fra il chiaro e lo scuro ed al movimento degli oggetti. Sensibili anche a bassi livelli di luce, ma
incapaci di distinguere i colori.
Quando la luce contatta i fotorecettori, si produce una complessa serie di reazioni chimiche. Vengono rilasciate molecole di
neurotrasmettitori e i segnali vengono inviati attraverso il nervo ottico alla corteccia visiva del cervello.
La prima parte della visione è chiamata fototrasduzione ed attraverso essa un segnale luminoso viene trasformato in segnale
chimico e quindi in segnale elettrico. i neuroni sensoriali hanno 2 distinti compartimenti cellulari: Un segmento esterno che
contiene decine di dischi membranosi rivestiti con la proteina rodopsina ed un segmento interno contenente nucleo e molti
mitocondri per produrre ATP(adenosina trifosfato, Composto chimico che fornisce alla cellula l’energia necessaria per svolgere
qualsiasi tipo di lavoro biologico) necessario alla fototrasduzione. La parte più caratteristica dei fotorecettori è sicuramente il
segmento esterno. Esso contiene una serie di dischi impaccati che derivano dalla membrana esterna del fotorecettore. I dischi
sono soggetti ad un rapido turn-over. Quelli più vecchi sono eliminati all’apice del fotorecettore, mentre quelli più nuovi
derivano dalla parte a contatto con il soma. Il principale componente proteico dei dischi membranosi è la proteina 7TM
rodopsina. La trasduzione visiva inizia quando la luce incontra la rodopsina che assorbe la luce, il che provoca l’isomerizzazione
del gruppo 11-cis-retinale della rodopsina nella sua forma tutto-trans.Al buio, attiva una guanilato ciclasi, che produce Guanosina
monofosfato ciclico.Il cGMP mantiene aperti i canali ionici che portano una corrente cationica. Al buio cGMP mantiene canali
aperti, mentre alla luce si chiudono e la cellula si iperpolarizza.
Tre proteine fotorecettrici diverse (opsine con alcuni aminoacidi di differenza) una sensibile soprattutto al rosso, una al verde e
una al blu. L’uomo distingue colori e sfumature integrando i segnali che provengono dai tre tipi di coni.
Sia i coni che i bastoncelli usano l’isomerizzazione del retinal, per poter essere riutilizzato il retinale deve essere riconvertito a
11-cis. Questo avviene fuori dai recettori. L’uomo non può sintetizzare il retinale da precursori semplici ma lo deve ottenere
dalla dieta sotto forma di vitamina A. Chi ha carenza di vitamina A, tipicamente ha un deficit nella risposta all’abbagliamento
VITAMINA A : La vitamina A o retinolo è un alcol primario presente nei tessuti degli animali e dei pesci d’acqua salata. Ci sono
tre forme attive di vitamina A: Acido retinoico,L’11-cis retinale, b-carotene.
L’11-cis retinale forma i pigmenti della visione nella retina (= rodopsina) . Al buio il retinale della rodopsina è tutto in forma cis.
Quando la luce colpisce la retina, si modifica in tutto-trans-retinale per una serie di reazioni fotochimiche. la rodopsina subisce
una modificazione conformazionale che nelle cellule a bastoncello determina la formazione di un impulso nervoso.
b-carotene: E’ un antiossidante che si ritiene aiuti a diminuire il rischio di malattie cardiovascolari e il cancro al polmone.
Funzioni fisiologiche della Vit A: Ruolo essenziale nel funzionamento regolare della retina; crescita delle ossa, aumenta le
funzioni immunitarie, riduce le conseguenze di alcune malattie infettive e può proteggere dallo sviluppo dei tumori.
La vitamina A è presente nei prodotti di origine animale: fegato, burro, formaggio, latte intero, tuorlo d’uovo, pesce
Il b-carotene si trova nella frutta e nelle verdure gialle o verdi: carote, meloni, albicocche, spinaci, foglie verdi di insalata.
La carenza di vitamina A si verifica più facilmente nel corso di malattie croniche che influenzano l’assorbimento dei grassi
Retinite Pigmentosa (RP):gruppo di malattie ereditarie della retina che provocano: perdita progressiva della visione notturna
(nictalopia), perdita del campo visivo periferico. L’evoluzione della malattia porta alla: perdita dell'acutezza visiva -> ipovisione-
>cecità.
OLFATTO
un odore è composto da tante piccole molecole che arrivano ai nostri recettori olfattivi e vengono poi precipiti. esistono degli
odori che vengono denominati odori sociali che sono rappresentati dai famosi feromoni che principalmente vengono prodotti
degli animali e modulano o segnalano fattori socialmente important: Accoppiamento, Gravidanza, Aggressivita’,
Comportamento materno. Prima si credeva che I feromoni non esistessero nell’uomo, in realtà non sono ancora stati
caratterizzati, ma si notano i loro effetti sul comportamento umano, per esempio un dato di fatto è la sincronizzazione del ciclo
mestruale, infatti in uno stesso ambiente dove vivono tante donne può succedere che ci sia una sincronizzazione del ciclo
mestruale dovuto proprio a questo influsso di feromoni.
L’epitelio olfattivo occupa la porzione superiore della cavità nasale e consiste in tre tipi di cellule: recettori olfattivi;cellule di
sostegno;cellule basali.
I recettori olfattivi sono i neuroni di primo ordine della via olfattiva, vuol dire che sono rappresentati direttamente da fibre
nervose. Le cellule di sostegno sono cellule epiteliali colonnari della mucosa che riveste il naso. Le cellule basali sono staminali
poste tra le basi delle cellule di sostegno e si dividono ininterrottamente per produrre nuovi recettori olfattivi.
Le ghiandole olfattive producono muco che rende umida la superficie dell’epitelio e serve da solvente per le sostanze odorose
inalate. Vi è poi un organo chiamato organo vomeronasale la cui presenza nell'uomo fino a qualche anno fa era stata
completamente smentita ma alcuni ricercatori dicono che esiste e permette la percezione dei feromoni quindi negli animali è
molto sviluppato.
La via olfattiva è costituita dai fascicoli costituiti dagli assoni amielinici dei recettori olfattivi. Questi fascicoli formano i nervi
olfattivi, che terminano nel cervello in masse di sostanza grigia dette bulbi olfattivi. Nel bulbo olfattivo i neuroni olfattivi
formano glomeruli e tutti i neuroni che esprimono lo stesso recettore convergono sullo stesso glomerulo.La posizione dei
glomeruli corrispondenti a un dato recettore e’ conservata tra individui e tra specie, ma non fissa. La posizione del neurone non
e’ significativa, quella del glomerulo si
Apparato chemotrasduttore: cilia
Trasduzione del segnale olfattivo: Il legame di molecole odorose alle cilia produce un potenziale di recettore depolarizzante, che
invade il dendrite del recettore e viene codificata in una scarica di potenziali d’azione, che tramite la via olfattiva arrivano
all’area olfattiva primaria nella corteccia cerebrale, dove si ha la consapevolezza della percezione di un determinato tipo di
odore. Le vie olfattive proiettano anche al sistema amigdala-ipotalamo (legato alle risposte emotive). Il sistema vomeronasale
proietta SOLO al sistema amigdala-ipotalamo (percezione inconscia)
GUSTO
La componente olfattiva fornisce informazioni sull’identita’ del cibo. La componente gustativa fornisce informazioni sul potere
nutritivo o sulla possibile tossicita’ del cibo. Gusto: Sensazioni elicitate dal cibo e dalle bevande nella nostra bocca
ogni volta che mastichiamo o ingoiamo qualcosa molte molecole volatili si disperdono nell’aria all’interno della bocca e
raggiungono la cavità nasali attivando i recettori olfattivi. Queste vengono definite “sensazioni olfattive retronasali”.
Sensazioni gustative e olfattive vengono allora unite insieme dal nostro sistema percettivo in una metasensazione che passa
sotto il nome di Sapore (Flavor).
Studi sulle connessioni fra gusto e olfatto sono stati condotti negli ultimi anni anche tramite tecniche di brain imaging. Questi
hanno dimostrato che il cervello elabora gli odori in maniera diversa a seconda che questi provengano dal naso o dalla bocca.
Quando il cibo viene ingerito, la masticazione disgrega i componenti dei cibi in molecole che vengono disciolti nella saliva
Queste molecole arrivano alla papille gustative (taste bud) che rivestono tutta la lingua. Ogni papilla gustativa contiene un certo
numero di recettori gustativi. Quando una sostanza attiva il recettore, il segnale viene trasdotto e veicolato al cervello attraverso
uno dei nervi cranici. Ci sono 4 diversi tipi di papille DI CUI SOLO TRE contengono recettori del gusto.
Papille filiformi: si trovano sulla parte anteriore della lingua e NON HANNO recettori del gusto
Papille fungiformi: assomigliano a piccoli funghi e anche esse sono locate nella parte anteriore della lingua.
Papille fogliate che si trovano ai lati della bocca e assomigliano a piccole pieghe che contengono i recettori
Papille a muraglioni: formano una V invertita alla base della lingua
All’estremità di alcune di queste cellule si trovano dei sottili microvilli che sono il luogo dove fanno contatto le molecole dei cibi
e i recettori gustativi.
Le informazioni sul gusto viaggiano attraverso il midollo ed il talamo verso la corteccia. La prima area corticale che analizza le
informazioni sul gusto è la corteccia insulare, che manda proiezioni alla corteccia Orbitofrontale. Poiché è noto che neuroni
della corteccia orbifrontale sono multimodali (rispondono cioè ad una ampia gamma di caratteristiche dello stimolo come
temperatura, odore e info somatosensoriali) si pensa che questa sia una area di integrazione. e tramite i nervi arrivano poi alla
corteccia primaria.
I 4 gusti di base (universali): Salato, Aspro (acido), Amaro, Dolce.
Salato: L’abilità di percepire il salato non è statica ma può variare per esempio con regimi alimentari specifici. Fare una dieta
povera di sodio fa in modo che successivamente i pasti salati in maniera opportuna vengano percepiti come molto salati.
Nemmeno il gradimento per il salato è statico. Bimbi cresciuti con sale a basso livello di cloruro sviluppavano poi una preferenza
più alta per cibi salati .Anche esperienze particolari durante la gestazione possono alterare la percezione della dimensione
salato. Figli di madri che erano soggette a nausea mattutina durante la gravidanza hanno una più alta preferenza per snacks
salati
Aspro:Questa dimensione del gusto serve a rivelare l’acido nei cibi. Evitare alte concentrazioni di acido è fondamentale perché
queste possono recare danno sia alle strutture esterne che a quelle interne del nostro corpo.
Amaro:Nonostante la presenza di quasi 30 diversi recettori per l’amaro non è possibile distinguere fra diversi sapori di amaro.
Poter percepire il gusto amaro è fondamentale perchè questo è il gusto di molte sostanza velenose. La sensibilità all’amaro è
nelle donne influenzata dai livelli ormonali, infatti si intensifica durante la gravidanza e diminuisce dopo la menopausa (funzione
di protezione per il nascituro).
Dolce:Sapore evocato dagli zuccheri, il glucosio uno degli zuccheri più dolci è la principale fonte di energia di quasi tutti gli
animali viventi. Come per l’amaro anche per la sensazione del dolce non si possono distinguere fra vari tipi di dolce. Quello che si
può discernere è l’intensità di quanto dolce risulta una sostanza mangiata.
Lo speciale caso dell’umami: nel 2000 è stato scoperto nei ratti un recettore per il glutammato. Questo però non ha aiutato
molto a capire come stiano le cose per gli umani, infatti nonostante il glutammato sia un importante neurotrasmettitore, esso
non è considerato un nutriente essenziale per gli umani i cui corpi possono comporlo da soli attraverso componenti più semplici.
Paradossalmente poi il fatto che il glutammato sia un neurotrasmettitore ha fatto si che questo venisse indicato come causa di
disordini vari.
Come avviene la codifica delle qualità del gusto?
Una teoria denominata delle linee marcate (Labeled lines) suggerisce che ogni fibra nervosa del gusto veicoli l’informazione di
una certa qualità del gusto. La teoria alternativa a questa è quello del pattern di attivazione per vari neuroni sensoriali. Da un
punto di vista funzionale è molto più logico che il sistema sensoriale del gusto funzioni attraverso una codifica per vie marcate
altrimenti rischieremo di non ottenere chiari segnali dall’ingestione di sostanze pericolose.
Teoria dell’appetito specifico: E’ una idea secondo la quale in presenza di una deficienza di un determinato nutriente, i soggetti
tenderebbero a ricercare ardentemente quello specifico nutriente. Prove a supporto di questa teoria: Uno studio su bimbi molto
piccoli mostrava che i bambini di fronte ad una ampia scelta di cibi scelievano in modo che la loro alimentazione risultava
salutare. Caso drammatico di un bimbo di 3 anni che in ospedale cercava ardentemente di arricchire di sale la sua dieta. Quando
l’apporto di sale è stato diminuito il bimbo è morto. La causa era un tumore che causava una consistente perdita di sodio. Oggi si
sa che la teoria dell’appetito specifico vale solo per il gusto di dolce e salato.
Chili peppers:L’attrazione per il chili peppers si manifesta per pressioni sociali, solo gli umani sono attratti dal gusto del chili
peppers ma nei ratti si può indurre un consumo moderato di questo alimento se viene mostrato un altro ratto che lo mangia. La
grande variabilità tra le varie persone può essere spiegata in termini di variabilità nel numenro di papille che questi hanno.
abbiamo anche delle espressioni che derivano da quello che è il cibo ingerito per esempio di fronte all’aspro si fanno sempre
delle facce un po' strane,oppure mangiando una cosa dolce che ci rende appagati e quindi ci si sente bene, ovviamente tutto
questo a seguito della trasmissione del segnale.
SISTEMA ENDOCRINO
Le attività fisiologiche dell’organismo sono controllate da due sistemi principali e interconnessi tra di loro: Il sistema nervoso e il
sistema endocrino. Il SISTEMA ENDOCRINO è formato dalle ghiandole endocrine che secernono sostanze chimiche, chiamate
ormoni che agiscono sull’organismo. Le ghiandole endocrine, riversano le sostanze prodotte nei liquidi interni del corpo. Gli
ormoni sono prodotti in piccole quantità ma sono in grado di causare grandi cambiamenti nell'organismo. La risposta ormonale
può avvenire su differenti siti in sequenza l’uno dopo l’altro o con sistemi di controllo a retroazione o feedback. Il feedback
negativo è molto più diffuso di quello positivo.
Con il feedback negativo viene prevenuta una ipersecrezione dell’ormone
Il feedback positivo comporta una amplificazione dell’effetto biologico di un ormone
La classificazione degli ormoni dipende dalla loro natura chimica, dal sito di secrezione e d’azione e dal tipo di azione svolta.
Affinità Misura la capacità di un ligando di legarsi al proprio recettore.
SpecificitàIndica a possibilità di un recettore di legarsi ad un singolo ormone o gruppo di ormoni
SaturabilitàIndica il numero di molecole capaci di legare il recettore e determina l’entità della risposta biologica
Gli ormoni, trasportati dal sangue, funzionano come messaggeri chimici ovvero trasportano informazioni e istruzioni da un
gruppo di cellule (tessuto) a un altro e hanno la proprietà sia di stimolare il funzionamento delle cellule di vari organi sia di
regolare l'equilibrio di alcuni processi vitali
Trasporto degli ormoni
Gli ormoni endocrino circolano nel sangue in forma libera o legati a proteine di trasporto.
Gli ormoni lipofili (steroidei) necessitano di specifiche proteine di trasporto plasmatiche con legame a bassa specificità.
Se un ormone è legato in grande quantità alla proteina di trasporto, aumenta il suo trasporto e diminuisce la sua efficacia.
Gli ormoni sono trasportati dal sangue in tutto l'organismo, eppure esplicano la loro azione solo su alcune cellule, quelle che
hanno i recettori per quel dato ormone. Questo meccanismo può essere paragonato a quello della chiave con la sua serratura:
se la chiave si adatta alla serratura, la porta si aprirà, se un ormone si adatta al recettore ci sarà un effetto. Tutte le cellule che
hanno i recettori per un dato ormone costituiscono il suo tessuto bersaglio. Gli ormoni determinano i loro effetti caratteristici
sulle cellule bersaglio modificando l'attività cellulare.
livelli ormonali sono influenzati da molti e diversi fattori come:crescita e sviluppo, stress, infezioni, cambiamenti nell'equilibrio
dei liquidi e dei minerali nel sangue
L’insulina ed il glucagone sono due ormoni pancreatici la cui funzione principale è quella di regolare la glicemia nel sangue.
L’insulina, prodotta dalle cellule β, ha un effetto ipoglicemizzante (abbassa la glicemia), mentre il glucagone, prodotto dalle
cellule α, al contrario ha un effetto iperglicemizzante (alza la glicemia). quando mangiamo (principalmente carboidrati) si
produce insulina per abbassare gli zuccheri nel sangue, al contrario quando siamo a digiuno è il glucagone ad essere alto.
Quando la glicemia si alza aumenta la quantità di insulina secreta dalle cellule del pancreas. In condizioni normali l'insulina,
rilasciata dal pancreas, entra nel circolo sanguigno dove funziona come una "chiave" necessaria per far entrare il glucosio
all'interno delle cellule, che, a seconda delle richieste metaboliche, lo utilizzeranno o lo depositeranno come riserva. Ciò spiega
come mai una carenza o un'alterata azione insulinica si accompagni ad un aumento degli zuccheri presenti in circolo,
caratteristica, questa, tipica del diabete. Dopo i pasti l’azione dell’insulina abbassa i livelli di glucagone, ma questo avviene
quando seguiamo un’alimentazione normale e bilanciata. Il glucagone può rendersi necessario in caso di grave crisi ipoglicemica
causata da una somministrazione eccessiva di insulina o di altri farmaci ipoglicemizzanti. può essere somministrato per via
sottocutanea, intramuscolare o endovenosa.
a cosa servono gli ormoni?
e OMEOSTASI (= la tendenza dell’organismo a mantenere lo “Stato Stazionario”)
STATO STAZIONARIO: disequilibrio permanente, mantenuto da un flusso di energia in entrata ed in uscita dal sistema.
La stazionarietà nel tempo simula l’equilibrio, ma essa è semplicemente dovuta all’uguaglianza del flusso netto d’entrata e
del flusso netto d’uscita.
Concetto di omeostasi:Insieme dei processi che garantiscono la costanza delle proprietà del sangue e dei liquidi
interstiziali(ambiente interno)
Nei riflessi endocrini e neuroendocrini il segnale di uscita è un ormone o un neurormone.
I neurormoni vengono secreti dal neurone, immessi in circolo sanguigno e poi impiegati per la loro funzione.
l sistema endocrino è integrato dalla presenza dell'asse ipotalamo-ipofisario, che garantisce l'equilibrio di tutto il sistema.
ASSE IPOTALAMO IPOFISI
è un sistema integrato tra l'ipofisi e l'ipotalamo mediante il quale, il sistema nervoso converge numerose informazioni per la
biosintesi di ormoni di varia natura che regolano importanti eventi biologici.
L'ipotalamo può essere immaginato come un "centro di smistamento" di numerose informazioni, che riguardano distretti
anatomici del corpo altrettanto numerosi.
L'ipofisi è una ghiandola endocrina collocata nella scatola cranica e nonostante sia di piccole dimensioni rappresenta la più
importante ghiandola endocrina dell'organismo umano: gli ormoni da essa secretati, infatti, a loro volta stimolano l'attività di
altre ghiandole indispensabili per lo svolgimento di molteplici attività dell'organismo.
L'ipotalamo, in risposta a eventi di natura fisiologica oppure a stati di stress, coordina la sintesi degli ormoni a livello della ipofisi
anteriore. In altre parole, l'ipotalamo "decide" di iniziare la sintesi di un ormone ipofisiario e immette, all'interno di una rete
mirabile, un fattore di rilascio che è recepito da specifici recettori della adenoipofisi, che immette
nel circolo sanguigno l'ormone.
Le prime osservazioni al microscopio ottico lasciavano supporre che le connessioni riscontrate tra
ipotalamo e ipofisi fossero di tipo nervoso. La microscopia elettronica ha permesso di stabilire che
si trattava di fibre connettivali. Esiste una connessione vascolare tra ipotalamo e ipofisi, le prime
osservazioni sulla direzione del flusso indicavano un senso ipofisi-ipotalamo, poi corretto, in
quanto non si riconobbe subito che il microscopio dava un’immagine speculare rispetto a quella
reale
Sistema portale  due letti capillari sono disposti in serie
Il sistema portale ha la funzione di portare direttamente i fattori trofici ipotalamici all’adenoipofisi evitando che vengano diluiti e
degradati dagli enzimi nella circolazione generale
Che senso ha un sistema del genere? Quello di poter meglio modulare le risposte endocrine. Ipotalamo rilascia ormone trofico
(influenza su adenoipofisi) Adenoipofisi rilascia un secondo ormone trofico (influenza su ghiandole bersaglio) La ghiandola
endocrina bersaglio rilascia un terzo ormone(influenza su organo bersaglio)RISPOSTA SISTEMATICA
A differenza di altre regioni cerebrali alcune porzioni dell’ipotalamo non sono protette dalla barriera emato-encefalica,
L’ipotalamo quindi può facilmente monitorare le variazioni chimiche 
GHIANDOLE SURRENALI E ASSE IPOTALAMO-IPOFISI- SURRENE
Le ghiandole surrenali sono costituite da 2 parti distinte :Corticale (che costituisce la porzione esterna della ghiandola,80%)
Midollare (che costituisce la porzione centrale della ghiandola,20%)
Ormoni della corticale surrenale: I corticosteroidi
Sono steroidi e in base alle loro funzioni si dividono in tre grandi gruppi:
mineralcorticoidi, glucocorticoidi, e ormoni sessuali.
Sono sintetizzati tutti a partire dal colesterolo, ma la loro sintesi è diversa nella varie zone della corticale.
Il colesterolo è sintetizzato nel fegato o nella corticale surrenale stessa a partire dall’acetato, oppure assunto con la dieta e
trasportato con le lipoproteine.
Come altri ormoni di natura lipofila, sono trasportati nel sangue legati a proteine di trasporto.
A livello dei tessuti bersaglio, la quota libera è quella responsabile dell’azione.
Il sito di degradazione è il fegato. Il 25% dei corticosteroidi è escreto nella bile, dando origine a un circolo enteroepatico dei
corticosteroidi, e nelle feci; il rimanente 75% è escreto nelle urine.
L’emivita dei minerlcorticoidi è di circa 20 min , mentre quella del cortisolo è di circa 60 min con livelli normali di ormone.
Effetti Biologici: I corticosteroidi si legano a recettori intracellulari e si attiva la regolazione genica.
Asse ipotalamo-ipofisi-surrene
L’ asse ipotalamo ipofisi surrene (HPA) è importante per la sua funzione nell’adattamento allo stress, nel bilancio idrico e nel
controllo della pressione del sangue. Consiste in una cascata di ormoni che si attiva in risposta allo stress e a condizioni ritenute
avverse e/o nocive, che ha come obiettivo quello di aiutare l’organismo a reagire. L’azione più importante dell’asse è di facilitare
la reazione di “attacco o fuga“. A questo scopo i corticosteroidi agiscono sul metabolismo per aumentare l’energia disponibile sia
aumentando le quantità di glucosio utilizzabili sia sopprimendo processi che consumano energia, come il sistema immunitario.È
indispensabile per il mantenimento della salute fisica e mentale dell’individuo. Esso punta a ripristinare l’omeostasi
dell’organismo in seguito ad uno stimolo nocivo sia fisico che psicologico. Questa attivazione deve essere acuta o quantomeno
limitata nel tempo in quanto i suoi effetti sarebbero dannosi se mantenuti troppo a lungo. Una regolazione inappropriata di
questo sistema è stata associata ad un’ampia lista di patologie incluse malattie autoimmuni, ipertensione e depressione.
STRESS
Risposta generalizzata e non specifica a qualsiasi fattore che turba o minaccia di turbare la capacità che ha un animale di
mantenere l’omeostasi.
Catecolammine:
ormoni secreti dal surrene in situazioni di stress o ipoglicemia. Le catecolamine più importanti sono adrenalina, noradrenalina,
dopamina e dobutamina.
Una volta rilasciate nell'organismo le catecolamine causano dei cambiamenti fisiologici, fra cui i più tipici e frequenti sono
l'aumento della frequenza cardiaca e l'aumento della pressione arteriosa.
CATECOLAMINE E STRESS DA “PUBLIC SPEAKING”
Secchezza delle fauci, non tanto per assenza di salivazione quanto per effetto del sistema ortosimpatico sulle ghiandole
salivariSecrezione di proteine che prevale sulla secrezione acquosa
RISPOSTE INDOTTE DAL “PUBLIC SPEAKING”: INCREMENTO DELLA CONCENTRAZIONE DI CATECOLAMINE, INCREMENTO DELL’
ATTIVITA’ DELL’ASSE HPA E AUMENTO DI CORTISOLO, ACTH, PROLATTINA E ORMONE DELLA CRESCITA e MINORE
PERCEZIONE DEL DOLORE
Lo studio sperimentale è lento e complesso poiché molti animali da esperimento non sono modelli ideali per indagare lo stress
nell’Uomo
Effetto dello stress a lungo termine
Occorre tener conto dello stile di vita, dell’eventuale assunzione di alcol, droghe e farmaci. Elevati livelli di glucocorticoidi
Inducono scarsa resistenza alle infezioni (effetto immunosoppressore)
Stress e neurogenesi:
lo stress ha anche un effetto sulla neurogenesi, che avviene nella zona del giro dentato dell’ippocampo. Diversi studi hanno
dimostrato che lo stress puo’ causare atrofia neuronale in particolari aree cerebrali, prima fra tutte l’ippocampo, in cui sono
localizzati numerosi recettori per i glucocorticoidi. la complessità ambientale e l’apprendimento aumentano il numero di cellule
mentre la deprivazione ambientale, l’eccesso di glucocorticoidi, lo stress acuto o ripetuto causano diminuzione nella
proliferazione neuronale e alterazioni  della performance nei test  di apprendimento.
Alte concentrazioni di tali ormoni  inibiscono la proliferazione cellulare, la sinaptogenesi, provocano alterazioni
comportamentali, modificano lo sviluppo dell’asse ipotalamo-ipofisi- surrene (IIS) e la sua capacità di risposta allo stress
i glucocorticoidi agiscono anche sull’ippocampo  presenza di recettori glucocorticoidei.
plasticita’ neuronale : capacita’ delle cellule nervose di acquisire informazioni dall’ambiente esterno e processarle in modo da
ottenere risposte adeguate allo stimolo. modificano la struttura delle cellule nervose sia a livello morfologico che funzionale,
con conseguente aumento o diminuzione di sinapsi e spine dendritiche.
Lo stimolo esterno viene captato e "processato" dalla corteccia cerebrale e se ritenuto potenzialmente pericoloso, si attiva una
reazione di allarme. Ľipotalamo produce un neuro ormone che va a stimolare ľipofisi che a sua volta va a stimolare la corteccia
surrenale nella produzione di adrenalina e noradrenalina. Ľipofisi, inoltre, immette in circolo delle endorfine, mentre gli ormoni
sessuali vengono inibiti per evitare distrazioeni. Quando questo meccanismo non funziona, oppure quando è persistente la
causa stressante, la permanenza della complessa situazione ormonale descritta può provocare disturbi somatici a carico di
numerosi organi: a livello respiratorio provoca ansia e nodo alla gola, a livello gastroenterico può portare alľulcera duodenale, a
livello mentale produce confusione, diminuzione della concentrazione, irritabilità, insonnia..
lo stimolo viene percepito dai sensi, condotto dai neuroni sensibili periferici al sistema nervoso centrale e integrato ed
elaborato in diverse tappe. Lo stimolo raggiunge quindi il sistema talamico, che mette in moto gli istinti e il sistema limbico che
lo trasforma in emozione. In questa forma arriva alla corteccia cerebrale ed è finalmente percepito cognitivamente.
I sistemi di regolazione attivano e coordinano le adeguate risposte comportamentali - locomotorie, metaboliche e immunitarie -
in modo da reagire allo stimolo per modificarlo con un comportamento adatto..
La depressione è considerata una patologia dell'umore e come tale si caratterizzata per la comparsa di sintomi cognitivi,
comportamentali, somatici ed affettivi
si puo’ considerare un insieme di sintomi più o meno complessi capaci di alterare, anche in maniera consistente, il modo in cui
una persona ragiona, pensa e raffigura se stessa, gli altri e il mondo esterno.
Spesso e’ associata ad ideazioni di tipo suicida o autolesionista, e quasi sempre si accompagna a deficit dell'attenzione e della
concentrazione, insonnia, disturbi alimentari, ed immotivata prostrazione fisica
Studi di brain imaging su pazienti depressi hanno evidenziato la presenza di cambi strutturali nell’ippocampo, nell’amigdala e
nella corteccia prefrontale . La riduzione del volume ippocampale puo’ essere dovuta a piu’ fattori che includono: diminuzione
della neurogenesi, morte o atrofia dei neuroni esistenti, variazioni nel numero delle sinapsi
Cortisolo
È un ormone prodotto dalla corticale del surrene, ormone di tipo steroideo derivante cioè dal colesterolo, in particolare
appartiene alla categoria dei glucocorticoidi.
le catecolamine intervengono per ripristinare l’omeostasi quando c’è una situazione di stress a breve termine, ma quando
parliamo di stress a lungo termine le catecolamine non riescono a rispristinare lo stato di equilibrio e quindi intervengono i
glucocorticoidi ed in particolare il cortisolo che non a caso è l’ormone dello stress, oltre al cortisolo intervengono anche
l’altosterone, gli estrogeni e gli androgeni. Il ruolo principale di questi ormoni è quello di regolare il metabolismo del glucosio ed
in particolare essi stimolano la gluconeogenesi (cioè la formazione di nuovo glucosio) nel fegato.
Il livello di cortisolo prodotto varia, descrivendo una curva, durante tutto l’arco della giornata e l’energia di cui disponiamo si
modifica proprio seguendone l’andamento. Il picco maggiore si verifica nel momento che precede il risveglio, per fornire al
corpo l’energia di cui ha bisogno per affrontare la giornata.Lo stress incide su questa curva, facendo in modo che il livello di
cortisolo resti alto anche alla fine della giornata. Ciò consente di lavorare fino a notte fonda, ma ostacola il sonno e a lungo
andare modifica il ritmo sonno-veglia.
Per controllare meglio la produzione di questo ormone una persona può adottare numerosi accorgimenti:Riposo, una buon
alimentazione e esercizio fisico.
Effetti sul metabolismo
Gli effetti del cortisolo sono tutti volti ad aumentare la quantità di materiale disponibile alla produzione di glucosio.
Effetti anti infiammatori
Come detto precedentemente, il cortisolo permette all’organismo di avere più energia a disposizione anche inibendo quei
processi che ne consumano parecchia. Una proprietà estremamente importante di questo ormone infatti, è la sua azione
immunosoppressoria.Poichè esso può temporaneamente inibire il sistema immunitario, viene spesso usato
come antinfiammatorio.
ORMONE DELLA CESCITA GH
Uno degli ormoni prodotto dall'ipofisi è il GH. Durante l'adolescenza i livelli plasmatici di GH aumentano notevolmente,
stimolando la crescita staturale, aumentando la ritenzione di azoto e favorendo l'ossidazione delle scorte lipidiche. Superato
questo periodo della vita i livelli di GH diminuiscono ma l'ormone continua comunque ad essere prodotto.
I processi legati alla CRESCITA avvengono per: aumento di peso corporeo,allungamento ossa lunghe, aumento divisioni cellulari
Si indicano due periodi di crescita:Durante i primi due anni di vita,Adolescenza
Altri ormoni, oltre il GH controllano l’accrescimento: ormone follicolo-stimolante, ormone luteinizzante, prolattina, ormone
tireostimolante, corticotropina e influenzano selettivamente la crescita e lo sviluppo dei loro organi bersaglio
Il GH è responsabile della crescita di quasi tutti i tessuti dell’organismo. Nel periodo embrionale è responsabile della
differenziazione e dello sviluppo delle cellule ossee. Nelle fasi successive , aumenta la crescita scheletrica, incrementando sia la
lunghezza che lo spessore delle ossa.Il GH agisce sul metabolismo dei macronutrienti, aumentando la sintesi di proteine, la
mobilitazione dei lipidi e la conservazione dei carboidrati.
Il GH ha: effetti diretti sul muscolo, sul fegato e sul tessuto adiposo, effetti indiretti che conseguono alla produzione di
somatomedine prodotte dal fegato e mediano numerose azioni periferiche del GH.
La Secrezione del GH è controllata da vari fattori. La Grelina, un ormone peptidico sintetizzato dalle cellule epiteliali del fondo
dello stomaco, promuove l a secrezione di GH stimolando direttamente le cellule somatotrope. Inoltre il GH con un meccanismo
di retroazione negativo corto, inibisce la propria secrezione stimolando la liberazione di somatostatina dall’ipotalamo.
La secrezione di GH è inoltre stimolata da : Ipoglicemia, digiuno o meccanismo della fame, esercizio fisico, traumi e stress, fasi
iniziali del sonno; e inibita da:iperglicemia,Aumento di acidi grassi liberi nel sangue,fasi tardivi del sonno.
Il GH è secreto in modo pulsatile a intervalli di 2 ore circa ed esibisce un picco notturno regolare un’ora dopo l’inizio della fase 3
o 4 del sonno profondo.
Azioni del GH:GH possiede notevole attività anabolizzante, In sua assenza la crescita è stentata, Un deficit di GH nel bambino
compromette la crescita corporea (nanismo ipofisario) e lo sviluppo di tratti somatici.
Gigantismo:Si verifica quando l’eccessiva secrezione di GH avviene prima che sia terminato l’accrescimento. Si avrà pertanto
aumento della statura con allungamento delle ossa lunghe.
Acromegalia: Se l’eccesso di secrezione di GH avviene dopo ossificazione delle cartilagini di accrescimento non si avrà più
aumento in statura ma aumenterà la quantità di tessuto connettivo intorno e dentro le ossa brevi con conseguente loro
ispessimento.In particolare sono coinvolte le ossa della mandibola, delle mani e dei piedi
OSSITOCINA
Meccanocettori-via afferente fino all’adenoipofisi, ossitocina- via efferente –muscolatura uterina-contrazione-rilascio feto
L'ossitocina è un ormone di natura proteica che agisce prevalentemente sulla mammella e sull'utero. Durante il travaglio ed il
parto provoca contrazioni, favorendo l'espulsione del feto. L'ossitocina esogena viene somministrata per via endovenosa proprio
per indurre il travaglio, o pilotarlo. Durante l'allattamento la suzione del bambino stimola il rilascio di ossitocina, che a sua volta
favorisce la contrazione della muscolatura liscia attorno alle ghiandole mammarie, aumentando l'eiezione del latte. La
produzione lattea è invece controllata dalla prolattina, un altro ormone secreto dalla parte anteriore dell’ipofisi.
Meccanismi di trasduzione del segnale
L’ossitocina Interagisce con recettori proteina G,la sua azione dipende dall’espressione dei suoi recettori nei diversi tessuti.
Nell’utero il numero di recettori aumenta alla fine della gravidanza
Aumento degli estrogeni  Upregulation(aumento dell’attività recettoriale) dell’espressione dei recettori dell’ossitocina
Progesterone Downregulation(un numero ingente di recettori di membrana non è disponibile)dell’espressione dei recettori
dell’ossitocina
L’anestesia epidurale e il parto cesareo possono inibire il rilascio del latte perché producono l’assenza del picco ossitocinico post-
partum dovuto al fatto che viene meno lo stimolo dato dalla dilatazione.L’ossitocina influenza il comportamento materno
Sopravvivenza della prole, Cure parentali, Difesa dai pericoli, Ricerca di ciboE’ necessario un cervello da MAMMA
Acquisito per: Gravidanza,Post partum period,Interazione con la prole
Madre e figlio interagiscono reciprocamente:Quando allatta la madre fornisce al figlio latte ma anche calore, protezione e cure
La madre a sua volta riceve,dalla stimolazione sensoriale data dalla suzione, stimoli di rilassamento intenso e stimoli antistress
Il manifestarsi del comportamento materno richiede recettori per l’ossitocina, presenti in regioni del cervello ricche di dopamina
come la substantia nigra, il globo pallido e l’area preottica e sembra che questa distribuzione contribuisca a ridurre i livelli di
ansia e contribuisca alla sensazione di benessere conseguenti allo stabilirsi di una relazione affettiva.
La produzione di ossitocina comporta: Instaurarsi di comportamenti materni di protezione verso i piccoli (costruzione del nido,
assunzione di posture adatte all’allattamento) e bassi livelli di paura.
Somministrazione quotidiana di ossitocina per 5ggDiminuzione della pressione arteriosa di 10-20mmHg, Diminuzione livelli di
cortisolo,Aumento di insulina e CCK
L’ossitocina inibisce i processi di memoria e apprendimento
Nelle donne durante la gravidanza e nel periodo post-parto si verifica una temporanea inibizione della funzione della memoria
Probabilmente per inibire l’acquisizione di esperienze dolorose durante il travaglio ePer consentire alla madre durante
l’allattamento di isolarsi dagli stimoli esterni che la distrarrebbero dall’attenzione del piccolo
L’ossitocina può essere considerata un ormone della sazietà, stimola l’appetito e riduce il senso di sazietà e inappetenza
promosse dall’ossitocina e riduce l’assunzione di acqua

PROLATTINA
La prolattina (PRL) o mammotropina è un ormone strettamente coinvolto nelle funzione riproduttiva.In particolare ha effetti
trofici sulla ghiandola mammaria ai fini dell’allattamento.
Controllo ormonale della produzione del latte (galattogenesi) e la sua espulsione dalla mammella (galattopoiesi)
Attorno alle cellule alveolari si dispongono cellule altamente specializzate Cellule mioepiteliali In grado di contrarsi
Ciascuna cellula alveolare della ghiandola mammaria secerne goccioline di grasso raccolte poi nell’alveolo.Più alveoli
confluiscono in un unico dotto.Più dotti confluiscono tra loro. La ramificazione dei dotti e il loro trofismo è regolato dalla
PROLATTINA
Durante la gravidanza i recettori per la prolattina sulla ghiandola mammaria sono sottoposti a down regulation in caso di livelli
alti di estrogeni e progestinici, bloccando l’azione della PRL. Al momento del parto, i livelli di tali ormoni crollano e cessa la loro
azione inibitoria, con conseguente stimolo della PRL sui recettori e sulla lattazione. La prolattina inibisce l’ovulazione, questo
rappresenta un meccanismo protettivo che impedisce la fertilità durante la gravidanza e allattamento.
Regolazione secrezione: Il controllo ipotalamico della secrezione di PRL è prevalentemente di tipo inibitorio. ed è regolato dal
neurotrasmettitore per la dopamina secreto a livello dell’eminenza mediana. Mediante un classico meccanismo di feedback
negativo, il neurotrasmettitore per la dopamina viene regolato dai livelli stessi di PRL. Tra i fattori che stimolano la liberazione di
PRL vanno considerati il TRH, ma anche il sonno e le condizioni di stress, come l’ipoglicemia o l’esercizio fisico
A seguito del parto, a concentrazioni elevate di prolattina, si ha: Diminuzione della libido,Induzione del comportamento
materno,Sospensione dell’attività riproduttiva.
Recettore NMDA
Il recettore dell'N-metil-D-aspartato (o recettore NMDA o NMDAR) è sia un recettore dell'acido glutammico che un recettore
ionotropico presente sulla membrana di cellule nervose. Gioca un ruolo essenziale nella plasticità sinaptica e nella
consolidazione della memoria. Si trovano nell’ippocampo
MEMORIA E APPRENDIMENTO
La plasticità sinaptica costituisce il fondamento dell’apprendimento e della memoria.
L’apprendimento è il processo mediante il quale un organismo acquisisce nuove informazioni.La memoria è
l’immagazzinamento di tali informazioni in modo che esse possano essere successivamente utilizzate.
Forme di memoria da un punto di vista qualitativo: esplicita(dichiarativa) divisa in episodica e semantica; implicita(non
dichiarativa), divisa in procedurale per quanto riguarda le abilità manuali e le procedure abituali, associativa grazie al
condizionamento classico o operante, e non associativa per abitudine e sensibilizzazione.
Forme di memoria (da un punto temporale):Memoria a breve termine(minuti-ore),Memoria a lungo termine(giorni-anni).
Lo studio a livello cellulare dei meccanismi di apprendimento e di memoria è molto difficile nei vertebrati, dal momento che i
circuiti neuronali coinvolti sono molto complessi
Molte conoscenze sui meccanismi cellulari dello apprendimento e della memoria derivano da studi su Aplysia californica di Enric
Kandel.L’Aplysia ha un sistema nervoso molto semplice e possiede un gruppo di riflessi difensivi plastici, cioè modificabili
dall’esperienza: es. il riflesso di retrazione della branchia e del sifone
Il riflesso di retrazione della branchia va incontro ad abitudine, a sensibilizzazione e a condizionamento classico
L’abitudine è la più semplice forma di apprendimento che consiste nella progressiva riduzione di una risposta comportamentale
alla ripetuta presentazione di uno stimolo innocuo
La sensibilizzazione è una forma di apprendimento grazie alla quale l’animale, che sia stato sottoposto ad una stimolazione
nociva, impara a rispondere a stimoli riconosciuti precedentemente come innocui
Il condizionamento classico è una forma più complessa di apprendimento, di tipo associativo, grazie al quale l’animale non
apprende solo le proprietà di uno stimolo ma impara anche quali sono le relazioni esistenti tra due stimoli e ad associare l’uno
all’altro.
La stimolazione ripetuta del sifone ad intervalli regolari con uno stimolo innocuo, comporta una riduzione fino ad eventuale
scomparsa della risposta comportamentale, la retrazione della branchia, in quanto l’animale si è “abituato al tocco”.Un’unica
seduta di addestramento della durata di 10 minuti determina una abitudine a breve termine , che dura alcuni minuti.Quattro o
piu sedute di addestramento determina un’abitudine a lungo termine che dura fino a 3 settimane.L’abitudine a breve termine è
dovuta ad una riduzione dell’efficacia sinaptica, che dipende probabilmente dall’inattivazione di un canale per il Ca ++ nelle
terminazioni presinaptiche.
Nell’abitudine a lungo termine vi è una riduzione dei contatti sinaptici.
Condizionamento del riflesso di retrazione della branchia.Stimolo condizionato: stimolo debole sul sifone (corrisponde al
suono del campanello nel riflesso di salivazione)dopo 0,5 sec Stimolo incondizionato: stimolo intenso sulla coda (corrisponde
alla presentazione del cibo nel riflesso di salivazione).
IPPOCAMPO
Se un neurone presinaptico e uno post sinaptico sono attivati simultaneamente aumenta la facilità con cui l’informazione viene
trasmessa. Al contrario, se due neuroni non vengono attivati simultaneamente non si verificano quelle modificazioni molecolari
e cellulari che permettono di accrescere la facilità con cui si trasmettono le informazioni.
L’ippocampo e la corteccia temporale mediale sono coinvolti nell’archiviazione temporanea di nuovi ricordi.
L’ippocampo attiva in compiti di memoria spaziale.
IL POTENZIAMENTO A LUNGO TERMINE (PLT):Fenomeno SINAPTICO elettrofisiologico consistente in un progressivo ed
estremamente durevole aumento dell’intensità’ della risposta neurale (PPSE) a seguito di stimolazione ad alta frequenza delle
cellule afferenti di tale area.
Un altro modo per migliorare le prestazioni di memoria è stato ottenuto con delle sostanze che rendono i neuroni più responsivi
al glutammato agendo sui recettori AMPA. Le ampakine sono una famiglia ove al momento sono registrati oltre 250 composti
chimici di cui molti sono già entrati nella sperimentazione per uso umano. Ratti trattati con queste sostanze si sono dimostrati
migliori di ratti non trattati a test di apprendimento.
Studiando i meccanismi cellulari del PLT sono stati brevettati nuovi farmaci o composti che rientrano nella categoria delle smart
drugs che in generale dovrebbero: Aumentare apprendimento e memoria,Aumentare il flusso di informazioni tra i due emisferi,
Aumentare la resistenza generale del SN a danneggiamento chimico fisico, Non avere alcun altro effetto di tipo fisiologico o
psicologico.
per verificarsi, il potenziamento a lungo termine (PLT) richiede la simultanea presenza di due eventi: l’attivazione delle sinapsi; la
depolarizzazione dei neuroni post-sinaptici.
Produzione di un potenziamento a lungo termine
Inseriamo un elettrodo di stimolazione nella via perforante e un elettrodo di registrazione nel giro dentato. Inviamo, ora, un
singolo impulso elettrico alla via perforante e registriamo nel giro dentato il risultante PPSE di popolazione, che rappresenta la
forza di base della connessione sinaptica.Adesso, stimoliamo gli assoni nella via perforante tramite un treno d’impulsi di circa un
centinaio di stimolazioni elettriche, somministrate in pochi secondi. Somministriamo di nuovo singoli impulsi alla via perforante
e registriamo la risposta nel giro dentato. Se la risposta è maggiore di quella registrata prima della somministrazione del treno
d’impulsi, si è verificato un potenziamento a lungo termine.
Il potenziamento associativo a lungo termine si verifica quando l’attività delle sinapsi forti è in grado di azionare un potenziale
d’azione nel neurone post-sinaptico, cosicché lo spike dendritico depolarizzerà la membrana delle spine dendritiche, attivando i
recettori NMDA, in modo tale che tutte le sinapsi deboli attive in quel momento verranno rafforzate.
LA DEPRESSIONE A LUNGO TERMINE(DLT)
Plasticità vuole dire anche poter ridurre l’efficienza sinaptica, non solo aumentarla. La DLT è indotta a seguito di stimolazione
con bassa frequenza.
COMPORTAMENTO NUTRITIVO
Controllo nervoso dell’assunzione di cibo
I circuiti nervosi che coordinano e regolano la ricerca di cibo e la sua assunzione sono molto complessi. I segnali che inducono e
organizzano l’assunzione di cibo sono definiti segnali di fame , mentre i segnali di sazietà ne determinano la cessazione.
I segnali di sazietà vengono inviati a strutture del tronco encefalico e a specifici nuclei ipotalamici. Il nucleo arcuato
dell’ipotalamo contiene neuroni che sono stati suddivisi in anoressigenici ( attivati da segnali di sazietà , aumentano la spesa
energetica e diminuiscono l’assunzione di cibo) e oressigenici (attivati dalla fame, aumentano l’assunzione di cibo). I neuroni
di primo ordine proiettano a neuroni di secondo ordine che si trovano nell’ipotalamo che contiene i neuroni che esprimono
l’orexina (importante per il ciclo sonno veglia e per il comportamento alimentare).
Nell’assunzione di cibo possiamo individuare due fasi:una appetitiva in cui inizia la sensazione di fame e quindi la ricerca del
cibo e una consumatoria che comporta azioni sterotipate e movimenti ritmici che si verificano durante il contatto con il cibo.
L’assunzione di cibo è regolata da:Sistema omeostatico e Sistema della ricompensa (piacere)
Ipoglicemia (riduzione ematica del glucosio) Lipoprivazione( riduzione del tessuto adiposo e quindi della disponibilità di acidi
grassi) Aumento della grielina (ormone prodotto dalle cellule ossintiche dello stomaco durante il digiuno) ematica
Teoria glucostatica
L’assunzione di cibo dipende dalla concentrazione ematica di glucosio.
Gran parte degli stimoli che inducono la fame sono inviati al tronco del’encefalo e da qui all’ipotalamo attraverso il ciclo
ematico. La grielina è l’unico segnale di fame che raggiunge direttamente l’ipotalamo attraverso il circolo ematico.
Teoria lipostatica
L’assunzione di cibo dipende dalla quantità di tessuto adiposo di un organismo.
Gli adipociti producono una particolare sostanza, la leptina (sottile), la cui concentrazione plasmatica è proporzionale alla
massa di questo tessuto. La leptina agisce a livello del nucleo arcuato dell’ipotalamo riducendo l’appetito,aumentando il
metabolismo basale e la temperatura corporea.
Segnali di sazietà
I segnali di sazietà sono quelli che fanno cessare l’assunzione di cibo.
Il tratto gastrointestinale comunica intensamente con il cervello attraverso il nervo vago, SNS e alcuni ormoni presenti nel
torrente circolatorio (insulina) .
I segnali sazietà sono:
I Segnali cefalici fanno capo a recettori localizzati nella testa;
I Segnali gastrici sono attivati dalla presenza del cibo che provoca la distensione della parete gastrica con attivazione dei
meccanocettori.
I Segnali intestinali di sazietà sono: a livello del duodeno (il glucosio, gli acidi grassi e gli amminoacidi); a livello dell’intestino
crasso ( il peptide glucagone-simile1 e il peptide YY).
I nutrienti vengono immagazzinati nel tessuto adiposo come trigliceridi e nel fegato e/o nei muscoli sottoforma di glicogeno.
Circuiti nervosi coinvolti nell’assunzione di cibo
I segnali di fame e sazietà si esplicano a livello del troco encefalico e dell’ipotalamo.Il tronco encefalico controlla la durata e la
dimensione di un pasto mediante segnali chimici e meccanici inviati tramite il nervo vago e altri nervi cranici.L’ipotalamo
rappresenta la struttura fondamentale per la regolazione del metabolismo energetico.
Sistema della ricompensa
L’assunzione di cibo è un comportamento che dipende dal sistema dopaminergico.
Mangiare è anche un piacere e il consumo di cibo guidato da ragioni edoniche è causa di aumento di peso e obesità.
RIPRODUZIONE
Altri ormoni importanti sono gli ormoni sessuali, secreti dalle gonadi.
I testicoli sono le gonadi maschili e hanno una duplice funzione, riproduttiva in quanto producono gli spermatozoi, ed endocrina
in quanto producono testosterone, sono costituiti da numerosi tubuli seminiferi, in cui originano gli spermatozoi, sostenuti e
protetti dalle cellule del Sertoli.
La spermatogenesi necessita del testosterone prodotto dalle cellule interstiziali, ed è un processo continuo, il gamete maturo
contiene il patrimonio genetico del padre.
La funzione riproduttiva è controllata da: FSH ed LH(gonadotropine),Testosterone Che esercitano i loro effetti sugli organi
riproduttivi accessori, sugli organi sessuali primari e secondari, sul comportamento sessuale e sul metabolismo organico.
Gonadotropine: ormone follicolo-stimolante e ormone luteinizzante, glicoproteine con funzione di Sviluppo e accrescimento
delle gonadi in entrambi i sessi.
Secrezione di LH e FSH stimolata da ORMONE DI LIBERAZIONE DELLE GONADOTROPINE GnRH, prodotto da cellule del nucleo
arcuato e preottico dell’ipotalamo, La sua liberazione è regolata da numerosi fattori quali:Afferenze dopaminergiche,
serotoninergiche, noradrenergiche , Ciclo luce/buio, Endorfine, Stress, Feromoni
Il testosterone non è un ormone esclusivamente maschile. Può essere presente anche nel sangue delle donne normali. Nella
donna la sede principale di secrezione è il surrene  Patologie correlate a iperproduzione di androgeni nella donna
Entrambi i sessi utilizzano una via comune per la biosintesi degli ormoni steroidei gonadici. Inizia dal colesterolo.
Tali ormoni hanno effetti sulla differenziazione, sviluppo e mantenimento dei caratteri sessuali, sulla spermatogenesi,
sull’anabolismo proteico a livello di ossa, muscoli e sangue e sulla libido.
Nella donna Andamento ciclico della secrezione ormonale. Nell’uomoCostante e continua secrezione ormonale
Le ovaie sono le gonadi femminili, che hanno una funzione sia riproduttiva che endocrina, in quanto producono gli ormoni
femminili, quali estrogeni e progesterone. Il ciclo ovarico è controllato da ipotalamo e ipofisi tramite la secrezione di ormoni che
agiscono sulle ovaie, stimolate a far crescere e maturare un solo ovocita contenuto a sua volta in un follicolo. Nella prima fase
del ciclo ovarico, detta follicolare, l’ovaio produce prevalentemente estrogeni in quantità crescenti. La cellula germinale matura
nel follicolo, composto da una cellula uovo circondata da un singolo strato di cellule della granulosa, che producono estrogeni.
Durante la fase di maturazione del follicolo tra le cellule della granulosa si creano degli spazi che danno luogo all’antro del
follicolo Contiene fluido con ormoni e alloggia la cellula uovo
Fase follicolareUn solo follicolo e un solo uovo raggiungono la maturità
Intorno al 14° giorno del ciclo ovarico una quantità improvvisamente elevata di LH determina l’ovulazione, ossia la rottura del
follicolo con fuoriuscita del liquido e dell’ovocita.
I contraccettivi orali sfruttano gli effetti a feed-back negativo esercitati dall’estradiolo e dal progesterone per interferire con il
decorso temporale della secrezione di gonadotropine e con la loro quantitàLa stimolazione ovarica da parte delle due
gonadotropine viene perduta e non si ha ovulazione.
Fase luteinica: Gli elementi cellulari rimasti dopo la rottura del follicolo formano una nuova struttura con funzione endocrina:il
CORPO LUTEO. Esso garantisce l’equilibrio ormonale necessario a creare le condizioni ottimali per l’impianto dell’uovo fecondato
e per il mantenimento dello zigote fino a quando tali funzioni saranno assolte dalla placenta. in assenza di gravidanza raggiunge
il suo massimo sviluppo nel giro di circa 10 giorni per poi degenerare.
Ormoni sessuali femminili:
estrogeni:secreto dalle cellule della granulosa e dal corpo luteo
progesterone: secreto dal corpo luteo
Effetti degli estrogeni: Accrescimento dell’ovaio e dei follicoli, Accrescimento e mantenimento della muscolatura liscia e dei
rivestimenti epiteliali dell’intero tratto riproduttivo, Accrescimento dei genitali esterni, Accrescimento delle mammelle, Sviluppo
della conformazione corporea tipicamente femminile, Stimolazione dell’anabolismo proteico e chiusura delle epifisi,
Comportamento sessuale, Diminuzione del colesterolo ematico, Effetti vascolari, Effetti a feedback sull’ipotalamo e
sull’adenoipofisi
Effetti del progesterone: Stimolazione di secrezione da parte dell’endometrio; secrezioni cervicali spesse e filanti,Stimolazione
della crescita del miometrio (in gravidanza),Diminuzione della motilità degli ovidutti e dell’utero,Diminuzione della
corneificazione cervicale,Stimolazione della crescita delle mammelle,Inibizione dell’effetto della prolattina sulle
mammelle,Aumento della temperatura corporea,Effetti a feedback sull’ipotalamo e sulla adenoipofisi
Se il rapporto LH FSH è troppo elevato durante la fase follicolare si verifica un’eccessiva produzione di androgeni da parte delle
cellule della teca e la formazione di numerosi follicoli atresici e cistici, si verifica quindi la sindrome dell’ovario policistico,
l’ovulazione avviene comunque ma il tratto riproduttivo non è pronto alla fertilizzazione o all’impianto.
Dalla fusione dei gameti maschili e femminili si costituirà un’unica cellula con un patrimonio genetico completo che darà origine
ad un nuovo individuo.
La durata tipica dello sviluppo prenatale inizia con la fecondazione e finisce con la nascita e dura dalle 38 alle 40 settimane. Si
divide in tre periodi: il periodo germinale, che si verifica nelle prime due settimane , include la creazione dell’ovulo fecondato,
detto zigote, la divisione cellulare e l’attaccamento dello zigote alla parete uterina; il periodo embrionale, durante questo
periodo il ritmo della differenziazione delle cellule si intensifica e la massa di cellule viene chiamata embrione, si formano 3 strati
di cellule (endoderma, mesoderma e ectoderma) contemporaneamente si sviluppano dei sistemi di sostegno per la vita
dell’embrione, come l’amnio, una sacca che contiene un liquido nel quale galleggia l’embrione in via di sviluppo, il cordone
ombelicale che contiene due arterie e una vena collegate al bambino dalla placenta e la placenta che consiste in un insieme di
tessuti nel quale i vasi sanguigni della madre e del bambino si intrecciano ma non si collegano, si ha poi l’organogenesi, il
processo di formazione degli organi che si sviluppa durante i primi due mesi;il periodo fetale, è il periodo che ha inizio a due
mesi dal concepimento e dura in media 7 mesi, tre mesi dopo il concepimento il feto è diventato attivo, muove gambe, braccia e
testa, alla fine del quarto mese la madre può avvertire questi movimenti, alla fine del quinto mese le strutture dell’apparato
cutaneo si sono formate , alla fine del sesto mese occhi e palpebre si sono completamente formate e si manifesta il riflesso di
prensione, si manifestano dei movimenti respiratori irregolari, a circa sei mesi il feto è vitale, quindi in grado di vivere al di fuori
dell’utero, durante gli ultimi due mesi il tessuto adiposo si sviluppa e il funzionamento dei vari organi si intensifica.

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